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Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - Wikipedia

Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

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Coordinate: 42°47′N 19°28′E / 42.783, 19.467

bussola Nota disambigua – Se stai cercando altri significati di Jugoslavia, vedi Regno di Jugoslavia o Repubblica Federale di Jugoslavia.


Jugoslavia
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Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - Bandiera
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: Bratstvo i Jedinstvo (Fratellanza e Unità)

Descrizione generale
Nome completo: Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia
Nome ufficiale: Социјалистичка федеративна република Југославија
(Socijalistička federativna republika Jugoslavija)
Lingue: serbocroato (RS Serbia, RS Montenegro, RS Croazia, RS Bosnia-Erzegovina, le forze armate e la polizia)

sloveno (RS Slovenia)
macedone (RS Macedonia)
albanese o serbocroato (PSA Kosovo)
ungherese o serbocroato (PSA Vojvodina)

Inno: Hej Slaveni
Capitale: Belgrado
Forma politica
Forma di governo: federazione di stati
 :
Nascita: 29 novembre 1943
Fine: 27 aprile 1992
Territorio e popolazione
Territorio originale:
Province:
Massima estensione: 255,804 km² nel 1991
Popolazione: 23 300 000 nel 1991
Economia
Moneta: dinaro jugoslavo
Varie
TLD: .yu
Sigla autom.: YU
Religione e Società

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Evoluzione storica
Preceduto da:
Succeduto da:
Regno di Jugoslavia
Territorio libero di Trieste
Bosnia-Erzegovina
Croazia
Rep. Fed. di Jugoslavia
Repubblica di Macedonia
Slovenia

La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia fu lo stato principale dei Balcani dal 1943 al 1992, anno della sua dissoluzione; in ambito locale vi ci si riferisce anche come "Druga Jugoslavija" ("Seconda Jugoslavia") o anche "Bivša Jugoslavija" ("Ex-Jugoslavia").

Fondata sotto il nome di Repubblica Democratica Jugoslava (29 novembre - 4 dicembre 1943) come risultato della seconda riunione dell'AVNOJ (Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare della Jugoslavia) tenutasi a Jajce (Bosnia-Erzegovina) sulle ceneri di quello che prima dello scoppio della seconda guerra mondiale era il Regno di Jugoslavia, nel 1946 cambiò il proprio nome in Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia mentre nel 1963 assunse il suo nome definitivo.

La Jugoslavia confinava a nord-ovest con l'Italia e l'Austria, a nord con la Ungheria e Romania, a est con la Bulgaria, a sud con l'Albania e la Grecia e ad ovest con il mar Adriatico.

Durante la Guerra fredda la Jugoslavia fu un importante membro dei paesi non allineati.

Il suo primo presidente fu Ivan Ribar mentre il Maresciallo Tito divenne Primo Ministro. Nel 1953 Tito venne eletto presidente, carica che divenne a vita nel 1963. Tito morirà il 4 maggio del 1980. Con la sua morte le tensioni interne fra le diverse nazionalità, che prima venivano soppresse anche con la forza, cominciano ad emergere. Dopo che quattro delle sei Repubbliche Socialiste dichiararono l'indipendenza tra il 1991 e il 1992, la Federazione si disciolse e nacque la Repubblica Federale di Jugoslavia, formata dalle due restanti repubbliche (Serbia e Montenegro) Nel 2003 anche questa Federazione venne trasformata: la riforma la denominò Unione di Serbia e Montenegro. Nel 2006, infine, la Serbia e il Montenegro si sono separati ed attualmente sono due Stati del tutto indipendenti.

L'ultimo Primo Ministro della RSFJ fu Ante Marković (di nazionalità croata). Rimase in carica fino al dicembre 1991, giusto in tempo per vedere lo Stato jugoslavo dissolversi, nonostante egli avesse cercato di attuare, invano, una politica che frenasse le secessioni.

Indice

[modifica] Repubbliche socialiste e province autonome

Internamente lo stato era diviso in sei repubbliche socialiste e due province autonome che facevano parte della Repubblica Socialista di Serbia. La capitale federale era Belgrado.

Con la costituzione del 1974, in seguito alle tensioni interne, dovute al nazionalismo dei croati e alle tendenze liberali dei serbi si prevede il diritto per le Repubbliche di poter staccarsi dalla Federazione. Tale diritto non era previsto per le province autonome.

Mappa numerata delle repubbliche e province della federazione
Mappa numerata delle repubbliche e province della federazione

Repubbliche e province in ordine alfabetico:

  1. Repubblica Socialista di Bosnia-Erzegovina, con capitale Sarajevo
  2. Repubblica Socialista di Croazia, con capitale Zagabria
  3. Repubblica Socialista di Macedonia, con capitale Skopje
  4. Repubblica Socialista di Montenegro, con capitale Titograd (attuale Podgorica)
  5. Repubblica Socialista di Serbia, con capitale Belgrado, che includeva anche:
    5a. Provincia Socialista Autonoma del Kosovo, con capitale Priština
    5b. Provincia Socialista Autonoma della Vojvodina, con capitale Novi Sad
  6. Repubblica Socialista di Slovenia, con capitale Lubiana

[modifica] I documenti della fondazione

[modifica] Storia

Nella Jugoslavia di allora si parlavano tre lingue: serbo-croato (includendo con questa denominazione la lingua parlata in Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro), sloveno e macedone (lingua istituita nel 1945), senza contare le minoranze albanesi, turche, slovacche, rumene, italiane, magiare, ecc. La storia della Croazia si legherà quindi a quella della Jugoslavia. Un'unione difficile fin dall'inizio viste le diverse realtà storiche, culturali e religiose di ogni singolo stato federale. La Slovenia e la Croazia avevano per lungo tempo subìto la dominazione austro-ungarica e con essa facevano parte della cultura occidentale cristiano-cattolica quindi usavano l'alfabeto latino. La Serbia, Montenegro e Macedonia invece avevano subìto fin dopo il 1389, a séguito della disfatta di Kosovo polje contro i turchi, la dominazione turca e appartenevano all'area orientale cristiano-ortodossa quindi usavano l'alfabeto cirillico. La Bosnia aveva una situazione ancora più complessa: aveva subìto varie dominazioni che avevano fatto sì che all'interno di questo stato si ritrovassero serbi (ortodossi), croati (cattolici), musulmani e una piccola comunità ebraica sefardita, reduce di quegli ebrei che dopo la reconquista spagnola dovettero abbandonare la Spagna e trovarono rifugio solo in Bosnia. In questa repubblica quindi trovavano posto almeno quattro religioni (cattolica, ortodossa, musulmana ed ebraica) e quattro alfabeti (latino, cirillico, arabo ed ebraico). Lo Stato non fece parte del Patto di Varsavia e attuò una forma particolare di socialismo.

1950: legge sull'autogestione

1954: Gilas, uno dei quattro dirigenti del paese, viene arrestato per aver scritto una serie di articoli durissimi contro i dirigenti jugoslavi.

1956: prima riunione dei non allineati Tito-Nehru-Nasser a Brioni, residenza preferita di Tito.

1968: primi moti nel Kosovo, dove il 90% era di etnia albanese e di fede musulmana e non venivano riconosciuti i loro diritti da parte di Belgrado.

1971: "primavera croata", che si lega ai movimenti studenteschi del '68 ma con caratteri più nazionalistici

1974: nuova costituzione, si rafforza il federalismo, potenizati e allargati i diritti degli Albanesi in Kosovo

1980: morte di Tito

1981: ancora moti nel Kosovo

1989: formazione del governo federale Marković; moti e scioperi in Kosovo; formazione in Croazia dell'"HDZ", Hrvatska Demokratska Zajednica", comunità democratica croata, guidata da Franjo Tuđman anche se di fatto il pluripartitismo era ancora vietato.

[modifica] Dissoluzione

Le prime due Repubbliche Socialiste a dichiarare l'indipendenza furono la Slovenia e la Croazia (entrambe il 25 giugno 1991), seguite dopo pochi mesi dalla Macedonia (8 settembre 1991). Il 5 aprile 1992 anche la Bosnia-Erzegovina si dichiarò indipendente, a quel punto le due Repubbliche Socialiste rimaste, la Serbia e il Montenegro, diedero vita alla Repubblica Federale di Jugoslavia, mettendo fine all'esperienza socialista.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Collegamenti esterni


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