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Mogadiscio - Wikipedia

Mogadiscio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Mogadiscio
Nome ufficiale: Mukdisho
Stato: Bandiera della Somalia Somalia
Regione: Benadir
Coordinate:

2°02′N 45°21′E / 2.033, 45.35

Altitudine: 9 m s.l.m.
Superficie: 637 ca. km²
Popolazione:
 - Totale
 - Densità
(2002)
2.450.000 ca. ab.
3846 ab./km²

Mogadiscio (in somalo Muqdisho) è la capitale della Somalia, stato dell'Africa orientale (Corno d'Africa). L'origine del nome ufficiale Muqdisho non è chiara; si dice che sia la versione somala dell'arabo maqad shah ossia "trono imperiale dello shah".

Indice

[modifica] Storia

[modifica] Le origini e la colonizzazione europea

Mogadiscio fu colonizzata dagli arabi nel X secolo e ciò incrementò lo sviluppo economico del territorio, che si estese un secolo dopo tra le città Swahili sulle coste dell'Africa orientale.

Secondo una tradizione Maometto avrebbe indicato a Ill, padre di Sab e di Samáli (da cui deriverebbero i Somali) di partire e stabilirsi nel luogo detto poi "Amàr Gegèb", ossia il "paese distrutto".

Nel 1330 la città fu visitata dal viaggiatore marocchino Ibn Battuta che la descrisse come una vsta e fiorente città, importante centro di produzione e commercio di stoffe.

Scavi archeologici hanno restituito monete cinesi delle Dinastie Song, Ming e Qing, cingalesi e della regione vietnamita di Annam (le città stato della civiltà Swahili importavano infatti ceramiche arabe, porcellana cinese e tessuti indiani, mentre esportavano legno, avorio, conchiglie, schiavi e ferro). Ross E. Dunn descrive Mogadiscio e altre città musulmane dell'Africa orientale come "una specie di America medievale, una terra fertile e ben irrigata di opportunità economiche e una terra di salvezza da siccità, carestia, sovrappopolazione e guerre interne".

Nel XVI secolo Mogadiscio fu conquistata dai portoghesi, per poi essere occupata nel 1871 dal sultano di Zanzibar.

Nel 1892 la città fu ceduta all'Italia, che se ne impossessò definitivamente nel 1905.

Palazzo del Governatore italiano.
Palazzo del Governatore italiano.

Il territorio della Somalia fu controllato dagli italiani dal 1910 in poi, sino all'intervento delle forze britanniche presenti in Kenya durante la Seconda guerra mondiale. Dal 1941 al 1950 gli inglesi occuparono la città, fino al ritorno degli italiani in veste di amministratori del protettorato somalo per conto dell'ONU (Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia, AFIS).

[modifica] L'indipendenza somala e la dittatura

Nel 1960 la Somalia raggiunse l'indipendenza. Successivamente, il Paese cadde sotto la dittatura di Siad Barre, durata fino al 1990. In quell'anno, i ribelli s'impossessarono della città, costringendo Barre a dimettersi e a fuggire a Lagos (in Nigeria) nel 1991. Furono nominati due presidenti, l'Università nazionale somala fu chiusa e la città cadde preda dei Signori della guerra, che seminarono per anni morte e distruzione, danneggiando molte parti della città (mentre una carestia dovuta alla forte siccità devastava la Somalia rurale).

Il 9 dicembre 1992 ci fu il primo intervento americano e delle Nazioni Unite nel tentativo di istituire un governo di transizione. I somali fedeli a Mohamed Farrah Aidid (uno dei presidenti eletto dai ribelli) uccisero 23 pakistani durante un'imboscata contro i peacekeepers. Nell'ottobre 1993 la battaglia di Mogadiscio causò la morte di 500-1000 Somali (militari e civili), di 18 militari statunitensi e di un Malese. I feriti furono migliaia. Nel 1994 Bill Clinton ritirò l'esercito.

Nel giugno 1995 Mohamed Farrah Aidid si autodichiarò presidente, ma morì un anno dopo in seguito alle ferite riportate durante una azione di guerriglia locale.

[modifica] Dal 2000 al 2006

Nell'ottobre 2004 il Parlamento di transizione somalo elesse come presidente Abdullahi Yusuf. Le votazioni si svolsero a Nairobi, a causa della caotica situazione a Mogadiscio. Il governo, riconosciuto dalla gran parte delle nazioni occidentali nonostante la sua debole autorità, non riuscì ad insediarsi nella capitale somala, travagliata da continue guerriglie soprattutto a nord della città, e riparò a Baidoa (245 km a nord ovest di Mogadiscio).

Nel giugno 2006, dopo quattro mesi d'assedio, le milizie delle Corti Islamiche riuscirono a scacciare dalla città i Signori della guerra, che vi imperversavano da anni. Le Corti Islamiche introdussero la legge islamica (Sharia) nella città, restituendole un certo ordine e consentendo la riapertura, dopo 17 anni, di porto ed aeroporto, oltre all'eliminazione dei posti di blocco dalle strade.

Tra il dicembre 2006 ed il gennaio 2007, in seguito all'intervento militare di Etiopia e Stati Uniti, il governo provvisorio di Ali Mohammed Gedi è riuscito ad entrare in Mogadiscio.

[modifica] Dal 2007 ad oggi: la tragedia umanitaria

La popolazione di Mogadiscio aveva trovato pace e sicurezza con le Corti Islamiche, a prezzo della libertà e del fanatismo religioso. La sicurezza sembrava momentaneamente garantita dalle truppe etiopi, ma nel giro di poche settimane la situazione in città è nuovamente peggiorata. L'intervento etiope ha infatti favorito il ritorno dei Signori della guerra che hanno oppresso la popolazione negli scorsi anni. I miliziani delle Corti Islamiche continuano a combattere ed a resistere al ritorno dell'esercito di transizione e delle truppe etiopi.

Nel marzo 2007, nonostante il rientro ufficiale del governo da Baidoa e l'arrivo in città dei caschi verdi ugandesi (peraltro in forte difficoltà), la situazione in città è peggiorata come non succedeva da 15 anni, con pesanti bombardamenti terrestri ed aerei.

Nel maggio 2007 è stato nominato sindaco Mohamed Omar Habeb Dhere, uno dei signori della guerra più influenti della zona.

Alla fine di luglio 2007, il lieve miglioramento della situazione ha consentito il rientro di 125.000 sfollati, ma dall'autunno del 2007 la situazione è invece andando progressivamente peggiorando fino ad oggi (aprile 2008).

A Mogadiscio (in preda a caos, violenze ed epidemie) si è in piena catastrofe umanitaria. Gli sfollati del solo anno 2007 si stima siano un milione e mezzo. Le truppe etìopi continuano a imperversare ed a scontrarsi con i ribelli armati, mentre il contingente militare ugandese appare incapace di opporre la minima resistenza. Interi quartieri sono deserti, soprattutto nell'area nord (interessata dai maggiori episodi di violenza). I profughi sono fuggiti da parenti o nei campi di accoglienza.

[modifica] Cultura ed economia

Vista aerea del porto di Mogadiscio
Vista aerea del porto di Mogadiscio

Mogadiscio è un centro commerciale e finanziario attualmente non regolato da tasse (duty-free) a causa dell'effettiva assenza di un governo che possa considerarsi tale a tutti gli effetti; di conseguenza ogni business risulta particolarmente vantaggioso. Le attività principali si svolgono in campo alimentare e tessile.

Le strade collegano tra loro varie località somale, keniote e etiopi. Il vecchio aeroporto internazionale è stato distrutto, ma Mogadiscio è collegata da linee aeree private nei dintorni della città, che resta il maggior centro portuale dell'area nonostante la pirateria continui ad insidiare le coste.

Citata come esempio di anarco-capitalismo, la città è leader in Africa Orientale nelle telecomunicazioni e in internet. Un nuovo network di comunicazioni si è sviluppato includendo un sistema internazionale di connessione satellitare per i cellulari. Grazie all'assenza di tasse, il moderno sistema di comunicazione somalo è tra i più economici in Africa.

La città dispone di molte stazioni radio, due stazioni televisive ed un internet service provider ed è cablata al punto da aver prodotto una comunità online in grado di rivaleggiare con tutte le città dell'Eritrea, del Gibuti e dell'Etiopia.

[modifica] Bibliografia

  • Ross. E. Dunn, The Adventures of Ibn Battuta (Berkeley, 1986), p.125.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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