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Repubblica di Venezia - Wikipedia

Repubblica di Venezia

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Repubblica di Venezia
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Repubblica di Venezia - Bandiera
Repubblica di Venezia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: Viva San Marco!

Descrizione generale
Nome completo: Serenissima Repubblica di Venezia
Nome ufficiale: Ducatus Venetus
Lingue: latino e veneziano
(italiano, dialetti veneti, friulano, lombardo orientale, istriota, sloveno, croato, albanese, greco, montenegrino, morlacco, veglioto, dalmata, lingua franca)
Capitale: Venezia
Dipendente da: Impero Bizantino dal 697 al 742 (nominalmente fino al 1000)
Forma politica
Forma di governo: Repubblica Oligarchica
Doge: Elenco
Organi deliberativi: Maggior Consiglio, Senato, Minor Consiglio
Nascita: 742 con Paoluccio Anafesto
Causa: Erezione a ducato della Venetia maritima
Fine: 12 maggio 1797 con Lodovico Manin
Causa: Campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte
Territorio e popolazione
Bacino geografico: Italia settentrionale, Dalmazia, Isole egee
Territorio originale: Dogado
Province: Stato da Màr e Domini di Terraferma (Patria del Friuli) suddivisi in reggimenti
Popolazione: c.a. 200.000 (Venezia)
c.a. 1.800.000 (Terraferma)
nel XVI secolo
Economia
Moneta: Ducato (o Zecchino), Lira
Risorse: commercio, pesca, sale, vite
Produzioni: vetro, oreficeria, armi, cantieri navali
Commerci con: Impero Bizantino, Sacro Romano Impero, Egitto, Siria, Impero Ottomano, Francia, Spagna, Inghilterra, India
Esportazioni: spezie, sale, vetro
Importazioni: spezie
Religione e Società
Religioni preminenti: chiesa cattolica
Religione di stato: cattolicesimo
Religioni minoritarie: chiesa cristiana ortodossa, chiesa apostolica armena, ebraismo
Classi sociali: patrizi, cittadini, popolo

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Evoluzione storica
Preceduto da:
Succeduto da:
Esarcato d'Italia Arciducato d'Austria (poi Impero d'Austria)
Impero ottomano
Repubblica di Ragusa
Francia
Questa voce è parte della serie
Storia del Veneto
Categoria: Storia del Veneto

[modifica]

Repubblica di Venezia o Serenissima Repubblica di Venezia od anche l'appellativo semplice di Serenissima, assieme a quelli di Repubblica di San Marco e di Repubblica Veneta, è il nome di un antico Stato con capitale nell'Italia nordorientale che, includendo gran parte delle coste ed isole dell'Adriatico, si estendeva sino al Mediterraneo orientale e la cui capitale era Venezia.

Francesco Petrarca, in una lettera inviata ad un suo amico di Bologna nell'agosto del 1321, così descriveva la Serenissima Repubblica di Venezia:

« [...] quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita: Città ricca d'oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond'è cinta, dalla prudente sapienza dè figli suoi munita e fatta sicura »
(Francesco Petrarca)

Indice

[modifica] Storia

Per approfondire, vedi le voci Venezia, Storia di Venezia, Cronologia di Venezia e Veneto#Storia.

[modifica] Le origini

[modifica] La nascita del Ducato

Per approfondire, vedi la voce Venezia marittima.

La Repubblica nacque nel IX secolo, dai territori bizantini della Venetia maritima, dipendenti dall'Esarcato di Ravenna fino alla conquista di questa città da parte dei Longobardi nel 751. La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio Anafesto, fosse eletto nel 697 dai Venetici, tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio, con la nomina a capo di queste di duces, cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente, spostando la sede da Eracliana prima a Metamauco e infine nell'810 a Rivus Altus (l'odierna Venezia), città dalla posizione più difendibile, poiché situata al centro della laguna.

[modifica] La conquista dell'elettività ducale e l'indipendenza

Nel 726 l'estensione all'Italia dei provvedimenti iconoclasti dell'imperatore Leone III provoca la reazione del Papa e il diffondersi di rivolte in tutti i territori bizantini d'occidente (come del resto in quelli d'oriente): nella Venezia il popolo e il clero in rivolta prevaricano il diritto imperiale alla nomina del Dux, tuttavia, nonostante la ribellione, la Venezia interviene a sostegno dell'Esarcato contro i Longobardi. Tra il 737 e il 741 i Bizantini riportano il governo della provincia nelle mani di magistrati elettivi annuali, i Tribuni dei Militi, fino a che nel 742 l'imperatore concede al popolo la nomina del Dux.

La definitiva perdita bizantina di Ravenna, nel 751, e la conquista del regno longobardo da parte dei Franchi di Carlo Magno nel 774, con la successiva creazione del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell'anno 800, mutano definitivamente il contesto circondante il ducato di Venezia. Franchi e Bizantini se ne contendono il dominio, mentre all'interno ci si divide tra il partito filofranco e quello filobizantino:

  • nell'805 si ha la distruzione franca di Eracliana (mentre la sede ducale è trasferita a Metamauco);
  • nell'806 il ducato si pone sotto la protezione di Carlo Magno, ma un blocco navale bizantino convince i Veneziani a riconoscere fedeltà all'imperatore d'Oriente;
  • nell'809 l'esercito franco comandato da Pipino invade la Venetia e assedia Metamauco, mentre il Dux si rifugia nelle isole interne della laguna;
  • nell'810 la flotta veneziana intrappola e distrugge quella franca nelle secche tra Metamauco e Popilia;
  • nell'812 la capitale è definitivamente spostata a Rivoalto (Venezia).

Al sicuro nella nuova città il ducato veneziano rimane un'isola bizantina nel mare del medioevo feudale d'occidente. Tuttavia nei due secoli successivi le istituzioni e la politica veneziane si distaccheranno progressivamente sempre più dalle vicende di un'impero sempre più lontano, la cui sovranità si farà sempre più meramente formale. È in questo periodo che, a fianco dei tentativi di costituire un sistema politico su modello imperiale bizantino (con il tentativo di rendere ereditaria la carica ducale tramite l'adozione del sistema di associazione al trono di un erede "co-Dux"), si viene sviluppando un sistema di famiglie patrizie in concorrenza per il potere (segno ne sono le frequenti rivolte e deposizioni dei "Dogi", tonsurati, accecati ed esiliati), nucleo della futura oligarchia mercantile a capo dello Stato.

[modifica] La grande espansione

I possedimenti veneziani intorno al 1000.
I possedimenti veneziani intorno al 1000.

[modifica] L'Adriatico e i commerci

Nel basso medioevo, Venezia divenne estremamente ricca, grazie al controllo dei commerci con il Levante, e iniziò ad espandersi nel Mar Adriatico e oltre. Questa fase d'espansione ebbe inizio a partire dall'anno 1000, quando la flotta guidata dal doge Pietro II Orseolo per combattere i pirati che opprimevano con le loro incursioni le coste veneziane ricevette la sottomissione delle città costiere istriane e dalmate e il successivo riconoscimento da parte dell'imperatore bizantino del titolo di duca della Venezia e della Dalmazia (Dux Venetiae et Dalmatiae).

Nel 1071 la lotta per le investiture tra Gregorio VII ed Enrico IV era già in atto, ma Venezia, rimanendo fedele alla sua politica di equilibrio tra le grandi potenze, non parteggiò né per il pontefice, né per l’imperatore. Nel sud dell’Italia i Normanni erano diventati i veri protagonisti. Dapprima i Veneziani avevano allacciato buoni rapporti con gli Altavilla; ma allorché essi cominciarono ad intervenire nell’Adriatico avvenne la rottura.

L’occupazione normanna di Durazzo e di Corfù indusse i Veneziani all’azione armata. La guerra durò più di due anni e le operazioni navali e terrestri non furono favorevoli agli alleati veneto-bizantini. Quando Roberto il Guiscardo moriva il suo esercito abbandonava le posizioni raggiunte per ritornare in Puglia.

Con la scomparsa del normanno, Venezia riuscì ad ottenere da Costantinopoli quanto aveva desiderato. La Crisobolla (o "Bolla Aurea") del maggio 1082, con cui l'Imperatore d'Oriente concedeva ai suoi mercanti ampi privilegi ed esenzioni in tutta la Romània: questa iniziale concessione venne poi successivamente più volte ampliata ed affiancata da altri atti con cui gli imperatori via via premiarono e poi pagarono il sostegno navale dei loro ex-sudditi.

[modifica] Lo Stato da Màr

Possedimenti veneziani nell'Egeo alla metà del XV secolo.
Possedimenti veneziani nell'Egeo alla metà del XV secolo.
Per approfondire, vedi le voci Guerra tra Venezia e Bisanzio (1122-1126), Guerra tra Venezia e Bisanzio (1171-1175), Quarta Crociata, Guerra di San Saba, Guerra tra Genova e Venezia (1293-1299), Guerra di Trieste e Guerra di Chioggia.

L'accresciuta potenza e l'alto numero di privilegi misero nel tempo in rotta Bizantini e Veneziani, portando ad un succedersi di contrasti che favorirono l'espansione commerciale genovese in Oriente. Venezia non profuse molti sforzi per aiutare i Bizantini nelle prime tre crociate: intervenne per favorire la presa di Gerusalemme quando la prima crociata era già avviata; non partecipò ne alla seconda crociata tantomeno alla terza crociata che procurò notevoli vantaggi commerciali alle rivali Pisa e Genova.

Nel 1148 venne istituita la Promissio Ducale, il giuramento di fedeltà costituzionale del Doge, che da quel momento, continuamente rinnovata ad ogni nuova elezione, limitò progressivamente sempre più i poteri del principe, ponendo le basi di sviluppo delle altre istituzioni repubblicane.

Sotto il dogado di Enrico Dandolo, la flotta veneziana fu cruciale nel sacco di Costantinopoli, durante la quarta crociata del 1204. Quella crociata pose fine all’impero Bizantino e originò l’Impero Latino d’Oriente, che assumeva le forme istituzionali caratteristiche della feudalità occidentale. I territori dell'Impero bizantino vennero spartiti in quattro tra l’Imperatore Baldovino di Fiandra, il Marchese del Monferrato, i principi e i baroni franchi e la Serenissima. Venezia guadagnò molti territori nel Mar Egeo, tra cui le isole di Candia(Creta) ed Eubea, e numerosi porti e piazzaforti nel Peloponneso, oltre ad una posizione di preminenza nell'effimero Impero Latino creato dai crociati, dove venne riservato al doge veneziano il titolo di Signore di un quarto e mezzo dell'Impero Romano d'Oriente, oltre che la facoltà di nominare il Patriarca latino di Costantinopoli.

Nel 1297 la Serrata del Maggior Consiglio, precludendo a nuove famiglie l'accesso al governo dello Stato, diede a Venezia la definitiva forma di Repubblica oligarchica, governata da un Patriziato mercantile.

La Repubblica si espanse nei secoli successivi, anche dopo la ricostituzione dell'Impero Bizantino, in molte isole e territori dell'Adriatico e del Mar Mediterraneo, venendo a comprendere per secoli quasi tutte le coste orientali dell'Adriatico (interamente noto come "Golfo di Venezia"), ma anche le grandi isole di Creta ("Candia" per i veneti) e Cipro, gran parte delle isole greche e del Peloponneso ("Morea" per i veneti). Le sue propaggini arrivano a più riprese fino al Bosforo. Il complesso di questi vasti domini insulari e costieri venne a costituire quello che i veneziani chiamavano lo Stato da Màr (lett. lo "Stato di Mare", contrapposto ai "Domini di Terraferma" e al "Dogado").

Nel 1368 la Repubblica combattè la guerra di Trieste per punire la città giuliana delle minacce rivolte al traffico mercantile della Serenissima nell'Adriatico settentrionale.
Nel 1379, però, Venezia venne gravemente minacciata proprio nell'Adriatico da Genova durante la guerra di Chioggia che, dopo aver posto la Serenissima in stato d'assedio nelle sue stesse lagune, terminò con un nulla di fatto e l'indebolimento della rivale.

[modifica] La conquista della Terraferma

La massima espansione dei domini veneziani di Terraferma, agli inizi del Cinquecento: Venezia approfittò delle Guerre d'Italia, cioè le guerre che contrapponevano Francia e Spagna per il predominio sulla penisola (in special modo erano contese Milano e Napoli), per espandersi ulteriormente in Terraferma (conquiste di Cremona, delle Romagne, dei Porti Pugliesi), finché non venne fermata con la battaglia di Agnadello del 1509
La massima espansione dei domini veneziani di Terraferma, agli inizi del Cinquecento: Venezia approfittò delle Guerre d'Italia, cioè le guerre che contrapponevano Francia e Spagna per il predominio sulla penisola (in special modo erano contese Milano e Napoli), per espandersi ulteriormente in Terraferma (conquiste di Cremona, delle Romagne, dei Porti Pugliesi), finché non venne fermata con la battaglia di Agnadello del 1509
Per approfondire, vedi le voci Guerra di Padova, Guerra di Ferrara, Guerra d'Italia del 1494-1498, Guerra d'Italia del 1499-1504 e Guerra della Lega di Cambrai.

Per secoli la Repubblica è stata primariamente uno stato composto di isole e fasce costiere, che costituivano il cosiddetto "Stato da Màr". Solo limitate inclusioni di aree del retroterra lagunare erano state effettuate per costituire capisaldi difensivi contro l'espansione di città come Padova e Treviso. All'inizio del XV secolo, i veneziani iniziarono tuttavia ad espandersi notevolmente anche nell'entroterra, in risposta alla minacciosa espansione di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano dal 1395.

Nel 1410, Venezia aveva già conquistato gran parte del Veneto, comprese importanti città come Verona e Padova. La Repubblica arrivò a comprendere il territorio di quella che era stata la X regione augustea della penisola italica (Venetia et Histria). Nel 1428 divennero veneziane pure le città lombarde di Bergamo, Brescia, Crema e i territori della Valle Camonica. Un ruolo importante in queste campagne militari lo giocò il condottiero Bartolomeo Colleoni. Nel 1489 fu annessa l'isola di Cipro, precedentemente uno stato crociato, ceduto dalla sua ultima sovrana, la veneziana Caterina Cornaro (in ven. "Cornèr"). Nel 1495 Venezia riuscí ad espellere Carlo VIII dall'Italia grazie alla battaglia di Fornovo, respingendo il primo di una serie di assalti francesi. Temporaneamente ad inizio del XVI secolo furono venete pure Cremona, Forlì, Cesena, Monopoli, Bari, Barletta, Trani ecc.

Con tale espansione i veneziani entrarono però in conflitto con lo Stato Pontificio per il controllo della Romagna. Questo portò nel 1508 alla formazione della Lega di Cambrai contro Venezia, nella quale il Papa, Re di Francia, Imperatore del Sacro Romano Impero e il Re d'Aragona si unirono per distruggere Venezia. Anche se nel 1509 i francesi furono vittoriosi nella Battaglia di Agnadello, le armate della lega dovettero arrestarsi ai margini della laguna: la coalizione si ruppe ben presto, e Venezia si ritrovò salva senza aver subito gravi perdite territoriali; la flotta fu però quasi completamente distrutta nella battaglia di Polesella alla fine di quell'anno, sotto il fuoco dell'artiglieria degli Estensi. La Repubblica dovette rinunciare ad esercitare la propria pressione politica sul piccolo ducato ma i confini rimasero assestati su quelli segnati alla fine della guerra del Sale nel 1484. Il conflitto si protrasse sino al 1516, quando Venezia, passata all'alleaza con la Francia, sconfisse le forze della Lega Santa, riprendendo il pieno possesso della Terraferma.

[modifica] Il declino

[modifica] Le guerre con i Turchi e il Seicento

I domini di Venezia nel XVI secolo, alla loro massima estensione
I domini di Venezia nel XVI secolo, alla loro massima estensione
Per approfondire, vedi le voci Assedio di Famagosta, Battaglia di Lepanto (1571), Guerra di Candia, Guerra di Morea e Guerra di Gradisca.

Dall'inizio del XV secolo un altro pericolo minacciava la repubblica: l'espansione dell'Impero Ottomano nei Balcani e nel Mediterraneo orientale. Nel secolo XVI il successore di Solimano sul trono ottomano, Selim II, riprese le ostilità nei confronti dei superstiti domini veneziani nell’oriente attaccando l’isola di Cipro, che cadde dopo una lunga ed eroica resistenza. Venezia reagì inviando una flotta nell’Egeo e allacciando rapporti con Pio V allo scopo di creare una Lega cristiana per sostenere lo sforzo bellico della Serenissima.

La Lega venne conclusa il 25 maggio del 1571. Essa vedeva riunite le forze di Venezia, Spagna, Papato e Impero, sotto il comando di Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II re di Spagna. Le duecentotrentasei navi cristiane riunitesi nel golfo di Lepanto si scontrarono con le duecentottantadue navi turche comandate da Capudan Alì Pascià. Era il 7 ottobre del 1571 e la grande battaglia navale, combattuta da mezzogiorno al tramonto, si risolse con la vittoria della Lega cristiana. Nonostante la vittoria di Lepanto, di fronte alla scarsa volontà di Filippo II di continuare ad aiutare la Repubblica e alle esauste casse dello Stato, prosciugate dal conflitto e dalla crisi dei commerci, Venezia fu costretta a firmare un trattato di pace e a cedere agli Ottomani l’isola di Cipro ed altri possedimenti sulle coste della Morea. Quel trattato iniziava la decadenza militare e marittima della Serenissima.

Nel XVII secolo, dopo un lungo conflitto (1645-69), venne persa anche Candia, dopo un assedio durato circa 24 anni. Venezia riuscì tuttavia a riconquistare ancora nel 1683-87 l'intera Morea (l'odierno Peloponneso), grazie all'abilità del suo ultimo grande condottiero, Francesco Morosini; la Morea fu però presto riconquistata dall'Impero Ottomano nel 1718, a causa anche dello scarso appoggio delle popolazioni greche, che non vedevono di buon occhio i Veneziani.

[modifica] Il Settecento

Canaletto, bacino di San Marco, 1738-40
Canaletto, bacino di San Marco, 1738-40

Nel XVIII secolo la Repubblica, persa progressivamente la propria potenza, si adagiò nel perseguire una politica di conservazione e neutralità. A questo si accompagnava un sempre più ridotto dinamismo del ceto politico, sempre più legato ai crescenti interessi fondiari in terraferma del patriziato veneziano. Questo, poi, subì una sempre più massiccia immissione di nuove famiglie nel corpo aristocratico, volto a sostenere l'economia dello Stato (grazie al ricco pagamento fornito dai nuovi nobili all'atto dell'iscrizione al libro d'oro del patriziato) e a rinsaldare i legami coi ceti dirigenti della terraferma.

Tuttavia in questo periodo la "Serenissima" - anche se ormai politicamente sulla via del tramonto - brillava ancora dal punto di vista del profilo culturale, basti ricordare al riguardo i nomi di Vivaldi nella musica, Goldoni nella letteratura e Tiepolo ed il Canaletto nella pittura.
Non mancavano poi gli interventi militari, soprattutto contro la pirateria barbaresca, con le spedizioni del 1766 e 1778 contro Tripoli e quella più massiccia del 1786-1787, quando alla guida di Angelo Emo vennero bombardate Sfax, Tunisi e Biserta.

Alla vigilia del nuovo XIX secolo, la vita pubblica veneziana venne infine agitata da travagli politici interni, provocati dalle nuove idee introdotte dalla Rivoluzione francese, cui il governo, pur arroccandosi su posizioni rigidamente conservatrici, non seppe fornire un'efficace reazione. Tale situazione favorì la caduta finale della Repubblica, di cui non fu secondaria causa il difuso timore da parte della classe aristocratica dello scoppio di rivolte giacobine, che in realtà non si realizzarono mai.

[modifica] La Caduta

Per approfondire, vedi le voci Caduta della Repubblica di Venezia e Trattato di Campoformio.
I territori veneziani alla vigilia della caduta.
I territori veneziani alla vigilia della caduta.

Nonostante la propria dichiarata neutralità durante la campagna d'Italia condotta dalla Francia rivoluzionaria, la Repubblica venne invasa dalle truppe francesi di Napoleone Bonaparte (1797), che occupano la terraferma, giungendo ai margini della laguna. A seguito delle minacce francesi di entrare in città, nella seduta del 12 maggio 1797, il Doge e i magistrati depongono le insegne del comando, mentre il Maggior Consiglio abdica e dichiara decaduta la Repubblica, istituendo il governo di una Municipalità provvisoria, nel terrore generale di rivolta suscitato dalle salve di saluto dei fedeli soldati "schiavoni" (istriani e dalmati), che obbediscono all'ordine di evacuazione impartito per evitare scontri. Napoleone entra così a Venezia senza quasi che sia sparato un solo colpo, se non una salva d'artiglieria ordinata dal Forte di Sant'Andrea che distrusse la fregata francese "Le Libérateur d'Italie" mentre tentava di forzare l'ingresso in laguna. Poco dopo anche l'Istria e la Dalmazia, ormai caduta la madrepatria, si consegnano ai francesi.

[modifica] Tentativi di libertà e di unità nazionale

La bandiera dei moti del '48-'49.
La bandiera dei moti del '48-'49.
Per approfondire, vedi la voce Repubblica di San Marco.

Durante i moti risorgimentali del 1848, vi fu un breve tentativo di restaurare l'antica repubblica contro la dominazione dell'Impero austriaco. Nella generale insurrezione del Veneto contro la dominazione asburgica, Venezia insorse contro gli austriaci il 17 marzo 1848, occupando l'Arsenale e costringendo le truppe imperiali ad abbandonare la città. Alla guida di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, fu proclamata la Repubblica di San Marco che, al procedere della repressione austriaca sulla terraferma, si appellò ai piemontesi chiedendo un'unione col Regno di Sardegna.
Nel generale fallimento dei moti insurrezionali della penisola, Venezia resistette all'assedio del maresciallo Radetzky fino al 22 agosto 1849, quando dovette capitolare.

[modifica] Economia e commerci

Per approfondire, vedi la voce Muda.
La rete commerciale e i possedimenti veneziani nel Mediterraneo orientale.
La rete commerciale e i possedimenti veneziani nel Mediterraneo orientale.

Alla base del successo e dell'ascesa politica di Venezia durante tutto il Medioevo si trovava l'eccezionale floridezza dei suoi commerci. Fin dalle sue origini, infatti, la città vantava uno speciale legame con l'Oriente, che l'aveva resa per l'intera Europa occidentale, una porta privilegiata verso il Levante e tramite verso tutto quel sistema commerciale che si fondava sulla ricchezza delle merci in viaggio lungo la Via della Seta.
I privilegi ottenuti nel corso dei secoli dall'Impero Bizantino (in primis la Bolla D'Oro del 1082) avevano reso infatti la città monopolista in molti mercati orientali e principale attore del commercio in quell'area.
Spezie, sete, profumi, legnami pregiati transitavano così da Venezia diretti verso il continente e in cambio Venezia ne riceveva in pagamento oro e argento o materie prime e armi per alimentare il commercio con l'Oriente.
A ciò si aggiungevano i preziosi prodotti locali, come i vetri di Murano e i tessuti ricavati dai panni grezzi d'importazione.
Il mercato di Rialto diveniva così il fulcro di questi intensi traffici, il luogo d'incontro tra domanda e offerta, dove si battevano i prezzi di merci che viaggiavano per migliaia di chilometri, dalla Cina e dall'India, dall'Arabia sino a Londra e alle Fiandre.

Per secoli, la base di questa complessa organizzazione economica venne rappresentato dai convogli navali, le cosiddette Mude: vere e proprie carovane marine, organizzate e controllate dallo Stato, che con periodica costanza collegavano i lontani porti di Alessandria, Acri, Costantinopoli e di Crimea con Venezia e poi questa con, Aigues Mortes, Londra e Bruges.
Era per garantire porti sicuri, punti d'appoggio e protezione a tali convogli che la Repubblica si spinse sino a creare la propria rete di possedimenti, colonie e feudi in Oriente.

Sulla base di questa stessa ricchezza mercantile si fondavano poi le fortune del Patriziato veneziano, contribuendo così a plasmare la stessa organizzazione della società e dello Stato.
Il declino stesso della Repubblica finì infatti per coincidere col declino dei commerci, dettato prima, nel XV secolo, dall'apertura delle nuove rotte marine attorno all'Africa e, con il crescere della aggressiva potenza Ottomano, dalla progressiva scomparsa dei tradizionali referenti commerciali, e poi dalla scoperta delle Americhe, con il conseguente spostamento dell'asse commerciale dal Mediterraneo all'Atlantico.
Il progressivo inaridirsi dei commerci spinse Venezia a rivolgersi verso la Terraferma, trasformandosi sempre più in una potenza continentale.

[modifica] Governo

Per approfondire, vedi le voci Patriziato (Venezia) e Cittadini (Venezia).

La sovranità apparteneva formalmente all'Arengo (il popolo veneziano), che la esercitava nel momento dell'approvazione del Doge, eletto con un complicato sistema, elaborato per impedire brogli: nelle epoche più antiche l'approvazione rappresentava una vera e propria conferma da parte dei cittadini liberi dell'elezione del "Dux" veneto-bizantino da parte dei patrizi e del clero, poi, con il progressivo instaurarsi della forma oligarchica della Repubblica, il residuo dell'antico potere venne a sedimentarsi nella tradizionale acclamazione del popolo al nuovo Doge.

Il Doge rappresentava formalmente la sovranità e la maestà della Repubblica, ma aveva scarso potere (essenzialmente il diritto di guidare in guerra l'esercito e la flotta) ed era coadiuvato e controllato nelle proprie funzioni da sei consiglieri, coi quali costituiva il Minor Consiglio (o Serenissima Signoria). La sovranità risiedeva invece nel Maggior Consiglio, l'organo fondamentale dello Stato (esso rappresentava fino alla "Serrata del Maggior Consiglio" i notabili della città, poi i membri della sola aristocrazia), al quale appartenevano di diritto i membri maschi e maggiorenni delle grandi famiglie patrizie, mediamente circa un migliaio di individui. Il Maggior Consiglio esercitava poi la propria sovranità attraverso dei Consigli minori di sua emanazione: il Collegio, cioè il governo della Repubblica, il Senato (o Consiglio dei Pregadi), responsabile per la politica estera, il Consiglio dei Dieci, responsabile della sicurezza dello Stato, e i tribunali della Quarantia. In particolare il Consiglio dei Dieci venne nel tempo a costituirsi come un organismo quasi onnipotente, baluardo delle istituzioni repubblicane e dell'ordinamento oligarchico.

L'aristocrazia veneziana era una categoria sociale relativamente aperta: ad essa si poteva accedere per grandi meriti e servigi offerti alla Repubblica. In pochi casi, per rimpinguare le finanze in tempo di guerra, la Repubblica vendette l'iscrizione al "libro d'oro" dell'aristocrazia. L'aristocrazia non era solo una classe di privilegiati, ma anche di servitori professionisti dello Stato, educati nell'università di Padova. Infatti i nobili veneziani lavoravano nell'amministrazione anche come segretari di ufficio, contabili, capitani di porto, e anche giudici. Per impedire il concentrarsi del potere in poche mani, garantire un certo ricambio e consentire al maggior numero di aristocratici di avere un impiego, tutte queste cariche erano di breve durata, spesso di un solo anno. Erano spesso mal pagate, tanto che molti nobili sopravvivevano grazie alla assistenza pubblica per gli aristocratici poveri.

Un capitolo a parte merita l'amministrazione della Giustizia, ammirata per secoli in tutto il mondo tanto da meritare alla Repubblica il titolo di Serenissima, proprio per la maniera equilibrata di fare giustizia. Essa si basava su un ridotto ruolo degli avvocati, su giudici non di carriera (aristocratici nominati per 1 o 2 anni, anche nelle alte gerarchie), e soprattutto per il modo di applicare le leggi al singolo caso concreto, che teneva conto delle decisioni precedenti (giurisprudenza) ma soprattutto mirava a realizzare la giustizia sostanziale, anche negando la applicabilità di certe leggi se queste ledevano i principi superiori di giustizia, ossia la verità, il buon senso, la fede e l'equilibrio naturale delle cose.

[modifica] Le istituzioni di Governo

Le istituzioni del Governo della Repubblica di Venezia erano strutturate su più livelli. Alla base c’era il Maggior Consiglio, detentore del potere sovrano, e al vertice il Doge, immagine della maestà dello Stato. Volendo fornire una rappresentazione schematica di tali livelli di governo, avremmo:

[modifica] Il Doge

Per approfondire, vedi la voce Doge (Venezia).
Il doge Andrea Gritti ritratto da Tiziano
Il doge Andrea Gritti ritratto da Tiziano

Supremo magistrato della Repubblica, era eletto a vita e dal momento dell'elezione, che avveniva con un complicatissimo sistema di votazioni e ballottaggi (estrazioni a sorte), e dell'incoronazione davanti al popolo, con la pronuncia della Promissione Ducale, risiedeva nel Palazzo Ducale, ricevendo onori e circondandosi di un cerimoniale fastoso e solenne che doveva manifestare la gloria e la potenza della Repubblica. Doveva tuttavia provvedere da sé al sostentamento proprio e della propria famiglia; i suoi unici poteri consistevano nella nomina del Primicerio e dei Canonici della Basilica di San Marco e la facoltà di condurre in guerra l'armata. Numerosi erano i simboli propri della dignità dogale:

  • il Corno Ducale, corona del doge, riprendeva la foggia del berretto frigio, antico copricapo dei militari bizantini, ricordando l'antica origine di governatore militare imperiale.
  • la Cuffia, simile a quella indossata dal Papa, veniva portata al disotto del Corno Ducale ed era annualmente intessuta e donata dalle monache del convento di San Zaccaria.
  • il Manto Dorato, simbolo della maestà e opulenza di Venezia.
  • la Spada Cerimoniale, la Sedia e l'Ombrello, il Cero Benedetto, le Sei Trombe d'Argento e gli Otto Gonfaloni che accompagnavano il Doge nelle processioni solenni per perpetua concessione di papa Alessandro III nel 1177, assieme all'uso di un Anello Benedetto per la cerimonia dello Sposalizio del Mare.

[modifica] La Serenissima Signoria e il Minor Consiglio

Per approfondire, vedi le voci Serenissima Signoria e Minor Consiglio.

Isituito fin dal 1178, il Minor Consiglio si componeva dei sei Consiglieri ducali (uno per ciascuno dei Sestieri della città): era il più antico organo collegiale della Repubblica, creato per coadiuvare e sorvegliare l'operato del Doge, limitarne i poteri e curarne la corrispondenza. Il più anziano dei sei consiglieri sostituiva il "Serenissimo Principe" nei casi d'assenza o di impedimento. Nel corso del tempo, e per gli stessi motivi che avevano portato all'istituzione dei consiglieri ducali, al Minor Consiglio vennero affiancati i Tre Capi della Quarantia, fino ad esserne cooptati. Queste 9 personalità costituivano, insieme al Doge, il vertice dello Stato e andavano sotto il nome di Serenissima Signoria, termine che era andato nel tempo a sostituire la più antica espressione di Commune Veneciarum.

[modifica] Il Collegio dei Savi e il Pieno Collegio

Per approfondire, vedi la voce Collegio dei Savi.

Il Collegio dei Savi o semplicemente Collegio fu istituito 1380 e costituiva in pratica il consiglio dei ministri della Repubblica. Si componeva di:

  • sei Savi Grandi;
  • cinque Savi agli Ordini;
  • cinque Savi di Terraferma;

che disponeva in materia di politica estera, finanze e affari militari, stabilendo l'agenda dei lavori del Senato: nei casi in cui veniva presieduto dalla Signoria il Collegio assumeva il nome di Pieno Collegio.

[modifica] Il Senato

Per approfondire, vedi la voce Consiglio dei Pregadi.

Istituito nel 1229 e noto anche come Consiglio dei Pregadi (lett. di coloro che venivano "pregati" di fornire il proprio consiglio al Doge), il Senato della Repubblica si componeva del Collegio (presieduto dalla Signoria) e di sessanta senatori, cui si aggiunsero successivamente, nel 1279, altri sessanta membri che costituivano la cosiddetta Zonta (lett. "aggiunta", da cui l'odierno italiano "giunta"). A questi potevano aggiungersi funzionari, ambasciatori, comandanti militari, di volta in volta convocati per riferire delle loro missioni o per fornire il proprio parere nelle questioni trattate. Il Senato era infatti l'organo deliberativo della Repubblica, che si occupava di discutere della politica estera e dei problemi correnti, per i quali si configurava come un organismo decisionale più snello rispetto al Maggior Consiglio.

Tra i magistrati principali vi erano:

  • Procuratori di San Marco, responsabili della basilica marciana, del suo ingente patrimonio e della sua giurisdizione.
  • Avogadori de Comùn, avvocati dello Stato, responsabili della salvaguardia degli interessi del Comune e dell'osservanza degli statuti, con il potere di sospendere i provvedimenti incostituzionali.
  • Savi alla Mercanzia, cinque magistrati responsabili dell'indirizzo economico delle attività mercantili.
  • Camerlenghi, cassieri dello Stato.

Ad essi si aggiungevano i numerosi Provveditori e membri di Magistrati e Deputazioni.

Tra i principali comandanti militari vi erano:

[modifica] Il Consiglio dei Dieci e i Tre Inquisitori di Stato

Per approfondire, vedi le voci Consiglio dei Dieci e Tre Inquisitori di Stato.

Venne inizialmente istituito in via temporanea nel 1310 in seguito alla fallita congiura di Bajamonte Tiepolo venne più volte prorogato fino a divenire nel 1334 un organo stabile del governo della repubblica. Composto da dieci membri con incarico annuale, aveva ampi poteri al fine di garantire la sicurezza della repubblica e del suo governo. Nel 1539 venne creata la figura dei Tre inquisitori di Stato, organo dotato dei medesimi poteri del Consiglio dei X, cui si affiancava, ma capace di maggiore rapidità e segretezza, date le ridotte dimensioni. L'attività di tali organi era legata in particolare all'uso delle Denuzie Segrete: queste, rigorosamente non anonime (queste ultime dovevano essere immediatamente distrutte), erano la base per molte delle indagini sulla sicurezza dello Stato e potevano essere lasciate dai cittadini in appositi raccoglitori detti Bocche di Leone o delle Denunzie sparsi per la città di Venezia e aventi sovente forma di testa di leone a fauci spalancate (sono tuttora rintracciabili e alcune sono facilmente visibili all'interno del Palazzo Ducale). Il Consiglio dei X aveva inoltre la sorveglianza sulle attività del clero secolare.

[modifica] Il Tribunale Supremo della Quarantia e l'amministrazione della giustizia

Per approfondire, vedi la voce Supremo Tribunale della Quarantia.

Distintosi nel corso del tempo nei differenti rami della Quarantia Criminale e della Quarantia Civil Vecchia e Nuova, il Supremo Tribunale della Quarantia costituiva il corpo giudiziario della Città-Stato in ordine all'appello di ultima istanza sulle sentenze dei giudici minori.
Nelle sue funzioni la Quarantia era coadiuvata e si avvaleva de:

  • gli Auditori alle Sentenze, distinti tra vecchi, novi e novissimi;
  • il Collegio dei Venti Savi nel corpo dei Quaranta;
  • il Collegio dei Quindici.

Gli organi di giustizia di prima istanza erano invece:

Dell'esecuzione delle sentenze si occupavano invece due magistrature: il Sopragastaldo ed il Sopra atti del Sopragastaldo.
A tutte queste magistrature, risiedenti a Venezia, andavano poi aggiunte quelle locali presenti nei territori di terraferma e nei territori da mar.

[modifica] Il Maggior Consiglio

Per approfondire, vedi la voce Maggior Consiglio.

Era l'organo sovrano dello Stato veneziano e, a partire dalla Serrata del 1297, vi appartenevano di diritto tutti i membri maschi e maggiorenni delle famiglie patrizie (cioè quelle iscritte nel Libro d'Oro della nobiltà cittadina): tale assemblea coincideva in pratica con la Repubblica stessa, avendo competenza illimitata in qualunque materia e procedendo all'elezione di tutti gli altri consigli e magistrature.

[modifica] L'Amministrazione

[modifica] Il Cancellier Grando e la burocrazia

Per approfondire, vedi la voce Cancellier Grande.

Supremo capo del corpo di funzionari e burocrati dello Stato, il Cancellier Grando nelle cerimonie pubbliche e in particolar modo durante le processioni solenni aveva il primato in onore subito dopo il Doge, precedendo senatori e magistrati. Parallelamente all'esclusivizzazione del potere da parte dell'aristocrazia, infatti, andò a svilupparsi nel corpo dello Stato, un sistema burocratico e amministrativo le cui cariche di segretario o cancelliere, erano riservate ai cittadini non nobili e le cui prerogative onorifiche andavano ad affiancarsi a quelle dei magistrati, in una sorta di meccanismo di compensazione tra magistrati/nobili e funzionari/cittadini.
Le cancellerie di Palazzo si suddividevano tra:

  1. Cancelleria Ducale, principale archivio degli atti dello Stato veneziano;
  2. Cancelleria Segreta, creata a partire dal 1402, nella quale venivano conservati gli atti riservati;
  3. Cancelleria Inferiore, cosiddetta perché collocata al primo piano del Palazzo Ducale, nella quale erano conservati tutti gli atti relativi al Doge, al Palazzo e alla Chiesa di San Marco e gli atti notarili.

Vi erano poi gli archivi del Consiglio dei Dieci, del Supremo Tribunale della Quarantia e quelli conservati presso le singole magistrature.
Altre magistrature riservate all'ordine dei cittadini erano:

  • Segretario alle Voci, responsabile della registrazione di tutte le elezioni a tutte le cariche, sia ordinarie sia straordinarie;
  • Cassiere della Bolla ducale, esattore delle tasse sui benefici ecclesiastici e responsabile sugli atti di grazia;
  • Gastaldo ducale, corpo degli esecutori delle sentenze giudiziarie.

[modifica] La monetazione

Ducato d'oro del doge Michele Steno (1400-1413)
Ducato d'oro del doge Michele Steno (1400-1413)

Per la rilevante importanza commerciale dello Stato veneziano, grande fu la diffusione e l'influenza della sua produzione monetaria in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Le monete veneziane erano caratterizzate dal recare sul dritto l'effige del doge regnante recante lo stendardo e inginocchiato davanti a San Marco. Il conio a partire dal Cinquecento avveniva in un apposito edificio affacciato sul molo marciano, la sansoviniana Zecca, sulla cui attivita vigilava rigidamente il Supremo Tribunale della Quarantia.

Nel corso della millenaria storia della Repubblica vennero coniati numerosi tipi di monete, i più importanti dei quali furono:

[modifica] L'organizzazione territoriale

Per approfondire, vedi le voci Dogado, Stato da Màr e Domini di Terraferma.

A partire dall'iniziale nucleo territoriale del Dogado cioè il ristretto territorio metropolitano di Venezia e delle lagune, i domini veneziani si espansero sia oltremare che in terraferma attraverso conquiste militari, investiture feudali e dedizioni. Questo diede vita ad un organizzazione territoriale piuttosto eterogenea, legata alle condizioni storiche e politiche in cui o vari territori, città, castelli o isole erano entrate nel possesso della Repubblica.
Nel tempo tuttavia tutti finirono per essere in generale amministrati da funzionari eletti con vario titolo dal Maggior Consiglio ed inviati nei possedimenti per amministrarli per un periodo detto reggimento.

[modifica] Amministrazione dello Stato da Mar

Nel corso della loro espansione i Veneziani costituirono in tutto il Mediterraneo Orientale una serie di colonie, cioè di stabili insediamenti commerciali di propri cittadini, spesso separati dal resto delle città ospitanti e cinti da mura, che godevano di particolari privilegi e autonomie concesse dagli Stati ospitanti (particolarmente dall'Impero d'Oriente).

Dal 1204 al 1261 il Podestà di Costantinopoli, cioè della colonia di Costantinopoli, fu il rappresentante del governo veneziano in tutta la Romània: assistito da un consiglio di sei membri, da 5 giudici e 2 camerarii (per le questioni economiche), da lui dipendevano tutti i cittadini veneziani in oriente, tutti i possedimenti e le colonie compresa Candia. Dal 1277 in poi la colonia sul Corno d'Oro fu retta dal Bailo di Costantinopoli (carica biennale). In generale il bailo o balio (dal latino baiolus, portatore, reggitore) era un ambasciatore residente con autorità su una colonia e sui cittadini veneziani presenti nella nazione o territorio ad essa collegato. Baili veneziani risiettero a Acri, Tiro, Aleppo, Laodicea, Patrasso, Tenedo, Cipro, Negroponte e Aiazzo.

Con il passare del tempo i baili vennero sostituiti dalla figura del console, cioè del funzionario incaricato di amministrare la colonia e di rappresentare gli interessi dei mercanti. La rappresentanza dipolomatica venne invece affidata ad ambasciatori appositamente inviati. Unica eccezione rimase il caso di Costantinopoli, dove dal 1322 il bailo aveva, come in precedenza il podestà, la giurisdizione generale su tutto l'oriente, si trattasse di colonie o possedimenti. Consoli veneziani risiedettero a Corfù, Zante, Cefalonia, Santa Maura, Cerigo, Giannina, Prevesa, Arta, Lepanto, Patrasso, Nauplia, Atene, Tessalonica. Altri ancora risiedettero in Occidente, come a Cadiece e altrove. Numerosissime località minori furono sede di viceconsoli. Sempre col trascorrere del tempo tutte queste cariche divennero prerogativa dei cittadini, mentre il solo Bailo di Costantinopoli fu scelto tra i nobili.

Venezia, nelle prime fasi dell'espansione, organizzò parte dei suoi domini secondo le modalità del rapporto feudale di signoria-vassallaggio, con obbligo di omaggio alla Repubblica e impegno a favorirne il commercio:

  • il Ducato di Nasso, istituito nelle isole egee, dove fu incentivato l'intervento "privatistico" delle famiglie nobili in cambio della signoria sui possedimenti conquistati:
  • il Ducato di Durazzo;
  • i feudi di Corfù (fino al 1213);
  • i feudi di Cefalonia;
  • i feudi di Zante;
  • il Granducato di Lemno ai Navigajoso.
  • i Marchesati di Cerigo e Cerigotto;
  • il Ducato di Candia, il cui territorio a partire dal 1212 fu diviso in feudi, raccolti in sei regioni, ciascuna assegnata a coloni di uno dei sei sestieri di Venezia. Il governo autonomo dell'isola venne inoltre organizzato su modello della madrepatria, attraverso un sistema di assemblee, fino a quando, in seguito all'ultima e più grave di una serie di rivolte (1274, 1277, 1283-1299,1341), nel 1363 Creta non perse la sua autonomia e venne direttamente governata dalla Repubblica.

Col titolo di castellano erano invece designati i governatori militari delle fortezze, come le due importanti città di Corone e Modone, principali basi d'accesso per il controllo dell'Egeo e definite Venetiarum Ocellae (gli occhi di Venezia).

In seguito i possedimenti veneziani passarono sempre più sotto il controllo di Provveditori o Provveditore Generale, cioè di funzionari della Repubblica inviati nei territori sotto la diretta amministrazione di Venezia (ad esempio la Morea fu retta da provveditori nel periodo 1685-1715).

[modifica] Amministrazione dei Possedimenti di Terraferma

Le principali città della terraferma, come Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, erano rette da una coppia di funzionari: un Podestà e da un Capitano, il primo responsabile civile, il secondo responsabile militare e per l'ordine pubblico. Nei centri minori, quali Crema, Rovigo, Treviso, Feltre e Belluno erano invece un Rettore, responsabile unico civile e militare. Il Friuli, invece, era invece considerato un territorio autonomo, governato da un Provveditore Generale (similmente ai domini marittimi), da cui dipendevano i vari rettori.

L'amministrazione della Serenissima si assicurava comunque di rispettare le leggi ed i costumi delle varie città, a lei vincolate da un giuramento di fedeltà: la nobiltà locale ed i rappresentanti delle corporazioni affiancavano infatti i magistrati veneziani, con diritto di voto nei giudizi, salvo alcuni settori ben definiti questo secondo la legge del luogo. In caso di contrasti era possibile il ricorso in appello al tribunale della Quarantia.

Principali possedimenti di terraferma furono i territori di:

[modifica] L'organizzazione militare

Sebastiano Venier con le insegne di Capitano Generale da Mar in un dipinto di Tintoretto
Sebastiano Venier con le insegne di Capitano Generale da Mar in un dipinto di Tintoretto
Per approfondire, vedi le voci Marineria veneziana e Esercito veneziano.

Per secoli legata esclusivamente alla potenza della propria flotta, costituita da un corpo di cittadini-mercanti che in caso di necessità potevano trasformarsi in marinai-soldati, con la conquista dello Stato da Mar, la Repubblica poté far leva anche su forze reclutate nei domini oltremarini.
Nel Quattrocento, poi, l'espansione e la conquista della Terraferma resero necessario il ricorso a compagnie di ventura e mercenari per potersi dotare di forze terrestri, che però rimasero organizzativamente e dimensionalmente sempre secondarie rispetto all'organizzazione navale.
Nel Cinquecento si procedette alla costituzione di milizie territoriali, le cernide o craine, per consentire una maggiore capacità di risposta alle sempre più frequenti incursioni dei Turchi e per la difesa dei possedimenti terrestri e marittimi. Il Seicento vide, poi, la riforma della flotta, con la creazione di una vera e propria marina da guerra, che verso la fine del secolo venne separata tra una componente tradizionale a remi, l'Armada sottile, e una nuova componente di grandi navi a vela, l'Armada Grossa.
Il Settecento vide infine il tentativo di creazione di un esercito regolare, che venne però bruscamente interrotto dalla caduta della Repubblica.

I due massimi gradi militari, rispettivamente quello di Capitano Generale da Mar per la flotta e di Capitano Generale di Terraferma, erano riservati, il primo, esclusivamente a patrizi veneziani e, il secondo, prevalentemente ad esperti mercenari. Entrambi risultavano comunque, almeno formalmente, subordinati al Doge, in qualità di supremo comandante militare dello Stato.

[modifica] Viva San Marco!

Viva San Marco! fu il grido di battaglia della Repubblica di Venezia, utilizzato fino alla sua dissoluzione nel 1797, causata dalla campagna italiana di Napoleone, e nella rinata Repubblica retta da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. L'ultima volta che fu usata fu nella Battaglia di Lissa nel 1866, quando la flotta austriaca (dove erano presenti equipaggi di varie nazionalità, fra cui anche veneti, giuliani e dalmati) sconfisse la flotta italiana e al momento dell'annuncio della vittoria da parte dell'ammiraglio Von Tegetthof i marinai e soldati risposero festanti[1].

[modifica] Note

  1. ^ F. M. Agnoli. Le Pasque veronesi: quando Verona insorse contro Napoleone. Rimini, Il Cerchio, 1998. p23

[modifica] Bibliografia

  • AA. VV. : Storia di Venezia, Treccani, 12 Voll., 1990-2002
  • AA. VV.: Venezia e l'Islam, Marsilio editori, Venezia, 2007. ISBN 9788831793742
  • Benvenuti, Gino: Le Repubbliche Marinare. Amalfi, Pisa, Genova, Venezia, Newton & Compton editori, Roma, 1989. ISBN 8881837188
  • Berengo, Marino: La società veneta alla fine del Settecento, Ricerche storiche, Sansoni, Firenze, 1956.
  • Da Mosto, Andrea: L'Archivio di Stato di Venezia, indice generale, storico, descrittivo ed analitico, Biblioteca d'Arte editrice, Roma, 1937.
  • Diehl, Charles: La Repubblica di Venezia, Newton & Compton editori, Roma, 2004. ISBN 8854100226
  • Logan, Oliver: Venezia. Cultura e società (1470-1790), Il Veltro editore, Roma, 1980. ISBN 8885015107
  • Lowry, Martin Il mondo di Aldo Manuzio. Affari e cultura nella Venezia del Rinascimento, Il Veltro editore, Roma, 1984. ISBN 8885015239
  • McNeill, William H.: Venezia, il cardine d'Europa (1081-1797), Il Veltro editore, Roma, 1984. ISBN 8885015042
  • Mutinelli, Fabio: Lessico Veneto, tipografia Giambattista Andreola, Venezia, 1852.
  • Queller, Donald E.: Il patriziato veneziano. La realtà contro il mito, Il Veltro editore, Roma, 1987. ISBN 888501528X
  • Romanin, Samuele: Storia documentata di Venezia, Pietro Naratovich tipografo editore, Venezia, 1853.
  • Zorzi, Alvise: La Repubblica del Leone. Storia di Venezia, Euroclub, Milano, 2001. ISBN 8845291367
  • Zuffi, Stefano; Devitini, Alessia; Castria Francesca: Venezia, Leonardo Arte editori, Milano, 1999. ISBN 8878131237

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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