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Democrazia - Wikipedia

Democrazia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« La vita di un popolo non consiste nel diritto di eleggere i propri rappresentanti, ma nell'invigilarli, nel dirigerli sulla via, nel trasmettere loro la propria ispirazione. Nelle piccole repubbliche antiche, il popolo era chiamato a decidere intorno le leggi proposte. Nei grandi Stati moderni, l'associazione deve supplire all'esercizio impossibile di quel diritto. L'opinione del Paese dovrebbe legalmente, normalmente rivelarsi al governo intorno a ogni cosa che tocca i più. »
« Spesso abbiamo stampato la parola Democrazia. Eppure non mi stancherò di ripetere che è una parola il cui senso reale è ancora dormiente, non è ancora stato risvegliato, nonostante la risonanza delle molte furiose tempeste da cui sono provenute le sue sillabe, da penne o lingue. È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto. »
(Walt Whitman, Prospettive democratiche)

Il termine democrazia deriva dal greco δήμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, ed etimologicamente significa governo del popolo.

Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un'unica concreta traduzione, ma può trovare ed ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni ed applicazioni, tutte caratterizzate peraltro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare.

Indice

[modifica] Democrazia diretta e democrazia rappresentativa

Una prima classificazione della democrazia può essere tra democrazia diretta e democrazia indiretta.

  • Nella democrazia diretta il potere è esercitato direttamente dal popolo, come avveniva nell'antica Grecia, dove i cittadini si riunivano nell'agorà (piazza).
  • Nella democrazia indiretta il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento). L'Italia è una repubblica parlamentare (quindi a democrazia indiretta) che usa come unici strumenti di democrazia diretta il referendum e l'iniziativa popolare.

La Svizzera è una delle poche repubbliche al mondo che funzionano con il meccanismo della democrazia diretta.

Strumenti di questa democrazia diretta sono il referendum abrogativo e il referendum propositivo, che possono essere indetti da Parlamento e Governo o direttamente dai cittadini, tramite le petizioni di firme. La Costituzione disciplina le materie che devono obbligatoriamente essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi come quello civile e penale.

[modifica] Evoluzione storica del concetto di Democrazia

Per approfondire, vedi la voce Storia della democrazia.
Elezioni
Elezioni

La democrazia è una forma di stato che, nella moderna sua accezione, si è affermata in modo particolarmente significativo nella storia contemporanea.

Tuttavia, nell'arco di più di due millenni, il concetto di democrazia ha vissuto una continua evoluzione, subendo importanti modificazioni nel corso della storia.

Le prime definizioni di democrazia risalgono all'antica Grecia.

Un esempio è il principio aristotelico che distingue fra tre forme pure e tre forme corrotte di governo: monarchia (governo del singolo), aristocrazia (governo dei migliori) e politía (governo di molti), esse secondo il filosofo rischiavano di degenerare rispettivamente in dispotismo, oligarchia (governo di un'élite), e democrazia (potere gestito dalla massa e succube della demagogia).

Sul moderno concetto di democrazia hanno avuto grossa influenza le idee illuministe, le rivoluzioni del XIX secolo, in particolare la Rivoluzione francese con il suo motto di libertà, uguaglianza e fratellanza. Sia la carta costituzionale americana del 1787 che quella francese del 1791 vertevano sul principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri sono le basi della democrazia rappresentativa.

Un'altra importante caratteristica delle democrazie moderne è la separazione tra Stato e Chiesa, cioè l'indipendenza da tutte le religioni. Questo principio è strettamente connesso con quello della laicità dello stato.

In seguito si è diffuso il concetto che una democrazia moderna debba avere anche una stampa libera, evidenziando così un quarto potere.

Per molti oggi ai poteri esistenti bisogna aggiungere delle authority, come quella che garantisce la concorrenza e quella che si occupa della privacy (riservatezza) dei cittadini e dei loro dati personali.

Ma non bisogna dimenticare Sen, indiano il quale chiarisce che la democrazia non è un'invenzione dell'Occidente: "Quella che va corretta è la tesi, frutto solo d'ignoranza, dell'eccezionalismo occidentale in materia di tolleranza". A questo proposito Sen cita l'editto di Erragudi, emanato nel III secolo AC in India, un manifesto alla tolleranza.

In definitiva oggi il concetto di democrazia è visto in modo dinamico, come una necessità per la forma di governo di adattarsi agli sviluppi economici e sociali in modo da garantire al popolo i diritti fondamentali.

[modifica] Differenza tra la democrazia degli antichi e democrazia liberale

Già Benjamin Constant nel Settecento aveva mostrato le differenze tra la concezione della democrazia degli antichi e quella dei moderni. Il teorico della liberaldemocrazia Robert Alan Dahl parla di tre percorsi storici:

  1. democrazia delle città-stato;
  2. democrazia degli Stati-nazione;
  3. democrazia cosmopolita.

In tale approccio la differenza tra la democrazia antica e moderna sta nel fatto che nella prima prevale il concetto di eguaglianza, nella seconda prevale l'idea di libertà. Per tale motivo, mentre la democrazia antica funzionava col sistema della partecipazione dei cittadini (esclusi gli schiavi, gli stranieri e le donne) tramite i meccanismi del sorteggio e della rotazione, le democrazie liberali si fondano sulla competizione tra candidati e sul meccanismo della delega tramite elezioni.

La democrazia partecipativa classica era possibile in epoca antica grazie a determinate condizioni: la sovranità limitata ad una sola città, la cui popolazione raramente superava i 100.000 abitanti; i diritti politici riconosciuti a una ristretta fetta di popolazione, poiché erano esclusi quasi i tre quarti degli abitanti (donne e schiavi). La Grecia delle poleis, la Roma repubblicana e in parte i Comuni italiani tra XII e XIV secolo sono i luoghi e i periodi storici in cui questo tipo di democrazia poté realizzarsi.

Alcuni pensano che le moderne tecnologie elettroniche e di telecomunicazioni potrebbero oggi consentire forme di democrazia diretta in qualche modo analoghe (ad esempio tramite la partecipazione ddi politici e cittadini al dibattito sul web, all'utilizzo della firma digitale per la raccolta delle 50000 firme per depositare un disegno di legge o le 500000 per indire un referendum abrogativo).

In età moderna Rousseau tentò di far rifiorire il concetto di democrazia degli antichi. I giacobini e poi i socialisti si fecero interpreti di questa idea. Il presupposto della democrazia liberale moderna, cioè il principio della rappresentanza, fu proposto tra i primi da John Stuart Mill ed è oggi alla base dei regimi democratici.

[modifica] L'affermazione delle democrazie europee moderne

Gli studi sulla modernizzazione, in particolare quelli di Barrington Moore, si sono focalizzati sulle precondizioni che hanno consentito l'affermarsi in Europa della democrazia moderna. Secondo questi studi, fondamentale fu l'equilibrio di poteri che si creò tra la monarchia assoluta, tesa a limitare il crescente potere della nobiltà, e la nobiltà stessa che fu sempre abbastanza forte da contrastare il potere tendenzialmente assoluto della corona. Questo equilibrio facilitò l'instaurazione del parlamentarismo (in primo luogo in Inghilterra). Inoltre la borghesia urbana, col suo naturale interesse per la garanzia dei diritti civili e politici - innanzitutto la proprietà privata - e l'evoluzione mercantile dell'aristocrazia terriera, favorì la democrazia, portando ad un'alleanza tra aristocrazia possidente e borghesia, insieme ad una tenue liberazione dei contadini dai vincoli feudali. L'assenza di una coalizione aristocratico-borghese contro contadini e operai fu una precondizione necessaria, tuttavia, per evitare lo stritolamento della democratizzazione negli strati più bassi della popolazione. Infine, le rivoluzioni - inglese, americana, francese - portarono alla definitiva affermazione della democrazia, estirpando l'elite agraria, distruggendo i vincoli feudali e portando operai e contadini nei processi di governo.

[modifica] I diritti di cittadinanza

Per diritti di cittadinanza s'intende l'insieme dei diritti civili, diritti politici e diritti sociali che sono alla base della democrazia moderna. Essi giungono alla loro piena affermazione nel XX secolo. La loro estensione alle classi basse della popolazione dipende infatti dall'evoluzione del concetto di Stato a quello di nazione e da quello di sudditi a quello di cittadini.

  • Diritti civili: libertà della persona, libertà di parola, pensiero e fede, diritto alla proprietà, diritto di concludere contratti, diritto alla giustizia; affermazione nel XVIII secolo.
  • Diritti politici: diritto a partecipare al processo politico come membro di un corpo investito di autorità politica o come un elettore dei membri di tale corpo; affermazione nel XIX secolo.
  • Diritti sociali: diritto a un minimo di benessere economico e sicurezza, diritto di vivere secondo gli standard prevalenti nella società; affermazione nel XX secolo.

[modifica] La cultura democratica

Un fattore chiave in una democrazia è la presenza, all'interno di una nazione, di una cultura democratica (una "democrazia politica" senza cultura democratica diffusa nei cittadini non sarebbe una democrazia). Fra i pensatori politici e i filosofi che hanno sollevato dibattiti su questa questione c'è John Dewey, nella sua rilettura [1] di Ralph Waldo Emerson, da lui considerato "il filosofo della democrazia", essenziale per una cultura democratica. Altri pensatori dedicatisi alla questione sono Hannah Arendt e George Kateb.

[modifica] Le contraddizioni della democrazia

Studi recenti di economisti e matematici mostrano come la democrazia non sia qualcosa di compiuto e ben definito, come si tende a credere nel senso comune. In effetti un approccio filosofico tende a considerare la democrazia un concetto intrinsecamente contestabile. [2]

La prima critica che si fa alla democrazia è il paradosso insito in se stessa, ovvero se la maggioranza delle persone desiderasse un governo antidemocratico, la democrazia cesserebbe di esistere. Tuttavia se si opponesse cesserebbe di essere democrazia in quanto andrebbe contro alla volontà della maggioranza. Quindi in pratica la democrazia non può esistere, è solo una teoria utopica. Un esempio di questo tipo è quello di un Paese a maggioranza islamica nel quale un partito porta i leader religiosi al potere, disconosce la laicità dello Stato, e desidera instaurare una teocrazia; oppure di un orientamento politico che rifiuta la Costituzione e di indire nuove elezioni democratiche.

In secondo luogo si puntualizza un fattore semantico troppo spesso volutamente frainteso: le parole "democrazia" e "libertà" non sono sinonimi. Ogni sistema politico può essere democratico o non democratico. In ogni sistema politico può esserci libertà oppure non esserci. Ma queste due parole non necessariamente vanno di pari passo. In un sistema può esserci democrazia senza libertà, e può esserci libertà senza democrazia.

Di seguito alcuni risultati.

[modifica] Libertà d'opinione e diritti

Il nobel Amartya Sen ha dimostrato[3] che se valgono sia il principio di libertà di opinione che quello di unanimità allora un individuo può avere al più dei diritti. Ossia:

  1. la libertà di opinione è meramente (=soltanto) fine a se stessa
  2. la società può essere vincolata a tenere conto al massimo delle preferenze di un solo individuo e ad andare contro quelle degli altri.

[modifica] Voto

Kenneth Arrow ha dimostrato[4] che se valgono il principio di unanimità, di dipendenza dal voto e libertà di opinione allora esiste un dittatore. In altri termini, in una democrazia come correntemente intesa in occidente, le decisioni sociali riflettono sempre le preferenze di un solo individuo (e per estensione di una sola classe sociale: quella dominante).

[modifica] Rappresentanza

Michel Balinsky e Peyton Young hanno dimostrato[5] che non esiste alcun sistema di distribuzione dei seggi in grado di soddisfare i principi di proporzionalità e monotonicità. In altre parole è possibile che un partito, pur aumentando i consensi rispetto ad un altro, perda dei seggi.

[modifica] Note

  1. ^ J. Dewey, Emerson - The Philosopher of Democracy, in "International Journal of Ethics", 13, 405-13, July 1903.
  2. ^ Gallie W.B. 1956, Essentially contested concepts, in Proceedings of the Aristotelian Society
  3. ^ Amartya Sen, Collective choice and social welfare, Holden-Day, 1970.
  4. ^ Kenneth Arrow, Social choice and individual values, Yale University Press, 1951
  5. ^ Michel Balinsky e Peyton Young, Fair representation, Yale University Press, 1982.

[modifica] Bibliografia

Sui legami tra tecnologie e democrazia nella società contemporanea:

Sulle contraddizioni intrinseche della democrazia

  • Kenneth Arrow, Social choice and individual values, Yale University Press, 1951
  • Michel Balinsky e Peyton Young, Fair representation, Yale University Press, 1982.
  • Luciano Canfora, Critica della retorica democratica, Laterza
  • Colin Crouch, Postdemocrazia, Laterza
  • Massimo Fini, Sudditi. Manifesto contro la democrazia, Marsilio Editori, 2004
  • Sauro Mattarelli (cura), Il senso della repubblica. Frontiere del repubblicanesimo, FrancoAngeli, Milano 2006.
  • Yves Mény - Yves Surel, Populismo e democrazia, Bolonga, IL Mulino, 2000
  • Piergiorgio Odifreddi, Tre chiodi per una croce, Settembre 2005.
  • Costanzo Preve, Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici, Arianna Editrice, 2006, ISBN 88-87307-57-1
  • Amartya Sen, Collective choice and social welfare, Holden-Day, 1970.
  • Alain-Gerard Slama, "La regressione democratica", Milano, Spirali, 2006 (Traduzione dal francese di Luciana Brambilla)
  • Gustavo Zagrebelsky, Il «crucifige!» e la democrazia, Einaudi, 1995

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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