Paolo Diacono
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Paolo Diacono (in latino Paulus Diacunus, pseudonimo di Paolo di Varnefrido - (Cividale del Friuli, 720 – Montecassino, 799) è stato un religioso, storico e poeta longobardo. Le sue opere sono scritte in lingua latina.
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[modifica] Biografia
Era discendente di Leupichi, che affiancava re Alboino nel passaggio dei Longobardi dalla Pannonia all'Italia. Si formò probabilmente alla corte del re Rachis allievo di Flaviano. Restò alla corte con i successivi re Astolfo e Desiderio. Nel 774 visse il crollo del regno longobardo e per evitare rischi di prigionia si fece monaco nel Monastero di Montecassino.
Nel 782 entrò a far parte della corte di Carlo Magno per cinque anni, dove fu apprezzato maestro di grammatica. In quei cinque anni operò al fine di ottenere la libertà dei suoi parenti prigionieri, in particolare il fratello Arichis, fatto prigioniero e condotto in Francia nel 776.
Nel 787 tornò a Montecassino, dove fra l'altro scrisse l'Historia Langobardorum, la sua opera più famosa in cui narra fra mito e storia le vicende del suo popolo dalla partenza dalla Scandinavia all'arrivo in Italia. La scrittura del testo impegnò Diacono per due anni, dal 787 al 789.
[modifica] Le sue opere
La sua prima opera fu un Carmen sulle sette età del mondo (A principio saeculorum) scritto per il matrimonio di Adelperga, figlia del re Desiderio, sposa di Arechi II nel 763. Paolo Diacono era precettore di Adelperga. Lo stile che usò fu quello dei tetrametri trocaici ritmici. Un messaggio di rispetto verso Adelperga si ha unendo le lettere iniziali delle dodici terzine: Adelperga pia.
Ad uso della sua allieva scrisse l’Historia Romana, in 16 libri, rielaborando testi di autori precedenti. Fermò la storia al tempo di Giustiniano, ovvero al tempo della invasione longobarda in Italia.
La Historia Langobardorum, in sei libri, è un'opera che nello stile si riconosce nel latino monacale, ma nei contenuti è passionalmente longobarda dove ogni azione ed ogni forma di conquista le giustifica come prestabilite dal fato. La strutturò come ideale continuazione della Historia Romana dai tempi di Giustiniano. Anche questa è una storia tronca, la ferma a Liutprando, cristallizzandola al massimo splendore ed omettendone la decadenza.
Per ottenere la liberazione del fratello, scrisse in onore di Carlo Magno un'epistola metrica: Ad regem (in Wikisource, vedi link sottostante). Ottenne ciò che chiedeva, ma come condizione entrò a corte in Francia dove fu fra i protagonisti della rinascita Carolingia con Alcuino, monaco inglese. Sempre in Francia visitò molti monasteri, compose i Gesta episcoporum Mettensium per il vescovo Angilramno di Metz nell'abbazia di San Martino, un codice con lettere di Gregorio Magno per Adalardo di Corbie. Oltre a molte altre opere minori.
Al ritorno a Montecassino scrisse la Vita beati Gregorii papae.
Su richiesta di Carlo Magno raccolse le prediche più celebri del suo tempo, 244 testi, un libro liturgico, Homiliarium, diviso in due stagioni: l'estate e l'inverno. La sua opera arrivò con poche modifiche fino al Concilio Vaticano II
Involontariamente fu lo stimolo di uno dei progressi più importanti della storia della musica, nell'XI secolo Guido d'Arezzo ricavò le note musicali dalla prima strofa di un inno dedicato a San Giovanni Battista (in Wikisource, vedi link sottostante) ricavandole dal mezzo verso:
- UT queant laxis REsonare fibris
- MIra gestorum FAmuli tuorum,
- SOLve polluti LAbii reatum,
- Sancte Iohannes.
Le sette note: ut, re, mi, fa, sol, la, si
[modifica] Opere
- Carmina
- Commentarius in Donati artem
- Fabulae
- Historia Romana
- Homiliae
- Homiliarius de sanctis
- Homiliarius de tempore
- Epistulae
- Excerpta ex libris Pompeii Festi de significatione verborum
- Explanatio in regulam S. Benedicti
- Libellus de ordine et gestis episcoporum Metensium
- Passio S. Cypriani
- S. Arnolfi episcopi vita et miracula
- Vita S. Gregorii Magni
[modifica] Altri progetti
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