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Cina - Wikipedia

Cina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

bussola Nota disambigua – Se stai cercando lo stato sull'isola di Taiwan, vedi Repubblica di Cina.
Cina
Cina - Bandiera
Cina - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: 

Informazioni
Nome completo: Repubblica Popolare Cinese
Nome ufficiale: 中华人民共和国
(cinese semplificato)
中華人民共和國
(cinese tradizionale)
Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó
(pinyin)
Lingua ufficiale: cinese mandarino
Capitale: Pechino  (15.230.000 ab. / 2006)
Politica
Governo: Repubblica popolare
Capo di stato: Hu Jintao
Capo di governo: Wen Jiabao
Indipendenza: 1 Ottobre 1949 dalla Repubblica di Cina
Ingresso nell'ONU: 25 ottobre 1971
Superficie
Totale: 9.596.960 km²  ()
 % delle acque: 2,82 %
Popolazione
Totale (2006): 1.313.973.713 ab.  ()
Densità: 137 ab./km²  (54º)
Geografia
Continente: Asia
Fuso orario: UTC +8
Economia
Valuta: Renminbi
PIL (PPA)  (2006): 10.147.333 milioni di $  ()
PIL procapite (PPA)  (2005): 7.198 $  (87º)
ISU  (2005): 0,777 (medio)  (81º)
Energia:
Varie
TLD: .cn
Prefisso tel.: +86
Sigla autom.: CN
Inno nazionale: La Marcia dei Volontari
Festa nazionale: 1 ottobre

Portale:Portali Visita il Portale Cina

La Repubblica Popolare Cinese (cinese tradizionale: 中華人民共和國,cinese semplificato: 中华人民共和国,pinyin: Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó), anche nota più semplicemente come Cina (cinese tradizionale: 中國, cinese semplificato: 中国, pinyin: Zhōngguó, letteralmente «Paese di Mezzo»), è uno stato dell'Asia orientale, vasto 9.596.960 km², con 1.306.313.813 di abitanti e capitale Pechino. È il più popoloso del mondo e quello che confina con più Stati (14). La Repubblica Popolare Cinese è diversa dalla nazione il cui nome è Repubblica di Cina (nota anche come Taiwan).

Confina a nord con la Russia e la Mongolia, ad est con la Corea del Nord, a sud con il Vietnam, la Birmania, il Laos, il Bhutan e il Nepal, ad ovest con l'India, il Pakistan, il Kazakistan, il Tagikistan, l'Afghanistan e il Kirghizistan.

A est si affaccia sul Mar Giallo, e sul Mar Cinese Orientale e a sudest sul Mar Cinese Meridionale.

Dopo le guerre contro il Giappone e quella civile tra il movimento nazionalista e quello comunista, dal primo ottobre del 1949 è governato da un regime comunista. Appartengono alla Repubblica Popolare Cinese anche le città di Hong Kong[1] e di Macao[2], che erano fino alla fine del XX secolo, le ultime colonie in terra d' Asia di, rispettivamente, Regno unito e Portogallo.

La Cina rivendica l'isola di Taiwan al governo di Taipei, le isole Ryūkyū al Giappone, la provincia dell'Arunāchal Pradesh all'India e le isole Paracel [3]. Viceversa il Tibet, territorio oggi sotto occupazione cinese, è rivendicato dal Governo Tibetano in esilio guidato dal Dalai Lama (attualmente ospitato in India).

Indice

Storia

Per approfondire, vedi la voce Storia della Cina.
Una delle statue che fa parte dell'esercito di terracotta, a Xi'An
Una delle statue che fa parte dell'esercito di terracotta, a Xi'An

La Cina è stata abitata dall'uomo fin da tempi antichissimi: i resti umani ritrovati e classificati come specie ominide a sé (Sinanthropus pekinensis o uomo di Pechino) risalgono a circa 500.000 anni fa. La società cinese passò da matriarcale (10.000 anni fa) a patriarcale (5.000 a. C.) sviluppando l'agricoltura e l'artigianato. Di questo periodo non abbiamo fonti storiche al di fuori di miti e leggende tramandate oralmente: le tre grandi figure di questi miti sono Huang Di, l'Imperatore Giallo, il primo a unificare la Cina, Lei Zu, sua moglie, che introdusse il baco da seta, e Yu il Grande[4] (2205-2197 a.C.) che introdusse l'uso delle armi di bronzo e la dinastia Xia, la prima della storia nazionale. Successivamente ci fu l’epoca dei regni combattenti conclusa con l’unificazione di tutta la Cina nel 221 a.C. con la fondazione della dinastia Qin. Da qui in poi la storia cinese si identifica con l'impero Han, seguito da varie dinastie ufficiali, fino allo scoppio della Guerra dell'oppio fra Cina e Inghilterra, aprendo il periodo delle concessioni agli stranieri.

Dopo un secolo di rivolte e turbolenze, sedate con l'aiuto di potenze europee e del Giappone, l’autorità imperiale si indebolì sempre di più e nel dicembre 1911, a Nanchino viene proclamata la Repubblica, ponendo fine al Celeste Impero.

Due guerre civili fra nazionalisti e comunisti (1927-1937 e 1945-1949) e l'invasione giapponese (1937-1945) termineranno con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese di Mao Zedong il primo ottobre 1949.

Nella seconda metà del Novecento, si afferma una linea economica che inizialmente segue il modello sovietico e poi tenta un percorso alternativo che porterà al disastro del Grande balzo in avanti. La terribile carestia, la repressione, i lavori forzati e la Rivoluzione Culturale in cui furono protagoniste le Guardie Rosse, provocheranno decine di milioni di morti.

Dopo le diverse carestie nel Paese, gli scontri politici interni del Partito, si afferma Deng Xiaoping, che riorganizza l'economia cinese, favorendo il riconoscimento costituzionale della proprietà privata e l'apertura del mercato ad investimenti esteri.

Le proteste di Tien An Men, non fermano la politica del Partito Comunista, che dopo il ritorno di Hong Kong e Macao, porta l'economia cinese ai primi posti del globo.

La prima unificazione

La prima dinastia di imperatori cinesi è la dinastia Xia, fondata dal Grande Yu che lasciò il trono al figlio Qin e ai suoi discendenti, nel 2200 a.C.: l'ultimo Xia fu Jie, che venne detronizzato dai fondatori della successiva dinastia Shang nel 1766 a.C. Durante quest'ultima nascono i primi pittogrammi, incisioni su dorsi di tartaruga a scopo augurale e divinatorio, che in seguito divennero gli ideogrammi della scrittura cinese: questa venne poi codificata durante il regno della dinastia successiva, gli Zhou, che regnarono dal 1122 a.C. al 770 a.C. In questo periodo il regno è sempre più diviso e iniziano le prime lotte fra province, che si accentua durante il periodo Chunqiu (Primavere e Autunni) 770-476 a.C., che segna l'ingresso della cina nell'età del Ferro: in questo periodo nasce e insegna Confucio. Alla fine la litigiosità dei principi locali smembra il regno degli Zhou e si apre il periodo dei Regni Combattenti, in cui la Cina è frammentata in una decina di regni in perenne lotta fra di loro. In realtà, anche se queste dinastie sono incluse tra quelle imperiali, fino al 221 a.C. l'Impero Cinese propriamente detto non esiste, poiché questi regni non estendono il loro controllo se non che una parte della Cina. Inoltre i poteri locali sono ancora molto forti e l'economia è basata sulla schiavitù, un po' come succede nell'Impero Romano. Sarà lo stesso primo imperatore della dinastia Qin che unificherà la Cina a inventare un nuovo titolo, Huangdi, per designare una forma più alta di autorità e potere: quello dell'Imperatore di tutta la Cina.

La Cina nel periodo dell'impero

La Grande Muraglia Cinese, lunga 6.350 km, che doveva servire a contenere le incursioni dei popoli confinanti, in particolare dei Mongoli. Eretta durante la dinastia Ming, venne modificata dalle dinastie successive
La Grande Muraglia Cinese, lunga 6.350 km, che doveva servire a contenere le incursioni dei popoli confinanti, in particolare dei Mongoli. Eretta durante la dinastia Ming, venne modificata dalle dinastie successive
Il Palazzo d'Estate a Pechino, con il lago Kunming utilizzato come pista da pattinaggio; oggi il complesso fa parte di un parco, uno dei più belli della capitale cinese
Il Palazzo d'Estate a Pechino, con il lago Kunming utilizzato come pista da pattinaggio; oggi il complesso fa parte di un parco, uno dei più belli della capitale cinese

Nel 221 a.c. Ying Zheng, re dello stato di Qin, nell'odierna provincia dello Shaanxi, unifica definitivamente la Cina e nominandosi Qin Shihuangdi, cioè "primo augusto imperatore di Qin", fonda la prima dinastia imperiale moderna, la dinastia Qin, che dura solamente undici anni. In questo periodo inizia la costruzione della Grande Muraglia, vengono unificate le unità di misura e la lunghezza dell'asse dei carri. Viene codificata per la prima volta la scrittura cinese, ad opera del primo ministro Li Si, che pubblica il primo catalogo ufficiale con 3.300 caratteri.

Dopo un periodo di turbolenza seguito alla caduta dei Qin, si consolida il potere della dinastia Han, che regna per circa quattro secoli, fino al 220 d.C.: sotto la dinastia Han si apre la via della seta e inizia il commercio con le province romane d'oriente. L'impero comincia ad espandersi nell'Asia continentale, mentre il confucianesimo si afferma come ideologia della classe dirigente cinese. Viene inventata la carta, nel 105 a.C. Al cadere della dinastia Han, l'impero si spezza di nuovo in tre stati (periodo dei Tre Regni, 220-265): regno Wei a nord, regno Shu nell'attuale provincia del Sichuan e il regno Wu a sud. la divisione è favorita dall'introduzione del Buddismo.

Segue la dinastia Jin denominata "occidentale" nel periodo tra il 265 e il 316, durante la quale si verifica una riunificazione per un breve periodo, e "orientale" nel periodo tra il 317 e il 420 che vede Nanchino come capitale; dal 420 al 589 circa la Cina resta divisa tra le dinastie del Nord e del Sud, una nuova riunificazione avviene sotto la Dinastia Sui 581- 618 durante la quale la capitale diventa Xi'an; succede la Dinastia Tang dal 618 al 907, uno dei periodi di massima fioritura della cultura cinese, mentre il periodo dal 907 al 960, detto "delle Cinque Dinastie e Dieci Regni", porta alla Dinastia Song dal 960 al 1279. Tra il periodo Tang e quello Song viene inventata la polvere da sparo, la stampa e la bussola.

Il periodo successivo è segnato dall'invasione dei Mongoli sotto la guida di Gengis Khan e dei suoi discendenti, i quali liquidano la dinastia Song e fondano con Kublai Khan la dinastia Yuan dal 1279 al 1366, all'inizio della quale risalgono i viaggi di Marco Polo in Cina. Inizialmente la Cina fa parte dello sterminato Impero Mongolo e Kublai Khan era al tempo stesso sovrano di entrambe le entità territoriali; con la frammentazione dei vari Khanati, la dinastia Yuan si limita a governare la Cina. Il dominio mongolo è caratterizzato da una grave crisi demografica e gli invasori faticano a integrarsi con i vinti fino a che una rivolta popolare porta alla cacciata dei Mongoli ed alla fondazione di una nuova dinastia nazionale, la dinastia Ming dal 1368 al 1644.

In seguito alla crisi dei Ming, i Manciù invadono la Cina e la conquistano fondando la Dinastia Qing dal 1644 al 1911, la quale porta l'Impero alla massima estensione territoriale ma lentamente entra in crisi. Ad aggravare la crisi è l'intrusione delle potenze imperialistiche europee, in particolare dell'Inghilterra, la quale scatena le Guerre dell'Oppio. Interi territori finiscono sotto l'influenza degli europei e dei giapponesi e la crisi dell'Impero si fa irreversibile. Tutto ciò si conclude con l'abdicazione del giovane Pu Yi[5], il 12 febbraio 1912.
Diversi furono i tentativi di modernizzazione in questo periodo: mentre in Giappone questo aveva successo, in Cina fu represso dopo la morte dell'imperatore Kuang-Hsiü, padre dell'ultimo imperatore. La vedova Tsä-hsi, assunse il ruolo di imperatrice e, per paura di perdere il potere, ordinò il massacro di tutti coloro che avevano partecipato al tentativo di modernizzazione promosso dal marito defunto.

Anche l'occidentalizzazione della Cina, tentata più volte dagli europei a partire dal XVII secolo e culminata con l'irruzione coloniale dalla seconda metà del secolo XIX, è stata assorbita e trasformata nel corso del XX secolo in una singolare forma di comunismo nazionale, uno dei fattori dominanti nella scena internazionale del secondo dopoguerra, facendo dell'antico "Impero di Mezzo" uno dei poli della politica mondiale anche nell'era post-comunista.

La Cina moderna

A causa di una disputa territoriale non risolta, la Cina è entrata in una breve guerra (Sino-Indiana) contro l'India nel 1962.

Geografia fisica

Territorio

Questa foto dal satellite mette bene in evidenza l'aridità della Cina occidentale e, al contrario, l'umidità della zona sudorientale.
Questa foto dal satellite mette bene in evidenza l'aridità della Cina occidentale e, al contrario, l'umidità della zona sudorientale.
Le precipitazioni in Cina
Le precipitazioni in Cina

La Cina è il terzo paese del mondo per estensione (dopo la Federazione Russa,e il Canada) e di conseguenza offre una grande varietà di climi e paesaggi. Il territorio è a maggioranza montuoso (l'85% è ad altitudini superiori ai 500 metri) anche se il paese ha ampie aree di costa, essendo bagnato a sud e a est dall'Oceano Pacifico.

Ad est, lungo le coste del Mar Giallo e del Mar Cinese Orientale, si estendono vaste piane alluvionali molto densamente popolate, come il Bassopiano Cinese; le coste del Mar Cinese Orientale sono le più frastagliate e la Cina meridionale è dominata da vallonamenti e catene montuose di scarsa altitudine. Sulla costa orientale si trovano anche i delta dei due fiumi principali della Cina: il fiume Giallo (Huang He) e il Chang Jiang o Yangtze.

Il sud è diviso tra l'altopiano dello Yunnan-Guizhou, con un'altitudine che parte dai 2000 m per arrivare ai 550 m e i bacini dei grandi fiumi che lo attraversano.

Il territorio cinese può essere suddiviso in sette zone, ciascuna contraddistinta da particolari caratteristiche che la differenzia dalle altre:

  • Cina nordorientale
  • pianura dello Huang He
  • pianura del Chang Jiang
  • Cina meridionale
  • Cina nordoccidentale
  • Mongolia interna
  • Tibet

Idrografia

La Cina ha un gran numero di fiumi. I tre maggiori fiumi cinesi, Huang He, Chang Jiang e Xi Jiang, che nella parte media e bassa del loro corso segano i tre grandi assi orografici della Cina orientale, hanno la loro origine sull'altopiano tibetano. Lo Huang He o fiume giallo,nasce nelle montagne del Qinghai, percorre il territorio cinese per circa 4.850 km prima di sfociare nel Pacifico presso la penisola dello Shandong. Il Chang Jiang o fiume azzurro è il maggiore fiume cinese e il quarto per lunghezza al mondo. Anch'esso nasce dalle montagne del Qinghai, ma procede verso sud-est attraversando così zone di montagne ricche di acqua che gli garantiscono una notevole portata. Lo Xi jiang nasce sull'altopiano dello Yunnan ed ha notevole importanza dal punto di vista agricolo, dato il clima subtropicale delle regioni irrigate. Lo "Zhu Jiang" o Fiume delle Perle è un'altra importante arteria di trasporto fluviale che con il suo delta arriva fino alla città di Canton e oltre verso un territorio pieno di canali e dighe.

Circa la metà dei fiumi della Cina, compresi i tre più lunghi Chang Jiang (fiume Azzurro), Huang He (fiume Giallo) e Xi jiang, scorre da ovest a est e sfocia nei mari cinesi aperti all'Oceano Pacifico; in minore quantità sfociano nel Mar Glaciale Artico, mentre altri sono privi di sbocco sul mare e quindi si gettano negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque filtrano nel sottosuolo formando profonde e importanti riserve d'acqua. Le piene dei grandi fiumi portano inondazioni che hanno sovente conseguenze disastrose sugli insediamenti umani e sulle coltivazioni.

Geografia umana

Evoluzione demografica della Cina dal 1961 ad oggi
Evoluzione demografica della Cina dal 1961 ad oggi
Via Nanchino, a Shanghai.
Via Nanchino, a Shanghai.

Popolazione

La Cina ha una popolazione di 1.313.973.700 (2006) abitanti, con una densità di 137 ab./km2. La popolazione è sparsa in modo molto irregolare; è infatti concentrata prevalentemente a est nelle grandi pianure , mentre a ovest, zona più aspra e arida, vi è una densità bassissima. La Cina è lo stato più popolato al mondo e la sua popolazione rappresenta circa un quinto dell'intera popolazione mondiale.

Con la drastica riduzione della mortalità infantile in seguito alla rivoluzione maoista la popolazione crebbe in maniera esponenziale. Di conseguenza già a partire dagli anni settanta cominciarono delle campagne di controllo delle nascite che culminarono nella politica della pianificazione familiare, tra cui la politica del figlio unico.

Lingue

La lingua ufficiale è il Cinese mandarino, che però presenta vari dialetti importanti, come lo Yue (Canton e provincia), il Wu (Shanghai), il Minbei (Fuzhou), il Minnan (Repubblica di Cina o Taiwan): oltre a questi, altri dialetti sono lo Hakka, il Gan, lo Xiang. Sopravvivono anche alcuni linguaggi Miao nelle zone abitate da questa minoranza, una delle 55. Dongba, la lingua dei Naxi, è un pittogramma ancora in uso.

In Cina sono poi diffusi nelle regioni di confine, il coreano e il kazaco e in alcune aree del Paese anche il mongolo, l'uiguro e alcuni dialetti tibetani.

Religione

La Repubblica Popolare di Cina è ufficialmente atea. La popolazione religiosa si suddivide però in:

Economia

  • Prodotto Interno Lordo (PIL) (PPA): 9.412.361 milioni di dollari (2005).
  • PNL pro capite (PPA): 7.198 dollari (2005).
  • Inflazione: 1,5%.
  • Disoccupazione: ufficialmente è a circa il 4% degli abili al lavoro nelle aree urbane. Per alcune organizzazioni non governative è invece circa il 10 o anche il 20%.

Il settore primario

La Cina è il primo produttore mondiale di frumento (86,1 milioni di tonnellate nel 2006), è in testa alla classifica per produzione di riso (167,6 milioni di tonnellate) ed ha anche il primato per le patate (66,8 milioni). Inoltre il Paese possiede oltre 1/3 degli allevamenti mondiali di suini, ed è ai primi posti per la pesca.

Il settore secondario

La Cina ha attirato sul proprio territorio le industrie dei paesi in cerca di manodopera a buon mercato, diventando così l'officina manifatturiera del mondo, in particolar modo delle imprese asiatiche. Il paese è riuscito a mantenere ritmi sostenuti per un arco di tempo molto lungo e nonostante una popolazione estremamente numerosa.
Li Gongyou [6] ha sintetizzato quattro fasi lo sviluppo dell'economia del suo Paese nel secolo che fa seguito alla caduta dell'Impero Cinese (1911). La prima fase, precomunista, fino alla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese avvenuta nel 1949, viene definita a economia semicoloniale e semifeudale. La seconda, comunista vera e propria e ispirata alle idee guida della Rivoluzione culturale, fino alle riforme di Deng Xiaoping, è stata caratterizzata dal tentativo di realizzare un'economia pianificata centralizzata (il primo piano quinquennale, di stampo sovietico, fu quello 1953-1957). La terza fase, partita con il programma delle "quattro modernizzazioni" (agricoltura, industria, scienza e tecnica, forze armate), è durata fino metà degli anni Novanta, e coincide con l'apertura a un'economia socialista "quasi di mercato". Infine, la quarta fase sarebbe cominciata nel 1995-1996, con la 5a sessione plenaria del XIV Comitato centrale del Partito comunista cinese, la quale ha stabilito la necessità di due fondamentali trasformazioni socio-economiche, da realizzare entro l'anno 2010: trasformare il tradizionale sistema pianificato cinese in un sistema di "economia socialista di mercato" (senza quasi, stavolta) e trasformare lo sviluppo economico da estensivo a intensivo. Il che, nei termini occidentali ormai largamente mutuati anche in Cina, significa anche puntare implicitamente allo sviluppo sostenibile, o almeno ispirarsi idealmente a questo traguardo.
Oggi in Cina sono presenti tutte le maggiori produzioni industriali, sia di base (acciaio, alluminio, petrolio, chimica industriale, cemento) che manifatturiere (mezzi di trasporto, elettronica di consumo, microelettronica, informatica, telefoni, giocattoli, armi, abbigliamento, chimica fine, lavorazione del legno, prodotti alimentari). Inoltre le varie attività vanno incontro ad un rapido ammodernamento ed alla crescente competitività internazionale, specie grazie ai bassi costi di produzione. Attualmente le industrie cinesi sono in mano a grandi aziende private, sia locali che straniere; in gran parte sono situate sulle coste e nelle cosiddette "zone economiche speciali", nel Sud-Ovest.

La svolta di piazza Tienanmen

Il fenomeno Cina è estremamente interessante perché permette di affrontare gran parte delle questioni fondamentali nel campo dell’economia internazionale e della geopolitica. Il punto di svolta di questo fenomeno si può far risalire all’epoca degli episodi di piazza Tienanmen a Pechino (aprile-maggio-giugno 1989): in quell’occasione un gruppo di studenti occupò la piazza al grido di “Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina”. Dopo qualche settimana gran parte della popolazione era scesa in piazza, nonostante il regime avesse istituito il coprifuoco e la legge marziale, e per le strade ci fossero già i carri armati. Poi, agli inizi di giugno, l’esercito spara: seguono giorni di lotta nelle strade ma, alla fine, il regime riconquista la piazza, seppur con migliaia di morti e un’immagine internazionale bruciata.

Tuttavia, anche se la battaglia è stata perduta, è rimasto un segnale forte di cui i dirigenti del partito comunista avrebbero tenuto conto in seguito; da allora, infatti, il potere si rese conto che se avesse voluto conservarsi in futuro, avrebbe dovuto portare la Cina sulla via della modernità. Già questo è piuttosto interessante: fino ad allora il potere aveva potuto vivere tranquillo entro i confini della Grande Muraglia, ma con l’avvento di mezzi di comunicazione globale questo non sarebbe più stato possibile perché una fetta di popolazione che aveva accesso al mondo esterno rimaneva e sarebbe rimasta sempre più insofferente allo stile di vita occidentale, ai beni di consumo occidentali e ala speranza di una vita "migliore". È chiaro però che i cinesi sono attratti dallo stile e il modello di vita occidentale perché questo è, almeno all'apparenza, un modello di vita più auspicabile agli occhi della popolazione.

Dopo questo episodio, per tutti gli anni ’90 la Cina ha intrapreso a tappe forzate la via del capitalismo attraverso uno sviluppo rapidissimo, supportato sia dai massicci investimenti statali, specialmente nei settori dell’energia e delle materie prime, sia dagli investimenti sempre maggiori da parte delle multinazionali di tutto il mondo, le quali, dall’apertura del mercato cinese vedevano e vedono tuttora un immenso serbatoio di occasioni per produrre a basso costo e con estreme semplificazioni dal lato del mercato del lavoro. Tutto questo è avvenuto e avviene ancora con tassi di incremento del PIL compresi fra il 7 e il 10 per cento e, ad oggi, la Cina è la quarta economia del mondo, avendo già superato Italia, Francia e Regno unito, e apprestandosi nel giro di un anno a superare anche la Germania.

Cina e WTO

L’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO)[7] rappresenta senza dubbio una pietra miliare per la Cina e per il commercio internazionale. La Cina è finalmente riuscita a persuadere gli altri Stati membri della WTO che senza la propria partecipazione, la WTO non può essere davvero considerata un’organizzazione mondiale. Tuttavia, questo grande traguardo ha portato con sé conseguenze giuridiche, politiche e sociali di rilevante impatto per il mercato globale, che deve integrare un paese con numerose diversità strutturali, culturali e comportamentali. Fin da prima della sua adesione alla WTO, avvenuta nel dicembre del 2001, il Governo cinese aveva avviato riforme significative del proprio sistema giuridico interno. Ciò nonostante, molte questioni devono essere ancora affrontate e risolte per garantire un pieno ed effettivo rispetto degli accordi su tutto il territorio della Repubblica Popolare di Cina (RPC). Durante il negoziato per l’adesione alla WTO, erano già chiare le difficoltà del governo cinese a garantire il rispetto del principio di trasparenza e delle condizioni implicite nell’adesione. Era dunque diffusa fra tutti gli Stati membri, Stati Uniti e Unione Europea in primis, la consapevolezza della situazione del mercato e della necessità di una profonda riforma dell’ordinamento giuridico cinese per garantire nel lungo periodo il buon funzionamento del sistema WTO. Come nel caso dell’adesione all’UE dei nuovi dieci Paesi avvenuta nel maggio del 2004, è stata fatta una precisa scelta politica. Si è ritenuto che un’integrazione, anche prematura, della Cina all’interno della WTO, oltre a rafforzare le posizioni della parte più riformista della classe dirigente cinese, avrebbe indirettamente accelerato il processo di riforme in atto, con il pretesto del rispetto degli impegni previsti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio. I negoziati duravano da quasi quindici anni e non si è voluto rinviarne nuovamente la conclusione in attesa di ulteriori miglioramenti del contesto interno cinese.

Infrastrutture e Trasporti

La rete stradale si estende per una lunghezza complessiva di 1,87 mln/km, sviluppandosi maggiormente lungo la zona costiera e comprende 34.300 km di strade a scorrimento veloce. La rete ferroviaria operativa ha raggiunto 73.100 km di cui 23.700 km di ferrovie a più binari e 18.500 km di ferrovie elettriche. Per quanto riguarda il trasporto marittimo nella costruzione dei porti è stato recentemente ottimizzato il sistema dei cointainer. Tutti i maggiori porti (Hong Kong, Shanghai, Shenzhen, Qingdao, Tianjin, Canton, Xiamen, Ningbo, Dalian) fanno parte del circuito dei primi 50 containers-ports del mondo, dove ogni anno transitano anche più di 100 milioni di tonnellate di merci.


Alfabetizzazione

Tasso di alfabetizzazione: 98% (sopra i 15 anni; uomini: 99,2%; donne: 96,7%) (stime 2001).
Studenti universitari: 1,4%; 18 milioni (2003).

Politica

La Repubblica Popolare Cinese è stato un paese sotto regime dittatoriale per gran parte del ventesimo secolo, e da molti è ancora considerato tale, ma non tutti sono concordi con questa visione. Tentare di caratterizzare la struttura politica Cinese in una categoria precisa non è molto semplice. Ciò è dovuto alla storia politica cinese: per oltre duemila anni, fino al 1912, il paese è stato governato da una monarchia imperiale centralista, che ha lasciato una profonda traccia nelle strutture politiche e sociali cinesi. Questo è stato seguito da una caotica serie di governi estremamente autoritari e nazionalisti, sin dalla prima rivoluzione cinese del 1912 (anche detta rivoluzione xinai, da non confondere con la Rivoluzione culturale cinese).

Il regime cinese è stato variamente definito come autoritario, comunista, socialista e varie combinazioni di questi termini. Negli ultimi anni la Cina sta lentamente trasformando il suo sistema politico/economico in un sistema capitalistico. Il governo cinese ha recentemente rilasciato delle dichiarazioni ufficiali, sostenendo che lo stato debba essere governato da strutture democratiche.

Il governo cinese è controllato dal Partito comunista cinese. Viene utilizzata la censura come routine, specialmente su Internet. È abbastanza recente la censura preventiva della stessa enciclopedia online Wikipedia, mentre Google è stato pagato per cancellare le parole come "libertà" e "democrazia", ed è stata decisa la chiusura di YouTube dopo gli ultimi scontri in Tibet.

Il Partito comunista cinese reprime ogni protesta e opposizione che ritiene possa essere o divenire pericolosa, rimane famosa la repressione della protesta di Piazza Tiananmen. C'è comunque un limite alla repressione che il Partito comunista cinese riesce a esercitare. I media continuano ad evidenziare sempre più i problemi sociali causati dalla corruzione e l'inefficienza degli alti livelli del governo. Il Partito ha tentato inizialmente di controllare l'informazione, ma non sempre ha avuto successo ed è stato quindi, a volte, costretto a ridimensionare le repressioni.

Non vengono inoltre tollerate le organizzazioni che si oppongono al Partito, mentre manifestazioni sono a volte consentite. Hu Jintao, il segretario generale del Partito popolare cinese, viene sempre più spesso accusato di repressione nei confronti di giornalisti e reporters, anche di paesi stranieri.

Politica interna

Soldati dell'Esercito di Liberazione Popolare che sfilano
Soldati dell'Esercito di Liberazione Popolare che sfilano

Forma di governo: repubblica socialista. Tutte le cariche dello stato provengono dal Partito Comunista Cinese.

Ordinamento dello Stato

La Cina è una Repubblica popolare. Organo Supremo del potere statale è l'Assemblea nazionale del popolo (ANP), i cui 2979 membri sono eletti per 5 anni dalle province, dalle regioni autonome, dalle municipalità e dalle forze armate.

L'ANP, che si riunisce di regola una volta all'anno, forma al suo interno un comitato permanente di 155 membri, che ne esercita le funzioni negli intervalli fra le sessioni; l'Assemblea elegge il presidente della Repubblica, il primo ministro e il Consiglio di Stato (che svolge le funzioni di governo), formula le leggi, approva i piani e i bilanci dello Stato.

Le assemblee popolari e locali e i Comitati da esse eletti sono gli organi locali del potere statale.

Suddivisione amministrativa

Per approfondire, vedi la voce Suddivisione amministrativa della Cina.

Città principali

Pechino
Pechino
Shanghai
Shanghai

I diritti umani in Cina

La Repubblica Popolare Cinese, nonostante le riforme e la conversione al libero mercato degli ultimi 15 anni, non ha introdotto alcuna libertà dal punto di vista politico. Essa è considerata responsabile di crimini contro i suoi stessi cittadini[8]. La situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese continua a subire numerose critiche da parte della maggior parte delle associazioni internazionali che si occupano di diritti umani che riportano numerose testimonianze di abusi ben documentati in violazione delle norme internazionali. Da un lato il governo ammette le deficienze, dall'altro parla della situazione dei diritti umani come la migliore di tutti i tempi. Il sistema legale è stato spesso criticato come arbitrario, corrotto e incapace di fornire la salvaguarda delle libertà e dei diritti fondamentali. Nelle carceri laogai ("riforma attraverso il lavoro"), secondo molte fonti, vigerebbero condizioni di vita disumane al limite dello schiavismo e sarebbero applicati sistematicamente tortura e tecniche di lavaggio del cervello.

Amnesty International ha recentemente rilasciato i seguenti dati: nel 2003 l’84% delle esecuzioni capitali del mondo sono state eseguite in Cina, Iran, Stati Uniti d'America e Vietnam. In Cina solo in quell’anno (nonostante i dati limitati e incompleti) vennero documentate 726 esecuzioni capitali riconosciute. Nel 2006, sempre secondo fonti di Amnesty International [9], di 1.591 esecuzioni certificate nel mondo, 1.010 sarebbero cinesi (il 63,48 %). Lo stesso studio ipotizza che il numero effettivo di morti, nel 2006, sarebbe di circa 7.000-8.000 in Cina, contro le 1.000 di tutto il resto del mondo. Si deve tenere presente che da parte governativa cinese non vengono forniti dati ufficiali sul numero di esecuzioni eseguite ogni anno (a differenza di quanto si può dire degli Stati Uniti). Un esponente politico cinese, Chen Zhonglin, delegato della municipalità di Chongqing, giurista e preside della facoltà di legge dell'Università sudorientale cinese, in un'intervista al China Youth Daily ha parlato di 10.000 esecuzioni l’anno. In quell'occasione Chen dichiarava la sua intenzione di lavorare per migliorare la situazione dei diritti umani in Cina. . D’altra parte, il governo cinese assicura di dispensare la pena capitale solo in caso di gravi reati penali (omicidio, strage, terrorismo…), escludendo reati politici o di qualsiasi altro genere, e ha pubblicato sul web [10] una copia del proprio codice penale che conferma questa versione.

Per approfondire, vedi la voce Pena di morte nella Repubblica Popolare Cinese.

Il governo cinese si è frequentemente macchiato di violazioni dei diritti umani nei confronti di minoranze etniche e religiose e dissidenti politici: l’esempio più celebre, per l’opera di sensibilizzazione mondiale in cui si è prodigato il Dalai Lama, è l’occupazione armata del suolo tibetano. Si pensa da più parti, inoltre, che in Cina vengano applicate gravi limitazioni alla libertà di informazione, alla libertà religiosa, quella di parola e persino alla libertà di movimento dei cittadini. Non esistono sindacati indipendenti ed è permesso solo il sindacato statale. Lo stato, almeno sulla carta, assicura i diritti dei lavoratori; ma la quantità annua di morti sul lavoro ha destato molte preoccupazioni e parecchie critiche e denunce non solo da organizzazioni umanitarie, ma anche dall’interno degli stessi organi di governo cinesi[11].

Recentemente, in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008 la CIO ha espresso forti perplessità sui ritmi di lavoro con cui gli impianti sportivi stanno venendo costruiti. Sempre in vista delle Olimpiadi la comunità internazionale ha richiesto al governo cinese "un’ulteriore apertura" sul piano delle libertà politiche.

L'evento più conosciuto in occidente delle azioni di forza perpetrate dalla Cina nei confronti dei dissidenti politici è rappresentato dalla repressione della Protesta di piazza Tiananmen il 4 giugno 1989, in cui perse la vita un numero imprecisato di manifestanti e soldati (200 secondo il governo cinese, 600-800 secondo la CIA, tra 2 e 7 mila secondo alcuni dissidenti).

Un'altra accusa di lesione dei diritti umani rivolta al governo cinese è la pianificazione famigliare obbligatoria, voluta dallo stesso Mao Zedong e tuttora impiegata. La legge che la regola, in vigore dal 1979, è la ‘’“Legge eugenetica e protezione della salute”’’, altrimenti detta ‘’Legge del figlio minore”. La commissione governativa responsabile del progetto è la NPFPC[12], ovvero ‘’National Population and Family Planning Commission’’. Secondo le stesse fonti governative, grazie all’introduzione di questa pratica le nascite evitate nella Repubblica Popolare Cinese sono state 300 milioni. La legge prevede ufficialmente un figlio nelle zone urbane, e due in quelle rurali. I trasgressori potranno portare a termine un’eventuale gravidanza dietro pagamento di un’ingente multa, oppure saranno obbligati a rinunciare al figlio. Le accuse verso questo progetto sono molto pesanti:

  • la lesione della libertà dei genitori [13];
  • l’uso massiccio e obbligatorio dell’aborto, per di più in modi particolarmente dolorosi (soprattutto in passato);
  • le dure repressioni contro i cittadini che, specialmente in zone rurali o povere, opponevano resistenza al progetto[10];
  • la violenza verso le donne, visti i casi certificati di sterilizzazioni forzate, operate in molti casi ai danni delle colpevoli [14];
  • discriminazione verso le donne; in moltissime famiglie (dato anche il divieto di diagnosticare il sesso del nascituro), specialmente nelle zone rurali, le neonate sarebbero uccise, oppure non registrate all’anagrafe (costringendole alla totale assenza di diritti politici e alla rinuncia di istruzione e di qualunque assistenza sanitaria) [15];
  • discriminazioni sociali, perché il sistema fa in modo che i più facoltosi possano “pagarsi” il diritto al secondo (o al terzo) figlio pagando la sanzione corrispondente (in genere di 50.000 yuan, circa 6.200 dollari).

Questo genere di politica è in Cina un punto di frizione molto critico nei rapporti fra governo e opinione pubblica; il 68 % dei cinesi, in un sondaggio del China Youth Daily (un giornale del partito), si è dichiarato contrario alla pratica di “comprarsi” il diritto di un altro figlio. Pareri sfavorevoli sono stati espressi anche dall’Accademia Cinese delle Scienze [16]. Zhang Weiging, direttore del NPFPC, assicura comunque che la normativa prevede molte eccezioni, e che si sia molto ammorbidita dai primi anni di applicazioni[17]. Il governo assicura inoltre di aver preso seri provvedimenti contro i membri del Partito che abbiano più figli di quanti ne preveda la normativa[18].

La privatizzazione del sistema di sanità pubblica è correlato ad un aumento degli infanticidi femminili, poiché l'insicurezza nell'accesso alle cure mediche dopo la pensione è uno dei motivi principali per cui le famiglie rurali preferiscono avere soltanto figli maschi.[citazione necessaria]

Bibliografia

  • Tiziano Terzani, La porta proibita - 1985
  • Antonio Saltini, L'Asia abbandona il riso. È la più grande rivoluzione alimentare della storia, in Spazio rurale, n. 3, marzo 2005
  • Renata Pisu Cina, Il drago rampante
  • Federico Rampini, Il Secolo Cinese
  • Federico Rampini, L'impero di Cindia
  • Federico Rampini, L'ombra di Mao

Note

  1. ^ sottratta alla Cina dall'Inghilterra dopo la Guerra dell'oppio, è ritornata alla governo di Pechino il 1° luglio 1997; la città oggi gode di un alto statuto amministrativo speciale
  2. ^ la città viene acquisita dai portoghesi per 500 anni alla fine del XVII secolo come base commerciale, e viene restituita alla Cina il 20 dicembre 1999; attualmente gode di uno statuto amministrativo simile a quello di Hong Kong
  3. ^ ufficialmente le isole non appartengono a nessun Stato, ma è presente la Marina Cinese
  4. ^ è famoso anche per aver massacrato i suoi stessi figli, per paura di perdere il trono
  5. ^ Pu Yi de facto ritornò a governare lo stato fantoccio, di ispirazione filo-giapponese, del Manchukuo (Manciuria)
  6. ^ un economista cinese di primo piano
  7. ^ Articoli sull'adesione della Cina alla WTO
  8. ^ Il governo cinese ha aperto un sito nel tentativo di sconfessare le accuse a lui rivolte. La sua parzialità è dunque intrinseca, ma se ne consiglia comunque la visione. [1]
  9. ^ Fermiamo l'omicidio di Stato
  10. ^ Codice penale cinese
  11. ^ A proposito delle condizioni di lavoro dei minatori, Li Yizhong ha comunicato all’agenzia statale Xinhua i seguenti dati: nel 2007, almeno 12 incidenti in miniera sono stati occultati. Le morti certificate, nell’anno 2006, sono state 4.750 secondo lo stesso Li. Si parla ufficiosamente di un numero effettivo di 20.000. Fonte Tempus Vitae[2].
  12. ^ sito ufficiale: [3]
  13. ^ art. 12 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, [4]
  14. ^ si veda [5], anche riguardo al punto precedente]]
  15. ^ si veda anche l’art. 6 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo [6]
  16. ^ Fonte Asianews. [7]
  17. ^ fonte Asianews. Si veda [8], anche per alcune considerazioni presenti nei paragrafi precedenti.
  18. ^ Fonte Asianews. [9].

Voci correlate

Collegamenti esterni

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