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Poirino - Wikipedia

Poirino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Stub Comuni
Questa voce fa parte dei comuni della regione Piemonte ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Poirino
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Poirino]]
Poirino - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Piemonte
Provincia: stemma Torino
Coordinate: 44°55′0″N 7°51′0″E / 44.91667, 7.85
Altitudine:  m s.l.m.
Superficie: 75 km²
Abitanti:
9.439 31-12-05
Densità: 125 ab./km²
Frazioni: Marocchi, Favari, Avatanei 
Comuni contigui: Chieri, Riva presso Chieri, Villanova d'Asti (AT), Santena, Villastellone, Isolabella, Cellarengo (AT), Pralormo, Ceresole Alba (CN), Carmagnola
CAP: 10046
Pref. tel: 011
Codice ISTAT: 001197
Codice catasto: G777 
Nome abitanti: Poirinesi 
Santo patrono: Sant'Orsola 
Giorno festivo: 21 ottobre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Poirino (in piemontese Poirin, 9.439 abitanti) è un comune della provincia di Torino, a 15 chilometri da Carmagnola.

Situato sulla statale che da Asti porta a Torino, siede al centro quasi della pianura che declinando dalle Alpi è circoscritta dalle alture del Monferrato e dai contrafforti dell'Appennino. E' sito poco più a nord di Carmagnola, cui è collegato tramite la provinciale che porta a Pinerolo.

Indice

[modifica] Storia

Nonostante siano stati rinvenuti nei dintorni di Poirino reperti archeologici risalenti all’epoca romana e longobarda, non dovrebbe avere origini romane dirette, e del periodo che precede il X secolo non si ha una documentazione tale da consentire di sottrarlo alla leggenda.

Con buona probabilità ciò che è oggi Poirino fu, anticamente l'ultimo incastellamento su di una proprietà della famiglia astigiana dei Solaro.

[modifica] Il medioevo

Ancora oggi si possono ammirare notevoli vestigia di alcune fortificazioni. Poirino fu assoggettato alla diocesi di Asti nel 1152 anno in cui l'intera zona passò sotto i Biandrate grazie all'intervento del Barbarossa.

I Biandrate avrebbero comunque ancora intrecciato i loro nomi con quei luoghi. È in quegli stessi turbolenti anni del ‘200 che avrebbe avuto luogo la sollevazione popolare contro un Benedetto ed un Bonifacio Biandrate, tirannelli pretendenti lo ius primae noctis, scacciati dopo uno scontro fra due minuscoli eserciti che sarebbe avvenuto all’incirca dove oggi è collocato il pilone di Sant’Orsola, patrona di Poirino, alla convergenza della strada per Chieri con quella per Torino. La Santa, il cui culto doveva essere già abbondantemente diffuso, invocata dai poirinesi, sarebbe comparsa a loro sostegno contro i castellani.

Chiusa la parentesi di potere del primo Federico, i vicini Comuni di Asti e Chieri mossero, per questioni di pedaggi nei transiti delle merci né dimentichi dell’aiuto fornito dal Biandrate all’imperatore ai loro danni, lotte armate contro Porcile e le vicine borgate (Tegerone e Stuerda) fino alla loro distruzione poco oltre la metà del XIII secolo. Una parte degli abitanti superstiti poté però porre, non molto lontano dai luoghi abbandonati, le basi della futura Poirino, rifugiandosi sul poggio dove già doveva trovarsi una fattoria detta Povarium.

Durante la Dieta di Roncaglia parte del territorio fu ceduto al vescovo di Torino ma in realtà continuò, anche se ridotto, il dominio dei Biandrate. Fu in questo periodo che si formò il primo insediamento identificabile con Podium Warini, ossia poggio di Guarino, Podivarium, Povarinum, ossia l'odierna Poirino.

La vittoriosa alleanza degli astesi con Carlo d'Angiò, dal 1250 al 1260 ridusse i Biandrate alla sottomissione per cui il nuovo insediamento prese il sopravvento.

All’inizio del Trecento il territorio venne in possesso di Filippo di Savoia, principe d’Acaja, un possesso continuamente minacciato ed incerto, viste le rivalità del re di Napoli Roberto d'Angiò, dei marchesi di Saluzzo e del Monferrato, nonché delle città di Asti e Chieri e dei Visconti di Milano, in un vortice di alleanze in perenne mutamento.

[modifica] Il Rinascimento

Nel 1312 venne compilato l'atto con il quale uno degli ultimi conti di Biandrate cedette per 50.000 fiorini d'oro tutti i suoi diritti feudali a Filippo di Savoia principe d'Acaia. Nel 1372 Amedeo VIII di Savoia , il conte verde, cedette Poirino per 19.000 fiorini in feudo a Aimoneto Roero fissando ne per la prima volta i confini, che a grandi linee sono gli attuali.

I Roero cingono di fortificazioni, di torri e di un largo fossato il paese, inducendo il feudatario a ribellarsi ai Savoia i quali fecero occupare il sito. La popolazione era contraria ai metodi del feudatario, lo mise in fuga , e per questo i Savoia premiarono i cittadini di Poirino con diverse richieste tra le quali un mercato settimanale, una fiera annuale, e di non avere più feudatari ma di dipendere direttamente dai Savoia. Il mercato di sabato è ancora attuale, si tiene l'annuale festa di Sant'Orsola e sullo stemma del comune troneggia la corona principesca.

A causa delle scorribande dei militari spagnoli e francesi Poirino subì le pestilenze, la distruzione e la miseria. Le fortificazioni vennero abbattute nel 1543 a causa del Marchese del Vasto affinché il nemico non se ne appropriasse, e non vennero mai più ricostruite. Al loro posto c'è l'attuale passeggiata Marconi che porta a ciò che doveva essere il rivellino con le sue torri che dominavano quella che oggi è Piazza Moroni.

La vittoria di Emanuele Filiberto di Savoia detto Testa di Ferro a San Quintino nelle Fiandre (10 agosto 1557) e la conseguente pace di Cateau-Cambrésis ridiedero solidità al ducato ed un certo periodo di pace. Che fu però piuttosto breve, visto che nel ‘600 i tentativi di espansione e le lotte per la reggenza riportarono la guerra ad imperversare. E non solo, perché il ‘600 fu secolo pure di forti epidemie di peste, come quella del ‘30 o quella del ‘54, che causarono vere stragi, tanto che il cimitero adiacente alla chiesa si rivelò insufficiente per accogliere i troppi cadaveri, seppelliti, dunque, anche nella parte bassa del paese, da allora detta la Val dei Morti.

Proprio dalle pestilenze ebbe origine la festa della Madonna del Rosario, con un voto della comunità, rinnovato annualmente in ricordo della fine del contagio, rimasto da allora come imprecazione, espressione scaramantica e di malaugurato stupore: contagg

Dopo la conclusione delle guerre e delle infinite scaramucce, Poirino rapidamente si risollevò divenendo una cittadina ricca in quanto operosa, grazie ai suoi telai dai quali uscivano i corredi nuziali ambite dalle ragazze. Tale benessere permise alla popolazione di regalare al duca Carlo Emanuele I la somma di 20.000 fiorini in occasione del matrimonio con l'infanta di Spagna. Poirino subì anche le ire delle truppe francesi che l'incendiarono al comando del generale Catinat.

[modifica] Un periodo di pace

Con la pace separata stipulata nel 1695 e resa definitiva due anni dopo con il Trattato di Rijswijk, ha inizio un periodo di pace appena toccato dalla Rivoluzione Francese che vide il paese trasformato in un presidio sanitario : la parrocchia e le confraternite vennero occupate per farne degli ospedali. Durante le pestilenze, a causa dei numerosi decessi fu deciso di destinare a cimitero il prato vicino all'Oratorio campestre di San Lazzaro, lazzareto a cui accorreva la cittadinanza quando terminava il morbo, a prelevare i sopravvissuti ; momenti gioia che ancora oggi si ricordano con la "Festa del Lazzareto", celebrata ogni anno la seconda domenica di settembre.

Poirino, insomma, più che trovarsi al centro di avvenimenti epocali nel ruolo da protagonista, ne risente le conseguenze: così sarà per le guerre di conquista del Re Sole, Luigi XIV di Francia, alla fine del ‘600; poi, all’inizio del secolo successivo, ancora con nuove guerre per la successione su più troni europei, Poirino continua ad assistere a passaggi di eserciti ed a fornire soldati.

[modifica] La dominazione napoleonica

Il convento dei Domenicani e dei Cappuccini venne soppresso nel 1802, così come la costruzione del foro Boario nella spianata dei demoliti Morioni. Sotto il governo napoleonico si iniziano una serie di demolizioni : vengono distrutti il muro del cimitero dei domenicani e la vecchia torri per fare posto all'attuale Via dell'Indipendenza. Vengono persino abbattuto alcune chiese periferiche per ricavarne i mattoni necessari alla costruzione del nuovo cimitero di San Lazzaro, benedetto nel 1804.

Tra i comandanti napoleonici si distinguerà il cavaliere Domenico Mazzucchi che, nel 1812 sulla Moscova, riceverà la Croce di Guerra. Sarà poi sindaco di Poirino nel 1825 e militerà come luogotenente nell’esercito sardo, facendo dunque da collegamento tra l’età napoleonica (il generale corso fu di passaggio a Poirino il 29 aprile 1805, due giorni dopo il transito del Pontefice Pio VII proveniente da Parigi).

[modifica] Storia moderna

Dopo le follie napoleoniche la cittadina ritorna alla "normalità" . La benedizione di Papa Pio VII, di ritorno da Parigi è immortalata dalla presenza di una lapide situata in Via dell'Indipendenza. Durante la Seconda Guerra Mondiale il vicino Castello di Ternavasso diventa la residenza per il re sfollato da Torino ; in questo castello è ancora sepolto il fondatore dell'arma dei Carabinieri, il generale Alessandro Thaon di Revel.

In questo periodo, al poirinese padre Giacomo Marocco diventa il confessore di Cavour, che da lui sarà assolto sul letto di morte, senza richiesta di ritrattazioni, nonostante la scomunica che lo aveva colpito, e Padre Giacomo dovrà risponderne a Roma di fronte a Pio IX.

Poirino darà al Regno d’Italia anche un senatore, Giovanni Alfazio, ma soprattutto darà alle trincee del Carso molti soldati nella prima guerra mondiale. All’inizio del secondo conflitto, poi, dall’11 al 28 giugno 1940, la palazzina di caccia di Ternavasso, ribattezzata allora Villa Italia, ospitò il re Vittorio Emanuele III.


[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Sergio Tamagnone (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 011 9450114
Email del comune: info@comune.poirino.to.it

[modifica] Bibliografia

  • Il Piemonte paese per paese - Ed. Bonechi - 1993
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