Narodni dom

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Il Narodni Dom a seguito dell'incendio perpetrato dai fascisti, 1920.

Il Národni dom (in sloveno, Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste era un edificio plurifunzionale nel centro di Trieste, usato come sede per le organizzazioni degli sloveni triestini.

All'inizio del Novecento la comunità slovena di Trieste superava le 57.000 unità, pari al 25% degli abitanti del comune e 30% dei residenti con cittadinanza austro-ungarica. Le numerose società e organizzazioni slovene videro quindi la necessità di costruire un edificio che potesse ospitare le loro attività: fu seguito l'esempio di altre città con presenza di forti minoranze slovene (come Klagenfurt, Maribor, Celje e Gorizia) dove tra fine Ottocento e inizio Novecento furono costruite le cosiddette "Case del popolo" o "Case nazionali" per ospitare attività culturali (e talvolta, come a Gorizia, anche commerciali) slovene. Questi edifici, chiamati in sloveno Narodni dom, avevano assunto anche un forte valore simbolico, in quanto dovevano rappresentare un simbolo visivo della crescente potenza numerica, economica e culturale delle comunità urbane slovene. Per questa ragione furono costruiti anche in alcune città a maggioranza slovena e con amministrazioni slovene (come Novo Mesto e la stessa Lubiana). Nel comune di Trieste erano già presenti due Case nazionali slovene, una a Barcola e l'altra nel quartiere di San Giacomo.

La costruzione del Narodni dom di Trieste fu realizzata tra il 1901 e 1904 secondo il progetto dell'architetto Max Fabiani. Si trattava di un ampio edificio moderno e plurifunzionale che raccoglieva una sala di teatro, uffici per varie organizzazioni, banche e assicurazioni. L'edificio era amministrato da un consorzio che decise da subito di aprire un hotel al suo interno, per rendere l'edificio autosufficiente dal punto di vista economico. L'edificio fu perciò spesso indicato, dalla comunità italiana della città, con il nome dell'hotel: Hotel Balkan.

Il 13 luglio 1920 esplosero in città tumulti di stampo anti-slavo, a seguito di un violento scontro tra le forze d'occupazione italiane e la popolazione croata di Spalato in Dalmazia (nel quale persero la vita due militari italiani). Nel corso dei tumulti, nei quali furono vandalizzati numerosi negozi sloveni e alcune sedi di organizzazioni slave e socialiste, e incendiata la Casa del popolo nel quartiere di San Giacomo e altre, le squadre fasciste sotto la guida di Francesco Giunta appiccarono il fuoco al Narodni dom. L'incendio distrusse completamente l'edificio: i vigili del fuoco si limitarono ad evitare l'estensione dell'incendio agli edifici circostanti.

Tra gli sloveni, il rogo divenne simbolo dell'inizio della persecuzione fascista.

Nell'epoca fascista, l'edificio fu espropriato alle organizzazioni slovene (che vennero definitivamente dissolte con decreto nel 1927). Dopo la seconda guerra mondiale, la comunità slovena cercò più volte di recuperare la proprietà dell'edificio, ma fu soltanto con la Legge di tutela della minoranza slovena del 2001 che venne aperta la possibilità giuridica per il recupero. Nell'edificio ristrutturato di Via Filzi 14 ha oggi sede la Scuola superiore di lingue moderne per Interpreti e Traduttori dell'Università di Trieste e l'Ufficio informativo sloveno.

Ogni 13 luglio, il partito Slovenska Skupnost organizza un atto commomerativo e di protesta davanti all'edificio, nel quale reclama la piena restituzione dell'edificio e una placca che ricordi il significato storico dell'incendio.