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Riccia - Wikipedia

Riccia

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Stub Comuni
Questa voce fa parte dei comuni della regione Molise ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Riccia
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Riccia]]
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Molise
Provincia: stemma Campobasso
Coordinate: 41°29′0″N 14°50′0″E / 41.48333, 14.83333
Altitudine: 710 m s.l.m.
Superficie: 69 km²
Abitanti:
5.649 31-12-04
Densità: 83 ab./km²
Frazioni: Paolina, Sticozze, Mancini, Loie, Lama della terra, Guadolapilla, Iana, Colle della Macchia, Peschete, Vignalitto, Vicenna. 
Comuni contigui: Castelpagano (BN), Castelvetere in Val Fortore (BN), Cercemaggiore, Colle Sannita (BN), Gambatesa, Jelsi, Pietracatella, Tufara
CAP: 86016
Pref. tel: 0874
Codice ISTAT: 070057
Codice catasto: H273 
Nome abitanti: riccesi 
Santo patrono: Madonna del Carmelo, S.Agostino 
Giorno festivo: 28 agosto 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
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Riccia è un comune di 5.701 abitanti della provincia di Campobasso.

[modifica] Storia

L'epoca dei Sanniti e dei Romani

La posizione geografica di Riccia, strategica e definita insuperabile in quei tempi dall'Amorosa, autorizza lo storico a considerare quasi certa la presenza di casali o borghi sanniti nell'agro riccese. Le città più vicine, documentate come centri sanniti, erano Murgantia, l'attuale Baselice, Mucrae e Celenna, oggi rispettivamente Morcone e Celenza Valfortore. Non si sa però a quali di questi centri politici appartenesse l'antico borgo riccese. Il commercio con le colonie greche dovette essere però abbastanza fiorente, considerata la gran quantità di monete antiche greche ritrovate in diversi punti dell'agro occupati dai diversi casali. Più tardi, occupati dai Romani tutti gli insediamenti sanniti, anche il territorio riccese ricadde sotto l'egemonia dei conquistatori laziali: ed è proprio a quest'epoca che rimane legata una delle ipotesi dell'origine del nome di Riccia: " … fra questi coloni è facile che vi fossero genti di Aricia laziale, le quali ebbero in sorte le nostre terre ed i nostri casali. I nuovi abitatori, vista la fertilità del suolo, le copiose sorgenti e il clima sano, presi d'ammirazione pei nostri boschi, simili a quelli della loro patria di origine, pei ricchi pascoli e per la magnificenza degli orizzonti, si accasarono in quei casali più rispettati dalla distruzione operatavi dai Romani, e diedero il nome di Aricia al villaggio più sicuro e più centrale del territorio, in memoria della loro patria lasciata per sempre…" La nuova colonia romana diede così un notevole sviluppo al villaggio che si estendeva dal dirupo di rocce naturali, dove sorse il castello, fino all'attuale Chiesa Madre. Gli Schiavoni Nell'anno 641 viene registrato uno degli avvenimenti più rilevanti della storia riccese: dalle coste della Dalmazia sbarcarono a Siponto alcuni popoli della Sarmazia Europea, detti Schiavoni che iniziarono a far scorrerie nella Puglia fino e che le truppe di Aione del Ducato beneventano le affrontarono in una battaglia assai sanguinosa presso il fiume Ofanto. Gli Schiavoni ne vennero fuori da veri vincitori, me nessuna resistenza seppero opporre l'anno successivo quando furono decimati dalle stesse truppe del ducato guidate dal fratello di Aione, Rodoaldo. I pochi Schiavoni scampati si rifugiarono lungo la valle del Fortore, fino ad arrivare alle mura di Riccia, chiedendo ospitalità. I riccesi, che non avevano che un abitato assai limitato, non rimasero insensibili alle necessità di quel popolo, e concessero loro una parte i territorio fuori dalle mura dove furono concesse aree edificatorie e materiali di costruzione. L'età Feudale Negli anni di Carlo I d'Angiò, Riccia fu concessa ai De Capua, ed il primo Signore ne fu il Gran Protonatario. Non si può affermare con certezza che Bartolomeo De Capua abbia mai visitato la il territorio riccese, ma di certo "…egli si occupò con interesse delle faccende di essa. E fu egli appunto che agli 11 marzo 1286 fece assegnare Riccia nel Giustizierato di Terra di Lavoro e Contado di Molise, togliendola a quello di Capitanata,a cui aveva appartenuto." Grande entusiasmo nel paese si ebbe quando ne prese dimora Costanza di Chiaromonte, sposa di Andrea De Capua nel 1395, e gentile Regina del Regno, prima di essere per vario tempo Signora di Riccia. Ecco come viene descritto il suo ingresso a Riccia: "Arrivao, nella Ariccia zita Costanza di Chiaromonte, accompagnata da molti baroni nel mese di Maio, e l'aspettavono le nobili damigelle dell'Ariccia di casa Sedati, Regi, che l'abbrazzaron forti et la vasaro, e dopo che l'eppero conducta per tutta la terra la menaro a lu castellu, dove ci furono grandi feste. La Reina non have più di 17 anni è molto avvenente et de bona manera. La sera foro facte tante alluminare e tanti falò in tutti li cantuni che pareva che fosse die". Il 1799, la demolizione del palazzo feudale Dopo anni di violenze e di soprusi da parte dei principi sovrani a Riccia, l'odio accumulato dal popolo riccese trovò la sua esplosione in "…onda furiosa di popolo, eccitato da uno straripante spirito di vendetta e dalla suggestione del dot. Saverio Mazzocchelli, si gettò sul castello feudale e le sue adiacenze, e tutto fu distrutto nel breve periodo del regime repubblicano. S'incominciò dal palazzo, a scardinare le imposte, a fracassare la ricca mobilia, a incendiarne il prezioso archivio e la ricca biblioteca, quasi a vendicare l'incendio dell'archivio civico commesso a suggerimento di Bartolomeo VI De Capua, allo scopo di distruggere i documenti che potevano irrefutabilmente provare le sue usurpazioni. Smantellato anche il tetto, vennero abbattute le soffitte, rotti i pavimenti, demolite le volte ed atterrate le mura…non pertanto scamparono da tanta rovina la porta, il torrione, i due terzi del baluardo ed alcuni resti di mura solide e grosse contro le quali rimase impotente l'ira popolare". Dal 1800 al 1860: Riccia nel periodo napoleonico Nella prima metà del XIX Secolo regno a Riccia una calma "relativa": i sanfedisti erano tenuti a freno dalle autorità locali o dalle guardie cittadine ed i fuggitivi o carcerati, ormai stanchi e d avviliti dalle lunghe sofferenze degli anni passati, spesso in carceri disumane, erano si tornati liberi, ma con entusiasmi ormai spenti. In questo periodo fu scelto il successore del popolare Arciprete Spallone, la cui morte avvenne nel 1803, nel nome di Francesco Ruccia, originario del limitrofo paese di Colle Sannita. Nel 1806 invece, salito al trono di Napoli Giuseppe Bonaparte, i sanfedisti ancora indomiti ripararono nelle campagna, dove iniziarono a vivere di furti, ma perseguitati dalle milizie urbane finirono diversi uccisi, altri in carcere, senza lasciare traccia. Il Brigantaggio Dopo la riconferma della Costituzione del 1848 e riassunto Pietro Moffa nelle funzioni di Sindaco iniziarono anche nell'agro riccese ad infuriare le bande brigantesche, con conseguente inizio di un relativo potere dei militari. Fu sciolta l'amministrazione comunale, eletta un'altra ed iniziato il disboscamento delle terre in contrada Serrola. Le bande di briganti che infestarono il territorio di Riccia furono principalmente quelle legate ai nomi di Pelorosso, Varanelli e Caruso. La prima banda fu praticamente sterminata sul nascere, le altre due invece, una volta unitesi, continuarono a spargere il terrore nelle campagne fino al 1863. Si ricorda ancor oggi il rapimento da parte di Caruso della bella Filomena Ciccaglione, dopo averne ucciso giorni prima il povero padre.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Commissario dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0874 716631 - 0874 716216
Email del comune: comune@comunediriccia.it


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