Dialetto salernitano
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Il dialetto salernitano è un dialetto della lingua napoletana parlato nell'omonima provincia.
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[modifica] Sviluppo e diffusione
Il dialetto si sviluppa attorno al capoluogo di provincia Salerno; i suoi limiti sono ad ovest i Monti Lattari, a est i Monti Picentini; a nord e sud, rispettivamente, sono presenti le due distese dell'Agro Nocerino Sarnese e della Piana del Sele, nelle quali il dialetto sfuma gradualmente verso il napoletano a nord e verso il cilentano a sud.
Se ne deduce, quindi, che il dialetto salernitano cosiddetto "puro" ha diffusione limitata alla Costiera amalfitana, alle città di Cava de' Tirreni, Salerno, Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e pochi altri comuni.
Il dialetto salernitano è mutuamente molto ben comprensibile rispetto al napoletano, eccezion fatta per termini di uso colloquiale o lavorativo (ad esempio nomi di attrezzi agricoli o per la pesca, di animali o di piante) che cambiano spesso anche di paese in paese nell'ambito dello stesso dialetto; tuttavia, i due dialetti presentano alcune differenze piuttosto evidenti anche al forestiero che ascolti due conversazioni nei due differenti dialetti:
[modifica] Fonologia
- Il dialetto salernitano presenta un'intonazione delle frasi (in particolar modo di quelle interrogative ed esclamative) abbastanza differente da quella napoletana.
- Gli articoli "i", "gli", "le" in salernitano vengono tradotti tutti alla stessa maniera i'
I criature: i bambini (cfr. napoletano e' criature) I femmene': le donne
- Gli articoli "il", "lo" in salernitano vengono tradotti tutti u':
U telefuno: il telefono (cfr. napoletano o' telefuno) U telefuno ije: gli telefono (a lui)
- Nei verbi di seconda e terza coniugazione la desinenza viene quasi sempre troncata:
rorme, téne, crére, chiagne: dormire, avere/tenere, credere, piangere (cfr. napoletano rurmì, tené crerer, chiagner)
- Il verbo avere si usa come ausiliare per i tempi composti:
heggiu stato ije: sono stato io (cfr. napoletano aggio stato ije)
Da notare la differenza tra il verbo in salernitano e napoletano: a causa della differenza dal verbo originario, nelle zone dove si parla dialetto salernitano è molto più raro trovare persone che dicano "io ho stato", "io ho andato" rispetto alle zone dove si parla il napoletano.
- La particella negativa viene contratta:
nn'è isso: non è lui (cfr. napoletano nunn'è isso) nn'heggiu stato ije: non sono stato io (cfr. napoletano nn'aggio stato ije)
[modifica] Forme locali
- Già a partire da Nocera Superiore, il dialetto salernitano comincia a presentare sfumature che lo avvicinano al napoletano, primi fra tutti i pronomi (u e i -inteso come il/lo e i/gli/le- diventano o ed e): giunti in città come Scafati o San Marzano sul Sarno, il dialetto è chiaramente molto più vicino a quello napoletano anche come cadenza.
- Le fasce rurali e proletarie della città di Nocera Superiore, nonché gran parte della popolazione di Nocera Inferiore, tendono a pronunciare la lettere "e" sempre aperta:
Nucæra, cafæ, sacchætta: Nocera, caffè, sacchetta.
- Nella zona di Siano , Sarno e Bracigliano, ma anche in varie zone dell'Agro, alla terza persona del verbo viene aggiunta la desinenza "ce" che viene letta /ʃ/ (come in scimmia):
Face friddo, Che stace facenno?: Fa freddo, Che sta facendo?
- Lo stesso suono, nella città di Pagani, si trova in tutte le parole dove è presente sc (ad esempio maschio, scacchi, etruschi, Scafati), e spesso persiste anche quando tali parole vengono dette in italiano.
- In buona parte dell' agro nocerino sarnese si tende a sostituire nel finale gerundio "-ann" con "-enn"
Stann' aspttenn, stann' magnenn (stanno aspettando, stanno mangiando)