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Lingue parlate in Italia - Wikipedia

Lingue parlate in Italia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nel territorio odierno della Repubblica Italiana si parlano non solo lingue romanze, ma anche lingue germaniche, lingue slave, il greco e l'albanese.

Indice

[modifica] Situazione generale

La lingua ufficiale dello Stato italiano discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso è iniziato coi grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio verso il 1300, e si è in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era parlata solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell'unificazione politica nel Regno d'Italia nel 1861, ma si è in seguito diffusa, mediante l'istruzione obbligatoria e il contributo determinante e più recente della televisione, anche se ancor oggi la somma dei dialettofoni e dei diglossici (ossia coloro che alternano dialetto e italiano a seconda dei contesti) supera gli italofoni.

Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti, ne consegue un processo di logoramento linguistico in cui le generazioni successive acquisiscono sempre più caratteristiche italiane, processo accelerato sensibilmente dall'ampia disponibilità di mass media in lingua italiana e dalla mobilità della popolazione. Questo tipo di cambiamenti ha ridotto sensibilmente l'uso delle lingue regionali molte delle quali sono ormai considerate in pericolo di estinzione. Parallelamente al loro progressivo abbandono in ambito pratico, si è assistito negli ultimi anni a una rivalutazione delle lingue regionali/dialetti sul piano culturale e folkloristico in reazione ai processi omologativi della globalizzazione.

Secondo i più recenti dati statistici, il 44% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 51% lo alterna con una lingua regionale o un'altra lingua, mentre solo il 5% parla esclusivamante in dialetto o altri idiomi diversi dall'italiano.[1]

[modifica] Situazione giuridica

Per approfondire, vedi la voce Lingue italiane nella legislazione.
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[modifica] Lingue e Dialetti

Per approfondire, vedi la voce Elenco dei dialetti d'Italia.

Qui di seguito viene riportato l’elenco delle numerose lingue e dialetti autoctoni italiani[2] suddividendoli tra lingue romanze (incluse le alloglotte) parlate nell’Italia settentrionale, centrale, meridionale e Sardegna, e le lingue non romanze.

[modifica] Idiomi romanzi

Per approfondire, vedi la voce Lingue romanze.

Lingue e dialetti romanzi dell'Italia settentrionale:

Lingue e dialetti romanzi dell'Italia centrale:

Lingue e dialetti romanzi dell'Italia meridionale:

Lingue e dialetti romanzi della Sardegna:

[modifica] Idiomi non romanzi

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[modifica] Idiomi slavi

Per approfondire, vedi le voci Diffusione dello sloveno in Italia, Dialetto resiano e Dialetto croato molisano.

In Friuli-Venezia Giulia esiste una comunità che parla lo sloveno in tutta la fascia confinaria delle province di Trieste, Gorizia e Udine. Sempre in provincia di Udine esiste la comunità slovena nella Val di Resia, che parla una variante dialettale molto isolata dello sloveno: il resiano.

In Molise in alcuni centri esistono ancora comunità parlanti il croato (slavisano). I croati molisani arrivarono in Italia tra il XV-XVI secolo per sfuggire all'avanzata ottomana nei Balcani e si stanziarono nei paesi di Acquaviva Collecroce (Kruč), San Felice del Molise (Sti Filić) e Montemitro (Mundimitar) nell'attuale provincia di Campobasso. Attualmente la lingua viene parlata da poco più di duemila persone, che usano il "na-našu", antico dialetto slavo originario dell'entroterra dalmata. I croati molisani venivano e vengono chiamati gli Schiavuni, nome che è rimasto anche nella toponomastica del territorio.

[modifica] Idiomi germanici

La comunità tedesca più numerosa si trova in Trentino-Alto Adige. A parte alcuni comuni della provincia autonoma di Trento (Luserna - località cimbra, vedi oltre - e la Val Fersina, dove invece sono stanziati i "Mòcheni"), la maggior parte dei germanofoni si trova nella Provincia autonoma di Bolzano.

Comunità germanofone si trovano anche in Friuli-Venezia Giulia a Sauris (Zahre), a Timau (Tischlbong) e in Val Canale (Kanaltal), in Veneto a Sappada (Plodn) e soprattutto dove sono stanziati i Cimbri (niente a che vedere con l'omonima tribù germanica sconfitta da Gaio Mario nel 101 a.C.) nel territorio dei Sette comuni vicentini (Asiago (Sleghe), Roana (Robaan), Rotzo (Rotz), Gallio (Ghèl), Enego (Ghenebe), Foza (Vüsche), Lusiana (Lusaan) e Conco (Kunken)) e dei Tredici comuni veronesi ((Velo Veronese (Vellje-Feld), Roverè Veronese (Roveràit), Erbezzo (gen Wiese)Selva di Progno (Prugne and Ljetzan), Bosco Chiesanuova (Nuagankirchen), Badia Calavena (Kalwein, Kam'Abato), Cerro Veronese (Silva Hermanorum), San Mauro di Saline (San Moritz), Azzarino, San Bortolo, Val di Porro (Porrental), Tavernole, Camposilvano (Kampsilvan)).

Tutte le parlate tedesche dell'Italia nord-orientale appena citate appartengono al gruppo bavarese meridionale.

Ad un altro gruppo dialettale tedesco (quello alemanno), appartengono invece le parlate "walser", presenti in alcuni comuni del Piemonte e della Valle d'Aosta ed imparentate con quelle del vicino cantone svizzero Vallese.

[modifica] Idiomi greci

Per approfondire, vedi le voci Grecìa Salentina e Greco di Calabria.

In molti centri dell'Italia centro-meridionale esistono isole linguistiche dove si parla il greco. In particolare sono presenti comunità grecofone in Salento ed in Calabria.

[modifica] Idiomi albanesi

Per approfondire, vedi la voce Arbëreshë.

L'albanese (o più precisamente il tosco) è parlato in diverse decine di comuni sparsi in Italia centro-meridionale.


[modifica] Classificazione delle lingue romanze parlate in Italia

L'Italia linguisticamente romanza è attraversata da due fasci di isoglosse: la linea La Spezia-Rimini e la linea Roma-Ancona[3]. La prima di queste è di grande interesse nello studio della Romània nel suo complesso in quanto segna un confine della diffusione di alcuni fenomeni sintattici e fonetici innovativi[4] Le due grandi aree nelle quali divide il mondo romanzo sono quindi chiamate Romània occidentale e Romània orientale.

Sono state proposte molte diverse classificazione delle lingue romanze parlate in Italia.

Innanzitutto si possono suddividere lingue e dialetti settentrionali (romanzi occidentali) e centro-meridionali (romanzi orientali) secondo caratteristiche fonetiche (soprattutto consonantismo) e caratteristiche sintattiche, divisi dal fascio di isoglosse noto come linea La Spezia - Rimini.

Ovviamente l'Italia fa parte di un continuum dialettale, dunque stabilire gli effettivi confini tra un gruppo o l'altro è sempre difficoltoso se non impossibile; in linea di massima tale passaggio è sfumato e dunque la definizione di un eventuale confine è solo indicativa.


La classificazione dell'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ), nel Red book on endangered languages,[5] divide le lingue romanze parlate in Italia tra i gruppi retoromanzo, galloromanzo (in cui include le lingue cisalpine e venete), occitanoromanzo, italoromanzo (in cui include il toscano e le lingue centromeridionali) e sardo.

Va però segnalato che il curatore della parte europea del Red Book, Tapani Salminen, non ha compiuto alcuno studio o ricerca nell'ambito delle lingue romanze (né in generale delle lingue indoeuropee).[6]

  • occitanoromanzo
    • occitano
    • catalano
  • galloromanzo
    • francese
    • francoprovenzale
    • galloitalico
    • veneto
  • retoromanzo
  • sardo (comprendente gallurese e sassarese)
  • italoromanzo
    • corso
    • italiano (insieme dei gruppi toscano e mediano)
    • meridionale
    • meridionale estremo
  • istrioto
  • dalmata


Il SIL International (Summer Institute of Linguistics, Istituto estivo di linguistica), nel suo compendio Ethnologue, propone una classificazione che divide le lingue romanze parlate in Italia tra i gruppi galloromanzo, italodalmata e sardo; ascrivendo le lingue altoitaliane ad un particolare ramo della galloromania.
L'ISO (International Organization for Standardization) ha dato mandato al SIL International di operare come Registration Autority[7] per lo standard ISO 639-3. Lo standard ISO 639-3 referenzia il compendio Ethnologue.

  • italo-occidentale
    • occidentale
      • galloromanzo
        • galloitalico (comprendente il veneto)
        • galloretico
          • oil
            • francese
            • francoprovenzale
          • retoromanzo
      • iberoromanzo
        • occitano
        • catalano
    • italodalmata
      • dalmata
      • istrioto
      • italiano (toscano, abruzzese, molisano, pugliese, umbro, laziale, marchigiano)
      • napoletano (calbrese settentrionale e campano)
      • siciliano (corrispondente al gruppo meridionale estremo)
  • romanzo meridionale
    • sardo
    • corso

La tesi che gode di maggior credito presso gli studiosi italiani, ed è quindi insegnata nelle università italiane[8] e nelle scuole pubbliche italiane, divide le lingue romanze parlate in Italia nei gruppi retoromanzo, italiano e sardo.

In quest’ottica l’italiano risulta essere il principale sistema linguistico italiano, comprendendo la maggior parte delle lingue e dialetti parlati in Italia.

È un gruppo molto variegato e si è quindi soliti al suo interno distinguere più ristretti sistemi dialettali in base al riscontro o meno di omogeneità morfologiche, sintattiche e fonetiche.

La prima suddivisione del sistema italoromanzo proposta fu nei gruppi altoitaliano, toscano e centromeridionale (esclusi i gruppi retoromanzo e sardo, solo in seguito considerati autonomi)[9]. La classificazione attuale distingue però i gruppi galloitalico, veneto (ancora a volte chiamati nel loro insieme come altoitaliani), toscano, mediano, meridionale e meridionale estremo[10].

Molti linguisti, come ad esempio Maurizio Dardano e Tullio De Mauro, ascrivono comunque i sistemi italiano, retoromanzo, sardo e dalmata ad un più grande gruppo italoromanzo o italodalmata[11].

  • italoromanzo
    • retoromanzo
    • dalmata
    • sardo (per molti linguisti comprensivo del sassarese)
    • italiano
      • settentrionale
        • galloitalico
        • veneto
        • istrioto
      • toscano (comprendente il corso)
      • centromeridionale
        • mediano
        • meridionale
        • meridionale estremo
  • galloromanzo
    • settentrionale
      • francese
      • arpitano
    • meridionale
      • occitano
      • catalano (sebbene da taluni considerato iberoromanzo)


La classificazione che emerge invece dall'opera di Hull, semplificata per forza di cose, divide le lingue romanze parlate in Italia tra i gruppi galloromanzo (in cui include tutte le lingue occidentali), italoromanzo e sardo.

  • galloromanzo
    • settentrionale
      • francese
      • arpitano
    • meridionale
      • catalano
      • occitano
      • retocisalpino
        • retoromanzo
        • galloitalico
        • veneto
        • istrioto
  • italoromanzo
    • toscano (comprendente il corso)
    • centromeridionale
    • meridionale estremo
  • sardo
  • dalmata

Numerosi altri linguisti, del passato e del presente, hanno sostenuto dei sistemi di classificazione che rimarcavano il distacco delle lingue settentrionali dall'italoromanzo, proponendo invece di incorporare gli idiomi galloitalici, retoromanzi e veneti in un sistema linguistico reto-cisalpino (o padanese).

Secondo questa interpretazione, gli idiomi retoromanzi costituiscono una varietà più conservativa di una lingua "padana" comune assestatasi nell'alto medioevo. La variante centro-occidentale di questa lingua ha in seguito assorbito numerose innovazioni di origine occitana, dando luogo agli idiomi del gruppo cisalpino (galloitalici e veneti).

Per l'Ascoli infatti il gruppo gallo-italico è costituito da "dialetti che si distaccano dal sistema italiano vero e proprio, pur non entrano a far parte di alcun sistema neolatino estraneo all’italia"[12]; da notarsi che l’Ascoli escluse dal gruppo gallo-italico i dialetti veneti i quali considerava più affini al toscano.[13]

G.B. Pellegrini, nell'opera "Il cisalpino ed il retoromanzo, 1993" afferma che il cisalpino conoscesse in origine tutti i tratti linguistici poi sopravvissuti nel retoromanzo.

Pierre Bec ha inoltre affermato l'esistenza, all'interno del suo "Manuel pratique de Philologie romane" (secondo volume, p.316) di una certa unità diacronica fra le lingue retoromanze (ad es. romancio, friulano e ladino) e le lingue nord-italiane o cisalpine (lombardo, piemontese, veneto, emiliano-romagnolo e ligure). Questo concetto è stato poi approfondito dal linguista australiano Geoffrey Hull; il quale inserisce il gruppo cisalpino o padanese così definito alla galloromania meridionale.

Nelle parole dello stesso Hull, si tratta di una tesi di ricerca, opposta a quella sostenuta dalla maggior parte degli studiosi.[14]

Altre significative posizioni sono le seguenti:

  • G.B. Pellegrini scrive che "si può parlare senza tema di errore di un'ampia Galloromania che include non soltanto la Rezia, ma anche la Cisalpina con buona parte del Veneto";[15]
  • Pierre Bec parla direttamente di "galloromanzo d'Italia o cisalpino"[16];
  • Heinrich Lausberg nel 1971 ha fornito la seguente distinzione:[17]
    • Galloromania (comprendente Cisalpina e Rezia): subarea che sonorizza le sorde intersonantiche, rifonologizza e degemina;
    • Italoromania (centromeridionale): subarea che non sonoriza e non degemina:
  • lavori presentati durante il Convegno di Trento [18]. da Giovanni Bonfadini (Univ. di Milano e Trento, pag. 32), Alberto Zamboni (Univ. di Padova, pag. 57), Paola Benincà (Univ. di Padova, pag. 135), Max Pfister (Univ. di Saarbrücken, pag. 190).


[modifica] Principali gruppi dialettali romanzi

Raggruppamenti dei dialetti d'Italia
Raggruppamenti dei dialetti d'Italia[19][20][21][22]

[modifica] Lingue retoromanze

Questo gruppo linguistico, identificato nel suo insieme per la prima volta da Graziadio Isaia Ascoli, fu per molto tempo considerato un sottogruppo del gruppo italoromanzo; attualmente però è generalmente unanime il considerarlo un sistema autonomo nell'ambito delle lingue romanze.[23] Le lingue riconosciute che ve ne fanno parte sono il romancio (parlato in Svizzera nel cantone Grigioni), il ladino ed il friulano; nel complesso queste tre lingue esauriscono l'intero gruppo.

La lingua ladina è parlata nell'area dolomitica (ladinia). È lingua coufficiale nella provincia autonoma di Bolzano, ha riconoscimento nella provincia autonoma di Trento e ne è stata recentemente introdotta la tutela anche nei comuni ladini della provincia di Belluno.

La lingua friulana è parlata nelle province di Gorizia, Pordenone, Udine e in alcuni comuni di quella di Venezia. Oltre alla tutela statale, è riconosciuta ufficialmente dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia quale "lingua della comunità regionale".

[modifica] Lingue settentrionali

Altrimenti dette "altoitaliane" o "cisalpine".

Nella prima meta del novecento i gruppi galloitalico e veneto erano considerati romanzi orientali,[24] ora sono unanimamente considerati romanzi occidentali.[citazione necessaria]

È stata ipotizzata l'esistenza di una koinè lombardo-veneta, una lingua comune che nel Medioevo sarebbe arrivata ad un certo grado di assestamento, prima di retrocedere di fronte al toscano; con il quale, pare, competesse per il ruolo di lingua letteraria.[25]

Tra i tratti linguistici identificati come comuni nel diasistema italoromanzo Meyer-Lübke indica il passaggio da "cl" a "chi"; ma questo, come fa notare lo stesso Tagliavini, è valido solo per toscano e centromeridionale, mentre le lingue settentrionali palatizzano (cioè passano a "ci"), anche davanti ad "a".

[modifica] Gruppo galloitalico

Il gruppo galloitalico presenta forti affinità con il mondo galloromanzo; scrive infatti il Tagliavini "fra l'italoromanzo ed il galloromanzo abbiamo il gruppo dei dialetti galloitalici, i quali [...] formano un ponte fra l'italoromanzo ed il galloromanzo ed anzi, per certe notevoli caratteristiche, concordano forse più con quest'ultimo".

Caratteristiche considerate riconducibili alla galloromania presenti negli idiomi galloitalici sono l'indebolimento delle sillabe atone (fortissimo soprattutto nell'emiliano), la sonorizzazione delle consonanti occlusive intervocaliche e la riduzione delle geminate nella stessa posizione (lenizione), la caduta in molti casi delle consonanti finali e la mancanza di epitesi, la presenza in molte varianti di fonemi vocalici anteriori arrotondati (/y, ø/, in passato dette "vocali turbate"). Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità con gli idiomi galloromanzi con il comune sostrato storico celtico, questa ipotesi è ancora materia di discussione e alcuni linguisti attribuiscono l'indebolimento sillabico e i fonemi /y, ø/ ad un'evoluzione locale indipendente. Altre caratteristiche proprie di questo sistema sono la risoluzione palatale del gruppo cl-, gl-, la caduta di –s in tempo relativamente recente[26] e, per alcuni autori, il mantenimento di ca- e ga- (caratteristica tipica dell’italoromanzo); altri autori, e fra questi il Pellegrini, sostengono che però anticamente vi fosse palatalizzazione di ca- e ga-, tratto questo rapidamente retrocesso ed infine, per influenza toscana, andato perduto.[27]

All'interno del gruppo galloitalico possiamo riconoscere, grazie a più o meno rilevanti omogeneità linguistiche, aree dialettali più ristrette distinte fra loro: ligure (riconosciuto dall'UNESCO come lingua ligure), piemontese (riconosciuto dall'UNESCO come lingua piemontese), insubre, orobico (considerati insieme dall'UNESCO lingua lombarda), emiliano (compreso il carrarese), romagnolo (considerati insieme dall'UNESCO lingua emiliano-romagnola).

[modifica] Gruppo veneto

Il gruppo veneto è generalmente meno innovativo rispetto ai dialetti galloitalici: non ha l'indebolimento delle sillabe atone e anche le vocali finali reggono abbastanza bene, fuorché dopo sonorante. Nel suo complesso è riconosciuto dall'UNESCO come lingua veneta. Le varianti principali sono il veneto centrale o meridionale (Padova, Vicenza, Rovigo), il veneto lagunare (Laguna di Venezia), il veneto orientale (Trieste, Venezia Giulia, Istria e Fiume), il veneto occidentale (Verona, Trento) che ha alcuni caratteri in comune con le parlate orobiche, il veneto centro-settentrionale (Treviso), il veneto settentrionale (Belluno), il veneto dalmata (Dalmazia), i dialetti di valle e pedemontani, come il feltrino. La caratteristica più vistosa è la struttura sillabica che non tollera geminate in nessuna posizione.

[modifica] Istrioto

L'istrioto, idioma parlato nelle zone di Rovigno e Pola, è un idioma di difficile e disputata classificazione ed è forse da considerarsi un idioma del tutto autonomo nel sistema italoromanzo[28]. Alcuni linguisti lo considerano addirittura una parlata di transizione tra il sistema linguistico italiano e la lingua dalmata. È l’unica lingua romanza orientale del sistema altoitaliano.

[modifica] Gruppo toscano

Il gruppo toscano è costituito dai dialetti toscani, dal romanesco (il romanesco moderno risulta essere una variante della lingua toscana ivi trapiantato nel sedicesimo secolo ed è molto diverso dall'antico dialetto di Roma che era invece mediano) e dal còrso. Nonostante non sia una lingua occidentale presenta molti caratteri tipici della zona altoitaliana.[29] L'italiano letterario è da considerarsi una variante (sebbene molto influenzata da altri idiomi italoromanzi) del dialetto toscano. Il còrso propriamente detto (corso di Cismonte) è molto vicino al toscano occidentale, dal quale si differenzia però per alcune forme lessicali e le finali in /u/.

Il gallurese, parlato nel nord-est della Sardegna è strettamente imparentato col dialetto meridionale del corso (còrso di Pumonti) (nello specifico con quello sartenese che si presenta praticamente identico nell'arcipelago della Maddalena), pur presentando notevoli influenze della lingua sarda a livello di sostrato. Il sassarese condivide una substrato simile al còrso, ma la sua origine appare indipendente e distinta da quest'ultimo: è patrimonio delle popolazioni mercantili di differente origine (sarde, còrse, toscane e liguri) che nel XII secolo diedero impulso alla neonata città di Sassari, creando un dialetto mercantile che nel corso dei secoli si è esteso a diverse città limitrofe (tutta la costa del Golfo dell'Asinara da Stintino a Castelsardo), subendo inevitabilmente una profonda influenza da parte del sardo logudorese (tanto da essere considerato da alcuni studiosi come una variante dello stesso), dal catalano e dallo spagnolo.

Lungo il crinale appenninico tra la Toscana e l'Emilia (Sambuca Pistoiese, Fiumalbo, Garfagnana e altre località) le persone più anziane usano ancora delle parlate di transizione tra il sistema toscano e il sistema gallo-italico dette parlate gallo-toscane. Tali parlate sono di grandissimo interesse per i linguisti perché formano un sistema linguistico di transizione sia tra la romania orientale e quella occidentale sia tra la parlate altoitaliane e quelle tosco-meridionali.

[modifica] Lingue centromeridonali

[modifica] Gruppo mediano

Il gruppo mediano è quello di più difficile classificazione. Infatti le parlate si sono influenzate tra di loro in maniera considerevole e non lineare. Si distinguono i seguenti idiomi o sottogruppi: umbro-marchigiano di difficile sistematizzazione perché completamente privo di koinè e il cicolano-aquilano-reatino, con caratteristiche intermedie verso i dialetti del gruppo seguente.

I gruppi toscano e mediano sono comunque gruppi abbastanza conservativi: nel còrso non esiste nessun tipo di indebolimento consonantico, in toscano e in parte dell'umbro-marchigiano c'è la gorgia, altrove una lenizione non fonologica. Comune è la realizzazione fricativa delle affricate mediopalatali e nelle zone meridionali i raddoppiamenti di /b dZ/ semplici intervocalici.

[modifica] Gruppo meridionale

Il gruppo meridionale, o alto-meridionale, è caratterizzato dall'indebolimento delle vocali non accentate (atone) e la loro riduzione alla vocale indistinta (rappresentata dai linguisti come ə o talvolta come ë). A nord della linea Circeo-Sora-Avezzano-L'Aquila-Accumoli-Aso, le vocali atone sono pronunciate chiaramente; a sud di questa linea già si presenta il suono ə, che si ritrova poi fino ai confini meridionali con le aree in cui i dialetti sono classificati come meridionali estremi, ossia alla linea Cetraro-Bisignano-Melissa.

[modifica] Gruppo siciliano

Il gruppo siciliano comprende il siciliano, il calabrese centro-meridionale ed il salentino .
La caratteristica fonetica che accomuna i dialetti del gruppo siciliano è l'esito delle vocali finali che presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata e assente nelle altre lingue e dialetti italiani:

  • da -A finale latina > -a
  • da -E, -I finali latine > -i
  • da -O, -Ọ finali preromanze > -u
  • da -LL- latina o altra > -ḍḍ- (trascritto nella letteratura come ḍḍ, dd, ddh, o ddr)

Assenza totale delle mute e dello schwa. E' inoltre caratteristica principale e singolarità della lingua siciliana, la presenza dei fonemi tr, str, e dd, i quali possiedono un suono retroflesso probabilmente derivante da un sostrato linguistico probabilmente pre-indeuropeo.

É riconosciuto come lingua da Unesco, Ethnologue, Unione Europea[citazione necessaria] e da numerosi altri istituti linguistici indipendenti, ma non dallo Stato Italiano.

[modifica] Gruppo sardo

Il gruppo sardo ha due varietà fondamentali: il logudorese, la varietà più arcaica e prestigiosa che si trova nella zona centrosettentrionale ed il campidanese, parlato nel sud dell'isola. Logudorese e campidanese formano più propriamente la lingua sarda. Attualmente la lingua sarda è ufficialmente riconosciuta dalla Regione Autonoma della Sardegna. Si caratterizza in quanto estremamente conservativa e isolata; tanto da essere considerata la lingua che nei secoli si sia meno discostata dal latino. Sebbene tuttora molti linguisti continuino a considerare il gruppo sardo parte del sistema italoromanzo, la maggior parte degli studiosi ritiene invece che esso sia da considerarsi un gruppo totalmente autonomo dell’ambito delle lingue romanze. E’ stato perfino ipotizzato di classificare il sardo in un sistema linguistico romanzo autonomo "meridionale" insieme col numidico l'antica parlata basata sul latino dell'Africa settentrionale, che coesisteva con il berbero fino all'invasione araba.

[modifica] Atlante

[modifica] Note

  1. ^ Dati Doxa/Istat, da Tullio De Mauro, "Linguistica Italiana" http://www.italianisticaonline.it/2005/lido-de-mauro/
  2. ^ Secondo la lingua italiana, il termine "lingua" si riferisce a ogni idioma utilizzato da una comunità per comunicare al suo interno. Il termine dialetto indica "un sistema linguistico usato in zone geograficamente limitate e in un ambito socialmente e culturalmente ristretto, divenuto secondario rispetto a un altro sistema dominante e non utilizzato in ambito ufficiale o tecnico-scientifico" (Dizionario DeMauro-Paravia) e in questo senso viene usato nell'articolo. Ciò non implica una inferiore "dignità" linguistica, bensì precisa aspetti oggettivi dell'uso dei dialetti. Per più dettagli consultare la voce Dialetto
  3. ^ Le principali isoglosse; manca però l'isoglossa della trasformazione della -i in finale di parola latina in -e, che distingue i dialetti mediani dai toscani
  4. ^ I raggruppamenti dialettali in Italia
  5. ^ [1]
  6. ^ [2]
  7. ^ ISO
  8. ^ Università di Roma La Sapienza, Torvergata, Roma3, Università degli studi di Milano, Università di Milano Bicocca, Università degli studi di Napoli, Università degli studi di Bologna, Università di Genova, Università di Parma, Università di Torino, Università di Perugia, Università di Firenze, Università di Udine, Università di Chieti, Università degli studi di Urbino, Università di Trieste, Università di Pavia, Università degli studi del Molise, Università degli studi di Bari, Università di Padova, Università di Macerata, Università di Sassari, Università di Siena, Università degli studi di Trento, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli studi della Tuscia, Università degli studi di Messina, Università di Basilea, Università di Zurigo, Università di Regensburg, Università di Lubiana, Università di Madrid
  9. ^ G.B.Pellegrini, La Carta dei Dialetti d'Italia
  10. ^ Carla Marcato Dialetto, Dialetti e Italiano
  11. ^ Maurizio Dardano, Nuovo Manualetto di Linguistica Italiana, Bologna, Zanichelli, 2005
  12. ^ Ascoli, Graziadio Isaia (1883-85): L'Italia dialettale
  13. ^ G.I. Ascoli, L’Italia dialettale
  14. ^ Geoffrey Hull, La lingua Padanese
  15. ^ Pellegrini, Giovan Battista (1969; 1972): Delle varie accezioni ed estensione di "ladino"
  16. ^ Bec, Pierre (1971): Manuel pratique de phiìologie romane, tome II, 472
  17. ^ Heinrich Lausberg (1971): Linguistica Romanza
  18. ^ Italia Settentrionale: Crocevia di Idiomi Romanzi - Atti del convegno internazionale di studi - Trento, 21/23 ottobre 1993", a cura di Emanuele Banfi, Giovanni Bonfadini, Patrizia Cordin, Maria Iliescu. Tübingen: Niemayer, 1995. ISBN 3-484-50304-1
  19. ^ Atlante linguistico italiano
  20. ^ Studio dell'Università di Padova
  21. ^ Carta del Pellegrini
  22. ^ AIS, Sprach-und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, Zofingen 1928-1940
  23. ^ Rainer Schlosser Le Lingue Romanze, edizioni Il Mulino
  24. ^ Enciclopedia Treccani, vol XIX, pag.927
  25. ^ "Koiné in italia dalle Origini al Cinquecento" - Atti del Convegno di Milano e Pavia, 25-26 settembre 1987 - a cura di Glauco Sanga - Pierluigi Lubrina Editore - Bergamo 1990
  26. ^ A.A. Sobrero, A. Maglietta Introduzione alla Linguistica Italiana
  27. ^ G.B. Pellegrini, Il cisalpino e l'italoromanzo
  28. ^ Carlo Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine
  29. ^ Maurizio Dardano, Nuovo Manualetto di Linguistica Italiana, Bologna, Zanichelli, 2005

[modifica] Bibliografia

Bibliografia di riferimento per la classificazione proposta dall'UNESCO:

  • Lexikon der Romanistischen Linguistik. Tübingen 1989.

Bibliografia di riferimento per la classificazione proposta dal SIL international:

Bibliografia di riferimento per la classificazione proposta nelle università italiana:

  • Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2003.
  • Carlo Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine, Bologna, Pàtron, 1972.
  • Arrigo Castellani, Grammatica storica della lingua italiana, Bologna, Il Mulino, 2000.
  • Gerhard Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei dialetti, Torino, Einaudi, 1970.
  • Giuseppe Patota, Lineamenti di grammatica storica dell'italiano, Bologna, Il Mulino, 2002.
  • Paolo d'Achille, Breve grammatica storica dell'italiano, Roma, Carocci, 2001.
  • Arrigo Castellani, Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza, Roma, Salerno editrice, 1980.
  • Maurizio Dardano, Gianluca Frenguelli (a cura di), La sintassi dell'italiano antico, atti del convegno internazionale di studi (Università di "Roma tre", 18-21 settembre 2002), Roma, Aracne, 2004.
  • Corrado Grassi, Alberto Sobrero, Tullio Telmon, Introduzione alla dialettologia italiana, Roma-Bari, Laterza, 2003.
  • Manlio Cortelazzo, Carla Marcato, dizionario etimologico dei dialetti italiani, Torino, UTET, 1992.
  • Alberto Zamboni, I dialetti e le loro origini, in ItaDial (periodico specialistico), Bologna, Clueb.
  • Karl Jaberg, Jakob Jud, Atlante linguistico ed etnograficodell'Italia e della Svizzera Italiana, Milano, Unicopli, 1987.
  • Carla Marcato, Dialetto, Dialetti e Italiano, edizioni Il Mulino 2002.
  • Ilaria Bonomi, Andrea Masini, Silvia Morgana, Mario Piotti Elementi di Linguistica italiana, edizioni Carocci 2006.
  • Maurizio Dardano, Nuovo manualetto di linguistica italiana, Bologna, Editore Zanichelli, 2005.
  • Tullio De Mauro, Storia Linguistica dell'Italia Unita, Biblioteca universale Laterza 1983.
  • A.A. Sobrero, A. Maglietta Introduzione alla Linguistica Italiana, edizioni Laterza 2006
  • Rainer Schlosser, Le Lingue Romanze, edizioni Il Mulino 2005.

Bibliografia di riferimento per la quarta classificazione proposta:

  • Geoffrey Hull, La Lingua Padanese, inedito.
  • Pierre Bec, Manuel pratique de philologie romane (II, 472), Editions Picard, 1971.
  • G.B. Pellegrini, Il cisalpino ed il retoromanzo, 1993,.
  • G.B. Pellegrini, Delle varie accezioni ed estensioni di "ladino".

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