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Ducato romano - Wikipedia

Ducato romano

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Il ducato romano (3) nell'impero bizantino del 717.
Il ducato romano (3) nell'impero bizantino del 717.

Il ducato romano fu un'istituzione politica e militare bizantina che occupava, nell'Esarcato d'Italia, grossomodo buona parte dell'odierno Lazio, da Narni e Viterbo fino a Gaeta e Atina.

Indice

[modifica] Origini

Le origini del ducato sono sconosciute. La prima testimonianza è una lapide rinvenuta presso Terracina in cui si nomina un certo Giorgio dux Romae. Il ruolo di duca era una nomina imperiale, probabilmente di durata triennale, per la quale l'incaricato era il capitano delle forze militari nel territorio di sua competenza.

La presenza del senato a Roma e del pontefice impedì ai funzionari imperiali di trasmettere per diritto dinastico il titolo ducale, come invece stava avvenendo altrove (Ducato di Gaeta, ducato di Napoli); anzi è successo spesso che nel Lazio fosse lo stesso esercito bizantino, in caso di carica vacante, ad eleggere il proprio dux.

I vari duchi però restarono sempre esponenti della fazione bizantina, quindi schierati con l'imperatore nei vari contenziosi che sorgevano fra il potefice romano e Costantinopoli. Nel 640 il dux nonché carthularius Maurizio, con l'esarca Isacco, condusse l'assalto contro papa Severino. Troviamo dei duces anche fra i presunti congiurati contro papa Gregorio II.

Nel 702 il duca di Benevento Gisulfo I sottrasse al ducato romano la valle del Liri.

[modifica] Liutprando e la donazione di Sutri

Quando i Longobardi di Liutprando mossero guerra contro l'Esarcato di Ravenna, sposando la causa anti-iconoclasta del papa Gregorio II, occuparono l'intera Pentapoli e ai Bizantini restarono solo il porto di Classe, la città e la pianura intorno a Ravenna. Nel Lazio Liutprando si spinse fino alle porte di Roma, ma senza occupare la città: donò quindi i territori dell'antico ducato romano al pontefice, nell'atto conosciuto dalla storiografia come "Donazione di Sutri", primo nucleo dello Stato Pontificio (728), decretando l'inizio del patrimonium Sancti Petri indipendente dall'autorità di Costantinopoli.

Con la nomina a papa di Zaccaria Liutprando tornò a cercare il consenso pontificio: i due si incontrarono a Terni dove il re longobardo fece atto di rinuncia al possesso di alcune città umbre occupate nel 742, allorché aveva annesso i ducati di Spoleto e di Benevento, donando al ducato romano Narni, Blera, Orte, Bomarzo e Terni. Per la seconda volta è il pontefice il rappresentate supremo degli ex-territori bizantini nel Lazio[1]

(LA)
«  Veniens itaque ad civitatem Interamnis, ubi tunc dictus rex cum suis exercitibus erat, cum rex audiret eius adventum, omnes duces exercituum suorum maiores usque ad octo miliaria misit obviam illi. Sed et ipse rex usque ad medium miliare processit obvia Zachariae summo pontifice, illumque cum gaudio magno et summa reverentia intra civitatem suscepit. Cumque in ecclesia beati valentini ambo consedissent.....huius autem sanctis persuasionibus compunctus rex langobardus, ad mandatum pontificis civitates, quas Romanis abstulerat, restituit.  »
(IT)
«  Mentre, così, stava giungendo [papa Zaccaria] nella città di Interamna, dove il re si era già attestato con tutto il suo esercito, il re, che era venuto a sapere del suo arrivo, mandò tutti i suoi comandanti di grado più alto fino all'ottavo miglio per accoglierlo. Ma lo stesso re procedette incontro al sommo pontefice Zaccaria e lo accompagnò all'interno della città con grande gioia e massimo rispetto. Dopo essersi assisi ambedue nella chiesa del Beato Valentino.....colpito dalle sante parole persuasive di costui [papa Zaccaria] il re longobardo restituì al pontefice le città che aveva tolto ai Romani  »
(Pauli Continuationes, III , 9-18,)

[modifica] Il falso della donazione di Costantino

Probabilmente al papato di Zaccaria (o di Gregorio III) risale il documento noto come donazione di Costantino. Il potere del pontefice, dopo i problemi poltici avuti con Leone III l'Isaurico, non era più sostenuto dall'impero e né poteva considerarsi il papa un feudatario longobardo, vista la superiorità politica e morale con cui era considerata la sede romana agli occhi degli italici e dei cristiani rispetto al potere longobardo. L'incertezza politica in cui versava il ducato romano in quegli anni portò alla produzione di una legittimazione storica dell'indipendenza pontificia, la donazione di Costantino, secondo cui dal primo imperatore cristiano veniva il diritto del Papa a governare il territorio e il senato romano, nonché il primato sugli altri patriarchi della cristianità (in quegli anni Leone aveva spostato sotto il patriarcato di Costantinopoli le diocesi di Puglia, Calabria e Sicilia). In realtà il documento può essere definito come una vera e propria costituzione per cui uno stato si dichiara autonomo semplicemente aderendo ad un sistema giuridico e legislativo (a quell'epoca ancora non distinto da quello religioso).

Il patrimonium Sancti Petri dopo la donazione di Pipino e di Carlo Magno (Populonia, Ronciglione e Viterbo).
Il patrimonium Sancti Petri dopo la donazione di Pipino e di Carlo Magno (Populonia, Ronciglione e Viterbo).

[modifica] La donazione di Pipino

Con l'ascesa di Astolfo al titolo di Re d'Italia e dei Longobardi i germani ripresero una politica espansionistica ai danni dei greco-latini. Nel 751 Astolfo conquistò l'Istria e Ravenna insediandosi nella sede dell'esarcato e acquisendo i titoli palatini connessi. Le minacce del re raggiunsero anche Roma: egli pretese infine dal papa Stefano III il pagamento dei tributi per le donazioni ricevute dai suoi predecessori, e qualche anno più tardi arrivò a conquistare Ceccano. Stefano III chiese allora l'intervento dei Franchi di Pipino il Breve. Benché Astolfo ebbe assediato poi più volte Roma, fu sconfitto dalla calata del sovrano d'oltralpe che lo costrinse a pagare un tributo al regno dei Franchi e a cedere sotto la sovranità del pontefice l'Esarcato, la Pentapoli e Perugia. Nacque così il Patrimonium Sancti Petri come stato sovrano autonomo, con quel nome che fino ad allora aveva indicato i latifondi gestiti dal vescovo di Roma, in contrapposizione al patrimonium publicum gestito dai militari (duces e magister militum) e ai latifondi dell'arcidiocesi di Ravenna e di Milano. Tutti i poteri della Pentapoli, della Romània e del cosiddetto corridoio bizantino che si contrapponevano giuridicamente alle proprietà della diocesi di Roma furono così subordinati direttamente al pontefice, senza più la mediazione imperiale di Costantinopoli. Allo stesso tempo i territori longobardi del nord Italia furono divisi irrimediabilmente da quelli del centro-sud (756).

[modifica] Ducati confinanti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. ^ Sull'importanza storica dei contenuti dell'incontro si può vedere un vecchio saggio ancora molto importante come quello di Oreste Bertolini, Il problema delle origini del potere temporale dei papi nei suoi presupposti teoretici iniziali: il concetto di 'restitutio' nelle prime cessioni territoriali alla chiesa di Roma in Scritti scelti di storia medievale, vol II, 'Il Telegrafo', Livorno 1968, pp. 487-550

[modifica] Bibliografia

  • Liber pontificalis
  • Bavant B., Le Duché byzantin de Rome, Mélanges de l’Ecole Française de Rome 1979.
  • Galasso G., Storia d'Italia, Vol I, Utet, Torino 1995.
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