Bisanzio
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Bisanzio (poi Costantinopoli, attualmente Istanbul) è stata un'antica città greca, fondata da coloni di Megara nel 667 a.C. e chiamata così in onore del loro re Byzantas (altre versioni del nome sono Byzas e Megabyzes, quest'ultimo probabilmente omonimo o erroneamente associato con il satrapo della regione allora sotto l'influenza persiana).
Il nome Bisanzio è una traduzione del latino Byzantium, a sua volta la forma latinizzata del nome greco originale Βυζαντιον (Byzántion). Rimasta sostanzialmente ai margini delle vicende politiche che sconvolsero l'area nel periodo del conflitto greco-persiano, abile tuttavia nello schierarsi di volta in volta al fianco di ciascuno dei contendenti, accrebbe la sua prosperità e il suo potere grazie ai commerci, in questo avvantaggiata dalla sua posizione strategica.
Giunta a sfidare vittoriosamente Filippo II di Macedonia, resistendo ad un suo tentativo di assedio, si piegò senza opporre resistenza al successore e figlio di questi, Alessandro Magno, entrando nella confederazione greca all'indomani della sconfitta delle forze congiunte di tebani e ateniesi ad opera del Macedone.
Con il crollo dell'impero asiatico creato da Alessandro e la susseguente formazione delle Diadochie, Bisanzio, sia pur appartenendo formalmente alla Diadochia dell'Asia Minore conservò uno status di città-stato, condizione che, peraltro, aveva mantenuto anche sotto Alessandro.
Passata sotto il controllo indiretto del regno di Pergamo, una delle parti in cui si era frammentato il potentato dell'Asia Minore a seguito delle feroci lotte intestine che avevano funestato l'area, venne ceduta nel testamento di Attalo III, l'ultimo re di Pergamo, alla repubblica romana, allora giovane potenza che si era affacciata da poco nella zona mediorientale.
La duratura pace che calò sulla città, vitale per le sue attività commerciali non può certo essere oscurata da un episodio di tradimento che la vide schierata con Pescennio Nigro contro Settimio Severo.
La città nel quale Nigro si era rifugiato dopo la cocente sconfitta navale subita nei pressi del Corno d'Oro fu assediata e distrutta per vendetta fra il 193 e il 195 per ordine di Settimio Severo, con l'ordine di passare i diritti di città alla vicina Perinto.
Grazie all'opposizione di Caracalla Bisanzio fu ricostruita dallo stesso Settimio Severo, divenuto Imperatore e riottenne rapidamente la sua precedente prosperità grazie all'ampliamento a 200 ettari rispetto all'estensione precedente.
La centralità di Bisanzio sia rispetto allo scacchiere danubiano sia rispetto a quello orientale attrasse Costantino che, l'11 maggio 330 la rifondò come "Nova Roma" (che presto prese invece il nome di Costantinopoli ossia città di Costantino, in greco Κοσταντίνου πόλις (Costantínou pólis) ), dopo un sogno profetico nel quale gli veniva indicato il posto dove stabilire la città.
Costantino allargò lo spazio contenuto all'interno della cinta muraria fino a 700 ettari, aggiungendovi numerosi edifici, templi e strutture pubbliche di grande pregio. La città, divenuta capitale, perse definitivamente la denominazione "Bisanzio" che sopravvisse solo attraverso l'aggettivo bizantino che venne dato all'arte, alla storia, alla cultura e allo stesso Impero che ebbe capitale Costantinopoli.
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