Rivolta di Maresego
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La Rivolta di Maresego (sloveno: Marežganski upor) è un fatto storico accaduto nel piccolo paese di Maresego (sloveno: Marezige) vicino a Capodistria, nell'Istria settentrionale, che allora faceva parte della Provincia italiana di Pola e oggi della Repubblica di Slovenia.
Nell'aprile del 1921 era in corso la campagna elettorale per le elezioni politiche nazionali italiane in un clima di acceso malumore e di polemiche che dividevano i vari schieramenti in lizza.
Il Blocco Nazionale Italiano, di cui facevano parte anche i Fasci italiani di combattimento, organizzò il mattino di domenica 15 maggio (giorno delle elezioni) un giro di propaganda con un autocarro, che portava in giro nei paesi alcuni giovani fascisti (va ricordato che il fascismo non era ancora salito al potere).
Secondo i resoconti degli storici sloveni, la popolazione di Maresego insorse contro le squadre fasciste che a colpi di bombe volevano impedire il libero svolgimento delle elezioni.
Secondo una fonte fornita da esuli istriani quattro giovani (Giuseppe Basadonna, Giuliano Rizzato, Francesco Giachin e Filiberto Tassini) vennero aggrediti a colpi di falce e sassate da un gruppo di sloveni. Tre giovani morirono salvandosi il solo Tassini, svenuto e ritenuto morto dagli assalitori, che rimase invalido.
Nella vicina città di Capodistria fu organizzata dagli italiani una spedizione punitiva che assieme ai Carabinieri raggiunse il paese nel pomeriggio della stessa giornata.
Anche qui le fonti divergono, secondo gli sloveni furono uccisi a sangue freddo due ignari agricoltori, mentre secondo la versione degli esuli istriani durante una sparatoria morì uno degli assalitori in fuga.
Successivamente si svolse un processo per i fatti accaduti che terminò con 8 condanne a pene detentive varianti da 6 mesi ad otto anni e 7 assoluzioni.
In ricordo della rivolta di Maresego, il Comune di Capodistria celebra il 15 maggio come festa municipale.
