Dialetto molisano
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Dialetto molisano () † | |
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Parlato in: | Italia |
Regioni:Parlato in: | Molise |
Persone: | ~300.000 |
Classifica: | Non tra i primi 100 |
Filogenesi: |
Indoeuropee |
Statuto ufficiale | |
Regolato da: | nessuna regolazione ufficiale |
Codici di classificazione | |
Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
Il dialetto molisano è una definizione per le parlate vernacolari della regione del Molise
Il dialetto molisano propriamente detto fa parte della napoletano, in seguito alla passata appartenenza del "contado di Molise", al Regno delle Due Sicilie.
È parlato in un'area non molto estesa (all'incirca da Venafro a Termoli e da Agnone a Riccia), ma presenta al suo interno diversità linguistiche dovute a vicende storiche differenziate. Prima dell'unità d'Italia alcuni centri orientali del Molise facevano parte della provincia di Capitanata (Foggia), mentre quelli occidentali sono più vicini al campano; alcuni centri hanno inoltre subito l'influsso della presenza di minoranze linguistiche croate e albanesi e altri ancora rappresentano invece comunità isolate, con rari rapporti con l'esterno e di conseguenza manifestano caratteristiche più conservative. La zona frentana (Termoli, Larino, Trivento) presenta invece dialetti più vicini all'abbruzzese meridionale.
Rispetto al napoletano, il dialetto molisano ha in molti casi maggiormente conservato parole e suoni di origine spagnola[1]. Presenta inoltre un lessico derivato dal substrato della lingua osca, parlata dai Sanniti.
[modifica] Caratteristiche
I caratteri comuni alle parlate di tutta la regione, riguardano fenomeni fonetici simili al campano:
- indebolimento delle atone finali (ma non sempre della "a") che diventano /ə/
- pronuncia della "z" dolce non raddoppiata (in italiano: "situazione" si pronuncia /sitwa'ts:jone/, in dialetto molisano /sətwa'tsjonə/)
- sonorizzaione di tutte le sorde che seguono le nasali (l'italiano "ancòra" viene pronunciato in dialetto molisano angòra)
- pronuncia della "s" come "sc" di "sciatt"o davanti a consonanti sorde e come "je" francese davanti alle sonore.
Nella zona centro-occidentale della regione (corrispondente alla provincia di Isernia) sono presenti alcuni caratteri simili tra le varie parlate:
- il rotacismo negli articoli determinati maschili (re cuàne per "il cane" a Roccamandolfi, o ru cellùcce per "l'uccellino") ovvero la palatalizzazione in "gl" dell'articolo singolare maschile (gle cane per "il cane" nella zona tra Isernia e Venafro);
- il rotacismo della "d", tuttavia non sempre applicato (songhe re Sernia per "sono di Isernia")
- palatalizzazione della doppia "ll" in "gl" (cappiégle per "cappello");
- spostamento della vocale centrale "a" tonica a metà tra "a e o" oppure tra "a e e" nei participi passati (magnæt per "mangiato").
Il Molise centro-orientale e adriatico (corrispondente alla provincia di Campobasso) è molto più vario, con alcune caratteristiche disomogeneamente sparse a macchia di leopardo:
- chiusura delle "e" toniche, che non compaiano all'inizio di parola (béne per "bene");
- chiusura della "o" toniche in mezzo alle parole (vóte per "volta");
- palatalizzazione della centrale "a" pretonica (Medonne per "Madonna" o pellone per "pallone", area di Ripalimosani);
- semplificazione dell'articolo ru in u.