Squadre d'azione
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Con il termine squadra d'azione (plurale squadre d'azione - dette anche "squadracce", da cui il nome di squadrismo), si indicava un aggregazione di persone composte da un numero variabile di elementi che si ponevano come braccio armato del movimento fascista.
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[modifica] Modus operandi
Le squadre agivano spesso su propria iniziativa, senza un vero collegamento con la dirigenza politica, sebbene nei primi anni Venti i gerarchi fascisti più importanti (fra i quali Dino Grandi e Roberto Farinacci) cercassero di assicurarsene il consenso, effettivamente importante a fini di crescita politica e di consolidamento del potere. Fu proprio Grandi, dopo il congresso del 1921, a vantare il merito della loro ammissione in seno al partito, dopo la quale si consentì a molti squadristi di iniziare a costituire l'ossatura della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
La violenza fisica era caratterizzata da omicidi, ferimenti, lesioni e utilizzo di olio di ricino, un potente purgante,spesso mescolato a catrame o bitume, di cui si obbligavano all'assunzione le numerosissime vittime, che potevano essere tanto oppositori politici, quanto soggetti di qualunque ceto, i cui interessi erano lesivi di quelli di qualche gerarca o notabile del regime. Furono inoltre compiute dalle squadre numerosissime azioni di distruzione, incendio, occupazione, espropriazione di fatto, di cose e beni appartenenti a quei soggetti.
In occasione dei grandi scioperi agrari, le organizzazioni padronali cominciarono ad arruolare delle squadre di crumiri, reclutati fra il sottoproletariato agricolo, che, trasportati sul luogo di lavoro, entravano in conflitto con gli scioperanti. Queste squadre, che avevano fatto la loro prima apparizione nel grande sciopero di Parma del 1908 e che si vennero a poco a poco sviluppando fino al sanguinoso conflitto di Guarda (5 morti, 7 feriti), durante l'agitazione agraria del 1914 in provincia di Bologna erano già la genesi dello squadrismo del 1919-1921. La "spedizione punitiva" divenne, verso la fine del 1920, il metodo abituale di espansione del fascismo.
[modifica] 1 dicembre 1919
Aggressioni squadriste contro i deputati socialisti che avevano abbandonato la Camera al mattino quando era entrato il re. Quest'azione squadrista provocò uno sciopero di protesta nelle maggiori città italiane.
[modifica] 13 luglio 1920
Le squadre fasciste guidate da Francesco Giunta incendiano, a Trieste, l'Hotel Balkan, sede del Narodni dom (Casa del Popolo) sloveno.
[modifica] 21 novembre 1920
Bologna: le squadre fasciste provocano un grave eccidio a palazzo d'Accursio.
[modifica] Gennaio-febbraio 1921
Si scatena l'offensiva fascista in tutta Italia: il terrorismo squadrista trova appoggio e protezione negli organi separati dello stato. Vengono distrutte le sedi delle organizzazioni operaie e uccisi militanti dei partiti democratici.
[modifica] 3 agosto 1921
Viene firmato un patto di pacificazione tra fascisti e socialisti, ma le violenze squadriste continuano.
[modifica] 31 luglio 1922
Sciopero generale proclamato dall'alleanza del lavoro nel tentativo di opporsi alle violenze fasciste. I fascisti reagiscono immediatamente in tutto il paese: solo Parma oppone loro una violenta resistenza.
Nel primo semestre del 1921 si registrano 726 distruzioni operate dalle squadre fasciste: 17 giornali e tipografie, 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 8 società mutue, 141 sezioni socialiste, 100 circoli di cultura, 10 biblioteche, 28 sindacati operai, 53 circoli operai ricreativi, una università popolare.