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Forlì - Wikipedia

Forlì

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

bussola Nota disambigua – Se stai cercando il comune in provincia di Isernia, vedi Forlì del Sannio.
« Ferox feraxque Livia »
« Chi conosce Forlì sa bene che questa città sta a sé e non assomiglia affatto a tutte le altre città del mondo. Ha un suo cuore, una sua particolare intelligenza, un suo modo inconfondibile di vedere le cose... »
Forlì
Panorama di Forlì
Forlì - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Emilia-Romagna
Provincia: stemma Forlì-Cesena
Coordinate: 44°14′0″N 12°3′0″E / 44.23333, 12.05
Altitudine: 34 m s.l.m.
Superficie: 228,19 km²
Abitanti:
115.045 01-03-2008
Densità: 504,16 ab./km²
Frazioni: Vedi elenco 
Comuni contigui: Bertinoro, Brisighella (RA), Castrocaro Terme e Terra del Sole, Faenza (RA), Forlimpopoli, Meldola, Predappio, Ravenna (RA), Russi (RA)
CAP: 47100
Pref. tel: 0543
Codice ISTAT: 040012
Codice catasto: D704 
Nome abitanti: forlivesi, liviensi 
Santo patrono: Madonna del Fuoco 
Giorno festivo: 4 febbraio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia


Forlì (Furlè in romagnolo, Forum Livii in latino) è una città di 115.045 abitanti (al 1° marzo 2008), capoluogo della provincia di Forlì-Cesena, dopo essere stata, per quasi tutto il XX secolo, capoluogo della provincia di Forlì, nome sotto il quale era compreso anche il territorio ora facente parte della provincia di Rimini. Forlì è nota anche col soprannome dialettale di "Zitadon", il "Cittadone".

Forlì è una città dell'Emilia-Romagna ed in particolare si trova in Romagna, di cui è, come dice Dante nel De Vulgari eloquentia, "meditullium", cioè l'area centrale. Questo primato è anche linguistico, nel senso che il forlivese costituisce il dialetto romagnolo tipico, visto che, come è naturale, il Romagnolo tende a perdere questa o quella peculiarità a mano a mano che si avanza verso la periferia della Romagna e che la lingua subisce, per ciò, gli influssi delle zone circostanti.

Indice

[modifica] Geografia

[modifica] Clima

Per approfondire, vedi la voce Stazione meteorologica di Forlì.

[modifica] Storia

Per approfondire, vedi la voce Storia di Forlì.
« Vidi messer Marchese, ch' ebbe spazio
già di bere a Forlì con men secchezza,
e sì fu tal, che non si sentì sazio. »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, 24.31-33)
« Come quel fiume c' ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ' nver' levante,
da la sinistra costa d' Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l' Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto; »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, 16.94-102)
« La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova. »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, 27.43-45)

[modifica] Origini

Forlì: Pieve di S. Maria in Acquedotto
Forlì: Pieve di S. Maria in Acquedotto

La località dove Forlì sorge fu abitata sin dal Paleolitico, come dimostrano i copiosi ritrovamenti di Monte Poggiolo, con migliaia di reperti datati a circa 800.000 anni fa.

La città è poi sorta su un antico insediamento commerciale, chiamato dagli Etruschi "Ficline" (Figline, cioè terra di vasai, per le ceramiche che vi venivano prodotte e che saranno famose anche nei secoli XIV-XVI), sito sulla linea di confine che separava il territorio controllato dai Lingoni da quello dei Senoni.

Il nome è di origine romana (Forum Livii): il castrum fu probabilmente fondato nel 188 a.C., secondo la tradizione, da Caio Livio Salinatore, figlio del console Marco Livio Salinatore che, nel 207 a.C., sconfisse l'esercito cartaginese guidato da Asdrubale nella battaglia del Metauro. Della città romana rimangono pochi resti, specialmente sotterranei (ponti, strade lastricate, fondazioni). Il forum doveva essere all'altezza dell'attuale piazza Melozzo, mentre è probabile l'esistenza di un castrum nella zona dei Romiti, sulla via per Faenza. Il castrum chiamato Livia e il forum detto Livii rifondarono l'etrusca Ficline dando luogo a Forlì.

Un importante pagus risalente agli anni in cui era Imperatore Costanzo II è stato rinvenuto nei pressi della località Pieveacquedotto, dove vi scorreva l'acquedetto di Traiano.

[modifica] Antichità e Medioevo

Forlì: San Mercuriale
Forlì: San Mercuriale

Caduto l'Impero Romano d'Occidente, dopo il breve dominio di Odoacre, fece parte del regno degli Ostrogoti, poi dell'impero di Bisanzio. Rimase bizantina ai tempi dell'invasione longobarda, nel VI secolo, poi fece parte delle donazioni di Pipino il Breve alla Chiesa.

Nata, ovviamente per motivi di difesa, su un'isola alla confluenza di due fiumi, Forlì fu però lungamente travagliata dalle inondazioni, così, intorno al 1050, venne risistemato l'impianto dei corsi d'acqua con vari lavori di ingegneria che allontanarono dal centro abitato il rischio di nuovi allagamenti.

La città fu protagonista delle vicende del territorio romagnolo durante il Medioevo: il complesso stemma allude a diversi momenti della sua storia: la città ebbe dai Romani lo scudo vermiglio, su cui poi fu posta, in ricordo della partecipazione dei Forlivesi alla Prima Crociata, una croce bianca; un secondo scudo, bianco, attraversato dalla scritta LIBERTAS, testimonia dei periodi in cui la città si erse a repubblica (la prima volta nell'889, l'ultima nel 1405): i colori della città, pertanto, sono il bianco ed il rosso; l'aquila sveva in campo d'oro fu invece concessa da Federico II, per l'aiuto datogli nella presa di Faenza (1241), essendosi Forlì schierata dalla parte dei ghibellini.

L'Imperatore elargì alla città, nell'occasione, anche un'ampia autonomia comunale, compreso il diritto di battere moneta.

Il passaggio dal libero comune alla signoria fu piuttosto tormentato: emersero, fra gli altri, i tentativi di Simone Mastaguerra, Maghinardo Pagani e Uguccione della Faggiuola, ma il successo nel dominio cittadino arrise alla dinastia della famiglia Ordelaffi, che resse, sia pure con qualche interruzione, la città dalla fine del XIII fino all'inizio del XVI.

Dal punto di vista tecnico, si può segnalare il fatto che Forlì, nel XIV secolo, fu una delle prime città a dotarsi di orologio meccanico, posto nella torre civica.

La Forlì medioevale vide anche la presenza di una fiorente comunità di Ebrei: si ha notizia dell'esistenza d'una scuola ebraica in città fin dal XIII secolo, mentre uno statuto civico forlivese del 1359 ci testimonia la stabilità della presenza degli Ebrei e dei loro banchi. Insomma, Forlì fu un importante centro di affari e di vita culturale ebraica.

Da segnalare, a tal proposito, è l'importante congresso dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonché di Roma, che fu convocato a Forlì il 18 maggio 1418: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli Ebrei avrebbero dovuto tenere e si inviò una delegazione al Papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi.

Nasce, e poi fiorisce con Melozzo e Marco Palmezzano, la scuola forlivese nel campo della pittura.

[modifica] Età moderna

Forlì: Torre civica
Forlì: Torre civica

Durante il Rinascimento, la città vantò molteplici intrecci con la storia nazionale italiana: sua signora fu Caterina Sforza, che, vedova di Girolamo Riario (nipote di Papa Sisto IV), sposò, nel 1497, Giovanni de' Medici (detto "il Popolano"), matrimonio dal quale nacque, l'anno successivo, Ludovico (poi Giovanni) detto Giovanni dalle Bande Nere, il famoso capitano di ventura, padre di quel Cosimo I de' Medici che sarà il primo Granduca di Toscana. Caterina, nonostante un'eroica resistenza nella rocca di Ravaldino, in Forlì, fu sconfitta da Cesare Borgia nel piano di espansione dei possedimenti papali in Romagna.

Tornata sotto il dominio papale, costituì il centro della Romagna pontificia, tanto che ancora oggi sono in molti ad usare "romagnolo" come sinonimo di "forlivese", anche se ciò non è corretto.

Pur tra varie vicissitudini, come il saccheggio operato dagli Austriaci nel 1708, la situazione rimase sostanzialmente immutata in pratica fino all'Unità d'Italia, eccetto che per un breve periodo di indipendenza politica dalla Chiesa attorno al 1797, quando divenne capoluogo del dipartimento del Rubicone nella nuova divisione amministrativa dettata dalle truppe di Napoleone al seguace Regno d'Italia. Tra le leggi imposte dal nuovo codice civile napoleonico c'era la possibilità di divorzio e un cittadino di Forlì ne fece richiesta (prima causa di divorzio a oltre 150 anni dalla legge attuale). Inoltre, i funzionari napoleonici si occuparono di indagare gli usi e costumi delle popolazioni sottomesse, producendo una notevole mole di dati sulle tradizioni popolari di questa parte di Romagna. Un forlivese riuscì a recuperare parte di quelle indagini (per la verità in gran parte provenienti da Sarsina, ma in uso anche a Forlì) e ne pubblicò un testo che è uno dei primi lavori sulle tradizioni romagnole, poi seguito dall'opera del Pergoli verso la fine dell'Ottocento, che si occupò della raccolta di canti anche a Forlì e a San Martino in strada (frazione di Forlì).

Dal punto di vista culturale, prosegue nel XVI secolo la scuola forlivese di pittura, con autori come Francesco Menzocchi e Livio Agresti, ma anche con i loro epigoni dei secoli successivi.

[modifica] Età contemporanea

Forlì: Palazzo delle Poste
Forlì: Palazzo delle Poste

Nella seconda metà del XIX secolo Forlì diventa il "zitadòn" (cittadone) della Romagna: un centro grande rispetto alle altre realtà urbane limitrofe, la cui prosperità deriva dall'agricoltura - molto diffuso il tipico contratto di mezzadria - e dal commercio del sale tramite la via diretta verso Cervia e le sue saline, nonché dal suo posizionamento sulla strategica via Emilia, a metà strada fra Bologna e Rimini. Non mancarono personalità di spicco durante il Risorgimento: Aurelio Saffi, repubblicano mazziniano e Piero Maroncelli, amico di Silvio Pellico e imprigionato come lui per il suo ideale di un'Italia unita e libera da dominazioni straniere o religiose.

La città piange i suoi martiri della Grande Guerra, ma è con l'ascesa del Fascismo e la Seconda guerra mondiale che Forlì torna a far parlare di sé. A 15 km dalla città, a Predappio, nasce Benito Mussolini: quando egli diviene prima presidente del consiglio, poi duce, inevitabilmente Forlì gode di una certa fama di ritorno, cominciando a essere presentata nella propaganda ufficiale come "la città del Duce". Questo ha, purtroppo, comportato conseguenze negative negli anni del dopoguerra, quando si poté assistere, a mo' di contrappasso, a quella che uno storico ha definita un'implicita conventio ad tacendum: tutte le volte che non fosse proprio inevitabile citarla, Forlì non doveva essere nemmeno menzionata. Solamente con gli inizi del nuovo secolo, il XXI, il presupposto per cui parlare di Forlì sarebbe sintomo di nostalgie fasciste sta cominciando a cadere.

Forlì: l'edificio razionalista sede dell'Istituto Tecnico Industriale Statale G.Marconi
Forlì: l'edificio razionalista sede dell'Istituto Tecnico Industriale Statale G.Marconi

Durante il regime, comunque, Forlì si sviluppò oltre il suo ambito territoriale ed economico tradizionale: le porte e le mura antiche vennero abbattute per lasciar spazio ai nuovi viali delle circonvallazioni e permettere la costruzione di nuovi quartieri all'esterno del pur ampio centro storico; gli architetti del regime si sbizzarrirono nel progettare nuovi edifici corrispondenti al gusto del momento, come ad esempio la nuova stazione ferroviaria, il nuovo palazzo delle Poste e degli uffici statali nella centrale piazza Saffi, viale Benito Mussolini (ora viale della Libertà). Crebbero poi le industrie locali (Forlanini, Mangelli); nel 1936 viene inaugurato l'aeroporto "L.Ridolfi".

La città pagò il suo conto di vite umane alla guerra, sopportando inoltre la perdita di inestimabili tesori artistici, come la chiesa di San Biagio o il teatro comunale; anche la Torre civica fu bombardata, per poi venire ricostruita in seguito. Il campanile della Basilica di San Mercuriale venne invece risparmiato dai tedeschi in ritirata, alcuni pensano su precisa richiesta del Duce stesso, ma certamente anche per la vigorosa opera del parroco dell'epoca, che tutti i Forlivesi ricordano come don Pippo.

Tra i momenti tragici della guerra, va anche ricordato l'eccidio di Forlì, nel quale, presso l'aeroporto cittadino, furono uccise 42 persone, nel settembre del 1944.

Forlì venne liberata relativamente presto, rispetto alle altre zone del Nord Italia: il 9 novembre 1944, dopo una accanita battaglia per il valore simbolico che Forlì aveva in quanto "città del Duce", tanto che Hitler aveva ordinato di non cederla facilmente, le truppe alleate britanniche ed indiane entravano in città, provenienti da Cesena, con l'appoggio delle brigate partigiane. Ancora oggi è presente e visitabile, quasi di fronte al Cimitero Monumentale, il ben curato Cimitero degli Indiani, a ricordo di quanti di loro persero la vita in questa occasione.

Primo sindaco della Forlì liberata fu Franco Agosto, cui oggi è dedicato il Parco Urbano, polmone verde urbano sull'ansa che il fiume Montone forma nei pressi di Porta Ravaldino.

Forlì è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici e il coraggio delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra la città si è stabilizzata nelle sue attività tradizionali legate al settore agricolo e artigianale, sviluppando una dinamica realtà di piccole imprese artigianali o cooperative.

Forlì fu anche teatro di un omicidio targato Brigate Rosse del Partito comunista combattente. Il 16 aprile 1988 (a dieci anni dall'assassinio di Aldo Moro, e proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita, che Ruffilli aveva contribuito a creare), assassinarono il senatore Roberto Ruffilli nella sua casa di Corso Diaz, nel rione Ravaldino.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Personaggi illustri

Per approfondire, vedi la voce Personalità legate a Forlì.

Sono numerose e varie le personalità di ogni epoca che a Forlì sono nate o vissute per periodi significativi della loro vita o morte; che vi hanno operato in modo degno di nota o che hanno stabilito dei saldi rapporti con la città o i suoi dintorni.

[modifica] Luoghi d'interesse

[modifica] Piazza Aurelio Saffi

Abbazia di San Mercuriale
Abbazia di San Mercuriale

Ai tempi del forum romano, la Piazza Aurelio Saffi era solo un largo spazio ai confini della centuriazione, lungo la via Emilia verso Rimini.

Diventa, come è tutt'oggi, luogo centrale della città nel Medioevo, col nome di Campo dell'Abate (il riferimento è all'Abbazia di San Mercuriale) e poi di Piazza Maggiore.

Dopo l'unificazione d'Italia, viene dedicata a Vittorio Emanuele II. Al termine della seconda guerra mondiale, durante la permanenza delle truppe anglo-americane a Forlì (successiva alla liberazione della città dai nazi-fascisti), la piazza è ribattezzata St. Andrew's Square ("piazza di S. Andrea").

Con l'avvento della repubblica, viene intitolata al mazziniano forlivese Aurelio Saffi, celebrato da un apposito monumento, posto al centro della piazza, in sostituzione della precedente colonna della Madonna del Fuoco (spostata in Piazza del Duomo).

Il risultato è una piazza che Antonio Paolucci ha definito "uno scenario metafisico alla Giorgio De Chirico".

Sulla Piazza si affacciano:

[modifica] Via delle Torri

Si tratta della strada che collega Piazza Saffi con Piazza Ordelaffi e Piazza del Duomo, costeggiando il lato settentrionale del Palazzo del Comune. Percorrerla verso oriente, concede una suggestiva vista sull'Abbazia di San Mercuriale, mentre, nell'altro senso, la via prospetta sulla Chiesa del Corpus Domini, con l'attiguo Monastero.

Presso il Palazzo della Prefettura, sullo stesso lato, la via si apre sulla Piazza delle Erbe, col suo mercato agricolo alimentare[1].

[modifica] Piazza del Duomo e Piazza Ordelaffi

Forlì: Prefettura in Piazza Ordelaffi
Forlì: Prefettura in Piazza Ordelaffi
Duomo di Forlì: interno
Duomo di Forlì: interno
  • Piazza del Duomo/Piazza Ordelaffi: i due spiazzi contigui sono sovrastati dalla fabbrica del Duomo, già chiesa di S.Croce, la cattedrale cittadina.
  • A nord di piazza Ordelaffi si trova l'imponente palazzo Paolucci-Piazza o Paulucci-Piazza, dal nome delle due antiche famiglie nobiliari già sue proprietarie, ora sede della Prefettura: si tratta di un palazzo del XVII secolo costruito in modo da ricordare il Palazzo del Laterano e il Palazzo farnese, a Roma.
  • Al centro di piazza del Duomo si erge la colonna votiva della Madonna del Fuoco, protettrice della città; fu eretta originariamente in piazza Saffi, da dove fu spostata alla fine dell'Ottocento per lasciar posto al monumento commemorativo del patriota forlivese Aurelio Saffi.
  • Il 1° maggio 2007, una parte di piazza del Duomo ha preso il nome di piazza Giovanni Paolo II, in ricordo della visita che il Santo Padre fece a Forlì l'8 maggio 1986.

[modifica] Corso della Repubblica

Forlì: l'Hotel della Città, realizzato da Giò Ponti
Forlì: l'Hotel della Città, realizzato da Giò Ponti

Il Corso della Repubblica, forse la principale strada moderna della città, costituisce il ramo della via Emilia verso est interno al centro storico. È la spina dorsale del rione chiamato tradizionalmente "Borgo Cotogni" per un antico insediamento dei Goti (da "Gotogni") che ivi si erano stanziati nel V secolo. Appare come un lungo rettilineo di aspetto moderno, al termine del quale si scorge l'obelisco del monumento ai caduti di piazzale della Vittoria. Negli anni 30 si chiamava corso Vittorio Emanuele.

  • Vi sorge la barocca chiesa di Santa Lucia, protettrice della vista e festeggiata il 13 dicembre.
  • Vi si affacciano anche la biblioteca e la sede dei principali musei comunali, compresa la pinacoteca nell'imponente palazzo Merenda, già sede dell'antico ospedale cittadino. Sempre nel palazzo del Merenda nelle sale dell'armeria Albicini sono visibili affreschi (1924)del pittore forlivese Francesco Olivucci (1899-1984).
  • Forse l'unico complesso realizzato a Forlì nel Dopoguerra da un maestro internazionale dell'architettura è L'Hotel della Città et de la Ville con il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti. È opera dell'architetto milanese Giò Ponti su incarico di Aldo Garzanti, il famoso editore. Progettato nel 1953 e terminato nel 1957 è, con i suoi spioventi invertiti, le finestre esagonali, gli spazi aperti ed il respiro fra i corpi, un'icona degli anni cinquanta.

[modifica] Corso Giuseppe Mazzini

Questo corso, via di porticati e negozi, congiunge piazza Saffi con la via Ravegnana (per Ravenna), verso nord, dove un tempo sorgeva la Porta di San Pietro. L'antica chiesa, ora scomparsa, di San Pietro in Scottis, rifugio per pellegrini scozzesi, dà nome al rione "San Pietro".

  • Appena imboccato il Corso, provenendo da Piazza Saffi, si trova, in una via a sinistra, la Torre Numai, ricordo di un'antica famiglia nobiliare.
  • Importante è la chiesa del Carmine, che ospita il convento dei carmelitani: l'ingresso presenta un pregevole fregio in marmo d'Istria, in origine abbellimento dell'entrata del Duomo.

[modifica] Corso Giuseppe Garibaldi

Si tratta del corso più lungo, che da piazza Saffi arriva a Porta Schiavonia e costituisce la parte di via Emilia verso ovest, cioè verso Faenza e Bologna, attraversando la zona più antica della città, dove notevoli palazzi signorili si sono conservati fino a oggi. È la strada più antica della città, attorno alla quale Forlì ha cominciato a svilupparsi. Il nome "Schiavonia", ampliato tutt'ora all'intero rione, deriva dal ricordo degli schiavi forlivesi deportati in Spagna dal barbaro Alarico e liberati dal vescovo Mercuriale. Per magnificare l'epopea risorgimentale, su proposta dell'onorevole forlivese Tito Pasqui, il corso fu poi dedicato a Giuseppe Garibaldi.

  • Il Monte di Pietà (cinquecentesco)
  • Il palazzo Albicini
  • Il palazzo Gaddi, con notevoli affreschi di Felice Giani (sede di alcuni musei comunali: etnografico e del teatro)
  • Il palazzo Reggiani.
  • Il Palazzo Sangiorgi
  • All'altezza di piazza Melozzo, in corrispondenza della chiesa, già cattedrale, della SS.Trinità - dove sono conservati, oltre all'antica cattedra di S. Mercuriale, i resti del pittore forlivese -, sono state trovate le testimonianze del centro romano: lì sorgeva l'incrocio fra cardum e decumanum maximum.
  • Quasi alla fine del corso, in una piazzetta a cui si arriva prendendo una via laterale, la Chiesa di Santa Maria in Laterano in Schiavonia si segnala, tra l'altro, per una bella opera del Guercino: San Francesco che riceve le Stimmate.
  • Al termine del corso si arriva a Porta Schiavonia, unico dei quattro ingressi rimasti in piedi: le altre barriere, insieme alle mura medievali, sono state demolite nel 1905 (o bombardate nel '44)per permettere lo sviluppo della rete stradale e la costruzione dei viali di circonvallazione del centro storico; l'aspetto attuale della porta risale al Settecento.

[modifica] Corso Armando Diaz

Forlì: chiesa di Sant'Antonio Vecchio
Forlì: chiesa di Sant'Antonio Vecchio

Questo corso porta da piazza Saffi al piazzale di Porta Ravaldino (porta non più esistente), e al viale dell'Appennino che, verso sud, collega la città a Predappio e Castrocaro Terme, dirigendosi poi a Firenze. È l'asse portante del rione "Ravaldino", nome di origine incerta, ma noto fin dal Medioevo. Esiste, nelle prime colline forlivesi, anche una località chiamata "Ravaldino in Monte".

  • Vicino al centro sorge il palazzo Orsi Mangelli, ora sede del polo universitario decentrato dell'ateneo di Bologna
  • Sempre all'inizio del Corso, si trova il Teatro Comunale intitolato al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.
  • Più avanti, si trova l'ex Chiesa detta di Sant'Antonio Vecchio (secolo X), oggi Sacrario dei Caduti[2]
  • Interessante è anche la chiesa di S. Antonio Abate in Ravaldino, degli inzi del XVIII secolo, che ospita, tra altri bei dipinti e statue lignee, una Visitazione di Marco Palmezzano; si segnala anche un organo di Alessio Verati.
  • Il tratto finale affianca la possente Rocca di Ravaldino, cittadella centrale nel sistema difensivo delle mura medievali già ai tempi degli Ordelaffi e centro di governo, in particolare sotto Caterina Sforza: la Rocca fu il principale teatro dello scontro con le truppe francesi e pontificie di Cesare Borgia. Ne L'Arte della Guerra, Machiavelli descrive la Rocca così: "Era tutta quella fortezza piena di luoghi da ritirarsi dall'uno nell'altro, perché vi era prima la cittadella, da quella alla rocca era uno fosso, in modo che vi si passava per uno ponte levatoio; la rocca era partita in tre parti, e ogni parte era divisa con fossi e con acque dall'altra, e con ponti da quello luogo a quell'altro si passava".
  • In questa via abitava il senatore Roberto Ruffilli dove nella sua casa venne ucciso dalle brigate rosse del partito comunista combattente.

[modifica] Altre chiese e Palazzi di Forlì

Forlì: particolare del Palazzo Paolucci di Calboli
Forlì: particolare del Palazzo Paolucci di Calboli
  • San Domenico: soppressa per volere di Napoleone nel 1797, la grande chiesa di San Giacomo Apostolo era il fulcro dei domenicani della città, che, già a partire dal Trecento, eressero un convento che, dopo secoli di abbandono, di recente è stato restaurato ed ora accoglie mostre ed esposizioni di livello internazionale. Sta per diventare anche sede della Pinacoteca e dei Musei civici.
  • San Tommaso di Canterbury: chiesa scomparsa in tempi antichi, già nei pressi dell'attuale corso Garibaldi. La parrocchia del Duomo prende il nome di San Tommaso Cantauriense benché la cattedrale sia dedicata a Santa Croce.
  • Basilica di San Pellegrino Laziosi, o Chiesa dell'Ordine dei Servi di Maria: santuario celebre perché ospita le spoglie mortali di San Pellegrino Laziosi, santo patrono dei malati di tumori, di AIDS e di malattie incurabili in genere. È stata nominata basilica da Paolo VI.
  • Chiesa del Carmine: a metà strada di corso Mazzini, fulcro del Rione San Pietro, è nota per il bel portale in marmo (secolo XV), opera di Marino Cedrini.Di origine trecentesca, è stata completamente ristrutturata tra il 1735 e il 1746 su progetto di Giuseppe Merenda.
  • Chiesa e Monastero del Corpus Domini
  • antica Chiesa di San Biagio (sconsacrata)
  • Chiesa di S. Antonio Abate in Ravaldino
  • Chiesa di San Filippo Neri
  • Palazzo Hercolani

[modifica] Parchi e aree verdi

[modifica] Gastronomia

Per approfondire, vedi la voce Cucina romagnola.

[modifica] Sport

[modifica] Frazioni

Bagnolo, Barisano, Borgo Sisa, Branzolino, Bussecchio, Ca' Ossi, Carpena, Carpinello, Casemurate, Caserma, Castiglione, Cava, Collina, Coriano, Durazzanino, Forniolo, Grisignano, Ladino, Magliano, Malmissole, Massa, Ospedaletto, Para, Pescaccia, Petrignone, Pianta, Pieve Acquedotto, Pievequinta, Poggio, Ponte Vico, Quattro, Ravaldino in Monte, Romiti, Roncadello, Ronco, Rotta, Rovere, San Giorgio, San Leonardo in Schiova, San Lorenzo in Noceto, San Martino in Strada, San Martino in Villafranca, San Tomé, San Varano, Vecchiazzano, Villa Rovere, Villa Selva, Villafranca di Forlì, Villagrappa, Villanova

[modifica] La zona del Ronco

Il Ronco è una zona cittadina facente parte della quarta circoscrizione del Comune di Forlì.

La zona conta circa 5.000 abitanti ed è lambita dall'omonimo fiume, tra le infrastrutture presenti sul territorio va ricordato l'Aeroporto Civile di Forlì "L. Ridolfi". Conta due parrocchie, un cinema, un albergo, il Parco di Via Dragoni, pizzerie, esercizi e centri commerciali, scuole. Fino alla Prima guerra mondiale era il lido di Forlì: sulle rive del fiume i villeggianti potevano fare il bagno contando su veri e propri stabilimenti balneari.

La frazione fu sede di una commenda di ospitalieri ed ora è l'ingresso orientale della città, lungo la via Emilia. Subito dopo il ponte sul fiume Ronco ci si trova sul lungo rettilineo (viale Roma) che conduce al centro di Forlì.

Durante la Seconda guerra mondiale, nel settembre del 1944 la zona dell'Aeroporto fu teatro di esecuzioni da parte dei nazifascisti ai danni di persone di origine ebraica, partigiani, antifascisti. I crateri provocati dalle bombe venivano utilizzati come fosse comuni dopo le esecuzioni. In via Seganti è eretto un cippo alla memoria di molti dei caduti, non tutte le salme infatti poterono essere identificate con precisione.

Presso l'aeroporto, sorge il polo aeronautico, composto dall'istituto tecnico aeronautico (ITAER), le facoltà di ingegneria aerospaziale ed ingegneria meccanica dell'Università di Bologna e la scuola per controllore di volo dell'ENAV. I nomi delle strade ricordano personaggi o fatti legati alla storia del volo, come Francesco Baracca, Icaro, Fratelli Montgolfier, gli Avieri, il 30° Stormo e i Fratelli Zannetti. Il progressivo espandersi delle urbanizzazioni ha reso quella che era la frazione del Ronco una propaggine della città senza interruzioni.

Nella campagna a nord della Via Emilia, non lontano dal Ronco, a Fornò, sorge il bellissimo Santuario di Santa Maria delle Grazie, chiesa circolare del XV secolo, di circa 34 metri di diametro, eretta da Pietro Bianco da Durazzo, ex pirata, che giunse a Forlì nel 1448 in abito da penitente e condusse poi santa ed esemplare vita.

[modifica] Il quartiere Vecchiazzano

È un quartiere collinare, situato oltre il fiume Rabbi vicino alla confluenza col fiume Montone. Nelle vicinanze sorgono le prime colline di Massa e Sadurano, raggiungibili attraverso la via del Tesoro.

Il borgo, sviluppatosi anticamente col nome "Veclezio", ha nucleo originario sulla via Castel Latino che, da Forlì, attraversando il "Ponte vecchio", raggiunge Terra del Sole, Castrocaro e Firenze.

Vi sorge l'ospedale Morgagni-Pierantoni e un cimitero di guerra inglese. La chiesa principale è la parrocchiale di San Nicola.

[modifica] Il quartiere Villanova

Distante da Forli' circa 5km e mezzo, sorta lungo la via emiliain direzione di Faenza, il toponimo deriva forse dalla recente fondazionedella frazione dopo la bonifica dei territori adiacenti al fiume Montone, le cui acque, prima di essere fermate da una diga, allagavano i terreni circostanti.

Questo luogo e' ricordato nei testi di storia locale come teatro di diverse battaglie ghibelline forlivesi avvenute in epoca tardo-medievale. Si narra che l'esercito bolognese nel 1273 si accampo' tra Villanova e San lazzaro dove ritorno' di nuovo dopo un tentativo di avanzata. nel 1358 il legato fortifico' la bastia (costruita nel 1282) di S. Bortola a Villanova, dove si combatte', proseguendo per il cassirano, fino a San Lazzaro. Un tempo in questa zona c'e' stata perfino una Commenda appartenente all'ordine Gerosolimitano di Malta.

Nei dintorni vi sono le cosiddette larghe o praterie di S. Bartolo, cosi' chiamate dall'antichissima Chiesa di S. Bartolo, ora ridotta a casa canonica, e il Cassirano. Questa zona comprendeva tutte le praterie e le larghe di villanova distanti da Forli' circa 3km e mezzo, cominciando dalla cosiddetta 'punta dei prati" sino al ramo dello scolo detto il Fossatone in prossimita' del Rio Bolzanino. Tutte queste zone, a partire del 1821, sono state adibite alla coltivazione.

Nel territorio di Villanova e davanti alla chiesa parrocchiale s'ergeva una graziosa villa fatta costruire dai nobili marchesi di Forli', coloro che avevano l'avito palazzo dell'attuale Piazza Dante. Nel 1770 dalla Contessa Eufemia passo' alla nobildonna Giacoma Aleotti, vedova Dall'Aste, quindi ai benedetti di Sinigallia. Nel 1840 divenne proprieta' della nobile famiglia Reggiani e nel 1916 viene acquistat dalla curia forlivese che ne fa residenza estiva dei seminaristi, e per qesto denominata 'villa del seminario". Distrutta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, oggi sulla sua area s'estende un campo d'acacie.

[modifica] Ospedale "Morgagni Pierantoni"

L’ospedale di Forlì, sito nel quartiere di Vecchiazzano, in via Forlanini, è il centro di una rete di servizi in grado di assistere ogni tipo di paziente a seconda della gravità della patologia. È stato inaugurato nel 2004. Un modello ospedaliero basato sulla gestione della variabilità come strumento per migliorare accesso, assistenza, efficacia ed efficienza nell’erogazione delle cure. L’ospedale di Forlì è il centro di una rete di servizi in grado di assistere ogni tipo di paziente a seconda della gravità della patologia. L’alto livello tecnologico della torre di degenza è idoneo ad accogliere il ricovero del paziente critico e affetto da patologie complesse sia di tipo internistico che chirurgico attraverso degenze brevi caratterizzate da un’alta complessità assistenziale ed un consumo elevato di risorse: sono pazienti che necessitano di una stabilizzazione (ricoveri in urgenza da pronto soccorso) e di un intervento chirurgico (prevalentemente ricoveri programmati). E’ riservata ad altre sedi l’accoglienza del paziente cronico e dell’anziano fragile, per facilitare la riorganizzazione dell’assistenza territoriale accanto a quella ospedaliera. Tante le eccellenze di questa struttura, che vanta una forte innovazione tecnologica a supporto dello sviluppo intra e sovra aziendale delle specialistiche medico-chirurgiche e del miglioramento delle cure, soprattutto per la possibilità di elevare l’accuratezza diagnostica. Infatti, la struttura dispone di due nuove risonanze magnetiche, di una Pet-ct a sedici strati e di un sistema di digitalizzazione delle immagini radiologiche, di archiviazione immagini e gestione del lavoro tramite liste di lavoro tra le varie strutture dell’azienda ed una postazione di visualizzazione con il trauma center di Cesena per consulti on line con la neurochirurgia. Lo stesso principio è stato applicato al monitoraggio dei parametri vitali nei pazienti critici attraverso una rete di monitor e telemetrie per il controllo dell’ ECG. In ognuno dei reparti ad elevata intensità di cura (Utic, rianimazione, medicina d’urgenza, cardiologia, pronto soccorso) e su tre piani di degenza ordinaria sono state collocate apparecchiature di monitoraggio dei parametri vitali sui pazienti critici. In questo contesto di elevata intensità di cure si inserisce l’attività di neonatologia volta all’ampliamento dell’assistenza ai neonati a rischio. Tra le innovazioni tecnologiche va citata la distribuzione del farmaco in monodose con informatizzazione della prescrizione terapeutica, gestione informatica dell’ordine e distribuzione controllata con controllo della congruità della prescrizione con codici a barre. Il sistema permette di ridurre il rischio da errata prescrizione durante tutto il processo. Per ridurre il tempo di inoltro dei test di laboratorio per il pronto soccorso, le sale operatorie e le terapie intensive questi reparti sono stati dotati di posta pneumatica per l’inoltro dei campioni di sangue. Ad un ospedale ad alta tecnologia si affianca l’impegno assistenziale nel territorio secondo un equilibrato disegno di organizzazione sanitaria secondo il quale: - l'ospedale è il luogo per le cure e l’assistenza al paziente in fase acuta, - le strutture di degenza in ospedale e nel territorio come presidi per la risposta alla fase postacuta, - i servizi residenziali, domiciliari e ambulatoriali e del territorio deputati alla risposta più appropriata ai bisogni sanitari e sociosanitari dell’ultima fase della postacuzie ma soprattutto dei pazienti cronici, con uno spostamento dell’asse assistenziale verso la domiciliarità

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Nadia Masini (centrosinistra) dal 21/06/2004
Centralino del comune: 0543 712111
Email del comune: sindaco@comune.forli.fo.it

[modifica] Gemellaggi

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