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Pacifismo - Wikipedia

Pacifismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Simbolo della pace, ideato dal grafico inglese Gerald Holtom nel 1958 per la campagna contro gli armamenti nucleari. Rappresenta la sovrapposizione delle lettere N e D (Nuclear Disarmament) del codice nautico delle segnalazioni con le bandiere a mano.
Simbolo della pace, ideato dal grafico inglese Gerald Holtom nel 1958 per la campagna contro gli armamenti nucleari. Rappresenta la sovrapposizione delle lettere N e D (Nuclear Disarmament) del codice nautico delle segnalazioni con le bandiere a mano.

Il pacifismo è il rifiuto della violenza e della guerra come strumenti per la soluzione di conflitti. Il termine si riferisce in effetti a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita.

In definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione che la violenza sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche (la convinzione che la violenza non sia mai efficace).
Esistono difatti specifiche concezioni di pacifismo fondate essenzialmente su credenze religiose (e quindi su basi fondamentalmente etiche), oppure su ideologie politiche (con combinazioni variabili di etica e pragmatismo).

Indice

[modifica] Ideologia

Il rifiuto, comune a tutti i sostenitori del pacifismo, a prescindere dalle differenti motivazioni, riguarda la guerra, ovvero quel contenzioso organizzato tra etnie, stati, culture, gruppi sociali, che sia condotto con la forza, per ragioni economiche, acquisizione di territorio, ottenimento di superiorità o dominio, o altre ragioni, e che venga combattuto da individui diversi da coloro che lo hanno deciso (militari), e - per la gran parte - subito nelle sue conseguenze da persone ancora diverse (civili).

Su tutte le altre forme di violenza bisognerebbe soffermarsi caso per caso, con il rischio di generalizzare e dunque di banalizzare il concetto. In questo senso, è bene evitare di effettuare un qualsivoglia parallelo tra le situazioni di guerra e i conflitti interpersonali, aspetto, questo, piuttosto fuorviante in seno alle discussioni sulle opportunità delle varie strategie di risoluzione dei conflitti. L'unica somiglianza riscontrabile tra un conflitto bellico ed uno interpersonale risiede nella constatazione che - come in politica internazionale - la maggior parte dei conflitti interpersonali non si risolve affatto con la violenza, ma in modi pacifici (a patto di accettare di considerare le minacce un mezzo pacifico).

In altre parole, non solo il pacifista ritiene che la pace sia un'opzione migliore dal punto di vista morale: egli/ella ritiene anche che sia sempre la soluzione più efficace, funzionale, ovvero - banalmente - la più conveniente da tutti i punti di vista, qualora l'obiettivo da risolvere sia un conflitto.

[modifica] Strategie e lotte pacifiste

Pacifista trascinato dalla polizia di San Francisco durante le proteste contro la guerra in Iraq, marzo 2003
Pacifista trascinato dalla polizia di San Francisco durante le proteste contro la guerra in Iraq, marzo 2003

Un altro elemento importante da considerare è la varietà e il grado di efficacia delle strategie di lotta pacifiste: è opinione diffusa che, a parte il celebre esempio del Mahatma Gandhi, non ci siano esempi rilevanti di pacifismo efficiente. In realtà tale opinione è stata spesso smentita, e strategie pacifiche e non-violente hanno dato spesso i risultati sperati, anche in contesti non certo facili e contro avversari considerati tra i più crudeli e sanguinari criminali della storia. Alcuni esempi:

  1. Durante il XIX secolo, nell'Ungheria dominata dall'Austria, le chiese protestanti subirono una dura repressione. Ai processi contro vescovi e pastori arrestati, gli studenti fecero manifestazioni di solidarietà, in totale silenzio e vestiti di nero. Il popolo intero fece resistenza nonviolenta per l'indipendenza del paese. Furono boicottati i prodotti austriaci; nessuno pagò le tasse. Nel 1866, l'imperatore Francesco Giuseppe introdusse la coscrizione militare per la guerra contro la Prussia: nessuno si presentò. Nel 1867 l'Ungheria ottenne l'indipendenza anche grazie ai "disertori" (e quindi in barba ad una diffusa definizione militarista di patriottismo), disertori che oggi chiameremmo semplicemente obiettori di coscienza
  2. Sempre nel XIX secolo, la Norvegia ottenne l'indipendenza dalla Svezia con mezzi esclusivamente non violenti, soprattutto per la fondamentale mediazione di Fridtjof Nansen, in seguito Premio Nobel per la pace.
  3. Durante la seconda guerra mondiale, all'indomani dell'occupazione tedesca della Norvegia, le scuole opposero resistenza non violenta ai nazisti. I tedeschi imposero un loro statuto didattico nel 1941: gli insegnanti scioperarono, supportati da genitori, alunni e dalle chiese. Più di mille insegnanti furono arrestati e inviati nei campi di concentramento, nel nord del paese. Centinaia furono torturati, ma pochissimi cedettero. Nel 1942 gli arrestati vennero rilasciati e quello stesso autunno le scuole riaprirono senza i programmi nazisti.
  4. In Danimarca, sempre durante il nazismo, quando furono proclamate le leggi razziali, tutto il popolo si oppose. Quando fu impartito l'ordine di scrivere "Jude" sulle vetrine dei negozi ebrei, tutti i negozianti - anche i non ebrei - lo scrissero. Quando fu imposta la stella gialla agli ebrei, tutta la popolazione, a cominciare dal re, fece altrettanto. Alla fine, la Danimarca può vantare la percentuale e il numero di ebrei deportati nei campi di concentramento più bassa della II guerra mondiale.
  5. Ibrahim Rugova fondò il suo partito dopo che, nella primavera del 1989, l'allora presidente della Serbia Slobodan Milošević decise con atto unilaterale di abolire l'autonomia del Kosovo. I kosovari di etnia albanese dichiararono allora l'indipendenza dando vita ad un proprio, non riconosciuto governo, in grado di garantire servizi che il governo serbo non intendeva più assicurare (ad esempio in rapporto allo stato sociale e al mantenimento delle tradizioni linguistiche locali). Creatore di un governo ombra del Kosovo, e divenuto interlocutore credibile presso i paesi occidentali, Rugova portò avanti la propria lotta per l'indipendenza del Kosovo con metodi non violenti: per questo fu soprannominato il Gandhi dei Balcani. Per la sua azione diplomatica, riconosciuta dai maggiori governi occidentali, fu premiato nel 1998 con il premio alla libertà di pensiero intitolato ad Andrej Sakharov.

Gli esempi citati appartengono a situazioni sostanzialmente già precipitate, il che non fa giustizia all'idea di pacifismo nella sua totalità, poiché alla soluzione di conflitti già avviati, bisogna aggiungere due tipi contesti tutt'altro che marginali:

  1. Quelli in cui i mezzi non violenti (diplomazia, manifestazioni, trattati e quant'altro) hanno evitato 'in via preventiva' il conflitto. Questa porzione di eventi va considerata la maggior forza, anche se la meno eclatante, del pacifismo come soluzione di conflitti "latenti" o imminentì.
  2. Quelli in cui l'uso della guerra si è dimostrato incapace di risolvere il conflitto (l'esempio Israele-Palestina è sin troppo paradigmatico, ma quello dell'Iraq non si discosta poi tanto da tale modello), mettendo semplicemente a nudo la complessa rete di interessi economici che ruota attorno all'industria bellica.

[modifica] Il pacifismo oggi

La tensione tra sostenitori della pace e sostenitori del conflitto armato è oggi sostituita da una forma di contrasto apparentemente più tenue, ma in realtà molto simile.
A livello prettamente terminologico, la storica figura del 'guerrafondaio', ovvero colui che traeva immediati vantaggi politici, personali od economici dalla guerra e dalle sue conseguenze (sospensione dei diritti, commesse di armi o altre forniture militari), o che semplicemente abbraciava ideologie militariste e magari evoluzioniste, sembra essere del tutto scomparsa - magari solo dal dibattito pubblico - alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sostituita da quella più sottile del sostenitore del "male necessario", ovvero colui che considera determinate situazioni (violazioni dei fondamentali diritti umani per fare un esempio) esclusivamente - e dolorosamente - risolvibili con un conflitto armato.
Tutto ciò sposta apparentemente il dibattito su un terreno del tutto nuovo.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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