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Somalia - Wikipedia

Somalia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Somalia
Somalia - Bandiera
Somalia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto:  

Informazioni
Nome completo: Somalia
Nome ufficiale: Soomaaliya
Lingua ufficiale: Somalo, arabo¹, italiano¹
Capitale: Mogadiscio  (2.450.000 ab. /  )
Politica
Governo: Repubblica federale
Capo di stato: Abdullahi Yusuf Ahmed
Capo di governo: Nur Hassan Hussein
Indipendenza: Dal Regno Unito il 26 giugno 1960, dall'Italia l'1 luglio 1960
Ingresso nell'ONU: 20 settembre 1961
Superficie
Totale: 637.660 km²  (41º)
 % delle acque: 1,6 %
Popolazione
Totale (2005): 10.700.000 ab.  (88º)
Densità: 16 ab./km²  
Geografia
Continente: Africa
Fuso orario: UTC +3
Economia
Valuta: Scellino somalo


Energia:
Varie
TLD: .so
Prefisso tel.: +252
Sigla autom.: SP
Inno nazionale: Soomaaliyeey Toosoow
Festa nazionale:  

¹ Il somalo e l'arabo sono le lingue ufficiali, ma nell'amministrazione si usano tutt'ora anche l'italiano, che era lingua ufficiale nelle università fino al 1991, e l'inglese.
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La Somalia [so-mà-lia] (in somalo: Soomaaliya; arabo: الصومال, al-Sumāl) è uno Stato dell'Africa Orientale situata nel corno d'Africa. Confina col Gibuti a nord, con l'Etiopia a ovest e con il Kenya a sudovest; si affaccia a nord sul Golfo di Aden e a est sull'Oceano Indiano. Il territorio è in gran parte arido e semi-arido, a eccezione del sud, più fertile.


Indice

[modifica] Storia

La Somalia come stato indipendente nacque nel 1960, dall'unificazione di Somalia Italiana e della Somalia Britannica. Dopo l'indipendenza, il paese ha attraversato numerose difficoltà politiche e sociali e a partire dagli anni ottanta si trova in una condizione di guerra civile permanente.

Attualmente la Somalia è composta da 4 Stati Autonomi all'interno della Somalia stessa e dalla Repubblica Autonoma Indipendente del Somaliland che sta cercando di staccarsi dalla Somalia (con la quale si era unita nel 1960 per formare la Grande Somalia) richiedendo un riconoscimento internazionale.

Gli Stati Autonomi all'interno della Somalia:


[modifica] Le origini ed il periodo coloniale

La storia dell'attuale territorio della Somalia risale all'antichità, quando la regione fu conosciuta attraverso gli antichi egizi. Fra il II e il III secolo d.C. varie parti del territorio furono inglobate nel regno etiope di Aksum. Poco tempo dopo, alcune tribù arabe si stanziarono non molto distante dalla costa del Golfo di Aden e lì formarono un sultanato che aveva come capitale il porto di Zeila. Allo stesso tempo il paese si islamizzò a causa degli sciiti provenienti dalla Persia. Nonostante ciò, gli abitanti mantennero le loro lingue ancestrali al posto di adottare l'arabo.

A partire dal XIII secolo, somali e pastori nomadi stabilitosi nel nord del Corno d'Africa, cominciarono a emigrare in direzione dell'attuale regione della Somalia. Prima i Galla, pastori e agricoltori, avevano iniziato la loro migrazione dall'Ogaden e l'Abissinia. Tutti questi popoli si installarono definitivamente sul territorio. Alcuni popoli arabi provarono ad appropriarsi del territorio, fra questi i sultani di Zanzibar che giunsero ad impadronirsi delle coste. Molti somali si dispersero nel territorio, specialmente in prossimità dell'Abissinia.

L'anno 1884 pose fine a un lungo periodo di pace. Con la Conferenza di Berlino, iniziò una lungo lotta sanguinosa in cui tre stati si contendevano la Somalia. L'Italia, la Gran Bretagna e la Francia si spartirono il suo territorio nel tardo XIX secolo.

I britannici stabilirono il Protettorato della Somalia Britannica nel 1886 dopo la ritirata dell'Egitto e il trattato con il clan Warsangeli. L'Egitto tentava di impedire l'espansione coloniale europea nell'Africa nordorientale. L'area meridionale, occupata dall'Italia nel 1892, divennero conosciuti come Somalia Italiana. La parte più settentrionale del territorio fu data alla Francia, che stabilì la Somalia Francese, costituita dai territori di Afars e Issas.

La Guerra somala per la Resistenza Coloniale (1898-1920) fu guidata dal poeta, scolaro e politico somalo Mohammed Abdullah Hassan. La guerra terminò con il bombardamento da parte della RAF del forte di Sayid, che causò una grande perdita di militari e civili somali.

L'indipendenza delle colonie fu ottenuta nel 1960: Somalia Italiana e Somalia Britannica divennero parte dell'attuale stato unendosi subito. Lo stato del Gibuti, l'ex Somalia Francese, divenne indipendente nel 1977.

[modifica] Dal 1960 al 1969: la guerra con L'Etiopia

Nel 1964 e nel 1977 la Somalia combatte due guerre contro l'Etiopia (governata da cristiani). Le guerre non erano tuttavia di matrice religiosa, ma territoriale. Era infatti conteso il territorio che era popolato da somali ma rimasto all'Etiopia in seguito alla divisione delle terre colonizzate effettuata dalla Gran Bretagna nella seconda metà dell'Ottocento. Il territorio di Ogaden è rimasto poi all'Etiopia ed il governo somalo ha successivamente deciso di abbandonarne la rivendicazione.

[modifica] Dal 1969 al 1991: la dittatura di Siad Barre

Nel 1969, un colpo di stato militare portò al potere il generale Siad Barre. Fra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni '80 iniziarono a formarsi organizzazioni di guerriglia ostili al regime di Barre. Ebbe così inizio un'epoca di guerra civile intermittente che, sebbene con diversi contendenti, perdura ancora oggi. Nel 1991 Barre fu estromesso; la lotta per il potere che ne seguì contrappose diversi gruppi tribali, in un nuovo crescendo di violenza accompagnato peraltro da una terribile carestia. Nello stesso anno, l'ex Somaliland annunciò la propria secessione, un evento che diede origine a nuovi scontri.

[modifica] Dal 1991 al 2004: il caos ed il fallimento della missione ONU

Il conflitto divenne sempre più confuso e violento, culminando nella Battaglia di Mogadiscio, che aumentò l'ostilità della popolazione locale. Gli americani si ritirarono nei primi mesi del 1994, provocando il fallimento della missione UNOSOM. Nel 1995 l'ONU, incapace di far fronte alla situazione, ritirò le proprie forze (nella missione "Restore Hope", partecipava anche l'Italia). Il periodo fu caratterizzato dalle violenze dei "Signori della guerra", i temibili capi-clan che sottomisero la popolazione e che costrinsero alla fuga, nel 1994, anche i caschi blu dell'ONU e i marine americani. Essi imperversarono per anni in gran parte del sud del Paese (la zona fertile ed agricola della Somalia).

Verso la fine degli anni novanta ci fu un momento di scambi diplomatici importante, che incluse un accordo fra ventisei fazioni (1997), la Conferenza di pace di Gibuti (2000), e la Conferenza di pace di Mbagathi (2002).

[modifica] Dal 2004 al 2006: il governo di transizione, le Corti Islamiche e l'intervento dell'Etiopia

Nel 2004 il processo di pacificazione sembrava avviarsi alla conclusione; fu eletto dalla IGAD (l'organizzazione politico-commerciale formata dai paesi del Corno d'Africa) un parlamento federale e furono nominati un presidente ad interim (Abdullah Yusuf) e un governo, il Governo Federale di Transizione somalo (Tfg) (con Primo Ministro Mohamed Mohalim Gedi). Queste deboli istituzioni tuttavia non riuscirono a rendere effettivo il loro potere e a governare davvero il paese, anche a causa dell'opposizione dei "signori della guerra" di Mogadiscio, quasi tutti componenti del governo stesso.

Infatti il ne il Parlamento, tanto meno il Governo è stato eletto, bensi uscito da una trattativa durata due anni in Kenya tra i vari signori della guerra. Era la 14° conferenza di "pace" in cui, per esigenza di Ordine Nuovo, sono intervenuti sia gli USA, direttamente e tramite Etiopia, e UE.

Proprio per questa non trascurabile presenza i vari signori si sono accordati di creare una parvenza di governo e Mr. Yusuf, il più potente signore della guerra, nominato come Presidente. In ogni caso, aldilà della facciata concorde, nessun signore della guerra era disposto a lasciare il proprio feudo e consegnarlo ad un'altro signore con cui era in guerra da 16 anni.

Nel febbraio del 2006, dopo 16 anni di guerra tra di loro, improvvisamente e stranamente i "signori della guerra" iniziarono una guerra contro Al qaeda, attaccando alcuni integralisti islamici nella capitale. La popolazione fu incapace di fermarli, e furono colpiti molti islamici integralisti inoffensivi (autorità religiose o persone molto legate all'islam) colpevoli solo di essere presunti affiliati ad Al qaeda. La stessa popolazione si schierò a favore degli integralisti colpiti.

Una nuova crisi giunse nell'estate del 2006; le milizie controllate dalle Corti islamiche (sostenute, secondo l'ONU, da Iran, Libia e Arabia Saudita) scacciarono da Mogadiscio, con l'appoggio della popolazione civile, i signori della guerra e presero il controllo della parte centro-meridionale del Paese. Per contrastare la loro avanzata e impedire il rovesciamento del governo provvisorio somalo internazionalmente riconosciuto, l'esercito etiope entrò in soccorso dell'esercito governativo somalo, sostenuto anche da Uganda, Yemen e Kenya. Il governo provvisorio si rifugiò a Baidoa (a circa 250 chilometri da Mogadiscio), perdendo il controllo della capitale.

Per ben due volte si tentò, vanamente, di trovare un accordo tra Corti islamiche e governo provvisorio, sotto la mediazione di IGAD, Lega araba e ONU. Il governo transitorio ha sempre avuto l'appoggio dell'Etiopia, allo scopo di essere difeso dagli eventuali attacchi della Unione delle Corti islamiche.

Il 14 agosto 2006 Galmudug si auto-dichiarò uno Stato all'interno della Somalia.

Nella seconda metà del 2006 le Corti islamiche riuscirono a riportare una relativa pace nelle città e nelle regioni che governavano (Mogadiscio compresa): scesero i prezzi di molti beni di prima necessità, e riaprirono perfino, dopo undici anni, il porto e l’aeroporto. Ma tutto questo venne ottenuto grazie a esecuzioni sommarie e a gravi riduzioni delle libertà (come la chiusura dei cinema).

Il governo transitorio stabilì poi un'alleanza con l'amministrazione autonoma del Puntland, allo scopo di contrastare l'avanzata delle milizie delle Corti islamiche verso le città di Baidoa e Galcayo. Le milizie dell'Unione costituirono una minaccia per la Repubblica autonoma del nord-ovest e per lo stesso Puntland (regioni non riconosciute dalla comunità internazionale, e tuttavia rispettate in Somalia, grazie ai loro governi stabili). Tali territori avevano inoltre infrastrutture pienamente operative (tra cui porti e aeroporti).

Così, nel dicembre 2006 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approvò la risoluzione 1725, che diede il via libera formale (revocando l'embargo delle armi al governo federale) a una forza internazionale regionale con il compito di “monitorare e mantenere la sicurezza a Baidoa”, permettendo di fatto alle istituzioni transitorie di riarmarsi. Pochi giorni dopo si riacutizzarono gli scontri tra le milizie delle Corti islamiche e le truppe fedeli al governo provvisorio di Baidoa (sostenute militarmente dall'Etiopia). Sul finire dello stesso mese, le truppe etiopi, intervenute pesantemente a sostegno del governo di Baidoa, entrarono nella capitale somala dopo pochi ma violentissimi giorni di guerra, provocando migliaia di morti e suscitando la ferma disapprovazione di Unione Africana, Lega Araba ed IGAD.

[modifica] Dal 2007 ad oggi: la tragedia umanitaria[1]

Il 9 gennaio 2007 gli Stati Uniti entrarono militarmente nel conflitto, a supporto dell'esercito etiope e con il sostegno del presidente e del governo somalo, causando la morte di numerosi civili ricevendo dure critiche dall'Unione Europea e dall'ONU. Sono stati colpiti numerosi villaggi nel sud del paese, in cui (secondo i militari americani), si sarebbero rifugiati esponenti di Al qaeda. Pochi giorni dopo, i signori della guerra (tra cui Mohamed Qanyare Afrah, del clan dei murursade, e Mussa Sudi Yalaow, a capo degli Abgal/daud) accettarono di disarmare le loro milizie e di entrare nel nuovo esercito nazionale. Nello stesso periodo, il parlamento sfiduciò il suo portavoce (Sharif Hassan Shek Aden), ritenuto troppo vicino alle Corti Islamiche.

Nei primi giorni del mese di marzo, sono giunte a Mogadiscio le truppe ugandesi della missione di pace dell’Unione africana (Amisom, African Mission to Somalia) incaricate dall'Unione Africana di controllare la capitale e contrastare il ritorno delle milizie islamiche. Nonostante fosse atteso per i mesi successivi l'arrivo nel Paese del resto dei "caschi verdi" (con truppe provenienti da Nigeria, Ghana, Malawi e Burundi), il solo contingente ugandese è rimasto per tutto il 2007 in territorio somalo.

Nonostante l'arrivo delle truppe ugandesi, gli scontri sono aumentati di intensità (anche contro gli stessi "caschi verdi"). La situazione a Mogadiscio è precipitata nel caos come non accadeva da anni, con il perdurare di violenti scontri tra truppe etiopi, governo di transizione e nuovamente i signori della guerra da un lato e milizie islamiche dall'altro.

Nel maggio 2007, l'ONU ha annunciato che il governo somalo ha accettato di nominare la commissione di inchiesta che indagherà sui crimini dei guerra commessi nel corso degli scontri del mese di aprile tra le truppe governative appoggiate dall'esercito etiope ed i ribelli appoggiati da miliziani delle Corti islamiche.

Alla fine di luglio 2007, il lieve miglioramento della situazione ha consentito il rientro di 125.000 sfollati. Tuttavia, i combattimenti non sono cessati, e la Conferenza di Pace e Riconciliazione pare non avere alcun effetto. Ancora da risolvere è la questione del Somaliland, stato autoproclamatosi indipendente.

Nell'autunno del 2007 la situazione è drammaticamente precipitata. A Mogadiscio (in preda a caos, violenze ed epidemie) si è in piena catastrofe umanitaria, e gli sfollati hanno raggiunto quota un milione nel solo anno in corso. Le truppe etiopi continuano a imperversare ed a scontrarsi con i ribelli armati, mentre il contingente militare ugandese appare incapace di opporre la minima resistenza.

Nel gennaio 2008 il nuovo primo ministro Nur Hassan Hussein eletto a novembre 2007, dopo le dimissioni di Mohamed Mohalim Gedi, è giunto per la prima volta a Mogadiscio. Sempre nel gennaio 2008, sono giunti in Somalia 440 soldati del Burundi a rafforzare il contingente di pace dell'Unione Africana.

Nel giugno 2008 è stata concordata la firma di un accordo tra governo somalo, parte dell'opposizione ed Etiopia. Le fasi previste nell'accordo sono la fine degli scontri armati, l'ingresso delle forze internazionali ed il ritiro dei militari etiopi. Le fasi descritte saranno seguite ed implementate da due commissioni. Per pervenire a tale accordo, a differenza che nei precedenti tentativi, sono state coinvolte le realtà moderate collegate alle corti islamiche. Una prima verifica si avrà a fine 2008, con la prevista conferenza per la ricostruzione della Somalia

[modifica] Geografia

La Somalia dal satellite
La Somalia dal satellite
Per approfondire, vedi la voce Geografia della Somalia.

La Somalia è situata sulla costa orientale dell'Africa a nord dell'Equatore fra il Golfo di Aden a nord; e l'Oceano Indiano a est. Con l'Etiopia, l'Eritrea e il Gibuti è spesso considerata parte del Corno d'Africa. Confina con il Gibuti a nord-ovest, con l'Etiopia a ovest e con il Kenia a sudovest.

[modifica] Morfologia

[modifica] Montagne

  • Shimbiris, 2.547 m s.l.m.
  • Surud Ad, 2.408 m s.l.m.

[modifica] Isole

[modifica] Idrografia

[modifica] Clima

La costa nord della Somalia è calda e umida; l'entroterra ha una temperatura media fra le più alte del mondo. A est, sull'oceano, il clima è più mite. In prossimità dell'Acrocoro Etiopico, in Somaliland, il clima è nettamente più mite compreso fra i 10 e i 30 °C.

[modifica] Popolazione

Crescita demografica della Somalia
Crescita demografica della Somalia

La densità di popolazione della Somalia è di 17ab/km².

La società è organizzata secondo il sistema delle tribù, spesso contrapposte le une alle altre ma al tempo stesso legate da un sentimento evidente di identità nazionale (o etnica). L'epoca coloniale e post-coloniale ha tuttavia distrutto alcuni dei presupposti fondamentali della società tradizionale somala (per esempio il ruolo degli anziani come mediatori dei conflitti).

Anche a causa della guerra civile, la Somalia è terra di emigrazione, sia verso l'Europa che verso il Sudafrica. Alla fine del 2006 si sono registrati fenomeni di intolleranza nei confronti della comunità somala a Città del Capo.

[modifica] Demografia

[modifica] Etnie

Da un punto di vista etnico il paese è molto omogeneo: ben il 95% della popolazione è costituita da Somali. Gruppi etnici minori sono i Bantu, gli Arabi, gli Indiani, i Pakistani e gli europei.

[modifica] Religione

Una omogeneità ancora maggiore si registra sul piano religioso, con una percentuale di musulmani pari a oltre il 99%.

[modifica] Lingue

La lingua più diffusa è il Somalo, una lingua camitica; diffusi anche l'italiano e l'arabo.

[modifica] Ordinamento dello stato

[modifica] Suddivisioni storiche e amministrative

Per approfondire, vedi la voce Regioni della Somalia.
Questa mappa della CIA(2002) mostra le Regioni della Somalia
Questa mappa della CIA(2002) mostra le Regioni della Somalia

La Somalia è divisa in 18 regioni dette Gobolka al singolare, al plurale Gobollada. a sua volta ogni regione è suddivisa in province.

  1. Awdal
  2. Bakool
  3. Banaadir
  4. Bari
  5. Bay
  6. Galguduud
  7. Gedo
  8. Hiiraan
  9. Jubbada Dhexe
  10. Jubbada Hoose
  11. Mudug
  12. Nugaal
  13. Sanaag
  14. Shabeellaha Dhexe
  15. Shabeellaha Hoose
  16. Sool
  17. Togdheer
  18. Woqooyi Galbeed

Allo stato attuale, anche se manca il riconoscimento internazionale, la Somalia risulta divisa in diversi stati autonomi, risultato delle lotte intestine ancora in corso di svolgimento, all'interno dei quali ricadono le regioni amministrative sopra elencate. Questi stati di fatto autonomi sono:

[modifica] Città principali

Per approfondire, vedi la voce Città della Somalia.

Le principali città, situate sulla costa, o dove il clima è più mite, sono Mogadiscio (la capitale), Hargeisa, Merca, Berbera e Chisimaio.

[modifica] Istituzioni

[modifica] Istruzione

Formalmente, la scuola dell'obbligo dura fino a 14 anni. La povertà e l'insicurezza sociale impediscono la messa in atto concreta di questo obbligo, a eccezione di alcune zone urbane. Il tasso di alfabetizzazione si attesta intorno al 24% (si noti che il somalo è lingua scritta solo dal 1972). Dal 1969 esiste un'università nazionale, l'Università nazionale somala, che aveva come lingua ufficiale l'italiano, poi sostituito dal somalo. Gli studenti universitari oggi sono meno di 20.000.

[modifica] Sanità

Il sistema sanitario pubblico è completamente distrutto; la maggior parte delle strutture esistenti sono operate da volontari di ONG straniere. Complessivamente, in Somalia c'è un medico ogni 15.000 persone.


[modifica] Politica

La condizione di guerra civile del paese impedisce di definirne in modo chiaro la struttura politica: le ultime elezioni regolari si sono tenute infatti nel 1984. Dopo la fuga di Barre (nel 1991), la Somalia è caduta nell'anarchia.

Dal 2004 è stato costituito il Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), istituzione piuttosto debole ma riconosciuta dalla comunità internazionale. Tale governo è tuttora contrapposto alle Corti islamiche, che controllano vaste zone del Paese.

Il Paese appartiene dal 1986 all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, organizzazione politico-commerciale formata dai paesi del Corno d'Africa.

All'interno della Somalia ci sono quattro Stati che si sono autodichiarati indipendenti, internazionalmente non ricosciuti, eccetto per il Somaliland visto che intrattiene dei contatti politici con il Regno Unito, Ruanda, Norvegia, Etiopia, Kenia, l'Irlanda e l'Unione Europea (il 17 gennaio 2007 ha inviato una delegazione per gli affari africani per discutere su una futura cooperazione tra UE e Somaliland). Il 29 e 30 Gennaio 2007 il ministro degli esteri dell'Unione Africana cercherà di far riconoscere il paese internazionalmente. Quelli che seguono sono gli Stati che si sono dichiarati Indipendenti o Autonomi all'interno della Somalia:

[modifica] Economia

« Nonostante l’apparente anarchia, il settore dei servizi della Somalia è sopravvissuto o cresce… Il mercato principale di Mogadiscio offre una grande quantità di prodotti: dai cibi ai nuovi modelli elettronici. Gli hotel continuano ad essere in funzione e la guardia nazionale assicura sicurezza.[2] »

La Somalia è uno dei paesi più poveri del mondo; in sostanza, essa dipende quasi totalmente dagli aiuti umanitari. Nel 2001 l' indice di sviluppo umano (ISU) calcolato dal National Human Deplovment Report, è stato di 0.284; questo dato posiziona la Somalia tra le 5 nazioni meno sviluppate nel mondo. Tuttavia non ci sono stime aggiornate.

L'ISU ha comunque fatto registrare un lieve miglioramento negli ultimi anni. L'economia si basa soprattutto sull'allevamento nomade e sulla produzione agricola. Le rimesse degli emigranti che giungono in Somalia ogni anno vanno dai 300 ai 500 milioni di dollari.

Prodotto Nazionale Lordo: 600$ pro capite (159° posto della classifica mondiale).
Bilancia dei pagamenti: - 157 milioni di $.
Inflazione: 81,9%.
Disoccupazione: n.d. Popolazione attiva:

[modifica] Risorse

Produzione di energia elettrica: 70.000 kw.
Pesca: 15.500 tonnellate.
Petrolio: non produttore, raffinazione 10.000 b/g.
Allevamento: pecore 13,5 milioni, capre 12,5 milioni, bovini 5,3 milioni, cammelli 10 milioni.
Minerali: sale, stagno, zinco, rame, gesso, uranio, manganese, ferro.

[modifica] Esportazioni

Arabia Saudita 57%; Emirati Arabi Uniti 15%; Italia 13%; Yemen 9%; Oman 1%; altri 5%.

[modifica] Importazioni

Kenya 23%; Gibuti 17%; Bielorussia 10%; Arabia Saudita 8%; Brasile 7%; altri 35%.

[modifica] Trasporti

Il 50% circa dei somali hanno mantenuto il tradizionale stile di vita nomade e il dromedario come principale mezzo di trasporto. I trasporti su ruote non sono, di conseguenza, molto sviluppati. Complessivamente, la rete stradale conta circa 6.199 km; non esistono autostradeferrovie.

La compagnia aerea nazionale è la Mogadiscio International.

[modifica] Turismo

La permanente situazione di crisi politica nel paese ha impedito lo sviluppo del turismo. In prospettiva, il Paese dispone certamente di risorse che potrebbero essere valorizzate in questo senso (tra l'altro, le grandissime spiagge bianche sull'Oceano Indiano, l'ambiente incontaminato delle Isole Bagiuni e le vaste distese di savana).

[modifica] Comunicazioni

[modifica] Internet

La partecipazione dei somali a internet è in costante aumento, prevalentemente da parte dei somali espatriati all'estero. I siti internet somali, che fino a qualche anno fa erano una ventina, sono diventati parecchie centinaia, a dispetto della scomparsa della Somalia dalla scena internazionale.

Internet assume la funzione di aprire nuovi spazi di espressione ed è impiegato anche dalle varie comunità per rappresentarne le diverse identità.

La diffusione della rete in Somalia è in crescita esponenziale, sfruttando anche l'assenza di una autorità centrale in materia di comunicazioni.

La maggior parte dei siti somali sono in lingua somala ed inglese. Sono centrali le sezioni dedicate alla letteratura e alla poesia somala. Anche la tradizione orale somala è molto presente in internet, in particolare grazie a Youtube o all'uso di file audio.

Alcuni spunti di riflessione sui nuovi spazi di espressione della diaspora somala provengono dalle pagine web, specchio fedele delle dinamiche politiche, sociali e culturali in atto. In Somalia si dice: “warbaa ugu gaaja wayn” (information hunger is the worst hunger).

Con la caduta del regime di Siad Barre nel 1991, la Somalia scompare dalla scena internazionale. Si dissolve l’entità nata dal processo di costruzione degli stati-nazione in Africa. Un caso quasi unico che, al contrario di quanto si sarebbe potuto pensare, non esclude la Somalia out of the loop dalla tecnologia, dalla politica e dalla cultura globale. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano, infatti, a partire dalla fine degli anni 90, un’opportunità per la diaspora somala per comunicare, raggrupparsi, condividere punti di vista e opinioni, sostenere ed aiutare i gruppi rimasti in Somalia, organizzare attività (progetti di sviluppo). Il World Wide Web conduce la guerra civile in Somalia, probabilmente per la prima volta al mondo, verso la fase della “media war”. La pagina web diventa lo strumento per promuovere l’identità e l’auto-presentazione politica del gruppo di appartenenza.

Con l’entità statale in ritirata e con l’aumento delle tensioni sociali, la società somala subisce un processo di disgregazione. Una crisi d’identità che ha portato le comunità a tentare di riscoprire se stesse, ricreando valenze sociali, identificando nuovi strumenti e temi di discussione, cercando nuovi spazi di espressione.

Uno sguardo alla diaspora somala in Europa e Nord America suggerisce alcune modalità attraverso le quali i gruppi della diaspora sono legati alle dinamiche del conflitto. La comunità somala in Nord America e in Europa è stimata essere di circa un milione, con una grossa concentrazione negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna. Questi migranti sono caratterizzati dalla natura del loro spostamento (forzato più che spinto dalla volontà di benefici economici) e dalla conseguente specificità dei legami con la madrepatria. La migrazione si è sviluppata in ondate, la prima agli inizi degli anni 70, in seguito alla repressione del regime militare nella regione nord e nord orientale del Paese. Con la guerra civile e il conseguente collasso dello stato agli inizi degli anni 90, l’ondata è cresciuta considerevolmente. Almeno un terzo della popolazione si pensa che abbia lasciato il paese o che si sia spostato al suo interno.

La Computer Mediated Communication aggiunge una nuova dimensione ai modelli di comunicazione presenti all’interno della diaspora somala, consente di creare relazioni, condividere online identità, ricostruire dimensioni comunitarie. Generalmente l’identità condivisa nata dalla comunità virtuale è temporanea. Nel caso somalo le comunità virtuali, nate da una specifica relazione identitaria di gruppo, speculari al modo reale e offline, hanno caratteristiche di persistenza e, soprattutto, contribuiscono ad influenzare come i somali percepiscono loro stessi e il mondo.

Durante la guerra civile in Somalia, gran parte della popolazione è stata costretta ad abbandonare il Paese. La necessità di comunicare è diventata una priorità e la diaspora somala è diventata sempre più dipendente dai media per le informazioni. L’espansione della CMC è coincisa con questo periodo e li ha portati ad organizzare in termini di comunicazione ciò che Lee Cassanelli chiama “il fazionalismo della diaspora”. Il coinvolgimento dei migranti e degli esiliati nelle questioni politiche della madrepatria non è un fatto nuovo e ha assunto varie forme nei secoli. Con l’aumento di scala della globalizzazione, l’arena politica si è spostata spesso al di fuori del territorio di uno stato sovrano. Anche in considerazione del fatto che in Somalia relativamente poche persone hanno gli strumenti per accedere a internet, mentre nella diaspora è vero il contrario.

Qualche nota sui siti. Nel 1998, c’erano meno di venti siti somali. Nel 2004 circa 400. Attualmente la cifra è probabilmente raddoppiata. Caratteristiche comuni a molti siti web sono le sezioni dedicate alla “cultura” in particolare “poetry” e “literature”; molto presente anche la sezione “Islamic”. Sezioni che testimoniano a testimoniare l’importanza che viene data al patrimonio.

[modifica] News e media

Tra i siti di informazioni è importante tener presente quello dell’Integrated Regional Information Network (IRIN) Integrated Regional Information Network. Notizie, analisi e approfondimenti a cura dell’UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs. Fornisce dettagliate informazioni per paesi e regioni, su politica, economia, questioni sociali. Le pagine sulla Somalia sono molto aggiornate.

All Africa è tra i principali repertori di news sull’africa per quantità e qualità. Partendo dalla home page si possono consultare news provenienti da oltre 300 fonti. La ricerca è divisa per argomento e paese.

La BBC dedica all’Africa e alla Somalia un accurato servizio di news, sempre molto aggiornate.

Per ulteriori approfondimenti è possibile visitare il recente Somali Pressreview, raccolta di news provenienti da fonti prevalentemente somale.

Per la libertà d’espressione in Somalia possono essere visitate le pagine dell’ UNESCO, dell’International Freedom of Expression Eschange. Reporter sans frontiers Reporter sans frontières pubblica un rapporto annuale sulla Somalia.

[modifica] Ambiente

Solo lo 0,3% del territorio appartiene formalmente ad aree naturali protette, ma non esiste un reale controllo ambientale.

[modifica] Arte

[modifica] Sport

è specialmento diffuso il calcio ma nn cè nessuno squadra al momento

[modifica] Tradizioni

[modifica] La Bandiera

Le cinque punte della stella rappresentano i territori abitati da somali: l'ex Somalia italiana, quella britannica, Gibuti, l'Ogaden e il Nord del Kenia.

[modifica] Note

  1. ^ name=Sintesi di diversi articoli pubblicanti nel corso dell'anno da www.peacereporter.net e da altre testate
  2. ^ a b https://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/so.html#Econ

[modifica] Bibliografia

Il riferimento principale per chi debba ricercare materiale sulla Somalia/Somaliland è quello fornito dai grandi repertori ospitati dalle università e istituzioni di ricerca nordamericani ed europei.


L’African Studies Internet Resources, ospitato dalla Columbia University di New York si distingue per la qualità e la quantità di informazioni sempre molto aggiornate, presenta un interfaccia utente elegante e diretta, permette una navigazione efficace e veloce. Le risorse presenti nel repertorio sono accuratamente raccolte e selezionate da Josaph Caruso, bibliotecario del dipartimento di African Studies della Columbia University, che ha dato al sito una veste prevalentemente “researh oriented”. Con estrema faciltà si accede ai cataloghi online delle principali bibloteche che si occupano di Africa, ad un vasto repertorio di bibliografie ragionate, a numerose riviste scientifiche di African Studies nel mondo e su seminari e conferenze, e un repertorio internazionale di esperti di Africa Studies. I materiali dell’Africa Studies Internet Resources sono organizzati per: Regioni, Paesi, Organizzazioni, Argomenti. Esiste una sezione “Somalia and Somaliland”.

Un altro “must” per chi fa ricerca sull’Africa è African South of the Sahara della Stanford University, curato da Karen Fung. La ricerca è possibile per paesi, regioni e argomenti. L’area d’interesse, quella della Somalia/Somaliland, è curata con precisione ed efficacia. Interessante è il link alle Somalia News. Siti di enti governativi e orgenizzazioni non governative

L’ Index on Africa, creato dal Norvegian Council for Africa (NCA) e finanziato dal ministero degli Affari esteri è un ottimo repertorio che mette a disposizione dell’utente oltre 4.000 link. La ricerca per paese permette una navigazione attraverso un’attenta scelta delle risorse e un’accurata suddivisione per categorie. Interessante la ricerca per “paesi”, “argomenti” e “news”.

Eldis, ospitato dall’Institute of Development Studies del Sussex, è il più importante repertorio internazionale che si occupa di sviluppo internazionale. Eldis è finanziato dalle agenzie per la cooperazione svedese (Sida), norvegese (Norad), svizzera (SDC) e inglese (DFID). La ricerca per “profilo paese” e per “argomento” è estremamente precisa e affidabile. Eldis raccoglie oltre 18.000 documenti full text. Le 24 “Eldis resource guides” offrono un accesso veloce a documenti, organizzazioni, temi di ricerca, discussioni. Da Eldis si accede anche alla British Library for Development Studies (BLDS). La sezione sulla Somalia raccoglie le seuenti sottocategorie: agricoltura, aiuto, educazione, ambiente, genere, governance, salute, Hiv AIDS, commercio.

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