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Giovanni Spadolini - Wikipedia

Giovanni Spadolini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bandiera italiana
Stemma Presidente della Repubblica
Presidente del
Consiglio dei Ministri
Giovanni Spadolini
{{{Dimensione}}}
Luogo di nascita Firenze
Data di nascita 21 giugno 1925
Luogo di morte Roma
Data di morte 4 agosto 1994
Titolo di studio laurea in giurisprudenza
Professione docente universitario, politico, giornalista
Partito politico Partito Repubblicano Italiano
Coalizione Pentapartito
Data incarico 28 giugno 1981 - 1° dicembre 1982
Predecessore Arnaldo Forlani
Successore Amintore Fanfani
« Il male che mi affligge si chiama Italia. Questo paese ha tanti problemi e io sono qui senza poter far nulla. »
(Giovanni Spadolini)
« È morto al momento giusto, perché non era trasferibile in questa Seconda Repubblica. »

Giovanni Spadolini (Firenze21 giugno 1925 – Roma4 agosto 1994) è stato un politico, storico e giornalista italiano. È stato più volte ministro e, tra il 28 giugno 1981 e il 1° dicembre 1982, Presidente del Consiglio dei Ministri, il primo non democristiano nella storia dell'Italia repubblicana. Fu infine Presidente del Senato dal 1987 al 1994.

Indice

[modifica] Formazione culturale ed attività giornalistica

Giovanni Spadolini (sulla destra) in una stretta di mano con Sandro Pertini
Giovanni Spadolini (sulla destra) in una stretta di mano con Sandro Pertini

Nacque in una famiglia borghese: il padre era un pittore macchiaiolo, proprietario di una grande biblioteca nella quale il giovane Giovanni studiò ed iniziò a formare la sua cultura in maniera laica, liberaldemocratica e repubblicana. Esordì nel 1944 sul periodico fascista vicino a Giovanni Gentile Italia e civiltà.

Nel secondo dopoguerra Spadolini divenne giornalista, collaborando dal 1947 al romano Il Messaggero, diretto da Mario Missiroli, e, nel 1950, al Borghese di Leo Longanesi (che, in quell'anno, gli pubblicò il saggio d'esordio, "Il Papato socialista"), passando poi al concorrente Il Mondo diretto da Mario Pannunzio, di ispirazione radicale. Nel 1953, venne chiamato al Corriere della Sera da Mario Missiroli, che era passato nel frattempo alla guida del quotidiano milanese. Dopo soli due anni venne nominato direttore de Il Resto del Carlino, carica che mantenne per 13 anni (tanti per il quotidiano bolognese), fino al 1968, quando passò lui stesso al Corriere succedendo ad Alfio Russo.
In verità Spadolini era stato chiamato a Milano già nel 1961, quando c'era ancora Missiroli. Ma una gara di solidarietà della redazione in favore del "grande vecchio" mandò a monte il progetto e, al posto di Spadolini venne scelto Alfio Russo. La sua esperienza al Corriere della Sera fu più breve della media (di solito i contratti dei direttori del Corriere duravano 5 anni) poiché si concluse con il licenziamento anticipato, nel 1972.
Ma in quell'anno si tenevano le elezioni politiche anticipate. Gaetano Afeltra, uno dei "senatori" tra i giornalisti del Corriere, lo presentò al segretario del Pri Ugo La Malfa, che gli riservò un collegio senatoriale a Milano[1]. Spadolini fu eletto nelle liste del Pri come indipendente, iniziando una nuova brillante carriera.

[modifica] Attività accademica

Fu chiamato dal preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze Giuseppe Maranini, colpito dai suoi scritti. L'ateneo fiorentino istituì appositamente per lui una cattedra in Storia contemporanea alla "Cesare Alfieri". Spadolini fu autore di molteplici, eccellenti, saggi sulla storia italiana tra Otto e Novecento, incentrati sui movimenti cattolici, radicali e repubblicani.

Anche in seguito, nel fervore dell'attività politica, l'impegno intellettuale e culturale non venne da lui trascurato: fu per 18 anni (dal 1976 alla morte) presidente del consiglio di amministrazione dell'Università Bocconi di Milano, nel 1980 creò la "Fondazione Nuova Antologia", nel 1990 fu nominato presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici, fondato da Benedetto Croce. È considerato uno dei più grandi studiosi e conoscitori della storia italiana dell'ottocento, della quale ha scritto anche numerosi saggi e manuali scolastici e universitari.

[modifica] Attività politica

Palermo 1982: Sandro Pertini e il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini ai funerali del generale Dalla Chiesa
Palermo 1982: Sandro Pertini e il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini ai funerali del generale Dalla Chiesa

Spadolini passò dal Partito Radicale a quello Repubblicano negli anni cinquanta. Eletto senatore come indipendente nel PRI alle elezioni politiche del 1972 (vedi supra), nel 1974 fu "inventore" e primo ministro dei Beni culturali e ambientali (le competenze del nuovo ministero spettavano precedentemente al Ministero della Pubblica Istruzione e al Ministero dell'Interno) nel governo di centrosinistra presieduto da Aldo Moro.

Nel 1979 fu il primo ministro non democristiano della Pubblica Istruzione e divenne segretario nazionale del Partito Repubblicano.

Nel 1981 venne nominato da Pertini Presidente del Consiglio dei Ministri, il primo non DC della storia dell'Italia repubblicana; l’esperienza terminò traumaticamente, con quella che lui stesso ribattezzò la lite delle comari tra due ministri del suo governo. Grazie al cosiddetto "effetto Spadolini", alle elezioni del 1983, per la prima volta nella sua storia, il PRI supererà il 5% dei voti alla Camera dei Deputati; in alcune grandi città come Torino diventerà il terzo partito, dietro DC e PCI, ma davanti ai socialisti.

Dal 1983 al 1987 fu Ministro della difesa sia nel primo che nel secondo dei due governi presieduti da Bettino Craxi. In questa veste, fu protagonista nella "Crisi di Sigonella", nel 1986, dissentendo dalla politica filopalestinese del premier Craxi e del Ministro degli Esteri Andreotti. All'indomani della crisi diplomatica tra Italia e USA, che aveva rischiato di degenerare con uno scontro armato, chiese la crisi di governo risoltasi però con il reincarico di Craxi. Quell’episodio riconfermò il suo atlantismo, che in quegli anni andava sempre più ad assumere caratteristiche minoritarie nella politica estera italiana: già nel 1982 aveva dovuto subire una presa di posizione italiana di equidistanza tra Londra e Buenos Aires, nel conflitto delle Falkland, in ragione della piega terzomondista presa – una volta tanto unitariamente – dai due principali partiti alleati del suo governo, la DC ed il PSI.

Successivamente schiacciato dal "CAF" (l'alleanza Craxi-Andreotti-Forlani) non partecipò più alle altre compagini governative di Pentapartito.

Dal 1987 al 1994 fu Presidente del Senato della Repubblica con il consenso bipartisan della maggioranza di pentapartito e dell'opposizione comunista.

Il 26 giugno 1989, a seguito della crisi del Governo De Mita, il Presidente Cossiga gli affida un incarico esplorativo per la formazione di un nuovo governo. L'11 giugno Spadolini, non essendo riuscito a trovare una maggioranza, restituirà l'incarico a Cossiga che, dopo aver richiamato De Mita, conferirà l'incarico ad Andreotti.

Nel 1991 venne nominato senatore a vita dal Presidente Cossiga.

Nel 1994 si ricandidò alla presidenza di Palazzo Madama (sostenuto dai poli di centro e sinistra), ma fu sconfitto per un solo voto da Carlo Scognamiglio (candidato del Polo delle libertà). Si spense poco dopo a Roma il 4 agosto 1994.

Nonostante il suo partito non fosse rimasto immune dalle inchieste sulla corruzione nell'ambito del processo Mani pulite, fu tra i politici di area governativa a non essere sfiorato dalle indagini di Tangentopoli.

È considerato uno dei migliori statisti italiani, apprezzato per la sua profonda cultura di intellettuale e la sua passione civica per la storia del paese.

Ateo da sempre, la stampa ha sostenuto che si fosse convertito prima di spegnersi; tuttavia non ci sono le conferme per avallare questa ipotesi.[2] Stupì moltissimo la celebrazione dei funerali di stato nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva officiata dal cardinale Achille Silvestrini, per quello che era stato uno dei più strenui difensori della laicità. Marco Pannella, a tal proposito, protestò fuori dalla chiesa, chiedendo un rito separato.

È sepolto a Firenze nel prato d'onore nel cimitero di San Miniato accanto ai concittadini illustri Collodi, Gentile e Salvemini. Sulla lapide, di marmo bianco, vi è riprodotta la sua firma con scritto sotto: Un italiano (la stessa scritta che appare sulla tomba di Giuseppe Mazzini, l'intellettuale più amato da Spadolini).

La Fondazione Nuova Antologia da lui fondata oggi si chiama anche Fondazione Giovanni Spadolini e si occupa della gestione e promozione della sua figura, della valorizzazione della sua casa-museo in Pian dei Giullari e della conservazione della ricchissima biblioteca.

La biblioteca del Senato, che nel 2003 ha completato il trasferimento nella nuova sede da lui voluta (acquisendo l'edificio che in altra epoca aveva ospitato il Ministero della Pubblica Istruzione) in piazza della Minerva in Roma, ha assunto in suo onore la denominazione "Biblioteca Giovanni Spadolini".

[modifica] Onorificenze

Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria


[modifica] Opere principali

[modifica] Note

  1. ^ Secondo altri quel seggio fu prima offerto a Indro Montanelli che, rifiutatolo, pregò lo stesso La Malfa di offrirlo a Spadolini
  2. ^ Luca Cardinalini, Giuseppe Cardoni, STTL. La terra ti sia lieve, DeriveApprodi, 2006, (ISBN 9788888738918)
  3. ^ Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte Prof. Giovanni Spadolini
  4. ^ Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana Dott. Giovanni Spadolini

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

Predecessore: Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano Successore: Bandiera italiana
Arnaldo Forlani giugno 1981 - dicembre 1982 (Governo Spadolini I e II) Amintore Fanfani I
Presidenti del Consiglio dei Ministri
Repubblica Italiana
Alcide De Gasperi | Giuseppe Pella | Amintore Fanfani | Mario Scelba | Antonio Segni | Adone Zoli | Fernando Tambroni | Giovanni Leone | Aldo Moro | Mariano Rumor | Emilio Colombo | Giulio Andreotti | Francesco Cossiga | Arnaldo Forlani | Giovanni Spadolini | Bettino Craxi | Giovanni Goria | Ciriaco De Mita | Giuliano Amato | Carlo Azeglio Ciampi | Silvio Berlusconi | Lamberto Dini | Romano Prodi | Massimo D'Alema
Predecessore: Ministro della Difesa della Repubblica Italiana Successore:
Lelio Lagorio 1983 - 1987 Remo Gaspari I
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Lelio Lagorio {{{data}}} Remo Gaspari
Predecessore: Ministro della Pubblica Istruzione Successore:
Mario Pedini 20 marzo 1979 - 4 agosto 1979 Salvatore Valitutti I
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Mario Pedini {{{data}}} Salvatore Valitutti
Predecessore: Presidente del Senato della Repubblica Successore:
Giovanni Francesco Malagodi 1987 - 1994 Carlo Scognamiglio I
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Giovanni Francesco Malagodi {{{data}}} Carlo Scognamiglio
Predecessore: Ministro per i Beni e le Attività Culturali Successore:
non istituito 14 dicembre 1974 - 12 febbraio 1976 Mario Pedini I
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non istituito {{{data}}} Mario Pedini
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