Pola
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Pola | |
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Pula/Pola | |
Stato: | Croazia |
Regione: | Regione istriana |
Coordinate: | |
Altitudine: | 0 m s.l.m. |
Superficie: | 70 km² |
Abitanti : | 62.378 (2006) |
Densità: | 891,11 ab./km² |
CAP: | 52100 |
Prefisso tel: | 052 |
Targa: | PU |
Nome abitanti: | Polesi, Polesani |
Status: | Comune |
Sindaco: | Boris Miletić |
Sito istituzionale |
Pola (in croato Pula, in sloveno Pulj, in istroveneto Poła) è una città (62.378 abitanti nel 2006) della Croazia, la maggiore dell'Istria, penisola dell'Adriatico settentrionale situata a cavallo tra Italia, Slovenia e Croazia.
Pola è un importante centro portuale. Tra le attività industriali prevalenti vi sono l'industria alimentare, i cantieri navali ed i cementifici. Il monumento più importante è l'Arena (anfiteatro romano), che funge anche da simbolo per la città.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Dalle origini al 1918
Sorta forse su un antico castelliere, si sviluppò in età romana (I secolo a.C.) succedendo all'antica Nesactium, massimo centro degli Istri, situata a una decina di km dall'attuale abitato. Pola fu città fiorente, dotata di prestigiose strutture urbane (fra cui un ampio foro, un arco trionfale, un anfiteatro e due teatri) ed ornata di templi cui si aggiunsero, nei primi secoli dell'era volgare, alcune basiliche cristiane. Sconvolta dalle invasioni barbariche (V secolo), la città entrò, successivamente, nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente (VI secolo). Nel 1177 si costituì in libero comune, anche se nell'ambito della sfera di influenza di Venezia cui doveva pagare un tributo annuale; ma solo nel 1331 entrò a far parte definitivamente della Serenissima Repubblica di Venezia e vi restò per quasi cinque secoli. Subì anche un terribile assedio da parte dei genovesi nel 1379.
Il dialetto italiano di Pola e della parte costiera dell'Istria è una varietà della Lingua Veneta (istroveneto o istriano), piuttosto simile al triestino ma con una cadenza caratteristica. Fino alla fine del XIX secolo in città era ancora usata, come ancor oggi in alcuni paesi del circondario, una tipica parlata esclusiva di questo territorio, derivante direttamente dal latino: l'Istrioto.
Dopo il Congresso di Vienna fu assegnata all'Impero Austriaco che, in seguito agli eventi del 1848-49 ed alla cessione della Venezia all'Italia nel 1866, ne fece una base navale militare di primaria importanza a partire dalla costruzione dell'Arsenale iniziata nel 1853 e con i vari potenziamenti del porto. Nell'arco di meno di mezzo secolo Pola, che nella prima metà dell'Ottocento non arrivava a contare 18.000 anime, si trasformò in una vera e propria metropoli arrivando a più di 41.000 verso la fine del secolo. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu dichiarata "Zona di guerra" ed una parte dei suoi abitanti di etnia italiana venne internata nei Barackenlager della Stiria. Vi furono molte incursioni italiane, sia aeree, sia di mezzi d'assalto della Regia Marina in una delle quali venne fatto prigioniero e poi giustiziato sul patibolo della città il 10 agosto 1916 il patriota capodistriano Nazario Sauro. L'ultima incursione italiana, ribattezzata Impresa di Pola, portò all'affondamento della corazzata austriaca Viribus Unitis pochi giorni prima della firma dell'armistizio.
Nel novembre del 1918 l'Austria cedette la propria flotta agli slavi i quali, una volta costituito un proprio Comitato dipendente da Zagabria, tentarono, in tutti i modi, di opporsi alla volontà della popolazione che voleva l'annessione all'Italia. La città venne liberata, il 5 novembre 1918, dalle milizie italiane che, sbarcate nella vicina Fasana, e allontanati gli slavi (che con la forza, e compiendo vari linciaggi prima dell'arrivo degli italiani, volevano impossessarsene ad ogni costo) vennero accolte festosamente dalla città imbandierata di tricolori.
[modifica] 1918-43 Il Regno d'Italia
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, l'Italia ottenne la sovranità sulla Venezia Giulia, di cui Pola divenne una delle nuove provincie, a sigla PL. Durante la propria appartenenza al Regno d'Italia e al fascismo, a Pola funzionarono, tra le altre, la scuola elementare Dante, le scuole tecniche, le scuole magistrali, il ginnasio-liceo Carducci, lo stadio Littorio con la squadra del Fascio Giovanni Grion, fondata nel 1918 quando il fascio era ancora un simbolo -mazziniano, e che si alternò tra la serie B e la C. In città si pubblicava Il Corriere Istriano. COn l'avvento del fascismo, nacquero la casa balilla, i gruppi della Gioventù Italiana del Lavoro (GIL) e dei Giovani Universitari Fascisti (GUF). In questo periodo si manifestarono le prime repressioni anti slave con chiusura delle scuole di lingua slava, ecc. come in tutto il territorio orientale dell'Italia Nell'agosto 1933 si inaugurò la stagione lirica estiva dell'Arena di Pola, curata dall'ing. Gianni Bartoli Della Telve, futuro primo sindaco democratico di Trieste. La prima opera rappresentata fu Nozze istriane di Antonio Smareglia, compositore polese. Le rappresentazioni attirarono spettatori da tutta l'Istria ma anche da Trieste via piroscafo.
[modifica] 1943-45 L'occupazione nazista
Nel 1943 tutta l'Istria, Pola compresa, cadde sotto la zona di occupazione nazista dell'Adriatisches Küstenland. Nell'interno, nacquero le prime formazioni partigiane, che combatterono contro l'occupazione nazista ma dovettero guardarsi anche dai partigiani slavi, ostili agli italiani. Si iniziò a parlare di foibe. Nacque anche un movimento di liberazione comunista e filo-jugoslavo, che sostenne il progetto di una "settima repubblica federativa autonoma" italiana all'interno della Jugoslavia. Il 9 febbraio 1943, verso le 11.30, Pola subì la prima incursione aerea con bombardamento a tappeto. Nonostante la massima parte della popolazione riuscisse a salvarsi nei rifugi antiaerei, i morti furono più di settanta, tra cui Aldo Fabbro, 25enne polese calciatore del Napoli.
[modifica] 1945 I 45 giorni dei partigiani titini
Nella primavera 1945, dopo la ritirata dei tedeschi, a Pola giunsero le milizie partigiane jugoslave. Il Comitato Popolare di Liberazione (CPL) annunciò l'avvenuta annessione alla Jugoslavia. La redazione e la tipografia de Il Corriere Istriano furono utilizzati per stampare Il Nostro Giornale, quotidiano filo-jugoslavo in lingua italiana.
[modifica] 1945-47 Pola Zona A di occupazione alleata
Il 6 giugno 1945, l'accordo Alexander-Tito assegnò Pola come exclave raggiungibile solo via mare all'interno della Zona A, di occupazione alleata, comprendente anche Gorizia, Trieste e Monfalcone. Il resto dell'Istria e Fiume furono invece assegnati all'occupazione militare jugoslava. Il 12 giugno, anziché il 10 come previsto, gli alleati entrarono a Pola. La città attirò rifugiati italiani dal resto dell'Istria, rimasta sotto occupazione jugoslava. Rinacquero in città tutti i partiti, associazioni, sindacati italiani, già soffocati dal fascismo, e poi repressi dai nazisti e dai titini. In agosto nacque la sezione della Democrazia Cristiana di Pola, con Attilio Craglietto, già preside del liceo Carducci e fondatore, in maggio, del Comitato Cittadino Polese per difendere l'italianità della città, e con don Edoardo Marzari, già presidente del CLN di Trieste. Vennero fondate anche sezioni del Partito Socialista, del Partito d'Azione, del Partito Liberale. Il Comitato Cittadino Polese si trasformò in Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e prese contatti con il CLN di Trieste e i giuliani residenti a Roma. Guido Miglia diresse il nuovo quotidiano L'Arena di Pola, contraltare a Il Nostro Giornale. Nacque anche il settimanale Democrazia. Nei due brevi anni di occupazione alleata Mario Mirabelli Roberti, direttore del Museo dell'Istria, riuscì a far ricostruire il Tempio di Augusto e il Duomo, appena prima che la città passasse nuovamente agli jugoslavi. Il 22 marzo 1946, giunsero in città i commissari (un russo, un francese, un inglese e un americano) della Commissione per lo studio dei confini della Venezia Giulia , emanazione della Conferenza Alleata dei Ministri degli Esteri per la definizione dei confini. Per l'occasione in piazza Foro si confrontarono una manifestazione spontanea della popolazione polese per l'Italia e una manifestazione filo-jugoslava, composta in realtà principalmente di persone venute dai paesi dell'interno della Jugoslavia con pullman organizzati dai comunisti stessi. La polizia del Governo Militare Alleato separò le due fazioni evitando in tal modo lo scontro.
Nel 1946, Carlo Schiffer pubblicò una Carta dei limiti nazionali italo-jugoslavi, in cui riporta, per la popolazione del vasto distretto di Pola, un totale di 87.787 abitanti, di cui 54.074 (64%) italiani, 27.102 (32%) serbo-croati, 771 sloveni, 1.110 altri stranieri. Nell'area urbana di Pola, quella occupata dagli angloamericani, la popolazione era italiana per quasi il 90 %.
[modifica] 1946-47 L'esodo
Alla conferenza di Parigi, già nell'estate 1946 apparve chiaro che il compromesso avrebbe consegnato l'Istria e Pola alla Jugoslavia, Gorizia e Monfalcone all'Italia, mentre Trieste con una fascia di territorio limitrofo sarebbe divenuta Stato indipendente. La popolazione a Pola restò incredula e divisa tra pessimisti, per i quali ormai tutto era perduto, e ottimisti, che non vedevano come, dopo due anni di tutela anglo-americana, la città potesse essere di nuovo abbandonata agli slavi. Il 26 luglio 1946 il CLN di Pola raccolse 9.496 dichiarazioni familiari scritte, per conto di complessivi 28.058 abitanti su un totale di circa 31.000, di voler abbandonare Pola qualora venisse assegnata alla Jugoslavia. Le firme del CLN di Pola furono citate da De Gasperi nel suo discorso al Palazzo di Lussemburgo a Parigi.
Domenica 18 agosto 1946, alle ore tredici, sulla spiaggia di Vergarolla dentro il porto di Pola, diverse (forse ventotto) mine, già disattivate, scoppiarono improvvisamente. I morti furono almeno ottanta, imprecisato il numero dei feriti. L'indagine alleata stabilì che non poteva essersi trattato di un incidente, ma nessuno ha mai saputo veramente cosa fosse successo. La decisione collettiva dell'esodo era già stata chiaramente manifestata prima dello scoppio, tuttavia la realtà, dalle tinte apocalittiche, della strage, sicuramente poté aver provocato nei polesani la sensazione che, qualora fossero restati in città, in caso di passaggio alla Jugoslavia, avrebbero certamente corso un serio pericolo. Solo nel 1997, grazie all'attivismo della piccola comunità italiana rimasta a Pola, venne collocato un cippo nel parco del Duomo, con la laconica iscrizione Vergarola - 18.08.1946 - 13 h. - Grad Pula - 1997 - Città di Pola.
Nell'inverno 46/47, il CNL di Pola convinse il governo italiano ad inviare la motonave Toscana e altri sei motovelieri al giorno, per il trasporto delle masserizie della moltitudine in procinto di abbandonare la città. Altri venti vagoni ferroviari al giorno sarebbero partiti da Pola per l'Italia, attraversando tutto il territorio istriano già sotto occupazione jugoslava. Nacque l'ipotesi di far esodare una comunità di coltivatori a Fertilia, in Sardegna, e di ospitare i lavorati dell'arsenale al porto di Taranto.
Il CLN di Pola trattò con il governo di Alcide De Gasperi anche a proposito della necessità di chiedere l'autodeterminazione per i territori giuliani, al fine di conservare Pola e l'Istria all'Italia. Ma lo Stato italiano non si sentì forse in grado di controllare le condizioni specifiche di eventuali plebisciti, che in Istria, dove era ancora vivo il terrore delle foibe, si sarebbero svolti sotto le minacce e le intimidazioni degli jugoslavi che la occupavano militarmente. Con ogni probabilità temette inoltre che, giocando la carta del plebiscito, avrebbe perso l'Alto Adige abitato in maggioranza da tedeschi. Anche il CLN di Trieste fu cauto, e così i giuliani stabilitisi a Roma.
La carta della disperazione, per gli italiani dell'Istria, fu quella proposta dall'avvocato Franco Amoroso, di Parenzo, molto vicino al CLN di Pola, già promotore del plebiscito e spesso non in sintonia con De Berti. Amoroso propose che l'Italia rinunciasse a Gorizia e Monfalcone, e che le offrisse al nascente Stato Libero di Trieste, a condizione che la Jugoslavia avesse fatto lo stesso con la costa occidentale dell'Istria. Lo Stato libero sarebbe nato in tal modo molto più forte e gli italiani dell'Istria occidentale, costituendo la maggioranza assoluta della popolazione, sicuramente sarebbero rimasti nelle proprie terre. Anche gli italiani già fuggiti sarebbero potuti tornare nei paesi di origine. La proposta non ebbe però seguito.
Il 10 febbraio 1947, giorno della firma del trattato di Pace, Maria Pasquinelli, un'insegnante di origine toscana, uccise esacerbata il generale inglese Robin de Winton, comandante della guarnigione britannica di Pola. Lo freddò a colpi di pistola fuori dal portone del Governo Militare Alleato, in viale Carrara. In un suo documento, la Pasquinelli si riferì a Nazario Sauro e a Guglielmo Oberdan per giustificare il proprio gesto.
Il 20 marzo 1947 il piroscafo Toscana compì il suo ultimo viaggio, accompagnando le ultime partenze. Come previsto 28.000 dei 31.000 abitanti di Pola abbandonarono beni e proprietà piuttosto che divenire jugoslavi. Intanto nelle case rimaste vuote si installarono rapidamente nuovi abitanti slavi giunti da lontano. Per altri sei mesi, 1.000 "operatori indispensabili" restarono ancora nella città deserta, in attesa del 15 settembre 1947, entrata in vigore del trattato di pace, quando l'abitato doveva venir ceduto definitivamente alla Jugoslavia. L'Arena di Pola terminò le pubblicazioni il 14 maggio 1947, qualche settimana dopo che una manifestazione di parecchie centinaia di filo-jugoslavi, divenuti ormai la maggioranza nella città semideserta, aveva minacciato la redazione. Il giornale si trasferì prima a Trieste e poi a Gorizia, venne spedito per posta ai pochi ultimi italiani rimasti e, successivamente, diventò settimanale.
[modifica] Dal 1947 Pola jugoslava e croata
Alla ratifica del trattato di pace, il 15 settembre 1947, il Governo Militare Alleato si trasferì con il piroscafo Pola a Trieste, e la città passò all'amministrazione Jugoslava. A Pola rimasero un pugno di italiani. Per il resto la città venne ripopolata da slavi provenienti da fuori. Molti con carri e povere masserizie percorsero l'intera Jugoslavia per raggiungere la città. Pola, un tempo ricco emporio commerciale, acquistò l' aspetto di abbandono ed evidente desolazione tipici dei paesi comunisti.
Dal 1991, dopo la dissoluzione del regime jugoslavo, entrò a far parte della Repubblica croata. La situazione da allora è in gran parte migliorata, molte case e monumenti sono stati restaurati e negli ultimi tempi sono stati aperti nuovamente moderni caffè e negozi.
L'ultimo censimento del 2001, basato sull'uso della lingua, segnala una popolazione totale di 58.594 abitanti e indica che la maggioranza è di lingua croata con l'88.38% della popolazione (51.785 ab.), seguono minoranze etniche come: 2.856 di lingua italiana (4.87%), 983 di lingua serba (1.68%), 593 di lingua slovena (1.1%), 475 di lingua bosniaca (0.81%) oltre a minoranze meno rilevanti [1].
Altre fonti, tuttavia, indicano un numero d'italiani di almeno 5.850 persone, ossia 10% della popolazione totale[citazione necessaria]: la Comunità degli Italiani di Pola, che ha sede in via Carrara, nel centro storico, è il punto di ritrovo per tutti gli italiani del comune. La sede è stata purtroppo frequentemente e ripetutamente oggetto di vandalismi e tentativi di incendio, come lamentato in un'interpellanza parlamentare dal presidente dell'Unione Italiana, e qualcuno, come accaduto anche a Parenzo e Rovigno, ha pure bruciato il tricolore italiano.
Anche gli esuli da Pola hanno continuato a ritrovarsi ed hanno costituito un'associazione denominata Libero Comune di Pola in Esilio con un proprio Sindaco ed un proprio Consiglio comunale eletti con voto assembleare.
[modifica] Il bilinguismo
Nel 1947 il croato venne imposto quale lingua ufficiale, ma fu con le sollevazioni antitaliane organizzate nel 1953 (crisi italo-jugoslava per la questione di Trieste) che vennero distrutte tutte le scritte le insegne ed i cartelli in italiano, che così scomparvero da Pola. Dopo anni e numerose richieste è stato finalmente ripristinato in parte il bilinguismo (Grad Pula - Città di Pola) anche se non è paragonabile al livello presente in zone quali ad esempio l'Alto Adige.
I cartelli d'ingresso alla città sono quasi tutti monolingue in croato. I cartelli d'indicazione dei servizi, come pure le insegne dei negozi, le affissioni da parte del comune sono redatte esclusivamente in croato. Il sito ufficiale della città è unicamente in croato, e la versione italiana risulta in costruzione da anni. Solo talune insegne di servizi pubblici presentano indicazioni anche in italiano.
Le uniche iscrizioni sistematicamente bilingui riguardano targhe commemorative dell'uccisione di cittadini polesani e partigiani da parte di persone definite come "fascisti" tra 1943 e 1945. In questo caso, il termine "fascisti" indica piuttosto, per estensione, gli effettivi occupanti nazisti. Anche le persone cadute hanno infatti nome italiano.
[modifica] Infrastrutture e servizi
La città è servita da un aeroporto e da una stazione ferroviaria, capolinea dell'unica tratta istriana, la Trieste-Pola. Il porto è servito da diverse linee di navigazione.
Nei pressi di Pola ci sono numerose aree turistiche molto apprezzate e frequentate nella stagione estiva, tra cui le isole Brioni, già soggiorno turistico del maresciallo Tito
[modifica] Monumenti e luoghi
- L'Arena, simbolo della città, eretta nel I sec. sotto l'imperatore Vespasiano
- Il Tempio di Augusto
- La Port'Aurea
- La Porta di Ercole
- Il teatro romano
- Il Castello che sovrasta l'abitato
- Il Duomo
- La via Sergia, oggi Ulica Sergijevaca, strada principale che porta dall'Arco dei Sergi a piazza Foro
- Piazza Dante Alighieri, oggi Danteov Trg, con la chiesa della Madonna della Misericordia, che dà l'abside alla via Sergia, e il palazzo delle Poste, in stile fascista
- I Giardini
- viale Carrara, oggi Mate Balote
- La Facoltà di Filosofia dell'Università di Pola, costruita dagli austriaci nel 1915 come liceo femminile, poi divenuto il ginnasio-liceo "Carducci"
- La chiesa della Madonna del Mare, oggi Gospa od Mora, sopra l'Arsenale, a lastre di marmo bianco e rosa, consacrata dagli austriaci nel 1898 come chiesa della marina
- Il porto, tra Punta Cristo e Punta Fisella, con il cantiere navale di Scoglio Olivi
[modifica] Feste
Ogni anno, nella seconda metà di giugno, Pola vive la festa dei fuochi di San Giovanni Battista, con i falò accesi sui colli di Monte Zaro e del monte San Michele.
[modifica] Divisione amministrativa
Il comune di Pola è diviso in 2 insediamenti (naselja):
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[modifica] Gemellaggi
Pola è gemellata con le seguenti città:
- Graz, Austria dal 1972 (partnership dal 1961)
- Treviri, Germania, dal 1971
- Imola, Italia dal 1972
- Verona, Italia dal 1982
- Kranj, Slovenia
- Čabar, Croazia dal 1974
- Varaždin, Croazia dal 1979
- Novorossijsk, Russia dal 1997
- Veles, Macedonia dal 2002
- Seghedino, Ungheria dal 2003
- Villefranche-de-Rouergue, Francia dal 2005
- Hekinan, Giappone dal 2007
- Vienna, Austria
- Pécs, Ungheria
- Brno, Repubblica Ceca
- Užhorod, Ucraina
[modifica] Sport
- Il 23 maggio 2004 la 14^ tappa del Giro d'Italia 2004 si è conclusa a Pola con la vittoria di Alessandro Petacchi.
[modifica] Polesani illustri
- Laura Antonelli, attrice
- Sergio Endrigo, cantautore
- Anna Maria Mori, giornalista, scrittrice
- Sergio da Pola, letterato
- Rossana Rossanda, giornalista
- Antonio Smareglia, compositore di lirica
- Antonio Vojak, ex calciatore
- Alida Valli, attrice
[modifica] Personalità legate a Pola
- Giovanni Arpino, scrittore
- Filippa Lacea, poetessa
- James Joyce - scrittore irlandese
- Franz Lehar musicista ungherese
- Mario Mirabella Roberto, archeologo
- Johann Palisa, astrologo
- Maria Pasquinelli, irredentista, scrittrice
- Gino Piva, socialista irredentista, giornalista, poeta
- Herman Potočnik Noordung, ingegnere missilistico e teorico spaziale sloveno
- Pietro Tradonico, doge
- Juraj Dobrila, vescovo
- Sergio Endrigo, cantautore italiano
[modifica] Bibliografia
- Elvino Tomasini, I nerostellati del Grion di Pola, Parma 1980
- Corrado Belci, Quei giorni di Pola, Goriziana 2007
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Pola
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