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Lega Nord - Wikipedia

Lega Nord

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Lega Nord
Partito politico italiano
Segretario Umberto Bossi
Presidente Angelo Alessandri
Coordinatore Roberto Maroni
Fondazione 4 dicembre 1989
Sede Via Bellerio 41, Milano
Coalizione con PdL e MpA
Ideologia regionalismo, federalismo, autonomismo, indipendentismo
Gruppo parlamentare europeo UEN
Deputati 60
Senatori 26
Europarlamentari 4
Organo ufficiale La Padania
Sito web www.leganord.org

La Lega Nord è una confederazione di più movimenti politici autonomisti attiva soprattutto nell'Italia settentrionale, ma presente anche in altre regioni; il Segretario federale è Umberto Bossi. Dal 1996 la Lega Nord ha proposto la secessione delle regioni settentrionali, indicate collettivamente come Padania. Attualmente ripropone il progetto di uno Stato federale, attraverso il federalismo fiscale e la devoluzione alle regioni di alcune funzioni esercitate dallo Stato. Tale progetto ha tuttavia subito una obiettiva battuta di arresto in seguito ai risultati del referendum costituzionale del 25 e 26 giugno 2006. La Lega Nord propone altresì di aumentare il peso politico delle regioni del Nord Italia, ritenuto non adeguato al peso demografico e economico delle stesse.

La Lega Nord si batte per l'attuazione di norme più severe, rispetto a quelle vigenti, al fine di contrastare l'integralismo islamico; è contraria all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea ed è considerata tra i movimenti euroscettici. Enfatizza anche la lotta all'immigrazione clandestina, la promozione delle culture regionali italiane e l'eliminazione degli sprechi nella gestione statale.

Indice

Storia

1991: Fusione dei movimenti autonomisti e federalisti del Nord

L'Atto Costitutivo ed il testo dello Statuto del Movimento Lega Nord sono stati sottoscritti il giorno 22 novembre 1989 davanti ad un notaio nella città di Bergamo. Il giorno 4 dicembre 1989 nasce il Movimento Lega Nord.

Nei giorni 8-9-10 febbraio 1991 Atto e Statuto vengono approvati all'unanimità dal primo Congresso Federale della Lega Nord svoltosi a Pieve Emanuele (MI). Secondo lo Statuto approvato, nel Movimento Lega Nord vengono a confluirsi i Movimenti denominati Liga Veneta, Lega Lombarda, Piemont Autonomista, Uniun Ligure, Alleanza Toscana - Lega Toscana - Movimento per la Toscana, Lega Emiliano-Romagnola. In seguito aderiscono alla federazione movimenti e partiti autonomisti anche di altre Regioni e Province autonome (Trentino, Alto Adige/Südtirol, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Umbria e Marche).

Il giorno della fondazione, a Pieve Emanuele (MI), con il primo Congresso federale viene eletto all'unanimità segretario federale del Movimento Lega Nord Umberto Bossi.

Il movimento si conferma negli anni successivi come una delle forze politiche più significative del nord Italia, portando i suoi candidati alla vittoria in diverse amministrazioni locali, tra le quali spicca il Comune di Milano.

Elezioni politiche 1992: successo elettorale della Lega

Nel elezioni politiche 1992: la Lega Nord, con l'8.6% (Camera) e l'8,2% (Senato) dei voti a livello nazionale, ottiene 80 parlamentari; 25 senatori e 55 deputati. Bossi e i suoi parlamentari festeggeranno il successo elettorale a Pontida.

Elezioni politiche 1994: nasce il Polo delle Libertà

In occasione delle elezioni politiche 1994, quando ancora il Paese vive una situazione di transizione dal sistema della Prima Repubblica a quello del bipolarismo, la Lega scende in campo accanto all'imprenditore Silvio Berlusconi che entra in politica fondando il movimento di Forza Italia e organizzando in breve tempo una coalizione di centrodestra.

Berlusconi guida due diversi schieramenti, vista la reciproca disaccettazione fra la Lega e la nascente Alleanza Nazionale (reduce del Movimento Sociale Italiano): al nord Forza Italia, CCD e Lega si presentano con il Polo delle Libertà, mentre al sud c'è il Polo del Buon Governo con AN e senza la Lega.

Nel 1994, pur con un leggero calo percentuale con l'8,4% dei voti alla Camera, i parlamentari salgono a 180 grazie alla presenza di candidati leghisti nei collegi uninominali come rappresentanti di tutta la coalizione. La Lega diviene il più grande raggruppamento parlamentare.

Caduta del governo Berlusconi I

Il Polo vince le elezioni e viene costituito il primo governo Berlusconi, destinato a durare in carica soltanto pochi mesi, proprio a causa della sottrazione dell'appoggio da parte della Lega: in un primo momento l'Assemblea federale leghista (6 novembre 1994) presenta un progetto di Costituzione che divide l'Italia in 9 macroregioni o macroaree, riferibili agli stati preesistenti all'unità d'Italia; lo scontro scoppia alcuni giorni dopo sul tema delle pensioni: Berlusconi afferma che non si può governare con un alleato come Bossi e che non rimane altro da fare che ritornare alle urne. Sul tema i rapporti si alterano, e anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni, vicepresidente del Consiglio, accusa la maggioranza per la mancanza di accordi con i sindacati.

Lo scontro diretto arriva alla vigilia delle vacanze natalizie, fra il 21 e il 22 dicembre: in diretta, in televisione, Silvio Berlusconi, con un discorso duro nei confronti dell'alleato Bossi, dichiara che il patto sancito con lui il 27 marzo è stato tradito e chiede di ritornare immediatamente alle urne. Bossi, dal canto suo, ricambia le accuse, affermando che l'accordo sul federalismo è stato ampiamente disatteso dal governo. Così si apre la crisi: Berlusconi rassegna le proprie dimissioni ed invita i suoi militanti a manifestare in piazza contro il "tradimento".

Si costituisce un governo tecnico, guidato da Lamberto Dini, al quale i leghisti decidono di garantire l'appoggio esterno.

Secessione

I confini approssimativi della Padania. Secondo la Lega Nord vi possono rientrare anche Toscana, Umbria e Marche
I confini approssimativi della Padania. Secondo la Lega Nord vi possono rientrare anche Toscana, Umbria e Marche

Si arriva allo svolgimento di nuove elezioni, e stavolta la Lega non stringe alleanze. Si presenta da sola e conquista il 10,4% dei voti a livello nazionale e 87 parlamentari. Questa decisione penalizza il Polo di centrodestra e favorisce la nuova coalizione dell'Ulivo, guidata da Romano Prodi.

Forte del consenso elettorale (30% in Veneto, 25% in Lombardia), il 15 settembre la Lega Nord, radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po il cui culmine si tiene a Venezia, in Riva degli schiavoni, dove Umberto Bossi, dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col sole delle Alpi verde in campo bianco, e proclama provocatoriamente l'indipendenza della Padania. A seguito di questa svolta secessionista, alcuni importanti esponenti del Carroccio (tra cui l'ex Ministro Vito Gnutti e l'ex Presidente della Camera dei Deputati Irene Pivetti) abbandonano il partito.

Nel frattempo, il Parlamento, attraverso i decreti legislativi noti come leggi Bassanini, attribuisce numerose funzioni amministrative agli enti locali, e in particolar modo ai Comuni.

Gli scontri di via Bellerio

Pochi giorni dopo la simbolica dichiarazione d'indipendenza della Padania del 15 settembre 1996, in Via Bellerio a Milano, presso la sede federale della Lega Nord, ebbero luogo alcuni scontri tra le forze dell'ordine, inviate per svolgere alcune perquisizioni negli uffici, e i militanti leghisti che si opposero a tale intervento. La perquisizione avvene su richiesta dal procuratore Guido Papalia. L'ordine di perquisizione successivamente venne dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Alcuni esponenti del partito vennero denunciati. Roberto Maroni e Piergiorgio Martinelli vennero condannati in cassazione il 9 febbraio 2004 a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. La pena poi convertita in una multa di 5.320 Euro.[1] Umberto Bossi venne assolto in appello il 22 giugno 2007[citazione necessaria], dopo avere chiesto precedentemente l'immunità al Parlamento Europeo.[2]

Il progetto secessionista tramonta

Anche dopo l'abbandono del secessionismo, la bandiera della Padania e il colore verde rimarranno importanti nella simbologia leghista
Anche dopo l'abbandono del secessionismo, la bandiera della Padania e il colore verde rimarranno importanti nella simbologia leghista

La Lega mostra, fin dalla legge di delegazione (legge 15 marzo 1997 n. 59), di non accontentarsi di queste riforme e decide di proseguire nella sua battaglia secessionista, creando le Camicie verdi e un Governo padano.

Il programma secessionista subisce poi una battuta d'arresto e determina un calo di consensi, in considerazione anche dei tentativi di federalizzazione espressi dal legislatore costituzionale (la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione modifica profondamente il regionalismo italiano, che si fonda ora sui principi di sussidiarietà - art. 118 - e di leale collaborazione - art. 120 -, indicando espressamente le materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato e concorrente tra Stato e Regioni, e attribuendo invece alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni tutte le altre materie).

Nel frattempo però nell'autunno 1998 si staccano dalla Lega diversi dirigenti e militanti che fondano in Veneto movimenti come la Liga Repubblica Veneta (poi diventata Liga Fronte Veneto) che nelle tornate elettorali ha raccolto un consenso tra il 1.3% (2005) ed il 2.3% (2000) a livello regionale con un piccolo exploit nelle elezioni per il Senato nel 2001 dove ha raggiunto il 5% sfiorando l'elezione di un senatore.

Riavvicinamento al centrodestra

Accantonato il progetto secessionista e modificata la linea politica di fondo in favore di un più "abbordabile" federalismo, la Lega si avvicina nuovamente alla coalizione di centrodestra, rinsaldando i rapporti con Berlusconi e Forza Italia. A fare da tramite della nuova alleanza Lega-Forza Italia-An e guidare tutta l'operazione il futuro sottosegretario alle riforme Aldo Brancher (Forza Italia). Tale avvicinamento muove i primi passi già alle elezioni regionali del 2000, quando la Lega, alleandosi nelle regioni settentrionali con il Polo, conquista posizioni di rilievo negli esecutivi locali.

Nasce così la coalizione della Casa delle Libertà, fondata nel 2001 insieme a FI, AN, CCD, CDU, Nuovo PSI e PRI. La CdL vince le elezioni e Berlusconi torna presidente del Consiglio.

I risultati elettorali, che vedono la Lega in forte calo rispetto al passato (3,9% dei consensi nella quota proporzionale), permettono al partito di contare 47 parlamentari e di entrare nell'esecutivo, con Umberto Bossi che viene nominato Ministro delle Riforme e della Devoluzione, Roberto Castelli Ministro della Giustizia, Roberto Maroni Ministro del Welfare, e negli uffici di presidenza delle assemblee legislative, con Roberto Calderoli, che viene eletto vicepresidente del Senato.

La nuova azione di governo

Nel governo la Lega spinge per la realizzazione delle riforme costituzionali, in particolare di quella federalista chiamata "devolution" che valorizza il ruolo delle autonomie regionali, attraverso l’attribuzione di competenze esclusive attinenti alla sanità, alla scuola ed alla sicurezza pubblica.

Intanto, l'11 marzo 2004 il leader del movimento Umberto Bossi viene colpito da un ictus, rimanendo per circa un anno lontano da ogni apparizione pubblica. Al suo posto, a capo del dicastero delle Riforme istituzionali viene nominato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. Il "Senatùr" riapparirà in pubblico a Lugano (Ticino) nel mese di marzo del 2005 per una manifestazione da lui stesso voluta presso l'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo. Alla manifestazione prende parte anche il ministro forzista Giulio Tremonti (col quale Bossi aveva stretto verbalmente un patto di leale collaborazione chiamato dai media "Asse del Nord") e una delegazione della Lega dei Ticinesi (un movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico) guidata dall'editore locale Giuliano Bignasca. In questo incontro Bossi si schiera contro "L'Europa dei Massoni".

Nelle elezioni europee del 2004 e nelle elezioni regionali del 2005, la Lega Nord recupera parte dei consensi persi in precedenza, ricevendo rispettivamente il 5,1% e il 5,6% dei suffragi a livello nazionale.

La Lega e autonomisti del Sud Italia per le elezioni 2006

Militanti leghisti al raduno di Venezia.
Militanti leghisti al raduno di Venezia.

In vista delle elezioni politiche del 2006, la Lega, per la prima volta, si apre anche alle energie provenienti dal Sud Italia, stipulando un accordo con il Movimento per l'Autonomia guidato da Raffaele Lombardo, eurodeputato eletto nelle file dell'Udc e proveniente dalla corrente di pensiero di Calogero Mannino. L'MPA è un movimento composto da esponenti politici proveniente in maggior parte dalla ex Democrazia Cristiana del Sud che ha il suo radicamento in Sicilia e che sostiene politiche in favore del Mezzogiorno come la costruzione del Ponte di Messina, e sostiene di condividere con la Lega il fattore dell'autonomismo regionale. L'MPA contesta però un federalismo fiscale a favore esclusivo delle Regioni. L'obiettivo dei due partiti alleati è quello di "porre fine alla conflittualità tra autonomia e federalismo" e "trasformare i conflitti in sinergie e collaborazione tra Nord e Sud del Paese".

Dopo le elezioni, non è chiaro che futuro abbia il patto autonomista. In ogni caso, il gruppo alla Camera è di 23 deputati e a capo è nominato l'ex ministro Roberto Maroni, mentre al Senato a capo dei 13 senatori c'è l'ex-Guardasigilli Roberto Castelli

Il Referendum costituzionale del 2006

In occasione del secondo Referendum costituzionale svolto in Italia (il primo si era tenuto il 7 ottobre 2001 sulla riforma del Titolo V della Costituzione), la maggioranza dei votanti ha espresso parere contrario alla riforma costituzionale varata nella XIV legislatura (governi Berlusconi II e III) relativa ai cambiamenti nell'assetto istituzionale nazionale della seconda parte della Costituzione italiana. Fra i provvedimenti bocciati, in questo contesto va menzionata, in particolare, la devoluzione alle regioni della potestà legislativa esclusiva in materia di organizzazione scolastica, polizia amministrativa regionale e locale, assistenza e organizzazione sanitaria.

Elezioni politiche del 2008

Alle elezioni politiche del 2008 la Lega si è presentata in coalizione con Il Popolo della Libertà e il Movimento per l'Autonomia. Il partito ha presentato le proprie liste e il proprio simbolo esclusivamente nelle regioni del Centro-Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Umbria.

Al voto, la Lega ha ottenuto un risultato di rilievo, partecipando in maniera decisiva alla vittoria del centro-destra e ottenendo l'8.30% alla Camera[3] e l'8.06% al Senato[4], in netto rialzo rispetto alle precedenti votazioni.

Correnti

La Lega Nord vuole unire tutti quei cittadini delle regioni settentrionali italiane i quali domandano l'autonomia e il federalismo per la loro terra. Per questa ragione tende ad essere un partito pragmatico e non ideologico. Non è quindi presente alcuna corrente organizzata, sebbene sia possibile ravvisare diverse sensibilità fra i vari esponenti del partito.

Elezioni padane del 1997

Il 26 ottobre 1997, la Lega Nord organizzò le cosiddette "prime elezioni del Parlamento Padano" (poi Parlamento del Nord). Circa 4 milioni di Italiani del Nord (6 milioni secondo il Partito) si recarono ai seggi e scelsero tra diversi partiti padani[7]:

Alleanze

Nella Lega Nord sono sempre esistite diversità di opinioni circa le alleanze nazionali. Nel 1994, qualche giorno prima dell'annuncio del patto Bossi-Berlusconi che portò alla formazione del Polo delle Libertà, Roberto Maroni firmò un patto, poi annullato, con il Patto per l'Italia di Mario Segni. Quando Bossi decise di togliere l'appoggio al primo Governo Berlusconi alla fine dello stesso anno, Maroni, all'epoca Ministro dell'Interno, e molti altri membri del Partito presero le distanze dal segretario. Molti lasciarono il partito (40 deputati su 117 e 17 senatori su 60) e altri, fra cui Lucio Malan, passarono a Forza Italia. Maroni, dopo alcuni mesi di freddezza con Bossi, tornò ad essere membro attivo della Lega.

Dopo le elezioni politiche del 1996, a cui la Lega Nord partecipò fuori dalle due principali coalizioni, i sostenitori di un'alleanza con Berlusconi (Vito Gnutti, Domenico Comino, Fabrizio Comencini ed altri) e coloro che preferivano entrare nella coalizione guidata da Romano Prodi non scomparvero. Alcuni di loro (15 deputati su 59 e 9 senatori su 27) lasciarono il Partito per passare al centro-destra o al centro-sinistra, come fecero Marco Formentini ed Irene Pivetti. Il gruppo di Gnutti e Comino fu espulso nel 1999, dopodiché si alleò localmente con il centro-destra, mentre Comencini aveva lasciato il Partito nel 1998 per lanciare la Liga Veneta Repubblica con l'obiettivo di entrare in coalizione regionale con Forza Italia.

Dopo il declino della Lega Nord alle elezioni europee del 1999, i membri anziani del Partito decisero che non era possibile ottenere gli obiettivi prefissi se continuavano a rifiutare un'alleanza con una delle due coalizioni. Alcuni, fra cui Maroni, nonostante la sua difesa di Berlusconi nel 1994, preferivano un'alleanza col centro-sinistra. Maroni stesso raggiunse un accordo, stavolta col centro-sinistra, poi rifiutato da Bossi, che lo aveva in precedenza invitato a trattare con Massimo D'Alema, come nel 1994 con Segni. Queste trattative ebbero successo, così che in Lombardia il candidato del centro-sinistra alle elezioni regionali del 2000 avrebbe dovuto essere Maroni stesso, ma Bossi decise di tornare all'alleanza con Berlusconi in vista delle elezioni del 2001. La Lega, insieme agli altri partiti della Casa delle Libertà, vinse sia le elezioni regionali del 2000 sia le politiche del 2001, e ritornò al governo nazionale.

Durante gli anni di governo a Roma (2001-2006) il Partito vide emergere due diverse opinioni sulle alleanze: alcuni, guidati da Roberto Calderoli e Roberto Castelli (con la benedizione del malato Umberto Bossi), supportavano fortemente la partecipazione nel centro-destra, mentre altri, rappresentati da Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti, erano più tiepidi in proposito. Alcuni di questi parlarono di una possibile adesione al centro-sinistra dopo le elezioni politiche del 2006, che erano certi di perdere. Questa idea fu ascritta al fatto che, senza alcun supporto dalla sinistra, sembrava sempre più difficile vincere il referendum costituzionale sulla riforma federale dello Stato. Il centro-sinistra non cambiò la propria posizione e il referendum fu perduto, generando nella Lega ostilità verso il secondo Governo Prodi e minore volontà di allearsi con chi si era opposto alla riforma costituzionale.

Struttura

La Lega Nord è articolata nelle seguenti Sezioni Nazionali (intendendo col termine "Nazione" le comunità etnico-geografiche della Padania):

Congressi Federali

Posizionamento politico

Origini di sinistra

Per approfondire, vedi la voce Provenienza dei politici appartenenti alla Lega Nord.

Numerosi dirigenti della prima ora del movimento politico hanno alle spalle una militanza giovanile nelle file della sinistra e dell'estrema sinistra. Qualcuno sostiene, ma senza riscontri, che il leader Umberto Bossi fu iscritto alla sezione di Samarate del Partito Comunista Italiano, mentre il più volte ministro Roberto Maroni fu membro di Democrazia Proletaria.[8] Non mancano poi ex-Socialisti, come Ettore Albertoni e Giovanni Meo Zilio. In realtà, non tutti gli esponenti del partito provengono dalla sinistra. Ad esempio Mario Borghezio ha avuto esperienza nell'estrema destra extraparlamentare ed ha militato anche in Giovane Europa, movimento estremista di destra, rivale di Ordine Nuovo[9], altri sono di origini democristiane e liberali.

La Lega conobbe le sue prime esperienze di amministrazione locali in alleanza con le forze della sinistra, in particolare col PDS, con cui resse vari Comuni tra cui Varese, e nel 1992 pose fine a ventidue anni di dominio democristiano in Lombardia, favorendo l'elezione a Presidente della post-comunista Fiorella Ghilardotti, e in Veneto.

L'immagine di partito progressista correlata alla Lega Nord è sostenuta da alcuni esponenti politici di entrambi gli schieramenti politici italiani. Presentandosi al Congresso leghista del 1995 l'allora Segretario del PDS Massimo D'Alema affermò:

« La Lega Nord è un movimento democratico popolare, il maggior partito operaio del Nord, una costola della Sinistra»
(Massimo D'Alema, 12 febbraio 1995, Milano)

Nell'opposta fazione fu invece il futuro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ad affermare nel corso della campagna elettorale del 2001, riferendosi alla neocostituita Casa delle Libertà:

« La nostra alleanza ripropone l'Arco Costituzionale. Troviamo la sinistra riformista con la Lega Nord e il Nuovo Psi, il grande centro con Forza Italia e il Ccd, e la destra democratica e moderna di Alleanza Nazionale. »

Linguaggio di destra

La Lega è stata accusata più volte di razzismo e demagogia, ed è talvolta considerata un partito di estrema destra da osservatori internazionali [10] [11].

I sostenitori della Lega considerano queste posizioni legittime nel quadro della lotta contro l'immigrazione e una asserita "islamizzazione" della cultura europea (vedi Padania, Identità e Società Multirazziale degli Enti Locali Padani Federali del 1998) e per la promozione delle culture e delle tradizioni locali e contro gli aiuti statali di tipo "assistenzialista" al meridione d'Italia.

Elettorato di centro

Secondo un sondaggio pubblicato sul Corriere della Sera relativo alla popolazione italiana, la Lega Nord viene percepita ideologicamente più al centro del Popolo della Libertà e, tra l'altro, siede al centro dell'emiciclo in Parlamento.

La base sociale del movimento verte sul ceto medio, spaziando dall'alto proletariato e passando dall'artigianato e dal mondo del commercio, fino ad arrivare alla piccola borghesia.

Un'attenta analisi dei flussi elettorali evidenzia una netta correlazione fra le attuali province a rilevante presenza leghista, e le antiche roccaforti della scomparsa DC, mentre assai meno significativi sono i risultati ottenuti dalla Lega nelle tradizionali zone rosse e di corposo attivismo missino.[12] Le caratteristiche centriste della Lega Nord si evidenziano nelle elezioni per le amministrazioni locali, dove in svariati casi di ballottaggi fra candidati leghisti e di Forza Italia, si nota una spiccata tendenza degli elettori di sinistra a recarsi alle urne per sostenere il rappresentante della Lega contro quello delle destre[13].

Vertenze giudiziarie

Quarantacinque membri del partito, tra cui il segretario federale Umberto Bossi, sono stati reintrodotti nel registro degli indagati per attentato all'unità dello stato; il reato era punibile con l'ergastolo secondo quanto prescriveva una norma del vigente Codice penale (1930) chiamato anche codice Rocco; il processo era stato sospeso nel 1996. Tuttavia nel frattempo è stato approvato un provvedimento che cancella il reato se non accompagnato da violenze.[14]

Associazionismo padano

La Lega Nord conta all'interno della propria organizzazione diverse associazioni di volontariato.

Tra le associazioni figurano i Padani nel Mondo, la Guardia Nazionale Padana, Padas, Automobil Club, Autisti padani, Eurocamp, Professionisti-Imprenditori Uniti, Collezionisti padani, Sport Padania, Arte Nord, Cattolici Padani, Centro Culturale "Roberto Ronchi"[15].

Attività umanitarie

Alcune come la Onlus Copam, l'Umanitaria Padana, i Medici Padani sono impegnate a portare aiuto alle popolazioni bisognose del terzo mondo; le campagne sono svolte in modo particolare nei paesi in via di sviluppo e in quelli colpiti da eventi bellici e catastrofi naturali [16].

Altre associazioni si occupano di assistenza alle famiglie in disagio sociale, agli anziani, ai disabili (Padaniassistenza, Insieme nel Futuro), altre della difesa degli interessi morali ed economici delle donne padane e della tutela della famiglia (Donne Padane), altre sono dedicate alle iniziative a favore di bambini e genitori (Orsetti Padani, Scuola Bosina), alcune si occupano di ambiente (Padania Bella, Volontari Verdi, Padania ambiente, Alpe, Il Collare verde).

Risultati elettorali

Voti % Seggi
Europee 1989 636.242 1,8 2
Politiche 1992 Camera 3.395.384 8,7 55
Senato 2.732.461 8,2 25
Politiche 1994 Camera 3.235.248 8,4 117
Senato nel PdL - 60
Europee 1994 2.162.586 6,6 6
Politiche 1996 Camera 3.776.354 10,1 59
Senato 3.394.733 10,4 27
Europee 1999 1.391.595 4,5 4
Politiche 2001 Camera 1.464.301 3,9 30
Senato nella CdL - 17
Europee 2004 1.615.834 5,0 4
Politiche 2006 Camera 1.747.730 4,6 26
Senato 1.530.667 4,5 14
Politiche 2008 Camera 3.026.844 8,3 60
Senato 2.644.248 8,1 26

Note

Bibliografia

  • Comitato regionale lombardo Democrazia Cristiana, Localismo politico: il caso lega lombarda, Varese, 1989.
  • Daniele Vimercati, I lombardi alla nuova crociata. La Lega dall'esordio al trionfo. Cronaca di un miracolo politico, Milano, Mursia, 1990.
  • Giancarlo Galli, I lumbard. Ragioni, pretese, spropositi, Roma, EBE, 1990.
  • Vittorio Moioli, I nuovi razzismi. Miserie e fortune della Lega Lombarda, Roma, Edizioni associate, 1990.
  • Giuseppe Belotti, La Lega lombarda. Saggio critico, Trescore Balneario, Editrice San Marco, 1990.
  • Vittorio Moioli, Il tarlo delle leghe, Trezzo sull'Adda, Comedit 2000, 1991.
  • Sergio Cappelli, Davide Maranzano, La gente e la Lega. Un'ipotesi divenuta realtà, Milano, Greco & Greco ed., 1991.
  • Grazie Lega. Storia di veleni italiani con qualche antidoto, Milano, Centro studi Lotario, 1991.
  • Antonio Costabile, Il Fronte dell'uomo qualunque e la Lega lombarda. Movimenti antipartito e crisi di legittimazione nel sistema politico italiano, Messina, Armando Siciliano, 1991.
  • Franco Cardini, La vera storia della lega lombarda, Milano, A. Mondadori, 1991.
  • Renato Mannheimer, La Lega lombarda, Milano, Feltrinelli, 1991.
  • G. Ciammarughi, La vera storia della Lega lombarda, Rozzano, Editoriale Il Carrobbio, 1991.
  • Max Ottomani, Brigate rozze. A sud e a nord del senatore Bossi, Napoli, T. Pironti, 1992.
  • Raffaello Canteri, Achille Ottaviani, I cento giorni della Lega. Gli 80 parlamentari a Roma. Le storie, le battaglie, l'impegno politico, Verona, Euronobel, 1992.
  • Giulio Savelli, Che cosa vuole la Lega, Milano, Longanesi, 1992.
  • Alessandro Leto, La Lega Nord. Riflessioni su un fenomeno politico contemporaneo, Perugia, Delta, 1992.
  • Franco Compasso, Leghe. Un rischio per il Sud, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1992.
  • Stefano Allievi, Le parole della Lega. Il movimento politico che vuole un'altra Italia, Milano, Garzanti, 1992.
  • Umberto Bossi, Daniele Vimercati, Vento dal nord, Milano, Sperling & Kupfer, 1992.
  • Centro Studi Pds, Il fenomeno della Lega Lombarda, Mantova, 1992.
  • Ambrogio Fusella (a cura di), Arrivano i barbari, Milano, Rizzoli, 1993.
  • Marco Giusti, Bossoli, Roma, Theoria, 1993.
  • Massimo Greco, Alberto Bollis, Carroccio a Nord-Est. Storia, programma e uomini della Lega Nord del Friuli-Venezia Giulia, Trieste, MGS press, 1993.
  • Gino & Michele, Il pianeta dei bauscia. Viaggio al centro della Lega, Milano, Baldini & Castoldi, 1993.
  • Ilvo Diamanti, La Lega. Geografia, storia e sociologia di un nuovo soggetto politico, Roma, Donzelli, 1993.
  • Toni Visentini, La Lega. Italia a pezzi? Verso la seconda Repubblica, Bolzano, Raetia, 1993.
  • Federico Caravita, Lega Nord. Storia fotografica, 1990-1991, Legnano, EdiCart, 1993.
  • Luigi De Marchi, Perché la Lega. La rivolta dei ceti produttivi in Italia e nel mondo, Milano, A. Mondadori, 1993.
  • Antonietta Mazzette e Giancarlo Rovati (a cura di), La protesta dei forti. Leghe del Nord e Partito sardo d'azione, Milano, F. Angeli, 1993.
  • Umberto Bossi, Daniele Vimercati, La rivoluzione, Milano, Sperling & Kupfer, 1993.
  • Luciano Costantini, Dentro la Lega. Come nasce, come cresce, come comunica, Roma, Koine, 1994.
  • Paolo De Lalla Millul, La Destra. Le radici processuali, istituzionali e politiche di Tangentopoli e del crollo della prima repubblica, e i loro nessi potenziali con le Destre emergenti, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1994.
  • Giovanni De Luna (a cura di), Figli di un benessere minore. Lega 1979-1993, Scandicci, La nuova Italia, 1994.
  • I leghisti. 1979-1994, Roma, Ebe, 1994.
  • Pino Nicotri, Fratelli d'Italie. Dialoghi polemici tra il presidente della Lega Nord Franco Rocchetta, il sociologo Sabino Acquaviva, l'economista Renato Brunetta a proposito di Lega, Italie ed Europa, Verona, Progei, 1994.
  • Giovanna Pajetta, Il grande camaleonte. Episodi, passioni, avventure del leghismo, Milano, Feltrinelli, 1994.
  • Gianfranco Miglio, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A. Mondadori, 1994.
  • Roberto Iacopini, Stefania Bianchi, La Lega ce l'ha crudo. Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan, comizi, manifesti, Milano, Mursia, 1994.
  • Umberto Bossi, Tutta la verità, Milano, Sperlig & Kupfer, 1995.
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