Principato di Benevento (età napoleonica)
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Il Principato di Benevento fu un piccolo Stato formalmente indipendente istituito da Napoleone nel 1806, con a capo il marchese Talleyrand. Il suo territorio coincideva con quello del ducato di Benevento, enclave pontificia all'interno del Regno di Napoli. Aveva un perimetro di 36 miglia napoletane (pari a 66,78 km) ed una superficie di 40.000 moggi. Oltre alla città comprendeva un Contado suddiviso in 12 centri: Sant'Angelo a Cupolo, Motta, Panelli, Pastene, Maccabei, Bagnara, Montorso, Maccoli, Perillo, Sciarra, San Leucio, San Marco ai Monti.
Questa pagina ripercorre non solo la storia del Principato, ma tutte le vicissitudini dell'enclave di Benevento durante l'età napoleonica.
Indice |
[modifica] L'occupazione borbonica
Dopo l'occupazione di Roma operata dalle truppe francesi il 10 febbraio 1798, Benevento si trovò politicamente isolata, sicché Ferdinando IV di Borbone decise di occuparla: il Direttorio era infatti incline a creare una Repubblica Romana, e Ferdinando voleva evitare che si instaurasse anche a Benevento un governo democratico sotto l'egida francese, pericoloso per la stabilità del Regno di Napoli.
Abbandonò quindi le trattative col Direttorio francese per una occupazione legalizzata, e provocò in città un'agitazione filoborbonica, facendo leva sul sentimento religioso dei beneventani, che essi sentivano minacciato dall'arrivo dei Francesi. Il 16 aprile 1798, ordinò al ministro della guerra Airola di occupare la città. Il 19 aprile 800 granatieri entrarono da Porta Rufina (oggi scomparsa) ed il loro comandante Alessandro Filangieri, principe di Cutò, prese possesso di Benevento, ufficialmente con lo scopo custodire il Ducato, senza mutarne il governo. Il 24 maggio Ferdinando IV, recatosi a Benevento ad ispezionare i suoi soldati, venne accolto con grande giubilo dalla popolazione, che vedeva in lui il difensore della religione oppressa dai francesi. Durante la visita della città, la elogiò più volte insieme ai suoi abitanti, e vi lasciò un presidio di circa 5.000 soldati con la loro artiglieria.
Il 24 giugno Cutò prendeva il comando del reggimento Real Campagna, che aveva sostituito i granatieri. In vista di un'operazione militare contro la Repubblica Romana, il 2 novembre il comando del reggimento si recò a Capua, lasciando a Benevento il 3° battaglione Borgogna. Il 14 novembre Ferdinando proclamò l'inizio delle operazioni militari, ma dopo una effimera occupazione di Roma, il 10 dicembre l'esercito napoletano ripiegò sbandato verso i confini del Regno. Ferdinando IV si arrese rifugiandosi in Sicilia, mentre l'armistizio di Sparanise (12 gennaio 1799) concesse ai francesi le fortezze di Capua e di Benevento.
[modifica] L'occupazione francese
La sera del 13 gennaio, giunta la notizia a Benevento, il governatore pontificio Zambelli fuggì, mentre i soldati borbonici si disperdevano ed il popolo si levava a tumulto. Ormai decaduto il governo del Papa, i beneventani abbatterono gli stemmi pontifici e proclamarono governatore il marchese Giuseppe Pacca. Questi si impegnò per impedire ulteriori violenze popolari, e cercò di prevenire l'attacco francese inviando una deputazione al generale Championnet a Capua.
L'Albero della Libertà |
La notte del 13 febbraio 1799 il Comune di Benevento, preoccupato dall'eventualità di una reazione, fece ereggere nel piano di San Bartolomeo (oggi Piazza Orsini) un Albero della Libertà, simboleggiante le idee portate dal nuovo regime. Il giorno dopo un picchetto di granatieri francesi lo sorvegliava, tenendo alla larga la folla che aveva riempito la piazza.
L'albero, realizzato da Giovanni Cutino, era un pino spoglio dei suoi rami che aveva, fra due fasci consolari, un dipinto su legno con l'effige di una donna, personificazione della Libertà. In cima al fusto, il berretto frigio espresso da una rosseggiante coppola di rame. L'apparato era completato da una bandiera tricolore (verde, bianca e rossa). Costò al Comune 31 ducati. L'opera ebbe vita breve: con l'arrivo dei soldati insurrezionali della Repubblica Partenopea che costrinsero le truppe francesi a sgombrare, il 27 maggio 1799 la reazione antidemocratica cittadina esplose; l'albero venne abbattuto e distrutto ed al suo posto venne piantata una croce lignea ad opera di San Gaspare del Bufalo che predicava in città, come riferisce una lapide che venne incisa a ricordo sul luogo. |
Ma alle ore 23 del 14 gennaio 1799 un distaccamento di dragoni francesi, con a capo il comandante Chabrier, irruppe a Benevento occupandola, senza incontrare resistenza. I proclami annunciavano la venuta della «Repubblica liberatrice» a infrangere le rugginose catene del dispotismo.
Il 17 gennaio un proclama dei pubblici rappresentanti, con a capo Domenico Mutarelli, avvocato della comunità, invitò i cittadini a non mancare di rispetto, dipendenza e subordinazione alla repubblica liberatrice. Sulla Rocca dei Rettori fu sventolato per la prima volta il tricolore. Il 19 gennaio le brigate del Brusier, giunte in città durante la notte, saccheggiarono la tesoreria del Duomo e rubarono soldi ed oggetti preziosi dal Monte dei Pegni Orsini, istituito per il popolo dal vescovo Orsini. Il popolo reagì prontamente: svegliato dalle campane a storno, si mise all'inseguimento dei francesi diretti a Napoli. In località Campizze, nei pressi di Montesarchio, li raggiunsero e li affrontarono in una violenta battaglia, subendo però numerose perdite.
Nel mese di febbraio giunse in città un nuovo commissario organizzatore, Andrea Valiante, che insediò la prima municipalità, presieduta dal marchese Pacca e composta da 16 membri scelti fra i nobili, gli ecclesiastici ed i benestanti. Istituì inoltre 3 tribunali: di pace o di prima istanza, per le liti civili; di conciliazione, davanti al quale le parti comparivano senza patrocinatori; superiore, le cui decisioni erano inappellabili, e che in via provvisoria trattava anche cause criminali, in attesa che si costituisse il quarto tribunale, quello dei giurati, il quale però non fu mai insediato. Organizzò la truppa civica, e riordinò gli altri uffici e servizi. Fu innalzato un simbolico Albero della libertà.
Il 17 aprile Valiante fu sostituito da Carlo Popp, che proclamò solennemente l'aggregazione di Benevento alla Repubblica Francese. Ricostruì la municipalità su nuove basi, riducendo a metà i suoi componenti, e distribuendo i pubblici affari in 5 sezioni: Polizia, Sopraintendenza casali, Finanza, Opere pubbliche e Annone. Istituì una Sala d'istruzione, modificò l'ordinamento militare, e diede vita al tribunale superiore di giustizia. Incamerò poi le rendite ecclesiastiche, soppresse i conventi, abolì i titoli di nobiltà, ordinando che tutti si dovessero chiamare cittadini; mutò il nome ai giorni e ai mesi come in Francia, ordinò la confisca di tutti gli oggetti preziosi che erano sfuggiti al primo saccheggio, e procedette ad arresti, seminando il terrore nella città.
Il 24 maggio arrivarono in città 2.000 soldati della neocostituita Repubblica Partenopea, al comando del generale Matera. Intanto il popolo si preparava ad un'insurrezione, che avvenne la mattina del 27 maggio. La rivolta ebbe successo: abolita la municipalità, la coccarda repubblicana venne sostituita quella regia fregiata dalla croce, l'Albero della Libertà fu distrutto, e si formò una truppa civica reale. Fu inviato un messaggio al Micheroux perché la città fosse presidiata, ripetuto il giorno dopo dal Pacca. Il 3 giugno entrava a Benevento una schiera di sanfedisti del cardinale Ruffo, il quale, scortato dai Consoli che si erano recati a riceverlo, si insediò nella Rocca dei Rettori.
[modifica] Il ritorno allo Stato della Chiesa
A settembre fu inviato in città il regio visitatore Ludovico Ludovici, francescano e vescovo di Policastro. Il 12 ottobre egli emanò dal castello sentenza di condanna all'esilio ed al sequestro dei beni per circa ottanta beneventani. Ristabilite le ordinarie magistrature, il Ludovici ordinò una severa inchiesta sulle spese fatte dalla città «sotto il titolo di doni e regali» tra aprile 1798 e giugno 1799. La lunga e minuziosa indagine si chiuse il 7 marzo 1801 con le dimissioni del Pacca e l'elezione di un nuovo governatore, G.B. Pedicini. Il 9 aprile 1802 Benevento tornò ufficialmente possesso della Santa Sede. Nel 1803 la città fu colpita una terribile epidemia, in cui morirono 1500 persone in meno di due mesi.
Intanto, alla morte di Pio VI era succeduto sulla cattedra papale Pio VII, che subito affrontò il problema più grave: quello dei rapporti della Santa Sede con la Francia. Nella notte fra il 15 e 16 luglio del 1801 fu firmato un concordato che, al di là delle concessioni fatte dalla Chiesa a Napoleone, ristabilì provvisoriamente la pace religiosa in Francia. Ma i rapporti con Napoleone, che pure il papa si era recato ad incoronare imperatore a Parigi, si fecero ben presto di nuovo tesi. Napoleone infatti non abbandonò i progetti di sottomissione della Chiesa, e promulgò nel 1802, su consiglio di Charles Maurice de Talleyrand-Périgord gli articoli organici con cui procedeva all'occupazione dei territori pontifici. Nel febbraio 1806 il Regno di Napoli fu assegnato a Giuseppe Bonaparte e furono creati i principati di Benevento e Pontecorvo.
[modifica] Le prime fasi del Principato
Alle ore 21 del 15 febbraio una divisione francese, guidata dal generale Guillaume Philibert Duhesme, entrò a Benevento. Il 5 giugno Napoleone con decreto nominava Charles Maurice de Talleyrand-Périgord principe e duca della città; il titolo sarebbe stato trasmesso ereditariamente ai suoi figli maschi legittimi e naturali, per ordine di primogenitura. Il 16 giugno la città fu militarmente occupata dal generale francese Louis-Francoise Lanchatin con 150 soldati di cavalleria. Entrato al castello, egli ordinò l'abbattimento degli stemmi pontifici, mentre il giorno dopo un proclama annunziava che egli prendeva possesso del ducato, gran feudo dell'Impero, per ordine ed in nome dell'Imperatore. Il 26 luglio giunse, nominato dal Talleyrand, il primo governatore, Alessandro Dufrense de Saint-Leon, che prendeva il posto del governatore pontificio Zambelli.
Il 28 giugno l'arcivescovo Domenico Spinucci per primo, poi il clero, i consoli, le magistrature e le altre autorità prestarono giuramento di rito. Un vessillo dei colori del Talleyrand, blu e arancione, apparve alle finestre del castello, pavesato con l'aquila imperiale protesa verso la sua ascesa vittoriosa.
Nel luglio 1806 viene organizzata una milizia suddivisa in una fanteria, sotto la direzione del marchese Pedicini e con comandante Gaspare De Rosa, e una cavalleria sotto le direttive del marchese Pacca e con comandante il marchese Nicola De Simone. Al capo della truppa civica con il Vailante vi erano G. Pellegrini e G. Terragnoli.
Il 27 luglio il Dufrense promulgò uno statuto Costituzionale, firmato dal Talleyrand, che provvedeva a stabilire i principi fondamentali per una riorganizzazione dello Stato. Il 15 agosto Benevento ebbe il suo primo governatore francese, l'alsaziano Louis De Beer, già segretario d'ambasciata a Napoli.
[modifica] Il governo di De Beer
De Beer rinnovò la vita del principato. Applicò subito il codice napoleonico, con alcune modificazioni consigliate da ragioni di adattamento e di opportunità. Dopo diversi secoli, per prima volta nell'ambiente beneventano arrivò un soffio di vita nuova. Il governo si ispirò a giustizia ed ebbe principalmente come obiettivo l'elevazione delle condizioni del popolo. Abolì tutti i privilegi ecclesiastici, abolì i dazi, tranne quello sul vino, che colpiva un vizio: ne devolse quindi l'entrata al mantenimento di scuole.
Fu lui ad aprire le prime scuole elementari pubbliche. Esse furono istituite, oltre che nel centro (due maschili e una femminile) anche nelle periferie, a San Leucio, Sant'Angelo a Cupolo, Perrillo, Pastene, Bagnara e Montorsi. Riordinò l'archivio notarile, creando un pubblico archivio che assicurasse l'inviolabilità degli atti. In città, le professioni di avvocato, di notaio, di procuratore, venivano esercitate da chiunque volesse, senza nessun ordine e senza offrire le necessarie garanzie. Il De Beer, con una lettera del 18 ottobre 1806, propose di ridurre il numero di notai da 39 a otto o dieci, da lui stesso direttamente abilitati all'esercizio, con il rilascio di un brevetto. Un decreto, invece, relativo agli avvocati, venne emesso il 17 aprile 1807. Fu poi organizzata una compagnia di gendarmeria, avente giurisdizione sull'intero territorio, e furono nominati amministratori alla direzione degli ospedali. Con un decreto del 21 aprile 1807, inoltre, introdusse la vaccinazione antivaiolosa nel Principato. Istituì nel novembre del 1810, nel soppresso Collegio dei Gesuiti, il liceo Pietro Giannone. Venne anche aperta una pubblica biblioteca che ebbe sede nell'ex convento dei Gesuiti. Venne introdotto in città anche il sistema dei pesi e misure già in vigore in Francia.
[modifica] La fine del Principato
Sul finire del 1808, alcuni membri del Consiglio Provinciale di Principato Ultra, tra i quali il duca di Marigliano, presentarono in consiglio la richiesta di annessione di Benevento al Regno di Napoli, senza però riuscirvi. Ma, mutata la politica del nuovo re di Napoli, Gioacchino Murat, verso Napoleone, e conclusa l'alleanza offensiva e difensiva con l'Austria (11 gennaio 1814), alla fine di gennaio le truppe napoletane occuparono Benevento, fra le proteste del Talleyrand e del governatore. Il castello vide i funzionari del Murat (il comandante militare Cattenacci, il commissario del re De Thomasis, il colonnello De Halle, il maresciallo di campo Minutolo ed infine il generale Ortigoni) sino al 21 maggio del 1815. Con l'occupazione di Benevento da parte del Murat cadeva anche il principe di Talleyrand (febbraio 1814), e con lui tutto il Principato.
[modifica] Bibliografia
- Alfredo Zazo, Curiosità storiche beneventane, ed. De Martini, 1976
- Ferdinando Grassi, I pastori della cattedra beneventana, Benevento, 1969
- Gennaro Ricolo, Un rapporto di Talleyrand sul Principato di Benevento dopo il 1794, Benevento 1980
- Alfredo Zazo, il Ducato di Benevento dall'occupazione borbonica del 1798 al Principato di Talleyrand, Napoli, 1941
- Daniello Maria Zigarelli, Storia di Benevento, Bologna, 1979
- Salvatore De Lucia , Passeggiate beneventane Benevento, 1983
- Auguste Marie Pierre Ingold, Benevento sotto la dominazione di Talleyrand ed il governo di Louis De Beer, 1806-1815 Benevento 1984
[modifica] Voci correlate
Stati della Confederazione del Reno Principato Vescovile di Trento | Principato Vescovile di Bressanone
Stati indipendenti Repubblica Astese (1797) | Repubblica di San Marino | Regno di Sardegna | Benevento | Regno di Sicilia
Stati sottoposti al dominio francese Repubblica Ligure (1796-1805) | Repubblica di Alba (1796) | Repubblica Reggiana (1796) | Repubblica Bolognese (1796) | Repubblica Cispadana (1796-1797) | Repubblica Transpadana (1796-1797) | Repubblica di Crema (1797) | Repubblica Cisalpina (1797-1802), poi Repubblica Italiana | Repubblica di Venezia (sino al 1797) | Repubblica di Ragusa (sino al 1797 | Repubblica Anconitana (1797-1798), poi Repubblica Romana | Repubblica Tiberina (1798), poi Repubblica Romana | Repubblica Romana (1798-1800) | Repubblica Piemontese (1798–1799) | Repubblica Partenopea (1799) | Repubblica Subalpina 1800–1802), prima Repubblica Piemontese | Regno di Etruria (1801-1807) | Granducato di Toscana (dal 1809) | Principato di Lucca e Piombino (1805-1815) | Repubblica Italiana (1802-1805) | Regno d'Italia (periodo napoleonico) (1805-1814) | Regno di Napoli (periodo napoleonico) (1806-1815) | Ducato di Sora (unito nel 1796 al Regno di Napoli)
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