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Pietro Nenni - Wikipedia

Pietro Nenni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bandiera italiana
Parlamento Italiano
Assemblea costituente
On. Pietro Nenni

Luogo nascita Faenza
Data nascita 9 febbraio 1891
Luogo morte Roma
Data morte 1 gennaio 1980
Titolo di studio
Professione Giornalista
Partito
Legislatura {{{legislatura}}}
Gruppo Partito Socialista Italiano
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Partito
Legislatura I, II Legislatura
Gruppo
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Collegio Roma (I); CUN (II); Milano (III, IV, V)
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Senato della Repubblica
Sen.
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Partito
Legislatura V, VI, VII, VIII
Gruppo
Coalizione
Circoscrizione
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Data nomina
Incarichi parlamentari
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Pietro Nenni (Faenza9 febbraio 1891 – Roma1 gennaio 1980) è stato un politico e giornalista italiano.

Indice

[modifica] Anni giovanili

Nacque in una famiglia povera e rimase orfano di padre in giovane età: la madre fu quindi costretta ad iscriverlo in un collegio, dove ebbe l'occasione di assistere ad alcune repressioni perpetuate dall'esercito ai danni degli operai. Giornalista pacifista, inizialmente aderì al Partito Repubblicano Italiano, partecipò alle proteste contro la guerra di Libia insieme a Benito Mussolini e con lui passò un periodo in carcere. Dopo la traumatica esperienza della Prima guerra mondiale (a cui prese parte), aderì al nascente fascismo. Scrisse degli articoli su "Il Popolo d' Italia" e fu co-fondatore (l' altro fu Leandro Arpinati), nel 1919, del Fascio di Combattimento di Bologna. In seguito volle trasferirsi nel Partito Socialista Italiano, proprio nel momento in cui avveniva la scissione tra socialisti e comunisti (1921).

Divenuto dirigente del PSI, lavorò per ottenere l'unità con i riformisti di Filippo Turati, ma non ottenne i risultati sperati. Ad ogni modo, si segnalò come uno dei politici più attivi del movimento socialista.

Nel 1923 divenne direttore dell'Avanti, ed in questa veste confermò il carattere antifascista del quotidiano. Fu per questo molto inviso al regime mussoliniano (soprattutto dopo che nel 1925 aveva fondato il quotidiano Quarto Stato), tanto da essere costretto ad andare in esilio in Francia nel 1926.

[modifica] Militanza all'estero e ritorno in Italia

Nenni fu partigiano durante la Guerra civile spagnola, dove venne nominato commissario politico nelle Brigate Internazionali e combatté al fianco di democratici provenienti da tutto il mondo. Per narrare al meglio questa esperienza egli scrisse dei Diari privati e soprattutto un libro dal titolo significativo, Spagna, che oltre che a narrare le vicende storiche e politiche del massacro perpetuato dai franchisti costituisce una raccolta dei discorsi del leader socialista che danno bene il senso di ciò che la vicenda spagnola abbia rappresentato nella storia europea e nella vita degli antifascisti [1].

Anche durante la Seconda guerra mondiale aderì alla Resistenza e fu uno dei membri più influenti delle Brigate Garibaldi, tanto da meritarsi il Premio Stalin per la pace che poi però riconsegnò dopo la denuncia dei crimini staliniani al XX Congresso del PCUS e devolvendo i soldi ricevuti alla Croce Rossa Internazionale. Nell'estate del 1943, all'indomani della caduta del duce, venne confinato a Ponza: riuscì comunque a liberarsi ed a trasferirsi a Roma dove, insieme a Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Lelio Basso, riuscì ad unificare tutti i socialisti italiani in un unico movimento: il Partito Socialista di Unità Proletaria.

[modifica] La stretta alleanza con il PCI

Divenuto già nel 1944 segretario nazionale dello PSIUP, egli inizialmente favorì uno stretto rapporto tra i socialisti e il Partito Comunista Italiano. Dopo le elezioni politiche del 1946 (in cui venne eletto deputato), inaugurò la politica del "frontismo" e, a causa di questa scelta, dovette subire nel gennaio del 1947 la cosiddetta "scissione di Palazzo Barberini", guidata da Giuseppe Saragat, dalla quale nacque il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.

In vista delle fondamentali elezioni politiche del 18 aprile 1948, fece entrare il suo partito nel Fronte Democratico Popolare, la coalizione di sinistra con i comunisti di Palmiro Togliatti: le conseguenze del risultato deludente della lista (31% dei voti alla Camera e 30,76% delle preferenze al Senato) furono la netta affermazione della Democrazia Cristiana e la nascita di tre governi De Gasperi.

In vista delle elezioni politiche italiane del 1953, lottò contro la nuova legge elettorale voluta dalla DC (denominata dai detrattori "legge truffa") ed ebbe partita vinta: il suo PSI conseguì un incoraggiante 12,7% dei consensi e per pochissimi voti il premio di maggioranza previsto dal decreto tanto criticato non scattò: questa fu l'ultima volta in cui Nenni si presentò alle elezioni da rivale della DC.

Nenni con il Guardaportone di Palazzo Montecitorio (1958)
Nenni con il Guardaportone di Palazzo Montecitorio (1958)

[modifica] Il centro-sinistra e l'addio

Dopo i fatti d'Ungheria del 1956 preferì allontanarsi dai comunisti ed all'interno del partito guidò la corrente dei "Socialisti autonomisti", tendente a creare le condizioni per un governo che fosse espressione di un accordo tra i socialisti ed il centro, contrapposta alla corrente dei "Socialisti carristi", più orientati a sinistra.

Fondò, con Aldo Moro, Ugo La Malfa e Giuseppe Saragat, una nuova coalizione politica, chiamata centrosinistra. Tuttavia in tale occasione si ebbe la scissione della corrente dei "carristi" che, dopo il congresso al palazzo Esposizioni dell'EUR, all'inizio del 1964 diedero vita al nuovo PSIUP, guidato da Tullio Vecchietti e Dario Valori.

Eletto deputato per numerose legislature, fu più volte ministro e anche vicepresidente del Consiglio nel primo, nel secondo e nel terzo governo Moro), ed in tale veste si adoperò per l'adozione di riforme economiche e di struttura, nonché per la riforma della scuola (fu tra l'altro fautore dell'abolizione dell'insegnamento obbligatorio del latino, da lui definito "lingua dei signori") e per la semplificazione della burocrazia (famosa la sua battaglia contro il titolo di "eccellenza"). Fu favorevole all'unione tra socialisti e PSDI e la sua ultima grande campagna fu quella per il riconoscimento legale del divorzio.

Nel 1970 venne nominato senatore a vita, ma rimase comunque presidente onorario del partito.

La disillusione per molte delle speranze infrante del centro-sinistra - ma anche la difficoltà di riconoscersi nelle mutate condizioni sociali e politiche del Paese - lo portò al "periodo triste" [2], caratterizzato dalla sconfitta della linea autonomista che portò alla segreteria De Martino. A tale linea però rimase sempre fedele e, quando morì, il giorno di capodanno del 1980, il PSI era da tempo nelle mani di Bettino Craxi, che era considerato il suo delfino[3].

[modifica] Bibliografia

  • Giuseppe Tamburrano, Pietro Nenni, Roma-Bari, Laterza, 1986.
  • Enzo Santarelli, Pietro Nenni, Torino, UTET, 1988.

[modifica] Altri progetti


[modifica] Note

  1. ^ Nenni fu così radicatamente identificato con la parte perdente della guerra di Spagna che, nel 1977, quando il PSOE tenne in semiclandestinità il suo primo congresso post-franchista a Madrid i suoi dirigenti Gonzales e Guerra pregarono Nenni di non sedere al banco di presidenza (dove tutti gli altri dirigenti dell'Internazionale socialista sedevano, da Mitterrand a Palme a Kreisky) per non indisporre le autorità (e presumibilmente per non dare un senso di reducismo e di rivendicazionismo di parte al ritorno della democrazia spagnola, volutamente presentato dalle nuove generazioni come superamento delle divisioni del passato): ha descritto l'evento e la profonda delusione di Nenni per l'episodio (ed ancor più per il successivo rifiuto dei giovani dirigenti PSOE di accompagnarlo in visita al cenotafio dell'Alcazar, dove riposavano moltissimi dei suoi compagni di lotta di mezzo secolo prima) Rino Formica, presente ai fatti, nell'allocuzione al convegno di presentazione del libro "Caro compagno. Lettere di Nenni a Franco Iacono, Marsilio editore, tenutosi a Roma, palazzo Giustiniani, sala degli Zuccari, il 12 marzo 2008.
  2. ^ Così definito da Rino Formica nell'allocuzione al convegno di presentazione del libro "Caro compagno. Lettere di Nenni a Franco Iacono, Marsilio editore, tenutosi a Roma, palazzo Giustiniani, sala degli Zuccari, il 12 marzo 2008.
  3. ^ Smentendo un'interpretazione interessata delle vicende interne al partito nel periodo conclusivo della sua vita - nell'allocuzione al citato convegno di Roma, palazzo Giustiniani, sala degli Zuccari, il 12 marzo 2008 - sia Francesco Guizzi che Rino Formica hanno confermato che il suo sostegno alla segreteria di Craxi si prolungò fino alla fine: quando la corrente signoriliano-amatiano-giolittiana tentò di abbattere la segreteria nel comitato centrale del 20 dicembre 1979, il già malato Nenni, nell'abbandonare stremato a mezzanotte la riunione, richiese di essere richiamato nel caso si addivenisse ad un voto nel prosieguo della nottata, per non far mancare il suo voto a Craxi (com'è noto, quel voto non fu più necessario per la defezione di De Michelis dallo schieramento contrario alla segreteria).

[modifica] Collegamenti esterni

Predecessore: Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana Successore:
Alcide De Gasperi 1946 - 1947 Carlo Sforza I
Giuseppe Medici 1968 - 1969 Aldo Moro II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Alcide De Gasperi {{{data}}} Carlo Sforza
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