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Oristano - Wikipedia

Oristano

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Oristano
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Oristano]]
Oristano - Bandiera
Oristano - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Sardegna
Provincia: stemma Oristano
Coordinate: 39°54′0″N 8°35′0″E / 39.9, 8.58333
Altitudine: m s.l.m.
Superficie: 84,63 km²
Abitanti:
32.932 31-12-2006 (ISTAT)
Densità: 389,12 ab./km²
Frazioni: Donigala, Massama, Nuraxinieddu, Silì, Torre Grande 
Comuni contigui: Baratili San Pietro, Cabras, Nurachi, Palmas Arborea, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Simaxis, Solarussa, Villaurbana, Zeddiani
CAP: 09170
Pref. tel: 0783
Codice ISTAT: 095038
Codice catasto: G113 
Nome abitanti: oristanesi 
Santo patrono: Sant'Archelao 
Giorno festivo: 13 febbraio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Oristano (in sardo Aristanis, in spagnolo Oristán, in catalano Oristany) è un comune con circa 30.000 abitanti, città e capoluogo della Provincia di Oristano nella Sardegna occidentale. È situata nella parte settentrionale della pianura del Campidano, nella regione detta Campidano di Oristano. Istituita provincia il 16 luglio 1974, ha però una storia antica, in particolare legata al Giudicato di Arborea ed alla figura di Eleonora d'Arborea Avendo un'area vasta che conta circa 75.000 abitanti, di fatto è la terza area urbana dell'isola dopo Cagliari e Sassari.

Indice

[modifica] Storia

Il golfo di Oristano visto dal Monte Arci
Il golfo di Oristano visto dal Monte Arci

La bizantina Aristianis, sorta presso l'antica città fenicia di Othoca (attuale Santa Giusta), fu fondata nel 1070, quando l'arcivescovo arborense Torcotorio vi trasferì la sede vescovile, abbandonando l'ormai decaduta Tharros, e il giudice Orzocco I la eresse a capitale del Giudicato di Arborea. Questo trasferimento probabilmente fu dovuto alle incursioni saracene che in quegli anni imperversavano sul litorale occidentale sardo, e alle quali la città di Tharros era soggetta. La nuova città era invece protetta dalle eventuali incursioni nemiche da barriere naturali quali gli stagni di Santa Giusta e la biforcazione del fiume Tirso, che prima di arrivare ad Oristano si divideva in due rami, di cui uno passava a nord e l'altro a sud della città. Le prime fortificazioni furono erette dal giudice Barisone, ma il sistema difensivo fu completato solo da Mariano II, che progettò e fece costruire una cinta muraria con due grandi torri in corrispondenza delle porte principali della città: la Port'a Ponti a nord e la Port'a Mari a sud.
Il medioevo oristanese fu caratterizzato da numerose guerre tra il giudicato arborense e gli altri regni sardi, culminate nel tentativo di egemonia sull'intera isola e di resistenza all'invasione aragonese operato da Mariano IV (1347-'75) e da sua figlia Eleonora (1375-1404). Il Giudicato di Arborea fu il più longevo degli stati sardi indipendenti, e cadde in seguito alla sconfitta subita dall'esercito arborense presso l'attuale Sanluri nel 1409. Conquistata quindi dagli Aragonesi fu successivamente trasformata in marchesato. Leonardo Alagòn, ultimo marchese di Oristano, tentò di riportare la città all'antica gloria giudicale ma nel 1478 a Macomer il suo esercito subì una pesantissima sconfitta. Da quel momento Oristano seguì la comune storia della Sardegna attraverso le dominazioni aragonese-spagnola (fino al 1708) e piemontese-italiana (dal 1720). Nell'Aprile del 1921 Davide Cova, Emilio Lussu, Camillo Bellieni con altri reduci sardi della prima guerra mondiale, fissarono la data ufficiale di fondazione del Partito Sardo d'Azione.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Luoghi di interesse

[modifica] Monumenti

  • Torre di Mariano II o Torre di San Cristoforo o Port'a Ponti. Eretta nel 1290, era una delle due principali porte d'ingresso dell'antica cinta muraria, si trova nell'attuale piazza Roma. La gemella Torre di San Filippo o Port'a Mari, che era ubicata nell'attuale Piazza Mannu, è stata abbattuta nel 1907, quando in grave stato di abbandono e fatiscenza fu giudicato "di nessun valore artistico o culturale" da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.

Difficile oggi giustificare quel documento di demolizione redatto in data 27 settem­bre 1906 che inchioda molti illustri nomi del tempo sulla responsabilità dell’abbat­timento affrettato per dar luogo ad una piazza e lo sbocco diretto alla via per Ca­gliari, già del resto allora esistente attra­verso l’ampia porta giudicale. Infatti in tale data, così Foiso Fois ci ricor­da “... per disposizione del Ministero della Pubblica Istruzione, di pugno del Ministro che esprime il suo personale rammarico, secondo il parere favorevole dell’allora Direttore del Mu­seo Archeologico, prof A. Taratnelli, del Diret­tore dell ‘Ufficio Regionale per la conservazione dei Monumenti ing. Dionigi Scano, dell ‘Ing. Civico del Comune di Oristano: Busacchi, del Prefetto Onorato Germanico, del Sindaco Al­berto Sanna, del Dott. Silvio Lippi, Direttore dell’Archivio di Stato, dell’Ing. Mariello e dell ‘Avv. Ballero Ciarello, concorde il senatore Parpaglia, veniva decretata la demolizione del­la “Porta a Mari” ritenuta di nessun valore storico ed artistico. In pari tempo veniva richie­sto, da parte dell ‘Ufficio Regionale per la Con­servazione dei Monumenti, l’impegno al Co­mune di salvaguardare da ulteriori danni le restanti mura ed i ruderi della adiacente Torre di S. Filippo”.

A ricordo di questa “PORTA”, gemella della “PORTA PONTE” di San Cristoforo, ci è rimasta l’epigrafe del 1293, così solen­nemente celebrata: IN NOminE DomINI NotRI IHesV CHRISTI AMen. HOC OPus HVIus TURRIS POST COnFECTIOnEM/PorTE PVBLICE HVIus MVR: FACTVm FVIT Hanc TVRREm/ET FABRICAM MVRI FECit FIERI DomiNus MARIAnus VlCEcomes/DE BASSO IVDEX ARBORee QVI FELD( DIV VIV/AT ET POS(t eius) (o)BITVM IN CHRIstO QUIESCAT/PRO CVius ANIMA QVICUMQUE HAS LITERAS LEG/ERIT INTERCEDAT AD DomiNuM. MCCXCIII. InDiCione VI. /ANNO REGnI EIvs XXVIII. (Carta Raspi, op. cit.). Il contenuto di questo straordinario docu­mento che ha la firma, come la gemella del 1290, dello stesso Mariano II, dice tutto sulla importanza storica di questa Porta Mare, mai abbattuta dalle forze nemiche, ma sempre salda ed emblema di un gran­de giudice, ora condottiero ora costruttore edile, che progettò, disegnò e seguì con entusiasmo tutti i lavori di fortificazione della città giudicale erigendo le importan­ti porte nei punti vitali, aperte verso il ponte sul Tirso, verso il Barigadu e verso il porto, dotando, quindi, la città di salde mura con tutti gli accorgimenti strategici di una fortezza militare. Mariano II è l’artefice di questa colossale opera, come è anche attento stratega e uomo di raffinata cultura che si attornia di celebrati artisti come Anselmo da Como, maestro lombardo educato alla scuola borgognona, che, nel 1293, edificherà la spaziosa basilica gotica di S. Pietro di Cuuri, oggi Zuri, che custodisce e com­pendia preziosissimi d’oltralpe ed in­fluenze locali, esaltando nel contempo, nei molteplici percorsi scultorei, gli aspetti sa­lienti della società giudicale. Così nella esaltazione del “ballo sardo”, espresso nell’alta mensola esterna della basilica, come rituale simbolico, il rilievo è volto ad esprimere l’omaggio al santo pa­trono dei giurati del popolo uniti e concor­di ora, attorno alla loro basilica che fre­quentemente accoglierà le masse dei villici in determinati momenti, sia per l’ elezione democratica dei rappresentanti del popolo, sia per affrontare via, via i problemi connessi alla vita dei paesi limi­trofi confinanti col giudicato di Torres. Ed i simbolismi continueranno nella men­sola del fianco meridionale dove si dà ri­lievo alla “scrofa” che allatta i maialetti, rimarcando in questo uno degli aspetti vitali della economia dell’epoca che assi­curava in una forma autarchica il sosten­tamento annuale della famiglia. Così pure nella mensola della “tribuna”, Anselmo da Como non a caso darà rilievo ai “fal­chetti nostrani”, predatori infallibili addestrabili per la caccia e tanto ricercati dalle corti mediterranee, europee ed orientali. La munificenza di Mariano traspare in tutte queste opere non limitate esclusiva­mente al capoluogo. E l’impronta del suo intuito politico era anche rappresentato dalla “Porta a Mare”, segno della importanza di crescita cultu­rale e commerciale del Giudicato arbo­rense che guardava al mare come libero ed aperto orizzonte. Quella “Porta” non avrebbe di certo oggi sfigurato specie ora in questo contesto di crescita della città e della sua provincia, ma avrebbe ancora rappresentato il punto simbolico di una società nuova, orgoglio-sa della sua identità, che guarda ancora al mare. Se osserviamo la bellissima litografia ese­guita nel 1827 dagli architetti Cominotti e Marchesi, dove la torre appare ancora integra con la sua porta, accanto il castello diroccato che conserva il suo perimetro ed il Palazzo Giudicale in buono stato, nel mezzo di una topografia urbana ben defi­nita e pulita che non si discosta poi tanto da quella odierna, comprendiamo ancor più il grave colpo inferto alla città agli albori del secolo. E sono scempi che hanno spazzato via immagini vere e sacre della storia di questa città. E sono immagini su cui l’uomo di oggi deve soffermarsi a me­ditare, perché non vi è progresso senza il rispetto della propria identità. Certo non si può vivere sognando la città antica, ma è anche vero che la città moder­na ha il dovere di tutelare questa immagi­ne, e sarebbe ora che si discutesse seria­mente di questo patrimonio che appartie­ne alla gente. La storia di questa città potrà essere ancora palpitante quando la Muni­cipalità avrà finalmente riacquisito tutti quegli elementi mancanti, legati alla vita del castello e al palazzo giudicale rimasti fatalmente inglobati nelle strutture del carcere. Come è giusto che la Basilica di S. Francesco, il cui Cenobio custodisce docu­menti straordinari della cultura e dell’arte giudicale, riottenga il suo antico Chiostro con l’annesso refettorio dove avevano luo­go le solenni ed importanti adunanze giu­dicali nella lotta nazionalistica di Mariano IV e dei suoi figli Ugone ed Eleonora d’Arborea. Riavere tutto questo signifi­cherebbe il ritorno alla “verità storica”, il ritorno ad un patrimonio che non può ol­tre rimanere ingabbiato, celato, ignorato, perché il monumento è di tutti, perché la storia è anche il monumento, e la crescita della città è nel rispetto delle radici cultu­rali che diventa orgoglio nella vita operati­va di tutti i giorni. L’appello non è soltanto di oggi, ma oggi è urgente decidere nel momento in cui la città prende coscienza ed ha una sua fisionomia ben definita di Città-guida. Il Chiostro di S. Francesco deve essere re­stituito al suo convento per essere attivo come lo è stato nel suo passato. Deve ritor­nare ad essere “cenacolo di cultura” come lo sono quelli di Alghero, di Sorres ed altri, che sono e rappresentano nel tessuto so­ciale dell’isola non esclusivamente il “cimelio”, ma elemento vivo nella vita eco­nomica e culturale della città, del territo­rio, della regione. Questa necessaria divagazione non ci ha allontanati dal discorso sulla presenza dell’arte nei Giudicato d’Arborea. La fiori­tura del romanico e poi del gotico, adatta­to e contenuto, quest’ultimo, nei suoi ele­menti stilistici, ci consente di ripercorrere i “momenti” particolari dei fermenti artistici che hanno animato l’Arborea. Maestri di chiara fama giungono in Sardegna e ope­rano in città e nel territorio realizzando opere architettoniche sobrie ed interessan­ti con l’impiego di materiali locali spesso anche di spoglio, che danno colore e plasticità diverse a seconda del loro impie­go. Ad Oristano predomina l’arenaria sia nella architettura militare e civile che reli­giosa, mentre nel territorio i paramenti litici appaiono più vari: dalla trachite ros­sa ai tufo bianco, al basalto nero o grigio. Assai viva è la scuola toscana, ma non mancano gli incontri con la scuola lombar­da, con quella comacina e campionese, con la borgognona, come non sono assenti i riscontri islamici certamente limitati ad elementi decorativi ma densi di contenuti estetici. Opere architettoniche che non sono sporadiche, ma frutto di una politica amministrativa giudicale di affidare il ter­ritorio alla cura delle comunità monasti­che depositarie della cultura classica e portatrici di rinnovamento e di tecniche più aggiornate nel campo delle diverse colture: dall’agronomia all’apicoltura, dall’allevamento del bestiame all’arte tessile, incrementata, quest’ultima, soprattutto dai benedettini, Frequente anche l’attività ospedaliera in molti monasteri. Un’attivi­tà, quindi, intensa che non trascurava nul­la del territorio. Le campagne erano ani­mate giorno e notte da una intensa vita lavorativa.

[modifica] Chiese

Il Cristo di Nicodemo, chiesa di S.Francesco. Oristano
Il Cristo di Nicodemo, chiesa di S.Francesco. Oristano

[modifica] Chiese moderne

  • San Paolo Apostolo. Ubicata nei quartieri di Toràngius e Axi Anadis è stata costruita negli anni novanta, è mantenuta dai frati francescani di San Francesco.
  • San Giuseppe lavoratore. Si trova nella nuova zona di Sa Rodia.
  • Sacro Cuore. Ubicata nella zona che prende il suo nome e che prima era chiamata "Corea", è una chiesa in cemento armato risalente agli anni sessanta-settanta.
  • San Giovanni Evangelista. Si trova nel quartiere San Nicola.

[modifica] Palazzi e ville

  • Palazzo degli Scolopi, la sede del comune - piazza Eleonora
  • Palazzo d'Arcais - corso Umberto (via Dritta)
  • Seminario Arcivescovile - via Duomo
  • Palazzo Falchi - corso Umberto (via Dritta)
  • Palazzo Carta - piazza Eleonora
  • Casa de La Ciudad - piazza di Città (piazza Eleonora)
  • Palazzi Bastogi (palazzi SAIA), chiaro esempio di architettura razionalista ad Oristano - via Cagliari.
  • Palazzo So.Ti.Co., è tuttoggi al centro di numerose polemiche per via del suo contrasto urbanistico con la prospiciente Torre di San Cristoforo - piazza Roma.

[modifica] Cultura

[modifica] Musei

[modifica] Feste e fiere

Sartiglia
Sartiglia

La manifestazione più importante è la Sartiglia: giostra equestre di origine medievale, eredità lasciata dalla dominazione aragonese, che si tiene l'ultima domenica e l'ultimo martedì di carnevale. È corsa dai due gremi più antichi di Oristano: il gremio dei contadini, che corre la domenica; il gremio dei falegnami che corre il martedì. Il capo-corsa è "Su Componidori", lo accompagna il secondo "Su Secundu", il terzo "Su Terzu Cumpoi" e un certo numero di cavalieri. Partecipano alla sartiglia 40 pariglie, scelte trami delle selezioni, per un totale di 120 cavalieri.
Ciascun cavaliere prende la rincorsa lungo la via Duomo "seu de Santa Maria" e tenta di raggiungere con la spada una stella appesa ad un nastro, posto a circa metà del percorso. Tradizione vuole che maggiore sia il numero delle stelle conquistato, migliore sarebbe l'auspicio della fortuna, la fertilità dei campi nel nuovo anno.
A fine corsa, "Su Componidori" benedice la folla con un mazzolino di viole "Sa Pippia de Maiu".
Dopo la Sartiglia si corre la "Pariglia", lungo "s'arruga de Santu Sebastianu" l'attuale via Mazzini. I cavalieri, in questo caso corrono a tre per volta, combinandosi in varie figure, con temerarie acrobazie, in piedi sulle groppe degli animali e in vari altri modi formando triadi si esibiscono in evoluzioni sui cavalli in corsa.

Nel mese di giugno si festeggia San Martino con un concerto nella piazza omonima.
L'8 settembre si festeggia la Madonna del Rimedio.

[modifica] Personalità legate a Oristano

[modifica] Trasporti

[modifica] Trasporto pubblico

Il trasporto pubblico a Oristano è effettuato dall'ARST. Ha 7 linee di cui 3 extraurbane le linee sono:Azzurra da Oristano va a Torregrande sulla spiaggia, le linee Rossa destra e Rossa sinistra partono da P. S. Martino e circolano dentro Oristano non sono attive nei giorni festivi, le linee Verde destra e Verde sinistra circolano dentro oristano e toccano anche il centro storico e il nuovo quartiere non sono attive nei giorni festivi, la linea Gialla unisce la Stazione FS di Oristano con la Frazione di Silì non è attiva nei giorni festivi, la linea Arancione parte dalla stazione FS di Oristano e attraversa i paesi di Rimedio, Nuramixinieddu, Massama e Donigala non è attiva nei giorni festivi

[modifica] Trasporto aereo

A una distanza di 4 km a est dal centro è situato il piccolo Aeroporto di Oristano-Fenosu.

L'Aeroporto di Cagliari si trova, inoltre, a meno di 90 km da Oristano.

[modifica] Sport

Nel calcio maschile la S.P.Tharros è retrocessa in 1°categoria nell'anno calcistico 2007/08. Nel calcio femminile dopo 2 anni nel massimo campionato, l'Atletico Oristano nella stagione 2007/08 disputa la serie A2. Nella città è presente anche uno stadio per atletica leggera, il campo CONI.

[modifica] Sportivi oristanesi

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Angela Eugenia Nonnis dal 06/2007
Centralino del comune: 0783 7911
Email del comune: info@comune.oristano.it

[modifica] Gemellaggi

[modifica] Altri progetti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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