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Storia di Treviso - Wikipedia

Storia di Treviso

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Storia del Veneto
Categoria: Storia del Veneto

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Voce principale: Treviso.

Indice

[modifica] Preistoria

Già nel quaternario, il territorio dove sorge ora la città trevigiana era ricco d'acque e di boschi. Incerta la data in cui l'uomo arrivò, per la prima volta, nella zona. In ogni caso, sono state ritrovate tracce della prsenza umana sulla piana del Piave e del Sile, risalenti all'età della Pietra.

Presso Sant'Antonino, nel 1887, sono state ritrovate relique umane, miste a quelle di alce e cervo, assieme ad interessanti utensili, quali anelli, falcetti, raschiatoi, ami, asce e martelli, pugnali in selce e in rame, terracotte e spade, risalenti alla tarda età del bronzo. Tali resti si trovarono in zone contigue, a Fiera e a Silea, forse disperse dalle acque fluviali.

Per quanto riguarda le popolazioni, si susseguirono i Liguri Ingauni, gli Illiri, i Celti e, successivamente, i Romani.[1]

[modifica] Antichità e primo medioevo

[modifica] Epoca romana

Non si sa ancora con precisione sull'istituzione del municipium dell'antica Tarvisium e della sua relativa assegnazione alla tribù Claudia. Per quanto riguarda l'origine del nome, i linguisti Holder e Krahe pnsano che derivi dal celtico Tarvos; altri invece propendono per il carinzio Tarvis.[2]

Il più antico documento che menzioni il nome della città è un'epigrafe del I secolo dopo Cristo scoperta a Knin nel 1888.

Si è ipotizzato che il quadruvium di Treviso si trovasse dove ora si incrociano il Calmaggiore, Via Indipendenza, che proseguono poi in Santa Margherita (il Cardo) con Via Martiri della Libertà (Il Decumano).[3]

La Treviso in età romana era compresa tra il Sile, il Cagnan e la Roggia-Siletto. Le mura si sviluppavano lungo l'attuale Cattedrale e la Via Cornarotta. La Treviso romana era di forma quadrata. Una strade che collegava Treviso era la Callalta, che arrivava fino ad Opitergium. Un'altra strada partiva, sempre da Treviso, e si congiungeva a nord con la Via Pustumia. Una terza si collegava ad occidente alla Via Aurelia. Infine un'altra strada faceva voltà verso sud, raggiungendo Altinum, il cui centro si poteva raggiungere facilmente anche con il fiume. Anche il territorio di Treviso subì il processo di centuriazione. Da studi pare che il cardine fosse l'attuale Strada Statale Feltrina e il decumano la linea Ospedaletto d'Istrana-Povegliano. L'agro municipale di Treviso era compresa, più o meno tra il Sile e il Montello. Nella denominazione di Campagna, di cui tutto questo territorio assumerà come denominazione nelle età medievale e moderna, smebra continuare il ricordo di Campanea, ossia "terreno coltivato". Nella zona, numerosi sembrano i nomi dei possessori, in seguito, nel medioevo, diventati villaggi (Ponzano, Povegliano, Monigo, Sovernigo, eccetera). L'ordinamento di Treviso, simile agli altri municipi, era modellato su Roma. Il potere civile era diviso tra i magistrati, il popolo ed i senatori. Il senato municipale si chiamava Ordo Decurionum.[4][5]

[modifica] Cristianesimo

Alcune leggende fanno risalire all'arrivo del Cristianesimo grazie all'opera di San Prosdocimo, già nel 50. Più probabile invece che sia stato qualche legionario di ritorno dall'Asia a far ntrodurre il nuovo culto nel territorio. A cavallo dei secoli Quarto e Quinto si collegano le storie di San Liberale, patrono della città, di San Teonisto, di San Tabra e di San Tabrata, quest'ultimi tre caduti martiri per mano degli Ariani. Le ossa dei Santi menzionati riposano nel Duomo di Treviso. Quando l'Impero Romano sanziona il Cristianesimo come religione di stato, veniva a formarsi la Diocesi di Treviso e l'estensione di questa coincideva, più o meno, come quella dell'amministrazione civile.[6][7]

[modifica] Le invasioni barbariche

Nel Quinto secolo si fanno sempre più frequenti le socrrerie dei "barbari". Si narra che Treviso fosse stata risparmiata dalla distruzione degli Unni di Attila perché il vesco di Treviso convinse i cittadini ad arrendersi spontaneamente. Nella tarda antichità Treviso assunse un ruolo più importante rispetto alla prima età imperiale, tanto che durante il regno di Teodorico divenne "fondaco pubblico".[8]

Nel disegno di riconquista della pars occidentis fortemente voluta da Giustiniano, nel 535 viene inviata un'armata comandata da Belisario per riconquistare l'Italia, in mano agli Ostrogoti da quasi mezzo secolo. Nel 539 le truppe di Belisario conquistano Treviso. L'anno seguente, approffitando dell'apertura del fronte orientale, gli Ostrogoti ne approfittano e in una battaglia proprio vicino a Treviso, sconfiggono i bizantini. Il re goto Ildibando pone al comando del presidio trevigiano Totila, il quale, in seguito divenuto lui stesso re, inizia la riconquista della penisola. Una sbagliata interpretazione di Flavio Biondo di un passo di Procopio di Cesarea fece di Treviso la città natale di Totila.[9]

Nel 568 dalle Alpi Giulie inzia la calata dei "feroci" Longobardi guidati dal loro re Alboino. Dall'Historia Langobardorum di Paolo Diacono menziona che il vescovo di Treviso fosse andato incontro ai Longobardi ed incontratoli presso il Piave, più o meno dove ora si trova la frazione di Lovadina, convinse Autari di risparmiare la città, in cambio di una resa incondizionata. Qualcha anno dopo, Treviso divenne sede di un Ducato. Nel 602, quando i Longobardi presero Padova e conseguentemente il vescolo locale fuggì verso le lagune, l'autorità del vescove trevigiano si estese per gran parte del territorio patavino. In seguito la città divenne sede di un Gastaldo, ossia di un amministratore, e di una Zecca, che coniava i tremissi. Sotto i Longobardi iniziarono ad essere erette le prime Chiese ei primi conventi. [10][11]

[modifica] Medioevo ed Età Moderna

[modifica] La conquista carolingia

Nel 775, dalle cronache di Eginardo, di Andrea da Bergamo ed altri, sembra che nelle vicinanze di Treviso ebbe luogo uno scontro armato tra il duca longobardo del Friuli Rotgaudo e l'esercito dei franchi; ebbero la meglio quest'ultimi. Una leggenda vuole che alla battaglia abbia partecipato il paladino Orlando. Nel 776 Carlo Magno sosta a Treviso per celebrare la Pasqua.[12][13]

Dopo la conquista, si formò un comitato, menzionato per la prima volta nel 815. Dalla Zecca di Treviso, venivano emessi denari d'argento. Divenuta franca, Treviso venne compresa nel territorio della Marca del Friuli. Nel 828, dopo incursioni di slavi e magiari, la Mrca viene ristretta ai territori di Treviso, Ceneda e Cividale. I primi capi di questa Marca ebbero sede in Treviso, da qui l'origine di Marca Trevigiana. Con il re Berengario la sede venne trasferita a Verona, così, in quell'occasione, Treviso perse la Zecca.[14][15]

Nel 899 il territorio trevigiano subisce la scorreria degli Ungari, i quali devastano pesantemnte case e chiese.[16]

[modifica] Feudalesimo

Nel Decimo secolo, i Collalto ebbero il titolo di "Conti di Treviso", i quali amministravano la giustizia nel territorio del Comtato, esclusi i luoghi di altra giurisdizione, subordinata a quella del Marchese (di Verona) e all'Imperatore. Col tempo però l'autorità dei Conti diminuì, e di riflesso anche quella dei Re e degli Imperatori germanici, a vantaggio dei feudatari laici ed ecclesiastici. I Da Romano estesero i loro domini fra il Brenta, il Musone e Valdobbiadene; ottennero anche diritto di giurisdizione su abbazie conventi. Tra i laici, si ricorda i Da Romano e i Camposampiero; fra gli ecclesiastici il Vescovato e il Capitolo dei Canonici. Dai Re ed Imperatore germanici e dai Papi, il Vescovato, nel tempo, ottenne privilegi e donazioni su chiese, monasteri, ospedali, terreni e via dicendo. Per amministrare tutti i possedimenti, man mano accumulati, venne così istituito l'Avogadro, la cui carica, inizialmente temporanea, divenne, in seguito, ereditaria e vitalizia. Dapprima venne tenuta dalla famiglia dei Tempesta e quando questa si estinse, dagli Azzoni. Un altro ente che godette di immunità, donazioni e privilegi fu il Capitolo dei Canonici, che ebbe anch'esso il suo Avogadore. Quindi, il Conte finisce per amministrare solo su suoi beni allodiali ed il territorio del Comitato viene spezzettato in una pluralità di giurisdizioni.[17]

Nel 1153 papa Eugenio III rilasciò al vescovo di Treviso una bolla in cui venivano indicate tutte le dipendenze del presule trevigiano. La diocesi era divise in quattro arcipreture (Cornuda, Mestre, Quinto e Godego) ciascuna delle quali era divisa a sua volta in pievi (ecclesiastiche).[18][19]

[modifica] Periodo comunale

A cavallo tra i secoli Decimo e Undicesimo i piccoli feudatari, che detenevano la maggior parte delle terre, di origine germanica, cominciarono a stabilirsi in città e si aggiunsero ai cittadini di origine romana, proprietari solo di scarsi terreni allodiali. Questi vassalli vennero chiamati in città in qualità di «boni homines» per intervenire negli affari della città, senza però alterare, almeno all'inizio, la giurisdizione del Marchese e dell'Imperatore.[20][21]

Nell'Undicesimo-Dodicesimo, durante la lotta per le investiture tra Papato ed Impero i piccoli vassali, forti di nuove concessioni, aumentarono il loro potere a Treviso, mentre quello del Conte diminuì. Proprio in quel periodo si ha notizia che Treviso, nelle lotte fra città, viene riconosciuta come entità giuridica, nonché la presenza di artes e scholae; stava anche diventando un importante centro mercantile. Nel dodicesimo secolo, dapprima con la concessione Imperiale dei «Vicini» di Valdobbiadene, ma poi anche con il riconoscimento vescovile di Montebelluna, Trebaseleghe ed altre località ad avere amministratori propri, alcuni comuni rurali potevano comporre le pendenze.[22][23][24]

Nella Lega contro Federico Barbarossa, Treviso dapprima appoggia l'Impero, ma dopo il 1164 prevalse il partito anti-Imperale. Nel 1183, con la Pace di Costanza, la città ottenne diversi favori e le regalie. Così sottomise Ceneda, Feltre e Belluno, nonché i Da Camino e i Da Prata. Nei primi anni del Duecento il Coomune si trova in lotta con i veneziani nella guerra del Castel d'Amore e con il Patriarca del Friuli.[25]

Intanto si formano le prime cariche comunali, già prima del Duecento. Dal 1150 al 1216 ci sono i Consoli, ma già dal 1176, affiancati a questi, c'è un Podestà, spesso di origine foresta. Il comune era suddiviso in quartieri (Oltrecagnan, Riva, Mezzò e Dom); i quartieri si suddividevano in pievi (civili), le quali a loro volta si suddividevano in regole. Con il motto impresso nel sigillo cittadino: Monti, Musoni, Ponto Dominorque, Naoni, venivano indicati i confini del comune trevigiano. Della metà del Dodicesimo secolo si ha la notizia dello Statuto comunale, del quale si ebbero in seguito ulteriori e continue modifiche fino alla fine del Trecento.[26][27]

Con l'aumentare del peso politico ed economico del Comune, vengono costriuite importanti opere pubbliche tra cui la Nova Domus Communis (Palazzo dei Trecento), la Loggia dei Cavalieri e le mura cittadine, fuori dal castrum romano. Proprio negli anni venti-trenta prendono piede a Treviso gli ordini mendicanti dei Domenicani e dei Francescani.[28]

[modifica] La signoria degli Ezzelini e dei Da Camino

La famiglia dei Da Romano, discesa in Italia a metà del secolo XI, nel Duecento era una una delle più potenti in Veneto, avendo acquisito, dopo le vicende della Lega Lombarda, nuovi feudi e nuovi privilegi. Ezzelino II diventava, nei primi anni del secolo il vero padrone dei comuni della Marca; dopo essere stato eletto Podestà a Verona, iniziò nella città scaligera una larvata signoria; prima di morire ricoprì la carica podestarile anche di Vicenza. Nel 1223 divise i suoi beni tra i figli Ezzelino e Alberico. Nel 1232 Ezzelino III, nella lotta fra guelfi e ghibellini si schiera con Federico II. Nel 1235 i trevigiani scacciarono i Da Romano dalla città. La guelfa Treviso appoggiava Alberico, poiché era partigiano dei guelfi. Nel 1237 entra a Treviso il legato imperiale, ma due anni dopo la situazione si capovolge e Alberico, con Guecello e Biaquino Da Camino combattono i ghibellini della Marca. Intanto aumentano le violenze di Ezzelino III che coinvolgono anche il territorio trevigiano. Dopo la morte dell'Imperatore Federico II, Ezzelino sostenne Manfredi. Nel 1257 si formava una lega pre togliere di mezzo i Da Romano. Nel 1257 Alberico abbandona Treviso per fare rotta nel suo castello di San Zenone, ma nel 1260 fu preso, gli venne torturata la famiglia, portato a Treviso e bruciato in Piazza Maggiore; le case i castelli degli Ezzelini vennero distrutte.[29]

Nel 1268 ripresero di nuovo le ostilità tra le fazioni: Gherardo de' Castelli uccise Brancaleone de' Ricchi. Il 15 novembre 1283 scoppia un tumulto, Gherardo Da Camino della fazione antimperiale, entrato a Treviso, bandisce i Castelli; il Consiglio Maggiore lo nomina "Capitano Generale". Dopo avere saldo in mano il potere a Treviso, il «buon» Gherardo combatté il Patriarca del Friuli (1292-1296); stipulò alleanze matrimoniali con i Signori di Lozzo e i Conti di Gorizia; intanto diventavano sempre più forti i legami economici tra Treviso e Venezia. In quegli anni si costruivano le Chiese di San Nicolò e San Francesco. Nel 1301 Gherardo, che morì nel 1306 e fu sepolto a San Francesco, cedette poco a poco i poteri di Capitano Generale, al figlio primogenito Rizzardo, mentre al secondogenito Guecellone andarono le proprietà feudali e allodiali nel cenedese. Quando Enrico VII scese in Italia, Rizzardo ne approffittò per schierarsi a favore del sovrano; il caminese venne ricompensato con il titolo di vicario imperiale. Rizzardo modificò gli statuti e concentrò i poteri su sè stesso. Nel 1312 viene organizzata dalle famiglie più eminenti di Treviso, i Collalto e gli Azzoni una congiura per eliminare Rizzardo, il quale, colpito con una roncola da un villano, morì dopo sette giorni di agonia. Il potere passò per breve tempo al fratello Gueccelone che però fu spodestato pochi mesi dopo.[30]

[modifica] Trecento

Dopo la cacciata dei caminesi, Treviso sembra avviarsi a nuova vita tanto che si dota di un nuovo statuto di carattere comunale. Nel 1318 vennero respinti due attacchi di Cangrande Della Scala. Temendo il pericolo di nuovi assalti da parte scaligera, Treviso chiama in aiuto il Duca d'Austria Federico, il quale manda il Conte di Gorizia a reggerla. Poco tempo dopo la città sprofonda in una grave lotta tra le fazioni. Mel 1328 Treviso si trova sotto la tirannia di Guecello Tempesta. L'anno successivo Cangrande prende Treviso; Il dominio scaligero su Treviso durò fino al 1339. Nel 1339 Venezia alleata con Firenze, dichiarò guerra agli scaligeri e riuscì a conquistare la città sul Sile; inziava così per Treviso la prima dominazione veneziana. Nel 1344 il Consiglio trevigiano cedette a Venezia le città, i castelli, i beni, le ragioni e le giurisdizioni.[31]

Nel 1356 il re Luigi I d'Ungheria, nella guerra contro i veneziani, assedia pesantemente Treviso. Negli anni della guerra di Chioggia il trevigiano venne attraversato dagli eserciti dei Da Carrara, del Duca d'Austria e del Re d'Ungheria; Venezia in quell'occasione, nel momento del grave pericolo, dovette venire a patti con Leopoldo II d'Austria, così nel 1381 cedette Treviso in cambio di aiuto militare. La signoria del Duca d'Austria durò solo tre anni, perché già nel 1384 i Carraresi di Padova la cinsero d'assedio e la conquistarono; il dominio di Francesco il vecchio da Carrara su Treviso durò solo quattro anni, i cronisti del tempo ne descrissero la tirannia dei nuovi governanti. Nel 1388 ebbe luogo un tumulto per scacciare questa signoria da Treviso, con la regia di Venzia, alleata dei Visconti in funzione anticarrarese. Così venne ripreso il pieno dominio veneziano su Treviso già alla fine del 1388.[32]

[modifica] Dominazione veneziana

La penetrazione economica dei veneziani fece da preludio all'effettiva dominazione politica, dato che tale fenomeno iniziò già a partire dall'alto Medioevo. Nell'840 venne stipulato il pactum Lotarii: l'intesa prevedeva che i veneziani avrebbero potuto recarsi ovunque nel territorio del regno Italico, perciò i fiumi del territorio trevigiano potevano essere aperti a loro senza impedimenti. Nell'841 ancora Lotario I emise un praeceptum nel quale garantiva il pieno godimento ai veneziani dei loro beni nel Sacro Romano Impero. I successori di Lotario I confermarono i privilegi. Con la dinastia sassone, salvo in qualche momento di tensione, i privilegi aumentarono. Ci sono documenti del secolo XI che testimoniano gli interessi fondiari di veneziani, sia di privati sia di enti ecclesiastici. Nel 1198 ci fu il primo accordo tra Venezia e il comune di Treviso riguardo le procedure da concordare in caso di azioni giudiziarie. Nel 1216, dopo la guerra del Castel d'Amore i privilegi dati a Venezia furono rinnovati ed ampliati. Dopo questo patto le relazioni tra le due città furono sempre più strette. Nel corso del Duecento i patti successivi favorirono anche la posizione fiscale dei veneziani, rispetto agli altri foresti, nel territorio trevigiano. Alla fine del secolo ci furono forti contrasti, anche violenti, tra le due comunità, nonostante ciò la posizione fondiaria dei veneziani si faceva mano a mano sempre più forte.[33]

Il dominio della repubblica di San Marco su Treviso durò ininterrotamente per ben quattro secoli salvo una parentesi all'inizio del Cinquecento. Venezia provvede già dal 1339 ad una sistemazione amministrativa del territorio trevigiano, vengono create le podesterie, Asolo, Mestre, Castelfranco, Oderzo, Conegliano, Serravalle, Portobuffolé e Treviso. La podesteria di Treviso veniva suddivisa in quartieri: Campagna, Zosagna, Mestrina e Quartier del Piave. Intanto avvenivano trasformazioni anche nell'organizzazione ecclesiastica: il sistema delle pievi veniva abbandonato e al posto delle cappellanie sorsero el attuali parrocchie.

Agli inzi del Quattrocento, il territorio trevigiano fu percorso dagli eserciti di Sigismondo d'Ungheria e di Pippo Spano. Sempre in quel secolo, alcune zone del trevigiano vennero infeudati ai capitani di ventura al soldo di Venezia: nel 1436 la Valmareno venne infeudata a Brandolino da Bagnacavallo; nel 1451-52 Castelfranco fu infeudata a Michele Attendolo; nel 1452 San Polo fu data a Cristoforo da Tolentino; nel 1454 Cordignano passò al Conte Guido Rangoni; infine i Collalto venivano riconfermati dei loro vetusti privilegi. Lo storico Marino Berengo, riguardo alla forte fedeltà di Treviso verso la capitale lagunare, scrisse: «Città veneziana prima che veneta». Dopo la grave sconfitta nella battaglia di Agnadello, per Venezia si paventava la fine, in quell'occasione Treviso dimostrò tutta la sua fedeltà verso la Repubblica marciana, sebbene con gravi sforzi, dato che la città fu ridotta a fortezza, con forti disagi per la popolazione autoctona; l'assedio dei francesi e degli Imperiali che si doveva tenere negli ultimi mesi del 1511, finché non venne tolto per contrasti, almeno dalle cronache dell'epoca, dagli alleati.[34]

Quando i rumori di guerra si allontanarono da Treviso, ben poche cose successero negli anni tra il 1514 e il 1797. Da ricordare soltanto che dall'abbazia di Nervesa parti la questione dell'Interdetto di Paolo V, nella quale occasione Venezia si rifiutò di consegnare al tribunale ecclesiastico l'abate Brandolino da Valmarino, imputato di gravi delitti comuni; ne conseguì una grave crisi internazionale tra Papato e Venezia. Nei secoli dell'età Moderna Treviso visse nella pax veneta, nonostante ciò, in tutti quei secoli, si produsse una crisi sociale ed economica. Infatti la società trevigiana si polarizzo su due ordini, ossia nobili e popolani, e tra questi due, si accentuò nel corso del tempo lo squilibrio sociale; mancava invece il ceto medio borghese imprenditoriale. Dal Cinquecento i capitali, sia dei patrizi veneziani sia della nobiltà locale, iniziavano con sempre maggior frequenza ad essere indirizzati nell'acquisto di fondi in campagna, al riparo dal rischio d'impresa, mentre erano scarsi gli interventi di migliorie sulla campagna. In sintesi: da un lato si aveva la classe dei rentiers, di estrazione nobiliare, dall'altro i contadini, con condizioni di vita precarie. Nel Seicento la crisi si acuitizzò, poiché si susseguirono epidemie, calamità naturali, siccità, terremoti.[35][36]

Nel Settecento nelle campagne trevigiane iniziano a spuntare come funghi eleganti costruzioni, dato che le vecchie «case dominicali» si trasformarono in ville, cioè eleganti costruzioni dedicate al riposo e alla "villeggiatura"; qui i nobili, specialmente i patrizi veneziani, si recavano alla fine della stagione per regolare i conti con i fittavoli; inoltre il paron e la sua famiglia si divertivano ad assistere ai duri lavori campestri. Il Settecento, a Treviso, è stato il secolo degli eruditi, tra i quali si può menzionare il barbiere Zuanne Mistriner, il quale scrisse, nel suo Libro machaonico, cosa accadeva in città a cavallo tra Seicento e Settecento. Dell'istruzione si occupavano i Somaschi e le Orsoline, a condizione che i parenti dei puti fossero in grado di far fronte alle spese. Nel 1766 venne effettuato un censimento dalle autorità veneziane: la popolazione dell'attuale provincia di Treviso ammontava a circa 213.000 abitanti. Negli ultimi anni del Settecento iniziavano a circolare gazzette clandestine che davano notizia dei «fatti di Francia». Questo era un segnale non solo della fine della vecchia repubblica di San Marco, ma anche di tutto l'Antico Regime.[37]

[modifica] Età contemporanea

[modifica] Dominazione francese e austriaca

Nel 1796-97 arrivò nei territori della repubblica marciana l'armée del generale Bonaparte. Il 12 maggio 1797il doge Ludovico Manin affidò ad una municipalità provvisoria, dopo il voto del Maggior Consiglio, il governo della città. L'ultimo podestà di Treviso fu il patrizio Anzolo Barbaro. In quegli anni Treviso fu snodo di passaggio dell'esercito austriaco, con i relativi disagi per la popolazione. Il 2 maggio 1797 Bonaparte era a Treviso, così il Provveditore Straordinario Anzolo Giustinian Recanati si recò ad incontrare il generalissimo; tra i due ci fu un colloquio molto acceso. I giorni successivi il territorio trevigiano, ormai circondato da truppe francesi, come del resto le altre province venete, veniva sottoposto al generale Augereau, il quale nominò una Municipalità Democratica e i vari Comitati, modellati sul tipo francese. Nell'estate anche a Treviso si venne a conoscenza del contenuto dei preliminari di Leoben, con il quale il Veneto passava all'Austria, con il risultato della disillusione dei patrioti locali. Nell'ottobre ci fu una nuova sosta a Treviso di Napoleone Bonaparte. Con il trattato di Campoformido Treviso, nonché tutto l'ex territorio veneziano fino al Mincio passava in mano austriaca; cosicché nel gennaio 1798 arrivano le truppe austriache. Nel 1801 proprio a Treviso, presso la Locanda dell'Imperatore, si stipuò un armistizio tra francesi ed austriaci. Nel 1805, all'indomani del trattato di Presburgo, Treviso confluisce nel regno Italico. Fu in seguito creato il Dipartimento del Tagliamento il quale coomprendeva parte dell'attuale provincia trevigiana (escluse però Castelfranco e Asolo che facevano parte del Dipartimento del Bacchiglione, e il pordenonese; era diviso in distretti (di Conegliano, Treviso, Ceneda e pordenone) ognuna delle quali con un viceprefetto; Treviso era dotata di un prefetto e risiedeva in un palazzo della Piazza Maggiore dove oggi si trova la ... prefettura. Sotto il regno Italico, ci furono fatti negativi e positivi: nel primo caso, la spoliazione delle opere d'arte delle chiese e dei conventi; nel secondo caso, l'avvio di lavori pubblici, come la spianata da Porta San Tommaso, la nascita del primo giornale trevigiano, la creazione del Liceo Dipartimentale. Nel 1809 per un breve momento gli austriaci ripresero Treviso, ma tornarono definitivamente nel 1813.[38][39]

Con il Congresso di Vienna, Treviso, nonché le altre province venete, fu attribuita al Regno Lombardo-Veneto, stato satellite dell'Impero d'Austria. Sui ruderi del Dipartimento del Tagliamento, venne costituita la provincia di Treviso che ricalcava, più o meno, i confini dell'antico Comune medievale. Per quanto riguardava i comuni, le autorità austriache dal 1815 al 1818 ne rimanneggiò un paio di volte i loro confini. Negli anni 1816 e 1817 una grave carestia investì Treviso, e tutto il Veneto; le condizioni di vita dei ceti sociali più umili, nei primissimi anni della Restaurazione erano peggiori rispetto a prima del 1797. Nella monotonia della vita pubblica locale, almeno fino al 1848, a parte qualche visita di personaggi eminenti, i pettegolezzi all'élitario Caffé dell'Imperatore ed i segreti raduni dei patrioti trevigiani all'Osteria al Cavallino, in città furono demoliti vecchi edifici e ne furono scostruiti di nuovi; nel 1844 iniziò a funzionare il primo omnibus a cavalli; nel 1846 venne illuminata a gas Piazza dei Signori.[40]

Dagli anni Quaranta anche la pubblica opinione trevigiana iniziava ad interessarsi delle vicende politiche. uando scoppiò la rivoluzione a Venezia nel 1848, a Treviso ci fu un'ondata di giubilio. Il 23 marzo il Podestà Giuseppe Olivi annunciò la fine del dominio austriaco nella città e nella provincia trevigiana; il giorno seguente, le truppe Imperiali se ne andarono da Treviso. Il Governo Provvisorio di Venezia iniziò così l'arruolamento nelle province venete di un Corpo di Volontari, detti «Crociati»: a Treviso furono benedetti dal vescovo Sebastiano Soldati il 30 marzo, poi partirono il 2 aprile, si unirono ai reparti padovani e vicentini, ma furono pesantemente massacrati il giorno otto dall'esercito austriaco tra Sorio e Montebello. Tra l'8 e il 9 maggio ebbe luogo presso Cornuda uno scontro tra le truppe inviate dal pontefice e gli austriaci comandati dal generale Nugent; ebbero la meglio quest'ultimi. Il giorno 12 maggio, Treviso veniva posta sotto assedio, ma il 14 giugno la città capitolava. Il generale Welden sciolse il Comitato Provvisorio Dipartimentale e ricostituì la Congregazione Municipale. Intanto continuava la resistenza di Venezia; alcuni volontari trevigiani si arruolarono all'estrema difesa della città lagunare e furono tra i protagonisti dell'attacco al Cavallino e della sortita di Mestre.[41]

Nonostante la sconfitta finale, le idee risorgimentali attecchirono anche nel trevigiano, tanto è vero che nacque un Comitato unitario repubblicano, formato da Angelo Giacomelli, Ettore Cazzaor, Fausto Fontebasso e Lugi Pastro i quali furono condannati dalle autorità austriache; inoltre Luigi Coletti, ex combattente a Monte Sorio, nella sua casa di Borgo Cavalli formò un Comitato Segreto di Emigrazione e, per lungo tempo, tenne nascosto un disertore dell'esercito austriaco. Intanto si inaugurò la stazione ferroviaria, inizialmente per scopi meramente militari, e vennero fondati anche i primi stabilimenti industriali, ossia "La Fonderia". Nel 1865 si commemorò il centenario della nascita di Dante Alighieri, fatto che assunse a forte valenza nazionale, così nell'antico Ponte dell'Impossibile fu eretta una stele commemorativa, proprio "là dove Sile e Cagnan s'accompagna". A seguito della guerra tra il Regno d'Italia, appena formatosi, e l'Impero Austriaco, il giorno 15 luglio 1866, le truppe italiane entrano a Treviso. Pochi giorni dopo arrivaroo le prime autorità italiane a sostitiure quelle austriache. Il 30 settembre si tennero le prime elezioni amministrative per eleggere il Sindaco.[42]

[modifica] Epoca postunitaria

Il 21 ottobre 1866 nelle Province Venete si tenne il plebiscito di annessione al Regno d'Italia. A Treviso prevalsero nettamente i "si" con 84526 voti, mentre i "no" furono soltanto due e 11 schede bianche. Il giorno 5 marzo 1867 venne accolto con grande giubilio dalla folla Giuseppe Garibaldi.

Nel 1872 Treviso ospitò l'Esposizione agricola Industriale e di Belle arti. Nel 1875 venne notevolmente allargata la strada che va dalla stazione ferroviaria a Piazza dei Signori, che in seguito verrà chiamata dapprima Corso Vittorio Emanuele, ed infine, dal 1945, Corso del Popolo. Nel 1879 venne inaugurata in Piazza delle Donne, l'attuale Piazza Indipendenza, il Monumento ai Caduti per la Patria. Nei primi anni sotto il Regno d'Italia si sviluppò la rete ferroviaria, poiché, ai già aperti collegamenti per Mestre e il Friuli, si aggiunse quello per Vicenza e quello per Belluno, e si formarono anche i primi Istituti di Istruzione e Beneficenza, come il Turazza e l'Istituto Tecnico Jacopo Riccati.[43]

Nel corso dell'Ottocento a Treviso si installarono famiglie della borghesia imprendiotriale, di origine «straniera» (i Giacomelli, i Caccianiga, i Coletti, i Felissent, i Mattei, i Mandruzzato ed altri), mancante in età moderna, con le quali nacquero le prime industrie nel territorio trevigiano. Alla fine dell'Ottocento la povertà nelle campagne trevigiane, ma anche nelle altre province venete, era dilagante; tale fenomeno indusse molti proletari a cercar fortuna altrove, la maggior parte di questi si diresse in Brasile. Le rimesse di denaro degli emigranti aiutarono i "rimasti", inanzittutto a sopravvivere e avere una condizione di vita meno precaria, ma in un secondo tempo ad acquistare un "poderetto". Intanto iniziava l'impegno sociale della Chiesa, dato che nacquero le prime casse rurali a sostegno dei contadini.[44][45]

Tra il 1871 e il 1919 Treviso passa da circa 29 mila a 41 mila abitanti. Nel 1892 furono abbattute le trecentesche carceri. Nel 1897 fu inaugurata la linea telefonica, che collegava la città con Spresiano. Agli inizi del Novecento, con sindaco il Conte Gian Giacomo Felissent, venne inaugurata la tramvia di Treviso, che collegava la stazione a Sant'Artemio. Nel 1908 arrivò il 55° reggimento Fanteria.

[modifica] Prima guerra mondiale

Nel 1915 l'Italia entra in guerra a fianco dell'Intesa. Treviso, «città di retrovia», divenne sede dell'Intendenza dell'Esercito e centro ospedialiero di ricovero di soldati feriti. Dal 1916 la città subì diversi bombardamenti aerei da parte degli austriaci. Dopo la ritirata di Caporetto, il fronte si attestò sulla linea Monte Grappa-Piave, la provincia era tagliata in due e migliaia di trevigiani profughi furono evacuati e sparsi in tutta la penisola,

Quando i venti di guerra di allontanarono da Treviso, si diede inizio alla ricostruzione. Sorsero così centinaia di nuove edificazioni nel centro storico e nei sobborghi della periferia; inoltre furono eseguiti alcuni importanti lavori pubblici, tra cui il cavalcavia, terminato alla fine degli anni trenta. Agli inzi degli anni venti stavano crescendo numericamente i proprietari di piccoli appezzamenti di terreno. Il movimento cattolico, con le leghe bianche e le cooperative era molto forte. Nelle prime elezioni a suffragio maschile la marca trevigiana mostrò già all'epoca il suo carattere "bianco", vale a dre cattolico-conservatore dato che i cattolici, poi Partito Popolare Italiano, ottennero importanti successi politici. Nei primi anni del dopoguerra, come nel resto del paese, anche a Treviso ci furono disordini, l'episodio più grave fu senz'altro quello accaduto all'alba del 13 luglio 1921 Quando le squadracce fasciste irromperarono sulle redazioni del quotidiano Il Piave, di matrice cattolica, e del periodico La Riscossa, di idee repubblicane e progressiste.

[modifica] Epoca fascista

Dopo la marcia su Roma di Benito Mussolini, a Treviso il potere locale, almeno nei primi anni della dittatura fascista, restò in mano a personale prefascista. Per quanto riguardava la classe dirigente fascista, formatasi negli anni successivi, era di provenienza "provinciale" e non "cittadina". I movimenti cattolici si sciolsero. Nel 1929-1931 si abbatté anche nel trevigiano la crisi di Wall Street; in quegli anni si segnalò diverse migliaia di disoccupati, per porre rimedio a tale catastrofe, si ricorse all'emigrazione verso l'Agro Pontino e, in misura minore, verso l'Africa. Nel 1938 Mussolini fa visita a Treviso.

[modifica] Seconda guerra mondiale

Nel 1940 l'Italia entrò in guerra a fianco della Germania nazista. I primi anni di guerra per Treviso, in un certo senso, furono "dolci", dato che era un nodo ferroviario molto importante verso l'est e in città stanziavano Corpi militari e ad essi legati favorirono lo sviluppo del terziario. Dopo l'8 settembre 1943 nacquero le formazioni partigiane che operarono in landestinità anche nel trevigiano e nonostante i rastrellamenti nazifascisti, non furono mai messi alle corde, tuttavia ci furono delle incomprensioni con la popolazione locale, in mezzo a due fuochi. Il 7 aprile 1944 la città fu pesantemente bombardata dall'aviazione statunitense; duemila persone perirono sotto le bombre e tale avvenimento resta tuttora un ricordo indelebile tra i trevigiani. Nelle prime ore del 28 aprile 1945 iniziava l'insurrezione finale. Parecchie centinaia di partigiani attacarono le ultime piazzeforti nazifasciste alla Fonderia di Santa Maria del Rovere, alle Corti e a Silea. Il giorno successivo arrivarono le prme truppe alleate. Con la Liberazione la Chiesa tornava ad essere l'interlocutrice e la moderatrice della società trevigiana. Intanto, tra il 1945 e il 1946 si susseguirono rappresaglie da parte die partigiani.

[modifica] Età repubblicana

Dopo la guerra e dopo altre vicende politiche istituzionali, tra cui il referendum dulla monarchia e la proclamazione della costituzione italiana, iniziò la ricostruzione della città. Fu ricostruito lo storico Palazzo dei Trecento, semidistrutto nel 1944. Venne inoltre migliorata la viabilità, furono dati un numero cospicuo di alloggi per i senzatetto, fu ampliata l'illuminazione pubblica e via dicendo. Negli anni della cosiddetta "Prima repubblica" dominava incontrastata, in senso politico, la Democrazia Cristiana, dacché aveva trovato terreno fertile per merito del certosino lavoro della Chiesa in molti decenni.[46]

Nel 1959 venne creato il gemellaggio con la città francese di Orléans. Nel 1968, anni di fermenti giovanili che toccarono anche Treviso, sebbene in misura molto più silenziosa rispetto alle altre città, fu adottato il Piano Regolatore Generale. Nel 1979 fece visita a Treviso papa Giovanni Paolo II. Negli anni ottanta e novanta, nella provincia di Treviso, con le sue fabbriche, spesso di piccole dimensioni, del tessile, di calzaturiero, nonché di altri settori, scoppiò il boom economico che la portò, in pochissimi anni, da zona economica depressa a una delle realtà economicamente più vivaci dell'Italia. In quegli anni un nuovo soggetto politico appare nella scena veneta e trevigiana, come portatore delle istanze delle piccole e medie imprese, ma non solo, ossia la Lega Nord. Nel 1994 viene eletto sindaco Giancarlo Gentilini, leghista "anomalo", che ben presto fece parlare molto di sé. Negli anni Duemila nuovi problemi si affaciano nella società trevigiana: l'immigrazione, la sicurezza sociale, il precariato, l'inquinamento atmosferico e del suolo, la speculazione edilizia,...

[modifica] Note

  1. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp.19-31
  2. ^ Adriano Augosto Michieli, Storia di Treviso, pp. 32-33 e 38
  3. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, p. 35
  4. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 37-43
  5. ^ Storia di Treviso, 1, a cura di Ernesto Brunetta, Tarvisium e Acelum nella Transpadana di Ezio Buchi, pp. 191-272
  6. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 44-47
  7. ^ Storia di Treviso, 1, a cura di Ernesto Brunetta, Le origini del cristianesimo a Treviso d Silvio Tramontin, pp. 311-357
  8. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 49-50
  9. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, p. 51
  10. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 53-57
  11. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età longobarda al Secolo X di Stefano Gasparri, pp. 3-35
  12. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 58-59
  13. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età longobarda al Secolo X di Stefano Gasparri, pp. 3-35
  14. ^ Adriano Augusto Michiel, Storia di Treviso, pp. 59-62
  15. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età longobarda al Secolo X di Stefano Gasparri, pp. 3-35
  16. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, p. 63
  17. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 63-68
  18. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 70-71
  19. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, La diocesi e i vescovi dall'Alto Medioevo al secolo XIII di Silvio Tramontin, pp. 359-368
  20. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 73-75
  21. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età del particolarismo al comune (secoli XI-metà XIII)
  22. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 75-79
  23. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età del particolarismo al comune (secoli XI-metà XIII)
  24. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, I vicini e i comuni di contado (secoli XII-XIII) a cura di Silvana Collodo, pp. 271-293
  25. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 80-85
  26. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 89-96
  27. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Sviluppo istituzionale e tecniche elettive negli uffici comunali a Treviso dai "giuramenti d'ufficio" agli statuti di Gregor Husmann, pp. 103-127
  28. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 96-103
  29. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 105-112
  30. ^ Adriano Auguso Michieli, Storia di Treviso, pp. 113-125
  31. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 127-136
  32. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 137-148
  33. ^ Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Penetrazione fondiaria e relazioni commerciali con Venezia di Marco Pozza, pp. 299-318
  34. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 171-192
  35. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 193-208
  36. ^ Storia di Treviso, 3, a cura di Ernesto Brunetta, Treviso in età Moderna: i percorsi di una crisi, pp. 3-128
  37. ^ Storia di Treviso, 4, a cura di Ernesto Brunetta, La società trevigiana tra il Settecento e l'Ottocento di Giovanni Netto, pp. 3-55
  38. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 235-255
  39. ^ Storia di Treviso, 4, a cura di Ernesto Brunetta, La società trevigiana tra il Settecento e l'Ottocento di Giovanni Netto, pp. 3-55
  40. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 256-266
  41. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 267-283
  42. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 284-296
  43. ^ Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 297-304
  44. ^ Storia di Treviso, 4, a cura di Ernesto Brunetta, La società trevigiana tra Ottocento e Novecento: le classi dirigenti di Livio Vanzetto, pp. 68-99
  45. ^ Storia di Treviso, 4, a cura di Ernesto Brunetta, La società trevigiana tra Ottocento e Novecento: le classi popolari di Ernesto Brunetta, pp. 107-183
  46. ^ Adriano Augusto Michieli, storia di Treviso, pp. 336-340

[modifica] Bibliografia

  • Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, Editrice S.I.T., III Edizione, aggiornamento a cura di Giovanni Netto, 1981.
  • AA.VV., Storia di Treviso, 4 volumi, a cura di Ernesto Brunetta, Marsilio, 1993.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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