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Aldo Moro - Wikipedia

Aldo Moro

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Le forze politiche hanno bisogno di una profonda trasformazione. La loro vita interna è sfibrata dalle mediazioni continue »
(A.Moro[1])
Bandiera italiana
Stemma Presidente della Repubblica
Presidente del
Consiglio dei Ministri
Aldo Moro
{{{Dimensione}}}
Luogo di nascita Maglie (LE)
Data di nascita 23 settembre 1916
Luogo di morte Roma
Data di morte 9 maggio 1978 (61 anni)
Titolo di studio Laurea in Giurisprudenza
Professione professore universitario di diritto penale
Partito politico Democrazia Cristiana
Coalizione Centro-Sinistra
Data incarico 4 dicembre 1963 - 24 giugno 1968
23 novembre 1974 - 29 luglio 1976
Predecessore Giovanni Leone
Mariano Rumor
Successore Giovanni Leone
Giulio Andreotti

Aldo Moro (Maglie23 settembre 1916 – Roma9 maggio 1978) è stato un politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana.

Venne rapito il 16 marzo 1978 ed ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista delle Brigate Rosse.

Moro era considerato un mediatore tenace e particolarmente abile nella gestione e nel coordinamento politico delle numerose "correnti" che agivano e si suddividevano il potere all'interno del suo partito.

Fu un convinto assertore della necessità di un centrosinistra, da raggiungersi in forma di coalizione politica. Per questa sua scelta politica fu osteggiato da più parti, pure dai conservatori presenti nelle file clericali. Alla notizia del suo rapimento per mano delle Brigate Rosse, il Cardinale Giuseppe Siri a chi gli dava la notizia dirà: "Ha avuto ciò che si meritava" [1], frase che colpisce soprattutto se si pensa che Siri fu più volte vicino all'essere eletto Papa.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] La carriera

Aldo Moro e Amintore Fanfani, definiti i due "cavalli di razza" della Democrazia cristiana.
Aldo Moro e Amintore Fanfani, definiti i due "cavalli di razza" della Democrazia cristiana.

Nacque a Maglie, in provincia di Lecce, da genitori di origine barese. A quattro anni si trasferì con la famiglia a Taranto dove consegue la Maturità Classica al Liceo "Archita", si iscrisse presso l'Università degli studi di Bari alla Facoltà di Giurisprudenza, dove si laurea con una tesi su "La capacità giuridica penale".

Militò, assieme a Giulio Andreotti, nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana, di cui fu presidente nazionale tra il 1938 e il 1941. Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico «La Rassegna» che uscì fino al 1945, anno in cui sposò Eleonora Chiavarelli, con la quale ebbe quattro figli, Maria Fida, Agnese, Anna e Giovanni.

Nel 1945 diventò inoltre presidente del Movimento Laureati dell'Azione Cattolica e direttore della rivista «Studium».

Tra il 1943 ed il 1945 aveva iniziato ad interessarsi di politica ed in un primo tempo mostrò particolare attenzione alla componente della "destra" socialista, successivamente però il suo forte credo cattolico lo spinse verso il costituendo movimento democristiano. Nella DC fin da subito mostrò la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana (in pratica la "sinistra DC").

Nel 1946 fu vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea Costituente, dove entrò a far parte della Commissione che si occupò di redigere il testo costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi.

Divenne professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Bari e nel 1953 fu rieletto alla Camera, ove fu presidente del gruppo parlamentare democristiano. Nel 1955 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni e l'anno dopo risultò tra i primi eletti nel consiglio nazionale del partito durante il VI congresso nazionale del partito.

Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi (governi Zoli e Fanfani), introdusse lo studio dell'educazione civica nelle scuole. Nel 1959 ebbe affidata la segreteria del partito durante il VII congresso nazionale. Nel 1963 ottenne il trasferimento all'Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze Politiche.

Fino al 1968 ricoprì la carica di Presidente del Consiglio alla guida di governi di coalizione con il Partito Socialista Italiano, insieme agli alleati tradizionali della DC: i socialdemocratici ed i repubblicani.

Dal 1969 al 1974, assunse l'incarico di ministro degli Esteri, per divenire nuovamente presidente del consiglio fino al 1976. Nel 1975 il suo governo conclude il Trattato di Osimo, con cui si sanciva l'appartenenza della Zona B del Territorio Libero di Trieste alla Jugoslavia.

Nel 1976 fu eletto Presidente del consiglio nazionale del partito.

[modifica] No al "Processo in piazza" e "Compromesso storico"

Nel 1975, il 28 agosto, Pier Paolo Pasolini lanciò un appello dalle colonne del Corriere della Sera a processare pubblicamente la DC [2].
Il 10 marzo 1977 Luigi Gui esponente democristiano, venne rinviato all'Alta Corte per lo scandalo Lockheed. La reazione di Aldo Moro fu un lungo discorso al parlamento, con cui difese l'operato della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini pronunciando una frase che divenne famosa: "Non ci lasceremo processare in piazza".

In seguito a questi avvenimenti fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione al progetto del cosiddetto Compromesso storico di Enrico Berlinguer, che nell'anno precedente pubblicamente aveva fatto lo strappo con Mosca, rendendosi quindi accettabile agli occhi democristiani. Il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano aveva infatti proposto una innovativa solidarietà politica fra i Comunisti, e Cattolici, in un momento di profonda crisi economica, sociale e politica in Italia.

All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana fu l'esponente politico più importante fra coloro che ritennero percorribile una strada per un governo di "solidarietà nazionale" che includesse anche il PCI, sia pure senza suoi ministri nella prima fase di attuazione.

Questa voce è di parte

Questa voce di politica è ritenuta non neutrale: per contribuire, partecipa alla discussione.
Motivo: dalla frase sembrerebbe che il fine ultimo di Moro fosse quello di arrivare a delle condizioni politiche in cui la DC andasse all' opposizione. Poco credibile che un presidente di partito voglia estromettere lo stesso dal governo di una nazione Vedi anche: Progetto politica Portale politica Segnalazione di Bramfab Discorriamo 18:42, 31 mar 2008 (CEST)sezione=

A questo proposito, scrive[citazione necessaria], nel 1982, Roberto Ruffilli, che sarà ugualmente vittima delle BR dieci anni dopo Moro: "In definitiva il presidente democristiano viene a far consistere la terza fase in due tempi diversi. Il primo è quello più noto della solidarietà di tutte le forze democratiche nella condizione di una emergenza assai pericolosa per la democrazia repubblicana. Ma nel medio lungo periodo il punto fermo è l'avvento di una democrazia dell'alternanza che consenta a tutte le formazioni popolari del paese di far valere i propri progetti e i propri programmi". Si trattava, secondo l' interpretazione di Ruffilli, di "sbloccare" la democrazia italiana ed arrivare infine ad una vera alternanza di governo.

[modifica] Il sequestro e l'uccisione

Per approfondire, vedi la voce Caso Moro.
La celebre foto del Presidente Moro sequestrato dalle BR
La celebre foto del Presidente Moro sequestrato dalle BR

Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro, dalla sua abitazione nel quartiere Monte Mario alla Camera dei Deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all'incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. In pochi secondi, i terroristi uccisero i 5 uomini della scorta e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di Via Montalcini, il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato il 9 maggio nel baule posteriore di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani, emblematicamente vicina sia [3] a Piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano).

Fu Papa Paolo VI ad officiare il rito funebre ufficiale per la scomparsa di Aldo Moro, amico di sempre e alleato. Non poche critiche vennero mosse al Pontefice per questo gesto che ha pochissimi eguali nella storia della Chiesa, ma Papa Montini non volle sentire ragioni. Il funerale venne celebrato senza il corpo dello statista per esplicito volere della famiglia, la quale riteneva che il Papa poco o nulla avesse fatto per salvare la vita di Moro.[citazione necessaria]

[modifica] Moro oggi

Dall'anno seguente alla sua uccisione, l'esponente della Democrazia Cristiana viene ogni anno ricordato con messaggi e cerimonie presenziate dalle cariche istituzionali. In questi anni, ad Aldo Moro sono state dedicate diverse trasmissioni televisive. Il 4 maggio 2007, il Parlamento ha votato e approvato una legge con il quale si istituisce il 9 maggio il "Giorno della memoria" in ricordo di Aldo Moro e di tutte le vittime del terrorismo.

Tra aprile e maggio 2007 è stata presentata presso la sede dell'Istituto San Giuseppe delle suore Orsoline a Terracina e presso la sede dell'associazione Forche Caudine a Roma (storico circolo dei Romani d'origine molisana), alla presenza di Agnese Moro, figlia del leader democristiano, una raccolta ragionata degli scritti giornalistici di Aldo Moro, curata dal giornalista Antonello Di Mario ed edita da Tullio Pironti.

Nella notte tra l' 8 e il 9 giugno 2007, giorni della visita del Presidente degli USA George W. Bush in Italia, la lapide di via Fani che ricorda il rapimento di Aldo Moro e le cinque persone della scorta uccise, è stata profanata con la scritta "Bush uguale a Moro". Le più alte cariche istituzionali, personalità politiche e rappresentanti della società civile si sono dette indignate per quello che ritengono un atto vile.

Il giorno della domenica delle Palme del 2008, 16 marzo, a trenta anni esatti dal suo rapimento, il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro nell'omelia pasquale ha espressamente chiesto che si avvii un processo di canonizzazione per Aldo Moro: "uomo di infinita misericordia, che perdonò tutti". La notizia è stata riportata dalla stampa locale come l'Eco di Caserta, o da quella nazionale come il settimanale L'Espresso.

Nel giorno del 30° anniversario della sua morte, l'Università degli Studi di Bari ha deliberato di intitolarsi ad Aldo Moro, che fu studente e docente presso quest'ultima. La decisione è stata lunga e ha avuto il pieno consenso ed apprezzamento da parte della figlia Agnese Moro.

[modifica] Opere su Aldo Moro

[modifica] Filmografia

[modifica] Teatro

  • L'ira del sole, un 9 di maggio (1998) di Maria Fida Moro e Antonio Maria Di Fresco, regia di Antonio Raffaele Addamo. Con Maria Fida Moro e Luca Bonini Moro. Teatro Biondo Stabile di Palermo.
  • Aldo Moro - Una tragedia italiana (2007) di Corrado Augias e Vladimiro Polchi, regia di Giorgio Ferrara. Con Paolo Bonacelli (Aldo Moro) e Lorenzo Amato (il narratore). Teatro Stabile della Sardegna, Teatro Eliseo di Roma.
  • Corpo di stato - Il delitto Moro: una generazione divisa (1998) di Marco Baliani, regia di Maria Maglietta. Con Marco Baliani. Casa degli Alfieri - Trickster Teatro.

[modifica] Bibliografia

  • Aldo Moro, La democrazia cristiana per il governo del paese e lo sviluppo democratico nella società italiana, 1962
  • Giovanni Acquaviva, Un italiano diverso: Aldo Moro, 1968
  • Gianni Baget Bozzo e Giovanni Tassani, Aldo Moro : il politico nella crisi, 1983
  • Roberto Bartali, Giuseppe de Lutiis, Sergio Flamigni, Ilaria Montoni e Lorenzo Ruggiero, Il sequestro di verità. I buchi neri del delitto Moro, 2008
  • Giovanni Bianconi. Eseguendo la sentenza. Einaudi, 2007
  • Francesco Biscione, Il delitto Moro: strategie di un assassinio politico, 1998
  • Carlo Bo, Aldo Moro. Delitto d'abbandono, 1988
  • Giorgio Bocca e Silvia Giacomoni, Moro: una tragedia italiana, 1978
  • Annalaura Braghetti e Paola Tavella, Il prigioniero, 1998
  • Manlio Castronuovo, "Vuoto a perdere ", 2007
  • Marco Clementi, La 'pazzia' di Aldo Moro, 2001
  • Eugenio Cutolo, Aldo Moro: La vita, l'opera, l'eredità, 1980
  • Augusto D'Angelo, Moro - I vescovi e l'apertura a sinistra, 2005
  • Giuseppe De Lutis, Perché Aldo Moro, 1988
  • Giovanni Di Capua, Aldo Moro: il potere della parola (1943-1978), 1988
  • Antonello Di Mario, L'attualità politica di Aldo Moro negli scritti giornalistici dal 1937 al 1978, 2007
  • Roberto Ducci I Capintesta, Rusconi 1982
  • Giovanni Fasanella, Giuseppe Rocca Il misterioso intermediario - Igor Markevic e il caso Moro, 2003
  • Sergio Flamigni, La tela del ragno. Il delitto Moro, 1988
  • Antonio Ghirelli e FrancoAngeli, Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978, 1991
  • Agostino Giovagnoli, Il caso Moro - Una tragedia repubblicana, Il Mulino, 2005
  • Ferdinando Imposimato-Sandro Provvisionato, Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il racconto di un giudice, edizioni Chiarelettere, 2008, ISBN 8861900259
  • Robert Katz, I giorni dell'ira, 1986 (libro da cui è tratto il film di G. Ferrara Il caso Moro)
  • Daniele Luttazzi, Stanotte e per sempre, racconto grottesco su Andreotti e il caso Moro
  • Mario Moretti, Rossana Rossanda, Carla Mosca Brigate Rosse. Una storia italiana, 2002
  • Agnese Moro, Un uomo così, 2003
  • Carlo Alfredo Moro, Storia di un delitto annunciato, 1998
  • Maria Fida Moro, La nebulosa del caso Moro, 2004
  • Roberto Pantanelli, Ammazzate Moro, 1987
  • Roberto Ruffilli, Vicenda Moro e sistema politico, ne Il Mulino, 4, luglio-agosto 1978, pp. 668-fine
  • Vladimiro Satta, Odissea nel caso Moro, 2003
  • Salvatore Savoia, Aldo Moro. L'iniqua ed ingrata sentenza della D.C...., Dellisanti editore, Massafra, 2006
  • Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, 1994
  • Leonardo Sciascia, Todo modo romanzo
  • Webster Tarpley et al., Chi ha ucciso Aldo Moro? studio commissionato dall'On. Zamberletti. 1978
  • Vittorio Vettori, Diario apocrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982

[modifica] Uffici Politici

Predecessore: Segretario DC Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30x30px]]
Amintore Fanfani 1959 - 1964 Mariano Rumor I
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con
con
Amintore Fanfani {{{data}}} Mariano Rumor

[modifica] Uffici di governo

Predecessore: Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano Successore: Bandiera italiana
Giovanni Leone dicembre 1963 - giugno 1968 Giovanni Leone I
Mariano Rumor novembre 1974 - luglio 1976 Giulio Andreotti II
Presidenti del Consiglio dei Ministri
Repubblica Italiana
Alcide De Gasperi | Giuseppe Pella | Amintore Fanfani | Mario Scelba | Antonio Segni | Adone Zoli | Fernando Tambroni | Giovanni Leone | Aldo Moro | Mariano Rumor | Emilio Colombo | Giulio Andreotti | Francesco Cossiga | Arnaldo Forlani | Giovanni Spadolini | Bettino Craxi | Giovanni Goria | Ciriaco De Mita | Giuliano Amato | Carlo Azeglio Ciampi | Silvio Berlusconi | Lamberto Dini | Romano Prodi | Massimo D'Alema
Predecessore: Ministro dell'Interno della Repubblica Italiana Successore:
Luigi Gui 1976 Francesco Cossiga I
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X
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con
Luigi Gui {{{data}}} Francesco Cossiga
Predecessore: Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana Successore:
Giuseppe Saragat 1964 - 1965 Amintore Fanfani I
Amintore Fanfani 1965 - 1966 Amintore Fanfani II
Pietro Nenni 1969 - 1972 Giuseppe Medici III
Giuseppe Medici 1973 - 1974 Mariano Rumor IV
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IX
X
con
con
Giuseppe Saragat {{{data}}} Amintore Fanfani
Predecessore: Ministro di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana Successore:
Michele De Pietro dal 6 luglio 1955 al 19 maggio 1957 Guido Gonella I
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VIII
IX
X
con
con
Michele De Pietro {{{data}}} Guido Gonella
Predecessore: Ministro della Pubblica Istruzione Successore:
Paolo Rossi 19 maggio 1957 - 1° luglio 1958 Aldo Moro I
Aldo Moro 1° luglio 1958 - 15 febbraio 1959 Giuseppe Medici II
III
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con
con
Paolo Rossi {{{data}}} Aldo Moro

[modifica] Note

  1. ^ Intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari, l'Espresso 24 ottobre 1965
  2. ^ Pasolini.
  3. ^ Erroneamente, forse ad enfasi del fatto, venne riportato dalla stampa che il luogo del ritrovamento fosse esattamente a metà strada fra le sedi dei due partiti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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