Pietro apostolo
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(LA)
« Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et tibi dabo claves regni Caelorum. »
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(IT)
« Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e a te darò le chiavi del Regno dei Cieli. »
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San Pietro | ||
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Apostolo | ||
Morte | 67? | |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi | |
Santuario principale | Basilica di San Pietro, Vaticano | |
Ricorrenza | 29 giugno (Chiesa cattolica) | |
Attributi | Chiavi, Croce rovesciata, Rete da pesca | |
Patrono di | Papi, pescatori, panettieri, ingegneria, mietitura, orologiai, Roma, Brema, Colonia, Las Vegas, Umbria, Campremoldo Sopra | |
Vedi anche | scheda su santiebeati.it | |
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Pietro (Betsaida, ... – Roma, 67) fu uno dei dodici apostoli di Gesù, e viene considerato dalla Chiesa Cattolica il primo papa.
Il suo nome originale era Simone (ebraico שמעון Šim‘ôn, Shim'on, dalla radice ebraica shama "ascoltare" e che assume molto probabilmente in significato di "colui che ha ascoltato"), ma, secondo quanto affermato da Matteo [1] e Giovanni [2], ricevette da Gesù Cristo stesso il nome di Kefa, che in aramaico significa "roccia", "pietra", e che in greco suona Petros; in latino Petrus. Anche san Paolo lo chiamava Kephas [3] oltre che Pietro [4].
Nato a Betsaida, paesino in Galilea, da un tale chiamato Giona svolgeva la mansione di pescatore a Cafarnao. Fratello del futuro Sant'Andrea, era sposato e, secondo una tradizione tarda, aveva anche una figlia chiamata Petronilla. Divenne apostolo di Gesù dopo che questi lo chiamò presso il lago di Galilea e dopo aver assistito alla pesca miracolosa. Divenuto uno dei dodici, faceva parte di una cerchia ristretta di tre individui (insieme a lui anche Giovanni e Giacomo) che assistettero alla resurrezione della figlia di Giairo, alla trasfigurazione e all'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi. Impetuoso e a volte persino aggressivo, Pietro tentò una stentata difesa per salvare il maestro dall'arresto, riuscendo soltanto a ferire uno degli assalitori, Malco. Unico, insieme al cosiddetto "discepolo prediletto", a seguire Gesù presso la casa del sommo sacerdote Caifa, fu costretto anch'egli alla fuga dopo aver rinnegato tre volte il maestro, come questi aveva già predetto.
Dopo la crocifissione e la successiva resurrezione di Gesù, secondo la Chiesa Cattolica, Pietro venne nominato dallo stesso maestro capo dei dodici apostoli e promotore dunque di quel movimento che sarebbe poi divenuto la prima Chiesa cristiana. Instancabile predicatore, fu il primo a battezzare un pagano, il centurione Cornelio. Entrò in disaccordo con Paolo di Tarso riguardo ad alcune questioni riguardanti giudei e pagani, risolte comunque durante il primo concilio di Gerusalemme. Secondo la tradizione, continuò la sua predicazione fino a Roma dove morì fra il 64 e il 67d.C., durante le persecuzioni anti-cristiane ordinate da Nerone.
È venerato come santo dalle confessioni cattoliche ed ortodosse. I testi del Nuovo Testamento affermano che Pietro-Cefa aveva un primato tra il novero degli apostoli. Il punto della discordia tra le varie confessioni cristiane è se e come tale primato debba valere anche per la chiesa successiva[5]:
- per i cattolici il successore di Pietro, cioè il vescovo di Roma, cioè il Papa, ha un primato su tutti gli altri vescovi;
- per gli ortodossi ogni vescovo è successore di Pietro e ha il primato nella sua diocesi, mentre il vescovo di Roma è un vescovo come tutti;
- per protestanti il primato si riferisce alla sola persona di Pietro ed è decaduto alla morte dell'apostolo.
Pietro Papa della Chiesa cattolica |
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Al secolo: | Simone |
Nato | |
Elezione al pontificato |
33 |
Consacrazione: | |
Fine del pontificato: |
67 |
Deceduto | |
Segretario personale: |
{{{segretario}}} |
Predecessore: | |
Successore: | papa Lino |
Cardinali creati: | vedi categoria |
Elenchi dei papi: cronologico · alfabetico | |
Progetti Cattolicesimo e Storia · uso tabella |
[modifica] Vita da pescatore
Simon Pietro, figlio di Giona (o Giovanni), era nativo di Betsaida, ma abitava a Cafarnao, paese che divenne in seguito centro della predicazione di Gesù, che vi si recava spesso come amico. Gli scavi hanno portato alla luce sul sito i resti di una casa che potrebbe essere stata quella di Pietro
Secondo i vangeli un giorno Gesù guari a Cafarnao “dalla febbre” la suocera dell'apostolo[6]. L'esistenza di questa suocera ha portato alla conclusione che Pietro fosse sposato, tanto che San Paolo allude a una “donna credente” di Cefa, cioè a una moglie; la tradizione gli assegna anche una figlia, Petronilla, che sarebbe morta martire. Come suo fratello Andrea, Pietro esercitava il mestiere di pescatore sul lago di Galilea; quando sarà infatti arrestato e tradotto davanti al Sinedrio, i membri di quest'ultimo osserveranno che Pietro e Giovanni erano “senza istruzione e popolani”[7] ossia, che non avevano ricevuto alcuna forma d'insegnamento rabbinico.
Secondo il vangelo di Giovanni, Simon Pietro era in Giudea a seguito di Giovanni Battista e fu lì che, secondo lo stesso evangelista, ebbe la "chiamata" da parte di Gesù.
[modifica] Apostolo di Gesù
[modifica] Incontro con Gesù
Ciò che si definisce la “vocazione” degli apostoli pone notevoli problemi agli esegeti. Secondo quanto detto prima, fu in Giudea, nel luogo dove si manifestò il Battista, secondo Giovanni, che andrebbe situata la prima chiamata: due discepoli infatti, sentendo Giovanni Battista indicare Gesù come l'Agnello di Dio, gli si avvicinarono e gli chiesero dove abitasse; quindi passarono la giornata con lui.
Andrea, il fratello di Simone, era uno dei due discepoli e per primo egli avvertì suo fratello: “Abbiamo trovato il Messia”[8], e lo condusse da Gesù, il quale, “fissando lo sguardo su di lui, disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”[9], che secondo quanto specificato dall'evangelista vuol dire Pietro. Matteo situa il nuovo nome dato a Simone in un diverso contesto, quello della “confessione di Cesarea” e questa differenza nella tradizione sottolinea l'importanza che i primi cristiani davano al nome di Pietro, che non veniva usato come nome nel loro ambiente.
I Sinottici collocano le prime chiamate in riva al mare di Galilea, detto anche lago di Genesaret. Gesù conosceva già Simone e per predicare gli chiese di salire sulla sua barca, invitando poi i pescatori a raggiungere il largo e gettare le reti. Sebbene non avessero pescato nulla nel corso di tutta la notte, Simone obbedì con sollecitudine - e fu la pesca miracolosa, così abbondante che fu necessario chiamare in aiuto un'altra barca[10]. Sopraffatto, il futuro apostolo cadde ai piedi di Gesù sentendosi dominato da una potenza di ordine superiore e questi lo rassicurò e gli annunciò che da quel momento in poi sarebbe diventato pescatore d'uomini. La risposta dei primi discepoli fu di abnegazione assoluta: “Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”[11].
[modifica] Trasfigurazione
Per approfondire, vedi la voce Trasfigurazione di Gesù. |
I Vangeli sinottici Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36 raccontano che Gesù si appartò su un monte con Pietro, Giacomo e Giovanni, là cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e una stupefacente bianchezza delle vesti, e sarebbero apparsi al suo fianco Mosè ed Elia. Pietro prese la parola dicendo:
« Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. » (Matteo 17,4) |
Ma Gesù ignorò il suggerimento e chiese di non riferire ad alcuno dell'episodio.
[modifica] Attività di Pietro
Pietro risulta dai racconti evangelici come un personaggio spontaneo nelle sue reazioni, impetuoso ma anche disposto a comprendere i propri errori e a imparare. Nel celebre episodio della "camminata sull'acqua" Pietro corse incontro al maestro chiedendogli di poter fare lo stesso e imparando a sue spese, sprofondando fra le onde, che per compiere siffatti prodigi è necessaria una fede totale[12].
Egli è anche il più ardito nei suoi discorsi, e spesso parla e agisce a nome dei Dodici. All'inizio del ministero di Gesù, andò a cercarlo quando il Maestro si era ritirato nella solitudine del deserto. In più occasioni lo interrogò a proposito delle parabole, implorando da lui una spiegazione o chiedendogli a chi esse siano destinate se ai Dodici o alla folla. È d'altronde da lui che gli esattori delle imposte si recarono per reclamare il tributo del Tempio. Pietro stava per comunicarlo a Gesù che lo prevenne e gli dichiarò che egli stesso era esentato dalla tassa, ma non voleva provocare scandali. Così Gesù inviò Pietro a pescare un pesce nella cui bocca venne trovato uno statere, ossia quattro dracme, che rappresentavano l'ammontare delle due tasse dovute: quella di Gesù e quella di Pietro[13].
Quando una donna, nella folla, toccò l'orlo del mantello di Gesù nella speranza di essere guarita, e il Maestro domandò: “Chi mi ha toccato?”, fu Pietro ad affrettarsi ad osservare che la folla lo stringeva da tutte le parti[14]. Sempre Pietro domandò a Gesù sino a quali limiti ci si debba spingere nel perdonare: “Fino a sette volte?” e ricevendo come risposta dal maestro: "Settanta volte sette (cioè sempre)".
Mentre si avvicinavano a Gerusalemme, Pietro interrogò Gesù sul fico che aveva maledetto e che l'indomani era stato effettivamente trovato seccato fin dalle radici. Gesù si limitò a rispondere: “Abbiate fede in Dio”. A Gerusalemme fu di nuovo Pietro ad informarsi sulla ricompensa che li attendeva in cielo, essi che avevano lasciato tutto per seguire Gesù; la risposta promise, per questa vita, una famiglia spirituale; per l'altra, la vita eterna. Davanti al Tempio di cui Gesù aveva appena predetto la totale distruzione, Pietro convinse Andrea e i due figli di Zebedeo a tentare insieme di ottenere da Gesù la data di questo avvenimento.
Dopo il discorso sul pane di vita, quando Gesù chiese ai Dodici se se ne sarebbero andati anch'essi, come quanti si erano scandalizzati a queste parole, fu Pietro a rispondere a loro nome, per tutti: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”[15].
[modifica] Primato di Pietro
Per approfondire, vedi la voce Primato di Pietro. |
A Cesarea di Filippo, Gesù interrogò i suoi apostoli su quel che gli uomini dicevano di lui. Vennero elencate varie risposte. Alla fine, il Maestro chiese ai Dodici: “Voi chi dite che io sia?”. Allora fu Simon Pietro che, primo tra i Dodici, espresse in termini umani la realtà soprannaturale del Cristo: “Tu sei il figlio del Dio vivente!”[16].
La risposta di Gesù riveste un'importanza notevolissima. In primo luogo, egli proclama: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”[17]. Il termine “Chiesa”, tanto frequente sotto la penna di Paolo, nei vangeli non appare che due volte e designa la nuova comunità che Gesù stava per fondare e che egli presenta come una realtà non solo stabile, ma indistruttibile. Essa è “edificata” su Simone, che a causa di questo ruolo riceve qui il nome di Pietro.
Gesù indica quindi i poteri conferiti a Simon Pietro: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”[18]. Il senso di questa immagine, nota alla Bibbia e all'antico Oriente, suggerisce l'incarico affidato a un unico personaggio di sorvegliare ed amministrare la casa. Padre Benoît traduce con “maestro di palazzo” o “visir”[19]. Pietro è da Gesù nominato "Primo ministro" della sua Chiesa, della quale dovrà governare non solamente la massa dei fedeli, ma gli stessi funzionari.
Il potere di legare e di sciogliere implica il perdono dei peccati, ma non va limitato a questo significato: esso comprende tutta un'attività di decisione e di legislazione, nella dottrina come nella condotta pratica, che coincide con l'amministrazione della Chiesa in generale.
[modifica] Pietro rimproverato da Gesù
Subito dopo questi fatti. Gesù comunicò ai suoi apostoli la prima rivelazione della Passione che avrebbe dovuto subire. In una ribellione di tutto il suo essere, Pietro, prendendolo in disparte, protestò contro questa prospettiva che gli sembrava improbabile. Ciò gli attirò un severo biasimo: colui che era appena stato consacrato capo della Chiesa si sentì chiamare “Satana”: l'avversario, il tentatore, colui che vorrebbe far cadere il Cristo[20]
« Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». » (Matteo 16:21-23) |
[modifica] Durante gli ultimi giorni di Gesù
[modifica] L'Ultima cena
Insieme a Giovanni, Pietro è chiamato ai preparativi del pranzo pasquale in cui Gesù istituì l'Eucarestia. Giovanni e Luca situano in questa occasione l'annuncio del rinnegamento di Pietro[21] che invece Matteo e Marco collocano un po' più tardi[22], sulla via del Getsemani. Gesù dichiarò a Simone che Satana spiava in loro la sua preda, ma che egli avrebbe pregato per loro. Gli predisse che avrebbe rinnegato il suo Maestro, ancora prima che il gallo cantasse: la sincerità di Pietro era totale, ma la forza gli sarebbe venuta meno. Nondimeno Gesù l'avrebbe riconfermato nel suo ruolo preminente per il sostegno della fede: “Tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc22,32).
E nel corso di quest'ultimo pasto che Gesù annunciò il tradimento di uno dei Dodici, e Pietro fece cenno a Giovanni, che era seduto accanto a Gesù: “Di', chi è colui a cui si riferisce?”(Gv13,24).
Il Vangelo di Giovanni, che non descrive l'istituzione dell'Eucarestia, riferisce un altro episodio verificatosi durante la cena. Gesù s'interruppe per compiere delle funzioni normalmente lasciate a degli schiavi: lavare i piedi dei suoi ospiti. Stupefatto, Pietro protesta con energia ma alla risposta di Cristo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”(Gv13,8), l'ardente apostolo, eccessivo nel consenso come lo era appena stato nel rifiuto, reclamò: “Signore, non solo i piedi ma le mani e il capo”(Gv13,9)
[modifica] Aggressione al servo del sommo sacerdote
Tutti i Vangeli riportano che, al momento dell'arresto di Gesù, uno di quelli che stava con lui tagliò con la spada un orecchio a un servo del sommo sacerdote di nome Malco (Mt26,51;Mc14,47;Lc22,50;Gv18,10). Il vangelo secondo Giovanni identifica l'aggressore in Pietro. Gesù rimproverò il suo apostolo, e risanò la ferita del servo.
[modifica] Tradimento
I Vangeli raccontano, dopo il processo religioso contro Gesù, che Pietro, seguito secondo Giovanni da un altro discepolo innominato[23] riuscì ad intrufolarsi all'interno del cortile della casa del sommo sacerdote. L'apostolo innominato, da molti riconosciuto nello stesso Giovanni,[24] era conosciuto lì dentro e riuscì ad entrare insieme a Pietro.
Quest'ultimo venne però riconosciuto da una serva (su questo concordano tutti e quattro i Vangeli, Giovanni sottolinea che la donna era in realtà la portinaia[25]) che dichiarò davanti a tutti che il nuovo arrivato era uno dei discepoli di Gesù. Il pescatore di Cafarnao, sicuro di essere stato scoperto, giurò davanti a tutti di non conoscerlo. Recatosi nell'atrio dove, come testimoniano Luca e Giovanni, era stato acceso un fuoco dalle guardie e dai servitori del sommo sacerdote, Pietro venne nuovamente riconosciuto, questa volta da un'altra serva, ma negò di nuovo la sua appartenenza al seguito del maestro.
Passata circa un'ora dai due rinnegamenti, Pietro venne nuovamente riconosciuto dalla gente intorno al fuoco, essendo stato ingannato infatti dal suo accento galileo. Uno di essi, secondo il resoconto di Giovanni[26], era perfino presente al momento dell'arresto e l'aveva riconosciuto come colui che aveva ferito all'orecchio Malco. Senza via d'uscita, Pietro rinnegò una terza volta il maestro e, dopo aver sentito che nello stesso istante il gallo aveva cantato (due volte in Marco[27]), ricordandosi le predizioni di Gesù riguardo il suo tradimento, l'apostolo fuggì via piangendo amaramente, fatto che è testimoniato allo stesso modo nei tre vangeli sinottici.
Così come il processo notturno presso il Sinedrio fu, secondo alcuni studiosi, fra i quali si può ricordare Marcello Craveri (autore del libro "Un uomo chiamato Gesù"), segno tangibile della non storicità dei vangeli, così il rinnegamento di Pietro viene da molti esegeti, fra i quali Antonello Famà[28] ritenuto come un fatto che rivela l'autenticità delle testimonianze evangeliche, poiché sarebbe stato incomprensibile l'inserimento di un atto tanto increscioso da parte di colui che sarebbe divenuto il capo del movimento.
[modifica] Alla resurrezione di Gesù
Benché l'apostolo abbia rinnegato il maestro già nel mattino della Pasqua viene sottolineato il primato di Pietro: avvertito da Maria Maddalena, egli corse al sepolcro in compagnia del discepolo che Gesù amava e questi, più svelto, arrivò per primo ma per deferenza lasciò entrare Simon Pietro prima di lui. Sembra che per primo Pietro sia stato favorito da un'apparizione del Cristo risorto e, in seguito, condividera con gli altri apostoli le apparizioni nel Cenacolo e sul mare di Galilea.
Un giorno che lui ed altri sette discepoli erano andati tutti a pescare sul lago, senza aver preso nulla per tutta la notte, d'un tratto Gesù si presentò sulla riva ma essi non lo riconobbero. Su consiglio dello sconosciuto, gettarono però le reti e presero una moltitudine di pesci. A questo segno Giovanni, per primo, identificò il Maestro e Pietro, sempre impulsivo, si gettò in mare verso Gesù. Quando tutti furono tornati a terra questi li invitò ad arrostire i loro pesci su un fuoco di legna e a dividere con lui la colazione. Dopo aver finito, Gesù si rivolse direttamente a Pietro e tre volte gli domandò: “Simone di Giovanni mi vuoi bene?”. La ripetizione sconcertò l'apostolo, il quale insistette, la terza volta, con una toccante umiltà: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. La triplice protesta serviva a cancellare il triplice rinnegamento della tragica notte in casa di Caifa. Pietro si sentì ora predire in parole velate il martirio che lo attendeva, quindi Gesù gli disse: “Seguimi”. Vedendo allora Giovanni che seguiva le loro orme, Pietro interrogò Gesù sul destino del discepolo prediletto ma la risposta fu alquanto enigmatica.
Nel luogo di questa apparizione vi è una cappella in basalto detta “il Primato di Pietro” si erge su uno scoglio a strapiombo sul lago con una scala, scolpita nella roccia, che scende sino a una caletta. Eteria, una pellegrina proveniente dalla Spagna, che riferisce del suo viaggio nei luoghi santi in una cronaca risalente alla fine del IV secolo, cita “la scala dove stava il Signore”. La cappella attuale, che risale al 1935, ha sostituito un antico santuario, spesso riedificato dopo il passaggio di Eteria, e che si chiamò a lungo “la chiesa dei dodici apostoli”, perché si supponeva che Cristo vi avesse battezzato i suoi discepoli.
[modifica] Predicazione del Vangelo
[modifica] La Chiesa primitiva
Sin dai giorni immediatamente successivi all'Ascensione di Gesù, Pietro assunse il comando del piccolo gruppo degli apostoli. Ricordando il tradimento e la morte ignominiosa di Giuda, egli provvide alla sostituzione del traditore con un uomo che diventerà, con gli undici, testimone della Resurrezione, eleggendo così tramite sorteggio un tale chiamato Mattia.
Dopo la Pentecoste, Pietro fu investito di una nuova sicurezza nella fede e di un nuovo ascendente sulle folle: ora egli prendeva la parola con fermezza, attingendo largamente dalla Scrittura le allusioni ai tempi nuovi. Il discorso immediatamente successivo alla discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, comincia con una lunga citazione dal profeta Gioele con cui agli attoniti astanti venne spiegato lo stato in cui si trovavano questi Galilei che all'improvviso parlavano in tutte le lingue della terra: “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni... Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”.
Pietro applicò al Cristo l'ultima frase della profezia e collegando immediatamente la morte e Pasqua, la sua Ascensione e l'effusione dello Spirito alla quale hanno assistito, egli dichiarò che Gesù era salito al cielo, e che egli aveva effuso lo Spirito come gli astanti stessi potevano vedere. Pietro consigliò dunque ad essi di pentirsi e farsi battezzare in nome di Cristo. Molti compresero che avendo partecipato alla crocifissione dovevano riparare, accettare la penitenza e il battesimo tanto che quel giorno vi furono tremila conversioni.
A questa prima e magistrale retata seguì il primo miracolo dell'apostolo: nel nome di Gesù, Pietro restituì la salute a uno storpio che chiedeva l'elemosina e poiché l'evento suscitò un grande concorso di popolo, Pietro da questo segno trasse profitto per annunciare la Buona Novella dichiarando che era stata la fede in Gesù ed essa sola, ad aver guarito lo zoppo. Anche qui Pietro invitò al pentimento e alla conversione, sottolineando per gli Ebrei che lo ascoltavano che Gesù era il compimento della promessa fatta ad Abramo e degli oracoli dei profeti, tra i quali Mosè era il più grande. Questa nuova ondata contò circa cinquemila convertiti.
Mentre Pietro parlava al popolo, con Giovanni al suo fianco, fu arrestato dai sacerdoti e dai sadducei: vennero entrambi gettati in prigione perché era già tardi e sarebbero stati convocati davanti al Sinedrio solo l'indomani. Pietro allora, forte della sua fede, proclamò ancora che aveva guarito il paralitico solo nel nome di Gesù. I sinedriti ne furono sconcertati: ritenevano Pietro e Giovanni uomini semplici ma vedendo con quale autorità Pietro sapesse parlare restarono attoniti, e più ancora li sorprese la presenza, inconfutabile, del miracolato. Essi decisero molto semplicemente di vietare a Pietro e Giovanni di prendere la parola e di insegnare in nome di Gesù, al che i due apostoli risposero che non potevano tacere. Esaurito ogni argomento, e sentendosi impotenti davanti all'entusiasmo che si scatenava intorno al taumaturgo, i sinedriti lasciarono andare gli apostoli.
I segni e i miracoli intanto si moltiplicavano. Anania e sua moglie Anania che avevano mentito ai cristiani, furono smascherati da Pietro e caddero morti ai suoi piedi. La folla si accalcava intorno agli apostoli come un tempo in Galilea intorno al maestro. I malati venivano portati lungo la via dove passava Pietro affinché “anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro”.
L'ira del sommo sacerdote e dei sadducei si manifestò allora di nuovo: ciò che non avevano saputo ottenere con la persuasione lo avrebbero imposto con la forza e così Pietro e Giovanni vennero nuovamente arrestati. Ma, secondo le Scritture, un angelo li liberò durante la notte. Quando i loro persecutori li vollero convocare per interrogarli, appresero che i loro prigionieri erano nel Tempio, intenti a insegnare, li fecero ricondurre davanti a loro, ma, schiumanti di rabbia davanti alla tranquilla ostinazione dei due apostoli, furono calmati solo dall'intervento di Gamaliele.
Venuti a sapere che la Samaria aveva ormai molti cristiani in essa, grazie alla predicazione del diacono Filippo, gli apostoli mandarono ai nuovi convertiti Pietro e Giovanni che erano autorizzati a imporre le mani, perché ricevessero lo Spirito Santo. Tra loro vi era Simon Mago, il cui nome sarà legato al peccato di “simonia” o commercio dei sacramenti. Pietro gli fece comprendere che il denaro non avrebbe mai potuto acquistare il potere d'invocare lo Spirito Santo.
Dopo la sosta in Samaria, l'apostolo fece ritorno alla pianura costiera. A Lidda egli guarì un paralitico, Enea; a Joppe Pietro risuscitò una discepola di nome Tabita. I due prodigi guadagnarono alla fede molti abitanti delle due città.
[modifica] La conversione di Cornelio
A Joppe, Pietro abitava presso un conciatore di pelli. Mentre si trovava lì ebbe il privilegio di una visione: vide una grande tovaglia su cui si trovavano in gran quantità alimenti che la Legge di Mosè dichiarava impuri. Pietro venne invitato a mangiarli, e alle sue proteste una voce gli disse: “Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo più profano”.
Poco dopo Pietro fu chiamato presso un pagano, il centurione Cornelio, che a sua volta da una visione era stato spinto a convocarlo. E mentre Pietro gli parlava, lo Spirito Santo calò sul centurione e sui suoi compagni, come in una nuova Pentecoste. Era dunque arrivato il momento di far entrare nella comunità dei cristiani anche coloro che non erano circoncisi, e che erano considerato dall'ebraismo degli impuri.
Pietro dovette spiegare ai suoi compagni nei particolari la sua visione come pure i fatti che l'avevano seguita e, almeno per un certo tempo, li convinse.
[modifica] In prigione
Nel frattempo Erode Agrippa I aveva cominciato una persecuzione contro i cristiani e fatto giustiziare Giacomo, fratello di Giovanni. Essendosi così acclamato il favore dei Sinedriti, Erode decise di fare arrestare anche Pietro. Ma nuovamente un angelo gli apparve in carcere, e svegliò il prigioniero, che obbedì come in sogno. Soltanto una volta ritrovatosi in strada egli si rese conto di quanto era accaduto.
Si recò allora alla casa di Maria, madre di Marco, dov'era radunato un certo numero di fedeli in preghiera e costoro stentarono a credere ai loro occhi. Lo stupore e la confusione furono ancora più grandi nel campo di Erode, il quale fece imprigionare i carcerieri, in conformità con l'usanza del tempo per cui le guardie che lasciavano evadere un prigioniero incorrevano nella sua stessa pena.
[modifica] Ultime tappe
Dopo questa liberazione miracolosa, gli Atti degli Apostoli si limitano ad annotare che Pietro uscì e si incamminò verso un altro luogo. Stranamente, il Nuovo Testamento tace sugli ultimi anni della vita dell'apostolo. Per taluni, questo “altro luogo” sarebbe Roma, dove Pietro avrebbe cercato rifugio durante la persecuzione di Agrippa, nel 44; per altri, Antiochia, dove egli avrebbe soggiornato brevemente e dove si scontrò a quel tempo con Paolo, nel corso dell'incidente che questi riferisce nell'epistola ai Galati.
Fino a quel momento Pietro frequentava i pagani e mangiava con loro ma ecco che arrivarono dei Giudei da Gerusalemme e questi per timore dei circoncisi si allontanò dai pagani e si attenne alle prescrizioni mosaiche. Paolo gliene mosse vivo rimprovero poiché questo atteggiamento era contrario al pensiero cristiano. Nonostante tutto va notato l'omaggio che Paolo rende a “Cefa” come capo del gruppo apostolico.
Quanto agli andirivieni di Pietro, bisogna ormai rifarsi alla tradizione, secondo la quale egli trascorse un primo soggiorno di alcuni anni a Roma. È anche possibile che abbia compiuto allora dei viaggi missionari. Probabilmente si recò a Corinto, poiché Paolo vi segnalò “dei partigiani di Pietro”, accanto ai partigiani di Paolo e di Apollo. La sua prima epistola è indirizzata a cinque Chiese dell'Asia Minore; si è potuto congetturare perciò che avesse egli stesso evangelizzato tali province romane.
Lo troviamo comunque a Gerusalemme al tempo del primo concilio della giovane Chiesa nel 49 circa. La questione del centurione Cornelio non aveva placato gli animi e la posta in gioco era fondamentale: una tradizione più che millenaria insegnava che chi si convertiva alla religione di Jahve doveva subire la circoncisione e seguire in tutto le prescrizioni della Legge, ad Antiochia, Paolo e Barnaba, permeati del messaggio di Gesù, professavano invece che era sufficiente credere e ricevere il battesimo per essere salvi. Si decise di salire a Gerusalemme per trattare la questione con gli apostoli e gli anziani. Prendendo la parola, Pietro alluse subito alla conversione del centurione Cornelio e sostenuto da Giacomo ebbe la meglio: il punto di vista di Paolo venne così approvato e la decisione orientò l'intero avvenire della Chiesa poiché ormai Giudei e Gentili avrebbero avuto gli stessi, identici diritti.
Il concilio di Gerusalemme è l'ultima apparizione di Pietro nel libro degli Atti. Egli era il portavoce dei discepoli e la comunità primitiva appare fondata su di lui; ma il prestigio di Giacomo andò aumentando, e al tempo dell'ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme, Giacomo è il solo citato. Sembra che, di fronte a Giacomo che ormai guidava la Chiesa di Gerusalemme, e di fronte all'attivita missionaria di Paolo, il ruolo preponderante di Pietro sia cessato. È probabile che si recasse a questo punto ad Antiochia e vi soggiornasse circa sette anni; è infatti considerato il fondatore della Chiesa di Antiochia e il suo primo vescovo.
[modifica] Pietro a Roma
Secondo la tradizione cristiana, Pietro finì i suoi giorni a Roma[29], crocifisso a testa in giù sotto Nerone, benché l'autenticità di tale evento sia ancora oggi fonte di grande dibattito fra gli studiosi della Bibbia. Unico documento che ci riferisce gli avvenimenti succedutisi dall'arrivo di Pietro a Roma fino al suo martirio sono dei testi apocrifi, denominati "Atti di Pietro", di contenuto abbastanza favolistico e senza dubbio poco fedeli alla realtà, simbolo comunque di una devozione molto antica che vedeva in Pietro il padre evangelizzatore della città eterna.
[modifica] L'arrivo
Secondo gli Atti di Pietro, l'apostolo fu costretto a partire da Gerusalemme per dirigersi a Roma a causa di Simon Mago, che aveva causato una terribile defezione nella comunità cristiana dell'Urbe, fondata da Paolo, e che si era acclamato quale nuovo figlio di Dio grazie ai suoi poteri magici, acclamandosi le attenzioni sia della gente del popolo che dello stesso Nerone. Recatosi dunque nel porto di Cesarea Marittima, Pietro salì sopra una nave e cominciò il suo viaggio. Durante il tragitto convertì uno dei marinai, Teone, al cristianesimo, battenzandolo durante una breve sosta, prima di sbarcare a Pozzuoli.
Giunto nella cittadina campana, Pietro venne accolto da un locandiere, convertito precedentemente da Paolo, che gli rivelò gli eventi accaduti a causa del mago Simone. Dopo aver concluso i suoi discorsi, l'oste consigliò all'apostolo di affrettarsi a raggiungere l'Urbe poiché la situazione si complicava. A Roma Pietro venne ospitato dal presbitero Narcisso, uno dei fedelissimi di Paolo che, entusiasmato da tale arrivo, radunò attorno alla sua casa tutti i cristiani reduci dalla disserzione che, affascinati dal discorso dell'apostolo, ritrovarono coraggio.
[modifica] Lo scontro con Simon Mago
Narcisso e gli altri cristiani, entusiasmati dall'apostolo, gli rivelarono come il senatore Marcello, un tempo prodigo e gentile con il prossimo, fosse divenuto ora uno dei fedeli accoliti di Simon Mago, che dimorava presso di lui. Recatosi nel palazzo del senatore, Pietro ordinò al portiere di condurlo dal mago ma siccome questi si rifiutava di farlo, l'apostolo decise di usare uno stratagemma. Qui la narrazione degli Atti comincia a divenire leggenda vera e propria, non più fatto storico: Pietro, avvicinatosi a un cane, gli ordinò di recarsi dal mago e di rivelargli che lui era fuori ad aspettarlo. L'animale, entrato dentro la casa, cominciò a parlare come un essere umano.
Marcello, convertitosi in seguito al miracolo, corse verso l'apostolo e chiese perdono per i suoi peccati, rinnegando il suo passato di adepto del mago, per il quale aveva persino fatto erigere una statua. Tornato intanto dall'interno della casa senza Simone, il cane, seguito da una grande folla, prima di morire rivelò come presto, precisamente il sabato seguente, l'apostolo avrebbe dovuto scontrarsi con il mago nemico.
Un gran numero di gente, fra i quali spiccavano senatori e nobili romani, si radunò nel foro per vedere la sfida fra Simon Mago e Pietro. Deciso a provare quale dei due sia realmente potente, il prefetto incaricato di giudicare il caso ordinò al mago di uccidere uno dei suoi servi e all'apostolo di resuscitarlo. Entrambi riuscirono nell'impresa ma, come è ovvio pensare, fu Pietro a ricevere maggiore acclamazione dalla folla.
Il mago però decise di compiere lo stesso prodigio e, sfruttando il fatto che una nobile matrona aveva chiesto all'apostolo di resuscitare anche suo figlio, Simone fece in modo che questi, benché morto, potesse rialzarsi e camminare. Pietro mostrò a tutti che il giovane non era morto ma bensì animato da qualche maleficio e dunque, dopo aver convinto il popolo a non uccidere lo stregone, rispose alle preghiere della matrona e ridiede vita al giovane.
Simone, che aveva perso in tal modo la sfida, decise di fuggire via mentre Pietro, riuscito a convertire molti romani, si ritirò con essi in casa di Marcello. Tornato alla ribalta qualche giorno dopo, lo stregone cominciò a compiere i propri incantesimi sulla gente, guarendo i malati solo per breve tempo e rianimando corpi di morti. Deciso a prendersi la sua rivincita egli lanciò un'ultima sfida contro l'apostolo: siccome gli esseri umani non erano più degni di lui, egli sarebbe volato fino al cielo. Il maleficio avvenne come il mago sperava ma, non appena Pietro chiese al suo Dio di distruggere quel portatore di mali, Simone precipitò e cadde per terra morendo (o secondo alcuni testi, fratturandosi la gamba in tre punti e morendo in esilio con le gambe amputate[30]).
[modifica] Domine, quo vadis?
Gli Atti di Pietro, dopo aver narrato la tragica fine di Simon Mago, continuano raccontando come, a seguito dello scontro, l'apostolo fosse riuscito a conquistarsi il favore di molti proseliti che decisero di convertirsi al cristianesimo e farsi battezzare. Fra i catecumeni vi erano parecchie donne, fra le quali spiccavano Santippe, moglie del nobile Albino, e le quattro concubine del prefetto Agrippa. Esse avevano preferito abbandonare i loro amanti e seguire l'insegnamento cristiano attraverso l'astinenza sessuale.
Agrippa e gli altri mariti, decisi a ricondurre nei propri talami le mogli, ordirono una congiura contro Pietro che, avvertito da Santippe, preferì fuggire piuttosto che essere ucciso. Durante la fuga, mentre si trovava sulla via Appia, gli venne incontro Gesù, portando con sè la sua croce. Quando l'apostolo chiese al maestro: "Domine, quo vadis?" (Signore, dove vai?), questi rispose: "Vado a Roma per farmi crocifiggere un'altra volta". Sicuro che ormai la sua ora era segnata, Pietro preferì tornare a Roma per esservi crocifisso al posto del maestro.
Ancora oggi lungo la Via Appia, nei pressi delle catacombe di San Callisto, si trova oggi la piccola chiesa del "Domine quo vadis", che ricorda l'evento, visitata nel 1983 da Giovanni Paolo II, il quale definì il luogo di "speciale importanza nella storia di Roma e nella storia della Chiesa".
Benché non vi sia nulla di improbabile nel pensare che l'apostolo avesse deciso di fuggire via da Roma prima del martirio, è senza dubbio frutto di tradizione leggendaria il racconto di Santippe e della congiura dei mariti poiché è ben noto agli studiosi che, se Pietro morì realmente a Roma, fu vittima delle persecuzioni anti-cristiane volute da Nerone e non di certo di un complotto voluto da amanti smaniosi.
[modifica] Il martirio
Secondo leggende posteriori, Pietro venne arrestato e rinchiuso, insieme a Paolo, all'interno del Carcere Mamertino (dove poi sorse la chiesa di "San Pietro in Carcere") dove i due carcerieri, destinanti a diventare i santi Processo e Martiniano, vedendo i miracoli operati dai due apostoli, chiesero il battesimo. Allora Pietro, facendo un segno di croce verso la Rupe Tarpea, riuscì a farne scaturire dell'acqua e con essa battezzò i due carcerieri che subito dopo aprirono loro le porte per invitarli alla fuga, venendo però scoperti e giustiziati.
Questa sembra però essere una leggenda infondata sia perché le prime notizie sulla prigionia nel carcere provengono da una fonte molto tarda, la Passio Lini, che risale al VI secolo, sia perché quel luogo era destinanto a prigionieri che si dovevano custodire con attenzione (basti pensare a Giugurta e Vercingetorige) e non di certo a un uomo come l'apostolo, uno dei tanti immigrati nella capitale dell'Impero, almeno che Nerone non lo ritenesse talmente pericoloso da scatenare una rivolta fra i cristiani. Benché non esistano prove certe della permanenza dei due nel carcere, la tradizione è comunque molto antica e la trasformazione del carcere in chiesa si fa risalire al IV secolo per volere di papa Silvestro I.
Giovanni 21,18 indica, attraverso parole che oggi suonano enigmatiche, che Pietro venne martirizzato per crocifissione, e Clemente di Roma (morto ca. 95), colloca la sua morte all'epoca di Nerone. Secondo gli studi dell'archeologa Marta Sordi, le due ipotesi più probabili sono l'anno 67 (martirio di Pietro e Paolo) o il 13 ottobre 64 (giorno in cui Nerone festeggiò con cruenti giochi il decennale della sua ascesa all'impero e avviò le persecuzioni dei cristiani per il Grande incendio di Roma). La tradizione seguente, confermata persino da Origene, sostiene che i Romani lo crocifissero a testa in giù su sua stessa richiesta poiché egli non voleva paragonarsi a Gesù.
[modifica] Testimonianze sulla morte di Pietro
[modifica] La tomba e i resti di Pietro
Per approfondire, vedi la voce Tomba di Pietro. |
La tomba di Pietro è stata rinvenuta in corrispondenza dell'altare della Basilica di San Pietro in Vaticano durante scavi effettuati nelle Grotte vaticane a partire dal 1939, solo nel 1953 furono trovati dei resti umani che sono attribuiti all'apostolo dopo le concordanze di numerosi esami scientifici.
Sulla tomba di Pietro la tradizione cristiana ha espresso precedentemente altre versioni contrastanti a causa delle due traslazioni che tale tomba ha subìto nei primi due secoli prima di tornare alla posizione originaria. Secondo il presbitero Gaio la sepoltura di Pietro era "alla via del Vaticano o sulla via di Ostia" mentre secondo altre testimonianze la tomba di Pietro era "ad Catacumbas" (cioè presso l'attuale S. Sebastiano), comunque tutte le tradizioni non hanno mai indicato altra città oltre Roma.
[modifica] Vangelo di Giovanni
In un passo del Vangelo secondo Giovanni 21,15-19 Gesù si rivolge a Pietro dicendogli
« In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti » (Giovanni 21,18) |
e successivamente compare l'inciso:
« Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio » (Giovanni 21,19) |
Si può supporre quindi che l'evangelista, ed anche i lettori a cui egli si rivolgeva, conoscessero alcuni dettagli della morte di Pietro.
[modifica] Lettera di Pietro
La Prima lettera di Pietro si conclude con:
« La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta. Anche Marco, mio figlio, vi saluta. » (1 Pietro 13) |
Pietro dichiara di trovarsi presso la chiesa di Babilonia, il nome Babilonia si riferisce probabilmente a Roma, che è chiamata Babilonia anche in altri antichi scritti cristiani e no, quali l'apocalisse di Giovanni 17,5;18,10 e gli Oracoli della Sibilla cristiani. [31].
Il riferimento potrebbe anche essere alla Nuova Babilonia (Seleucia) lungo le rive del Tigri, alla città egiziana di Babilonia presso Memphis, o Gerusalemme.Eusebio di Cesarea [32] però scrisse che il vescovo Papia di Ierapoli e Clemente di Alessandria dichiarano che Marco scrisse il suo Vangelo a Roma su richiesta dei cristiani di quella città, che desideravano una testimonianza scritta degli insegnamenti di Pietro e dei suoi discepoli; questa notizia è confermata da Ireneo di Lione [33]. Sulla base di queste testimonianze Eusebio dichiara che Pietro si rivolgeva a Roma con il nome figurato di Babilonia nella sua prima lettera. Uno dei motivi per cui Pietro non scriveva in tutte lettere il nome di Roma, è che dopo la sua liberazione miracolosa narrata negli Atti degli Apostoli (cap.12), e la fuga da Gerusalemme, egli per le autorità e per i giudei era un latitante ricercato.
[modifica] Lettera di Clemente
Nella prima lettera di Clemente, attribuita a Clemente di Roma e scritta forse tra il 95 ed il 97 [34] si trova scritto:
« Per invidia e per gelosia i più validi e i più importanti pilastri [della Chiesa] hanno sofferto la persecuzione e sono stati sfidati fino alla morte. Volgiamo il nostro sguardo ai santi Apostoli... San Pietro, che a causa di un'ingiusta invidia, soffrì non una o due, ma numerose sofferenze, e, dopo aver testimoniato con il martirio, assurse alla gloria che aveva meritato » | |
(Clemente di Roma, lettera ai Corinzi, v)
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Sono poi menzionati Paolo ed altri, dichiarando che essi patirono il martirio presso di noi, ovvero tra i Romani, espressione che è chiarita dal capitolo IV. In questa lettera ci si riferisce a quella che fu poi interpretata come la prima persecuzione dei cristiani dopo il grande incendio di Roma, sotto l'imperatore Nerone, collocando quindi la morte di Pietro in quell'epoca.
[modifica] Lettera di Ignazio
Nella sua lettera scritta all'inizio del II secolo, prima del 107, il vescovo Ignazio di Antiochia cerca di dissuadere i cristiani di Roma dall'intercessione in suo favore, con la quale avrebbero potuto evitarne la condanna a morte, dichiarando:
« Non vi comando, come Pietro e Paolo: loro furono apostoli, mentre io non sono altro che un rifiuto » | |
(Ignazio di Antiochia, Ai Romani 4)
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Questo passo può essere interpretato come la dichiarazione che Pietro e Paolo proclamarono la dottrina cristiana a Roma di persona.
[modifica] Lettera di Dioniso
Il vescovo Dioniso di Corinto, nella sua lettera alla chiesa romana durante il pontificato di papa Sotero (165-174) scrive che:
« Dovete quindi, con la vostra più vivida esortazione, riunire insieme i prodotti della semina di Pietro e di Paolo a Roma ed a Corinto. Poiché entrambi hanno seminato la parola del Vangelo anche a Corinto, e insieme lì ci hanno istruiti, nello stesso modo in cui insieme ci hanno istruiti in Italia ed insieme hanno patito il martirio » |
Il testo è riportato nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea (II, xxviii).
[modifica] Testimonianza di Ireneo
Ireneo di Lione, che trascorse del tempo a Roma poco dopo la metà del secondo secolo prima di recarsi a Lione, descrive la chiesa di Roma come
« la più grande ed antica chiesa, conosciuta da tutti, fondata ed organizzata a Roma dai due più gloriosi apostoli, Pietro e Paolo » | |
(Ireneo di Lione, Contro gli eretici, III, iii; cf. III, i)
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Cita quindi la nota attività apostolica di Pietro e Palo a Roma per usarla come prova della tradizione.
[modifica] Clemente di Alessandria
Clemente di Alessandria dichiara che:
« Dopo che Pietro ebbe annunciato la Parola di Dio a Roma e predicato il Vangelo nello spirito di Dio, la moltitudine degli uditori richiese a Marco, che aveva a lungo accompagnato Pietro nei suoi viaggi, di scrivere quello che gli apostoli avevano loro insegnato. » | |
(Clemente di Alessandria, Hypotyposes)
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Il testo è riportato nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, (IV, xiv).
[modifica] Tertulliano
Tertulliano fa spesso riferimento alla predicazione di Pietro e Paolo a Roma:
« Se sei in Italia, hai Roma, da cui si diffonde un'autorità che va molto oltre [i confini della stessa Italia]. Quanto è fortunata questa Chiesa per cui gli Apostoli hanno versato la loro dottrina con il loro sangue, dove Pietro ha emulato la passione del Signore, dove Paolo è stato coronato con la stessa morte di Giovanni[35] » | |
(Tertulliano, De Praescriptione, xxxv)
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Riferendosi al passo del Vangelo descritto precedentemente (Giovanni 21,15-19):
« La germogliante fede cristiana fu insanguinata per primo da Nerone a Roma. Là Pietro fu legato da un altro come Gesù gli aveva profetizzato, quando fu legato alla croce » | |
(Tertulliano, Scorpiace, xv)
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Per illustrare il fatto che non è importante con quale acqua si amministri il battesimo, scrive che non c'è
« [...] nessuna differenza tra quella con cui Giovanni battezzava nel Giordano e quella con cui Pietro battezzava nel Tevere » | |
(Tertulliano, Sul battesimo, capitolo 5)
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e contro Marcione si riferisce alla testimonianza dei cristiani romani:
« [...] a cui Pietro e Paolo hanno trasmesso in eredità il Vangelo racchiuso nel loro sangue » | |
(Tertulliano, Contro Marcione, IV, v)
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[modifica] Girolamo: De viris illustribus
Sofronio Eusebio Girolamo (san Girolamo), nel suo libro De viris illustribus, descrive le vite e le opere di tutti coloro che hanno scritto a proposito del cristianesimo (anche "eretici", ebrei e "pagani") da Pietro a suoi giorni, con l'intento apologetico di mostrare il valore anche letterario del cristianesimo. Essendo della fine del IV secolo si basò su fonti più antiche, soprattutto Eusebio di Cesarea. A proposito di Pietro scrisse:
« Simon Pietro, figlio di Giovanni, dal villaggio di Betsaida nella provincia di Galilea, fratello di Andrea apostolo, ed egli stesso capo degli apostoli, dopo essere stato vescovo della Chiesa di Antiochia ed aver predicato alla Diaspora - i credenti nella circoncisione, nel Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia - si spostò a Roma nel secondo anno di Claudio per spodestare Simon Mago, e vi mantenne il seggio sacerdotale per venticinque anni fino all'ultimo, ovvero il quattordicesimo, anno di Nerone. A causa sua ricevette la corona del martirio venendo inchiodato alla croce con la testa verso terra e i piedi innalzati al di sopra, sostenendo che era indegno di essere crocifisso nella stessa maniera del suo Signore. Scrisse due lettere che sono dette "cattoliche", la seconda delle quali, essendo diversa nello stile rispetto alla prima, è considerata da molti non di sua mano. Anche il Vangelo secondo Marco, che era suo discepolo ed interprete, è ritenuto suo. D'altra parte i libri ascritti a lui, di cui il primo è intitolato Atti, un secondo Vangelo, un terzo Discorso, un quarto Apocalisse, un quinto Giudizio, sono respinti come apocrifi. Seppellito a Roma in Vaticano presso la via del trionfo, è venerato da tutto il mondo. » | |
(Sofronio Eusebio Girolamo, De viris illustribus)
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[modifica] Teorie non conformiste
Alcuni autori extra-accademici (quali ad es. Donnini e Cascioli in bibliografia), che considerano Gesù solamente il capo di un movimento giudaico sovversivo, fallito per la repressione romana, e poi trasfigurato nella fantasia dei suoi discepoli delusi, descrivono anche la figura di Pietro con categorie alternative a quelle proposte dalla Chiesa. Tali interpretazioni, che ad alcuni appaiono isolate, si collocano all'interno di una corrente minoritaria (vedi Mito di Gesù), ma risalente a studiosi come Voltaire, Albert Schweitzer, Bruno Bauer, ecc. Coloro che condividono tale teoria ritengono che gli ostacoli che ha incontrato e che incontra siano di natura psicologica e culturale, data l'importanza e la complessità degli interessi in gioco. A ciò si aggiunge la notevole distanza nel tempo degli eventi, oltre che la qualità e quantità dei testi a noi pervenuti. Secondo queste teorie Pietro sarebbe stato uno zelota, un assassino dal carattere aggressivo e autoritario, con tendenze alla coercizione ed anche un galeotto evaso dal carcere, ma per fare chiarezza sulla sua figura è molto importante vedere anche Zeloti tra gli apostoli di Gesù.
L'apostolo detto lo Zelota (Lc+6:15;At1:13) : Nella Lista degli apostoli di Gesù, figurano due Simoni: uno è Simone che Gesù ribattezzò Cefa, cioè Pietro, e un altro diverso era soprannominato lo Zelota. Taluno (al di fuori della tradizione e dell'esegesi cristiana)sospetta che anche gli altri apostoli fossero coinvolti nel movimento con il secondo Simone (detto per l'appunto Zelota Lc+6:15;At1:13). Più articolata la questione circa il coinvolgimento degli altri apostoli. Ad esempio di:
- Giuda detto Iscariota, nel caso fosse vera l'equivalenza tra Iscariota e Sicario (vedi "Etimologia di Giuda Iscariota" alla voce Giuda Iscariota)
- Simone detto Pietro nel caso fosse correttamente attributo il soprannome di Bariona, che normalmente viene letto Bar Iona, ossia Figlio di Giovanni, cioè un normale e usuale patronimico.
- Interpretando un passo del vangelo di Luca come una metafora, Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni che chiedono a Gesù il permesso di incendiare un villaggio di samaritani dal quale il Cristo e i suoi seguaci erano stati respinti...
Se si immagina una sua partecipazione al movimento degli zeloti, allora che la figura di Pietro sia sempre stata controversa non è cosa nuova: per quello che possiamo leggere dalle testimonianze del nuovo testamento, per i contrasti con il cristianesimo dei "gentili" di Paolo, per la questione del primato del Vescovo di Roma, ecc.
Pietro "figlio di Giovanni" o "Bariona": Pietro è generalmente indicato nelle diverse traduzioni della Bibbia come "Figlio di Giona/Giovanni" [36] Gv 1,42;21,15-17 e Mt 16,17, esiste una corrente critica [37] [38] che propone invece la lettura Bariona = "partigiano alla macchia, latitante, ricercato".
Il ragionamento che porta taluni a sostenere che Simone fosse indicato come Bariona si sviluppa secondo i passaggi seguenti:
- il testo greco del Vangelo di Matteo porta l'espressione "σίμωνβαριωνᾶ", che la Vulgata latina interpreta Simon bar Iona
- "Figlio di..." è reso con bar, termine aramaico, invece che con uios, termine greco come ad es. in Mt 23,35 ζαχαρίου υἱοῦ βαραχίου (Zaccaria figlio di Barachia)
- in aramaico, la lingua parlata in Palestina al tempo di Gesù al posto dell'ebraico dotto della Bibbia, "Bariona" significa appunto "partigiano alla macchia, latitante, ricercato"
Identificazione con Simone lo Zelota : I Vangeli annoverano tra gli apostoli di Gesù Simone lo Zelota, che secondo le versioni dei Vangeli comunemente accettate [39] è distinto da Simon Pietro mentre secondo altri potrebbe essere la stessa persona.
Il fariseo Gamaliele, dottore della legge, fa rilasciare gli apostoli appena arrestati citando gli esempi di due famosi capi zeloti, Giuda il Galileo e Teuda:
« Ma essi, udendo queste cose fremevano d'ira, e si proponevano di ucciderli. Ma un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo, alzatosi in piedi nel sinedrio, comandò che gli apostoli venissero un momento allontanati. Poi disse loro: «Uomini d'Israele, badate bene a quello che state per fare circa questi uomini. Poiché, prima d'ora, sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch'egli perì, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi. E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio». » (Atti 5,33-39) |
Al proposito vi sono due possibili interpretazioni:
- il discorso di Gamaliele non paragona tanto le caratteristiche violente dei capi dei movimenti ormai dispersi con gli apostoli capi del nascente movimento dei cristiani, quanto fa leva sul fatto che se il movimento dei cristiani è opera di uomini, sarà disperso, come i movimenti già dispersi, mentre se è opera di Dio è meglio non rischiare di mettersi a combattere anche contro Dio [40].
- il discorso di Gamaliele ricorda le ribellioni precedenti verso i Romani e chiede che non venga presa una posizione in quanto se gli apostoli sono dei ribelli (galileo per i romani è sinonimo di ribelle, vedi anche zelota) privi dell'assistenza divina saranno certamente sconfitti, se, al contrario, gli apostoli sono dei ribelli ispirati da Dio, allora mettersi contro di loro equivale a mettersi contro Dio stesso [37].
Pietro "Figlio del tuono" ? : Il testo originale in lingua greca e latina del Vangelo di Marco 3,16-17 [41] è:
Καὶ ἐποίησεν τοὺς δώδεκα, καὶ ἐπέθηκεν ὄνομα τῷ Σίμωνι Πέτρον· καὶ Ἰάκωβον τὸν τοῦ Ζεβεδαίου καὶ Ἰωάννην τὸν ἀδελφὸν τοῦ Ἰακώβου, καὶ ἐπέθηκεν αὐτοῖς ὀνόματα Βοανηργές, ὅ ἐστιν υἱοὶ βροντῆς. | Et constituit Duodecim, et imposuit Simoni nomen Petrus, et Iacobum Zebedaei et Iohannem fratrem Iacobi, et imposuit eis nomina Boanerges, quod est filii tonitrui. |
Le traduzioni dei Vangeli canonici in tutte le versioni maggiormente diffuse [36] riservano l'appellativo "Boanerges" ai soli Giacomo e Giovanni, riferendo a loro il pronome αὐτοῖς - eis ("ad essi"):
« Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono. » (Marco 3,16-17) |
Secondo alcune interpretazioni [37] in contrasto con le traduzioni ufficiali, eis si riferirebbe invece a tutti gli apostoli, e quindi anche a Pietro, che sarebbe quindi anch'egli un "figlio del tuono".
Aggressività : Tutti i Vangeli riportano che, al momento dell'arresto di Gesù, uno di quelli che stava con lui tagliò con la spada un orecchio al servo del sommo sacerdote (Mt 26,51; Mc 14,47; Lc 22,50; Gv 18,10). Il Vangelo secondo Giovanni identifica in Simone Cefa (la pietra) l'autore del colpo di spada. Gesù rimprovera il discepolo, dicendo di riporre la spada perché deve bere il suo calice.
« Pietro, che aveva una spada, la prese e colpì il servo del sommo sacerdote, recidendogli l'orecchio. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». " » |
Negli Atti degli apostoli si dichiara che Simone Cefa, imprigionato per fare cosa gradita ai Giudei, evade dal carcere e diventa un latitante.
« In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; 2 e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro... » (Atti 12:1-17) |
Il passo per alcuni non ha nessuna valenza in quanto si sottolinea che la fuga dal carcere avviene, secondo la narrazione evangelica, miracolosamente, senza alcun atto violento da parte di Pietro. Secondo altri, a parte la veridicità del racconto evangelico che parla di una fuga miracolosa, la questione rilevante concerne il motivo per il quale Erode "maltrattava alcuni della chiesa" e perché questo "fosse gradito ai Giudei". La spiegazione che viene data[38] riguarda la caratteristica "sovversiva", rivoluzionaria dei seguaci di Gesù (vedi zeloti) che contrastando (in funzione politico fondamentalista il dominio romano) non incontravano il favore della popolazione stanca delle continue rivolte e del sangue versato (vedi anche Giuda il Galileo).
In un altro esempio, inoltre, due coniugi, Anania e Saffira, non avendo versato l'intero ricavato dalla vendita di un loro podere (nella setta esseno-zelotica era fatto obbligo di mettere in comproprietà tutti i beni rinunciando a mantenere beni personali), sarebbero improvvisamente morti in rapida successione appena comparsi innanzi a Simone (5:1-10).
Sempre negli Atti degli Apostoli Simone narra di come Giuda sia morto squarciandosi il ventre in seguito ad una caduta (1:15-19). Ciò secondo l'interpretazione tradizionale non ha alcuna relazione con il temperamento di Pietro, che riporta l'avvenimento[40], secondo altri[38] la morte violenta ("gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero") di Giuda sarebbe una vendetta degli apostoli ed in particolare di Pietro.
Nei Vangeli canonici è raccontato di Gesù che perde la pazienza con Simone detto Pietro. Secondo una interpretazione i rimproveri non sono determinati dal carattere di Pietro, ma dalla sua mancanza di fede, secondo altri stanno a rivelare il carattere di Pietro[38]. Ecco i due passi paralleli di Marco e Matteo che riportano lo stesso episodio:
« allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». |
Coercizione : Nella Lettera ai Galati Paolo rimprovera Pietro di costringere i pagani a vivere come i Giudei (2:11-14),
L'interpretazione comune [40] è che il comportamento di Pietro non sia determinato da una sua idea personale o da volontà di potenza, ma dal fatto che tutta la Chiesa di Gerusalemme seguiva questa prassi, poiché i Giudeo-cristiani non ritenevano lecito abbandonare la legge mosaica e il culto del Tempio, che Gesù stesso aveva rispettato. Il conflitto sorto fra seguaci di Paolo, di stirpe "gentile", e i giudeo cristiani di origine ebraica (i "circoncisi") sarà il dibattito di maggior peso nella chiesa del primo secolo. Il rimprovero di Paolo di Tarso non è tanto sulla sua presunta aggressività caratteriale, ma piuttosto di essere troppo "timoroso" nei confronti della tradizione giudeo cristiana. Si tratta di un conflitto teologico, non un problema di personalità.
C'è consenso fra gli studiosi, ed è confermato da diversi passi del Nuovo Testamento, che il passo di Paolo rifletta due idee diverse della cristianità: quella sostenuta da Paolo favorevole ad una apertura verso i gentili (i non ebrei) con il conseguente abbandono di alcune caratteristiche delle tradizioni tipiche delle comunità esseno-giudaiche, e quella sostenuta in primis da Simone detto Pietro (Cefa), Giacomo (i maggiori esponenti) dalla Chiesa di Gerusalemme fedele alle tradizioni giudaico-cristiane, contrasti che richiederanno un concilio apposito: il Concilio di Gerusalemme.
Comportamenti da zelota : Gli Zeloti erano una fazione anti romana dell'epoca che voleva liberare la terra di Israele dal domino di Roma Imperiale, il possesso di una spada da parte di Pietro, la sua identificazione come "pietra" (i.e. testa dura), "zelota", figlio del tuono, "bariona" e le altre caratteristiche, possono essere spiegate [38][37] con la sua appartenenza al gruppo degli zeloti. Non c'è accordo tra gli studiosi su questa teoria, che viene negata dalle chiese cristiane.
Pietro fratello di Gesù ? :
Per approfondire, vedi la voce Fratelli di Gesù. |
Secondo la scuola critica, abbracciata da Donnini e Cascioli, Pietro sarebbe stato uno dei fratelli di Gesù e per questo motivo avrebbe rivestito un ruolo rilevante nella comunità cristiana di allora.
« ...Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono considerati i più autorevoli... » (Galati 2,9) |
[modifica] Scritti attribuiti a Pietro
Il Nuovo Testamento comprende due lettere tradizionalmente attribuite a Pietro: la prima lettera di Pietro e la seconda lettera di Pietro. Basandosi sulla buona qualità del greco, e considerando che Pietro doveva essere un pescatore di Galilea, quindi un illetterato, molti studiosi dubitano che l'apostolo Pietro abbia scritto queste lettere, e si ipotizza che siano state scritte dal suo segretario (amanuense) o da un seguace dopo la sua morte. In particolare i dubbi si concentrano sulla seconda, che nei primi secoli era fra i testi "discussi". C'è chi ipotizza anche che essa sia una rifacitura della lettera di Giuda, anch'essa canonica.
Con il nome di Pietro esistono anche diversi testi apocrifi, fin dall'antichità considerati pseudoepigrafi; tra questi ci sono:
- il Vangelo di Pietro
- gli Atti di Pietro
- una Lettera di Pietro a Filippo, di cui è stata rinvenuta una copia a Nag Hammadi
- la Lettera di Pietro a Giacomo il Minore, che appare all'inizio di almeno una versione degli scritti clementini[42].
- l'Apocalisse di Pietro, che è stata esclusa dal canone della Bibbia più tardi e considerata autografa fino al IV secolo
[modifica] Primato di Pietro
Per approfondire, vedi la voce Primato di Pietro. |
I testi del Nuovo Testamento mostrano che Pietro aveva un ruolo privilegiato all'interno della cerchia degli apostoli. Su questo dato sono concordi tutte le confessioni cristiane.
Diversa è invece l'interpretazione ecclesiale e teologica di tale dato:
- per la Chiesa cattolica tale primato si estende ai Papi, cioè i vescovi di Roma suoi successori;
- per le Chiese ortodosse il primato è relativo a ogni singolo vescovo all'interno della sua diocesi. Il vescovo di Roma non ha nulla di diverso dagli altri vescovi;
- per le Chiese protestanti il primato era valido per la sola persona di Pietro ed è decaduto con la morte dell'apostolo.
[modifica] Vescovo di Antiochia
Per approfondire, vedi la voce Patriarcato di Antiochia. |
Pietro è considerato il primo vescovo di Antiochia.
[modifica] Iconografia
La più antica rappresentazione esistente [43] è un medaglione di bronzo con la raffigurazione delle teste degli apostoli, datato tra la fine del II secolo e l'inizio del III, conservato nel museo della Libreria Vaticana: Pietro mostra una testa arrotondata con il mento prominente, la fronte sfuggente, i capelli spessi e ricci e la barba. Queste caratteristiche sono così individuali che fanno pensare ad un ritratto.
Questo tipo di rappresentazione è stato rinvenuto in due rappresentazioni di Pietro in una camera della catacomba di Pietro e Marcellino, della seconda metà del III secolo [44]. Nei dipinti della catacomba di Pietro e Paolo appare frequentemente come intercessore e protettore dei defunti nelle rappresentazioni del giudizio finale [45] e nell'atto di accompagnare una figura di defunto in preghiera nel paradiso. Nelle numerosi rappresentazioni di Cristo insieme agli Apostoli che compaiono nei dipinti delle catacombe e nei sarcofagi, Pietro e Paolo occupano sempre i posti d'onore alla destra ed alla sinistra di Gesù.
Nei mosaici delle basiliche romane, datati tra il IV ed il IX secolo, Cristo compare al centro dell'immagine con Pietro e Paolo alla sua destra e sinistra, ed accanto a loro i santi che in quella località erano specialmente venerati.
In sarcofagi ed altri memoriali dei defunti sono presenti scene della vita di san Pietro come descritta nei Vangeli: Pietro che cammina sulle acque del lago Genazaret dopo aver lasciato la barca alla chiamata di Cristo, la profezia del suo tradimento, la lavanda dei piedi, la resurrezione di Tabitha, la cattura e la condanna a morte di Pietro. In due gilt glasses è rappresentato come Mosè che fa sgorgare acqua dalle rocce con il suo bastone; il nome Pietro compare al di sotto della scena che può essere interpretata come una sua rappresentazione come guida dei Cristiani.
Nel periodo tra il IV ed il VI secolo è particolarmente frequente l'immagine della consegna della legge a Pietro, che compare in vari tipi di monumenti. Cristo consegna a Pietro una pergamena aperta o arrotolata in cui spesso si trova la scritta Lex Domini (in latino: la legge del Signore). Nel mausoleo di Costanza a Roma questa è affiancata alla raffigurazione della consegna delle tavole della legge a Mosè.
In alcuni carvins del IV secolo Pietro porta spesso un bastone nella sua mano, e successivamente una croce con una lunga asta trasportata sulla spalla, come se fosse uno scettro indicativo del suo compito. Nelle rappresentazioni dei sarcofagi del V secolo Gesù presenta a Pietro le chiavi (solitamente due, talvolta tre) invece della pergamena, dalla fine del VI secolo la rappresentazione con le chiavi diventa prevalente e queste diventano un caratteristico simbolo di Pietro [46].
Dal secolo VI in poi Pietro ha la tonsura e viene per lo più rappresentato senza copricapo, vestito con abito o mantello apostolico, talvolta anche con paramenti episcopali o pontificali. Come attributo specifico, oltre alle chiavi, a partire dal XIV secolo anche un bastone con tre asti trasversali, che diventa simbolo del papato pietrino, mentre la croce capovolta ne indica il martirio. Raramente come attributi appaiono anche il gallo, il pesce o la barca.
Dal secolo XIV Pietro appare principalmente sotto vesti papali come figura centrale sugli altari a lui dedicati (per esempio l'altare maggiore di San Pietro a Monaco, ad opera di Erasmus Grasser nel 1400), come figura a sè stante nella serie degli apostoli o in compagnia di San Paolo quale simbolo della Chiesa romana.
Uno dei primi cicli pittorici sulla vita di San Pietro era quello che si trovava nell'antica basilica vaticana, che venne in seguito distrutta e ricostruita nuovamente. È però quello di Masolino e Masaccio il ciclo pittorico più importante, nella cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze (alla cui realizzazione contribuì anche Filippo Lippi), con le seguenti scene: predicazione di Pietro, guarigione del paralitico, risurrezione della cristiana Tabita, la moneta per la tassa del tempio, Pietro battezza, Pietro guarisce i malati con la sua ombra, Pietro distribuisce elemosine, la morte di Anania, la resurrezione del figlio di Teofilo, Pietro sulla cattedra, Paolo visita Pietro in prigione, liberazione di Pietro, disputa con Simon Mago, crocifissione di San Pietro.
Raffaello, nei suoi arazzi per la cappella Sistina (1524 circa) non attinge gli episodi dipinti da testi apocrifi, così come avevano fatto Masolino e Masaccio, ma bensì dagli scritti evangelici: la pesca e la vocazione di Pietro, la consegna delle chiavi, la guarigione dello storpio e la morte di Anania.
Le tre scene più importanti della vita di Pietro trovano però il loro massimo splendore pittorico in tre raffigurazioni conservate nel Vaticano. Nella parete longitudinale della cappella Sistina, il Perugino raffigurò la consegna delle chiavi con un Cristo in primo piano che consegna a Pietro in ginocchio la potestas pontifica di legare e sciogliere nella forma di due chiavi. Ai due lati dell'evento principale, apostoli e altri personaggi presenti, formano due cortei. Dietro sono dipinte le scene del rinvenimento della moneta e del tentativo di lapidazione di Gesù sullo sfondo del tempio di Gerusalemme a struttura rinascimentale e dell'arco di trionfo di Costantino.
Raffaello descrive invece la liberazione di Pietro dalla prigione di Erode nella stanza di Eliodoro (1511-1514), delineando in questa scena notturna, con drammatici effetti di luce, lo scioglimento delle catene da parte dell'angelo, che accompagna Pietro oltre i soldati dormienti su per la scala, mentre dall'altro lato alcuni soldati coprono la fuga. In connessione con altri affreschi della stanza di Eliodoro, la scena è interpretata come simbolo della liberazione della chiesa ad opera di Giulio II[47]
Nella cappella paolina infine, Michelangelo dipinge l'affreco "La crocifissione di Pietro", contrapposta alla conversione di Paolo: in mezzo a una folla multicolore viene issata la croce, posta diagonalmente, con Pietro già crocifisso ma ancora vivo. La raffigurazione del luogo dell'evento, ai margini di un abisso, nonché la presenza di molti soldati a cavallo e armati, accentua l'impressione di crudeltà e brutalità.
Intorno al 1600 circa il personaggio di Pietro viene spesso raffigurato quale protagonista dei due eventi più dolorosi della sua vita: il rinnegamento e il martirio. È doveroso ricordare a tale proposito il dipinto "Le lacrime di Pietro" di Georges de La Tour con un Pietro piangente, seduto con a fianco un gallo (simbolo del triplice rinnegamento) e una lanterna accesa (simbolo dell'arresto di Cristo) e la "Crocifissione di Pietro" del Caravaggio, in cui l'apostolo è rappresentato ormai anziano mentre la croce nel quale è inchiodato viene issata dai suoi carnefici.
[modifica] Reliquie
Della tomba di Pietro e dei resti del suo corpo si è già detto sopra.
Nella basilica di San Pietro in Vincoli si conservano le catene con le quali Pietro sarebbe stato incatenato nella sua prigionia nel Carcere Mamertino (il nome "in vincoli" deriva appunto dal latino in vinculis, "in catene"). Alquanto fantastica è la storia di queste catene, che simboleggiano la continuità dell'azione esercitata da San Pietro a Gerusalemme e poi a Roma, e delle prigionie sofferte nelle due città.
La leggenda narra che Eudossia II, moglie del imperatore bizantino Teodosio II, si recò in pellegrinaggio a Gerusalemme ricevendo in dono la catena con la quale Pietro era stato imprigionato: poi ne inviò una parte a Roma alla figlia Eudossia III che la donò al papa Leone Magno. Quando il pontefice la depose nel reliquiario dov'era custodita la catena della prigionia romana, entrambe si saldarono insieme.
[modifica] Festività in onore del Santo
La chiesa celebra ben quattro feste in onore di San Pietro. Il 18 gennaio e il 22 febbraio viene ricordata la fondazione delle due sedi episcopali di Roma e di Antiochia. Il 1° agosto si celebra invece il miracolo delle catene, episodio riportato nel paragrafo riguardante le reliquie del santo.
Il 29 giugno viene infine commemorato il martirio del santo. In realtà il 29 giugno è il più antico esempio della trasfigurazione a Roma di una festa pagana in cristiana. In quel giorno si celebrava la festa di Romolo e Remo che i cristiani trasformarono nella solennità dei due apostoli, quali fondatori di una "nuova Roma", quella cristiana appunto.
La sera del 28 giugno si ha la benedizione dei palli da parte del pontefice. Il mattino seguente, al cancello centrale della basilica Vaticana viene appesa la "nassa del pescatore", a ricordare l'umile mestiere di Pietro. Contemporaneamente, nella basilica Lateranense si assiste all'ostensione dei reliquiari contenenti le teste di San Pietro e di San Paolo. Nella chiesa di San Pietro in Carcere, dopo una celebrazione sacra, si può compiere la visita alla prigione dove l'apostolo venne rinchiuso dopo l'arresto.
[modifica] San Pietro nella cultura popolare
Negli anni "san Pietro" è diventato un personaggio molto riportato in strisce umoristiche, cartoni, commedie, drammi e sceneggiature teatrali. Spesso la sua immagine gioca sul suo ruolo di "portatore delle chiavi del regno di Dio"; su questa base è spesso rappresentato come un uomo anziano con la barba che siede presso le porte del paradiso, interrogando le anime dei morti e accompagnandole all'interno del paradiso o catapultantole all'inferno secondo il giudizio divino.
[modifica] Santo patrono
Nella Chiesa cattolica san Pietro è il santo patrono di: fornai, costruttori di ponti, macellai, pescatori, mietitori, cordai, orologiai, fabbri, calzolai, tagliapietre, costruttori di reti da pesca e di navi; è anche il patrono della longevità e del papato ed è invocato per intercedere in caso di rabbia, problemi ai piedi e febbre
È anche il patrono della Chiesa universale.
Varie città, paesi e regioni considerano Pietro loro patrono, tra cui:
- in Italia: Roma, Scano Montiferro (Or) e l'Umbria
- negli Stati Uniti: Jackson, Mississippi, Scranton, Pennsylvania, Filadelfia, Las Vegas, Marquette, Michigan
È il patrono anche di numerose altre città, quali Brema, Worms, Chartres, Calbayog, Colonia, Dabaw, Dunajská Streda, Köpenick, Leiden, Lessines, Maralal, Moissac, Naumburg, Obermarsberg, Poznan, Providence, Rhode Island, Regensburg, San Pietroburgo, Sint Pieters Rode, Toa Baja.
[modifica] Cinematografia
Pietro, essendo figura predominante nella narrazione evangelica, appare in tutti i film o le fiction televisive che raccontanto la vita e la morte di Gesù, fra i quali si possono ricordare:
- Il Re dei re (1961) di Nicholas Ray con Royal Dano nel ruolo di Pietro
- Gesù di Nazareth (1977) per la regia di Franco Zeffirelli con Robert Powell nel ruolo di Gesù e James Farentino in quello di Pietro.
- Jesus (1999) con Luca Zingaretti nel ruolo di Pietro
- La Passione di Cristo (2004) di Mel Gibson con Jim Caviezel nel ruolo di Gesù e Francesco De Vito in quello di Pietro.
L'apostolo è inoltre personaggio di rilevante importanza in film o sceneggiati televisivi che narrano i primi problemi della primitiva chiesa cristiana e il loro sbocciare nel cuore dell'Impero, ispirati principalmente a romanzi quali "Quo Vadis?" di Henryk Sienkiewicz o "La Tunica" di Lloyd C. Douglas
- Quo Vadis? (1951) di Mervyn LeRoy con Robert Taylor, Deborah Kerr e un bonario Finley Currie nel ruolo di un ormai anziano Simon Pietro
- La tunica (1953)con Richard Burton, Jean Simmons e Michael Rennie nei panni di Pietro
- Demetrio e i gladiatori (1954) sequel de "La Tunica"
- Barabba (1961)
- San Paolo (2000) di Roger Young con Johannes Brandrup nel ruolo di Paolo ed Ennio Fantastichini in quello di Pietro
Un posto a parte deve essere riservato alla fiction televisiva "San Pietro" del 2005 di Giulio Base, incentrata direttamente sulla vita dell'apostolo, divisa in due episodi riguardanti l'uno la missione di San Pietro a Gerusalemme e nei territori adiacenti alla Palestina l'altra lo scontro con l'impero romano e il successivo martirio. Omar Sharif veste i panni dell'apostolo, affiancato da Daniele Pecci nel ruolo di Paolo, Flavio Insinna nel ruolo di Davide, un gladiatore convertito, Claudia Koll, Lina Sastri, Sydne Rome, Ettore Bassi, Bianca Guaccero.
[modifica] Figlia
Secondo i Vangeli Apocrifi Pietro aveva una figlia, Petronilla. Anch'essa proclamata santa, accompagnava il padre nelle sue predicazioni. Si festeggia il 31 maggio.
[modifica] Note
- ^ 16,18
- ^ 1,42
- ^ (1Cor1,12;3,22,9,5;15,5;Gal1,18;2,9.11.14)
- ^ (Gal2,7-8)
- ^ Vedi Bibbia TOB, nota n a Mt16,18
- ^ Mt8,14-16;Mc1,29-31;Lc4,38-39
- ^ At4,13
- ^ Gv1,41
- ^ Gv1,42
- ^ Lc5,7
- ^ Mt4,19-20;Lc5,11
- ^ Mt14,28-31
- ^ Mt17,24-27
- ^ Lc8,45
- ^ Gv6,68
- ^ Mt16,16; Mc8,29; Lc9,20
- ^ Mt16,18
- ^ Mt16,19
- ^ Padre Benoît, Exégèse et thèologie, II, p. 302
- ^ Mc 8:31-33 e Mt 16:21-23
- ^ Gv13,36-38; Lc22,33-34
- ^ Mt26,33-35; Mc14,29-31
- ^ Gv18,15
- ^ Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, par.571 pag.652
- ^ Gv18,17
- ^ Gv18,26
- ^ Mc14,72
- ^ Antonello Famà, Uomini e profeti, par.6 pag.209
- ^ Sulla questione se Pietro fosse giunto o meno a Roma, vedi il paragrafo "Testimonianze sulla morte di Pietro"
- ^ Atti di Pietro, 32 vv.4
- ^ vedi Oracula Sibyl., V, ai versi 143 e 159, Geffcken, Leipzig, 1902, 111
- ^ Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica ai versi II, xv; III, xl; VI, xiv
- ^ Ireneo di Lione, Contro gli Eretici, III, i
- ^ L'attribuzione di questa lettera a papa Clemente I e la sua datazione sono discusse
- ^ Giovanni si riferisce a Giovanni Battista.
- ^ a b si vedano i siti che rendono disponibili traduzioni della Bibbia, quali http://www.laparola.net o l'inglese http://www.biblegateway.org
- ^ a b c d David Donnini [1], Gesù ed i manoscritti del Mar morto, Coniglio Editore, Roma, Marzo 2006
- ^ a b c d e Luigi Cascioli [2], La favola di Cristo
- ^ si vedano, tra gli altri, gli elenchi degli apostoli, che distinguono tra Pietro e Simone Cananeo/Zelota
- ^ a b c interpretazione accettata dalla grande maggioranza delle chiese cristiane
- ^ Novum Testamentum Graece et Latine (A.Merk, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933; pag. 119)
- ^ vedi (EN) clementine literature
- ^ Vedi la sezione VI (REPRESENTATIONS OF ST. PETER) della voce su Pietro nella Catholic Encyclopedia. Queste informazioni potrebbero essere obsolete.
- ^ Wilpert, Die Malerein der Katakomben Rom, pagina 94 e 96
- ^ Wilpert, op. cit., pagina 390 e seguenti
- ^ Grisar, Analecta romana, I, Roma, 1899, pagina 627 e seguenti
- ^ Personaggi della Bibbia, Mondadori 2006, pag.399
[modifica] Bibliografia
St. Peter, Prince of the Apostles e The Pope in Catholic Encyclopedia. (in inglese) Encyclopedia Press, 1917.
[modifica] Voci correlate
- Basilica di San Pietro in Vaticano
- Chiesa del "Domine quo vadis"
- Primato di Pietro
- Primato papale
- I 10 pontificati più lunghi
- Cripta del Redentore
- Barca di San Pietro
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
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