Venezia Giulia
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Venezia Giulia | |
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Città principale: | Trieste |
Stati: | Italia, Slovenia, Croazia |
Superficie: | 9.850 km²circa |
Abitanti: | 1.060.500 circa |
Lingue: | italiano (incluse parlate venete e bisiache), sloveno, croato, istrioto (romanzo istrioto meridionale), istrorumeno (quasi estinto), friulano (provincia di Gorizia, ma appartenente al Friuli Storico) |
La Venezia Giulia, anche detta Carsia Giulia (in friulano Vignesie Julie, in veneto Venesia Jułia, in sloveno Julijska Krajina e in tedesco Julisch Venetien), è una regione compresa tra le Alpi Giulie e il Golfo di Venezia. I suoi confini non sono storicamente ben definiti (vedi oltre). I suoi abitanti sono detti giuliani.
Indice |
[modifica] Storia del nome e dell'idea di Venezia Giulia
Il concetto di Venezia Giulia, nato nel 1863, assunse significati diversi durante il tempo, anche a causa del mutare delle condizioni politiche e delle differenti ideologie che si sono andate diffondendo.
[modifica] La nascita del nome
Il nome Venezia Giulia fu proposto, con un'esplicita finalità irredentista, dal glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli nel 1863. Egli suddivideva l'antico territorio romano della X Regio Augustea "Venetia et Histria", con capitale Aquileia, in tre parti (le cosiddette Tre Venezie): la Venezia Giulia ( Friuli Goriziano, Trieste, Istria, Carniola, Iapidia), la Venezia Tridentina (il Trentino e l'Alto Adige) e la Venezia Propria (Veneto e Friuli centro-occidentale).
« Noi diremo "Venezia propria" il territorio rinchiuso negli attuali confini amministrativi delle province venete; diremo "Venezia Tridentina" o "Retica" (meglio "Tridentina") quello che pende dalle Alpi Tridentine e può avere Trento per sua capitale; e "Venezia Giulia" ci sarà la provincia che tra la Venezia propria e le Alpi Giulie ed il mare rinserrà Gorizia, Trieste e l'Istria. Nella denominazione complessiva "Le Venezie" avremo un appellativo che per ambiguità preziosa dice classicamente la sola Venezia propria, e perciò potrebbe stare sin d'ora, cautamente ardito, sul labbro e nelle note dei nostri diplomatici. ([...] E non ci resta che di raccomandare questo nostro battesimo al giornalismo nazionale. » | |
(Graziadio Isaia Ascoli, "Le Venezie", 1863)
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[modifica] Prima della Prima guerra mondiale
Il concetto ascoliano non ebbe particolare diffusione fino ai primi del '900, quando l'irredentismo italiano iniziò ad usarlo in maniera più diffusa. In epoca ottocentesca si segnala la comparse del nome in questione in un'opera di taglio nettamente irredentista pubblicata a Venezia [1].
Ai primi del Novecento la contrapposizione ideologica tra irredentisti italiani e lealisti asburgici (in gran parte non appartenenti al gruppo etnico italiano) iniziò ad esprimersi anche nel fatto che i secondi preferivano continuare ad usare la denominazione Litorale Adriatico, mentre i primi rivendicavano la legittimità della definizione di "Venezia Giulia". Esemplare in questo senso è la diatriba tra il conte Attems e l'irredentista Gaetano Pietra. Il rappresentante del governo austriaco a Gorizia, il conte Attems, nel 1907 negava recisamente l'esistenza di una Regione Giulia:
« Finalmente non posso fare a meno di contestare la legalità della denominazione di Regione Giulia ai nostri paesi, denominazione inammissibile poiché la Contea Principesca di Gorizia-Gradisca con il Margraviato d'Istria e con la città immediata di Trieste costituiscono il Litorale ma non la Regione Giulia. » |
L'irredentista Gaetano Pietra si era opposto dicendo che:
« A noi suona meglio il nome di Venezia Giulia perché ha in sé tutta l'armonia delle memorie! e noi, lo diciamo anche altrove, sentiamo tutta la tenerezza delle memorie patrie! D'altronde abbiamo anche un convincimento: L'aquila ha battuto alte le penne dalle nostre alpi al mare nostro, e tutta ancora la terra risuona della voce della grande madre latina — l'artiglio del leone ha stampato la sua impronta sul petto degli abitanti e l'anima della Dogale palpita nel cuore dei popoli! Ora di tali fatti compiuti, pur sopprimendo anche nel nome gli ultimi esteriori vestigi rimangono le profonde indelebili impressioni nelle coscienze! E noi siamo sicuri della coscienza nazionale di nostra gente per preoccuparci, come ha mostrato d'altro canto il rappresentante del governo, perché il nostro paese venga indicato, da chi proprio lo desidera, con un nome, secondo noi, meno eufonico di Venezia Giulia e sia pure non di nostra favella! » |
Si noti che all'epoca non veniva presentata una contrapposizione tra Friuli e Venezia Giulia, ma si opponeva quest'ultima al termine amministrativo Litorale. Neppure in Friuli (dove nei periodi seguenti si ebbero le maggiori opposizioni all'uso del termine Venezia Giulia) il termine Venezia Giulia veniva avvertito negativamente, tant'è vero che la rivista udinese Pagine Friulane recensì in termini molto positivi la ristampa dell'opera dell'irredentista Bonghi intitolata proprio "Venezia Giulia" [2].
[modifica] Periodo interbellico
Dopo la fine della Prima guerra mondiale, l'Italia, che non voleva utilizzare il nome austriaco "Litorale Adriatico" iniziò a chiamare Venezia Giulia i territori orientali di recente annessione. Questi comprendevano, oltre a tutto l'ex Litorale Adriatico dell'epoca asburgica (tranne il comune istriano di Castua e l'isola di Veglia, andati alla Jugoslavia), anche la città di Fiume, già ungherese, alcune zone della Carniola (i distretti di Idria, Postumia, Villa del Nevoso e alcuni villaggi del Tarvisiano) e della Carinzia (la maggior parte della Val Canale). Quest'ultima però, insieme al Tarvisiano, a partire dal 1925 iniziò ad apparire in tutte le mappe ufficiali o semiufficiali (in particolare quelle della Consociazione Turistica Italiana) come facente parte della Provincia di Udine e anche nelle rilevazioni statistiche del 1931 e 1936 venne compresa in tale ambito amministrativo.
Fu soprattutto durante il ventennio fascista che la denominazione di Venezia Giulia venne utilizzata per designare l'insieme dei territori annessi all'Italia dopo la Prima guerra mondiale lungo il confine con il Regno di Jugoslavia (all'epoca in costituzione). Una buona esemplificazione di questo concetto di Venezia Giulia è data dalle mappe pubblicate da Battisti nel 1920 [3] che, fatto interessante, includeva ancora nella Venezia Giulia il Tarvisiano e la Val Canale.
Va ricordato, tuttavia, che in quell'epoca il termine Venezia Giulia come unità amministrativa provinciale fu adottato dall' ottobre 1922 al gennaio 1923, quando furono create le provincie di Pola e di Trieste. In Italia le Regioni come enti autonomi furono istituite solo con con lo Statuto speciale per la Sicilia (1946), prima, e la Costituzione repubblicana (1948) poi. Prima di questa data in Italia le Regioni erano solamente una realtà geografica/fisica e statistica, mentre sul piano amministrativo l'Italia riconosceva solo tre istituti: Stato, Comuni e province. Tuttavia durante tutto il periodo fascista si utilizzò a piene mani sul piano giornalistico e nella editoria, il nome Venezia Giulia anche se con incerti e mutevoli confini. La principale funzione di questo nome, durante tutto il periodo fascista, fu quello di cancellare la presenza degli sloveni e dei croati nei territori annessi all'Italia dopo la Prima guerra mondiale.
[modifica] Seconda guerra mondiale
Durante la Seconda guerra mondiale, dopo l'invasione della Jugoslavia nell'aprile 1941 da parte dell'Italia e della Germania, la Provincia di Fiume venne ingrandita e la Venezia Giulia si accrebbe dell'entroterra fiumano.
Come conseguenza dello smembramento della Jugoslavia nel 1941 si modificarono (e crearono) le seguenti Provincie del "Compartimento statistico della Venezia Giulia":
- la Provincia di Fiume (o del Quarnaro) (1924-1947), detta dal 1930 "Provincia del Carnaro", comprendeva Fiume, la Liburnia (con la città di Abbazia) e l'alta valle del Timavo (con la città di Villa del Nevoso). Dopo il 1941 la sua superficie verrà ampliata con inclusione di tutto l'entroterra orientale di Fiume, arrivando anche a comprendere le isole di Veglia ed Arbe. Faceva parte del "Compartimento statistico della Venezia Giulia".
- la Provincia di Lubiana (1941-1943) comprendeva la Slovenia centro-meridionale ed aveva, essendo abitata da sloveni, come lingue ufficiali l'italiano e lo sloveno; le città principali erano: Lubiana e Buccari. Fu inclusa nel "Compartimento statistico della Venezia Giulia".
- la Provincia di Zara (o della Dalmazia) (1920-1947) che comprendeva fino al 1941: il comune di Zara, e le isole di Cazza e Lagosta (distanti 200 km da Zara), Pelagosa (distante 250 km da Zara) e l'isola di Saseno, di fronte all'Albania a ben 525 km da Zara e faceva parte del "Compartimento statistico della Venezia Giulia". Dal 1941 al 1943 comprendeva Zara e il suo entroterra, più le isole davanti a Zara che passarono sotto sovranità italiana, divenendo parte del Governatorato di Dalmazia.
Nel settembre 1943 la regione fu occupata dalle truppe naziste ed annessa al Terzo Reich con il nome asburgico di "Adriatisches Küstenland".
Alla fine della Seconda guerra mondiale la questione della Venezia Giulia fu nuovamente fatta oggetto di attenzioni internazionali. In questo contesto si inserisce anche la nascita della definizione slovena Julijska krajina. Essa non è, come spesso si crede, la traduzione slovena di "Venezia Giulia" in quanto manca il nome "Venezia" nella traduzione. È invece un nome creato dagli sloveni in alternativa al nome "Venezia Giulia" che osteggiavano. È dalla denominazione slovena che deriva quella inglese di "Julian March", scelta alla conferenza di Parigi come la denominazione più "neutrale" della regione contesa tra Italia e Jugoslavia.
[modifica] Dalla nascita della Repubblica Italiana ad oggi
« Per i triestini Gorizia è Venezia Giulia, per i friulani è Friuli, per gli sloveni semplicemente roba loro. » | |
Con la fine della Seconda guerra mondiale e la costituzione della Repubblica Italiana, il nome Venezia Giulia fu utilizzato per la prima volta in una denominazine amministrativa. Infatti la Costituzione repubblicana prevedeva la creazione della Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia, nata dall'unione della Provincia di Udine con quello che rimaneva all'Italia delle terre conquistate alla fine della Prima guerra mondiale. La decisione di introdurre il nome Venezia Giulia nella denominazione ufficiale della costituenda regione dipese da motivi politici: si intendeva, infatti, sottolineare che l'Italia rivendicava i territori il cui status non era ancora stato definito (Trieste e Istria settentrionale) [4].
La decisione di creare una regione così denominata innescò per la prima volta nella storia la tensione tra il Friuli (che reclamava una regione propria) e Trieste [5].
Tale tensione (che si acuí nei primi anni '60 quando la Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia venne effettivamente costituita) si tradusse anche nell'opposizone da parte friulana alla legittimità storica dell'uso del termine Venezia Giulia ed in divergenze di pensiero sulla delimitazione dei due territori. Dal punto di vista friulano, infatti, la Venezia Giulia attualmente corrisponde alla sola provincia di Trieste. Dal punto di vista dei triestini e di un certo numero di goriziani, invece, essa includerebbe anche una parte (se non addirittura tutta) la provincia di Gorizia. Va pertanto sottolineato che le due entità storico-territoriali possono considerarsi, almeno secondo alcune accezioni, parzialmente sovrapposte.
Oggi, quindi, la regione Venezia Giulia è, per molti, quanto rimane del Territorio libero di Trieste assegnato all'Italia alla fine della seconda guerra mondiale e, secondo un'opinione diffusa, anche di parte di quella di Gorizia (in particolare la sua parte venetofona, e cioè la Bisiacaria), che pur faceva anticamente parte del Friuli storico. Per quanto riguarda Grado, la sua appartenenza alla Venezia Giulia è oggetto di discussioni. Pur essendo infatti la città venetofona, anzi, patria del massimo poeta italiano in lingua veneta del '900 (Biagio Marin), fu anch'essa secolarmente legata al Friuli e al suo Stato patriarcale.
[modifica] Storia recente
Fino al termine della prima guerra mondiale la così chiamata Venezia Giulia faceva parte dell'Austria-Ungheria con il nome di "Litorale Adriatico". Grazie al Trattato di Saint-Germain del 1919, nel 1920 venne annessa al Regno d'Italia, creando le province di Gorizia (che fino al 1927 formò la "Provincia del Friuli" con quella di Udine), Trieste, Pola e successivamente (1924) Fiume.
Al momento del passaggio all'Italia la popolazione italianofona (integrata generalmente da tutti coloro che parlavano, accanto all'italiano, anche il veneto nelle sue varianti, e il friulano) e quella di lingua slovena o croata erano le predominanti: gli Italiani risiedevano per lo più nelle città e lungo la costa, mentre la Carniola, l'Istria interna e l'entroterra carsico, erano abitati prevalentemente da Sloveni e/o Croati. Trascurabile la popolazione di lingua istrorumena, concentrata intorno al comune di Valdarsa.
Come si è detto, la Venezia Giulia non assunse mai consistenza giuridica prima del 1946. A partire dal 1925, il territorio dei comuni della Venezia Giulia venne definitivamente ripartito in 5 province italiane:
- Provincia di Gorizia tra Friuli orientale, Carso settentrionale e Alpi Giulie;
- Provincia di Trieste, che si sviluppava tra Carso centrale, litorale da Grado a Muggia;
- Provincia di Pola, comprendente tutta l'Istria tranne la costa del Quarnero e le isole di Cherso e Lussino;
- Provincia di Fiume, che si sviluppava tra Carso meridionale, Quarnero, ultime Alpi Giulie;
- Provincia di Zara, comprendente la città con le isole di Lagosta e Pelagosa.
Con il Trattato di Parigi (1947), l'Italia perdette interamente le province di Pola, Fiume e Zara, e gran parte del territorio di quelle di Trieste e Gorizia.
Le politica fascista di italianizzazione forzata delle terre di recente conquista provocò l'emigrazione di un gran numero di tedeschi, sloveni e croati. Molti militari e funzionari pubblici, fra cui la quasi totalità degli insegnanti di lingua slovena e croata furono licenziati o allontanati in vario modo, sostituiti da italiani provenienti, in parte, dal meridione. L'Emigrazione del bracciantato agricolo, dal resto d'Italia alla Venezia Giulia, fu irrilevante, mentre un certo numero di lavoratori dell'industria e di portuali trovarono impiego nei cantieri di Monfalcone, nella zona industriale di Trieste e nei porti di Trieste, di Pola e (successivamente) di Fiume. Dopo la seconda guerra mondiale la massima parte della regione è passata a Slovenia e Croazia, allora parti della Jugoslavia. In quel periodo si verificò l'emigrazione massiccia del gruppo etnico italiano, dovuta sia, e soprattutto, alle persecuzioni titine, che ad altre cause, non ultime quelle di indole economica e sociale. Anche un certo numero di croati e di sloveni abbandonarono la Venezia Giulia annessa e/o amministrata dalla Jugoslavia perché contrari al regime dittatoriale instaurato da Tito.
[modifica] Cronologia (1915-1943)
- 26 aprile 1915 - L'Italia firma il Patto di Londra. Il patto prevedeva l'entrata dell'Italia contro l'Austria Ungheria in cambio di ampliamenti territoriali nell'Adriatico orientale. Si trattava di un patto segreto che non prevedeva l'annessione della città di Fiume.
- 24 maggio 1915 - L'Italia entra nella Prima guerra mondiale contro l'Austria. L'Istria, Trieste e la Contea di Gorizia e Gradisca fanno parte del territorio amministrativo austriaco del Litorale Adriatico, Fiume è città libera sotto sovranità ungherese. Oltre duemila irredentisti giuliani, dalmati e trentini disertano l'esercito austriaco per arruolarsi nell'esercito italiano (tra questi Nazario Sauro, Cesare Battisti, Francesco Rismondo e Fabio Filzi);
- 4 novembre 1918 - L'Austria Ungheria firma l'armistizio con l'Italia che occupa i territori assegnatele dal Patto di Londra, oltre ad alcuni altri;
- 13 luglio 1920 - inizio degli atti di violenza anti-slava da parte delle Squadre d'azione fasciste (incendio del Narodni dom);
- 8 settembre 1920 - 25 dicembre 1920 - D'Annunzio occupa Fiume partendo con 7.000 volontari da Ronchi, instaurando la Reggenza italiana del Carnaro.
- 12 novembre 1920 - Trattato di Rapallo tra l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni: il trattato assegna all'Italia tutto l'ex Litorale Adriatico (escluso il comune istriano di Castua e l'isola di Veglia), la parte occidentale della Carniola (Postumia, Idria, Villa del Nevoso, Vipacco, Sturie), Zara e le isole di Lagosta e Pelagosa. Fiume è dichiarata città libera;
- 24 - 29 dicembre 1920 - Nel cosiddetto Natale di Sangue le truppe regolari dell'esercito italiano guidate dal generale Enrico Caviglia espellono D'Annunzio e i suoi legionari dalla città di Fiume; viene instaurato lo Stato libero di Fiume, previsto dal Trattato di Rapallo;
- 15 maggio 1921 - Fatti di Maresego, primo scontro violento tra i fascisti e la locale popolazione slava in Istria (cinque morti);
- 19 gennaio 1922 - Viene fondato in Istria il centro di Valdarsa (oggi Šušnjevica), l'unico comune dell'Istria abitato da istrorumeni che raggiunse i 3.000 abitanti nel 1942;
- 28 ottobre 1922 - Marcia su Roma e ascesa al potere del fascismo;
- 7 novembre 1922 - Un decreto sopprime i commissari delle nuove province; verranno create le province di Gorizia, di Trieste, di Pola, di provincia di Zara e, successivamente, di Fiume;
- 23 dicembre 1923 - La Riforma Gentile sopprime lo sloveno e il croato come lingua d'insegnamento nelle scuole;
- 1924 - Patti di Roma tra Mussolini e lo jugoslavo Nikola Pasić: lo Stato libero di Fiume viene diviso: i due terzi dello stato passano all'Italia, il resto (il quartiere portuale di Porto Barros) al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni;
- 1926 - Il territorio di Cervignano del Friuli passa dalla provincia di Gorizia alla provincia di Udine, e quindi dalla Venezia Giulia al Friuli;
- 1927 - Vengono italianizzati i cognomi di origine non-italiana (slava e tedesca); dissolvimento delle ultime organizzazioni slave;
- 1927 - Nasce l'organizzazione antifascista e irredentista sloveno-croata TIGR, che intraprende una lotta armata contro il regime;
- 11 febbraio 1929 - In seguito alla firma dei Patti Lateranensi l'italianizzazione si diffonde anche nel campo ecclesiastico: rimozione dell' arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej (1931) e del vescovo di Trieste Luigi Fogàr (1936), entrambi contrari alle politiche di snazionalizzazione di sloveni e croati.
- 9 settembre 1930 - Il Primo processo di Trieste si conclude con la condanna a morte per atti terroristici di quattro antifascisti sloveni da parte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato;
- 10 giugno 1940 - L'Italia entra nella Seconda guerra mondiale;
- 6 aprile 1941 - Invasione della Jugoslavia dalle truppe dell'Asse; l'Italia ottiene la Carniola Inferiore ("Provincia di Lubiana"), la parte costiera della Dalmazia centrale, la maggioranza delle isole dalmate, le Bocche di Cattaro, oltre a quasi tutto il Kosovo e la parte occidentale della Macedonia jugoslava che passano all'Albania. All'Italia viene inoltre conferito il protettorato sul Regno di Croazia;
- 14 dicembre 1941 - Il Secondo processo di Trieste si conclude con la condanna a morte di quattro antifascisti sloveni, l'imprigionamento e il confino di numerosi antifascisti sloveni e croati, sempre per reati connessi al terrorismo;
- inizio 1942 - Graduale diffusione del movimento partigiano sloveno nel Goriziano e, successivamente, sul Carso;
- inizio 1943 - Prime azioni partigiane in Istria;
- 9 settembre 1943 - Il Regno d'Italia esce sconfitto dalla Seconda guerra mondiale; nell'Istria centro-meridionale si verificano i primi casi di violenza contro civili italiani; l'esercito del Terzo Reich occupa l'intera Venezia Giulia, integrandola nella zona d'operazione del Litorale Adriatico, che diventa teatro di una feroce guerra partigiana.
[modifica] Lingue e dialetti
Nell'attuale Venezia Giulia l'Italiano, essendo la lingua ufficiale dello Stato italiano è la lingua più diffusa, con uno status dominante e viene parlata, accanto ad altre lingue neolatine e/o loro dialetti, dalla gran maggioranza della popolazione.
I dialetti romanzi parlati sono di tipo veneto: il triestino è una parlata che ha sostituito il tergestino, che era un più antico idioma retoromanzo (strettamente imparentato al friulano). Infatti dopo il 1719 - anno in cui Casa d'Austria scelse Trieste per costruire il suo principale porto commerciale - la popolazione triestina passò dai seimila abitanti del 1740 agli oltre duecentomila di metà Ottocento, provocando un cambio linguistico determinato dalla massiccia immigrazione di popolazioni di lingua veneta coloniale provenienti principalmente dalla costa istriana. Costoro emigravano a Trieste attratti da migliori prospettive di lavoro. L'antico dialetto tergestino di tipo retoromanzo continuò ad essere utilizzato ben oltre questa sostituzione, per circa un secolo, solo come lingua nobiliare.
Parimenti anche a Muggia era diffuso un idioma retoromanzo, il muggesano, che sopravvisse lungamente al tergestino, spegnendosi solo con la morte del suo ultimo parlante, Giuseppe de Jurco, nel 1887. Attualmente a Muggia, l'unico comune istriano rimasto all'Italia dopo l'ultima guerra, si parla il dialetto istroveneto.
Il dialetto bisiaco è invece un idioma risultato della progressiva venetizzazione della popolazione originariamente friulanofona/slovenofona e storicamente appartenente al Friuli. La dominazione veneziana (che aveva in Monfalcone una strategica enclave in questo estremo lembo della pianura friulana) e la vicinanza di Trieste venetizzarono in tal modo la parlata originaria, la cui origine risulta in parte dalla persistenza di molti elementi lessicali del friulano nonché dello sloveno, anche dall'esistenza di piccole isole linguistiche friulane sparse nel proprio territorio, oggi in fortissimo regresso e sopravviventi solo nell'area prossima all'Isonzo e slovene adiacenti al Carso. Secondo una teoria, confermata da documenti e sostenuta da molti linguisti e storici, l'attuale dialetto bisiaco deve la sua origine ad un "ripopolamente" in età rinascimentale del territorio oggi chiamato Bisiacaria, e fino ad allora abitato esclusivamente da friulanofoni e sloveni. I nuovi arrivati, di parlata veneta coloniale (un modello veneto alquanto influenzato dal toscano), non erano in numero sufficiente a dar vita ad una sostituzione linguistica (come invece accadrà a Trieste a partire dal 1800). Per cui si avrà, sul piano linguistico, una lenta fusione con la precedente realtà furlanofona/slovofona. Da qui la forte presenza del sostrato friulano e sloveno, sia nel lessico che nella morfologia. È da segnalare, inoltre, che oggi il dialetto bisiaco ha perso molte delle sue caratteristiche e risulta essere fortemente triestinizzato, tanto che molti parlanti riconoscono la sua ormai quasi scomparsa.
Vi è quindi il gradese, una variante veneta arcaica parlata a Grado e nella sua laguna e ritenuta endemica della località, similmente alla parlata (ancor più arcaica) della vicina località lagunare friulana di Marano. Il Gradese ha avuto come massimo esponente il poeta Biagio Marin.
Lo sloveno, è, nella maggior parte delle zone in cui è diffuso, lingua amministrativa e di cultura insieme all'italiano. Parlate slovene sono utilizzate nell'entroterra carsico italiano e nella stessa città di Trieste. Lo sloveno, nonostante il grande afflusso di esuli istriani dopo il 1950 in zone etnicamente slovene dal Cinquecento, continua ad essere lingua maggioritaria in 3 dei 6 comuni che compongono la provincia di Trieste, oltreché nelle frazioni carsiche del capoluogo giuliano (Villa Opicina, Basovizza, ecc.) e nel Carso goriziano. Esistono anche scuole in lingua slovena. Oggi è forse parlato da circa il 4% degli abitanti delle provincie di Trieste e Gorizia. (Fonte: L'Aménagement Linguistique dans le Monde)
Inoltre, considerando l'intera provincia di Gorizia (e non solo la Bisiacaria) come facente parte della Venezia Giulia, bisogna aggiungere lo sloveno, parlato nel Collio, sul Carso goriziano e nella città stessa, nonché la lingua friulana diffusa, da sempre, in gran parte della provincia.
[modifica] Elenco dei comuni appartenti alla ex regione
Il territorio della Venezia Giulia, durante la sua appartenenza all'Italia tra il 1919 e il 1947 era suddiviso in 128 comuni ripartiti, dal 1927, fra 5 province. Dopo la Seconda guerra mondiale, da cui l'Italia era uscita sconfitta, 98 comuni (fra cui 3 intere province) furono assegnati dall'Accordo di Pace di Parigi - 10.2.1947 - completamente alla Jugoslavia. Nel 1947, con la firma del Trattato di pace, Trieste assieme ad una stretta fascia di località divennero indipendenti sotto il controllo militare alleato con la costituzione del Territorio libero di Trieste. In conseguenza di ciò il mandamento di Monfalcone, corrispondente alla Bisiacaria, venne restituito alla provincia di Gorizia a cui era stato legato per secoli. Con il Memorandum d'Intesa di Londra del 5 ottobre 1954, il Territorio Libero di Trieste - zona A , fu assegnato all'Italia e stabilita una nuova linea di confine che sostituì la linea di demarcazione tra zone A e B. Successivamente, con il Trattato di Osimo del 1975 venne reso definitivo dall'Italia e dalla Jugoslavia questo confine, considerato esclusivamente per motivi di ordine interno provvisorio dalle due parti ma già definitivo nel 1947 per la politica internazionale.
Per approfondire, vedi la voce Elenco dei comuni della Venezia Giulia italiana. |
[modifica] Note
- ^ Fambri P. (1885), La Venezia Giulia. Studii politico-militari, Venezia, Naratovich
- ^ Notiziario, Pagine Friulane, a. V (1892), n. 1, pag. 4
- ^ Battisti C. (1920), La Venezia Giulia. Cenni Geografico-statistici illustrati da 15 figure con 11 tavole geografiche a colori, Novara, Istituto Geografico De Agostini
- ^ 1) Tessitori T. (cur.) (1947), Come nacque la Regione Friuli - Venezia Giulia. Documenti e note, Udine, Del Bianco.
2) Coloni A. (1982), Motivazioni di carattere interno ed internazionale alla base dell'istituzione della Regione Friuli - Venezia Giulia, Tesi di laurea discussa all'Università di Trieste, Facoltà di Scienze Politiche.
3) Coloni A. (1987), Spoglio dei quotidiani triestini nel biennio 1946-1947, in: Agnelli A., S. Bartole (cur.) , La Regione Friuli - Venezia Giulia. Profilo storico-giuridico tracciato in occasione del 20° anniversario dell'istituzione della Regione, Il Mulino, Bologna, pp. 225-266 - ^ 1) D'Aronco G. (1983), Friuli. Regione mai nata. Venti anni di lotte per l'autonomia (1945-1964), Clape Culturâl Furlane Hermes di Colorêd, s.l..
2) di Caporiacco G. (1978), Venezia Giulia: la regione inesistente. Online: www.friulistorico.com.
3) Di Giusto S. (1997), L'autonomismo friulano 1945-1964, in: Friuli e Venezia Giulia. Storia del ‘900, Libreria editrice Goriziana, Gorizia, pp. 453-464.
[modifica] Voci correlate
- Castellieri
- Friuli-Venezia Giulia
- Friuli
- Istria
- Fiume
- Goriziano sloveno
- Storia di Trieste
- Italianizzazione (fascismo)
- Esodo istriano
- Foibe
- Esodo dei cantierini monfalconesi
- Diffusione dello sloveno in Italia
[modifica] Collegamenti esterni
- Portale Friuli-Venezia Giulia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Friuli-Venezia Giulia