Lingua occitana
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Occitano (Occitan, Lenga d'òc) † | |
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Parlato in: | Francia, Italia, Spagna, Monaco[1] |
Regioni:Parlato in: | quasi tutta la Francia meridionale, Val d'Aran in Catalogna, Valli Occitane in Piemonte e Liguria, Guardia Piemontese in Calabria |
Persone: | 1.939.000 |
Classifica: | non nelle prime 100 |
Filogenesi: |
Lingue indoeuropee |
Statuto ufficiale | |
Nazioni: | Val d'Aran, minoranza nazionale in Italia |
Regolato da: | Conselh de la Lenga Occitana |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | oc |
ISO 639-2 | oci (dopo del 1500)/pro (prima del 1500) |
ISO 639-3 | oci (EN) |
Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 Totes los èssers umans naisson liures e egals en dignitat e en dreches. Son dotats de rason e de consciéncia e se devon comportar los unes amb los autres dins un esperit de fraternitat. |
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Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
Diffusione geografica dell'occitano |
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L'occitano o lingua d'oc (nell'originale: occitan, lenga d'òc) (da cui linguadoca) è una lingua romanza parlata in alcune zone del sud della Francia, in Spagna (Val d'Aran in Catalogna) ed in Italia nelle Valli Occitane (Piemonte e Liguria) e in Calabria a Guardia Piemontese (CS); la presenza storica e contemporanea dell'occitano a Monaco è invece controversa. [1]
In queste ultime zone l'occitano è lingua minoritaria riconosciuta e tutelata dalle leggi locali. Diversa la situazione in Francia dove l'occitano gode di pochissima tutela. In Spagna, l'occitano è una lingua ufficiale regionale nel Val d'Aran dal 1990, in Catalogna dal 2006.
A parlare l'occitano sarebbero circa due milioni di persone[2], mentre si stima in circa sette milioni il numero di persone che ne avrebbero una conoscenza passiva.
Indice |
[modifica] Etimologia
La denominazione occitano deriva dalla parola occitana òc che significa sì.
Questo criterio distintivo venne usato da Dante Alighieri, che descrisse le lingue occitana, francese e italiana in base alle loro rispettive particelle affermative: òc, oïl (antenato del moderno oui) e sì.
Mentre la parola òc deriva dal latino hoc, la parola oïl deve la sua origine al latino hoc ille.
Il termine lingua occitana deriva da òc e apparve nei testi amministrativi latini verso il 1300. Eppure, fino al secolo XX, la lingua occitana non era nota frequentemente con questo nome e veniva chiamata per lo più lingua d'oc (da cui Linguadoca) o provenzale. Dagli anni 1960-1970, la parola occitano è diventata usuale e implica una definizione linguistico-geografica estesa, mentre il termine provenzale oggi designa il provenzale in senso stretto, ossia la parlata occitana in uso nella sola Provenza.
[modifica] Dove si parla occitano
L'ambito di diffusione della lingua occitana copre il terzo meridionale della Francia ed è nettamente delimitato ad ovest dall'Oceano Atlantico, a sudovest dai Pirenei (che lo dividono da basco, aragonese e catalano), a sud dal Mar Mediterraneo, ad est dalle Alpi (nelle Valli Occitane d'Italia) e a Monaco (dove coesisteva con il ligure monegasco fino al Ottocento).
Abbastanza chiara è la linea di confine con il francese ed l'Arpitano (francoprovenzale), che segue una linea ondulata che va da Bordeaux alla Val di Susa in Piemonte. Nella Francia centrale esiste inoltre una vasta area di transizione linguistica, chiamata Croissant per la sua forma (verso Guéret, Montluçon e Vichy), dove si parla un occitano con forti influssi francesi.
In Francia le regioni in cui si parla occitano sono le seguenti:
- Provenza-Alpi-Costa Azzurra (escluse le storiche aree di diffusione della lingua ligure: l'alta valle dei fiumi Bevera e Roia, il Principato di Monaco, Mentone e le isole linguistiche nel dipartimento del Var);
- Linguadoca-Rossiglione (escluse le aree di lingua catalana del dipartimento Pirenei Orientali);
- Midi-Pirenei;
- Aquitania (eccetto l'area di lingua basca intorno a Bayonne e Biarritz, nonché la piccola parte del dipartimento della Gironda, dove si parla il saintongeais, dialetto del francese);
- Limosino;
- Poitou-Charentes (solo in una fascia di confine del dipartimento della Charente);
- Alvernia (esclusa la quasi totalità del dipartimento dell'Allier e piccole frange di quello del Puy-de-Dôme);
- Rodano-Alpi (Ardèche, Drôme e parti dell'Isère).
In Italia, l'occitano è parlato nelle valli occitane del Piemonte e della Liguria, nonché a Guardia Piemontese in Calabria, dove la parlata occitana è frutto di un antico insediamento di valdesi sfuggiti alle persecuzioni religiose.[citazione necessaria]
In Spagna, l'occitano (nella sua variante dialettale guascone) è diffuso nella Val d'Aran, in Catalogna.
A Monaco, l'occitano (nizzardo) coesisteva tradizionalmente con il ligure monegasco (cf. Raymond Arveiller, 1967, Étude sur le parler de Monaco, Monaco: Comité National des Traditions Monégasques) nelle zone che sono state cedute alla Francia.
In misura minore esiste poi la diaspora occitana (Argentina, Uruguay, Stati Uniti).
[modifica] Dialettologia
Per approfondire, vedi la voce Pronuncia dell'occitano. |
Ancora non del tutto chiusa è la discussione sulla natura di lingua dell'occitano. Mentre al giorno d'oggi nessuno specialista sostiene che si tratti di un dialetto del francese, e tutti gli specialisti lo considerano come una lingua unita (soltanto alcuni autori no specialisti lo considerano invece una famiglia linguistica).
Fra le lingue neolatine la più prossima all'Occitano è senz'altro il catalano, che, a partire dagli inizi dell'età moderna (XVI secolo) era anche conosciuto, dai suoi stessi parlanti, come LLemosí, cioè Limosino (occitano di Limoges). In realtà le due lingue hanno costituito un'unità fino al XIII secolo.
[modifica] La centralità dell'occitano
L'occitano ha sempre occupato una posizione di centralità geografica rispetto a tutte le altre lingue derivanti dal latino e funge tutt'ora da tratto d'unione tra le lingue nazionali (francese, italiano, spagnolo) e le lingue regionali (catalano, Arpitano, ecc.).
Una volta appresa l'esistenza stessa dell'occitano e valutatane l'area di diffusione, è facile spiegarsi un fenomeno che altrimenti non avrebbe spiegazione: l'italiano e lo spagnolo sono così simili fra di loro, ancora di più rispetto al francese, perché esiste il "ponte" delle lingue occitana e catalana (v. tabella qui sotto).
latino | portoghese | spagnolo | francese | catalano | occitano | sardo | italiano | friulano | romeno |
clavem | chave | llave/clave | clef/clé | clau | clau | crae/crai | chiave | clâf | cheie |
noctem | noite | noche | nuit | nit | nuèch (nuèit) | notte/notti | notte | gnot | noapte |
cantare | cantar | cantar | chanter | cantar | cantar (chantar) | cantare/cantai | cantare | cjantâ | cânta |
capram | cabra | cabra | chèvre | cabra | cabra (chabra, craba) | cabra/craba | capra | cjavre | capră |
linguam | língua | lengua | langue | llengua | lenga | limba/lingua | lingua | lenghe | limbă |
plateam | praça | plaza | place | plaça | plaça | pratha/pratza | piazza | place | piaţă |
pontem | ponte | puente | pont | pont | pont (pònt) | ponte/ponti | ponte | puint | punte |
ecclesiam (anche basilicam) | igreja | iglesia | église | església | glèisa (glèia) | creja/cresia | chiesa | glesie | biserică |
caseus lat.volg. formaticum |
queijo | queso | fromage | formatge | formatge (hormatge) | casu | formaggio/cacio | formadi | brânză/caş |
[modifica] Il problema del riconoscimento e della tutela
Ancora oggi l'occitano, al pari di altre lingue, non gode di alcuna forma di riconoscimento o autonomia all'interno dello Stato francese e risulta pertanto in forte regresso.
La rigida politica accentratrice di Parigi (tradizionalmente diffidente verso ogni forma di decentramento), unita al secolare e diffuso prestigio della lingua francese hanno causato grave nocumento all'occitano, che è stato da tempo abbandonato a favore del francese nelle città principali, mentre resiste ancora nelle aree rurali e meno densamente popolate. La debole percezione di un'unità storico-linguistica occitana, sommata alla scarsa diffusione della lingua tramite i mezzi di informazione ed alla scarsa considerazione da parte dei suoi stessi locutori (derivante dalla secolare discriminazione dell'occitano come "cattivo francese"), pongono oggi in grave pericolo la sussistenza dell'occitano.
Parzialmente diverso è il discorso per quanto riguarda l'Italia, in cui ha trovato attuazione il dettato costituzionale dell'art. 6. La legge 15 dicembre 1999, n. 482, ha riconosciuto l'occitano come minoranza linguistica storica all'interno dello Stato italiano e ha posto le basi per una maggiore valorizzazione.
Per quanto riguarda infine la Spagna, lo statuto della Catalogna garantisce ampia tutela (bilinguismo) alla minoranza linguistica della Valle d'Aran.
[modifica] Il problema della standardizzazione
Un ulteriore problema, ancor oggi non del tutto risolto, riguarda la standardizzazione dell'occitano.
Il bando della lingua dall'uso ufficiale nel XVI secolo ebbe difatti per conseguenza un rapido declino delle norme ortografiche occitane, al punto che nei secoli successivi caddero in disuso e ciascun autore utilizzò una grafia propria, spesso mutuata dal francese (le cosiddette graphies patoisantes).
I primi autorevoli tentativi di arrestare l'inselvatichimento dell'occitano vennero intrapresi a metà dell'Ottocento. Simon-Jude Honnorat scrisse nel 1840 un dizionario francese-occitano con un sistema ortografico molto vicino a quello dei trobadori, mentre nel 1854 alcuni poeti provenzali fondarono la società letteraria Félibrige, che ben presto divenne maggiore artefice della rinascita della lingua occitana.
I poeti del Félibrige (tra cui il premio Nobel Frédéric Mistral) scrissero le loro opere servendosi di una grafia francesizzante incentrata sul provenzale (grafia felibriana o mistraliana) che, grazie alla sua semplicità, trovò presto vasta affermazione, ma non venne considerata soddisfacente per rappresentare la varietà dialettale delle altre regioni occitane.
Fu così che a partire dagli inizi del XX secolo alcuni studiosi (tra cui Joseph Roux) si dedicarono alla riscoperta e alla modernizzazione dell'antica grafia medioevale dei trobadori, propugnandone la diffusione come standard dell'occitano. Nel 1919 Antonin Perbosc e Prosper Estieu fondarono a tale scopo la Escòla occitana, mentre negli anni Trenta il linguista Louis Alibert perfezionò queste regole nella sua grammatica prima e nel suo dizionario poi.
La grafia così ricostruita (grafia classica), meno aderente all'ortografia francese e basata sui tratti comuni dei differenti dialetti, è stata ufficializzata dall'Istituto di Studi Occitani e vale oggi come standard in tutto il mondo occitanofono.
Rimane tuttavia l'eccezione parziale del provenzale, che forte della propria cospicua produzione letteraria si è adeguato parzialmente alla norma classica e parzialmente è rimasto fedele alla grafia felibriana, con ciò rallentando il fenomeno di unificazione dell'occitano moderno.
[modifica] Storia
Per approfondire, vedi la voce poesia trobadorica. |
L'apogeo della lingua d'oc si ebbe tra gli ultimi decenni dell'XI e la metà del XIII secolo. In questo periodo l'occitano non solo era una lingua unificata e veicolare, ma era utilizzata come lingua giuridica ed amministrativa.
In quel periodo la lingua d'oc (sotto l'indicazione di provenzale) conobbe una ricchissima fioritura letteraria, culminata con la lirica dei trobadori medioevali.
Nel 1229, in seguito all'invasione della Linguadoca da parte di re Luigi VIII, il Re di Francia estese il proprio dominio politico nel Midi, il Sud della Francia, (Crociata albigese). La lingua d'oil, diffusa fino a quell'epoca nella sola Francia settentrionale, divenne predominante su tutti gli altri idiomi parlati nel territorio occupato dall'attuale Francia, poiché venne impiegata nell'amministrazione del potere politico. Il processo fu poi accelerato dall'editto di Villers-Cotterêts (1539), che impose ufficialmente su tutte le terre sotto sovranità francese l'uso pubblico della lingua di Parigi.
Con la fine dell'Ancien Régime non cambiò nulla al riguardo, anzi, l'uso del francese assunse valenza strategica in quanto simbolo e garanzia dell'unità nazionale. In tutti questi secoli le lingue regionali, tra cui la lingua d'oc, rimasero tuttavia diffuse quali vernacoli, soprattutto nelle zone rurali e montagnose.
[modifica] Note
- ^ a b In virtù della natura di penisola linguistica del Principato di Monaco, dove il ligure monegasco non è incluso nelle varietà di transizione del dialetto mentonasco e roiasco, la presenza di parlanti occitano (nel dialetto nizzardo della variante provenzale) ha subito una complessa evoluzione nel corso dei secoli, andando a coesistere in certi periodi col ligure locale. I principali periodi d'immigrazione occitana nel Principato si collocano dagli anni sessanta dell'Ottocento agli anni trenta del Novecento, in coincidenza con la costruzione del Casinò e l'importante aumento di popolazione. Tuttavia questi immigrati avrebbero dimenticato ben presto la loro lingua d'origine, tanto che negli anni quaranta nessuno degli abitanti parlava più occitano (Arveiller, 1941). Secondo alcune fonti (Ethnologue, 2005) [1] una comunità di 4.500 (?) parlanti occitano continuerebbe a coesistere col francese e monegasco, mentre altre testimonianze riportano di una comunità ristretta a qualche decina di persone già nel 1940. L'università Laval (a Québec) non cita l'occitano fra le lingue parlate a Monaco nel suo studio ([2]).
- ^ Ethnologue, 2005
[modifica] Bibliografia
- (FR) Bec Pierre, La langue occitane, coll. Que sais-je? n° 1059, Parigi: Presses Universitaires de France, 1955; 1a ed. 1963
- (FR) Arveiller Raymond, Étude sur le parler de Monaco, Monaco: Comité National des Traditions Monégasques, 1967, patrocinato dal CNRS
- (IT) "Guardia Piemontese le ragioni di una civiltà. Indagine sul mondo occitanico calabrese" (a cura di Agostino Formica), Comunità Europea - Comune di Guardia Piemontese, Gnisci, Paola, 1999, pagg. 119, contenente anche il saggio del curatore: "Spettro di frequenze e varianti nel linguaggio di Guardia Piemontese d'oggi: sfaldamento, contaminazione o evoluzione?" (pagg, 53-87);
- (IT) "'O libre meu", (G. Creazzo, A. Formica, H.P.Kunert), manuale didattico per l'insegnamento della lingua occitana nella scuola, "idea e progetto di A. Formica", Gnisci, Paola, 2001, pagg. 240;
- (IT) "Quaderno didattico per l'insegnamento efficace delle lingue meno diffuse in Europa. L'occitano di Guardia Piemontese" (A. Formica - G.Creazzo), "Idea e progetto di A. Formica", Gnisci, Paola, 2001, pagg. 90;
- (IT) "Un manuale per l'insegnamento dell'occitano di Guardia Piemontese", in Scène, évolution sort de la langue et de la littérature d'oc, Actes du septième Congrès International de l'Association Internationale d'Etudes Occitanes, R. Calabria-Messina, 7-13 juillet 2002 (a cura di R. Castano, S. Guida e F. Latella), Viella, Roma;
- (IT)“Histoire de la diaspora occitane à Guardia Piemontese (Calabre) et “chansons”: une expérience d’aujourd’hui à la manière des Troubadours”, relazione di A. Formica all'VIII° Congresso di Studi Occitani dell'A.I.E.O., Bordeaux, Université Michel de Montaigne (Bordeaux III), 12-17 settembre 2005, in Atti del Congresso.
[modifica] Collegamenti esterni
- Rivista elettronica universitaria Linguistica Occitana
- Diccionari general occitan de Cantalausa
- panOccitan.org - Dizionario online
- TVist'1 - Daily press review in lingua occitana
- Òc per l'occitan - Elenco delle imprese ed organismi con il certificato "Òc per l'occitan"
- Cesdomeo - Centro Studio Documentazione memoria Orale, Giaglione
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