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Mario Moretti - Wikipedia

Mario Moretti

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bussola Nota disambigua – Se stai cercando l'omonimo calciatore, vedi Mario Moretti (calciatore).

Mario Moretti (Porto San Giorgio16 gennaio 1946) è un ex terrorista italiano.

È stato, insieme a Renato Curcio, Margherita ("Mara") Cagol e Alberto Franceschini, uno dei protagonisti delle Brigate Rosse di cui fu fra i massimi dirigenti (ma non fra i fondatori) almeno sino al suo arresto avvenuto nel 1981. Per sua stessa ammissione, è stato colui che ha materialmente eseguito l'uccisione di Aldo Moro. Condannato a sei ergastoli, dal 1994 è in libertà condizionata e lavora attualmente come coordinatore del laboratorio di informatica della Regione Lombardia.

Indice

[modifica] Gioventù

Moretti nasce e vive infanzia e adolescenza in un ambiente familiare piccolo-borghese (il padre lavora nel commercio di bestiame, la madre insegna musica). La famiglia tende politicamente a destra e la madre è molto cattolica; tra i parenti annovera due zii fascisti e uno zio da parte di madre - Mario Romagnoli - scrive per il quotidiano conservatore Il Resto del Carlino. Moretti in seguito tenterà al contrario di accreditarsi una connotazione familiare proletaria, operaia e comunista[1] ma i documenti raccolti dalla commissione d'inchiesta parlamentare sul delitto Moro e successive biografie lo smentiscono.

Un'aristocratica di famiglia tradizionalmente liberale e con amicizie nella nobiltà nera romana, la marchesa Anna Casati Stampa[2], finanzia i suoi studi come perito industriale: nel convitto di Fermo in cui studia, Moretti è ricordato da insegnanti e compagni come uno studente schivo, chiuso, e di tendenze politiche di destra. La marchesa lo dota poi di una lettera di raccomandazione quando nel 1968 si trasferisce a Milano in cerca di lavoro. Il ventiduenne Moretti rimane totalmente al di fuori dei turbolenti avvenimenti del Sessantotto milanese. Beneficia dell'interesse della marchesa perché sua zia è la portinaia del palazzo in cui risiedeva la famiglia Casati Stampa (marchesa e marito).

[modifica] Origine delle Brigate Rosse

A Milano, Moretti ottenne un posto nella fabbrica Sit-Siemens, dove conobbe Corrado Alunni, Giorgio Semeria e Paola Besuschio, futuri membri delle Brigate Rosse. Si avvicinò alla politica in fabbrica partecipando alle mobilitazioni dei colletti bianchi (generalmente meno incisive di quelle operaie). Moretti entrò nella CISL, il sindacato filo-democristiano, e si candidò per le commissioni interne, ma non venne eletto.

Insieme ad alcuni compagni si unì rapidamente al Collettivo Politico Metropolitano diretto dagli ex studenti dell'Università di Trento Renato Curcio e Margherita Cagol; il gruppo del CPM avrebbe poi dato vita al nucleo storico delle Brigate Rosse, costituite poco più tardi (agosto 1970). Mario Moretti intensificò i contatti ed entrò nelle BR dopo le prime azioni della banda, non prima della primavera 1971.

Il suo amico Simioni era stato allontanato dal gruppo dirigente (Curcio - Cagol - Franceschini) solo da pochi mesi, per divergenze strategiche.

Insieme a Corrado Simioni infatti, Moretti si schierò fin dall'inizio a favore della violenza contro le persone attraverso attentati selettivi (non stragi, ma individuazione di singoli nemici da eliminare), una strategia che Curcio e Alberto Franceschini, tra gli altri, osteggiavano perché preferivano azioni di violenza simbolica (incendi dolosi o bombe senza coinvolgere persone: violenza contro le cose). Era questa la divergenza interna alle BR sulla forma di lotta armata migliore da adottare. Simioni abbandonò rapidamente l'organizzazione per fondarne un'altra, nota come Superclan con cui, durante gli anni seguenti, Moretti fu in stretto contatto.

[modifica] Comando

Nel 1974, per opera dell'infiltrato Silvano Girotto, un ex frate soprannominato frate Mitra già guerrigliero in Sudamerica, Curcio e Franceschini furono arrestati dai Carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Moretti rimase di conseguenza l'unico capo a piede libero dell'organizzazione terroristica superstite. Secondo testimonianze raccolte successivamente, anche dallo stesso Franceschini, Moretti aveva ricevuto una telefonata da una fonte anonima due giorni prima dell'incontro tra i capi storici e "Frate Mitra" a Pinerolo, incontro a cui avrebbe dovuto partecipare lo stesso Moretti. Moretti si giustificò con i compagni dicendo che non era riuscito ad avvertirli.

Fuori dai giochi Franceschini e Curcio, Moretti adottò immediatamente una linea più dura nella lotta armata, la stessa linea politica militare che aveva contraddistinto qualche anno prima Simioni.

Per rendere più sicura la militanza nelle BR, di cui ormai era l'unico capo, per prima cosa improntò la struttura alla più rigida compartimentazione: questa tecnica, comune a diverse organizzazioni segrete, consiste nel far sì che i diversi membri abbiano pochissimi contatti tra loro, e che non conoscano nessuno se non i loro diretti superiori (dai quali ricevono gli ordini).[3]

[modifica] Il sequestro Moro

Nel 1975 si trasferì a Roma, dove progettò la cosiddetta "campagna di primavera", che si mise in atto nella primavera del 1978 con il sequestro e l'assassinio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, tenuto prigioniero per 55 giorni prima dell'esecuzione. Aldo Moro era favorevole ad un ingresso del Partito Comunista Italiano al governo in Italia era candidato alla presidenza della Repubblica: una sua elezione avrebbe consentito la realizzazione del compromesso storico tra DC e Partito Comunista.

Moretti è stato per sua stessa ammissione colui che ha progettato, eseguito, gestito il sequestro Moro. È stato colui che ha materialmente ucciso lo statista democristiano, sparandogli a bruciapelo con un mitra nel portabagagli di una Renault 4, dove l'onorevole Aldo Moro fu fatto accovacciare, e che poi sarà fatta ritrovare in via Caetani.

Moretti è stato direttamente a contatto col sequestrato Moro per tutti i 55 giorni del rapimento, lo ha personalmente interrogato, ne ha controllate le lettere che egli faceva giungere a politici e familiari, e soprattutto ha raccolto il famoso "memoriale" di Moro (che sarà ritrovato solo parzialmente e in fotocopie). Per questi motivi è probabilmente stato a conoscenza di fatti, notizie e decisioni politiche di rilevanza nazionale ed internazionale, e di vari fondamentali segreti di stato, che però non ha ritenuto utile rivelare ai suoi compagni e all'opinione pubblica.[citazione necessaria] Il "memoriale" di Moro rimase nascosto per anni nel covo milanese delle Br di via Monte Nevoso, e nelle varie perquisizioni non se ne trovarono che brani incompleti.

[modifica] Carcerazione

Dopo il sequestro e l'uccisione di Moro, paradossalmente le BR si indebolirono, tanto che Moretti si trovò di fronte alla clamorosa "insubordinazione" della colonna milanese del gruppo, che rimproverava a Moretti di agire come un capo assoluto che imponeva a tutti le sue decisioni senza discutere, e che l'uccisione di Moro non aveva dato i risultati politici sperati.

Nel 1981 Moretti venne arrestato. Era a Milano proprio per costruire un nuovo gruppo in contrapposizione alla colonna che non obbediva più, ma uno dei contatti che aveva trovato gli diede un appuntamento-trappola al quale si presentò la polizia del capo della squadra mobile di Pavia Ettore Filippi. Alla vista degli agenti, urlò: "sono Mario Moretti, mi dichiaro prigioniero politico!"

Moretti fu successivamente condannato a sei ergastoli. Due mesi dopo essere entrato in carcere (a Cuneo), fu ferito durante un'aggressione durante l'ora d'aria.

Nonostante non abbia mai collaborato alle indagini ed abbia mantenuto il silenzio sulle attività delle BR, nel 1994 ottenne la libertà condizionata e attualmente risiede a Milano. Di giorno è agli arresti domiciliari e di notte ha l'obbligo di rientro in carcere.

[modifica] Note

  1. ^ Una tale versione è data da Moretti nel libro intervista del 1993 a cura delle giornaliste Carla Mosca e Rossana Rossanda,
  2. ^ Il rapporto tra i Moretti e i Casati Stampa ha dato adito ad alcune interpretazioni che sostengono che le Brigate Rosse furono create durante l'Operazione Gladio, un'organizzazione finanziata dalla CIA per indebolire e screditare l'influenza del Partito Comunista Italiano Sergio Flamigni sviluppa questa teoria nel dettaglio, documentando i contatti tra i Casati Stampa ed il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino, membro della P2 e stretto collaboratore di Licio Gelli; inoltre raccoglie le testimonianze di amici d'infanzia di Moretti, che sostengono che lui simpatizzasse apertamente con il fascismo mussoliniano.
  3. ^ Sono molti i vantaggi di una rigorosa compartimentazione: un militante arrestato può fare i nomi solo di pochissimi altri militanti, quindi gli effetti delle retate della polizia sono più limitati. L'organizzazione resiste di più alle infiltrazioni dall'esterno, perché un eventuale informatore della polizia potrà fare luce solo su una minima parte della struttura. Infine, il potere del capo è praticamente incontrastato perché le decisioni vengono prese da un ristrettissimo numero di persone che, mediante un procedimento verticale "a cascata", le comunica poi agli altri; le esigenze di segretezza infatti rendono impossibile organizzare assemblee o altri tipi di discussioni aperte.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

Terrorismo Italiano Brigate Rosse

[modifica] Bibliografia


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