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Laurea - Wikipedia

Laurea

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La laurea (dal latino laurus, alloro, simbolo della dignità dottorale assegnata ai più grandi poeti del passato) è un titolo accademico italiano rilasciato da un'università o istituto universitario al termine di un ciclo che può variare di durata, a seconda che si tratti di una laurea pre o post riforma ex legge 127/1997 (entrata in vigore nel 2002).

Poiché ancora oggi[1] ci sono in Italia studenti che si stanno laureando con le lauree pre riforma, per molto tempo ancora in Italia avremo tre tipi di "lauree":

  • lauree pre riforma 1999 (più propriamente diplomi di laurea, o DL, secondo la definizione che ne dà la legge 341/1990), che si conseguivano a seguito di corsi della durata quattro, cinque o sei anni. Tali lauree non avevano crediti formativi universitari ma, secondo il principio di 60 crediti medi per anno, vengono normalmente riconosciute come comprensive di 240, 300 o 360 ECTS a seconda della durata legale prevista dai rispettivi corsi;
  • lauree post riforma 1999, di 180 crediti ECTS (laurea o L);
  • lauree specialistiche (LS), di 300 ECTS compresi quelli riconosciuti all'accesso, e lauree magistrali (LM)(a seguito dell'entrata in vigore del decreto MIUR 270/2004).

La laurea è il titolo che l'università italiana rilascia al termine del primo ciclo previsto dalla convenzione del processo di Bologna e si consegue di norma in tre anni accademici. In realtà, come sancito da una sentenza del Tar Puglia sez. Lecce e dal Consiglio di Stato e ribadito da una circolare ministeriale, il concetto di durata normale è innovativo rispetto a quello di durata legale, poiché fa riferimento al tempo impiegato di norma dallo studente a tempo pieno medio: in ogni caso, è l'ottenimento dei 180 crediti formativi universitari previsti dal piano di studi è l'unico metro in base al quale dev'essere conferito il titolo. Per questa ragione, la locuzione stessa «laurea triennale» è impropria.

Per quanto riguarda le lauree esistenti prima della riforma universitaria varata in attuazione dell'articolo 17, comma 95 della legge 127/1997, esse potevano essere conseguite al termine di un ciclo di studi della durata di quattro, cinque o sei anni, a seconda della disciplina studiata.

Con la legge 341/1990 furono introdotti i diplomi universitari, conseguibili al termine di corsi biennali o triennali (quelli biennali non sono mai stati attivati), e la laurea quadriennale fu ribattezzata "diploma di laurea".

L'attuale riforma recepisce i princìpi della convenzione di Bologna.

Il possesso della laurea triennale consente l'accesso a corsi di laurea magistrale e a corsi di master di primo livello. Le prove finali delle lauree delle professioni sanitarie hanno valore di esame di Stato e come tali il loro superamento consente l'immediata iscrizione negli specifici albi professionali. Altre lauree dànno accesso agli esami di Stato per accedere ad altri albi. I corsi di laurea sono completamente separati da quelli di laurea magistrale, rispetto ai quali sono le singole sedi a determinare i criteri di ammissione.

Durate il corso di laurea lo studente ha una rosa di insegnamenti e, ove previsti, laboratori a frequenza obbligatoria e stages. Al fine di essere promosso nello specifico insegnamento lo studente deve sostenere un esame finale (che può essere condotto oralmente con il docente o per iscritto) o aver sostenuto con successo, ove previste, prove intermedie che suddividono l'esame nel tentativo di spingere gli studenti a studiare durante l'anno e maturare effettivamente le ore di impegno previsto anche a casa quantificate dai crediti.

È attualmente in corso un dibattito in merito alla qualità della preparazione degli studenti post-riforma: secondo alcuni gli studenti riceverebbero una preparazione più mirata e riuscirebbero a superare più agevolmente i corsi per la presenza di frequenti prove intermedie che li obbligano a studiare in maniera costante durante i corsi. Secondo altri semplicemente l'attuale impostazione ha semplificato i corsi, abbassando la preparazione.

Al termine del corso di laurea triennale, lo studente deve sostenere una prova finale, di fronte ad una commissione di laurea; le università determinano in maniera autonoma le modalità, ma la più frequente è la discussione di una dissertazione. Il voto di laurea viene espresso in centodecimi, con eventuale lode di solito assegnata, all'unanimità dei componenti della commissione, quando il punteggio aggiunto rispetto al voto di base (calcolato secondo la media ponderata in base ai crediti divisa per 3 e moltiplicata per 11) determini il superamento del 110. Al laureato spetta la qualifica accademica di dottore; quest'ultima è una anomalia del sistema universitario italiano: negli altri paesi il titolo corrispondente a "dottore" viene conferito solo dopo il dottorato di ricerca (o ai laureati in medicina).
Con il vecchio ordinamento i voti dei diplomi di laurea rilasciati dalle facoltà di Ingegneria dei politecnici erano espressi in centesimi, e i voti di alcuni diplomi universitari avevano base diversa del voto (per esempio sessantesimi).

Indice

[modifica] Storia

Fino alla riforma universitaria d'inizio XXI secolo, le lauree erano organizzate in piani di studio di 4 e 5 anni. Questa durata era praticamente nominale, essendo previsto per ogni anno di corso un numero variabile di esami che impegnavano gli studenti al 100%. A questi anni passati a seguire i corsi (annuali) e sostenere gli esami, veniva necessariamente aggiunto (soprattutto in alcune facoltà come quella di Lettere e Filosofia) un anno almeno per scrivere e discutere (pubblicamente, davanti ad una commissione esaminatrice) la tesi, di dimensioni variabile (nelle Facoltà umanistiche, generalmente, non inferiori alle 80.000 parole). In mancanza di precise ed uniformi regole nazionali, gli esami, soprattutto in alcune università più affollate o considerate più "prestigiose", prevedevano carichi di lavoro enormi. Si conoscono casi di corsi come "Letteratura latina" per i quali veniva richiesta la conoscenza approfondita di decine di testi completi di opere classiche, con prove orali difficilissime (spesso reiterate a causa della mole del materiale in programma d'esame). Sarà utile ricordare come nell'università dagli anni '70 in poi c'è stato per molto tempo l'atteggiamento di ridurre il numero eccessivo di studenti selezionandoli attraverso piani di studio sempre più pesanti.

In queste condizioni, secondo i dati ufficiali, il conseguimento di una laurea richiedeva una media di 7,5 anni. Questo è il caso, per esempio, della laurea in "Conservazione dei Beni culturali", il cui piano di studio prevedeva 24 annualità, l'equivalente di 48 attuali esami semestrali, per un totale - stimabile - di mole di lavoro quantificabile in 480 crediti ECTS del nuovo sistema.

Per questo oggi le lauree vecchio ordinamento - in base al Decreto interministeriale 5 maggio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 21 agosto 2004 n.196 - sono equiparate alle nuove lauree magistrali di 5 anni.

Purtroppo, però, all'estero lo Stato Italiano non è riuscito a difendere il valore delle lauree italiane vecchio ordinamento, che se di nominali 4 anni vengono riconosciute come equivalenti ad un BA di 180 ECTS (con alcune decine di crediti del quarto anno accantonati, anche se spendibili per ulteriori studi). Tra i paesi che riconoscono automaticamente il livello di MA alle lauree quadriennali italiane troviamo, per esempio, la Finlandia (anche se a soli fini lavorativi e non accademici).

Il primo marzo 2007 è stata presentata una interrogazione parlamentare, a cura dell'on. Arnold Cassola, che invita il Governo italiano a riesaminare la questione, chiedendo - tra le altre cose - se le autorità italiane abbiano fatto e stiano facendo tutto il possibile per salvaguardare il valore delle lauree italiane "vecchio ordinamento" all'estero.

[modifica] La riforma

La riforma universitaria varata in applicazione della legge 127/1997 ha modificato radicalmente il significato di questo titolo accademico, allineando il sistema universitario italiano a quello del resto dell'Unione Europea e negli Stati Uniti d'America, prevedendo un gradino intermedio nell'alta formazione dei cittadini. Fra le ragioni: l'anzianità elevata dei neolaureati italiani rispetto alla media europea (28-30 anni contro 20-21), il problema di promuovere la formazione interna nelle aziende a tale età, il fallimento di molte carriere scolastiche con un'elevata percentuale di rinunce agli studi nei primi anni.

L'introduzione dell'autonomia universitaria ha favorito un'ampia diversificazione dell'offerta formativa. L'introduzione interna del sistema dei crediti, prima utilizzato solo per gli scambi internazionali, semplifica il riconoscimento degli studi svolti in università straniere, autonomamente o tramite gli stessi programmi di scambio (Socrates azione Erasmus, Alpha, Tempus, OverSeas etc.).
La diversificazione dei titoli di studio rilasciati dalle università (due livelli di laurea e tre tipologie di corsi post-lauream) consente agli studenti di diversificare e personalizzare il proprio percorso formativo.

La laurea dà accesso ai corsi di master di I livello e ai corsi di laurea specialistica o magistrale. I criteri di accesso ai corsi di laurea specialistica e magistrale sono definiti dagli organi collegiali competenti delle singole università. I regolamenti della maggior parte dei corsi di laurea specialistica consentono in linea teorica l'accesso ai possessori di qualsiasi laurea, ma escludono di fatto i possessori di lauree di àmbiti disciplinari differenti in quanto fissano un ammontare massimo in crediti del debito formativo da calcolare all'accesso.

Da due anni, ovvero dall'anno accademico 2006/2007, per alcune facoltà è stato introdotto il nuovo ordinamento quinquiennale, ovvero laurea magistrale.

[modifica] Bibliografia e riferimenti

Stuart Woolf, "On University Reform in Italy: Contradictions and Power Relations in Structure and Function", in Minerva, 41, 2003, pp. 347–363

  1. ^ Edit del marzo 2007

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Voci correlate

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