Socialismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Parte delle serie politiche sul |
Socialismo |
|
Attuali |
Comunismo |
Influenze |
Anarchia |
Idee |
Lotta di classe |
Varie |
Partito Socialista |
Organizzazioni |
Associazione internazionale dei lavoratori |
Portale del Socialismo |
Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono ad una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico.
Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare detti obiettivi attraverso il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio; con la rivoluzione bolscevica (1917) e la costituzione della Terza internazionale (1919) l'ala rivoluzionaria del socialismo si distaccò organizzandosi nei partiti comunisti, mentre i partiti socialisti, ormai orientati in senso riformista ed inseriti nei sistemi democratico-borghesi dei diversi paesi, per lo più presero gradualmente le distanze dal marxismo e recuperarono le istanze liberali dell'utopismo socialista pre-marxista.
Indice |
[modifica] Introduzione generale
Il socialismo è una corrente di pensiero legata ai movimenti politici che a partire dal XIX secolo lottarono per modificare la vita sociale ed economica delle classi meno abbienti ed in particolare del proletariato.
Il movimento operaio da cui scaturì il socialismo pose per la prima volta il problema della giustizia sociale e dell'uguaglianza economica al centro dell'agenda politica. Trasformò radicalmente le forme della politica organizzandosi in partiti di massa e cercando di coordinare la propria attività politica a livello internazionale.
Il socialismo si oppone inizialmente al liberalismo classico, che postula il liberismo in economia, chiedendo invece la nazionalizzazione o la socializzazione di tutte o parte delle attività economiche e dei mezzi di produzione. Contesta l'idea delle neutralità delle istituzioni statali rispetto alla lotta di classe e si batte per un mutamento del ruolo dello Stato o, addirittura, nella versione avanzata da Karl Marx e ripresa dall'anarchismo, per la sua eliminazione.
Sul piano internazionale il movimento socialista nasce come un movimento pacifista e favorevole all'autodeterminazione dei popoli, contrapponendosi al nazionalismo e all'imperialismo. Nella prassi tuttavia molti partiti socialisti o correnti di essi finiscono per abbandonare il pacifismo e l'internazionalismo, appoggiando le imprese belliche dei loro paesi con motivazioni patriottiche. Questo voltafaccia provoca in molti paesi polemiche e scissioni.
Partiti e movimenti estremamente diversi fra loro si sono definiti socialisti: molti di essi sopravvivono ancora oggi e formano una delle più importanti correnti politiche in Europa, nonché la principale componente della sinistra europea. Il movimento socialista conosce numerosissime scissioni, accuse reciproche di aver tradito gli ideali originari, etc. etc. La scissione più importante è probabilmente quella verificatasi all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, che vede una larga fetta della sinistra dei partiti socialisti staccarsi e scegliere la denominazione comunista, già utilizzata in passato da alcuni teorici socialisti come Karl Marx. Per informazioni sul comunismo e su altre particolari correnti del socialismo si rimanda alle pagine relative, così come per l'illustrazione dettagliata delle dottrine dei vari pensatori socialisti.
[modifica] Le origini: il Socialismo Utopistico
Per approfondire, vedi la voce Socialismo utopico. |
I movimenti ottocenteschi derivano dalle lotte rivoluzionarie repubblicane, in particolare dall'esperienza della rivoluzione francese con il movimento dei Montagnardi e dei Sanculotti, e dalle rivolte contadine che dal Medioevo si ripetevano ciclicamente contro l'aristocrazia terriera; talvolta queste rivolte assumevano connotati religiosi che sfociavano nell'egualitarismo e nella comunione dei beni di produzione. Nel XIX secolo si ebbe il socialismo di Robert Owen in Inghilterra, mentre in Francia un'influenza sui primi movimenti l'ebbe anche il Sansimonismo, una corrente politico-religiosa che divulgava il pacifismo e la comunione dei beni in una società che avrebbe dato ad ogni individuo il ruolo a lui più congeniale. Nello stesso filone si inserì Auguste Blanqui.
I primi movimenti sono definiti socialismo utopistico ed hanno posto le basi della ideologia socialista, individuandone gli scopi e proponendo un modello volontario di vita sociale comune.
Non è da trascurare la corrispondenza tra il socialismo originario e la matrice dell' illuminismo, sia in rapporto agli aspetti esteriori che connettono le due dottrine nei tratti unificanti della lotta all'oscurantismo e per l'emancipazione dell'umanità, sia in relazione alle corrispondenze di alcune figure chiave in entrambi i contesti, come Filippo Buonarroti e Adam Weishaupt.
[modifica] Il Socialismo Scientifico e le sue derivazioni
Per approfondire, vedi la voce Socialismo scientifico. |
Il termine socialismo scientifico viene coniato da Karl Marx per indicare la sua visione del socialismo, illustrata nelle sue numerose opere sulla società, la storia e l'economia. In opposizione al socialismo utopista Marx riteneva che la prassi del movimento operaio dovesse essere ispirata da una rigorosa analisi.
A Marx si deve la nozione di lotta di classe, illustrata nel Manifesto del Partito Comunista. Marx si propone nelle sue opere di dimostrare come il capitalismo, gestito dalla borghesia opprimesse il proletariato (lavoratori industriali) nella fase storica in cui scriveva. Nell'opera Das Kapital (Il Capitale), Karl Marx analizza come i capitalisti comprassero forza lavoro dai lavoratori ottenendo il diritto di rivendere il risultato dell'attività produttiva ottenendo così profitto (vedi marxismo per i dettagli); questo, secondo Marx, porta ad una insostenibile distribuzione della ricchezza.
Per Marx era solo questione di tempo: le classi lavoratrici di tutto il mondo, presa coscienza dei loro comuni obiettivi, si sarebbero unite per rovesciare il sistema capitalista che le opprimeva. Lo considerava un risultato possibile di un processo storico in atto.
Dalle rovine del capitalismo sarebbe sorta, dopo un periodo di transizione (dittatura del proletariato) in cui lo Stato avrebbe controllato i mezzi di produzione, una società in cui la proprietà sarebbe passata alla società stessa nel suo complesso (lo Stato era destinato a dissolversi). La proprietà privata sarebbe stata limitata agli effetti personali. La conseguenza della proprietà collettiva dei mezzi di produzione sarebbe stata, nell'ottica di Marx, la fine della divisione della società in classi sociali e, di conseguenza, la fine dello sfruttamento e la piena realizzazione dell'individuo. L'ateismo, caratteristica del socialismo marxista, era una conseguenza logica del materialismo dialettico che il marxismo adottava come metodo.
Le idee di Marx vengono sviluppate in molte direzioni diverse: alcuni pensatori prendono da Marx solo il metodo di analisi della società, mentre il nascente movimento socialista ne abbraccia con entusiasmo la parte rivoluzionaria, mettendo in secondo piano il pensiero dei socialisti non marxisti come l'anarchico Michail Bakunin, il socialista libertario Pierre-Joseph Proudhon (che Marx definì socialista conservatore o borghese [da Manifesto del Partito Comunista]) e gli altri "socialisti utopici" già citati.
Fu nel segno di Marx che fu creata la Prima Internazionale Socialista (o Associazione internazionale dei lavoratori), l'organizzazione che raggruppava i movimenti socialisti di tutta Europa.
[modifica] Il "Revisionismo"
Per approfondire, vedi la voce Revisionismo del marxismo. |
Fu chiamata revisionista la corrente moderata e riformista del marxismo che sorse verso la fine del XIX secolo, originata dall'osservazione che il comportamento dell'economia capitalistica non sembrava corrispondere alle previsioni del marxismo.
Dopo la depressione degli ultimi decenni del XIX secolo infatti, era iniziato un nuovo periodo di prosperità che sembrava riabilitare il libero commercio e la fiducia nel capitalismo e per questo la componente moderata del socialismo (che all'epoca veniva chiamata indifferentemente socialismo democratico o socialdemocrazia) elaborò la "teoria revisionista", che in pratica si prefiggeva di abbandonare il marxismo per giungere alla completa accettazione dell'economia di mercato, magari con qualche "aggiustatina". Da allora coloro che accettarono il revisionismo e proseguirono sulla via del capitalismo per realizzare "riforme" nell'interesse dei lavoratori furono indifferentemente chiamati "socialisti democratici" o "socialdemocratici" (una esatta differenza tra i due termini si avrà solo nella seconda metà del 1900). Coloro che invece avversavano il revisionismo e la via riformista furono i "socialisti marxisti" ed i "comunisti o socialrivoluzionari" (insieme chiamati genericamente "massimalisti"). Il maggior esponente del revisionismo fu il tedesco Eduard Bernstein (1850- 1932).
[modifica] Il Socialismo democratico
Per approfondire, vedi la voce Socialdemocrazia. |
Si definisce socialdemocrazia quell'insieme di movimenti socialisti che accettano il concetto di economia di mercato, di proprietà privata ed il muoversi all'interno delle istituzioni liberali.
La socialdemocrazia si pone tra il socialismo marxista ed il riformismo borghese. Essa infatti, in un primo tempo, pur ponendosi in prospettiva critica nei confronti del capitalismo, non ritenne ancora tempo per una sua totale abolizione.
Il ruolo che si assicurarono i partiti socialdemocratici nei decenni tra il XIX e XX secolo fu quello di lottare sia contro il riformismo borghese, che avrebbe portato la classe operaia a legarsi troppo al sistema capitalistico, che contro l'avventurismo rivoluzionario marxista, che avrebbe portato a scontrarsi con le strutture ancora solide del sistema. La socialdemocrazia non tende a farsi garante della sopravvivenza del sistema, ma vuole lavorare al suo interno per portare uno spirito di rinnovamento e di trasformazione costante.
Le evoluzioni successive portano la socialdemocrazia a farsi portatrice del compromesso tra il riformismo liberale dei borghesi ed i principi più importanti della dottrina socialista riformista: durante gli anni tra i due conflitti mondiali, con la proposizione di due modelli forti come quello sovietico e quello fascista, i socialdemocratici rappresentarono l'alternativa democratica e riformista. Socialdemocrazia e comunismo giunsero spesso allo scontro frontale, in cui i socialdemocratici vennero trattati da "socialtraditori" o "socialfascisti", per ritrovare successivamente un progetto comune contro il regime fascista e nazista.
Nel secondo dopoguerra, la socialdemocrazia riassume in occidente un ruolo importante tra le forze politiche dominanti nonché il naturale approdo per tutti i socialisti riformisti ed i democratici progressisti, essa fu inoltre capace di proporre significative trasformazioni, come la nazionalizzazione di alcuni settori produttivi, l'instaurazione di un'economia mista e il raggiungimento di forme di sicurezza sociale per i lavoratori.
Le socialdemocrazie contemporanee sono partiti politici che hanno abbandonato l'idea della divisione della società in classi contrapposte e ogni progetto di stampo ottocentesco; del vecchio modello rimane solo la prospettiva internazionalista che ribadisce il principio di un'azione comune tra tutte le forze socialiste, socialdemocratiche o genericamente riformiste dei singoli Paesi, nel rispetto delle diverse storie nazionali, delle diverse situazioni economiche e della pluralità delle tradizioni culturali ed ideologiche. In molti casi inoltre, anche significative componenti del mondo cattolico-sociale e riformista hanno trovato nella socialdemocrazia un ottimo approdo.
[modifica] Il "Socialismo rivoluzionario"
Per approfondire, vedi le voci comunismo e socialismo rivoluzionario. |
I socialisti riformisti pensavano che il socialismo fosse la naturale evoluzione della società occidentale, che sarebbe dovuta evolvere naturalmente da capitalista in comunista per via delle contraddizioni interne del capitalismo, tramite una sequenza di riforme.
Pur concordando su tale evoluzione, i socialisti rivoluzionari come Rosa Luxemburg in Germania o Giacinto Menotti Serrati in Italia pensavano invece che questo cambiamento non sarebbe mai avvenuto spontaneamente, ma avrebbe richiesto una rivoluzione.
Dopo la Rivoluzione russa del 1917 e la terza internazionale del 1919 il socialismo rivoluzionario, di radice marxista, coincise sostanzialmente con il comunismo.
[modifica] Socialismo di Stato
In senso generale con socialismo di stato si intende qualsiasi varietà di socialismo che si basa sulla proprietà dei mezzi di produzione da parte dello stato. Il socialismo di stato viene spesso indicato semplicemente come "socialismo"; il termine "di stato" viene solitamente aggiunto solo dai socialisti con una visione differente, desiderosa di criticare il socialismo di stato; ad esempio, gli anarchici.
Oggi, molti partiti politici europei della sinistra, sono sostenitori di varie forme di proprietà statale in forma di socialismo democratico. Questi socialisti moderati non sostengono il rovesciamento dello stato capitalista in una rivoluzione socialista, quindi accettano anche la continuazione dell'esistenza dello stato capitalista e del sistema economico capitalista, ma rivolto verso fini più sociali.
Dei socialisti democratici di oggi, soltanto una esigua parte spera ancora su una graduale e pacifica transizione dal capitalismo al (pieno) socialismo, attraverso l'evoluzione piuttosto che la rivoluzione. La maggior parte dei socialisti democratici però ha acquisito integralmente la visione propria della socialdemocrazia: cioè rifiutano in tronco qualsiasi riferimento di tipo marxista ed accettano il capitalismo, non si propongono di superarlo, ma di perfezionarlo raggiungendo l'"economia sociale di mercato". Essendo falliti il socialismo utopistico, il socialismo rivoluzionario ed il socialcomunismo, tutte le organizzazioni "socialiste" moderne dichiarano di ispirarsi al socialismo democratico e al giorno d'oggi i socialisti democratici sono quelli che chiamiamo a volte "socialdemocratici" e a volte "socialisti": ciò è dovuto al fatto che tutti i socialisti sono approdati al "socialismo democratico" divenendo "riformisti democratici". Per contro, il Marxismo sostiene che una rivoluzione socialista è l'unico modo pratico per implementare cambi radicali nel sistema capitalistico. Inoltre, sostiene che dopo un certo periodo di tempo sotto il socialismo, lo stato deve "estinguersi", producendo una società comunista.
Naturalmente, lo stato non è svanito negli stati comunisti del XX secolo. Alcuni Marxisti difendono ciò sostenendo che semplicemente, il periodo di transizione non si era concluso. Altri Marxisti denunciano quegli stati "comunisti" come Stalinisti, sostenendo che la loro leadership era corrotta e aveva abbandonato il Marxismo conservandone solo il nome. In particolare, alcune scuole Trotzkiste del Marxismo definiscono questi stati col termine socialismo di stato per contrapporli al vero socialismo; altre correnti Trotzkiste usano il termine capitalismo di stato, per enfatizzare l'assenza del vero socialismo.
I socialisti libertari si spingono oltre, deridendo anche il Marxismo come socialismo di stato. Essi usano il termine principalmente come contrasto con la loro forma di socialismo, che prevede la proprietà collettiva dei mezzi di produzione senza intervento dello stato.
[modifica] Il Socialismo "bianco"
Per approfondire, vedi la voce Socialismo bianco. |
La prospettiva di un “socialismo bianco” strutturalmente e culturalmente democratico, libertario e solidale ha animato sul piano storico e indicato sul piano strategico una via di incontro tra la socialdemocrazia e il riformismo cattolico della cosiddetta “sinistra cristiana”, già prima del fallimento del socialismo “reale” e dell’esaurimento “individualistico” della socialdemocrazia. Il socialismo a livello di fondamento e di prospettiva non può essere plurale come meta ma solo come percorso e itinerario storico e culturale. La sua verifica strutturale va riferita non tanto alla “liberalizzazione dell’economia” quanto “all’accesso di tutti gli individui alla proprietà umana come diritto universale della persona”. Ciò non comporta la statalizzazione dell’economia ma lo sviluppo dell’economia sociale rifondata sul piano etico e antropologico e resa più compatibile sul piano tecnico e finanziario con il nuovo sentiero del microcredito.
[modifica] Socialismo italiano
In Italia, il socialismo si sviluppa e diffonde con il Partito Operaio Italiano, fondato a Milano nel 1882 e la Lega Socialista Milanese, nonché per mezzo di movimenti e leghe di derivazione marxiste minori. Nel 1892, nasce il Partito Socialista Italiano, sciolto l'anno successivo dal governo Crispi. Il socialismo ritroverà costituzione nei governi successivi e raccoglierà nel PSI le frange riformiste e rivoluzionarie. La "federazione" non riesce tuttavia a far fronte alle divisioni interne e nel 1921 si stacca sia la corrente comunista (che fonderà il PCI) che quella riformista, la quale, espulsa, fonda il Partito Socialista Unitario. Tipicamente italiano è il fenomeno dell'alleanza del PCI-PSI, e anche del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria che portano avanti l'idea di un Socialismo-Comunismo accoppiata.
Sotto l'Italia fascista, i partiti più rappresentativi del socialismo sono sciolti ma persistono nella clandestinità. Solo con la Resistenza l'ideologia socialista ritrova nel Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria un portavoce che, nel 1945, riprenderà il nome di Partito Socialista Italiano. Dopo la costituzione della Repubblica, il PSI subisce numerose scissioni, prima con la fondazione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (che in seguito ingloberà la corrente di destra del PSI, diventando Partito Socialista Democratico Italiano). Ciò nonostante nel 1966, i due partiti si riuniscono sotto la bandiera PSI-PSDI Unificati, salvo ridividersi nuovamente nel 1969 con il distacco dei socialisti democratici che si riuniscono nel Partito Socialista Unitario, che nel 1971 diventerà Partito Socialista Democratico Italiano. Nel 1964 si era avuta anche la scissione della sinistra del partito che formò il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria che si scioglierà nel 1972.
Dopo l'inchiesta di "Mani Pulite", nel 1992, i partiti socialisti perdono consenso e si sfaldano nel giro di pochi anni. La diaspora socialista porta nella maggior parte delle attuali forze politiche esponenti del socialismo, a partire dai Socialisti Democratici Italiani, fino ai Democratici di Sinistra.
Nell'aprile del 2007 durante il congresso dello Sdi il partito rifiuta l'ipotesi di adesione al Partito Democratico per dare vita ad una costituente socialista con l'intento di riunificare tutti i partiti di ispirazione socialista che si erano smembrati dopo il 1992 per riunirsi in un unico soggetto politico. Il nuovo partito prenderà il nome di Partito Socialista.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene alcuni canti del socialismo
- Wikimedia Commons contiene file multimediali sul socialismo
- Wikizionario contiene la voce di dizionario «socialismo»
- Wikiquote contiene citazioni sul socialismo
[modifica] Collegamenti esterni
- Socialismo/Antisocialismo Storia e analisi critica
- Che cos'è la proprietà comune/sociale?
- Il contenuto economico del socialismo. Marx contro Lenin
- Genesi e significati della dottrina socialista dal sito dei "Giovani dubbiosi"
- Portale Socialismo: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di socialismo