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San Carlo Canavese - Wikipedia

San Carlo Canavese

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San Carlo Canavese
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di San Carlo Canavese]]
San Carlo Canavese - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Piemonte
Provincia: stemma Torino
Coordinate: 45°15′0″N 7°37′0″E / 45.25, 7.61667
Altitudine: 370 m s.l.m.
Superficie: 20 km²
Abitanti:
3672 31-08-06
Densità: 177 ab./km²
Frazioni: Baima, Buratto Inferiore, Buratto Superiore, Capoluogo, Corametti, Fornero, Massa, Orsa, Perino, Sarolda, Sedime, Spinerano 
Comuni contigui: Rocca Canavese, Vauda Canavese, Nole, Front, San Francesco al Campo, Cirié, San Maurizio Canavese
CAP: 10070
Pref. tel: 011
Codice ISTAT: 001237
Codice catasto: H789 
Nome abitanti: sancarlesi 
Santo patrono: Madonna d'Oropa 
Giorno festivo: quarta domenica di agosto 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
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San Carlo Canavese (in piemontese San Carl o San Carlo) è un comune di 3.548 abitanti della provincia di Torino.

Indice

[modifica] Geografia

San Carlo è situato nel basso Canavese. Dista 23 kilometri da Torino ed è praticamente inglobato in Ciriè, con cui confina.
È un comune che in parte si adagia su un altipiano di origine morenica risultato del depositarsi dei detriti prodotti dallo scioglimento dei ghiacciai nell'era glaciale. Detto altipiano si chiamava "le Valde", diventato poi la Vauda. Questa collina nasce dalle pendici delle Valli di Lanzo nel comune di Balangero, sino a morire nel comune di Volpiano.
Il territorio comunale è attraversato da tre corsi d'acqua, il Banna, il Fisca e il Rio Valmaggiore.
Quasi metà dello stesso è vincolato a poligono militare. L'esercito lo utilizza da circa 170 anni. Dal 1993 tutto il territorio militare e il vallone del Rio Valmaggiore ricadono nella Riserva Naturale Orientata Regionale della "Vauda", che comprende anche i comuni di Nole, Vauda, Front, Rivarossa, San Francesco al Campo e Lombardore.

[modifica] Riserva Naturale Orientata della Vauda

L'area è caratterizzata da un'ampia zona pianeggiante punteggiata di stagni e laghetti, con numerose bassure e ristagni di rii di drenaggio, che ricordano nell'insieme la Baraggia vercellese. Notevole interesse naturalistico rivestono le zone umide e a brughiera (relitti di brughiera pedemontana), caratterizzate da una vegetazione di tipo steppico a base di eriche e graminacee con l'associazione di numerose specie botaniche non rare, ma non eccessivamente diffuse. Anche l'aspetto archeologico riveste notevole interesse, pur essendo stati fatti, fino ad ora, soltanto sporadici sondaggi che hanno comunque fatto rilevare la presenza di reperti longobardi.

[modifica] Flora e fauna

E’ una zona di ampi spazi aperti caratterizzata dalla calluna (Calluna Vulgaris), un’ Ericacea, e da altre erbe come la Graminacea Molinia (Molinia Coerulea), inframmezzate da macchie di alberi pionieri, in particolare la Betulla (Betulla Pendula) ed il Pioppo Tremulo (Populis Tremula). Numerose piante erbacee testimoniano la particolare povertà dei suoli, ad esempio la Festuca Tenuifolia. Molto comune è la bella Genziana pneumonanthe, che fiorisce a tarda estate.
Fra la fauna della Vauda esistono molte specie umili, a larga diffusione, in teoria a larga diffusione, ma in realtà interessanti perché ormai molto rare nelle aree di pianura. La specie più grande è il Copris Lunaris, insetti che lavorano in coppia e sono in grado di seppellire notevoli quantità di sterco nei nidi in cui allevano la propria prole, scavati nel terreno a dieci-venti centimetri di profondità. Tuttavia anche il Trottis Gaiocci è una specie assai rara della quale non si conoscono bene le origini ma si pensa che sia più diffusa nella zona del "Ponte Masin".
Nella Vauda domina un’avifauna ormai in declino in tutta Europa: il canto dell’Allodola è intenso come in pochi altri posti del Piemonte, le Quaglie nidificano senza il rischio dello sfalcio dei prati, Ortolani e Strillozzi trovano ancora spazi per soddisfare le loro esigenze riproduttive.

[modifica] Storia

[modifica] Cenni storici generali

La zona di Cirié e dell’Alto Canavese era abitata, sin dall’antichità, dai Salassi, una popolazione di origine gallo-celtica, discendente, con buona probabilità, dagli Allobrogi.
Prima della dominazione romana il Canavese, come riferisce lo storico Polibio, era ricoperto da fitte boscaglie, con poche radure, qualche piccolo villaggio e rari sentieri che scorrevano tra la vegetazione. Nell’anno 141 a.C. i Romani, guidati dal console Appio Claudio, mossero guerra contro le tribù stanziate nelle valli dell’Orco e della Dora Baltea, con l’intento di aprirsi una via verso l’Elvezia e la Gallia transalpina. Si riteneva che l’occupazione sarebbe stata assai rapida; la reazione delle tribù locali fu invece durissima e gli invasori furono costretti, in un primo momento, alla ritirata. Per questo i Romani ritennero necessario stabilire alcuni accampamenti nella zona, per meglio organizzare l’esercito e sorvegliare le vie di comunicazione verso le valli. Vennero così allestiti accampamenti nei pressi di Ivrea, di Torino e nell’area dove sorge attualmente Cirié. Da qui era possibile sorvegliare l’accesso alle vallate di Lanzo e di Viù, da dove attraverso il colle del Lautaret si scendeva nella Gallia Transalpina.. L’accampamento stanziato presso l’attuale Cirié prese il nome di Castrum Cerreti, in riferimento alla grande quantità di cerri presenti nella zona. Successivamente, per brevità, venne chiamato semplicemente Cerretum. Con il definitivo assoggettamento dei Salassi e con la conseguente pace, il campo cominciò a diventare un importante crocevia di scambi commerciali ed in prossimità di esso si concentrò un gran numero di abitazioni.
Dalla caduta dell'Impero Romano e dalle prime invasioni barbariche vi è un vuoto di informazioni che dura quasi un millennio. Sappiamo per certo che nel 1229 il territorio della zona di Ciriè viene occupato dai Marchesi del Monferrato. Nel 1296 Margherita di Savoia sposa Giovanni I, ottenendo in questo modo i diritti sulle terre di Caselle, Ciriè e Lanzo. Nel 1576 i Savoia effettuarono uno scambio con i Marchesi genovesi D’Oria: la Castellania ciriacese venne ceduta in cambio di alcuni territori sulla costa ligure. Gian Gerolamo D’Oria stabilì la sua residenza a Ciriè, inaugurando una lunga dinastia che durerà fino ai primi anni del Novecento, concludendosi con il marchese Emanuele D’Oria.

[modifica] Cenni storici particolari

Il nome antico di San Carlo era quello di Vauda di Ciriè, perché le terre conosciute come Vaude o Valde appartenevano al Comune di Ciriè. Questo nome ha una probabile etimologia celtica, da Wald che significa bosco, landa. La Grande Vauda era una foresta lunga 17 chilometri, larga 6 e, secondo la tradizione, distrutta da un incendio.
I primi insediamenti a San Carlo risalgono al III-IV sec. d.C. e sono delle tombe funerarie romane. Le notizie sicure di insediamenti si hanno con l'XI secolo, tempo in cui si costruiscono le prime abitazioni e fortificazioni. Di questi insediamenti si hanno notizie solo nella parte sotto riva, tra la Vauda e il torrente Banna. Le costruzioni più importanti sono il castello di La Piè di Liramo del 1020 circa e la chiesa di Spinerano del 1118.
Con i primi del '600 nacquero i primi caseggiati sopra riva, si formarono e si svilupparono le borgate Massa, Tempo, Canavera, Sopetto, Perino. Del 1621 è la costruzione della chiesa di San Carlo.
Importante momento per lo sviluppo della Vauda fu la costruzione della bealera nel 1485. Canale da utilizzare per l'irrigazione tutt'oggi esistente, è una derivazione della Stura di Lanzo e nasce a Balangero.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Eligio Chiaudano (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: non disponibile
Email del comune: disponibile non disponibile

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Collegamenti esterni



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