Web - Amazon

We provide Linux to the World

ON AMAZON:


We support WINRAR [What is this] - [Download .exe file(s) for Windows]

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Battaglia di Lepanto (1571) - Wikipedia

Battaglia di Lepanto (1571)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coordinate: 38°12′N 21°18′E / 38.2, 21.3

bussola Nota disambigua – Se stai cercando le altre battaglie combattute presso Lepanto, vedi Battaglia di Lepanto.
Battaglia di Lepanto
Parte della guerra ottomano-asburgica
Allegoria della battaglia di Lepanto di Paolo Veronese
La battaglia di Lepanto in un dipinto di Paolo Veronese
Data: 7 ottobre 1571
Luogo: Golfo di Corinto
Esito: Decisiva vittoria della "Lega Santa"
Schieramenti
Lega Santa:

Repubblica di Venezia
Regno di Spagna
Stato Pontificio
Repubblica di Genova
Ducato di Savoia

Cavalieri di Malta
Impero ottomano
Comandanti
Don Giovanni d'Austria Mehmet Alì Pascià
Effettivi
294 navi 265 navi
Perdite
8.000 uomini, 15 navi 25.000 uomini, circa 140 navi
Guerra ottomano-asburgica
Mohacs - Campagna di Ferdinando I - Campagna balcanica di Solimano - Vienna - Piccola Guerra - Koszeg - Tunisi - Osijek - Prevesa - Campagna di Solimano (1543) - Eger - Malta - Szigetvar - Lepanto (1571) - Guerra dei Trent'anni - Keresztes - San Gottardo - Vienna (1683) - Mohacs (1687) - Slankamen - Zenta - Petervaradino - Grocka


La battaglia di Lepanto - detta anche delle Echinadi o delle Curzolari (in turco İnebahtı, corruzione di Naupaktos, località sul Golfo di Corinto dove essa avvenne, chiamata Epaktos dagli abitanti e Lepanto dai veneziani) - è uno storico scontro avvenuto il 7 ottobre 1571 tra le flotte dell'Impero ottomano e della cristiana Lega Santa: che riuniva forze navali di Venezia, della Spagna, del Papato, di Genova, dei Cavalieri di Malta e del Ducato di Savoia.

La battaglia, terza in ordine di tempo e la maggiore svoltasi a Lepanto, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.

Indice

[modifica] Prodromi

La coalizione cristiana era stata promossa da papa Pio V per soccorrere la veneziana città di Famagosta (in turco Famagusta; in greco Ammocosthos), sull'isola di Cipro, assediata dai Turchi e strenuamente difesa dalla guarnigione locale.

La flotta della lega aveva lasciato Messina, riunendo 50 navi veneziane tra galee, navi da carico, imbarcazioni minori e 6 potenti galeazze, 79 galee della Spagna, compresi i domini di Napoli e Sicilia e l'aiuto dei Savoia, appartenenti all'impero, 12 galee toscane noleggiate dal Papa, 28 galee genovesi e le forze maltesi degli Ospitalieri.

Il 5 ottobre, giungendo in cerca di riparo dalla nebbia e dal forte vento nel porto di Viscando, non lontano dal luogo della battaglia di Azio, la flotta cristiana fu raggiunta dalla notizia della caduta di Famagosta e dell'orribile fine inflitta dai musulmani a Marcantonio Bragadin, il senatore veneziano comandante la fortezza. Il 1° agosto i veneziani si erano arresi con l'assicurazione di poter lasciare indenni l'isola di Cipro, ma Mustafà Lala Pascià, il comandante turco che aveva perso più di 52.000 uomini nell'assedio (e, tra questi, suo figlio), non aveva mantenuto la parola e i veneziani erano stati imprigionati e incatenati ai banchi delle galee turche. Venerdì 17 agosto Bragadin era stato scorticato vivo di fronte ad una folla di musulmani esultanti e la sua pelle, conciata e riempita di paglia, era stata innalzata come un manichino sulla galea di Mustafà Lala Pascià insieme alle teste di Astorre Baglioni, Alvise Martinengo e Gianantonio Querini. I macabri trofei erano poi stati inviati a Costantinopoli, esposti nelle strade della capitale ottomana ed infine portati nella prigione degli schiavi.

Nonostante il maltempo le navi della Lega presero il mare verso Cefalonia, sostandovi brevemente, e giungendo, il 6 ottobre davanti al golfo di Patrasso, nella speranza di intercettare la potente flotta che i cristiani sapevano essergli stata opposta dagli Ottomani.

Il 7 ottobre 1571, che era di Domenica, Don Giovanni d'Austria fece schierare le proprie navi in formazione serrata, deciso a dar battaglia: non più di 150 metri separavano le galee.

[modifica] La Battaglia

[modifica] Lo schieramento

Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Lepanto (ordine di battaglia).

[modifica] Flotta della Lega

Il centro dello schieramento cristiano si componeva di 28 galee e 2 galeazze veneziane, 16 galee spagnole e napoletane, 8 galee genovesi, 7 pontificie, 3 maltesi, per un totale di 62 galee e 2 galeazze. Lo comandava Don Giovanni d'Austria comandante generale dell'imponente flotta cristiana: ventiquattrenne figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II aveva già dato ottima prova di sè nel 1568 contro i pirati barbareschi. Affiancavano per ragioni di prestigio la sua galea Real spagnola: la capitana di Sebastiano Venier, settantacinquenne Capitano Generale veneziano, la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, trentaseienne ammiraglio pontificio, la capitana di Ettore Spinola, Capitano Generale genovese, la capitana di Andrea Provana di Leyni, Capitano Generale piemontese, l'ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, Capitano Generale dei Cavalieri di Malta.

Il corno sinistro si componeva di 40 galee e 2 galeazze veneziane, 10 galee spagnole e napoletane, 2 pontificie e 1 genovese, per un totale di 53 galee e 2 galeazze al comando del provveditore generale Agostino Barbarigo, ammiraglio veneziano.

Il corno destro era invece composto di 25 galee e 2 galeazze veneziane, 16 galee genovesi, 10 galee spagnole e siciliane e 2 pontificie, per un totale di 53 galee e 2 galeazze, tenute dal genovese Gianandrea Doria.

Le spalle dello schieramento erano coperte dalle 30 galee di Alvaro de Bazan di Santa Cruz: 13 spagnole e napoletane, 12 veneziane, 3 pontificie, 2 genovesi. L'avanguardia, guidata da Juan de Cardona si componeva di 8 galee: 4 siciliane e 4 veneziane.

In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con circa 1800 cannoni.

[modifica] Flotta ottomana

I Turchi schieravano l'ammiraglio Mehmet Shoraq (detto Scirocco) all'ala destra con 55 galee, il comandante supremo Mehmet Alì Pascià (detto il Sultano) al centro con 90 galee conduceva la flotta a bordo della sua ammiraglia Sultana, su cui sventolava il vessillo verde sul quale era stato scritto 28.900 volte a caratteri d'oro il nome di Allah. Infine l'ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì (Giovanni Dionigi Galeni), un apostata di origini calabresi convertito all'Islam (detto Occhialì), presiedeva all'ala sinistra con 90 galee; nelle retrovie schieravano 10 galee e 60 navi minori comandate da Amurat (Murad) Dragut (figlio dell'omonimo Dragut Viceré di Algeri e Signore di Tripoli che era stato uno dei più tristemente noti pirati barbareschi).

[modifica] L'esca

Per cominciare Don Giovanni decide di lasciare isolate come esca le 6 potentissime galeazze veneziane, due davanti ad ogni "corno", le galeazze davanti allo schieramento veneziano erano al comando di Antonio e Ambrogio Bragadin, che bramavano di vendicarsi per la brutalissima uccisione del loro parente, il senatore torturato e poi scorticato vivo dai Turchi dopo l'assedio di Famagosta, camuffandole da navi da carico, le quali all'avvicinarsi dei Turchi ignari, scaricano cannonate con una potenza di fuoco probabilmente mai vista prima sul mare fino a quel giorno. Le linee ottomane subiscono molte perdite ma Alì Pascià in preda a furore bellico supera di slancio le galeazze.
Queste navi infatti erano inabbordabili, vista la loro grande altezza, di conseguenza Don Giovanni aveva deciso, dietro consiglio del Doria, di togliere un gran numero di spadaccini dalle galeazze e sostituirli con archibugieri, i quali crearono gravi danni alla flotta turca.
Pertanto Alì, senza impegnarsi in battaglia con queste grosse navi, dopo averle superate scaglia tutta la sua flotta in uno scontro frontale mirando unicamente all'abbordaggio della nave di Don Giovanni per provare ad ucciderlo subito, ed essendo in superiorità numerica (167-235) tenta di circondarla utilizzando la tattica navale classica.
Pur se nell'ambito dei comandanti turchi non poche voci si erano espresse in senso contrario, il temperamento ed il carisma del Sultano Alì Pascià spinge i Turchi, in favore di vento, a scatenare la battaglia.

[modifica] Lo scontro

Per i cristiani gli scontri all'inizio coinvolgono pesantemente il veneziano Barbarigo, che è alla guida dell'ala sinistra e posizionato sotto costa; deve parare il colpo di Scirocco, impedire che il nemico possa insinuarsi tra le sue navi e la spiaggia per accerchiare la flotta cristiana. La manovra ha solo un parziale successo e lo scontro si accende subito violento. La stessa galea di Barbarigo diventa teatro di un epica battaglia nella battaglia con almeno due capovolgimenti di fronte. Ferito gravemente alla testa, Barbarigo muore e le retrovie devono correre in soccorso dei veneziani per scongiurare la disfatta: con l'arrivo della riserva del Marchese di Santa Cruz le sorti si riequilibrano ed anche Scirocco viene catturato, ucciso e decapitato.

Al centro degli schieramenti Alì Pascià cerca e trova la galea di Don Giovanni d'Austria la cui cattura risolverebbe definitivamente lo scontro. Contemporaneamente altre galee impegnano Venier e Marcantonio Colonna. Molti sono gli episodi di eroismo: l'equipaggio della galera Fiorenza dell'Ordine di Santo Stefano viene tutto ucciso salvo il suo comandante Tommaso de' Medici con quindici uomini. Sulla galea di Don Giovanni invece si ripete lo scontro a cui ha partecipato Barbarigo, e la battaglia frontale si fa cruenta. Con un rumore assordante i Turchi iniziano l'assalto alle navi di Don Giovanni suonando timpani, tamburi, flauti. Il vento è a loro favore. La flotta di Don Giovanni è nel più assoluto silenzio. Quando i legni giungono a tiro di cannone i cristiani ammainano tutte le loro bandiere e Don Giovanni innalza lo Stendardo di Lepanto con l'immagine del Redentore Crocifisso. Una croce venne levata su ogni galea e i combattenti ricevono l'assoluzione secondo l'indulgenza concessa da Pio V per la crociata. Il vento improvvisamente cambia direzione. Le vele dei Turchi si afflosciano e quelle dei cristiani si gonfiano. Don Giovanni d'Austria punta diritto contro la Sultana. Il reggimento di Sardegna dà l'arrembaggio alla nave turca che diviene il campo di battaglia. I musulmani a poppa e i cristiani a prua. Al terzo assalto i sardi arrivano a poppa. Don Giovanni viene ferito ad una gamba. Più volte le navi avanzano e si ritirano, Venier e Colonna devono disimpegnarsi per accorrere in aiuto a Don Giovanni che sembra avere la peggio assieme all'onnipresente Marchese di Santa Cruz.

Alla sinistra turca, al largo, la situazione è meno cruenta ma un po' più complicata. Giovanni Andrea Doria disponeva di poco piu' di 50 galee, quasi quante quelle del veneziano Barbarigo (circa 60) sul corno opposto ma davanti a sé trova 90 galee, cioè circa il doppio dei nemici fronteggiati dai veneziani ed oltretutto in un'area molto più ampia di mare aperto; per questo pensa ad una soluzione diversa dallo, scontato negli esiti, scontro diretto. Giovanni Andrea Doria infatti, a un certo momento della battaglia, si sgancia con le sue navi genovesi facendo vela verso il mare aperto.

[modifica] Gli eventi del corno destro

Il ruolo cruciale di Gianandrea Doria è sempre stato oggetto di disputa da parte dei Veneziani: gli antagonisti dei Genovesi insinuarono che egli si fosse defilato per preservare il proprio naviglio ma, rientrando prepotentemente in battaglia e colpendo in modo del tutto inatteso un fianco della flotta ottomana e decidendone le sorti, i suoi difensori ne affermano l'intenzione studiata e attuata[citazione necessaria]: in realtà nonostante avesse avuto l'ordine, ugualmente al Barbarigo, di difendere e proteggere il fianco della flotta di Don Giovanni per impedire l'accerchiamento delle sue navi che si trovavano sotto un violento attacco frontale, inaspettatamente spaccò il lato destro dello schieramento cristiano anche se alcune galee veneziane sotto il suo comando si sarebbero rifiutate di seguirlo preferendo puntare sul centro della battaglia. A quel punto Uluc Ali si insinuò all'interno della flottiglia genovese, pensando fosse in fuga e attaccando il fianco destro dello schieramento di Don Giovanni, procurandogli forti perdite. Uluc Alì, con il vento in poppa, aggredì da dietro la Capitana, la nave ammiraglia dei Cavalieri di Malta, al cui comando era Pietro Giustiniani, priore dell'Ordine. La Capitana viene circondata da sette galee. Uluc Alì cattura il vessillo dei Cavalieri di Malta, fa prigioniero Giustiniani, che era stato eroicamente ferito sette volte, e prende a rimorchio la Capitana. Non è chiaro il motivo di questa manovra del Doria, fatto sta che, tornato sui suoi passi, egli piomba alle spalle dello schieramento ottomano e pur trovandosi di fronte ad un numero doppio di navi avversarie le dissesta totalmente.

La battaglia di Lepanto (artista sconosciuto).
La battaglia di Lepanto (artista sconosciuto).

La vittoria non portò i giusti riconoscimenti a Giovanni Andrea Doria. Le infamanti ed ingiuste accuse di scarso impegno o incapacità, se non addirittura di accordo con il nemico, fomentate non a caso dai Veneziani, lasciarono il segno influenzando anche il Pontefice.
Il Papa minacciò di morte Doria se si fosse presentato a Roma, dicendo che per il momento faceva meglio di starsene lontano, visto che le sue azioni erano secondo il papa più da corsaro musulmano che da comandante della Cristianità; la sua galea e le navi genovesi avevano subito meno perdite di tutto lo schieramento cristiano, cosa che disgustò quasi tutti i Comandanti veneziani nel raduno generale che fu fatto, non a caso, proprio nella galea di Doria.

[modifica] L'epilogo

Giunto di fronte al mare aperto Doria ribaltò le sorti della battaglia nel fianco destro, con un'abile manovra; aggirato lo schieramento ottomano si contrappose all'incredulo Uluc Ali. Dopo un ora di cruenta battaglia, Uluc con le poche galee rimastegli e' in fuga verso Costantinopoli. Al centro, il comandante in capo ottomano Alì Pascià, già ferito, cade (forse ucciso da una rivolta di rematori cristiani o abbattuto da un'archibugiata) o forse si suicida per evitare l'umiliante cattura. La nave ammiraglia ottomana è abbordata e, contro il volere di Don Giovanni, il cadavere dell'ammiraglio ottomano Alì Pascià è decollato e la testa esposta sull'albero maestro dell'ammiraglia spagnola. La visione del condottiero ottomano decapitato contribuì enormemente a demolire il morale dei Turchi. Di lì a poco, infatti, alle quattro del pomeriggio, le navi ottomane rimaste, abbandonavano il campo, ritirandosi definitivamente. Il teatro della battaglia si presenta come uno spettacolo apocalittico: relitti in fiamme, galee ricoperte di sangue, morti o uomini agonizzanti. Erano trascorse quasi cinque ore quando la battaglia ebbe termine con la vittoria cristiana.

Don Giovanni d'Austria riorganizzò la flotta per proteggerla dalla tempesta che minacciava la zona e inviò galee in tutte le capitali della lega per annunciare la clamorosa vittoria: i Turchi avevano perso 80 galee affondate, 117 catturate, 27 galeotte affondate e 13 catturate, 30.000 uomini tra morti e feriti, altri 8.000 prigionieri e 15.000 cristiani liberati dalla schiavitù ai banchi dei remi. Gli Ottomani avevano a stento salvato un terzo (circa 80) delle loro navi e se tatticamente si trattò di una decisiva vittoria cristiana, la vittoria strategica lo fu ancor di più perché segnò l'inizio del declino della potenza navale ottomana nel Mediterraneo.

I morti cattolici nobili sono sepolti nella chiesa dell'Annunziata a Corfù (spostati dopo il bombardamento dei Tedeschi del 13/09/1943 al cimitero cattolico di Corfù) mentre i morti nobili ortodossi (piuttosto Corfioti) sono sepolti nella chiesa di S. Nicola nominata "Dei Vechi" e quelli non nobili in una chiesetta fuori le mura di Corfù denominata fin da allora "Dei martiri".

Nelle città d'occidente la notizia venne accolta in un tripudio di feste e gioia popolare che durarono giorni; a Roma e Venezia vennero celebrati solenni Te Deum di ringraziamento. Papa Pio V nel 1572 istituirà la "Festa di Santa Maria della Vittoria", successivamente trasformata nella "Festa del SS. Rosario", per celebrare l'anniversario della storica vittoria ottenuta "per intercessione della augusta Madre del Salvatore, Maria".

Ancora oggi non sono chiari, e probabilmente mai lo saranno, i meccanismi che hanno condotto alla vittoria della flotta cristiana, e i meriti, o le colpe, o le casualità, o le provvidenze. Ma la bandiera della nave ammiraglia turca di Mehmet Alì Pascià, presa da due navi pisane, la "Capitana" e la "Grifona", si trova (e ognuno può vederla) a Pisa, nella chiesa dei Cavalieri dell'Ordine Cavalleresco Sacro Militare Marittimo di Santo Stefano Papa e Martire, fondato da Cosimo I de' Medici granduca di Toscana.

« Fradei, forsa al remo, demoghe doso! »
(frase pronunciata da bordo della galera Gran Capitana di Venezia e diretta agli uomini della galera Reale di Napoli nella giornata di Lepanto, dopo il disalberamento della prima linea turca, presa sotto il fuoco a lunga distanza delle imponenti galeazze veneziane)

[modifica] Armamenti

Sicuramente lo schieramento cristiano vinse anche grazie alla superiorità schiacciante delle inabbordabili e potentemente armate galeazze e al superiore armamento individuale: infatti i suoi soldati potevano contare sugli archibugi, mentre quelli turchi erano ancora armati con archi e dardi. Il vascello più importante dello schieramento cristiano, era la galeazza veneziana. Al contrario della galea comune, questa è sovradimensionata, con ponte a coprire i banchi dei rematori, parzialmente corazzata e pesantemente armata non solo a prua e a poppa ma anche sulle fiancate. Le linee in realtà possono trarre in inganno chi non le conosce confondendole con vascelli da carico, cosa che tra l'altro accadde ai turchi. Solo sei di queste unità rinforzano lo schieramento cristiano ma saranno tanto devastanti sulle galee nemiche quanto sul morale dei loro equipaggi. Per assurdo, con la galeazza si raggiunge l'apice dell'evoluzione della galea, ma nel contempo rappresenta il canto del cigno. Le galee con la loro propulsione a remi verranno progressivamente sostituite da velieri e quindi abbandonate. Le artiglierie pesanti utilizzate all'epoca sui vascelli possedevano un buon rapporto gittata-efficacia fin quasi al chilometro se puntate su schieramenti compatti. Naturalmente quel rapporto peggiorava notevolmente puntando il pezzo su singole galee con ampia libertà di manovra.
Per quel che riguarda le armi di piccolo calibro, all'importanza della gittata è lecito pensare che si debba sostituire la capacità di penetrazione delle protezioni individuali nemiche, l'abilità nella mira e la velocità di ricarica del soldato.

I cristiani naturalmente attribuirono la loro vittoria soprattutto alla protezione della Vergine Maria, tanto che nell'anniversario della battaglia fu fissata la festa della Madonna del Rosario.

[modifica] Conseguenze

Questa battaglia fu la prima grande vittoria di un'armata o flotta cristiana occidentale contro l'Impero ottomano e, quindi, ebbe anche un'importanza psicologica dato che fino a quel momento i Turchi avevano vinto tutte le 8 principali precedenti battaglie contro i cristiani. Nonostante la devastante sconfitta turca, la scarsa coesione tra i vincitori impedì alle forze alleate di sfruttare appieno la loro vittoria ed ottenere una supremazia duratura sugli Ottomani.

L'Impero ottomano, infatti (che pure aveva risentito duramente del colpo, tanto da far perdere il sonno per tre interi giorni al Sultano quando fu informato della disfatta), iniziò subito una poderosa opera di ricostruzione della flotta, che si concluse in 6 mesi e a seguito della quale, pur riacquistando la supremazia numerica nei confronti della coalizione cristiana, perse comunque il controllo completo dei mari, specialmente del Mediterraneo occidentale. Questa però era una flotta costruita in fretta, infatti l'ambasciatore veneziano disse che bastavano 70 galee ben armate e ben equipaggiate per distruggere quella flotta costruita con legname marcio e cannoni mal fusi.
La sconfitta, però, non permise ai Veneziani e all'esercito cristiano di riconquistare l'isola di Cipro che era caduta da appena due mesi in possesso ottomano.
Questo a causa del volere di Filippo II, il quale non voleva concedere troppi vantaggi ai Veneziani derivanti da quella battaglia, visto che questi ultimi erano i più strenui rivali del progetto politico spagnolo di dominio assoluta dell'intera penisola italiana. La Serenissima fu quindi costretta a firmare un trattato di pace che, secondo le condizioni, era più una sconfitta veneziana che una vittoria.
Infatti i Veneziani non avevano neanche allora dimenticato il comportamento della flotta spagnola durante la Battaglia di Prevesa, dove dopo che Carlo V aveva stipulato un trattato con il Khayr al-Dīn Barbarossa per distruggere la Repubblica di Venezia. Doria si rifiutò di dar battaglia ai Turchi e si ritirò dopo che molte navi veneziani erano entrate nel vivo del combattimento, sotto l'esplicito ordine dell'imperatore. Il Gran Visir Sokolli disse ai Veneziani che si potevano fidare più del Sultano che degli altri Stati europei, bastava cedere al volere del Sultano, cosa che non era affatto falsa.

[modifica] Protagonisti

Partecipano alla storica battaglia tra gli altri anche: Pietro Lomellini, Antonio Canal, Giorgio Grimaldi e molti altri personaggi appartenenti alle più prestigiose famiglie nobili dell'epoca.

Uno dei più famosi partecipanti alla battaglia fu lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, che venne ferito e perse l'uso della mano sinistra; fu ricoverato a Messina, al ritorno dalla spedizione navale, presso il Grande Ospedale dello Stretto, e si dice che, durante la degenza iniziò il Don Chisciotte della Mancia.

[modifica] Bibliografia

  • Camillo Manfroni, Storia della Marina Italiana, III, Livorno, R. Accademia navale, 1897.
  • Felix Hartlaub, Don Juan d'Austria und die Schlacht bei Lepanto, Berlino, 1940.
  • İsmail Hakki Uzunçarsılı, Osmanlı Tarihi (Storia ottomana), tomo III/1, Ankara, Türk Tarih Korumu, 1962-83.
  • Zarif Orgun, "Selim II.nin kapudan-i derya Kılıç Ali Paṣa'ya emirleri" (Gli ordini del Sultano Selim II all'ammiraglio della flotta ottomana Kılıç Ali Paṣa), in: Tarih Vesikaları (Documenti di storia), Ankara, 1941-42.
  • Arrigo Petacco, La croce e la mezzaluna: Lepanto 7 ottobre 1571, quando la cristianità respinse l'islam, Milano, Mondadori, 2005. ISBN 88-04-54397-3
  • Gigi Monello, Accadde a Famagosta, l'assedio turco ad una fortezza veneziana ed il suo sconvolgente finale, pp.192, tav. 10, Scepsi & Mattana Editori, Cagliari, 2006.
  • Silvio Bertoldi, Sangue sul mare - Grandi battaglie navali, cap. III, Rizzoli, Milano, 2006.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

Static Wikipedia 2008 (March - no images)

aa - ab - als - am - an - ang - ar - arc - as - bar - bat_smg - bi - bug - bxr - cho - co - cr - csb - cv - cy - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - jbo - jv - ka - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nn - -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -
https://www.classicistranieri.it - https://www.ebooksgratis.com - https://www.gutenbergaustralia.com - https://www.englishwikipedia.com - https://www.wikipediazim.com - https://www.wikisourcezim.com - https://www.projectgutenberg.net - https://www.projectgutenberg.es - https://www.radioascolto.com - https://www.debitoformativo.it - https://www.wikipediaforschools.org - https://www.projectgutenbergzim.com