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Stato Pontificio - Wikipedia

Stato Pontificio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coordinate: 42°49′16″N 12°36′10″E / 42.82111, 12.60278


Stato Pontificio
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Stato Pontificio - Bandiera
Stato Pontificio - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: 

Descrizione generale
Nome completo: Stato Pontificio o Stato della Chiesa
Nome ufficiale: Patrimonium Sancti Petri,
Stato Pontificio
Lingue: de facto latino ed italiano
Capitale: Roma
Dipendente da: Impero bizantino e Impero carolingio nell'Alto Medioevo, Impero francese in età Napoleonica
Nazioni dipendenti: Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, Regno d'Inghilterra, Regno d'Aragona, Domini dell'Ordine Teutonico
Forma politica
Forma di governo: Monarchia assoluta elettiva
Papa: Elenco
Organi deliberativi: Elenco
Nascita: 752 con Stefano II
Causa: Caduta dell'Esarcato di Ravenna
Fine: 1870 con Pio IX
Causa: Presa di Roma
Territorio e popolazione
Bacino geografico: Italia centrale
Territorio originale: Lazio
Province: Tuscia, Marca anconitana, Ducato di Spoleto, Patrimonio di San Pietro, Campagna e Marittima
Massima estensione: 41.740 km² nel 1859
Economia
Moneta: Baiocco, Bolognino, Giulio, Grosso, Scudo, Lira
Commerci con: Italia, Mediterraneo occidentale, Adriatico
Esportazioni: vino, manufatti, grano, ferro
Importazioni: armi, spezie, seta, oro, marmo, gioielli
Religione e Società
Religioni preminenti: cristianesimo
Religione di stato: cristianesimo fino al luglio 1054, poi cristianesimo cattolico
Religioni minoritarie: arianesimo, ebraismo
Classi sociali: patrizi, clero, cittadini, popolo

Evoluzione storica
Preceduto da:
Succeduto da:
Ducato romano
Regno longobardo
Regno d'Italia

Lo Stato Pontificio (o Stato della Chiesa) comprendeva i territori sottoposti al potere temporale dei papi. Questo termine originariamente si riferiva alle terre che facevano capo al Patrimonio di San Pietro, cioè alla proprietà privata della Chiesa.

Indice

[modifica] La nascita del Patrimonio di San Pietro

Per approfondire, vedi la voce Ducato romano.

Tradizionalmente dal 321 alla Chiesa Cattolica Romana fu permesso di trasmettere la proprietà dei suoi possedimenti, grazie alla cosiddetta donazione di Costantino, che Costantino I avrebbe concesso a papa Silvestro I, comprendente il Palazzo del Laterano, la città di Roma con tutte le pertinenze e le insegne imperiali. In realtà il documento della Donatio è un falso risalente almeno all'VIII secolo, come è stato dimostrato sin dal 1440 dall'umanista Lorenzo Valla.

[modifica] Il Papato nell'Alto Medioevo

Fu con la Donazione di Sutri (728) da parte del re longobardo Liutprando che il papa acquistò definitivamente un potere temporale, sebbene la lontananza e la debolezza del potere imperiale bizantino avevano fatto in modo che il potere effettivo a Roma venisse già esercitato di fatto dai papi. Al di fuori dei propri possedimenti, tuttavia, l'autorità del pontefice era scarsamente riconosciuta: in Italia i vescovi longobardi erano pressoché indipendenti, mentre nelle altre terre bizantine si faceva sentire l'influenza del patriarca di Costantinopoli, vicino alla volontà dell'Imperatore.

Il re dei longobardi infatti nel 728 conquistò Sutri dalle milizie bizantine e papa Gregorio II chiese ed ottenne, con molto sforzo, di farselo consegnare. In realtà quei territori appartenevano giuridicamente all'Imperatore bizantino, ma il papa, più che al restauro di una situazione giuridica formale, era interessato a respingere la troppo vicina potenza longobarda. Il suo timore non era infondato infatti pochi anni dopo Liutprando, necessitando di rafforzare il suo dominio sul territorio a fronte di una situazione interna molto difficile, cinse d'assedio Roma. Il papa riuscì a farlo desistere solo grazie all'intervento (allora soltanto diplomatico) del franco Carlo Martello (739). Di nuovo arrivati ad una crisi con i longobardi, il nuovo papa Zaccaria accettò accordi con Liutprando solo a fronte di ulteriori donazioni dell'ex-"ducato romano", ovvero quei territori bizantini nel centro Italia conquistati dai longobardi.

Bisanzio era debole e perdeva continuamente terreno a vantaggio dei Longobardi, mentre le sue relazioni col papato peggioravano sempre di più. A metà dell'VIII secolo, il regno longobardo volle dare la stoccata definitiva all'esarca ravennate bizantino e colpì al cuore le terre imperiali italiane: caddero la Pentapoli e Ravenna. Con la fine dell'esarcato nel 751, le minacce del re Astolfo dei Longobardi nei confronti di Roma si facevano sempre più conflittuali, per cui papa Stefano II si recò in Francia per chiedere il supporto di Pipino il Breve, che, dopo aver ricevuto in cambio la legittimazione del suo potere con la nomina per sé e per i suoi figli a patrizi romani (cioè protettori di Roma), inviò i suoi eserciti in Italia nel 754 e nel 756, sconfiggendo le truppe di re Astolfo.

Pipino donò i territori riconquistati alla "sede dell'Apostolo Pietro" con la Promissio Carisiaca. Passarono così al papato le terre già dell'Impero nell'Italia settentrionale e centrale (la Romagna, l'Emilia, le Marche, l'Umbria e il Lazio.

Fu in quell'occasione che, per giustificare la cessione forse dubbia anche agli occhi dei diretti interessati, venne verosimilmente falsificato il documento della Donatio Constantini. Comunque sia, i Franchi conquistarono l'Italia centrale e settentroniale militarmente e decisero di lasciare il potere così ottenuto allo Stato della Chiesa, unica autorità in grado di gestirlo praticamente. Nel 781 Carlo Magno, dopo aver sottomesso definitivamente i Longobardi che, sotto re Desiderio, avevano cercato di conquistare le terre pontificie, formalizzò i territori soggetti al domino della Chiesa, che includeva il Ducato di Roma, Ravenna, la Pentapoli (Marche, parte dell'Umbria, parte del Veneto e parte della Liguria), parte del Ducato di Benevento, la Toscana, la Corsica, la Lombardia ed altre città italiane. La sicurezza dello stato, definito Patimonium Petri, venne garantita dall'Impero Carolingio.

[modifica] Il Papato nel Basso Medioevo

Innocenzo III
Innocenzo III

L'ambiente culturale del basso Medioevo riconosceva ampia autorità ai pontefici. Autorità non solo spirituale ma anche temporale. Tale distinzione che oggi noi facciamo era in quel periodo non facilmente comprensibile, poiché autorità significava anche gestire tale potere. A tal riguardo basta evidenziare come gli stessi imperatori del Sacro Romano Impero sentivano comunque l'esigenza di veder consacrata la loro carica imperiale dal papa. L'autorità pontificia era riconosciuta universalmente. In tale contesto si vennero a creare divergenze sulle conseguenze che tale autorità universalemnte riconosciuta aveva ai fini pratici. Lo scontro si evidenziò in tutto il suo clamore sull'elezione dei vescovi (lotta per le investiture), dove si concentravano le differenze di opinione circa la possibilità che l'imperatore non fosse totalmente libero di fronte all'autorità papale. Lo scontro con l'autorità imperiale si protrasse in Italia quando nel XIII secolo le città e la nuova borghesia acquistavano sempre più potere economico tanto da contrastare l'Imperatore stesso con l'appoggio dello Stato della Chiesa. Così i pontefici sostennero la lotta dei comuni contro Federico Barbarossa e Federico II al fine di indebolire l'autorità politica e cercarono di legittimare la propria lotta con la teoria del Sole e della Luna. Secondo tale visione, il papa, depositario della luce di Dio, sarebbe stato superiore all'Imperatore, detentore di un potere umano, poiché i poteri mondani sarebbero originati unicamente da Dio. L'imperatore, quindi, sarebbe dovuto brillare semplicemente di luce riflessa. Oltre a ciò, i papi addussero come motivazione della propria superiorità nei confronti dell'autorità imperiale anche la donazione di Costantino, un presunto atto dell'imperatore romano in cui questi avrebbe donato l'intera parte occidentale dell'Impero alla Chiesa. L'intera Europa occidentale, quindi, sarebbe dovuta essere sottoposta al potere del papato. Il documento, tuttavia, nel Rinascimento, fu riconosciuto definitivamente come falso.

Con l'affermazione degli stati nazionali e la crisi dei due poteri universali, il papa perse gran parte della propria autorità temporale. Simbolo di questo declino fu lo schiaffo di Anagni. In questo episodio, papa Bonifacio VIII subì una gravissima umiliazione ad opera dei soldati di Filippo IV il Bello, il re di Francia che non aveva voluto piegarsi all'autorità papale.

Dopo la morte di Bonifacio VIII, i Francesi monopolizzarono i conclavi e fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone. Ebbe così inizio il periodo detto Cattività Avignonese - o Babilonese - (1309-1377), così definito dagli Italiani in ricordo della deportazione degli Ebrei a Babilonia. Lo Stato Pontificio, così, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobili (come quelle tra i Colonna e gli Orsini, narrata anche da Boccaccio).

Nel 1343 fece la propria comparsa sulla scena politica romana Cola di Rienzo, un capopopolo che galvanizzava le folle con promesse di restaurazione dell'Impero Romano e cavalcando il malcontento antinobiliare. Ben presto assunse poteri assoluti, ma fu osteggiato dal Papa e costretto a fuggire da una congiura dei nobili. In seguito, il Papa pensò di poterlo utilizzare per indebolire la nobiltà e lo inviò a Roma accompagnato dal cardinale Albornoz. Ben presto, tuttavia, il suo potere sulle folle venne meno e Cola fu ucciso durante una sommossa (1354). L'Albornoz aveva, però, soprattutto il compito di recuperare all'autorità del Papa i territori italiani: la cosa gli riuscì, in parte con le lusinghe in parte con le minacce, quasi ovunque. Solo Francesco II Ordelaffi, Signore di Forlì, gli resistette tanto a lungo che Innocenzo VI si decise a proclamare una crociata contro i Forlivesi, per poterne avere ragione. La Crociata durò dal 1355-56 fino al 1359, quando si giunse ad un compromesso: a Francesco, che cedeva Forlì all'Albornoz, rimanevano, a titolo di vicario papale, Forlimpopoli e Castrocaro; l'Albornoz, però, si poteva insediare in Forlì, dimostrando così, anche simbolicamente, che le operazioni per riaffermare l'autorità pontificia sui territori della Chiesa si erano positivamente concluse.

Nel 1440 Lorenzo Valla dimostrò che la donazione di Costantino era falsa:il latino in cui era stato scritto era un latino con caratteristiche diverse da quello del tempo dell' Impero Romano:era un falso storico,usato per giustificare le aspirazioni dei Papi

[modifica] Il ritorno del Papa ed il grande scisma

Per approfondire, vedi la voce Scisma d'Occidente.
Urbano VI
Urbano VI

L'invio a Roma di Cola di Rienzo era solo il primo passo della nuova politica pontificia che mirava ad un ritorno del papato a Roma. Fu affidato al cardinale Albornoz il compito di riconquistare lo Stato Pontificio, ormai smembrato in una miriade di potentati locali, e di rimettere ordine nella capitale. Il cardinale intraprese una serie di campagne che sottomisero il Lazio, Spoleto, i Malatesta di Rimini, i Montefeltro di Urbino e la città di Forlì. Solo Bologna, almeno fino all'epoca di papa Giulio II, rimase indipendente.

Nel 1367 Urbano V fece ingresso in città, ma ci rimase solo tre anni, poiché nel 1370 fece ritorno ad Avignone, dove morì. Ma questi erano solo i prodromi della svolta: nel 1378, morto Gregorio XI, i cardinali riuniti in conclave, sotto le pressioni insistenti dei romani, elessero papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restò in città.

I francesi, non volendo perdere il proprio controllo sul pontefice, dichiararono l'elezione nulla appigliandosi alle pressioni esercitate dalla folla sui cardinali. Poi, riuniti tutti i propri cardinali, elessero un antipapa, Clemente VII. Fu l'inizio del grande Scisma d'Occidente.

In questo periodo, l'Europa si spaccò in due ed l'autorità del papato romano diminuì sensibilmente. Si sviluppò, così, un forte interesse per le terre dello Stato Pontificio, una base di potere sicura. Il Quattrocento, perciò, iniziò all'insegna di una forte espansione delle terre papali nell'Italia centrale che continuò anche ben oltre la fine dello scisma.

La frattura della cristianità si ricucì molto difficilmente: i due papi in carica rifiutavano di dimettersi e neppure il concilio di Pisa, che si riproponeva di dichiarare deposti i pontefici per eleggerne un terzo, riuscì a produrre qualche progresso. Alla fine il concilio di Costanza fece dimettere i papi di Pisa e di Avignone e tutti quegli altri autonominati pontefici che, approfittando del disordine generale, avevano cercato, con l'appoggio di numerosi stati, di impossessarsi del soglio di Pietro.

[modifica] Il Rinascimento

Durante il Rinascimento il papato aveva perso qualsiasi capacità d'influenza sulla politica europea ed aveva rinunciato ad ogni pretesa di guida sulla Cristianità. I papi, perciò, decisero di dedicarsi principalmente alla cura dei propri possedimenti italiani, iniziando una serie di campagne militari nell'Italia centrale atte a sottomettere tutti quegli staterelli che, dichiarandosi formalmente vassalli della Chiesa, avevano mantenuto una certa autonomia. Lo Stato della Chiesa, così, si estese notevolmente, in particolare con Alessandro VI e Giulio II. In questo periodo gli Este ottengono Ferrara e la rendono praticamente indipendente dallo Stato della Chiesa come faranno successivamente per Modena; gran parte dei territori erano, però, solo nominalmente controllati dalla Chiesa, facendo affidamento a principi locali e subendo continue contestazioni da parte dei reggenti; questo rese questi territori tra i più poveri e mal governati del paese.

[modifica] L'Ottocento

Prima del periodo napoleonico, lo stato occupa il Lazio, l'Umbria, le Marche, la Romagna, parte dell'Emilia e la città di Avignone, che rimarrà alla Francia con la Restaurazione.

La suddivisione amministrativa dello stato viene riformata da Pio VII (1800-1823) con il motu proprio «per ammirabile disposizione»[1] del 6 luglio 1816, con il quale si istituiscono le seguenti province (tra parentesi il capoluogo), distinte in legazioni e delegazioni:

Lo Stato della Chiesa (in inglese Papal States) e gli stati vicini in epoca napoleonica (1806)
Lo Stato della Chiesa (in inglese Papal States) e gli stati vicini in epoca napoleonica (1806)

La prima metà dell'Ottocento vede il diffondersi di idee liberali nello Stato, soprattutto in Romagna. In risposta, si formarono bande di sanfedisti, che cercarono, spesso con la violenza, di contrastarle, portando però più discredito che sostegno alla autorità pontificia: famoso e famigerato, anche per le pagine che gli dedica Riccardo Bacchelli nel suo Il mulino del Po, è il capobanda ed avventuriero Virginio Alpi, che operava nel territorio tra Forlì e Faenza.


Lo Stato della Chiesa subì un duro colpo nel 1848-1849, quando il Pio IX fu temporaneamente privato della sovranità su Roma dagli insorti che proclamarono la Repubblica Romana.

Ma la fine si ebbe a causa del processo di unificazione del Regno d'Italia. Nel 1859/1860, tramite i plebisciti, le Marche, l'Umbria e la Romagna si staccarono dallo Stato pontificio; poi nel 1870 fu annesso all'Italia anche il Lazio, con la presa di Roma da parte dei bersaglieri di Vittorio Emanuele II di Savoia: liberazione in ottica italiana, usurpazione in ottica pontificia. La rottura tra la Chiesa e lo Stato italiano durò fino al 1929, quando con la firma dei Patti Lateranensi venne creata la Città del Vaticano che restituì una minima sovranità territoriale alla Santa Sede.

[modifica] Papi durante lo Stato Pontificio

Elenco dei papi che hanno governato lo Stato. Il numero indica il loro ordine nell'elenco cronologico di tutti i papi.

[modifica] Note

  1. ^ Testo completo del Motu proprio disponibile al sito:[1]

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Domenico Demarco, Il tramonto dello Stato Pontificio Torino, Giulio Einaudi editore, 1949.
  • Ludovico Gatto. Storia universale del Medioevo. Roma, Newton & Compton, 2003.
  • Elio Lodolini, L'amministrazione periferica e locale nello Stato Pontificio dopo la Restaurazione. Ferrara Viva (1959) I/1, 5-32.
  • Leopold G. Glueckert, Between Two Amnesties: Former Political Prisoners and Exiles in the Roman Revolution of 1848. New York, Garland Press, 1991.
  • Elio Lodolini, L'ordinamento giudiziario civile e penale nello Stato Pontificio (sec.XIX). Ferrara Viva (1959) I/2, 43-73.
  • Giacomo Martina, S.J. Pio IX (1846-1850). Roma, Editrice Pontificia Universita Gregoriana, 1974.
  • Allan J. Reinerman, Austria and the Papacy in the Age of Metternich. Washington, Catholic University of America Press, 1979-1990. 2 volumi.
  • Giovanni Tobacco. Storia d'Italia, vol. 1, Dal tramonto dell'impero fino alle prime formazioni di Stati regionali. Torino, Einaudi, 1974.
  • Gabriella Santoncini, Ordine pubblico e polizia nella crisi dello Stato Pontificio (1848- 1850). Milano: Giuffre, 1981.
  • Piero Zama, La Rivolta in Romagna fra il 1831 e il 1845. Faenza: Fratelli Lega, 1978.

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