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Papa Paolo VI - Wikipedia

Papa Paolo VI

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Paolo VI
Papa della Chiesa cattolica
Immagine di papa Paolo VI
Papa Paolo VI
In nomine Domini
Stemma pontificio di Paolo VI
Al secolo: Giovanni Battista Montini
Nato Concesio, bandiera Italia, 26 settembre 1897
Elezione
al pontificato
21 giugno 1963
Consacrazione: 30 giugno 1963
Fine del
pontificato:
6 agosto 1978
Deceduto
Segretario
personale:
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Predecessore: papa Giovanni XXIII
Successore: papa Giovanni Paolo I
Cardinali creati: vedi categoria
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Antipapi: {{{antipapi}}}

biografia su vatican.va
dati su catholic-hierarchy.org
biografia su santiebeati.it

Elenchi dei papi: cronologico · alfabetico
Progetti Cattolicesimo e Storia · uso tabella

Papa Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini (Concesio26 settembre 1897 – Castel Gandolfo6 agosto 1978), fu papa dal 1963 alla morte.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] Infanzia

I tre fratelli Montini. Da sinistra, Francesco, Giovanni Battista e Ludovico
I tre fratelli Montini. Da sinistra, Francesco, Giovanni Battista e Ludovico

Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, un piccolo paese della campagna bresciana, dove la famiglia Montini, di estrazione borghese, aveva una casa per le ferie estive.

I genitori, l'avvocato Giorgio Montini e Giuditta Alghisi, si erano sposati nel 1895 ed ebbero tre figli: Ludovico, nato nel 1896, che divenne avvocato, deputato e senatore della Repubblica, morto nel 1990, Giovanni Battista e, nel 1900, Francesco, medico, morto improvvisamente nel 1971. Il padre, al momento della nascita del futuro pontefice, dirigeva il quotidiano cattolico "Il Cittadino di Brescia", e fu poi nominato deputato per tre legislature nel Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo; Giorgio Montini e Giuditta Alghisi morirono entrambi nel 1943 a pochi mesi di distanza.

[modifica] Formazione

Nel 1903 venne iscritto come studente esterno (a causa della cagionevole salute) nel collegio "Cesare Arici" di Brescia, retto dai padri Gesuiti. In questa medesima scuola, frequentò fino al liceo classico, partecipando attivamente ai gruppi giovanili degli oratoriani di Santa Maria della Pace.

Nel 1907 compì il suo primo viaggio con la famiglia a Roma, in occasione di un'udienza privata di papa Pio X. Nel giugno dello stesso anno gli vennero impartiti i sacramenti della prima comunione e della cresima.

Nel 1916 ottenne la licenza presso il liceo statale "Arnaldo da Brescia" e nell'ottobre dello stesso anno entrò, sempre come studente esterno, nel seminario della sua città. Dal 1918 collaborò col periodico studentesco "La Fionda", pubblicando numerosi articoli dotati di notevole spessore. Scrisse, ad esempio, nei primi di novembre del ’18:

« Guai a chi abusa della vita. Quando la creatrice mano di Dio delineava in un ordine meraviglioso i confini della vita, poneva altresì custode di questi confini la morte, vindice di quanti li avrebbero varcati in cerca di vita più ampia, di felicità maggiore. »

Nel 1919 entrò nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana).

Giovanni Battista Montini in una fotografia del 1919
Giovanni Battista Montini in una fotografia del 1919

[modifica] Ordinazione al sacerdozio

Il futuro Paolo VI il giorno dell'ordinazione sacerdotale
Il futuro Paolo VI il giorno dell'ordinazione sacerdotale

Il 29 maggio del 1920 ricevette l'ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia. Nel novembre dello stesso anno si trasferì a Roma come studente del Seminario Lombardo e, l'anno successivo, della Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici per la preparazione al servizio diplomatico nella Segreteria di stato della Santa Sede. Tra il 1922 e il 1924 conseguì diverse lauree: in Filosofia, Diritto Canonico e Diritto Civile.

Nel 1925 venne nominato Assistente ecclesiastico nazionale della FUCI.

[modifica] Collaborazione con Pio XI e Pio XII

In questi anni, iniziò anche la sua collaborazione con la Segreteria di stato, per volere di papa Pio XI.

Il primo importante compito che gli venne affidato fu un periodo di permanenza nella nunziatura apostolica di Varsavia, in Polonia. Tuttavia questa missione durò solo cinque mesi, dal giugno all’ottobre del 1923. Rientrato a Roma, riprese la sua attività nella Segreteria di stato.

Nel 1931 venne incaricato di visitare celermente Germania e Svizzera, per organizzare la diffusione dell'enciclica Non abbiamo bisogno, nella quale Pio XI condannava il regime fascista per lo scioglimento delle organizzazioni cattoliche. Nel frattempo Montini continuava anche ad essere assistente nazionale della FUCI, ma nel 1933 fu costretto a dimettersi, sia per i sempre maggiori impegni in Segreteria di stato che per l'opposizione di correnti clericali contrarie alla sua formazione culturale.

Il 13 dicembre 1937 venne nominato sostituto della Segreteria di Stato e collaborò strettamente al fianco del cardinale segretario di stato Eugenio Pacelli. Il 10 febbraio 1939, per un improvviso attacco cardiaco, Pio XI morì e Montini fu il primo ad essere chiamato al capezzale papa morente. Eugenio Pacelli venne eletto, alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, pontefice col nome di Pio XII.

Poche settimane dopo, Montini (sempre con il ruolo di sostituto) collaborò alla stesura del radiomessaggio di papa Pacelli del 24 agosto per scongiurare lo scoppio della guerra, ormai imminente; sono sue le storiche parole:

« Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra »

Durante tutto il periodo bellico svolse un'intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano per ricercare notizie su soldati e civili. Il 19 luglio 1943 accompagna Pio XII nella visita al quartiere San Lorenzo colpito dai bombardamenti alleati. Nel 1944, alla morte del cardinale Luigi Maglione, il futuro papa assunse la carica di pro-segretario di Stato; insieme a Domenico Tardini (futuro segretario di stato di Giovanni XXIII), Montini si trovò a lavorare ancora più a stretto contatto con Pio XII.

Mons. Montini al fianco di Pio XII
Mons. Montini al fianco di Pio XII

In questo periodo fu l'oscuro organizzatore delle trattative che la principessa Maria José di Savoia, nuora del re Vittorio Emanuele III, in tutta segretezza andava allestendo con gli Americani per trovare una pace separata. I Savoia cercavano infatti di sganciarsi da Benito Mussolini, per potersi distinguere dagli autori della prevista disfatta e garantirsi quindi la sopravvivenza politica a guerra conclusa. Il ruolo di Montini era proprio quello del mediatore che ricercò i contatti e condusse gli incontri. Sebbene non vi siano ovviamente molti dati certi, è stato avanzato il sospetto che Montini non abbia operato al massimo delle sue possibilità per la riuscita dell'iniziativa.[citazione necessaria]

Va ricordato inoltre che la guerra fu occasione di violentissime polemiche relative al ruolo della Chiesa, e in particolare di Pio XII. In sostanza il papa fu accusato di aver mantenuto verso i tedeschi, cioè verso il Nazismo, un atteggiamento mai troppo distaccato, anzi sospetto di collaborazionismo. Montini fu investito appieno dalla tempesta, stante la centralità della sua posizione e la sua strettissima vicinanza al papa, e si trovò a dover difendere se stesso ed il pontefice dalle accuse di filo-nazismo. Il sospetto veniva poi accresciuto dalla considerazione degli esiti delle dette trattative di Maria José, il cui eventuale successo sarebbe stato contrario agli interessi di Berlino.

Per contro, va anche menzionato che Montini si occupò più volte ed a vario titolo dell'assistenza che la Chiesa forniva ai rifugiati ed agli ebrei (ai quali distribuì ripetute provvidenze economiche a nome di Pio XII), oltre ai 4000 ebrei romani che la Chiesa di nascosto riuscì a salvare dalle deportazioni, azione che, secondo alcuni studiosi, la Chiesa non avrebbe potuto compiere se si fosse schierata apertamente (cosa che non fece) contro la potenza bellica tedesca.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Montini era in piena attività per salvaguardare il mondo cattolico nello scontro con la diffusione delle idee marxiste; ma in modo meno aggressivo rispetto a molti altri esponenti.[1] Questo forse gli costò la carriera in quanto non ben visto dai più conservatori. Nelle elezioni amministrative del 1952 non fece mancare il suo appoggio ad uno dei suoi più stimati politici, Alcide De Gasperi.

[modifica] Arcivescovo di Milano

Mons. Montini mentre bacia il suolo milanese il giorno del suo ingresso in arcidiocesi (6 gennaio 1955)
Mons. Montini mentre bacia il suolo milanese il giorno del suo ingresso in arcidiocesi (6 gennaio 1955)

Il 1º novembre 1954, dopo la morte di Alfredo Ildefonso Schuster, fu nominato arcivescovo di Milano. A molti questo parve un allontanamento dalla Curia romana, perché improvvisamente egli venne estromesso dalla Segreteria di stato e assegnato all'arcidiocesi meneghina per precise disposizioni di Pio XII. Tra l'altro è da notare che Pacelli non lo creò cardinale, ma arcivescovo (nemmeno nel Concistoro del 1953 i due sostituti alla Segreteria di Stato, Montini e Domenico Tardini, erano stati nominati cardinali).

Tuttavia non esistono dati storicamente certi per interpretare questa decisione del pontefice; c’è chi parlò di “esilio” dalla Santa Sede, dando dunque una connotazione negativa alle disposizioni di papa Pacelli, però questa ipotesi non è l’unica né la più attendibile: il filosofo Jean Guitton ne parla in altri termini: la nuova missione che veniva affidata a Montini doveva essere una sorta di prova per verificare la sua forza e il suo carattere pastorale.

Mons. Giovanni Battista Montini
Mons. Giovanni Battista Montini

Come arcivescovo di Milano seppe risollevare le precarie sorti della Chiesa lombarda in un momento storico difficilissimo, in cui emergevano i problemi economici della ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il diffondersi dell'ateismo e del marxismo all'interno del mondo del lavoro. Seppe coinvolgere anche le migliori forze economiche nel risollevamento della Chiesa; cercò il dialogo e la conciliazioe con tutte le forze sociali e avviò una vera e propria cristianizzazione delle fasce lavoratrici, soprattutto attraverso le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI); e questo gli garantì notevoli simpatie.

[modifica] La nomina a cardinale e l'elezione

Alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l'anziano Patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini, (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto lo inviò in molte parti del mondo a rappresentare il papa.

Montini fu il primo cardinale nella lista dei neo porporati creati nel Concistoro del 15 dicembre 1958 dal neo-pontefice Giovanni XXIII. Del resto avevano avuto stretti rapporti di collaborazione quando erano entrambi arcivescovi, come testimonia una lettera quasi profetica, inviata da Roncalli a Montini nel giorno della sua consacrazione episcopale:

« Compiremo insieme il sacramentum voluntatis Christi di san Paolo (Ef 1,9-10). Esso impone l'adorazione della croce, ma ci riserba, accanto ad essa, una sorgente di ineffabili consolazioni anche per quaggiù, finché ci durerà la vita e il mandato pastorale. Cara e venerata Eccellenza, non so dire di più. Ma ciò che manca ad un più diffuso eloquio, ella me lo legga nel cuore »
(Lettera di Roncalli a Montini, 12 dicembre 1954)

Il breve ma intenso pontificato di Giovanni XXIII vide Montini attivamente coinvolto, soprattutto nei lavori preparatori del Concilio Vaticano II, aperto con una solenne celbrazioni l'11 ottobre 1962. Il concilio però si interruppe il 3 giugno 1963 per la morte di papa Roncalli, malato da qualche mese.

Il breve conclave successivo si concluse con l'elezione di Montini, che assunse il nome di Paolo VI, il 21 giugno 1963. L'iincoronazione,si svolse,in piazza San Pietro,la sera di domenica 30 giugno 1963

[modifica] Pontificato

Eletto con un concilio in corso da portare a compimento, e con la non lieve eredità di innovazione comunicativa instaurata dal suo predecessore, Paolo VI vestì la tiara con onerose difficoltà e responsabilità iniziali.

Uomo mite e riservato, dotato di vasta erudizione e, allo stesso tempo, profondamente legato ad un'intensa vita spirituale, seppe proseguire il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII, consentendo una riuscita prosecuzione del Vaticano II. Portò ottimamente a compimento il concilio con grande capacità di mediazione, garantendo la solidità dottrinale cattolica in un periodo di rivolgimenti ideologici ed aprendo fortemente verso i temi del Terzo mondo e della pace. Da una parte appoggiò l'"aggiornamento" e la modernizzazione della chiesa, ma dall'altra custodì i punti fermi della fede, che non dovevano subire in questo processo né ritrattazioni né mimetismi.

Il patriarca ortodosso Atenagora I incontrò Paolo VI nel 1964. Il colloquio segnò un riavvicinamento tra il cristianesimo ortodosso e il cattolicesimo
Il patriarca ortodosso Atenagora I incontrò Paolo VI nel 1964. Il colloquio segnò un riavvicinamento tra il cristianesimo ortodosso e il cattolicesimo

Concluso il Concilio, si aprì però un periodo difficilissimo per la Chiesa cattolica, attaccata da molte parti in un periodo storico e culturale di forte antagonismo ai valori tradizionali ed ampia diffusione delle idee marxiste anticlericali e fortemente laiciste. Celebre la sua frase: "Aspettavamo la primavera, ed è venuta la tempesta".

Si trovò quindi ad esercitare il suo ministero petrino in un periodo di forti scontri e contrasti politici e sociali, mentre la società civile si andava progressivamente secolarizzando, come testimoniano i referendum sul divorzio e l'approvazione della legge 194 sull'aborto.

Davanti ad una realtà sociale che tendeva sempre più a separarsi dalla spiritualità, nella quale si andava diffondendo un complesso antagonismo fra le classi sociali, in un difficile rapporto chiesa-mondo, Paolo VI seppe sempre mostrare con coerenza le vie della fede e della umanità, attraverso le quali era possibile avviare una generosa collaborazione verso il bene comune.

Non fu facile mantenere salda la Chiesa cattolica mentre da una parte gli ultratradizionalisti lo attaccavano di eccessivo modernismo e dall'altra i settori ecclesiastici più vicini alle idee socialiste lo accusavano di immobilismo; ma un equilibrato giudizio non può nascondere le grandi doti di guida spirituale dimostrate da questo pontefice.

Durante il suo intero pontificato, la tensione tra il primato papale e la collegialità episcopale rimase fonte di dissenso. Il 14 settembre 1965, anche per effetto dei risultati conciliari, Paolo VI annunciò la convocazione del Sinodo dei Vescovi, escludendo però dall'ambito di questo nuovo organismo la trattazione di quei problemi riservati al papa, dei quali apprestò una ridefinizione.

La tiara dell'incoronazione di Paolo VI, ora a Washington
La tiara dell'incoronazione di Paolo VI, ora a Washington
30 giugno 1963, il card. Alfredo Ottaviani mentre incorona Sommo Pontefice Paolo VI
30 giugno 1963, il card. Alfredo Ottaviani mentre incorona Sommo Pontefice Paolo VI

Di grande rilievo fu la sua scelta di rinunciare, nel 1964, alla tiara papale, mettendola in vendita per aiutare, con il ricavato, i più bisognosi. Il cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di New York, la acquistò ed ora essa è conservata nella basilica dell'Immacolata Concezione di Washington.

Nel 1966, Paolo VI abolì, dopo quattro secoli, e non senza contestazioni da parte dei porporati più conservatori, l'indice dei libri proibiti.

Il tema del celibato sacerdotale, sottratto al dibattito della quarta sessione del concilio, divenne oggetto di una specifica enciclica, la Sacerdotalis Caelibatus del 24 giugno 1967, nella quale papa Montini riconfermò quanto decretato in merito dal Concilio di Trento.

Molto più complesse furono le questioni del controllo delle nascite e della contraccezione, trattate nella Humanae Vitae del 25 luglio 1968, la sua ultima enciclica.

Il dibattito lacerante che si innestò nella società civile su queste posizioni, in un'epoca in cui il cattolicesimo vedeva sorgere fra i fedeli dei distinguo di laicismo, ha appannato la sua autorevolezza nei rapporti con il mondo laico. In tale frangente si guadagnò il nomignolo di Paolo Mesto. Tuttavia Paolo VI non mancò di smentire quelle posizioni che volevano attribuire al suo operato un tono dubbioso, amletico o malinconico, asserendo che:

« è contrario al genio del cattolicesimo, al regno di Dio, indugiare nel dubbio e nell’incertezza circa la dottrina della fede »
Stati visitati da Paolo VI
Stati visitati da Paolo VI

Paolo VI inoltre fu il primo papa a prendere l'aereo: iniziò a viaggiare per visitare diocesi lontanissime, come nessuno dei suoi predecessori aveva ancora fatto; è stato il primo Papa a visitare tutti i cinque continenti. In uno di questi viaggi, nelle Filippine, fu fatto segno di un attentato da parte di uno squilibrato munito di pugnale, dal quale uscì fortunosamente (o miracolosamente) indenne.

Poco prima di morire, Paolo VI implorò personalmente e pubblicamente, con una lettera diffusa su tutti i quotidiani nazionali il 21 aprile, la liberazione dello statista e caro amico Aldo Moro, rapito dagli "uomini delle Brigate Rosse" alcune settimane prima.

Ma a nulla valsero le sue sentite parole: Aldo Moro venne ritrovato crivellato di proiettili il 9 maggio 1978, nello squallido bagagliaio di una Renault color amaranto, in Via Caetani a Roma, a pochi metri dalle sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista.

La salma di Moro fu protata dalla famiglia a Torrita Tiberina per un funerale riservatissimo; ma il 13 maggio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di tutte le autorità politiche, si celebrò un rito funebre in suffragio dell'onorevole, al quale prese parte anche il romano pontefice. Ci fu chi eccepì, soprattutto nella Curia, che non rientra nella tradizione che un papa partecipi a una messa esequiale, soprattutto se di un uomo politico (si cita, a proposito, il caso di Alessandro VI che non partecipò nemmeno ai funerali del figlio Giovanni), ma Paolo VI non mostrò interesse verso queste critiche. Il papa, veramente provato dall'evento, recitò una delle più belle omelie che si ricordi nella storia della Chiesa moderna, un testo quasi poetico che rientra nello stile personale, tormentato e colto, di papa Montini:

Paolo VI mentre legge il suo discorso in occasione del rito funebre in memoria di Aldo Moro
Paolo VI mentre legge il suo discorso in occasione del rito funebre in memoria di Aldo Moro
« Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il «De profundis», il grido cioè ed il pianto dell'ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce.

Signore, ascoltaci!

E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui.

Signore, ascoltaci!

Fa', o Dio, Padre di misericordia, che non sia interrotta la comunione che, pur nelle tenebre della morte, ancora intercede tra i Defunti da questa esistenza temporale e noi tuttora viventi in questa giornata di un sole che inesorabilmente tramonta. Non è vano il programma del nostro essere di redenti: la nostra carne risorgerà, la nostra vita sarà eterna ! Oh! che la nostra fede pareggi fin d'ora questa promessa realtà. Aldo e tutti i viventi in Cristo, beati nell'infinito Iddio, noi li rivedremo!

Signore, ascoltaci!

E intanto, o Signore, fa' che, placato dalla virtù della tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo Uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele; fa' che noi tutti raccogliamo nel puro sudario della sua nobile memoria l'eredità superstite della sua diritta coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta Nazione italiana!

Signore, ascoltaci! »
(Omelia di Paolo VI durante le esequie - non praesente cadavere - dell'on. Aldo Moro in San Giovanni in Laterano, 13 maggio 1978)
Tomba di Paolo VI, grotte vaticane
Tomba di Paolo VI, grotte vaticane

Forse non casualmente il suo stato di salute si deteriorò da allora progressivamente e tre mesi dopo, il 6 agosto 1978 anch'egli si spense nella residenza di Castel Gandolfo. Lasciò dopo la sua morte un bellissimo testamento (reso noto il 10 agosto) nel quale confida le sue paure, la sua esperienza di vita, le sue debolezze, ma anche le proprie gioie per una vita donata al servizio di Cristo e della Chiesa. Chiese un funerale sobrio, senza riti particolari. Lasciò scritto infatti circa i suoi funerali:

« [...] siano pii e semplici [...] La tomba: amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me. »
( Paolo VI, Testamento)

La sua bara fu semplicissima, senza decori, di legno chiaro, deposta sul sagrato di Piazza San Pietro. Fu la prima volta che un funerale di un Pontefice si svolse con un rito così sobrio. Sarà lo stesso per i suoi due successori, i quali non mancheranno mai di richiamarsi a Paolo VI e citarlo come loro guida spirituale nell'esercizio dell'attività pontificale.

[modifica] Paolo VI nel ricordo dei suoi successori

Paolo VI mentre impone la berretta cardinalizia a Karol Wojtyła
Paolo VI mentre impone la berretta cardinalizia a Karol Wojtyła

Fino ad oggi, tutti i successori di Paolo VI furono elevati al rango cardinalizio proprio da questo pontefice: Albino Luciani (15 dicembre 1969), Karol Wojtyła (26 giugno 1967), e Joseph Ratzinger (27 giugno 1977).

Con queste parole hanno ricordato l'illustre predecessore:

« Giusto un mese fa, a Castelgandolfo, moriva Paolo VI, un grande Pontefice, che ha reso alla Chiesa, in 15 anni, servizi enormi. Gli effetti si vedono in parte già adesso, ma io credo che si vedranno specialmente nel futuro. »
( Giovanni Paolo I, Udienza generale, 6 settembre 1978)
« Tutta la vita di Paolo VI fu piena di una adorazione e venerazione verso l’infinito mistero di Dio. Proprio così vediamo la sua figura nella luce di tutto ciò che ha fatto ed insegnato; e la vediamo sempre meglio, a misura che il tempo ci allontana dalla sua vita terrestre e dal suo ministero. »
( Giovanni Paolo II, Angelus 3 agosto 1980)
« Tutta la vita di questo “servo dei servi di Dio” fu un pellegrinaggio, un’aspirazione, nella fede, a ciò che è infinito e invisibile: a Dio, che è invisibile e che si è rivelato a noi in Gesù Cristo, suo Figlio. Fu un’aspirazione alla eternità. Paolo VI seguì la chiamata di Cristo; camminò per la via della fede indicatagli da lui e su questa via guidò gli altri [...]. In questa aspirazione spirituale vigilò con la vigilanza di un servo fedele. Tutta la sua vita ha dato testimonianza di questa aspirazione e di questa vigilanza. »
( Giovanni Paolo II, Angelus 10 agosto 1980)
« [...] Paolo VI, come sapete, nelle ore della sera di quel 6 agosto 1978, si addormentò nel Signore. Lo ricordiamo in questo anniversario con animo grato a Dio, che ne ha fatto dono alla sua Chiesa negli anni tanto importanti del Concilio e del dopo Concilio. »
( Benedetto XVI, Angelus 6 agosto 2006)

[modifica] 25 luglio 1968, Humanae Vitae, l'ultima enciclica di Paolo VI

Paolo VI mentre bacia un Gesù bambino durante la notte di Natale
Paolo VI mentre bacia un Gesù bambino durante la notte di Natale

Una delle questioni più rilevanti, per la quale papa Montini stesso dichiarò di non aver mai sentito così pesanti gli oneri del suo alto ufficio, fu quella della contraccezione, con la quale si precludeva alla vita coniugale la finalità della procreazione.

Il Pontefice non poté mettere in disparte il problema e per la sua gravità destinò al proprio personale giudizio lo studio di tutte le implicazioni di tipo morale legate a tale argomento. Per avere un quadro completo, decise di avvalersi dell’ausilio di una Commissione di studio, istituita in precedenza da Papa Giovanni XXIII, che egli ampliò e perfezionò.

La decisione sul da farsi era molto onerosa, soprattutto perché alcuni misero in dubbio la competenza della Chiesa in argomentazioni non strettamente legate alla dottrina. Tuttavia il papa non mancò di sottolineare, davanti a queste critiche, che il Magistero ha facoltà d'intervento, oltre che sulla legge morale evangelica, anche su quella naturale: quindi la Chiesa doveva necessariamente prendere una posizione in merito.

Buona parte della Commissione di studio si mostrò a favore della "pillola cattolica" (come venne soprannominata), ma tuttavia è da ricordare che una parte di essa non condivise questa scelta, ritenendo che l'utilizzo degli anticoncezionali andasse a violare la legge morale, poiché, attraverso il loro impiego, la coppia scindeva la dimensioni unitiva da quella procreativa. Paolo VI appoggiò questa idea e, riconfermando quanto aveva già dichiarato Papa Pio XI nell'enciclica Casti Connubii, decretò illecito per gli sposi cattolici l’utilizzo degli anticoncezionali di origine chimica o artificiale:

« Richiamando gli uomini all’osservanza delle norme della legge naturale, interpretata dalla sua costante dottrina, la chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita. [...] In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. »
(Paolo VI, Humanae vitae)

Questa decisione di papa Montini non riscosse grande favore e ci furono molte critiche, soprattutto da parte di laici. Nonostante tutto, Paolo VI non ritrattò mai neppure una parola dell’enciclica, motivando in questi termini a Jean Guitton le proprie ragioni:

« Noi portiamo il peso dell’umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l’uomo accetta di dissociare nell’amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo ‘una medicina’ diventa per l’uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell’amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all’amore e l’amore alla procreazione, favorirebbe una ‘snaturazione erotica dell’umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere. »
(J. Guitton, Paolo VI segreto)

[modifica] Papa riservato

Paolo VI in sedia gestatoria mentre attraversa con espressione assorta la navata centrale della Basilica Vaticana in conclusione dell'ultima sessione del Concilio Vaticano II
Paolo VI in sedia gestatoria mentre attraversa con espressione assorta la navata centrale della Basilica Vaticana in conclusione dell'ultima sessione del Concilio Vaticano II

Papa Paolo VI non ebbe sempre un'immagine pubblica positiva, soprattutto spesso non venne compreso nei suoi sentimenti, nel senso che, in rapporto al suo predecessore, che aveva avuto una popolarità di ampiezza internazionale, apparve spesso come un pontefice più distaccato: mentre gioviale e spontaneo sembrò Giovanni XXIII in molte situazioni; così introverso, a volte austero e controllato si dimostrò egli alla pubblica opinione.

Schiacciato fatalmente tra i grandi pontefici della gente (Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II), i più non compresero mai il suo modo pacato e forse a volte timido di cercare il dialogo con le masse. Nonostante ciò, egli dovette occuparsi di portare avanti le innovazioni volute da papa Roncalli, non senza difficoltà. E certamente avviare una così grande svolta sarebbe stato compito difficile per chiunque. Saranno i suoi successori a raccogliere i frutti di quel difficile ma prolifico lavoro.

Forse Paolo VI non instaurò con molti fedeli quel contatto diretto e caldo che Giovanni XXIII aveva avuto e che caratterizzò almeno in parte gli anni del suo pontificato, ma egli fu di carattere profondamente diverso, maggiormente riflessivo e riservato.

Pesarono su questo, oltre che la propria indole caratteriale, anche la sua intrinseca tendenza all'equidistanza, che inevitabilmente lo portò ad essere poco accetto alle diverse tendenze sociali e culturali.

In realtà, papa Montini aveva forse mutuato dai suoi studi diplomatici un'inclinazione, se non un'attitudine, alla mediazione, all'attesa della fisiologica sedimentazione delle emergenze; sembrò a volte un valente temporeggiatore, secondo una antica tradizione curiale. La sua figura apparve alle opposte fazioni politiche comunque viziata da una sorta di timore della conflittualità e racchiusa in un'altera rarefazione di contatto che impediva lo scontro frontale, per molti inevitabile, con le opposizioni. Opposizioni che, su fronti distinti, presentavano riserve fra loro antagoniste, e nessuna di poco conto.

Da una parte vi erano gli ambienti dell'estremismo liberale, contrari alla dottrina piuttosto tradizionalista espressa relativamente al celibato sacerdotale, al controllo delle nascite e alla posizione intransigente sulla morale; dall'altra i tradizionalisti, di cui fu esponente di punta monsignor Marcel Lefebvre, che rimproverava al papa di voler tradire secoli di spiritualità cristiana affossando la Messa tridentina.

Testimonianze di coloro che lo conobbero più da vicino, lo descrissero come un uomo insospettabilmente brillante, profondamente spirituale, umile e riservato, un uomo di "cortesia infinita".

Ma questo Pontefice ha lasciato un segno nella storia del XX secolo. La conclusione positiva del Concilio Vaticano II ha posto la sua impronta nella storia della Chiesa, come il suo incontro con il patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora dopo quattordici secoli di incomunicabilità, il suo storico viaggio nel gennaio del 1964 a Gerusalemme, dove venne accolto da una folla entusiasta, il suo importante discorso all'ONU nel 1965, le sue significative encicliche, fra le quali la Ecclesiam Suam del 1964 e la Mysterium Fidei del 1965 sul dogma eucaristico, la lettera apostolica Octogesima Adveniens del 1971, le sue esortazioni apostoliche Evangelii Nuntiandi, in cui trattava la questione centrale della corretta concezione di liberazione e salvezza, e Gaudete in Domino del 1975 sul tema della gioia cristiana.

Paolo VI sorridente
Paolo VI sorridente

Tra tutte le sue encicliche la Populorum Progressio del 1967 fu certamente quella più celebre e che riscosse maggior successo. Per la prima volta dalla Rerum novarum un pontefice riaffronta in modo specifico, quasi analitico, i problemi di una società mai, come in questi anni, in rapida trasformazione. Celebri i passi:

« È come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. »
(Paolo VI, Enciclica Populorum Progressio, § 3)
« I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido di angoscia. »
(Paolo VI, Enciclica Populorum Progressio, § 37)

In alcuni ambienti tradizionalisti questo documento venne tacciato di essere vicino ad una dottrina sociale troppo clemente verso la sinistra e il suo pensiero. All'indomani di quest'enciclica, il quotidiano del MSI il Secolo d'Italia titolò in tono polemico: "Avanti Populorum!". In pratica, si ripeté la critica avanzata a Giovanni XXIII con l'Enciclica Pacem in terris, (ribattezzata sempre negli stessi ambienti "Falcem in terris"). Non a caso le due encicliche vennero studiate dai due Pontefici con gli stessi collaboratori.

[modifica] Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d'argento consegnata dalla croce rossa italiana per l'opera di soccorso svolta durante la seconda guerra mondiale.

[modifica] Servo di Dio

Per volere di Papa Giovanni Paolo II, l'11 maggio 1993, il cardinale Camillo Ruini, Vicario per la Città di Roma, ha aperto il Processo Diocesano per la Causa di Beatificazione di papa Paolo VI.

Attualmente è Servo di Dio.

[modifica] Istituto Paolo VI di Brescia

Fin dalla morte di questo pontefice, non si poté non riconoscere la grandezza intellettuale, spirituale e culturale della sua personalità.

Per questa ragione, l'Opera per l'Educazione Cristiana di Brescia avanzò la proposta di fondare una specifica istituzione, al fine di promuovere lo studio scientifico e storico della figura di papa Montini: per delibera del vescovo di Brescia e con riconoscimento giuridico del Presidente della Repubblica, nacque nel 1978 l' Istituto internazionale di studi e documentazione Paolo VI.

Giovanni Paolo II, ricevendo in udienza i Comitati dell'Istituto il 26 maggio 1980, li esortò a studiare e approfondire la conoscenza del pensiero e della vita di Paolo VI, asserendo che:

« la sua eredità spirituale continua ad arricchire la Chiesa e può alimentare le coscienze degli uomini d'oggi tanto bisognose di "parole di vita eterna". »

Questo importante centro è al giorno d'oggi la sede principale, a livello mondiale, per lo studio della vita, degli anni e delle opere di Paolo VI, con una biblioteca specializzata (in costante aggiornamento) e un vastissimo archivio di autografi paolini editi e inediti, donati in maggior parte da mons. Pasquale Macchi, ex segretario personale di Paolo VI e suo esecutore testamentario.

Inoltre l'Istituto promuove colloqui e giornate di studio ed è fucina attiva di innumerevoli pubblicazioni montiniane in diverse lingue.

Attuale Presidente dell'Istituto è Giuseppe Camadini.

La casa editrice ufficiale dell'Istituto è la romana Studium.

[modifica] Documenti ed Encicliche

Per approfondire, vedi la voce Documenti di Paolo VI.

Durante il suo pontificato si ricordano sette enciliche

e numerosi altri documenti.

[modifica] Genealogia episcopale e successione apostolica

[modifica] Produzioni video

[modifica] Documentari

  • Paolo VI. Papa del dialogo, Video VHS, Sampaolo audiovisivi - Cultura Religiosa, a cura di Paolino Campus.

[modifica] Bibliografia

Si propongono alcuni testi utili per una preliminare conoscenza della figura di Giovanni Battista Montini:

  • P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Ed. Morcelliana, Brescia 2001
  • J. Guitton, Dialoghi con Paolo VI, Ed. Rusconi, Milano 1986
  • J. Guitton, Paolo VI segreto, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002
  • G. Della Balda, Paolo VI. Il coraggio della coerenza, Ed. Messaggero, Padova 2008
  • Giovanni e Paolo, due papi. Saggio di corrispondenza (1925-1962), a cura di Loris Francesco Capovilla, Edizioni Studium, Roma 1982
  • G. B. Montini, Lettere a casa (1915 – 1943), a cura di Nello Vian, Ed. Rusconi, Milano 1987
  • G. B. Montini - Paolo VI, Carità intellettuale - Testi scelti, a cura di Giovanni Maria Vian, Ed. Biblioteca di via Senato, Milano 2005
  • Paolo VI e la tragedia di Moro. 55 giorni di ansie, tentativi, speranze e assurda crudeltà, a cura di Pasquale Macchi, Ed. Rusconi, Milano 1998
  • G. Basadonna, Un padre un maestro. Giovanni Battista Montini e le Suore di Santa Marta, Ed. Messaggero, Padova, 2003
  • M. Mantovani - M. Toso, Paolo VI. Fede, cultura, università, LAS, Roma 2003
  • D. Tettamanzi, Vi parlo di Montini, Ed. Centro Ambrosiano, Milano 2003
  • Paolo VI, Nell'intimità di Paolo VI: Pensiero alla morte-Testamento-Meditazioni, Ed. Morcelliana, Brescia 2000
  • G. Adornato, Giovanni Battista Montini – religione e lavoro nella Milano degli anni ‘50, Ed. Morcelliana, Brescia 1988
  • AA.VV, 1897 - 1997: Centenario della nascita di Giovanni Battista Montini, Supplemento di “Avvenire”, 26 settembre 1997
  • E. Cutolo, Paolo VI e la sua prima Enciclica, Ed. Luce Serafica, Napoli 1964
  • G. B. Montini - Paolo VI, Nel dolore pensieri di fede, Ed. Centro Ambrosiano, Milano 2005
  • A. Acerbi, Il pontificato di Paolo VI, in Il grande libro dei Papi, Vol. II, a cura di M. Greshat e E. Guerriero, Ed. San Paolo, Milano 2000
  • A. Acerbi, Giovan Battista Montini - Arcivescovo di Milano, saggio in La Chiesa e le dittature, Ed. San Paolo, Milano 2005
  • A. Tornielli, Paolo VI - il timoniere del Concilio, Ed. Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003
  • L. Sapienza, Paolo VI maestro della parola, Ed. Gabriele Corbo Editore, Ferrara 2003
  • E. Giammancheri, Alla scuola di Paolo VI, Ed. La Scuola, Brescia 2003
  • L. Sapienza, Paolo VI e l'eucaristia, Libreria Editrice Vaticana, SCV 2004
  • P. Mahieu, Paolo VI, maestro spirituale, Libreria Editrice Vaticana, SCV 2004
  • I viaggi apostolici di Paolo VI. Colloquio internazionale di studio (Brescia, 21-23 settembre 2001), Edizioni Studium, Roma 2004
  • D. Tettamanzi, Un' enciclica profetica : la Humanae vitae vent'anni dopo, Ed. Ancora, Milano 1988
  • K. Rahner, Riflessioni sull'enciclica Humanae vitae, Ed. Paoline, Roma 1968
  • D. Busolini, Il laico cristiano nel magistero di Paolo VI all'Azione Cattolica italiana, Edizioni Studium, Roma 1998
  • F. Finotti, Critica stilistica e linguaggio religioso in G. Battista Montini, Edizioni Studium, Roma 1989
  • Il magistero di Paolo VI nell'enciclica «Populorum progressio». Giornata di Studio dell'Istituto Paolo VI, Edizioni Studium, Roma 1989
  • G. Colombo, Ricordando G. B. Montini arcivescovo e papa, Edizioni Studium, Roma, 1989
  • Paolo VI, Preghiere al Padre, Ed. Morcelliana, Brescia 1999
  • J. Ferin - G. Ponteville, Amore e fecondità : sussidi alla Humanae vitae, Ed. Dehoniane, Bologna 1968
  • D. Tettamanzi, Humanae vitae : commento all'Enciclica sulla regolazione delle nascite, Ed. Ancora, Milano 1968
  • Humanae vitae : testo e note teologico-pastorali, a cura di D. Mongillo, E. Chiavacci, T. Goffi, F. Bockle, Ed. Queriniana, Brescia 1969
  • A. Riccardi, Il «partito romano». Politica italiana, Chiesa cattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI, Ed. Morcelliana, Brescia 2007
  • Paolo VI, Invito alla gioia, Ed. Centro Ambrosiano, Milano 2007
  • Paolo VI, Nel cono di luce del Concilio. Discorsi e documenti (1965-1978)Paolo VI, Edizioni Studium, Roma 2006
  • Il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II. Università Jagellonica (Cracovia, 9 novembre 2004), Edizioni Studium, Roma 2005
  • A. Del Noce, Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Edizioni Studium, Roma 2005
  • Paolo VI, «È giunta un'ora nuova», Ed. Centro Ambrosiano, Milano 2004
  • Paolo VI, Marialis cultus. Esortazione apostolica sul retto ordinamento e sviluppo del culto della beata Vergine Maria, Libreria Editrice Vaticana, SCV 2004
  • Sacerdozio regale. Pagine del magistero di Paolo VI sui laici, Libreria Editrice Vaticana, SCV 2000
  • Gli autografi Paolo VI, Biblioteca Apostolica Vaticana, Libreria Editrice Vaticana, SCV 1999

[modifica] Riferimenti e note

  1. ^ Svolse tuttavia un ruolo decisivo per ostacolare l'attività di don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia, che accusato di una visione troppo aperta ad istanze sociali, trovò ostacolo sia nella Chiesa (appunto Montini) che nello Stato (Scelba).
  2. ^ Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana S.E. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Montini
  3. ^ [1] Sito internet della produzione Rai Tre "La grande storia".


[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

Predecessore: Arcivescovo di Milano Successore:
Alfredo Ildefonso Schuster 1 novembre 1954 - 21 giugno 1963 Giovanni Colombo I
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con
con
Alfredo Ildefonso Schuster {{{data}}} Giovanni Colombo
Predecessore: Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti Successore:
Alfredo Ildefonso Schuster
(fino al 1954)
vacante dal 1954 al 1958
18 dicembre 1958 - 21 giugno 1963 Giovanni Colombo I
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Alfredo Ildefonso Schuster
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vacante dal 1954 al 1958
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