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San Giusto Canavese - Wikipedia

San Giusto Canavese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


San Giusto Canavese
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di San Giusto Canavese]]
San Giusto Canavese - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Piemonte
Provincia: stemma Torino
Coordinate: 45°19′0″N 7°49′0″E / 45.31667, 7.81667
Altitudine: 264 m s.l.m.
Superficie: 9 km²
Abitanti:
3.297 2007
Densità: 361 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Bosconero, Feletto, Foglizzo, San Giorgio Canavese
CAP: 10090
Pref. tel: 0124
Codice ISTAT: 001246
Codice catasto: H936 
Nome abitanti: sangiustesi, gerbolini (tradizionale) 
Santo patrono: San Giusto martire 
Giorno festivo:  
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

San Giusto Canavese (in canavesano, 'l Zerb [1] e tradotto in piemontese odierno con San Giust) è un comune di 3.250 abitanti della provincia di Torino.

Indice

[modifica] Storia

San Giusto Canavese è un comune giovane il cui territorio anticamente apparteneva al confinante comune di San Giorgio. Prima dell'indipendenza San Giusto era infatti una frazione di San Giorgio con il nome Gerbo Grande di San Giorgio. Infatti, i suoi abitanti sono ancor oggi detti, tradizionalmente, gerbolini (sono anche chiamati col soprannome popolare piemontese di Tirapere, ossia "Tira-pietre" in italiano). Dopo almeno due secoli di litigi e battaglie, il 9 ottobre 1778 il Re Vittorio Amedeo III emanò il decreto di smembrazione ed il Gerbo Grande ottene così l'indipendenza da San Giorgio con il nome Cantone del Gerbo Grande. Poco meno di un anno dopo, lo stesso Re Vittorio Amedeo III, con patente del 3 settembre 1779, riconosceva al nuovo comune il nome di San Giusto, scelto dagli abitanti quale loro protettore. Nel 1862 il nome del comune veniva definitivamente modificato in San Giusto Canavese con decreto del Re Vittorio Emanuele II per evitare confusioni con altri "San Giusto" presenti sul territorio italiano.

Il contrasto tra le comunità di San Giorgio e del Gerbo Grande era da ricercare sia in ambito politico-religioso, sia all'interno della lotta di classe, visto che i Sangiustesi erano costituiti per lo più da contadini, commercianti e piccoli proprietari terrieri, mentre i Sangiorgesi erano rappresentati da nobili (Casata dei Biandrate) e artigiani del borgo del castello dei Biandrate. L'aspirazione dei Gerbolini (abitanti del Gerbo, ovvero 'l Zerb) era di ottenere sia l'indipendenza del proprio comune che della propria parrocchia e, per conseguirla, portarono avanti una lotta cruenta ed a tratti violenta che ha diviso le due comunità (San Giusto e San Giorgio), distanti appena 3 chilometri, ed ha dato ai Sangiustesi il soprannome di Tirapere, dalla tipologia di "armi" che essi usavano in battaglia.

Raggiunta l'indipendenza amministrativa, anche pagando salatissime tasse al Regno Sabaudo (denaro raccolto da una colletta tra i capofamiglia Sangiustesi), la lotta proseguì dura per ottenere una propria parrocchia ed un proprio parroco. Le motivazioni furono legate al fatto che le autorità di San Giorgio impedivano a San Giusto di avere un parroco, al fine di convogliare i fedeli (ed i loro oboli) nella propria parrocchia. La comunità di San Giusto, ormai più numerosa di quella del capoluogo, stava, già da una cinquantina d'anni, provvedendo a costruire una nuova chiesa barocca (chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano), ma il vescovo, su pressione dei nobili sangiorgesi, non la riconosceva. Un episodio emblematico di questa rivalità, realmente accaduto nel 1750 durante le processioni religiose per la benedizione delle campagne, fu il furto del crocifisso della chiesa di San Giorgio, effettuato da un gruppo di Gerbolini sul confine dei due paesi. Tale gesto generò in tutto il Canavese forte impressione e fece nascere il soprannome di Rubacristi per gli abitanti di San Giusto. I Gerbolini replicarono a loro volta al soprannome assegnatogli dagli abitanti di San Giorgio chiamandoli Mangia-Cristiani, con riferimento alla vicenda della "Jena", macellaio condannato a morte per numerosi delitti ed accusato di aver confezionato salmi con le carni delle sue giovani vittime. Dopo asperrime discussioni, di cui si trova ampia traccia nelle documentazioni dell'epoca, la curia concesse il parroco a San Giusto e la reliquia venne restituita, ma i soprannomi rimasero.

Vasca di pietra del 1606
Vasca di pietra del 1606

Scarse ed incomplete sono le tracce degli abitanti della piana di San Giusto prima del XVIII secolo. Il manufatto più antico ritrovato sul territorio è una vasca per abbeverare gli animali con impressa la data del 1606, il cui unico valore è rappresentato dal fatto che si trova nello stesso punto da molti decenni e testimonia il legame tra i sangiustesi e il lavoro di agricoltori ed allevatori, presenti ancora oggi in numero significativo nella vita sociale del paese. La prima traccia dell'esistenza di qualcosa sul territorio è rappresentata da un documento, redatto dai conti di San Martino nel 1180, che testimonia il lascito una Mansio e dei telativi terreni e boschi adiacenti, localizzati nella regione chiamata Ruspaglie,ai Cavalieri Templari.

[modifica] Amministrazione comunale

Palazzo comunale di San Giusto Canavese
Palazzo comunale di San Giusto Canavese

Sindaco: Teresa Boggio Giosi (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0124 350760
Email del comune: disponibile non disponibile

[modifica] Evoluzione demografica

L'evoluzione demografica del paese ha seguito tendenzialmente quella di tutto il Canavese, con una diminuzione negli anni del boom economico, legata al trasferimento verso la città di Torino e all'abbandono graduale delle campagne, seguita da un aumento a partire dagli anni ottanta. Negli ultimi dieci anni la combinazione favorevole di essere un paese (privo di quartieri con condomini) in cui il 95% delle abitazioni hanno il giardino e di avere nel proprio territorio aziende che occupano nel terziario centinaia di lavoratori (Telecittà Studios) ha portato ad un incremento cospicuo dei residenti.

Abitanti censiti


[modifica] La Letteratura Gerbolina

San Giusto Canavese, nella sua giovane esistenza, ha ospitato, e ospita tuttora, vari artisti e letterati. Procedendo in ordine alfabetico si possono ricordare:

gli scrittori Dott. Caravaglio Gianni, Prof. DeMarchi Carlo e Don Silvio Tapparo:

La poetessa di lingua piemontese Fornengo Tina.

L'artista (pittore e scultore) Ragalzi Sergio.

[modifica] Architettura e monumenti

La struttura dell'abitato è quantomeno curiosa: la costruzione degli edifici non è avvenuta verso l'esterno del nucleo originario, bensì partendo dai quattro angoli di un ideale quadrato, a convergere verso il centro, costituito dalla barocca chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano.

Tipico esempio di viale di San Giusto Canavese con il Mombarone sullo sfondo
Tipico esempio di viale di San Giusto Canavese con il Mombarone sullo sfondo

Questo particolare metodo di progettazione ha consentito, a partire dal 1800, di realizzare abitazioni con orti e giardini e viali molto ampi con controviali alberati. Lo scopo di questo piano regolatore era infatti di "riempire" il grande spazio vuoto che esisteva tra le quattro frazioni, poste ai quattro angoli di questo enorme gerbido, per congiungerle con la centrale chiesa barocca, edificata a partire dal 1750. Il risultato finale, confrontabile con gli ideali illuminati di "Città Giardino", vede un paese con una grande estensione areale, ma una bassa densità abitativa, frutto della quasi totale assenza di quartieri popolari con palazzi. L'abitato appare costituito per la maggior parte da edifici edificati a partire dal 1850, anche se, passeggiando per le vie alberate, ci si imbatte in alcune ville del settecento. Dal punto di vista architettonico appare caratteristico il lungo viale alberato che taglia in due il paese con direzione nord-sud, costituito da tre varietà alternate di "Prunus" con foglie e fiori di diversi colori, ed un controviale in erba diviso dalla strada principale da fossi profondi 50 centimetri, retaggio del passato agricolo della zona. Il centro storico non è presente in forma classica, ma sotto forma di un prato (Gerbido) di dimensioni 50 m x 80 m, lasciato a ricordare le origini dell'abitato e chiamato Piazza Vittorio Veneto. Sulla piazza si affacciano gli edifici più antichi: la chiesa barocca, la sacrestia settecentesca con volta interamente affrescata e, appena più spostata, l'ala vecchia del Palazzo Municipale, con la sala del consiglio di inizio ottocento. All'interno del paese si apre il grande parco di una villa privata settecentesca e l'edificio che ospita l'attuale casa di riposo, anch'esso ex-villa settecentesca. A sud dell'abitato si trova invece l'area detta della Commenda, ove nel 1200 i Cavalieri Templari possedevano una mansio. Di essa resta visibile la chiesa di San Giacomo di Ruspaglia, posta già in territorio del paese vicino, ma dipendente dalla parrocchia di San Giusto. Della cascina della Commenda, edificio principale della mansio, restano solo indicazioni e leggende.

[modifica] Tradizioni religiose

Le maggiori tradizioni religiose sono la festa della Madonna della Contrada e la processione della Madonna delle Vacche. La festa della Madonna della Contrada si svolge verso la metà di settembre presso il pilone votivo del quartiere della Contrada. La terza domenica di settembre si celebra la Messa presso la chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, con la processione in onore della Madonna fino al pilone votivo della Contrada. Tale celebrazione è preceduta da nove giorni di rosari serali novena presso il pilone stesso. Le origini di tale devozione si devono ricercare verso la metà della seconda guerra mondiale, quando gli abitanti della Contrada fecero il voto di costruire un pilone votivo e celebrare la Madonna tutti gli anni, se tutti i figli impegnati in guerra fossero tornati a casa vivi. Alla fine della guerra a poco a poco tornarono tutti i figli dei contradaioli, tranne uno, disperso nella terribile ritirata russa del 1943 e dichiarato disperso. Verso il 1948 questi tornò a casa dalle lande della Siberia, dove era stato prigioniero di guerra per 5 anni, ed i contradaioli, riconoscenti, edificarono il pilone votivo alla Madonna. La processione della Madonna delle Vacche ricorda invece un voto che risale al 1752. In quell'anno una terribile pestilenza stava falcidiando le mandrie degli abitanti del Gerbo; per scongiurare la terribile carestia, tutti i capofamiglia del paese fecero voto alla Madonna per far terminare l'epidemia. Due giorni dopo la pestilenza cessò, risparmiando il resto delle mandrie. Da allora tutti gli anni, in quel preciso giorno, in maniera molto sentita, tutti gli abitanti si trovano alla messa serale presso la chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano e partecipano alla processione per le vie del paese. Tale voto è stato tramandato e onorato fino ad oggi, in tempo di pace come in tempo di guerra, ed ha ricevuto dal Papa il permesso di dispensare Indulgenza Plenaria (il perdono di tutti i peccati) a quanti partecipano al rito. Altra funzione religiosa di particolare interesse è quella che interessa la cappella dei "Marengh" eretta dal Giovanni Maria Petrini nel 1804 sulla strada grossa verso San Giorgio C.se in onore dell'addolorata. Dopo vicende alterne della stessa edicola votiva (gli fu dato anche fuoco)ottenne grazie allo zelo di Don Biagio Petrini (figlio del Geometra Petrini un periodo di grande splendore. Dal 1965 la chiesetta e' stata riconsacrata e a maggio si recita il rosario per 4 sere. In settembre si celebra la festa vera e propria con tre sere dove si recita il rosario e la domenica con una messa nel pomeriggio. Si precisa che tale cappella e privata e gestita dai discendenti dei Petrini.

[modifica] Avvenimenti

Gli avvenimenti che tradizionalmente animano il paese di San Giusto si concentrano a settembre (Stèmber al Zerb) come corollario della festa religiosa della Madonna della Contrada ed a marzo con il Carnevalone Sangiustese, svolto già in piena quaresima, che dal 2008 avrà un'appendice anche nel mese di Giugno; questo coinvolge oltre 100 carri animati e gruppi a piedi e chiude tradizionalmente le manifestazioni carnevalesche canavesane. Nei mesi estivi, presso il Centro Sportivo Comunale F. Cerutti si concentrano i tornei di calcetto (Memorial Massimiliano Sansoè), di beach volley e le mini-olimpiadi, organizzate dal G.G. San Giusto.

[modifica] Attività sportiva

Le strutture sportive del paese hanno permesso lo sviluppo di una notevole attività sportiva. La palestra del judo, attiva dal 2005, vede impegnato lo Judo Club Yama Arashi con 30 atleti, alcuni dei quali hanno conquistato in passato titoli regionali e provinciali di categoria ed anche titoli nazionali femminili (con l'atleta Lara Boggio). L'appuntamento principale per i praticanti di questa disciplina è il torneo annuale "Memorial Galasso". Il Palazerb è la palestra del paese, sita in vicinanza delle scuole e utilizzata dalle squadre di volley e basket che vedono impegnati un centinaio di praticanti. Il Salone Comunale Piccolo è invece utilizzato per i corsi di danza. Infine il Centro Sportivo Comunale Dott. Franco Cerutti è la struttura più importante del paese. Intitolata al compianto presidente del centro sportivo comunale Franco Cerutti, che nel finire degli anni '60 diede l'impulso alla costruzione di questo moderno luogo di aggregazione, comprende un campo polivalente da basket/volley/tennis in sintetico, un campo da tennis in terra rossa, quattro campi da bocce, un campo da beach volley, un campo da calcetto a 5 e lo Stadio "F. Cerutti" di San Giusto Canavese, dove si giocano gare di calcio dal CSI alla serie C2 con il Football Club Canavese.

[modifica] Note

  1. ^ Si veda a tal proposito il volume "San Giusto Canavese 'l Zerb" pubblicato nel 1985 dallo stesso Comune di San Giusto Canavese


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