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Alpignano - Wikipedia

Alpignano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Alpignano
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Alpignano]]
Alpignano - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Piemonte
Provincia: stemma Torino
Coordinate: 45°6′0″N 7°31′0″E / 45.1, 7.51667
Altitudine: 330 m s.l.m.
Superficie: 11,95 km²
Abitanti:
17.210 31-08-2007
Densità: 1.440 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Caselette, Collegno, Pianezza, Rivoli, San Gillio, Val della Torre
CAP: 10091
Pref. tel: 011
Codice ISTAT: 1008
Codice catasto: A222 
Nome abitanti: alpignanesi 
Santo patrono: San Giacomo 
Giorno festivo: 25 luglio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Alpignano (in piemontese Alpignan) è un comune di 17.210 abitanti della provincia di Torino; dista 14 km dal capoluogo.

Indice

[modifica] Geografia

Alpignano sorge a cavallo della Dora Riparia nella pianura della Val di Susa. Il suo territorio si colloca tra tra i 280 e i 370 m s.l.m. e una superficie destinata a parchi e giardini di 1,98 km2. Si trova inoltre su una catena di colline moreniche formatesi durante l'ultima glaciazione tra i 230 e 185 mila anni fa. Fino a pochi anni fa si poteva ammirare un grande masso erratico, sovrastante il Ponte Vecchio, trascinato a valle dai ghiacciai. Fu fatto saltare per costruire una centrale elettrica.

La Dora Riparia divide esattamente a metà il territorio comunale. Le due frazioni erano unite da un ponticello (originario dell'epoca romana) ricostruito nel 1736 e largo appena 3,5 metri. Si legge in alcuni documenti che nelle "ore di punta", a mezzogiorno e alla sera, soprattutto d'estate quando i contadini rientravano coi carri agricoli, attraversare il ponte diventava un vero problema. Tale ponte, benché ristrutturato con tecniche moderne, esiste ancora oggi ed è noto con il nome di Ponte Vecchio, ed unisce le due sponde del paese all'altezza del centro storico e della biblioteca comunale, all'interno della quale trova sede l'ecomuseo dedicato all'opera di Alessandro Cruto. In epoca fascista, tra il 1935 ed il 1936, venne portata a termine la costruzione di un secondo ponte il quale venne inaugurato, per la precisione, il giorno 3 Maggio 1936 con la benedizione del Parroco locale ed una sfilata a cui presero parte le Autorità, la popolazione cittadina e parte della popolazione dei paesi vicini. Quest'ultimo ponte è situato più ad ovest del primo, ed è noto agli alpignanesi con il nome di Ponte nuovo.

[modifica] Il Toponimo

Il Toponimo deriva molto probabilmente dal gentilizio latino Alpinius, termine collegato evidentemente con Alpes. La romana Alpiniarum probabilmente sorse in epoca augustea vicina alla mutatio ad octavum, la stazione di cambio dei cavalli, lungo la ben conosciuta direttrice delle Gallie che attraverso la valle della Dora Riparia e per l' Alpis Matrona (Monginevro), collegava l'Italia con la Gallia Norbonese e attraverso l' Alpis Cotia, (Moncenisio), raggiungeva la Valle dell'Arc. L'origine romana del sito è documentanta da diversi reperti archeologici venuti casualmente alla luce nell'aprile 1832 nella regione San Marcello e nel 1891 lungo il percorso della costruenda strada comunlae per Pianezza.

[modifica] Storia

[modifica] L'epoca romana e le epigrafi

Il territorio su cui sorge Alpignano fu abitato in epoca preromana da popolazioni celto - liguri: prima dalla tibù ligure dei Taurini o Taurisci, in seguito dai galli, infine divenne colonia romana. Durante gli scavi del 1832 sono state rinvenute tombe dal pavimento in mattoni con pareti di pietra lavorata a lastra e coperchi di marmo contenenti frammenti ossei, lucerne fittili, supellettili, vasi di terra a scodella, e tre epigrafi marmoree studiate e pubblicate dal Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarum. La più lunga e vetusta di queste riguarda il monumento funebre di Cornelia, liberta di Lucio , di proprietà dell'Istituto missioni della Consolata, è esposta presso la locale biblioteca civica : le altre due sono conservate presso privati.

[modifica] La Necropoli

Durante i lavori di costruzione della strada per Pianezza vennero alla luce i resti di una vasta necropoli con diverse tombe disposte in file. Si poterono raccogliere diversi vasi di terra e di vetro, lacrimatoi, lumi fittili, monete di rame risalenti al I° Secolo d.C, avanzi di arnesi in bronzo. Tale raccolta, molto interessante, è oggi quasi totalmente dispersa ; parte di essa è conservata nel Museo San Massimo di Collegno.

[modifica] Il primato imperiale

Secondo lo storico locale, il Cupia nel 312 d.C. si verificò il primo ed importante conflitto tra gli eserciti di Costantino e Massenzio in lotta per il primato imperiale. Lo storico afferma che i Campi Taurinati, teatro della battaglia sono identificabili nel tratto di pianura a ovest della strada che unisce Rivoli ad Alpignano.

[modifica] Dal Medioevo in poi

Dopo il periodo romano non si hanno più notizie del luogo fino al 1007, quando secondo alcuni documenti, avviene la sua cessione da parte del vescovo Gesone di Torino al conte francese Ugone di Montboissere. Nel 1047 grazie ad un diploma dell'imperatore Enrico IV diretto ai canonici del Capitolo di Torino, confermava loro una serie di diritti e privilegi, ed anche il possesso del castello con la cappella e la Chiesa di Santa Maria d'oltre Dora. Nel secolo successivo il potere del vescovo di Torino si accrebbe ingerendosi anche nei possedimenti che il Capitolo vantava in Alpignano , così come è documentato in un atto del 9 Giugno 1170 nel quale alcuni uomini di Alpignano, Anselmo, Ottone ed Evradro, offrivano al vescovo Milone di Torino ogni loro allodio, ossia terre da loro liberamente possedute, per poi riceverle nuovamente in feudo. Questi si impegnavano ad andare a vivere nel feudo vescovile e a costruirvi le loro case. Dal documento si evince che era il vescovo di Torino a possedere la giurisdizione sulla località. A quel tempo altri enti ecclesiastici vantavano diritti sulla località, tra i quali troviamo i potenti monaci della Abbazia di San Michele della Chiusa, San Pietro della Novalesa, l'Abbazia di Rivalta e la lontana Nonantola ; tutti comunque ebbero possessi, privilegi e beni.

[modifica] I Conti di Savoia e la loro dominazione

Tra i primi vassalli dei vescovi torinesi troviamo i Di Alpignano e gli Arpino, che furono devoti al loro signore anche quando le sorti dell'episcopato torinese iniziarono a declinare a causa dell'affermazione verso la metà del XIII secolo della dominazione dei conti di Savoia. Nel 1294, Amedeo V di Savoia cedette Alpignano e i domini del Piemonte da Rivoli in giù, al nipote Filippo di Savoia divenuto successivamente per via matrimoniale principe d'Acaia. Alpignano passò così sotto la dominazione del principe d'Acaia che all'inizio del XIV secolo governò il territorio con un suo rappresentante : il castellano. Il primo fu Guglielmo di Montbel, signore d'Entremont. Fino al 1 Febbraio 1337 Alpignano fu una castellania, quando Giacomo d'Acaia investì sul luogo, assieme a San Gillio, un discendente di Guglielmo di Montbel, a ricompensa dei servizi prestatigli. La signoria dei Montbel durò per più di 200 anni. L'ultimo di loro, Carlo si adoperò con forza per garantire al suo principe il duca Emanuele Filiberto, la fedeltà del popolo nel difficilissimo periodo che vide il Piemonte occupato dagli eserciti Francia con il duca impegnato a combattere nella Fiandre al servizio dello zio, l'imperatore Carlo V.

[modifica] La pace di Cateau Cambresis

Nei primi anni del XV secolo venne eretta la parocchia intitolata a San Martino di Tours (edificio che in seguito a numerose riduzioni è ora la cappella dei Caduti). Nel 1559, Carlo di Montbel moriva privo di eredi. Emanuele Filiberto cede in feudo Alpignano assieme ai territori di Frossasco e San Secondo ad Andrea Provana dei signori di Leinì, a cui è attribuibile la ricostruzione del castello, sui resti di precedenti edifici medioevali. Il Provana rafforzò il suo diritto di godere del feudo, contro ogni possibile rivendicazione da parte degli eredi degli antichi possessori, sposando Caterina Spinola vedova di Carlo di Montbel. Il Provana apparteneva ad una delle più antiche, illustri e ramificate casate Piemontesi ; partecipò con Emanuele Filiberto alla difesa di Nizza, attaccata dal [corsaro]] Barabarossa nel 1543, e alle guerre di Carlo V in Germania, Fiandra e Piccardia. Dopo la Pace di Cateau Cambresis ritornò in patria con il duca e organizzò una piccola marina da guerra per contrastare le incursioni dei turchi e dei pirati barbareschi. Il suo nome però passerà alla storia per aver frequentato, in qualità di ammiraglio le galere sabaude a causa della Battaglia di Lepanto del 1571. In qeusto scontro vittorioso il Provana subì una profonda ferita alla testa, ma nonostante i postumi del colpo lo obbligassero a letto, a distanza di due giorni dal grandioso avvenimento, redasse la più lunga relazione sulla battaglia, la più importante che si conosca. Al suo ritorno gli fu riconosciuto il titolo di Cavaliere della Santissima Annunziata e poi ammiraglio della Religione dei Santi Maurizio e Lazzardo. Tra il 1686 e il 1698 fu costruita la nuova sede parrochiale che fu trasferita nel 1807, nello stesso anno la torre d'entrata del castello divenne la torre campanaria della nuova vicina parrocchiale. Morto l'ultimo erede dei Provana nel 1799, ( altre fonti affermano il 1798),il castello passò al demanio, e quindi venne venduto dai francesi nel 1804 dall'avvocato Paroletti, interessato a demolirlo in quanto circolava nel paese la leggenda di un tesoro nascosto; da Il Paroletti lo cedette ai Riberi, a sua volta, nel 1944, all'Istituto Missioni Consolata.

Nel 1886 sulla riva destra della Dora nasce la "Società italiana di elettricità sistema Cruto", fabbrica per la produzione di lampade elettriche con filamento in carbonio, fondata da Alessandro Cruto. L'attività legata alla produzione di lampade elettriche si ingrandì e cambiò più volte proprietà, passando prima alla Edison Clerici e poi, nel 1927, alla Philips.

Nel 1957 Alberto Tallone, già libraio antiquario e stampatore a Parigi, apre ad Alpignano la stamperia Tallone dove produce, a mano, edizioni rare e pregiate di opere classiche.

[modifica] Edifici di Pregio

[modifica] Il Castello , la piazza, la Torre

All'ingresso del Castello possiamo trovare la piazza della Parrocchia, l'antica Piazza del Ballo, centro nevralgico del borgo medioevale, un tempo circondato da mura. Nei pressi si può trovare la Torre, risalente al trecento, imponente costruzione in cotto, poi adattata nel XVIII secolo a campanile.

[modifica] La Parrocchiale di San Martino di Tours

L'attuale Parrocchiale di San Martino di Tours, venne edificata nel 1695, rifacimento di una chiesa del secolo precedente, grazie al potente influsso della Confraternita di Santa Croce, ma soltanto nel 1807 venne restaurata ed ampliata e fu convertita in parrocchia. Nel suo interno sono conservate una pregevole Madonna, opera di Stefano Maria Clemente ed un Crocefisso in legno del XVIII secolo, realizzato dallo scultore Carlo Giuseppe Plura, dono di Vincenzo Revelli. Il medaglione centrale della volta, rappresentante la Vergine e i due patroni di Alpignano San Giacomo e San Martino, venne realizzato, verso la metà del XIX secolo, da un allievo del Revelli, Giovanni Enea Coda.Pregevole è pure il paliotto d'altare in stuccoforte del XVIII secolo, attribuibile da un punto di vista stilistico alla scuola ligure, rappresentante San Martino di Tours. Tale paliotto originariamente apparteneva al patrimonio dell'antica parrocchia dedicata a San Martino, ora Cappella dei Caduti, una piccola chiesa in stile romanico, citata per la prima volta nel 1031 in un documento dell'[[Abbazia della Novalesa]. La chiesa fu costruita ed ingrandita in distinti momenti ; il campanile è la parte più antica, mentre ad epoche successive risale la cappella laterale con le sue arcate a sesto acuto che poggiano su monumentali pilastri cilindrici. La chiesetta ha subito nel tempo restauri incongrui che ne hanno di fatto snaturato il carattere primitivo.

[modifica] La Cappella di San Sebastiano

Nel borgo omonimo è situata la Cappella di San Sebastiano , dedicata anche ai santi Grato e Rocco la cui origine è antecedente il XVII secolo. Nel 1630 durante il periodo della peste i superstiti capi famiglia di Alpignano si radunarono in questa chiesa e fecero solenne voto a nome della comunità di celebrare una serie di funzioni religiosi allo scopo di liberare il paese dall'epidemia.

[modifica] Le altre Chiese e il Ponte Vecchio

La piccola Chiesa di San Giuseppe, in stile barocco, venne edificata nel 1769. La cupola presenta una evidente influenza borrominiana, ma è stilisticamente attribuibile ad un architetto dell'area del Vittone. Come testimonianto da documenti del XI secolo, troviamo l'antichissima e piccola Chiesa di Santa Maria del Ponte, nel corso del tempo più volte rimaneggiata. Venne edificata per la salvaguardia dei viandanti e si trova quasi a picco sulla Dora, nei pressi del Ponte Vecchio , anch'esso più volte soggetto a ricostruzioni. Grazie alla sua strategica posizione fu spesso al centro di eventi bellici, come nel 1690 quando venne fatto saltare per impedire all'esercito francese di entrare ad Alpignano per poi dilagare verso Torino. Nel 1936 fu costruito poco distante il Ponte Nuovo, ad una arcata singola , in cemento armato.

[modifica] Economia e la "Città delle Lampadine"

Verso la fine del XIX secolo il comune fu sede di una radicale trasformazione con un notevole impulso all'industrializzazione. Nel 1885 fu edificata, su un area precedentemente occupata dai mulini del conte Revelli e su parte del greto della Dora, la prima fabbrica di lampadine elettriche a filamento incandescente nel vuoto, la Società Italiana di Elettricità Sistema Cruto. Con pochi mezzi, ma con l'utilizzo di geniali strumenti da lui inventati riuscì ad ottenere lamine di carbonio omogenee in grado di sostituire il bambù carbonizzato, fino ad allora adottato, come filamento per le lampadine. Nel 1927 la Philips rilevò la fabbrica, iniziando una larga produzione di massa, segnando il destino industriale di Alpignano, vocazione ulteriormente consolidatasi nel dopoguerra con la creazione di nuove industrie, soprattutto meccaniche. Ora sul territorio comunale sono presenti attività industriali legate principalmente al settore metalmeccanico e meccanico, oltre che a quello agricolo. Con l'aumento esponenziale della popolazione si è reso necessaria la costruzione di nuove case che hanno dato luogo alla formazione di nuovi quartieri: l'elegante Belvedere, verso Rivoli, ed altri come il quartiere Sassetto verso Pianezza. Negli ultimi anni Alpignano ha subito un ridimensionamento della sua attività industriale, dovuto soprattutto al ridimensionamento attuato dalla Philips ed alla chiusura, nel 2006, di quella che fino ad allora era rimasta la maggiore fabbrica del territorio alpignanese, la Borgo.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Sergio Andreotti (centrosinistra) dal 12/06/2007
Centralino del comune: 011 9666611

Sito internet[1]


[modifica] Città gemellate

Alpignano è gemellata con:

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Trasporti

Alpignano è attraversato in direzione est-ovest dalla Strada Statale 24 che collega Torino con il Colle del Monginevro.

Inoltre il paese è servito dalla linea ferroviaria Torino-Modane e dalle linee di autobus GTT n° 32 e 36/N; nonché da alcune linee della ditta di autotrasporti Gherra, le quali linee collegano il comune con i comuni limitrofi di Valdellatorre, Givoletto e Condove.

[modifica] Curiosità

Alpignano dispone di un centro sportivo con una piscina , un campo da tennis e uno da calcio.

Ad Alpignano si trova la casa dell'inventore della magnesia, Nestore Delù morto il 20 marzo del 1933.

Santo Patrono: San Giacomo che si festeggia il 25 luglio. In questa occasione si corre il Palio dei Cossot lungo le vie del centro storico. Proprio la statua del santo patrono, che lo vede portare con sè un bastone da passeggio con appese alcune zucche, ha fatto sì che un tempo gli alpignanesi venissero chiamati, dagli abitanti dei paesi vicini, mangia cusot (tradotto dal piemontese: mangiatori di zucche).

Il 10 maggio 1933 viene collocata sulla facciata del Dopolavoro Philips una lapide per ricordare che in quello stesso locale, nel 1885, venivano fabbricate le prime lampade elettriche d'Italia, grazie all'ingegno e alla ferrea volontà di Alessandro Cruto.

La divisione del paese in due frazioni da parte del fiume citata sopra non era una questione puramente geografica. Si narra difatti (benché non esistano o non siano stati ritrovati documenti in proposito) che la Dora Riparia fosse vista, soprattutto in passato, come un vero e proprio confine da parte degli abitanti delle due parti. Le rivalità riguardavano i ragazzini in età scolare i quali, dopo le lezioni, pare si ritrovassero sulle due sponde opposte del fiume per intraprendere una battaglia a colpi di sassi divisi in due squadre corrispondenti alle due opposte sponde del paese. Tali rivalità riguardavano comunque anche il mondo degli adulti: pare difatti che persino per la compilazione delle liste per il Consiglio Comunale si dovesse procedere ad un'equa spartizione dei posti tra abitanti delle due frazioni. Questa rivalità, oltre alla sfera politica, non risparmiava neppure quella religiosa: si racconta infatti che, durante la messa, i fedeli abitanti sulla sponda sinistra si sedessero nei banchi di sinistra della Chiesa e viceversa.

[modifica] Voci correlate

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