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Teresa di Lisieux - Wikipedia

Teresa di Lisieux

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Santa Teresa di Lisieux
Santa Teresa di Lisieux
Santa Teresa di Lisieux
Nascita Alençon, 2 gennaio 1873
Morte Lisieux, 30 settembre 1897
Venerato da Chiesa cattolica
Beatificazione
Canonizzazione Roma, 17 maggio 1925, da Papa Pio XI
Santuario principale Basilique Sainte-Thérèse de Lisieux, Lisieux
Ricorrenza 1° ottobre
Attributi I fiori
Patrono di Australia; Francia; Russia;

malati di AIDS, di tubercolosi e di altre malattie infettive; aviatori; fiorai; orfani; missionari.

Vedi anche scheda su santiebeati.it
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Thérèse Françoise Marie Martin, meglio nota come Teresa di Lisieux (Alençon2 gennaio 1873 – Lisieux30 settembre 1897), è stata una religiosa e mistica francese.

Monaca carmelitana presso il monastero di Lisieux, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; è nota anche come Santa Teresa del Bambin Gesù del Santo Volto in base al nome da lei assunto al momento della professione dei voti. La sua festa liturgica ricorre il 1° ottobre.

Patrona dei missionari dal 1927, dal 1944 assieme a Giovanna d'Arco, è considerata anche patrona di Francia. Dal 19 ottobre 1997, dopo che la richiesta di dottorato era stata fatta alla Santa Sede, una prima volta nel 1932 e poi ripresa nel 1987, è il 33° Dottore della Chiesa e la terza donna a ricevere questo riconoscimento dopo Teresa d'Avila e Caterina da Siena, entrambe dichiarate dottore della Chiesa cattolica da Paolo VI nel 1970.

Indice

[modifica] Biografia

(FR)
« La science d'Amour, ah oui! cette parole résonne doucement à l'oreille de mon ame, je ne désire que cette science-là. Pour elle, ayant donné toutes mes richesses, j'estime come l'épouse des sacrés cantiques n'avoir rien donné... »
(IT)
« La scienza d'Amore, ah si! questa parola risuona dolcemente all'orecchio della mia anima, io non desidero altro che questa scienza qui. Per essa anche se dessi tutte le mie ricchezze, come la sposa dei sacri cantici, riterrei di non avere dato niente al confronto. »
(Thérèse Martin in Manoscritto autobiografico B [f.1 r°])

[modifica] La prima infanzia ad Alençon (1873-1877)

Thérèse Martin nacque il 2 gennaio 1873, ultimogenita di Louis Martin e Zelie Guerin, in rue Saint-Blaise 42, ad Alençon, cittadina della Normandia situata nel nord della Francia. I suoi genitori avevano desiderato entrambi di abbracciare la vita monastica: tuttavia i due si conobbero e, dopo un breve fidanzamento, il 13 luglio 1858 decisero di sposarsi, pur vivendo il loro matrimonio nella castità. Andati ad abitare in via del Pont-Neuf, vissero per dieci mesi come fratello e sorella.

Accadde invece che il loro confessore e padre spirituale dissuase loro da questo proposito: nacquero loro così nove figli (ai quali diedero come secondo nome Maria): di questi quattro morirono ancora neonati.

Dopo due mesi dalla nascita di Teresa, a metà marzo 1873, Zelie fu costretta a dare a balia l'ultima figlia presso una contadina, Rosa Taillè, dove visse per un anno.

Zelie si ammalò di un tumore al seno, i cui primi sintomi si erano manifestati fin dal 1865, e morì nel 1877, quando Thérèse aveva appena quattro anni. Nei suoi manoscritti Teresa racconta che questa fu la prima bara che vide. La seconda fu soltanto quindici anni dopo, quando si trovò di fronte alla bara di madre Genoveffa di santa Teresa, anch'essa una delle figure più significative della sua breve vita.

[modifica] Il trasferimento a Lisieux

Teresa nel 1881 a otto anni
Teresa nel 1881 a otto anni
(FR)
« Je n'étais encore qùune enfant qui ne paraissait avoir d'autre volonté que celle des autres, ce qui faisait dire aux personnes d'Alençon que j'étais faible de caractère... »
(IT)
« Ero solo ancora una bambina che sembrava non avere altra volontà che l'altrui, ciò faceva dire alle persone di Alençon che ero debole di carattere... »
(Thérèse Martin Manoscritto autobiografico A,43v)

Isidore Guerin, fratello di Zelie, fu nominato co-tutore delle cinque sorelle Martin. Consigliò così Louis Martin, rimasto solo ad accudire i figli, a trasferirsi a Lisieux, cittadina poco più a nord di Alençon, dove lui viveva con la sua famiglia. Louis convenne sulla sensatezza del trasferimento, ed allora Isidore cercò e trovò per loro una villetta di periferia, chiamata Buissonnets, situata su una collina che dominava la via di Pont-l'Eveque. Il 15 novembre 1877 avvenne il trasloco.

Isidore gestiva quale proprietario una farmacia in piazza Saint-Pierre a Lisieux. Ebbe due figlie, di cui la minore, Marie, fu compagna di giochi d'infanzia di Thérèse e diventò una delle allieve novizie di Thérèse quando alla santa fu affidato l'incarico di maestra delle novizie.

Le due sorelle maggiori di Teresa, Pauline prima e Marie dopo, sostituirono la madre, ma presto una dopo l'altra si fecero monache carmelitane.

Quando Pauline entrò in monastero il 2 ottobre 1882, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì sempre di più e Thérèse giunse a somatizzare anche gravemente il suo stato psichico. Desiderò seguire la sorella entrando pure lei in convento, ma ciò le fu negato perché era ancora troppo giovane (aveva solo 9 anni).

Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si riacutizzò con l'ingresso in convento dell'altra sorella, Maria, nel 1886.

La nevrosi si risolse improvvisamente e miracolosamente nella notte di Natale 1886. Da questa conversione scaturì in lei il bisogno di una ricerca e di una conoscenza approfondità di Dio, che Teresa definì "Scienza d'amore". Questa ricerca sfociò poi nel desiderio di diventare suora carmelitana, seguendo le orme delle sue sorelle.

[modifica] L'estasi del Belvedere

« [...] l'impressione che ancora ne risento è troppo grande e dolce perché io possa esprimerla. Tutte le grandi verità della religione, i misteri della eternità, immergevano l'anima mia in una felicità che non era di questa terra [...] »
(Manoscritto A)

Un giorno verso il tramonto Teresa e Celine stavano sul Belvedere dei Buisssonnets e discutevano quasi in estasi dei temi trattati dal canonico di Chambéry Arminjon che tra l'altro proprio ad Agostino si ispirava. Il Belvedere all'istante cessò di essere Lisieux: erano ad Ostia e si confondevano con Monica e Agostino[1].

[modifica] La via del monastero (1886 - 1888)

Teresa decise quindi, seguendo l'esempio di Teresa d'Avila, di «mettersi sulle tracce» di Gesù, diventando anch'essa monaca, ma essendo minorenne non poteva ancora essere accettata nel monastero di Lisieux. Teresa infatti aveva solo 14 anni e per questo doveva chiedere prima l'autorizzazione a suo padre e al suo co-tutore: lo zio Guerin. Le monache del Carmelo avevano dato già il loro parere favorevole.

Ottenuta l'autorizzazione del padre prima, quella dello zio (più difficilmente) poi, Teresa si trovò di fronte all'opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al vescovo. Lei, piangente ma risoluta a raggiungere il suo scopo, disse che se anche il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, non le avesse dato il permesso si sarebbe rivolta direttamente al Papa.

Ottenuto il rifuto del vescovo, nel novembre 1887, insieme al padre Louis ed alla sorella prediletta Celine, Teresa attraversò tutta l'Italia diretta a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII.

[modifica] Una prima esperienza di missionarietà

Prima del viaggio a Roma, avvenne nella seconda metà del 1887 un intermezzo che dura circa due mesi, che si svolse attorno alla figura di Enrico Pranzini, che aveva assassinato tre donne. Teresa seguì sul quotidiano "La Croix" lo svolgersi del processo.

A Thèrèse del "grande criminale" importava solo salvare la sua anima, in una sorta di sfida personale con Satana e quasi per provare la solidità della sua alleanza con Dio. Per Pranzini moltiplicò preghiere e sacrifici coinvolgendo in questa azione di salvataggio anche sua sorella Celine.

L'esecuzione di Pranzini fu eseguita all'alba del 31 agosto 1887. Leggendo il giornale, Thérèse trovò il racconto delle ultime ore di vita del condannato: Pranzini si pentì all'ultimo istante e baciò il crocifisso dopo un primo rifiuto: Satana era stato sconfitto dalla bambina. Questo fu l'ingresso vittorioso di Thérèse nell'attività missionaria[2].

« Malgrado il divieto fattoci da nostro padre di leggere i giornali, non credevo di disobbedire leggendo le notizie che riguardavano Pranzini. Il giorno seguente alla di lui esecuzione mi trovo sotto le mani il giornale 'La Croix'. Lo apro con ansia e che vedo?... Pranzini non si era confessato, era salito sulla ghigliottina e si disponeva a passar la testa nel lugubre buco, quando ad un tratto, assalito da una subitanea ispirazione, si volta, afferra il Crocefisso presentatogli dal cappellano e ne bacia per tre volte le piaghe santissime... Poi la sua anima andò a ricevere la MISERICORDIOSA sentenza di Colui il quale dichiara che in cielo si ha più gioia per un solo peccatore che fa penitenza, che per 99 giusti che non ne hanno bisogno. »
(Thérèse Martin, Ms A, 46r)

[modifica] Il viaggio in Italia

Teresa di Lisieux poco prima del viaggio in Italia (1887)
Teresa di Lisieux poco prima del viaggio in Italia (1887)

Il pellegrinaggio a Roma era stato organizzato dalla diocesi di Coutances, dato che quello era l'anno delle nozze d'oro sacerdotali del Papa. La diocesi di Bayeux si volle associare a questa iniziativa per onorarlo. Il pellegrinaggio nel complesso durò un mese, dal 7 novembre al 2 dicembre e prevedeva il viaggio in prima classe ed il pernottamento nei più prestigiosi alberghi della penisola. Il gruppo dei pellegrini era formato da 197 persone: di questi, un quarto appartenevano alla nobiltà francese, mentre 65 erano ecclesiastici.

Il pellegrinaggio ebbe una cerimonia ufficiale di apertura che si svolse a Parigi nella cripta della basilica del Sacro Cuore a Montmartre la domenica del 6 novembre. Il treno partì alle 6,35 dalla Gare de l'Est; la comitiva attraversò la Svizzera ed in Italia fece tappa a Milano, Venezia, Padova, Bologna, Loreto, Roma; sulla via del ritorno sostò anche a Pompei, Napoli, Firenze, Pisa, Genova. Quindi, via Nizza, Marsiglia e Lione, fece ritorno a Lisieux.

A Roma, all'udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità ecclesiastiche competenti, sebbene non avesse ancora raggiunto l'età minima per l'ammissione in convento. Il Papa tuttavia non diede l'ordine auspicato, ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, questo ordine l'avrebbe dato il Signore stesso, che certamente aveva più autorità del suo servo in terra.

Sulla via del ritorno il vescovo cambiò opinione su Thérèse, e una volta tornati a casa, scaricando ogni responsabilità futura sulle carmelitane di Lisieux che spalleggiavano sin dall'inizio la vocazione di Thérèse, diede il proprio permesso. Fu così che, a poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888 Teresa fece il suo ingresso al Carmelo, dove assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù", aggiungendovi in seguito "del Volto Santo" così che il nome completo di Thèrèse da religiosa è "Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo".

[modifica] La vita in monastero (aprile 1888 - 1896)

Nell'aprile 1888 Teresa entrò in monastero; qui dovette esercitarsi alla convivenza talvolta difficile con le altre monache. In una realtà ancora permeata dalle stagioni di spiritualità giansenista ebbe modo di conoscere la fondatrice del carmelo di Lisieux, Madre Genoveffa, al secolo Claire Bertrand. Questa anziana monaca, che raccontò a Teresa come da bambina veniva presa in giro dalle altre bambine che la dicevano «innamorata del prete», fu un vero conforto, modello di vita monastica e riferimento teologico per Teresa. Fu lei infatti che la esortò a coltivare il valore della pace a cui Teresa già aspirava per sua indole. E attorno a questo tema Teresa ricamò il suo pensiero teologico. «Serva Dio con pace e con gioia, si ricordi, figlia mia, che il nostro Dio è il Dio della pace.» (Ms A f.78r) Così le disse colei che per Teresa rappresentò, come scrisse, il suo «modello di santità» che tanto cercava, un modello più confacente alla sua natura.

« Non sono venuta al Carmelo per poter vivere con le mie sorelle, ma unicamente per rispondere alla chiamata di Gesù. »
« Finalmente i miei desideri erano compiuti, l'anima mia provava una pace così dolce e profonda che mi sarebbe impossibile esprimerla, e da sette anni e mezzo questa pace mi è rimasta in mezzo alle prove più serie. »
(Ms A68v)

A Lisieux passò nove anni che si rivelarono di grande ricchezza spirituale.

Nel 1893 fu nominata vice-maestra dlle novizie, in aiuto a madre Maria Gonzaga.

Nel 1894 morì papà Martin, che nei precedenti anni era stato colpito da arteriosclerosi cerebrale che gli aveva procurato stati di agitazione e gravi turbe psichiche. Come disse Teresa, fu un calvario per tutta la famiglia. Celine era l'unica della famiglia a non essersi fatta suora, ma quando Louis morì anche Celine entrò al Carmelo portandosi una delle recenti invenzioni della nuova era tecnologica, la macchina fotografica, ed è a lei che si devono le fotografie di Thérèse. Con il suo arrivo tutta la famiglia Martin, escludendo solo Leonie, era al completo nello stesso Carmelo di Lisieux.

[modifica] Genesi di "Storia di un'anima"

Nel 1895 Teresa ricevette l'ordine di scrivere la sua autobiografia dalla superiora del monastero (che era sua sorella maggiore): ha così modo di mettere per scritto la sua ricerca spirituale dell'amore e di farsi conoscere. Nacque così il Manoscritto autobiografico A, redatto quando ancora non era iniziata la prova della fede.

In seguito, nel settembre 1896 e poi in giugno 1897, sempre in obbedienza alla nuova priora, madre Maria di Gonzaga, redasse rispettivamente gli altri due manoscritti: (catalogati come B e C) che nell'insieme formarono quell'opera postuma che prese il titolo di Storia di un'anima, nel quale racconta la sua vocazione e la semplicità della sua vita. La carmelitana ha chiaramente precisato il suo progetto sin dall'inizio del Manoscritto:

« Mi ha chiesto di scrivere spontaneamente ciò che mi si presentasse al pensiero; non è dunque la mia vita propriamente detta che mi accingo a scrivere, ma i miei pensieri sulle grazie che il buon Dio s'è degnato accordarmi. »
(Teresa di Lisieux "Manoscritto autobiografico A")

[modifica] La crisi della maturità o la seconda conversione: la notte della fede (1896-1897)

(FR)
« Il faut avoir voyagé sous ce sombre tunnel pour en comprendre l'obscurité »
(IT)
« Bisogna avere viaggiato sotto questo buio tunnel per comprenderne l'oscurità »
(Thérèse Martin, Manoscritto autobiografico C,5v)

Quasi contemporaneamente, nell'aprile del 1896, la suora contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. Questo periodo di malattia per consuetudine fu denominato "notte della fede" e costituì il "calvario" di Thérèse in due sensi: nel corpo, per via della tubercolosi, che a quei tempi era molto difficile curare e guarire; nello spirito, per via della profonda crisi della fede che la accompagnò.

Durante questo periodo, come scrisse nel Manoscritto C, ella fu tentata di abbandonare la sua vocazione e si sentiva spinta all'ateismo ed al materialismo.

[modifica] Il desiderio missionario

Il grande desiderio di Teresa di recarsi in missione in Indocina non si realizzò mai a causa della sua malattia. Il progredire inarrestabile di essa, tuttavia, non le impedì di prendersi cura dei missionari in partenza per il sud-est asiatico e pregare per loro.

A questo scopo, madre Maria di Gonzaga affidò quali fratelli spirituali, secondo una consuetudine del tempo, i missionari Maurice Belliere[3] e Adolphe Roulland[4], missionari rispettivamente in Africa ed in Cina, affinché essa sostenesse per mezzo della preghiera il loro lavoro apostolico. Thérèse che aveva sempre desiderato avere un fratello sacerdote e anche per questo si rammaricava per la morte precoce dei suoi veri fratelli di sangue, scrisse:

Dello scambio epistolare di Thérèse ed i missionari sono rimaste 36 lettere, di cui 11 di Thérèse a Belliere, 11 di Belliere a Thérèse, 8 di Roulland a Thérèse e 6 di Thérèse a Roulland.

[modifica] La morte della mistica

A partire dall'8 luglio 1897 Teresa lasciò definitivamente la sua cella per l'infermeria del monastero e due giorni dopo interrompe la composizione del manoscritto C, che rimase così incompiuto.

All'8 settembre risale il suo ultimo autografo, su una immagine di Nostra Signora delle Vittorie a lei molto cara.

Durante questo ultimo periodo della sua vita, Teresa subì diverse tentazioni e meditò anche il suicidio[5].

La santa morì il 30 settembre, verso le 19,20. Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate. Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esamine di Teresa rosari e medaglie, secondo l'usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma della grande mistica nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto.

[modifica] Il desiderio del sacerdozio per le donne

Teresa ha sempre desiderato di poter accedere al sacerdozio, che invece le era negato per il suo esser donna. All'8 febbraio 1897 risale l'ultimo suo componimento teatrale su San Stanislas Kostka, che di nuovo riprende questa tematica.

Fu santa Barbara, infatti, che portò la comunione al santo gesuita che la richiedeva. In questo lavoro teatrale Thèrèse sostiene che forse Santa Barbara abbia desiderato essere sacerdote quando era sulla Terra ma che abbia potuto realizzare questo suo sogno solo una volta in Cielo. In questo modo Thèrèse, con la storia di Santa Barbara e San Stanislas Kostka, sembra risolvere la questione che riguarda anche lei.

[modifica] Analisi psicologica di Storia di un'anima

Alcuni studiosi dei suoi scritti formatisi al metodo psicoanalitico nel quale storicamente il metodo dell'associazione di idee costituiva assieme al pensiero onirico la via maestra per accedere all'inconscio, ritengono che questi manoscritti di Teresa siano paragonabili ad una vera e propria anamnesi psicoanalitica dove la resistenza operata dal pensiero razionale viene messa come in pausa.

Dopo l'edizione critica, i manoscritti erano riprodotti secondo un ordine cronologico: A, B, C. Attualmente, però, alcune edizioni pubblicano i manoscritti A [Agnese], da taluni chiamato dall'incipit anche "Storia primaverile di un piccolo fiore bianco", e C rinominato G [Gonzaga] come costituenti uno il seguito dell'altro, infine, il manoscritto B, rinominato M [Maria], come uno scritto autonomo. A quest'ultimo scritto, talvolta, ci si riferisce come al "poema di settembre" perché composto in settembre e perché il più poetico dei tre.

[modifica] Opere di Teresa di Lisieux

[modifica] Teresa e il Teatro

Teresa di Lisieux nel ruolo di Giovanna D'Arco (1895)
Teresa di Lisieux nel ruolo di Giovanna D'Arco (1895)

Teresa di Lisieux nella sua breve vita si cimentò anche con l'arte dello spettacolo: il teatro[6]. Compose infatti 8 lavori teatrali che mise in scena personalmente nel teatro del Carmelo, curandone personalmente non solo la scenografia ma anche i costumi, talvolta figurando come protagonista.

Tali lavori ebbero come nome Récréations Pieuses (Ricreazioni Pie).
Questi otto quadri scenici furono redatti tra il 1894 e il 1897 e sono nell'ordine cronologico:

  1. La missione di Giovanna D'Arco - La pastorella di Domrémy in ascolto delle proprie voci (21 gennaio 1894)
  2. Gli angeli alla culla di Gesù (25 dicembre 1894)
  3. Il martirio di Giovanna D'Arco (21 gennaio 1895)[7]
  4. Gesù a Betania (29 luglio 1895)
  5. Il divino piccolo mendicante di natale (25 dicembre 1895)
  6. La fuga in Egitto (21 gennaio 1896)
  7. Il trionfo dell'umiltà (21 giugno 1896)
  8. San Stanislas Kostka (8 febbraio 1897)

[modifica] Composizioni poetiche

Il 26 febbraio 1895 compose la poesia Viver d'amore che, secondo la sorella Celine, era la regina delle sue composizioni poetiche. In essa Teresa canta le ragioni dell'amore, ragioni di cui lei è consapevole che agli occhi del mondo appaiono una follia.

È un viver d'amore conseguente, radicale, estremista, il cui significato è, quindi, inevitabilmente anche "morir d'amore". Questo "morir d'amore" per Teresa rappresenta la consapevolezza che non è possibile trovare facili compromessi tra le ragioni dell'amore e le ragioni del mondo, per cui viver d'amore è anche un uscire dal mondo, vissuto, come è tradizione delle correnti apocalittiche della cristianità, come un esilio da quella che sarebbe, in questa concezione, la vera patria.

Questa poesia, recentemente è stata musicata dal compositore Frei Hermano Da Camara all'interno della sua Missa Portuguesa.

[modifica] Una poesia bellicosa: "Le mie armi"

In questo ultimo anno della vita di Thérèse c'è da segnalare che il 25 marzo 1897 una delle sue novizie, la cugina e amica d'infanzia Maria Guerin, fa la professione religiosa e diviene suor Maria dell'Eucarestia. Questo evento ispira a Thérèse una delle sue poesie più bellicose: "Mes armes" (Le mie armi).

Alcuni esegeti dei testi teresiani leggono questa poesia come il testamento di Teresa. Questo testamento venne cantato nel coro della comunità dalla stessa Maria Guerin che era considerata per la sua voce "l'usignuolo" della comunità.

Tuttavia, proprio in quel periodo, uno dei suoi due "fratelli preti", l'ancora seminarista Maurice Belliere stava svolgendo controvoglia il servizio militare di cui non vedeva l'ora che terminasse. Nel momento storico in cui si svolse questa vicenda, infatti, lo stato francese valutava che l'essere seminaristi non esentava dal servire la patria. Così Thérèse decise di inviare "Le mie armi" anche al suo fratello soldato Maurice.

[modifica] Una vicenda tra satanismo e massoneria

Tra i lavori teatrali composti da Thérèse e di cui fu anche, oltre che autrice, regista, scenografa e attrice, ve n'è uno composto per la festa di San Luigi Gonzaga che cadeva il 21 giugno 1896 e che era anche la festa della madre priora Maria di Gonzaga subentrata di nuovo, dopo il priorato di Madre Agnese, nell'incarico. Questo lavoro s'intitolava "Il trionfo dell'umiltà". La vicenda trattata da Thèrèse ha un precedente nella vita reale in una vicenda tra satanismo e massoneria che ha i suoi inizi nel maggio-giugno 1895 e che, mentre Thèrèse e le altre monache mettono in scena al teatro del carmelo, è ancora in corso di svolgimento.

Come si sa, Giovanna d'Arco rappresentava per Teresa l'eroina per antonomasia. Ebbene, Teresa in questo testo teatrale non esita ad affermare che la nuova Giovanna D'Arco si chiama Diana Vaughan. Ma chi è Diana Vaughan? Una fidanzata di Satana pentitasi e convertitasi a fidanzata di Gesù. Il nome di Diana Vaughan in quel periodo era nelle prime pagine dei giornali che la descrivevano come figlia di un americano e di una francese che a vent'anni viene iniziata al palladismo, una sorta di spiritismo-satanico-massonico. Precisiamo, per correttezza, che i massoni in quell'epoca venivano presentati come spaventosi demoni, le etichette, tuttavia, nel loro semplicismo non rendono ragione della complessità di un movimento di pensiero, basti pensare che l'evangelista Giovanni è sempre stato tenuto in alta considerazione dalla massoneria.

Orbene nel 1893 Diana Vaughan va ad abitare a Parigi dove entra in amicizia con il dottor Bataille ed un marsigliese Leo Taxil il cui vero nome è Gabriel Jogand-Pagés. Entrambi sono dei fuoriusciti dalla massoneria.

Nel 1895 la satanista è pronta per convertirsi al cattolicesimo, almeno così recitano i giornali, in particolare il giornale cattolico «La Croix» che l'8 maggio 1895 invita i suoi stessi lettori a pregare Giovanna D'Arco per la conversione dell'ormai ex satanista. Finalmente il 6 giugno la Francia cattolica esulta e il 13 giugno viene confermata come data della conversione ufficiale.

Arrivati a questo punto, con una inversione di marcia, l'ex sacerdotessa di Satana si lancia in una lotta senza tregua contro il satanismo e la massoneria pubblicando le "Memorie di una ex palladista".

Nella primavera 1896 Diana Vaughan raggiunge il massimo di notorietà ed il giornale "L'univers" gli dedica un ampio articolo. Tuttavia, Diana Vaughan fino ad allora nessuno l'aveva mai incontrata di persona benché il suo nome fosse arrivato anche in Vaticano da Leone XIII il quale, letta "La Novena Eucaristica" composta dalla stessa Diana Vaughan, mostra approvazione.

Chi fa conoscere Diana Vaughan alla nostra ingenua mistica è lo zio Isidore Guerin che porta "Le memorie di una ex palladista" al carmelo.

Anche Thèrèse risulta molto interessata a questo racconto della lotta tra le forze della luce e il principe delle tenebre, da qui l'ispirazione alla composizione di un breve lavoro teatrale "Il trionfo dell'umiltà".

Questo lavoro di Thèrèse messo in scena da lei stessa nel piccolo teatro del carmelo è un successo presso il pubblico di sole carmelitane e Madre Agnese chiede a Teresa, che ormai ha fama di poetessa, di scrivere qualcosa di poetico per incoraggiare Diana Vaughan nel perseguire sulla nuova strada.

Teresa, tuttavia, non riesce a scrivere alcunché così invia a Diana Vaughan semplicemente una lettera con una sua foto nei panni di Giovanna D'Arco che era stata fatta da Celine durante il lavoro teatrale in cui Teresa recitava la parte della Pulzella d'Orlean.

L'epilogo di questa storia avviene il 19 aprile 1897. Nel frattempo erano cominciati a sorgere forti dubbi, così Diana Vaughan per quella data annuncia una conferenza stampa a Parigi in cui si mostrerà al pubblico.

All'appuntamento sono presenti quattrocento giornalisti. "Le Normand" del 24 aprile 1897 pubblica un lungo resoconto di quella conferenza stampa.

Teresa quando seppe la verità, lei che aveva ricevuto anche una lettera di risposta dalla sedicente Diana Vaughan, andò a prendere quella lettera che aveva conservato e la gettò nel letamaio.

Alla conferenza stampa, infatti, i giornalisti videro proiettata un'immagine di Giovanna D'Arco in prigione: era la foto di Teresa. Poi entrò un signore basso, grassottello, calvo e barbuto e disse: "Diana Vaughan sono io!". Si trattava di Leo Taxil esponente di una loggia massonica ed ex direttore del giornale "L'anticlericale".

[modifica] "Derniers Entretiens"

A partire dal 6 aprile 1897 Madre Agnese di Gesù aveva cominciato a raccogliere le ultime parole di Thérèse nel famoso "Cahier Jaune" e presto, dal luglio 1897, era stata imitata dalle altre due sorelle incoraggiate in questo progetto del resto anche dall'unica sorella che si trovava ancora nel mondo, Leonie, che viene regolarmente al parlatorio per chiedere notizie della sorella malata. A Celine, infatti Leonie scrive il 18 luglio 1897:

« Quanto ella deve coprirti col profumo delle sue virtù! Se tu potessi mettere tutto ciò per iscritto, sarebbe molto consolante per me, perché io non ho come voi, piccole sorelle amate, la fortuna di essere vicina alla mia sorella cara. »

Alla morte di Thérèse e dopo la pubblicazione e fortuna di "Storia di un'anima", l'insieme di questi scritti più altre testimonianze prenderanno il nome di "Derniers Entretiens" o "Ultimi Colloqui" che susciteranno contestazioni soprattutto da parte di quei lettori e studiosi della carmelitana che non condivideranno la chiave di lettura conformista e riduttiva della vita e delle opere di Thérèse che pur avendo avuto tanta fortuna tra i devoti meno esigenti non riscuote assolutamente credito tra i lettori più smaliziati di Thérèse che dal loro punto di vista la vedono, in tali schemi interpretativi, sminuita e ridotta, falsificandone, anche se quasi sempre in buona fede, la sua vera identità.

Tale critica trova ulteriore giustificazione nel fatto che i "Derniers Entretiens" (o "Ultimi Colloqui") non sono propriamente le parole che Thérèse ha scritto in prima persona come gli altri scritti a lei attribuiti ma sono gli appunti delle ultime conversazioni che lei ha intrattenuto, tra il luglio e il settembre 1897, in particolare con la sorella Pauline/suor Agnese di Gesù.

Le parole che in questi appunti vengono a lei attribuite non danno la certezza che furono proprio quelle, come invece per gli altri scritti di cui si hanno gli originali autografi. Occorre poi tener presente la disinvoltura con cui - a parere degli storici - le sue consorelle ed, in primo luogo, Pauline/suor Agnese corressero i suoi scritti originali prima che fossero pubblicati.

I "Derniers Entretiens" sono, ovviamente, un'interessante ed utile documentazione che si aggiunge ad altre per comprendere più profondamente il vero senso della vicenda Thérèse Martin ma il rispetto per la verità di questa storia con le sue luci e anche con le sue ombre esige, comunque, che ogni affermazione che in esso viene a lei attribuito vada per lo meno preso con le pinze.

Uno studioso di questa vicenda oltre che carmelitano, Jean François Six, riteneva che tale insieme di scritti non andassero nemmeno inseriti nell'edizione delle "Opere Complete di Thèrèse Martin" ma che dovessero essere, semmai, pubblicati a parte.

[modifica] Thérèse Martin dopo la morte

Questa è la storia della vicenda Thérèse Martin che però non finisce con la sua morte ma continua, almeno per quel che ci è dato di vedere nel regno del visibile, con il dibattito su Thérèse Martin tuttora in corso mentre scriviamo.
Dibattito teologico filosofico e più generalmente culturale che ormai ha raggiunto 110 anni di storia: 1898 - 2007.

[modifica] Il dibattito su Teresa di Lisieux (1898 - 2007)

[modifica] Teresa di Lisieux e la Psicoanalisi

Per approfondire, vedi la voce Teresa di Lisieux e la psicoanalisi.

Simultaneamente alla diffusione di questo e altri scritti minori e al suo innalzamento in prestigio all'interno della chiesa cattolica (beata, santa ed infine dottore della Chiesa), la sua figura è stata oggetto di dibattito nel mondo culturale in genere e non solo in quello teologico.
Ne è una più che eloquente dimostrazione il fatto che a partire dalla stessa autorevole rivista Imago diretta da Sigmund Freud, la psicoanalisi se ne è occupata, anche se tale interessamento è passato inosservato rispetto al clamore che si faceva sulla sua figura soprattutto in quegli anni all'interno della chiesa.

[modifica] Teresa di Lisieux e il movimento femminista

Oltre alla psicoanalisi si sono occupati di lei anche esponenti del movimento femminista. Simone de Beauvoir stessa la cita, proprio in relazione al suo trasporto erotico per Gesù, in quel classico della cultura femminista che è Il secondo sesso (1948).

[modifica] Teresa di Lisieux e la fenomenologia paranormale

A tutto questo va aggiunto che Thérèse stessa non ha mancato di manifestarsi in questi più di cento anni che ci separano dalla sua morte, in presunte apparizioni di ordine paranormale.

[modifica] Teresa di Lisieux e la storia del misticismo mondiale

Recentemente uno dei più famosi storici del misticismo, Elémire Zolla, nella sua vasta Storia del misticismo non ha parlato di Thérèse. Alcuni cattolici, risentiti di ciò, si chiedono polemicamente se è per un "limite" di Thérèse, non in grado di figurare accanto a coloro che tradizionalmente vengono considerati grandi mistici, o se invece è solo una "svista" o, peggio ancora, un "limite di visione" dello storico.

A questo dibattito hanno partecipato, direttamente o indirettamente, suscitando interesse o semplice curiosità per la figura di Thérèse, non solo personalità del mondo della religione, ma anche artisti, intellettuali, politici e finanche criminali.

[modifica] Le disavventure dei suoi scritti autentici

[modifica] La mistificazione: il necrologio

È con un necrologio che comincia questa seconda parte della vita di Teresa di Lisieux. Nel settembre 1898, primo anniversario della morte della giovane monaca, un necrologio fu dato alle stampe e distribuito soprattutto ai carmeli di Francia e pochi altri. Fu questo il vero atto d'inizio che innescò tutto quello che qui di seguito verrà documentato.

Malgrado la grande popolarità che Thérèse Martin ebbe già da subito dopo la sua morte, fu soltanto a partire dal 1957 che si cominciò a lavorare alla pubblicazione critica dei suoi scritti, in parte precedentemente censurati, se non manomessi, da chi ne aveva curato le pubblicazioni. Manipolazioni che snaturavano la vera figura di Thérèse Martin accreditandone una falsa immagine. Tale lavoro di recupero e di demistificazione è stato portato a termine nel 1973 con la prima edizione critica del centenario.

A distanza di venti anni da quella prima edizione, nel 1992 esce la nuova edizione critica del centenario in otto volumi delle opere complete di Thérèse Martin.

[modifica] Le traduzioni in italiano

È negli anni 1904-1907 che "Storia di un'anima" viene per la prima volta tradotta in italiano e pubblicata a puntate in una rivista cattolica di Milano, "Il Carmelo", ma già allora la priora di Lisieux in carica, Suor Maria Angela di Gesù Bambino, informerà con questa nota il Postulatore Generale dell'Ordine Carmelitano:

« L'edizione italiana, ci è stato detto, è molto, molto difettosa come sostanza e inoltre, come lo vedrete, come forma. Noi stiamo per farla ricominciare, e il lavoro, penso, sarà realizzato da una nostra sorella del monastero di S. Maria Maddalena de' Pazzi »
(Arch.Gen. o.c.d., 398 d,5)

A distanza di 80 anni da quella prima segnalazione, nel 1984, la studiosa laica di Teresa di Lisieux Ida Magli (cattedra di Antropologia Culturale all'Università di Roma) tuttavia era costretta a mettere in guardia l'ignaro lettore degli scritti della mistica francese che:

« L'edizione italiana di tutti gli 'Scritti' a cura della Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma, 1979, mortifica e a volte travisa nella traduzione la vivacità del pensiero e dello stile di Teresa. »

[modifica] La demistificazione

Per una maggiore intelligibilità di quanto segue, premettiamo che Jean François Six è un padre carmelitano, noto per essere, oltre che un profondo conoscitore della vita e dell'opera di Thérèse, anche per essere uno strenuo difensore della memoria della vera e autentica Thérèse.

Quando esce la nuova edizione delle opere complete, diversamente da molti estimatori della santa, Jean-François Six si dichiara non ancora soddisfatto e chiede il ripristino totale e chiaro della vera e autentica mistica carmelitana senza inquinamenti di sorta.

Sul giornale "Le monde" del 25 dicembre 1992 appare un suo articolo in proposito.

Dopo aver brevenente accennato ai non meno dei 7000 ritocchi ai testi autentici della mistica e al fatto significativo che già nel 1948 un grande erudito come l'Abbé Combes veniva allontanato dal carmelo di Lisieux per le sue richieste di pubblicazione dei testi autentici a cui Madre Agnese continuò a opporsi fino all'ultimo, concluse che in questa maniera si è abusato e ingannato il popolo cristiano che in buona fede si avvicinava alla spiritualità rivoluzionaria di Thérèse. E porta esempi di taluni che si sono anche rivoltati di fronte alla "zuccherosità" di questa falsa Thérèse.

Esprimendo queste parole:

« Si sarebbe preferito che questa nuova edizione del centenario partecipasse radicalmente del coraggio che Thérèse ha manifestato nella vita e nei suoi scritti. Ma non è questo il caso" lamenta J.F. Six. »

si riferisce in particolare all'aggiunta, come fossero scritti suoi, di testi tramandati oralmente, cioè ben tre degli otto volumi.

Ritiene che "diffondere testi spirituali falsi è un atto criminale".

Comunque, bisogna stare attenti a non eccedere in senso opposto, e cioè demonizzare Pauline/madre Agnese che Thérèse definiva "doppiamente madre". Del resto lo stesso J.F. Six ha parole di comprensione per Madre Agnese in questi termini:

« [Nel] dramma di Lisieux esiste un problema doloroso ma che non si può né si deva nascondere, il problema di una famiglia, quello della famiglia Martin, molto provata prima dalla morte della madre poi da quello dell'infermità mentale del padre, la quale famiglia si costituisce altrove, al carmelo di Lisieux.

Madre Agnese si è assunta l'incarico di capo famiglia e in quanto tale ha voluto difendere e promuovere la sua famiglia e in particolare Thérèse che era la minore delle sorelle Martin. Ma madre Agnese era segnata da una propria spiritualità, mentre Thérèse ha vissuto tutta un'altra esperienza. Madre Agnese era segnata da una situazione storica: lo zio Guerin, sostituto del padre, era discepolo di Drumont, notorio antisemita, e madre Agnese nel 1937 insisterà molto, presso il cardinale Pacelli, futuro Pio XII, perché venisse ritirata la scomunica che aveva colpito l'Action Française. "C'è una lunga corrispondenza tra Charles Maurras e madre Agnese che bisognerà ben pubblicare un giorno".

Chiunque, come l'Abbé Combes, osasse contestare la "guardiana del tempio" o osasse toccare minimamente la famiglia Martin, veniva escluso da Lisieux e dagli archivi che erano e restano ancora oggi inaccessibili. »
(Articolo di J.F.Six su Le monde" del 25 dicembre 1992)

Conclude J.F. Six:

« Questa nuova edizione del centenario dimostra che Thérèse non è stata ancora affrancata dalla sua famiglia e da questo clan che continua a volerci incitare a pensare a Thérèse secondo la vulgata riduttiva.
Si pensa di nominare Thérèse dottore della Chiesa (quando J.F. Six scrive Thérèse non era ancora stata riconosciuta dottore della chiesa), benissimo, ma che questo non sia un modo per, surrettiziamente, canonizzare invece che Thérèse, Lisieux e la famiglia Martin. Ciò che più conta, questa è l'opinione di J.F. Six, è di valorizzare la reale teologia di Thérèse, la sua esperienza, il suo itinerario spirituale straordinario, e che tutti e non solo i cristiani, ma tutti gli uomini e le donne di oggi, di tutte le convinzioni quali che siano, possano confrontarsi in verità, ai veri testi, alla vera Thérèse. »
(Articolo di J.F.Six su Le monde" del 25 dicembre 1992)

[modifica] La chiesa e Teresa

La Basilica di Lisieux di dimensioni mastodontiche: 4500 m2 di superficie e 95 m di lunghezza, innalzata in suo onore nel 1937 e scampata ai bombardamenti anglo-americani del 1944
La Basilica di Lisieux di dimensioni mastodontiche: 4500 m2 di superficie e 95 m di lunghezza, innalzata in suo onore nel 1937 e scampata ai bombardamenti anglo-americani del 1944

La chiesa cattolica, dapprima molto cauta e guardinga, fu costretta "vox populi" a far sua la devozione dei semplici cattolici. Malgrado questo inizio sospettoso, in seguito alti esponenti del clero, tra cui gli stesi papi, fecero propria la stessa devozione della gente semplice per la monaca di clausura di Lisieux, in certi casi trainandola ad una maggiore serietà devozionale.

Nel 1925 Teresa di Lisieux fu canonizzata da Papa Pio XI e due anni dopo dichiarata patrona dei missionari, anche se non si spostò mai dal suo convento.

Per rendere gli onori dovuti ad una combattente della causa, caduta nel fiore dei suoi anni, la Chiesa cattolica erige una gigantesca basilica alla "piccola Thérèse". In seguito, molti anni dopo, le venne concessa anche la più alta onorificenza donferita dalla chiesa cattolica: diventare dottore della chiesa.

Forse, data la grande stima che gli stessi papi nutrivano per la giovane carmelitana, questa onorificenza l'avrebbe potuta tranquillamente ottenere anche prima se non fosse stato per le pregiudiziali inerenti alle apparenze corporee di Thérèse: infatti era una donna.[citazione necessaria]

[modifica] I coniugi Martin

Louis Martin
Louis Martin
Zelie Guerin in Martin
Zelie Guerin in Martin

Allo stesso modo, col trascorrere del tempo, anche la madre di Thérèse, Zelie Guerin (autrice di oltre 260 lettere scritte fra il 1860 e il 1874, molto interessanti per chi è interessato a capire la storia della famiglia di Thèrese) e suo padre Louis Martin hanno guadagnato sempre più popolarità, sino ad essere riconosciuti pure essi beati. Essi sono inoltre avviati verso il riconoscimento della santità, malgrado un autorevole studioso di Thérèse - il carmelitano Jean François Six - abbia definito Louis Martin (non senza ragioni) un uomo "ozioso e padrone".

Louis Martin era di temperapento contemplativo, amava la solitudine. Zelie era invece una donna attiva, con spirito d'iniziativa, molto socievole.

Jean Francois Six la pensa diversamente su Zelie: di essa dà un giudizio più severo. Zelie probabilmente aveva un grande conflitto interiore, in quanto doveva far collimare il suo vero essere con l'altrettanto suo vero anelito ad una dimensione religiosa della vita. Gli strumenti culturali-conoscitivi in loro possesso erano quelli che erano: ciò non può essere una scusante, ma aiuta in qualche modo a spiegare la situazione esistenziale di questa famiglia in quel momento. Questo paesaggio interiore e interpersonale la faceva essere conflittuata.

Non c'è da meravigliarsi comunque di questi opposti giudizi, se si pensa che, in una intervista, uno dei padri che partecipava al processo per la canonizzazione di Thérèse disse che non capiva tutto questo agitarsi per proclamare santa Thèrese quando, a suo parere, la sorella Pauline, divenuta priora del carmelo di Lisieux, aveva dimostrato di essere molto più santa di lei.

Alcuni studiosi di questa vicenda ritengono che dietro l'innalzamento dei coniugi Martin alla gloria degli altari vi sia una politica ben precisa da parte del Vaticano: il riproporre l'istituzione della famiglia quale valore indiscutibile e immodificabile.[citazione necessaria]

[modifica] Le tesi/ipotesi di lettura più significative del percorso evolutivo della mistica di Lisieux

[modifica] Il superamento dei dualismi corpo-anima, spirito-materia

Questa è la lettura che fondamentalmente ne dà Jean Francois Six e che contrappone alla "lettura di Thérèse Martin secondo Madre Agnese" in cui accomuna tutte le interpretazioni dualiste, compresa la più moderna e aggiornata lettura elaborata dal vescovo di Lisieux, il carmelitano Guy Gaucher.

[modifica] Thérèse Martin femminista

In alcuni lavori di autori (ad esempio "La piccola principessa di Dio" di Catherine Rihoit) si è voluto vedere in Thèrèse Martin una anticipatrice delle battaglie femministe di questo secolo; tuttavia, se è pur vero che negli scritti di Thèrèse Martin si possono trovare elementi rivendicativi in questo senso, la dimensione in cui Thèrèse si muove e la prospettiva verso la quale il pensiero e la pratica di Thèrèse Martin si dirige è molto più massimalista e radicale.

Di tutt'altro avviso è invece la nota antropologa Ida Magli, che tratta Thérèse alla stregua di una che ha visto, che sa, ma che non agisce.

« ..è proprio nel viaggio a Roma che le sfugge un'unica osservazione sulla condizione delle donne, un vago accenno di 'femminismo', anche se soltanto perché le viene impedito di avvicinarsi concretamente, con quella partecipazione diretta che le è così abituale, ai luoghi mistici dove si recano i pellegrini. Si impazientisce, perciò, di fronte ai divieti claustrali. »
(Ida Magli "Santa Teresa di Lisieux")
« Mi è ancora impossibile capire perché le donne in Italia siano tanto facilmente scomunicate; ci dicevano ad ogni momento: "Non entrate qui...non entrate là, sareste scomunicate!...". Ah queste povere donne, in che poco conto non sono mai tenute!... Eppure sono più le donne che gli uomini ad amare il Buon Dio, e durante la Passione di Nostro Signore, furono le donne ad avere più coraggio degli apostoli, poiché sfidarono gli insulti dei soldati ed osarono tergere l'adorabile Volto di Gesù... È questa certamente la ragione per cui Egli permette che le accompagni su questa terra il disprezzo, visto che l'ha scelto per Sé stesso... Egli potrà dimostrare in Cielo, che i suoi pensieri non sono quelli degli uomini, poiché allora gli ultimi saranno i primi...Durante il viaggio, e non una volta sola, non ebbi la pazienza d'aspettare il Cielo per essere la prima...Un giorno, durante la visita a un convento di Carmelitane, non contenta di seguire i pellegrini nelle gallerie esterne, stavo camminando nel chiostro interno...quando all'improvviso vidi un anziano carmelitano che da lontano mi indicava di allontanarmi; ma io, invece di andarmene, mi avvicinai e, indicando i dipinti del chiostro, cercai di fargli capire con segni che erano belli. Certamente si rese conto, dai miei capelli sciolti sulle spalle e dal mio modo di fare, che ero ancora una bambina, allora mi sorrise con bontà e se ne andò vedendo che non si trovava davanti ad un nemico. Se avessi potuto parlargli in italiano, gli avrei detto che ero una carmelitana in erba, ma non mi fu possibile, a causa dei costruttori della torre di Babele»
(Manoscritto Autobiografico A - f.66 v°)

Così commenta la Magli le considerazioni, per lei, poco convincenti di Thérèse:

« Come sempre ha già trovato una soluzione che le permette di non combattere all'esterno quello che non ritiene giusto, e praticamente non ritornerà mai più sul problema della differenza fra uomini e donne, così come, malgrado si trattasse proprio della sacralità dello spazio che le impediva di accedere nei luoghi dove entravano i pellegrini di sesso maschile, non si rende conto di trovarsi di fronte allo stesso principio che regola la clausura del Carmelo dove voleva «diventare prigioniera »
(Ida Magli "Santa Teresa di Lisieux")

[modifica] Thérèse Martin anticlericale

(FR)
« Il faut que je m'arrete, si je continuais de parler sur ce sujet, je ne finirais pas! »
(IT)
« Bisogna che mi fermi, perché se continuassi a parlare su questo argomento non la finirei più! »
(Teresa di Lisieux, Manoscritto autobiografico A, f.56 v°)

Può sembrare strano che si sia detto anche questo di Thèrèse Martin, eppure in questi ultimi anni Claude Langlois, storico del cattolicesimo contemporaneo oltre che direttore dell'"Istituto Europeo in Scienze delle Religioni" presso l'università di Parigi, da studioso della mistica ha elaborato in un suo scritto, argomentandola, questa tesi che poi non è così sconvolgente come può sembrare a prima vista. Questa ipotesi di lettura vuole ancor più sottolineare uno degli elementi costituenti l'insieme degli scritti di Thèrèse là dove parla dei mediocri, o accenna al sale della terra divenuto insipido o ancora ai preti tiepidi.

Illuminante su questa accezione del termine usato dall'esegeta francese di Thèrèse è anche una intervista rilasciata al filosofo Jean Guitton dal cardinale Montini (il futuro papa Paolo VI):

« Nel corso del suo pellegrinaggio a Roma, Teresa aveva incontrato dei preti mediocri; invece di criticarli, aveva preso la decisione di situarsi non alla periferia, ma al centro, nel solo amore»
(Jean Guitton intervista papa Paolo VI)

E il testo teresiano conferma pienamente la correttezza della suddetta interpretazione.

« Compresi che l'Amore racchiudeva tutte le vocazioni, che era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi. Gridai: ho trovato il mio posto nella Chiesa, sarò l'Amore. »
(Manoscritto B)

Qualcuno ha voluto insinuare che nel gruppo di pellegrini c'era anche un giovane prete, che travolto da una eccessiva simpatia per le due giovinette di cui forse lui stesso non ne era ben consapevole, per tutto il corso del pellegrinaggio non aveva fatto altro che esagerare in premure e gentilezze verso le stesse, mettendo talvolta in imbarazzo gli altri pellegrini per il suo fare così eccessivamente disinvolto e incontrollato. Il pensiero di Teresa tuttavia va certamente al di là di questi episodi contingenti e particolari poiché, se il Dottore della Chiesa fosse stata avvezza a dare peso a semplici convenzioni, oggi non sarebbe conosciuta per la sua profondità che invece l'ha sempre mossa a vedere oltre tali convenzioni.

Questo è il brano completo del "Manoscritto A" a cui nell'intervista ci si riferisce:

« Nel corso del suo pellegrinaggio a Roma "La seconda esperienza che feci riguarda i preti. Non avendo mai vissuto da vicino con loro, non potevo comprendere lo scopo principale della riforma del Carmelo. Pregare per i peccatori mi affascinava, ma mi sembrava piuttosto strano pregare per le anime dei preti che pensavo più pure del cristallo!...

Certamente compresi la mia vocazione in Italia, ma non era il caso di cercare tanto lontano una così utile comprensione...
Per un mese vissi accanto a molti santi preti e notai che sono pur sempre degli uomini deboli e fragili, anche se la loro dignità sublime li innalza al di sopra degli angeli...Se dei santi preti, definiti da Gesù nel suo Evangelo: 'il sale della terra', manifestano nel loro comportamento di avere un estremo bisogno di preghiere, che cosa bisognerebbe dire di quelli tiepidi? Gesù non ha forse ancora detto: 'Se il sale diventa insipido, con che cosa lo si salerà?'

O Madre mia, che bella vocazione quella che mira a conservare il sale destinato alle anime! Tale è la vocazione del Carmelo, perché l'unica finalità delle nostre preghiere e dei nostri sacrifici è d'essere apostoli degli apostoli, pregando per loro mentre evangelizzano le anime con la parola e soprattutto con l'esempio...Ma debbo fermarmi qui; se dovessi continuare a parlare su questo argomento, non la finirei più!... »
(Msc A f.56 r°)

[modifica] Thérèse Martin antiautoritaria

Questa voce sul conto di Teresa di Lisieux fa la sua comparsa nel corso del processo per la sua beatificazione e santificazione e quindi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non a suo favore, tanto che le poteva costare la successiva gloria degli altari.[citazione necessaria]

Fu infatti l'avvocato del diavolo ad accusare la giovane carmelitana di aver dimostrato con il suo comportamento di non tenere in gran conto il valore dell'autorità, e con tale accusa riteneva di poter concludere che non era degna di figurare accanto alle altre persone che la Chiesa nei secoli aveva onorato con tale titolo. Il succitato avvocato desumeva ciò dai documenti scritti in suo possesso e dalle testimonianze delle sue allieve novizie e delle altre religiose, quindi in particolare dal modo e dallo stile tutto personale con cui Thérèse ha esercitato la carica di maestra delle novizie allorché la priora le affidò tale incarico che fu suo appannaggio sino alla morte.

[modifica] La critica di Simone Weil a Teresa di Lisieux

Simone Weil, anche lei francese e cristiana proprio come Thérèse Martin, ma ex miliziana anarco-comunista nelle brigate volontarie dell'esercito repubblicano anti-franchista nella guerra civile spagnola, considerava la giovane monaca carmelitana troppo infantile. Più in particolare, la critica di Simone Weil a Teresa riguarda la concezione di Dio che è propria della carmelitana di Lisieux.

Per comprendere la critica di "infantilismo" mossa dalla Weil nei riguardi di Teresa occorre tenere conto proprio del pregresso percorso di pensiero in un marxismo molto incline all’anarchismo e nell’impegno alla trasformazione rivoluzionaria della società come militante sindacale. Simone Weil fece di più: da intellettuale decise di andare a lavorare in una grande fabbrica come operaia, per meglio comprendere la realtà di classe. Questo suo forte impegno sociale nella storia del tempo sfociò in seguito nella sua partecipazione attiva alla guerra civile di Spagna in sostegno al governo rivoluzionario anarco-comunista.

È evidente che ci troviamo di fronte a due donne completamente diverse come storia e anche per ciò che esse cercano nella dimensione religiosa della vita. Teresa di Lisieux eredita la fede dai genitori, dalla famiglia e dal suo ambiente di nascita senza minimamente metterlo in discussione, eccettuata la prova della fede che giunge negli ultimi diciotto mesi della sua esistenza. Nei confronti di questa eredità, essa si limita a lavorarci sopra per trasformarla alla luce della sua sola viva ed intensa esperienza interiore molto meno solitaria di quanto forse sognava da bambina: le sue poesie, scritte da adulta, continuamente lo ribadiscono.

Non sorprende invece se Simnone Weil insiste maggiormente nel sottolineare una concezione dell’amore di Dio strettamente legato all’amore per il prossimo. Da questo punto di vista la Weil non poteva mostrarsi che molto critica nei confronti di questa giovane carmelitana, in quanto a suo parere la piccola Teresa non riesce a concepire altro che un Dio personale che da Teresa viene compreso in una visione che, a giudizio di Simone Weil. si presenta troppo infantile. È proprio in questo che Simone Weil, la cui forte esigenza etica aveva sempre retto tutta la sua esistenza, vede un limite di Teresa di Lisieux e della sua elaborazione di pensiero.

Benché la critica di Simone Weil a Teresa di Lisieux per alcuni autori sia imputabile ad una lettura non approfondita dei testi della "scienziata dell'amore" da parte della mistica cristiana proveniente dal mondo comunista, la critica di Simone Weil ribadisce quanto anche esponenti autorevoli della chiesa cattolica, pur riconoscendo i meriti di Teresa di Lisieux, le rimproverano:

  • l'aver completamente ignorato i problemi di giustizia sociale, proprio nel momento in cui la chiesa cominciava ad occuparsene sempre più.
  • l'aver completamente eluso quelli inerenti al lavoro di riforma e rinnovamento della chiesa come istituzione.

Costoro danno per scontato, in quanto più moderni, di possedere una visione più ampia e quindi più realistica delle problematiche in gioco; viene tuttavia da chiedersi se, denunciando questo aspetto della carmelitana, si evidenzia una ristrettezza della sua visione o forse si mette in luce una sua grandezza di visione così profonda (e celata in parte a lei stessa) da essere incomprensibile o "follia", come lei stessa diceva, non solo per il mondo secolare ma anche per la chiesa e per i suoi pesanti apparati burocratici e rituali che, sebbene abbiano una giustificazione storica come i genitori la possono avere per il loro bambino, perdono di senso quando il bambino diventa adulto e non ha più necessità di loro.

Viene da chiedersi anche se questo non sia uno dei casi in cui sia legittimo citare il monito di Gesù a Giuda nell'episodio del vangelo di Giovanni: Gesù disse infatti al suo discepolo, che rimproverava Maria Maddalena, di lasciarla fare invece, poiché i poveri li avrebbero avuti sempre, mentre il "Figlio dell'Uomo" non lo avrebbero avuto sempre accanto a loro. Questo a ribadire ancora una volta che la via religiosa tracciata da Cristo è ben più che un'etica, ma una vera e propria scienza d'amore, come "l'infantile" Teresa di Lisieux ha voluto ribadire nella sua versione di questa scienza.

Teresa si addormentava durante le preghiere in comune e alla fine della sua vita non le riesce più di continuare a credere al "Buon Dio" mentre le riesce ancora molto più facilmente di credere nei suoi amici "di carne ed ossa" che essa conosce bene: Gesù e i beati cittadini del Cielo, cioè quella comunità di Santi e Beati che hanno dato adito all'accusa rivolta alla chiesa cattolica da parte delle chiese cristiane protestanti in particolare, di aver abbandonato l'antica fede monoteistica di Abramo per un nuovo paganesimo di matrice cristiana.

Al di là di questo ormai secolare dibattito sulla teologia come scienza d'amore di cui la monaca carmelitana si è palesata maestra, resta comunque un dato certo, che questa mistica, che non è riuscita a far giungere a completa maturazione la sua ricerca spirituale, ha lasciato comunque un segno indelebile che dà da pensare a quelli che hanno orecchi e cuore per intendere.[citazione necessaria]

[modifica] Dopo il mito della "santa delle rose" un nuovo mito?

Allineato a questo tipo di lettura è René Laurentin, mariologo, che ha al suo attivo il progetto di creazione del più grande archivio di tutte le apparizioni di Maria in questi duemila anni e allarmato che possa ripetersi una idealizzazione di Thérèse, questa volta con segno contrario: un culto più laico, ma sempre lontano dal realismo che invece sembra auspicare.

Katowice (Polonia) rappresentazione idealizzata della teologa di Lisieux
Katowice (Polonia) rappresentazione idealizzata della teologa di Lisieux
La teologa così com'era nella realtà
La teologa così com'era nella realtà

René Laurentin si felicita che sia sorto, già a partire dal 1925, questa sorta di movimento di liberazione di Thérèse Martin dal mito di essere considerata "Santa delle Rose", con tutti i fraintendimenti e le mistificazioni che ciò comportava, oscurando la vera fisionomia di questa donna reale con le sue luci e le sue ombre. Lo studioso ci mette tuttavia in guardia dal sorgere di un nuovo mito di Thérèse, ugualmente da lui condiviso solo parzialmente, sostenuto da simpatizzanti "fanatici" di Thérèse, molto più colti e spregiudicati, più moderni, aperti, che verso la borghesia di allora provano solo ripugnanza.

Tra questi fautori, Laurentin cita come primo nome proprio il carmelitano Jean Francois Six, che nella sua difesa intransigente e a oltranza della sua "sorella" carmelitana ha sparato con veemenza su tutti, perfino contro i genitori e le sorelle di Thérèse, in particolare Pauline. Basta dire che per Six l'ambiente di Thérèse era un "universo di morte", dove solo lei ha saputo portare la vita.

La posizione di Laurentin è quella di chi mette in guardia dicendo: - Sì, Thérèse non era la "Santa delle Rose" tutta buonina e zuccherosa che se attirava certi cristiani altri li faceva rivoltare e allontanare ma non è neanche quell'essere dalla statura così grande che da taluni viene presentata: un essere ancora inattuale.

Anche per Laurentin, Thérèse è un personaggio dalla statura eccezionale, ma rimane comunque in grandissima parte figlia del suo tempo con tutti i limiti che ciò comporta. Ed elenca tutti i limiti di Thérèse che la rendono, almeno da questo punto di vista, per l'uomo di oggi, superata dal procedere storico delle cose.

« Teresa, anche se le si tolgono tutti gli artifici che l'avevano costruita sul gusto dell'agiografia del tipo edulcorato «saint-Sulpice», appartiene certamente al suo secolo, condividendone il linguaggio, le immagini, l'eccessiva affettività.
  • Ella si interessa più alle «anime» che agli «uomini»: adopera il primo termine più di trecento volte e il secondo solamente una decina, nel suo manoscritto autobiografico dal titolo significativo: Storia di un'anima.
  • S'interessa alla Chiesa, in opposizione al mondo, secondo l'ottica del tempo. Sembra che consideri chi non ne fa parte solamente come un peccatore da convertire, senza interessarsi ai valori di cui è portatore. Sarebbe perfino tentata di combatterli: avrebbe desiderato fare la guerra ai turchi e agli eretici. Il fatto che sia un bisogno d'eroismo e di coraggio, mai di odio, non basta ad allargare la ristrettezza della prospettiva.
  • Ha ignorato i grandi spiriti del suo secolo, coloro che aprivano le strade dell'avvenire. Ha ignorato, lei che amava scrivere e dipingere, gli scrittori e pittori suoi contemporanei che sono passati alla posterità. Sembra ignorare il problema sociale allora drammatico e già presente in certi cristiani dell'epoca; e ancora di più i problemi internazionali o coloniali fino allora insospettati. Il suo viaggio a Roma la conduce, sull'esempio di suo padre, fra paesaggi e ambienti pittoreschi che sa cogliere d'intuito, al margine di un pellegrinaggio incentrato sul suo disegno vocazionale; ma non è sensibile alle forze collettive e ai problemi umani che vi covavano.
  • A livello religioso, ha rivolto tutta la sua attenzione alla conversione personale e non si è affatto soffermata sui problemi di struttura, non accorgendosi delle riforme di cui la Chiesa aveva allora bisogno.
  • Si è offerta come «vittima», secondo la formula che oggi non è più accettata.
  • Più generalmente, Teresa ha vissuto nel suo tempo e nel suo ambiente con sottomissione e ammirazione acritiche, senza contestare le strutture in cui era posta, ma sostenendole anzi. Fu sempre allineata tanto con le convenzioni del suo ambiente borghese che con le Costituzioni e gli usi del suo convento, facendole rispettare dalle sue novizie fin nei minimi particolari [...]
  • Infine, se Teresa può essere un prezioso modello per il tempo in cui era necessario liberarsi dalla paura, il suo messaggio non ha oggi la stessa utilità, dato che i cristiani non sono più sotto l'incubo del timore. E numerose sue scoperte appartengono ormai al patrimonio comune, per cui non abbiamo più bisogno di Teresa per accedervi. »
("Iniziazione alla vera Teresa di Lisieux" di René Laurentin.)

[modifica] L'amore come intelligenza suprema

Un detto popolare sostiene che "L'amore è cieco". Freud stesso considerava l'innamoramento una fase morbosa della psiche, alla stregua di una malattia da cui occorreva guarire per ritrovare la lucidità. Teresa di Lisieux invece fu tra i tanti sostenitori che ritengono che l'amore vede bene, anzi che ha la vista lunga e che tende, sprezzante dei limiti rappresentati dalla morte, più all'evoluzione che alla conservazione.

Questa tesi, che si allinea alle più moderne teorie della scienza psicologica che vede più forme di intelligenza, trova la sua teorizzazione estrema in una interprete del percorso evolutivo della teologa carmelitana, Isabelle Prêtre, filosofa e psicologa che ha al suo attivo uno studio su Friedrich Nietzsche. Essa considera l'amore non solo una forma di intelligenza ma addirittura la suprema forma d'intelligenza. Nel suo lavoro "Teresa di Lisieux l'intelligenza dell'amore" tratta Teresa oltre che come teologa anche come psicologa e filosofa e alla conclusione della sua lettura della storia di questa giovane amante e pensatrice si domanda: "E se l'amore fosse lui stesso l'intelligenza suprema?".

[modifica] Una persona del tutto ordinaria

Tramite la tecnica del fumetto questa storia singolare trova oggi nuovi lettori
Tramite la tecnica del fumetto questa storia singolare trova oggi nuovi lettori

Inseriamo anche questa lettura della vicenda Térèse Martin, in quanto si è data di fatto nella realtà e va quindi annoverata tra le tante possibili letture che si possono dare di questa vicenda.

Come testimonia una delle sue compagne al carmelo, suor Anna del Sacro Cuore:

« Non c'era nulla da dire su di lei; era molto gentile e molto umile, non la si notava; non avrei mai pensato alla sua santità. »

Anche la sua stessa sorella di sangue, Leonie Martin, la pensa allo stesso modo:

« Era molto gentile, Teresa, ma canonizzarla! »

Infine così commentò la proposta l'allora priora Maria di Gonzaga, allorché un prete scozzese, entusiasta dalla lettura di "Storia di un'anima", andò in visità al carmelo di Lisieux per prospettare la possibile canonizzazione di Thérèse:

« In questo caso, quante monache carmelitane bisognerebbe canonizzare? »

Anche queste testimonianze non sono banali ma significative, perché depongono in favore dell'impegno antinarcisistico tipico della personalità di Thérèse Martin che ribadisce ancora una volta la sincerità del suo desiderio di vivere nascosta, cantato anche nelle sue poesie, per essere conosciuta solo dal "tu interiore" che la abitava e che le forniva, facendola esistere, sicurezza ontologica.

[modifica] Vocabolario e tematiche teresiane

[modifica] Superare la forza di gravità

Teresa non venne mai a patti con il mondo, pur accettando umilmente e obbediente l'autorità nonostante avesse più di un contenzioso con la sua chiesa e i suoi preti: basti pensare al suo desiderio frustrato di poter accedere all'ordine sacerdotale e alle sue grandi ambizioni sul piano spirituale mortificate, anziché essere sostenute, da alcuni esponenti del clero. Pur essendo mite e modesta, sentì sempre molto forte il problema del superamento della forza di gravità.

Giovanni Paolo II, parlando diArchimede durante una visita pastorale a Siracusa, ripropose la tematica della forza di gravità dal punto di vista spirituale citando proprio Teresa di Lisieux. Infatti Teresa fu molto colpita dalla frase di Archimede che sembrava guidarla a dare una risposta agli ostacoli ch'essa incontrava nel suo procedere dalla Terra al Cielo:

« Datemi una leva e vi solleverò il mondo »
(Archimede)

Questa era la problematica ch'essa quotidianamente affrontava. Come sappiamo, essa, non trovando a sé confacente tutto il bagaglio di ascesi e penitenze facente parte della tradizione religiosa, pur non criticandola elaborò per sé la "via dell'ascensore" (che alcuni suoi interpreti hanno voluto chiamare la "via dell'infanzia spirituale") e che è diversa dalla rude e faticosa "via delle scale".

Il paragone ha a che vedere con la sua epoca, in cui appunto già c'erano i primi ascensori, espressione di una nuova epoca tecnologica che si apriva. Così Teresa riteneva che anche nel campo dello spirito ci dovesse essere un cambiamento legato ai nuovi tempi moderni.

Nei fatti, questo ascensore era la sua relazione d'amore con Gesù, o meglio una relazione in cui Gesù si abbassava fino a lei per portarla su fino a Lui. In verità Gesù portò Teresa su fino a Lui talmente che alla fine Teresa stessa era divenuta Gesù stesso, come attesta in maniera esplicita la lettera della sorella Maria (Suor Maria del sacro Cuore) in cui le chiedeva se poteva illustrare la sua "piccola via" teologica e che costituisce la genesi del "Poema di Settembre" (manoscritto autobiografico B) riconosciuto da più parti come il suo capolavoro. In questa lettera così la sorella si esprime sulla parola scritta di Teresa:

« Avrei tanta voglia di piangere leggendo queste righe che non sono della terra, ma un eco del cuore di Dio...Vuole che glielo dica? Ebbene! lei è posseduta dal buon Dio, ma posseduta come suol dirsi...assolutamente, come i perversi sono posseduti dal maligno. »
(Maria Martin lettera del 16 settembre 1896)

Essa trovò così finalmente la risposta al quesito che si era posta con le stesse parole di Archimede: Gesù è quella leva che permette di sollevare il mondo.

[modifica] Elenco dei più noti estimatori di Teresa di Lisieux

  • Edit Piaf. Conosciuta come una delle principali protagoniste della storia della canzone francese questa teneva sin dall'infanzia una medaglia al collo con l'effigie dell'eroica carmelitana e sul comodino della sua camera da letto non mancava mai l'immagine della piccola Teresa. È risaputo che perfino nel corso delle sue storie d'amore la cantante chiedeva aiuto alla monaca per tenere accanto a sé i suoi amori. Simone Berteaut, sorella della cantante, nella biografia di Edit non lesina particolari nel descrivere in quale circostanze colpita bambina da una malattia agli occhi fece il suo incontro con questa carmelitana sconosciuta: «Piccolissima, colpita da una cataratta, è stata guarita in seguito a novene fatte dalle prostitute di Bernay, fra un cliente e l'altro» e il racconto prosegue con la descrizione dei pellegrinaggi a Lisieux di queste signore. Divenuta adulta, prosegue il racconto, un giorno entrò in una chiesa per pregare e si accorse che c'era una statua della carmelitana. Vi fece accendere una quantità enorme di ceri che nemmeno in un anno intero sarebbero mai stati accesi.
Dipinto che ritrae la "Santa" ad opera di un suo estimatore
Dipinto che ritrae la "Santa" ad opera di un suo estimatore
  • Louise Brooks: star del cinema hollywoodiano e pittrice
  • Alain Mimoun: campione olimpico di maratona. La sua stima per la monaca carmelitana era tale che benché non cattolico e nemmeno cristiano ma di religione musulmana, la considerava nondimeno sua patrona e giunse a far costruire nel giardino di casa sua una statua della giovane carmelitana tutta attorniata di rose bianche.
  • Albino Luciani (papa Giovanni Paolo I): noto per aver condotto sia da cardinale di Venezia sia da Sommo Pontefice una politica di estrema trasparenza nei rapporti tra istituzione Chiesa e mondo della finanza, chiamava la piccola Teresa "sbarra d'acciaio" per la tempra che gli riconosceva tipica.
  • Henri Bergson: filosofo evoluzionista anche se non-materialista e premio Nobel.
  • Claudia Koll: attrice italiana di cinema e teatro.
  • Don Luigi Orione: santo
  • Francesco Forgione (Padre Pio da Pietrelcina) : santo
  • Charles Maurras: fondatore e dirigente del partito fascista francese noto con il nome di "Action Francaise" e collaborazionista del governo filo-nazista di Vichy. Portava sempre con sé alcune reliquie della monaca carmelitana donatole dalla sorella della santa. Al concludersi della sua carriera di politico e statista venne condannato a morte poi mitigata nel carcere a vita allorché la resistenza francese riprese possesso del territorio francese restituendolo alla libertà e alla civiltà. Ancora adesso gli studiosi della vicenda di Thérèse Martin, che come si vede si presta anche a contraddittorie interpretazioni, sono in attesa della pubblicazione dell'epistolario intercorso tra il dirigente politico e la madre priora del carmelo di Lisieux che era anche sorella di Thèrèse. Tali lettere sono ancora custodite nell'archivio segreto del monastero di Lisieux. Questa inoltre, allorché il Papa emanò la scomunica dell'Action Francaise, intervenne presso il Santo Padre per revocarla, cosa che di lì a poco avvenne.
  • Marcel Van: vietnamita. Religioso non venne tuttavia mai consacrato sacerdote. È soprannominato "il segretario di Teresa di Lisiex". Attualmente è in corso la causa di beatificazione.
  • Lucie Delerue Mardrus: poetessa francese. Atea e militante femminista volle tuttavia onorare con alcuni scritti la donna Thérèse.
  • Henry Charon (1867-1936): fu per ben due volte sindaco della città di Thérèse, Lisieux, dal 1894 al 1908 e dal 1932 al 1936. Deputato nel 1906 e senatore nel 1913. Durante la prima guerra mondiale ebbe la carica di sottosegretario di stato e durante il ministero Combes fu ministro delle finanze e ministro della giustizia. Anticlericale accusava la chiesa cattolica di oscurantismo. Malgrado ciò non si oppose mai e anzi si mostrò favorevole ad ogni iniziativa che promuovesse il culto di Teresa di Lisieux ch'egli tra l'altro aveva conosciuto personalmente in gioventù quando lavorava come commesso nella farmacia di proprietà dello zio di Teresa, Isidoro Guerin.
  • Jacques Fesch: rapinatore, nella fuga incidentalmente divenne anche assassino. Per questo fu condannato alla ghigliottina che venne eseguita senza possibilità di appello il 1 ottobre del 1957 proprio il giorno in cui ricorre la festa della monaca carmelitana ch'egli aveva appreso in carcere ad amare. Proprio in carcere scrisse un diario e molte lettere che hanno suscitato in un vasto settore dei fedeli l'ammirazione per il livello di misticismo raggiunto che è molto più del semplice pentimento. In questo processo di trasformazione radicale da rampollo viziato dell'alta borghesia della società francese del dopoguerra, Teresa di Lisieux occupa un posto particolare per cui attualmente è in corso la causa di beatificazione.
  • Ada Negri: il giudizio di questa poetessa (1870-1945) si allontana molto dalla immagine stereotipata tramandata della mistica carmelitana tutta dolce, latte e miele: «[Teresa]...sfugge al controllo umano. È stata chiamata la piccola santa, ed è invece una formidabile tempra di spirito, con la quale si costruiscono i Confessori di Dio. È fatta d'infinito». (Oltre - Raccolta di novelle, 1946)
  • Giovanni Papini: Aveva sei anni quando incontrò Teresa a Firenze. Cosi ne riporta il ricordo: «I tre forestieri ebbero fiducia in me e mi vennero dietro. Eran vestiti di scuro, e mi parvero gente semplice, seria, molto diversa da quegli inglesi ricchi e sicuri, che a Firenze si sentivano a casa propria. Io sbirciai la giovinetta, che pareva la più impaziente dia arrivare alla chiesa. Poteva avere quattordici o quindici anni: il volto era pienotto, tondeggiante, illuminato da occhi dolci, ardenti profondi, che mi fecero tale impressione da abbassare i miei.»
  • Cecilia Eusepi: Venerabile dal 1987, la sua lettura preferita era "Storia di un'anima" di Santa Teresa di Lisieux.
  • Giuseppe Moscati: medico cattolico del napoletano canonizzato nel 1987.
  • Padre Jacques Sevin: gesuita e pedagogo, fondatore nel 1920 degli Scouts di Francia, ha scritto articoli e poesie dedicate alla mistica e finanche ha fondato nel 1924 un "Reparto scout Teresa di Lisieux" tuttora esistente con i colori marrone e bianco del carmelo.
  • Maria Valtorta: mistica e veggente cattolica.

[modifica] Cronologia successiva alla morte

[modifica] (1897 - 1925) la "Santa delle Rose"

  • 1897 - Il 29 ottobre, ad appena un mese dalla morte di Thérèse, madre Maria di Gonzaga scrive al premostratense padre Madelaine: "Gli ultimi avvenimenti mi lasciano quasi muta… La morte del nostro angelo mi lascia un gran vuoto… Lei ha lasciato delle pagine deliziose… e credo che potremmo farle conoscere. Questo è un segreto per voi. Voi dovreste correggere queste pagine. Non lo sa ancora nessuno, neppure in comunità…". Tre mesi dopo il padre così le scrive: "La prima lettura della "Storia di un'anima" mi ha incantato, la seconda mi lascia in un entusiasmo inesprimibile. Ci sono in questo libro delle pagine così vive, calde, suggestive, che è quasi impossibile non esserne presi. Vi si trova una teologia che i più bei libri spirituali non raggiungono che raramente a un grado così elevato…Non è una meraviglia vedere come una giovane ragazza di poco più di 20 anni si muova a proprio agio nel vasto campo delle Scritture ispirate, per cogliervi con mano sicura i testi più diversi e meglio appropriati a quel che vuol dire?"
  • 1898:
    • Padre Madelaine chiede l'imprimatur a mons. Hugonin e una sua prefazione. Il 7 marzo il vescovo di Bayeux dà il permesso per la stampa di "Storia di un'anima", dopo aver consigliato all'entusiasta padre Madelaine di non farsi troppo suggestionare dalla immaginazione femminile; inoltre rifiuta di scrivere una prefazione.
    • Il 30 settembre, primo anniversario della morte di Teresa, viene stampata la prima edizione di Storia di un'anima in 2000 esemplari, nella forma di una circolare necrologica eccezionalmente lunga (476 pagine) che viene inviata a tutti i carmeli francesi. Le copie in sovrappiù sono vendute.
  • 1899:
    • Già verso la fine dell'anno, la zia Guerin diceva alle nipoti, sorelle della defunta, che la sua famiglia era costretta a lasciare Lisieux "a causa di Thérèse". La vita diventava loro insostenibile. A differenza delle sorelle Martin, protette dalla grata, folle innumerevoli volevano vedere ed interrogare i Guerin. E bisognava difendere la tomba della "piccola suor Thérèse": pellegrini di tutta la Francia e di oltre confine raccoglievano fiori, asportavano la terra del cimitero, d'ogni cosa facevano reliquie.
    • Ottobre: seconda edizione di Storia di un'anima di 4000 copie.
  • 1901 - Traduzione di "Storia di un'anima" in inglese.
  • 1902 - Agnese di Gesù (Pauline) è rieletta priora. Rimase in questa funzione fino alla sua morte (1951) per volontà di papa Pio XI (1923), con un'unica interruzione di 18 mesi (1908-1909).
  • 1903 - Un giovane prete scozzese, padre Thomas Nimmo Taylor, colpito dalla lettura di "Storia di un'anima", va sui luoghi della vicenda. Durante un incontro con madre Maria di Gonzaga e le sorelle Martin, prospetta al Carmelo di Lisieux la possibile canonizzazione di Thérèse Martin. La priora tuttavia gli risponde ridendo: "In questo caso quante carmelitane bisognerebbe canonizzare?".
  • 1904
    • Muore Madre Maria di Gonzaga, priora del carmelo di Lisieux al tempo di Thérèse.
    • A soli sette anni dalla morte di Teresa, in Italia Don Luigi Orione è già al corrente di tutta la sua storia. Un suo conoscente in quello stesso anno commissiona ad un artista un ritratto della mistica e gliene fa dono, ma Don Orione insiste presso il pittore per l'aggiunta di un particolare: volle che nel quadro subito venisse aggiunto un tenue raggio di luce in fronte alla carmelitana.
  • 1904-1907 - "Storia di un'anima" viene tradotta in italiano e pubblicata a puntate in una rivista cattolica di Milano, "Il Carmelo". Tuttavia la priora di Lisieux informò con questa nota il Postulatore Generale dell'Ordine Carmelitano: "L'edizione italiana, ci è stato detto, è molto, molto difettosa come sostanza e inoltre, come lo vedrete, come forma. Noi stiamo per farla ricominciare, e il lavoro, penso, sarà realizzato da una nostra sorella del monastero di S. Maria Maddalena de' Pazzi" (Arch.Gen. o.c.d., 398 d,5)
  • 1905 - Muore di tubercolosi suor Maria dell'Eucaristia, al secolo Marie Guerin, cugina e allieva di Thérèse al Carmelo.
  • 1906 - A partire da questo anno il Carmelo lavora per introdurre a Roma la causa di beatificazione di Thèrèse.
  • 1907 - Il 15 ottobre mons. Lemonnier, vescovo di Bayeux, invita le carmelitane a consegnare i loro ricordi su Thérèse.
  • 1910 - Inizio del processo di canonizzazione sotto la responsabilità di monsignor Lemonnier vescovo di Bayeux. Il 12 agosto, alla prima sessione del processo nel Carmelo, depongono undici religiose, di cui nove hanno vissuto con Thérèse, più altri testimoni, di cui sedici oculari.
  • 1911 - Traduzione di "Storia di un'anima" in spagnolo e in giapponese.
  • 1913 - Primo pellegrinaggio organizzato in ferrovia a Lisieux.
  • 1917 - Il 30 ottobre si chiude il processo apostolico nella cattedrale di Bayeux: 91 sessioni, 2500 pagine, di cui quasi 2000 sull'eroicità delle virtù.
  • 1918 - Il 10 dicembre papa Benedetto XV, riconosciuta la validità degli scritti, esenta la causa dai 50 anni che dovrebbero intercorrere per la canonizzazione a norma di diritto canonico.
  • 1919 - In ottobre il cardinale Vico, prefetto della Congregazione dei Riti, afferma: "Bisogna che ci affrettiamo a glorificare la piccola santa se non vogliamo che la voce dei popoli ci preceda."
  • 1920 - Viene recapitata a Lisieux la Rosa d'Oro, l'antico omaggio tradizionale del Papa a re, regine e chiese locali.
  • 1921 - Il 14 agosto, il pontefice Benedetto XV, in occasione della dichiarazione delle virtù eroiche di Teresa di Lisieux, esclamava: "Sebbene alunna di un Ordine religioso in cui il serto dei dottori è vanto anche del sesso debole, non fu nutrita di forti studi; eppure ebbe tanta scienza che conobbe per sé e seppe additare anche ad altri la vera via della salute".
  • 1923 - Il 29 aprile a Roma Pio XI proclama Thérèse Martin beata.
  • 1925
    • Thérèse Martin viene dichiarata santa. Alla canonizzazione, officiata da Pio XI, sono presenti 500 mila pellegrini.
    • Vengono pubblicate le "Pluies de roses", sette volumi antologici, per un totale di 3200 pagine, che riportano le lettere ricevute dal carmelo di Lisieux dal 1911 al 1925.

[modifica] (1925 - 1951) Le letture alternative

Sono di questo periodo le polemiche interne alla chiesa stessa, le letture alternative e quelle apertamente critiche sull'intera vicenda.

  • 1925
    • Ernest Jones, divenuto il nuovo delfino di Sigmund Freud dopo la defezione di Carl Gustav Jung, e la sua allieva Iseult F. Grant Duff analizzano gli scritti di Thérèse Martin e ne pubblicano i risultati in "A Psychoanalitical study of a fantasy of St Thérèse de L'enfant Jesus". Lo studio viene letto da Jones stesso il 18 novembre al congresso di psicoanalisi della "Société Britannique de Psychanalyse" e pubblicato sul The British Journal of Medical Psychology.
    • Fondazione della rivista di documentazione e studi teresiani Annales de Sainte Thérèse, recentemente rinominata "Thérèse de Lisieux".
  • 1926 - Gennaio: padre Ubaldo d'Alençon pubblica un articolo[8] sulla carmelitana e pone fine alla lettura unica della sua vicenda inaugurando una lunga stagione di letture alternative e anche polemiche della storia di Teresa. Nell'articolo, in particolare, denuncia il Carmelo di Lisieux nella persona della madre priora Maria di Gonzaga, per le condizioni di vita materiale che Thérèse Martin ha dovuto subire e per le cure scarse non sollecite.
  • 1927
    • Gennaio: pubblicazione dei "Novissima Verba", versione incompleta di quelli che saranno i "Derniers Entretiens".
    • Il 14 dicembre Pio XI proclama santa Teresa di Lisieux patrona principale dei missionari, alla pari di San Francesco Saverio.
  • 1929 - 30 settembre: posa della prima pietra della basilica di Lisieux.
  • 1930 - La psicoanalista freudiana Iseult F. Grant Duff redige una nuova versione del lavoro precedente condotto su Thérèse Martin in un articolo pubblicato sulla rivista di Freud "Imago" (n°16 - anno 1930) dal titolo "Die Geschichte der phantasie einer heiligen"
  • 1932 - Al primo Congresso Teresiano di Lisieux il gesuita Pére Desbuquois richiede il dottorato per la "piccola Teresa" ma il papa Pio XI, che tuttavia aveva fatto di Teresa "la stella del suo pontificato", vi si oppone come si era opposto nel 1923 al dottorato per Teresa D'avila, in quanto non era ammissibile che "un dottore della chiesa fosse di sesso femminile"[citazione necessaria]. Tuttavia lo stesso pontefice, constatando come la voce di questa carmelitana morta percorreva la Francia e il mondo, suscitando però anche emozioni e tenerezze popolari che non corrispondevano per niente alla realtà della vera Teresa, raccomandò al vescovo di Bayeux: "Dite e fate dire che si è resa un po' troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com'è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand'uomo."
  • 1937
    • Pierre Mabille, un medico psichiatra vicino al movimento dei surrealisti pubblica un opuscolo - "Thérèse de Lisieux" - in cui vede nell'"Uragano di gloria" teresiano (citazione di Pio XI), il segno infallibile dell'agonia della chiesa cattolica. A suo parere, infatti, l'esaltazione universale di una "nevrotica" insignificante era la dimostrazione del fallimento di una religione masochista.
    • 11 luglio - Inaugurazione e benedizione della basilica di Lisieux. Radio-messaggio di Pio XI in occasione dell'evento. Il cardinale legato (il futuro papa Pio XII), presente a Lisieux definisce Thérèse "tempio della legge e della dottrina divina" e continua: "Una piccola carmelitana, appena giunta all'età adulta, ha conquistato in meno di mezzo secolo innumerevoli falangi di discepoli. I dottori della legge alla sua scuola son ritornati fanciulli; lo stesso Pastore supremo l'ha esaltata e la prega con umile e assidua supplica; e, in questo medesimo istante, da un capo all'altro del mondo esistono milioni di anime che hanno subito l'influsso benefico di questo piccolo libro: 'La storia di un'anima'... Voi siete grande, o piccola Santa, e innumerevole è la vostra famiglia spirituale!"
    • Lucie-Delarue Mardrus, poetessa e femminista militante, non credente ma conterranea di Thérèse, in "Santa Teresa di Lisieux", riprende e amplifica le denunce di padre Ubaldo d'Alençon del 1926. L'autrice così spiega i motivi del perché un'atea come lei sente il bisogno di scrivere un libro di ben 160 pagine sulla monaca di Lisieux: "Questo libro è un omaggio. È l'omaggio appassionato d'una non-credente alla carmelitana miracolosamente apparsa, con le rose tra le mani, nel pieno di un'epoca che è desolante e terrificante per i poeti [...]. Teresa Martin è mia compaesana e quasi mia contemporanea. Non voglio lasciar passare la sua entrata luminosa nella santità senza onorarla alla mia maniera. E, del resto, ella è ormai di dominio pubblico. Noi ne vogliamo la nostra parte."
  • 1939 - Esce la prima edizione di "La leggenda del santo bevitore" dello scrittore in esilio a Parigi dal 1933 Joseph Roth. In questo romanzo, ambientato nella Parigi del 1934, occupa un posto di rilievo la figura di Teresa di Lisieux.
  • 1940 - Muore Marie Martin, la maggiore delle sorelle Martin.
  • 1941 - Fondazione della "Missione di Francia". Il suo seminario si installa a Lisieux.
  • 1944
    • Lisieux è parzialmente distrutta dai bombardamenti degli alleati. Il Carmelo rimane intatto.
    • Muore l'allieva prediletta di Thérèse, suor Maria della Trinità al secolo Marie-Louise Castel.
  • 1947
    • Appoggiandosi su testi precedenti e controcorrente, quali quelli di padre Ubaldo d'Alençon e Lucie-Delarue Mardrus, lo scrittore Maxence Van Der Meersch pubblica una biografia romanzata di Teresa di Lisieux.
    • In questo anno la bibliografia teresiana conta già 865 opere recensite.
    • 50° anniversario della morte di Teresa di Lisieux: la sua urna è portata in quasi tutte le diocesi di Francia.
  • 1948
    • Prima edizione delle "Lettere" di Teresa di Lisieux.
    • Padre Martin dà origine alla congregazione maschile "Les missionaires de Sainte Thérèse".
  • 1951 - Muore Pauline, la sorella di Thérèse custode dei suoi scritti. Pio XII ordina di ritornare alla versione originale degli scritti della mistica carmelitana.

[modifica] (1951 - 1992) Il vero volto di Teresa

In quest'epoca si assiste alla restaurazione degli scritti autentici e del vero volto di Thérèse Martin.

  • 1956 - Viene pubblicata l'edizione critica di "Storia di un'anima", curata da padre François de Sainte-Marie e da un gruppo di carmelitane di Lisieux, con il titolo di "Manoscritti Autobiografici". La primitiva pubblicazione infatti rilevava numerose manipolazioni e travisamenti creati dalle sue sorelle, tesi a dare un'immagine pietistica e melensa della sua vicenda.
  • 1959 - All'età di 90 anni muore l'ultima sopravvissuta delle sorelle Martin, Celine/suor Genoveffa del Volto Santo.
  • 1961
    • Pubblicazione di "Visage de Thérèse de Lisieux", 47 fotografie originali raffiguranti Thérèse.
    • Nasce la rivista "Etudes et Documents" che in seguito verrà rinominata "Vie Thérèsienne".
  • 1973
    • Centenario della nascita di Santa Teresa di Lisieux. L'ordine religioso dei Carmelitani pubblica i due processi canonici che erano rimasti fino ad allora segreti.
    • In uno scritto risalente a questo anno, il cardinale di Venezia Albino Luciani così si esprime sulla sua amica: "Cara piccola Teresa, avevo diciassette anni quando ho letto la tua autobiografia. Essa mi ha fatto l'effetto di un colpo di tuono. Tu l'avevi chiamata 'storia primaverile di un piccolo fiore bianco'; a me parve la storia di una sbarra d'acciaio per la forza di volontà, il coraggio e la decisione che rivelava. A partire dal momento in cui hai scelto la strada della consacrazione totale a Dio, niente ti ha più arrestata: né la malattia né le opposizioni esteriori né le nubi e le oscurità interiori". ("Illustrissimi" 1971-1975 di Albino Luciani)
  • 1976 - Jacques Maitre, direttore del dipartimento di psicoanalisi socio-storica dell'Università Paris-V, pubblica nuovamente i testi psicoanalitici di Ernest Jones e Iseult F. Grant Duff in "Recherches psychanalytiques sur un cas de sainteté canonisée. Thérèse Martin (1873-1897)" (Archives de sciences sociales des religions - n° 41)
  • 1978 - Viene aperto a Lisieux per i ricercatori un "Centro di documentazione teresiana".
  • 1980 - 2 giugno: Giovanni Paolo II conclude il suo viaggio in Francia con un pellegrinaggio a Lisieux. Sul piazzale della basilica dedicata a Thérèse, davanti a centomila pellegrini afferma: "I santi praticamente non invecchiano mai. Non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di ieri. Al contrario sono sempre uomini e donne del domani, uomini dell'avvenire evangelico dell'uomo e della Chiesa, i testimoni del mondo futuro."
  • 1981 - Jacques Maitre sviluppa le ipotesi psicoanalitiche di Ernest Jones e Iseult F. Grant Duff in "Ideologie religieuse, conversion religieuse et symbiose mère-enfant. Le cas de Thérèse Martin (1873-1897)" (Archives de sciences sociales des religions - n° 51.1)
  • 1987 - Il vescovo di Lisieux riprende la richiesta di dottorato per Teresa di Lisieux avanzata nel 1932.
  • 1991 - Pubblicazione di "Thérèse e Lisieux", album di 600 illustrazioni.
  • 1992 - Edizione critica di riferimento delle opere complete di Teresa di Lisieux in otto volumi.

[modifica] (1992 e seguenti) Situazione attuale

La situazione attuale degli studi sulla figura della mistica di Lisieux è la seguente:

  • 1994 - I coniugi Martin, genitori di Thérèse, sono proclamati "Venerabili"
  • 1995 - Jacques Maitre porta a termine i lavori su Teresa di Lisieux con "L'orpheline de la Bérésina. Thérèse de Lisieux (1873-1897). Essai de Psychanalyse socio-historique". Il referente teorico implicito per l'approccio sociologico è costituito da Bourdieu mentre, per la prospettiva di psicoanalisi infantile e clinica, l'impostazione di Maitre rimanda esplicitamente a Winnicott e Ginette Raimbault.
  • 1997 - Centenario della morte della mistica di Alencon.
  • 2006 - Sette giorni di conferenze, teatro, concerti e spettacoli vari in tema per il rientro in Italia delle reliquie della mistica.

[modifica] Cronologia dei fenomeni non-ordinari o presunti tali

Qui di seguito sono elencate le più rilevanti o conosciute manifestazioni di Thérèse Martin nel mondo a partire dalla sua morte (30 settembre 1897) ad oggi (2006): miti, sogni, leggende, comunicazioni, apparizioni, profezie e miracoli[11]:

  • 1905 - Brano tratto dal racconto della apparizione di Thérèse Martin a Maria Josefa Alhama Valera, che anni più tardi sarebbe diventata Madre Speranza di Gesù (1893 -1983).
  • 1908 - Una bambina di quattro anni di Lisieux, tale Reine Fauquet, che era cieca è guarita sulla tomba di Teresa di Lisieux.
  • 1910 - Dopo la sua morte Teresa apparve alla madre priora delle Carmelitane Scalze del convento di Gallipoli, madre Carmela del Sacro Cuore di Gesù, per confermare la validità della sua dottrina spirituale: l'infanzia dello spirito.
  • 1923 - Il 29 aprile, quando a Roma Pio XI proclama Thérèse Martin Beata, don Orione che era lì in quanto suo estimatore, afferma di aver visto nella Basilica di S.Pietro Padre Pio da Pietrelcina, ma Padre Pio non si è mai mosso da San Giovanni Rotondo dal 1918 sino alla sua morte, avvenuta nel 1968, pur non essendo alieno ai fenomeni di bilocazione.
  • 1925 - Teresa Neumann (Germania 1898-1962) era particolarmente devota a Teresa di Lisieux e nel giorno della sua canonizzazione la santa le appare, la guarisce prodigiosamente e lei riprende a camminare. In seguito Teresa Neumann sarà la personalità mistica più studiata dalla scienza medica.
  • 1926 - Marthe Robin (Francia 1902-1981) di cui è attualmente in corso il processo di beatificazione, dopo essere stata per tre settimane in coma si risveglia raccontando di aver ricevuto per tre volte la visita di Santa Teresa di Lisieux, che le aveva rivelato che avrebbe continuato a vivere per portare avanti una missione nel mondo.
  • Marcel Van nato il 15 marzo 1928 a Ngam Giao, in Vietnam che è il paese dove trovò la morte cruenta Theofan Vénard (1829-1861) il più caro amico della mistica e dove lei sarebbe voluta andare a prendere il posto dell'amico, se la tubercolosi non glielo avesse impedito, ha avuto varie apparizioni della Santa di Lisieux e vari colloqui con la stessa. In uno di questi colloqui Teresa gli comunicò che non sarebbe mai diventato prete: questo lo rattristò molto e per tutta risposta le disse che se almeno avesse potuto divenire donna avrebbe potuto diventare almeno carmelitana. Al sentire questa sua reazione, Teresa, come lui stesso racconta, non poté trattenersi dalle risate. Appartenente all'ordine dei redentoristi, dopo essere passato attraverso l'esperienza dei campi di concentramento comunisti morirà nel 1959. La sua causa di beatificazione è attualmente in corso dal 1997. Marcel Van che oltre a essere uno tra i più famosi tra i tanti discepoli della mistica carmelitana, viene anche designato con il soprannome di "il segretario di Santa Teresa di Lisieux"[12].
  • 1968 - A Veronica Lueken, madre di cinque figli, veggente di Bayside, nello stato di New York, appare Santa Teresa di Lisieux con la seguente modalità: dapprima le appare una luce abbagliante e, nello stesso tempo, sentì come un leggero schiaffo sul viso e una voce che le sussurrava parole in onore di Maria. La voce si palesa come Santa Teresa di Lisieux e comincia a dettarle messaggi spirituali e a prepararla alla prima visita della Santa Vergine, che ebbe luogo il 18 giugno 1970. In queste apparizioni Teresa di Lisieux si presenta in compagnia della santa che è all'origine della medaglia miracolosa, la monaca di Parigi Caterina Labourè, e tra le altre cose, entrambe muovono critiche ai loro rispettivi ordini religiosi. Veronica continuò a scrivere per due anni sotto dettatura di Santa Teresa di Lisieux. Tutti questi scritti sono stati inviati per posta alle monache carmelitane di Lisieux. Queste hanno esaminato e commentato il manoscritto, dopodiché l'hanno custodito in luogo sicuro presso di loro per la posterità.
  • 1994 - Christiana Agbo ragazza di dodici anni nel piccolo villaggio di Aokpe situato in una sperduta zona della Nigeria. La veggente, dopo aver avuto una visione di Santa Teresa di Lisieux, decise di diventare suora Carmelitana. La ragazza assume il nome di "Christiana di Maria Bambina", scelto in onore di Santa Teresa di Gesù Bambino.

[modifica] Il cinema e Teresa di Lisieux

Il dibattito sulla figura della teologa moderna non si è limitato alla scrittura e in special modo al genere letterario della saggistica ma ha investito anche il campo dell'arte dove alcuni autori hanno preferito aggiungere anche la loro voce a questo dibattito con la poesia o la musica piuttosto che con la pittura, la scultura, il teatro o il cinema.

Il cinema in particolare cominciò ad occuparsi della teologa già nel 1923 fino ad arrivare all'ultima interpretazione cinematografica del suo percorso nel 2003. Tra i registi che di lei si sono accupati vanno annoverati autori d'alto livello.

Al momento attuale la filmografia dedicata alla figura di Teresa di Lisieux annovera le seguenti opere:

Tra questi segnaliamo in particolare il film del (1986) Thérèse opera del regista Alain Cavalier in quanto

[modifica] Note

  1. ^ L'esperienza dell'unione mistica di Agostino con sua madre Monica in Dio fu un momento "magico": nelle "Confessioni" Agostino lo chiama infatti: "momentum intelligentiae", momento d'intelligenza.
  2. ^ Per un'ulteriore documentazione e approfondimenti su questa sezione:
    • "Le Chéri magnifique - Histoire d'un crime " di Viviane Janouin-Benanti (2001)
  3. ^ Maurice Bartolomeo Belliere era un seminarista della diocesi di Bayeux. Il 29 settembre 1897, vigilia della morte di Teresa, s'imbarcò per Algeri dove doveva entrare al noviziato dei Padri Bianchi. Dopo alcuni anni di missione in Africa, colpito dalla malattia del sonno, tornò in Francia e morì il 14 luglio 1907, all'età di trentatré anni.
  4. ^ Adolphe Roulland era un seminarista della Società delle Missioni Estere di Parigi. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1896 si imbarcò per la Cina il 2 agosto dello stesso anno. Nel 1909 ritornò in Francia dove ebbe diversi incarichi. Morì il 12 giugno 1934. Fu l'unico dei due che Teresa conobbe di persona.
  5. ^ Il 22 settembre la sua situazione si fa particolarmente drammatica: la sofferenza raggiunge punte elevatissime e Thérèse sente che non ce la fa più a sopportare tanto dolore. Vede vicino a lei i medicinali, vorrebbe farla finita. Poi però non ne fa nulla ma si confida con le sue sorelle e chiede di non lasciare più vicino a lei la possibilità di una simile scorciatoia. (Tratto dalle annotazioni del "Cahier Jaune")
  6. ^ Su questo aspetto particolare della poliedrica personalità di Thérèse si può consultare la seguente monografia:
    • "Santa Teresa di Lisieux, autrice, regista, attrice" di Giuseppe Fasoli (Studi cattolici n° 40, 1996)
  7. ^ durante le prove di questa rappresentazione teatrale, che si svolseno in maniera alquanto realistica, Teresa, nei panni della protagonista, rischiò di farne la stessa fine: fortunatamente le fiamme vennero ben presto domate.
  8. ^ "Thèrèse de l'Enfant Jesus comme je la connais" in Estudis Franciscans n° 220 pp. 14-28
  9. ^ Per raccontare questo episodio bisogna risalire al 1890. In quell'anno, mentre Teresa si preparava alla professione religiosa, il sacerdote Achille Ratti (il futuro papa Pio XI), esperto alpinista, insieme ad altri tre alpinisti tentava la conquista del Monte Bianco dal versante italiano. La conquista della vetta giunse a buon fine il 31 agosto 1890 e da allora la via da loro aperta viene chiamata via Ratti-Grasselli. Siccome il papa alpinista più di ogni altro non ha mai smesso di additare all'intera comunità cattolica mondiale l'"alpinista dello Spirito" Thérèse, di comune accordo l'Ordine dei Carmelitani e il Club Alpino Italiano in occasione del centenario della morte della mistica francese hanno ritentato l'impresa e il rifugio Gonella a 3071 metri di altezza le è stato consacrato con la posa in esso della sua effige. In esso vi si legge: "20 agosto 1997. La via italiana al Monte Bianco (via Ratti-Grasselli) è stata aperta e inaugurata da Achille Ratti e dal sac. Grasselli il 31 agosto 1890. L'alpinista Achille Ratti il 12 febbraio 1922 scalava il soglio pontificio di Roma e diveniva Papa con il nome di Pio XI. Tra le sue grandi imprese come Papa si deve annoverare la glorificazione di Teresa di Gesù Bambino di Lisieux, da lui proclamata beata (1923), santa (1925) e patrono universale delle missioni cattoliche (1927). Egli l'ha inoltre scelta come "Stella del suo pontificato."
  10. ^ Attualmente infatti, abbandonato ormai al passato il mito di Teresa come "la santa delle rose", si sta diffondendo sempre più il nuovo appellativo di "dottore dell'amore"
  11. ^ Per un dettaglio sulle parti con citazioni vedi Wikiquote)
  12. ^ Per approfondimenti su Marcel Van e Teresa di Lisieux: "Van - L'enfant aux mains vides" del Padre Marie-Michel

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

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