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Albania veneta - Wikipedia

Albania veneta

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In viola, l'Albania veneta nei confini austriaci del 1878
In viola, l'Albania veneta nei confini austriaci del 1878

Albania veneta è il termine storico con cui ci si riferisce agli antichi domini della Repubblica di Venezia in Dalmazia meridionale, nel territorio dell'attuale Montenegro.

Dal 1420 al 1797 questo territorio è rimasto in mano alla Serenissima e per vari secoli ha costituito un baluardo contro l'incombente Impero Ottomano.

Indice

[modifica] Geografia

L'Albania veneta, che costituiva l'estremo dominio veneto di terra nell'Adriatico, corrispondeva grosso modo all'area delle Bocche di Cattaro ed al tratto di costa tra queste e la foce del fiume Boiana. Il dominio veneziano non si estendeva in profondità nell'entroterra balcanico, in quanto l'economia della zona era tutta orientata verso le attività marittime, ma comprendeva comunque le più importanti città costiere (Cattaro, Risano, Perasto, Teodo e Castelnuovo nelle munitissime Bocche, nonché Traste, Budua, Castellastua, Spizza, Antivari e Dulcigno verso sudest).

Originariamente l'Albania veneta confinava a nord con la Repubblica di Ragusa, finché nel 1699 i ragusei cedettero all'Impero Ottomano un sottilissimo sbocco al mare nei pressi di Suttorina, rendendo l'Albania veneta un'enclave a tutti gli effetti. Anche il confine sud arretrò col tempo attestandosi nel 1573 poco a sud di Castellastua, nella località detta appunto Confin o Confino (l'attuale Kufin presso Buljarica).

A dispetto del suo nome, l'Albania veneta non era abitata da albanesi se non nell'estremità meridionale (Antivari e Dulcigno); l'intera area delle Bocche era invece abitata da popolazioni romanze e slave. L'aggettivo "veneta" era da intendersi in contrapposizione all'Albania ottomana, che includeva l'attuale Albania.

[modifica] Storia

Antica mappa del XVII secolo raffigurante le Bocche di Cattaro, nell'Albania veneta
Antica mappa del XVII secolo raffigurante le Bocche di Cattaro, nell'Albania veneta

La presenza veneziana nei territori dell'Albania veneta risale al Medioevo, quando le città costiere dalmate fungevano già da avamposti commerciali per la repubblica marinara, pur essendo soggette a frequenti cambi di sovranità. In via generale solo nel 1420 Venezia poté affermare definitivamente il suo dominio sull'Adriatico orientale, che seppe mantenere quasi inalterato fino alla caduta della Repubblica nel 1797; solo Antivari e Dulcigno furono cedute ai Turchi nel 1571 e non ritornarono più in possesso di Venezia.

Nei secoli del dominio veneziano, pur essendo separata dal resto della Dalmazia dal territorio della Repubblica di Ragusa, l'Albania Veneta non costituì una divisione amministrativa autonoma, in quanto con il resto della Dalmazia formava un'unica entità dipendente dal Provveditore Generale di Dalmazia e Albania avente sede a Zara. A causa della sua posizione strategica l'intera area fu nei secoli oggetto di ripetute incursioni turche, ma la Serenissima seppe sempre resistere agli attacchi dal continente.

Quando Napoleone conquistó la Repubblica di Venezia, l'ultima resistenza contro di lui si ebbe nell'area di Cattaro, dove fu seppellito (tra le lacrime della popolazione di Perasto) il "Gonfalone di Venezia", secondo Vittorio Giorgi [1].

In seguito al Congresso di Vienna (1815) la regione passò sotto il dominio austriaco (Regno di Dalmazia) assieme a tutti gli ex territori veneti della Dalmazia e a quelli della disciolta Repubblica di Ragusa. Risale a quel periodo la dizione alternativa, ma meno usuale, di "Albania austriaca". Nel 1878, per effetto del Congresso di Berlino, fu stabilito un piccolissimo incremento territoriale (40 km²) della Dalmazia austriaca, che inglobò a sud il comune di Spizza (pochi km a nord di Antivari). L'antico confine cadde infine nel 1918 al termine della I guerra mondiale e non venne più ripreso se non per l'effimera provincia di Cattaro durante l'occupazione italiana della Jugoslavia (1941- 1943).

Oggi i territori dell'ex Albania veneta fanno integralmente parte del Montenegro.

[modifica] Storia della popolazione di Lingua veneta dell'Albania Veneta

Secondo lo storico dalmata Luigi Paulucci (nel suo libro "Le Bocche di Cattaro nel 1810") la popolazione dell'Albania Veneta, nei secoli della Repubblica di Venezia, parlava principalmente la Lingua Veneta (circa il 66%) nelle aree urbane (Cattaro, Perasto, Budua, ecc..) intorno alle "Bocche di Cattaro".

Le mura veneziane di Budua in una cartolina del 1900
Le mura veneziane di Budua in una cartolina del 1900

Ma nelle aree interne più della metá della popolazione era di lingua slava, specialmente nei primi anni del Settecento. Paulucci inoltre scrisse che vicino al confine coll'Albania vi erano grosse comunitá di Lingua albanese: Dulcigno era per metá albanese, per un quarto veneziana e per il rimanente quarto slava.[2].

Durante l'occupazione francese di Cattaro, quando l'Albania Veneta faceva parte del Regno D'Italia napoleonico, le scuole erano in Lingua Italiana[3].

Lo sloveno Marko Trogrli (nel suo scritto "Il sistema scolastico nella Dalmazia francese") scrisse che "Vincenzo Dandolo, il governatore francese della Dalmazia e Bartolomeo Benincasa, un ufficiale del dalmato Dipartimento dell'Istruzione, pubblicó nel Maggio 1807 un Piano educativo per la provincia dalmata (Il Piano generale della pubblica istruzione in Dalmazia), che doveva essere collegato con l'istruzione scolastica fatta in tutto il Regno d'Italia napoleonico....L'insegnamento doveva essere fatto in Lingua Italiana"[4].

Nell' Ottocento, secondo lo storico Scaglioni Marzio, le guerre d'indipendenza italiane crearono nell'Impero Austriaco una situazione di rigetto contro le comunitá italiane in Istria, Dalmazia e nei territori dell'ex Albania Veneta [5]. Questo creó una forte emigrazione di dalmati italiani, principalmente verso l'Italia.

La scomparsa della popolazione di Lingua Italiana in Dalmazia fu quasi totale dopo la seconda guerra mondiale. Il linguista Matteo Bartoli ha calcolato che gli Italiani erano il 33% della popolazione dalmata alla fine della Repubblica di Venezia (1797) [6], mentre attualmente gli Italiani sono solo 400 ca. nella Dalmazia croata e 500 ca. nella costa del Montenegro

I 500 Italiani nel Montenegro si trovano principalmente a Cattaro ed a Perasto, e sono rappresentati dalla Comunitá Nazionale Italiana del Montenegro.

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Note

  1. ^ Vittorio Giorgi: ...Un profondo, seppur poco conosciuto, legame "storico" e "spirituale" unisce da tempo i due paesi (Italia e Montenegro): le città costiere della Dalmazia montenegrina hanno fatto parte per circa quattro secoli dei possedimenti della gloriosa Repubblica di Venezia, fino alla sua caduta nel maggio 1797, quando si arrese, senza muovere armi, alle truppe francesi di Napoleone Bonaparte che, dopo averne violato la neutralità, la cedettero subito dopo all'Austria. Il 23 agosto dello stesso anno, al termine di una solenne quanto commovente cerimonia, alla presenze di tutte le milizie e di tutto il popolo, il Gonfalone della Serenissima Repubblica fu sepolto dal conte Giuseppe Viscovich, capitano della guardia, sotto l'altare del duomo di Perasto, proprio in Montenegro, pronunciando le seguenti parole: "Sapranno da noi i nostri figli e, la storia farà sapere a tutta l'Europa, che Perasto ha degnamente sostenuto sino all'ultimo l'onore del Veneto Gonfalone ... Per 377 anni i nostri beni, il nostro sangue, le nostre vite sono state sempre per te, o San Marco...Tu con Noi, Noi con Te.."....
  2. ^ Paulucci, Luigi. Le Bocche di Cattaro nel 1810. pag. 74-75
  3. ^ Sumrada, Janez. Napoleon na Jadranu / Napoleon dans l'Adriatique.pag.37
  4. ^ Sumrada, Janez. Napoleon na Jadranu / Napoleon dans l'Adriatique.pag 335
  5. ^ Scaglioni Marzio La presenza italiana in Dalmazia 1866-1943. pag. 69
  6. ^ Bartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. pag. 46

[modifica] Bibliografia

  • Bartl, Peter. Le picciole Indie dei Veneziani. Zur Stellung Albaniens in den Handelsbeziehungen zwischen der Balkan- und der Appenninenhalbinsel. In: Münchner Zeitschrift für Balkankunde 4 (1981-1982) 1-10.
  • Bartl, Peter. Der venezianische Türkenkrieg im Jahre 1690 nach den Briefen des päpstlichen Offiziers Guido Bonaventura. In: Südost-Forschungen 26 (1967) 88-101.
  • Bartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. Tipografia italo-orientale. Grottaferrata 1919.
  • Cecchetti, Bartolomeo. Intorno agli stabilimenti politici della repubblica veneta nell'Albania. In: Atti del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Bd. 3, Seria 4, S. 978-998. 1874.
  • De Brodmann, Giuseppe. Memorie politico-economiche della citta e territorio di Trieste, della penisola d'Istria, della Dalmazia fu Veneta, di Ragusi e dell'Albania, ora congiunti all'Austriaco Impero. Venezia 1821.
  • De Castro, Diego. Dalmazia, popolazione e composizione etnica. Cenno storico sul rapporto etnico tra Italiani e Slavi nella Dalmazia. ISPI 1978.
  • Durant, Will. The Renaissance. MJK Books. New York, 1981.
  • Gelcich, Giuseppe. Memorie storiche sulle bocche di Cattaro. Zara 1880.
  • Martin, John Jeffries. Venice Reconsidered. The History and Civilization of an Italian City-State, 1297–1797. Johns Hopkins UP. New York, 2002.
  • Norwich, John Julius. A History of Venice. Vintage Books. New York, 1989.
  • Paulucci, Luigi. Le Bocche di Cattaro nel 1810 Edizioni Italo Svevo. Trieste, 2005.
  • Randi, Oscar. Dalmazia etnica, incontri e fusioni. Tipografie venete. Venezia 1990.
  • Scaglioni Marzio. La presenza italiana in Dalmazia 1866-1943 Histria ed. Trieste,2000.
  • Schmitt, Oliver. Das venezianische Albanien (1392 - 1479). (=Südosteuropäische Arbeiten. 110). München 2001.
  • Tagliavini, Carlo. Le origini delle lingue neolatine. Patron Ed. Bologna 1982.

[modifica] Collegamenti esterni


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