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Psicologia - Wikipedia

Psicologia

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« La psicologia è definita dal suo specifico oggetto di studio, complesso e indagabile da differenti prospettive, con metodi tra di loro molto diversi; pertanto non costituisce un'unica disciplina, ma un insieme di scienze molteplici e differenziate; la scientificità di ognuna è affidata alla struttura e alla coerenza dello specifico metodo. »

La psicologia è la disciplina che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali.[2] Tale studio riguarda le dinamiche interne dell'individuo, i rapporti che intercorrono tra quest'ultimo e l'ambiente, il comportamento umano ed i processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte.

Attualmente la psicologia è una disciplina composita, i cui metodi di ricerca vanno da strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da strettamente individuali (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale) a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto sociale e di gruppo (ad esempio: la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti "gruppi focali"). Queste diversità di approccio hanno causato un proliferare di discipline psicologiche e di matrici culturali che tendono a sostenere punti di vista diversi.

Indice

[modifica] Etimologia e nascita del termine

La lettera greca Psi, simbolo della psicologia.
La lettera greca Psi, simbolo della psicologia.

Il termine "psicologia"[3] deriva dal greco psyché (ψυχή)[4] = spirito, anima e da logos (λόγος)[5] = discorso, studio. Letteralmente la psicologia è quindi lo studio dello spirito o dell'anima. Il significato del termine rimase immutato dal XVI secolo fino al XVII secolo, quando assunse il significato di “scienza della mente”. Negli ultimi cento anni, il significato di tale termine è cambiato ulteriormente e in modo significativo, adeguandosi alle nuove prospettive e alla moderna metodologia. È interessante segnalare che iconograficamente psyché (ψυχή) può essere interpretato come farfalla: molte decorazioni di antichi vasi greci raffigurano con l'immagine di una farfalla l'anima che esala nell’istante della morte.

Il termine "psicologia", nella forma latina psichologia fu probabilmente introdotto nel 1520 dall'umanista Filippo Melantone, nei cui scritti comunque non compare. Il termine appare invece (nella forma greca psychologia) nelle opere dei suoi discepoli Rodolfo Goclenio (Psychologia, hoc est de hominis perfectione, 1597) e Otto CassMann (Psychologia anthropologica sive animae humanae doctrina, 1594). Recenti ricerche hanno tuttavia individuato un uso più antico del termine nell'umanista dalmata Marcus Marulus (Psychologia de ratione animae humanae, 1511-1518), sebbene non sia chiaro il significato con cui veniva utilizzata tale parola.[6]

Il termine "psicologia" divenne popolare nel Settecento, grazie al tedesco Christian Wolff che lo utilizzò per intitolare due sue opere: Psychologia empirica (1732) e Psychologia rationalis (1734). Con queste opere Wolff inaugurò la distinzione fra psicologia empirica e psicologia filosofica: la prima cercava di individuare dei princìpi che potessero spiegare il comportamento dell'anima umana, mentre la seconda indagava sulle facoltà dell'anima stessa. Successivamente, Kant criticò la distinzione di Wolff, negando la possibilità che potesse esistere una psicologia razionale. Kant, comunque, accettò la validità della psicologia empirica, anche se non la considerava scienza esatta, per il fatto che era impossibile applicare la matematica ai fenomeni psichici, mancando ad essi la forma a priori dello spazio. Grazie a Kant si posero le prime basi di una psicologia non più puramente filosofica, ma costruita con criteri empirici.

[modifica] Evoluzione storica

Per approfondire, vedi le voci Storia della psicologia, Principali tappe della psicologia e Correnti e protagonisti del pensiero psicologico.
« Non sembra che ci sia altra scienza, se non la psicologia, per la cui comprensione occorra richiamarsi così direttamente alla vita, spesso drammatica[7], dei suoi protagonisti. »
(Luciano Mecacci (2006)[8])

La storia della psicologia come disciplina a se stante viene generalmente fatta iniziare alla seconda metà dell'Ottocento, quando l'indagine psicologica si aprì alle metodologie delle scienze naturali. Vi è comunque da sottolineare come la psicologia odierna sia legata strettamente agli oggetti di indagine che, da Aristotele[9] e poi nel Medioevo[10] su su fino al secolo XIX, sono rimasti quasi sempre gli stessi: la percezione che l'uomo ha del mondo, la ritenzione dei ricordi (memoria), la sua capacità razionale (l'intelligenza). Ed anche l'antica suddivisione della mente in facoltà, rivive sostanzialmente inalterata nella moderna suddivisione in processi mentali.

Nel XX secolo si è andati incontro ad un fiorire di prospettive e visioni della psicologia assai diversificate fra loro, sia sul piano metodologico sia sul piano speculativo: si è passati dallo strutturalismo al funzionalismo, dal comportamentismo al cognitivismo, dall'epistemologia genetica alla scuola storico-culturale, ed ancora, dal cognitivismo HIP al cognitivismo realista, fino ad arrivare alle attuali neuroscienze.[11]

[modifica] Le origini

Come accennato, già alcuni filosofi greci, come Platone ed Aristotele, posero interrogativi che ancor oggi sono alla base della ricerca psicologica, ma è solo a partire dal Seicento che inizia un confronto più serrato su questi argomenti. Sono sempre i filosofi, come Cartesio, Hobbes e Locke, a portare avanti riflessioni e a proporre teorie sulla mente umana. Cartesio, in particolare, sosteneva l'esistenza di una netta divisione fra mente e corpo, ritenendo che alcune idee fossero innate (cioè presenti nella mente fin dalla nascita). Hobbes e Locke, al contrario, affermavano il predominio dell'esperienza, vista come l'unico processo in grado di sviluppare e organizzare la mente umana, oltre a criticare la divisione di mente e corpo proposta da Cartesio. Nonostante i numerosi sforzi, queste ricerche non diedero mai vita a una psicologia intesa come materia scientifica, in quanto la mente e le sue funzioni erano ancora analizzate solo attraverso ragionamenti ed osservazioni, senza l'utilizzo di esperimenti e metodologie scientifiche.

[modifica] La nascita della psicologia scientifica

La psicologia, intesa come materia scientifica, nacque in Europa nella seconda metà dell'Ottocento. Tra il 1850 e il 1870 vari scienziati, in particolare fisici e medici, iniziarono ad occuparsi dello studio della psiche analizzando le sensazioni, le emozioni e le attività intellettive. Questi scienziati applicarono allo studio della mente le metodologie già applicate alle scienze naturali, dando vita ad una nuova disciplina, la moderna psicologia scientifica. Questa fu la svolta fondamentale che innescò il processo che porterà la psicologia a diventare una vera disciplina scientifica.

Fra i principali precursori che aprirono la strada alla nascita della moderna psicologia si possono citare: Charles Darwin, che propose varie teorie sulle emozioni, Franciscus Donders, che compì studi sui tempi di reazione, Ernst Weber e Gustav Theodor Fechner, che diedero vita alla psicofisica, studiando il rapporto tra stimoli fisici e sensazioni mentali.

[modifica] Il padre fondatore della psicologia

Stemma della città che ha dato i natali alla psicologia: Lipsia.
Stemma della città che ha dato i natali alla psicologia: Lipsia.

Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica spetta, però, al tedesco Wilhelm Wundt (1832-1920). Questi raccolse e scrisse una mole gigantesca di materiale riguardante la nascente disciplina e, grazie alla sua grande cultura, riuscì a dare alla materia una base concettuale e un assetto organico. Wundt, nel 1873-74, pubblicò "Fondamenti di psicologia fisiologica", opera considerata il primo vero trattato psicologico-scientifico della storia. [12]

Nel 1875 Wundt divenne professore di filosofia a Lipsia, dove fondò un suo laboratorio nel 1879. A questo laboratorio affluirono allievi e scienziati di tutto il mondo che compirono ricerche e studi sui tempi di reazione, l’attenzione, le associazioni mentali e la psicofisiologia dei sensi. Per Wundt l’oggetto della psicologia doveva essere l’esperienza umana immediata, contrapposta all’esperienza mediata, che era invece oggetto delle scienze fisiche [13]. Grazie a questa definizione, e all’uso di una metodologia rigorosa durante gli esperimenti, si strutturò definitivamente la psicologia intesa come disciplina scientifica ed accademica. Per il suo grande impegno e gli ingenti studi, Wundt è passato alla storia come il padre fondatore della psicologia.

[modifica] Franz Brentano

Circa negli stessi anni in cui operava il laboratorio di Wundt, il filosofo austriaco Franz Brentano (1838-1917) propose un approccio completamente diverso alla psicologia, non basato sul rigore del metodo scientifico e la sperimentazione, bensì su un concetto più filosofico e perciò meno sperimentale, che Brentano definiva "intenzionalità". Le sue idee diedero vita alla cosiddetta scuola di Brentano (prima a Würzburg e poi a Vienna) e lo stesso Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia. Le due tradizioni infatti, quella wundtiana e quella brentaniana, rappresentarono per decenni i due grandi orientamenti di ricerca esistenti nella psicologia sperimentale e teorica. La sua Scuola, in particolare, influenzò Sigmund Freud e precorse i concetti della psicologia della Gestalt e della psicologia sociale.

[modifica] La psicologia della Gestalt

Per approfondire, vedi le voci Psicologia della Gestalt e Leggi della formazione delle unità fenomeniche.
« Il dato [das Gegebene] è di per sè in vari gradi strutturato [gestaltet], consiste di totalità più o meno strutturate in modo definito e di processi totali con le loro proprietà e leggi totali, tendenze totali e determinazioni totali delle parti. I "pezzi" appaiono quasi sempre "come parti" dei processi totali »
Alcuni esempi
La Gestalt emerge dallo sfondo, portando così a percepire la sagoma di un cane di razza dalmata
La Gestalt emerge dallo sfondo, portando così a percepire la sagoma di un cane di razza dalmata
Esempio della Legge della chiusura
Esempio della Legge della chiusura
Esempio della Legge della vicinanza
Esempio della Legge della vicinanza
Il pensiero produttivo. Un aneddoto.

Una volta il maestro al giovane Gauss chiese qual era il totale di: 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10. Gauss rispose immediatamente sorprendendo il maestro che gli chiese come ebbe fatto. Gauss non sommò 1+2, sommando il risultato a 3, sommando il risultato a 4, e così via:
«Se l'avessi fatto sommando 1+2, poi 3 al risultato, poi 4 al nuovo risultato, e così via, avrei impiegato molto tempo, e cercando di arrivare presto molto probabilmente avrei fatto degli sbagli. Ma vede, 1+10 fa 11, 2+9 fa di nuovo - deve fare! - 11. E così via! Vi sono 5 coppie di questo tipo: 5 volte 11 fa 55».[15]
Gauss aveva visto i singoli elementi in una totalità retta da una relazione. In questo caso la relazione scoperta da Gauss (che poi è la regola della somma dei termini in progressione aritmetica) è la Gestalt: il giovane Gauss aveva colto la soluzione del problema mediante la totalità del tutto, aveva colto le relazioni intrinseche che vi sono fra i singoli elementi raggiungendo uno stadio (Gestalt) che va oltre il loro semplice sommarsi.[16]

La psicologia della Gestalt fu una corrente psicologica che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in Germania, per poi proseguire la sua articolazione negli Stati Uniti. Questa Scuola ebbe molto successo anche in Italia, fra gli anni '50 e '80, prima di confluire ed essere sostituita dal cognitivismo.
Gli psicologi della Gestalt cercarono di dimostrare sperimentalmente la validità del criterio della "totalità" nello studio delle funzioni psichiche[17]. Per essi, infatti, non era giusto dividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e occorreva, invece, considerare l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti. In altre parole, per gli psicologi della Gestalt: "L'insieme è più della somma delle sue parti". È chiaro quindi come questa Scuola si opponesse alla teorie associazionistiche di Wundt e a quelle comportamentistiche di Watson, per spostare l'accento sulla tendenza degli insiemi percettivi, e per estensione delle rappresentazioni del pensiero, a presentarsi al soggetto sotto forma di unità coerenti. La psicologia della Gestalt ricorse, perciò, al metodo fenomenologico, col quale i dati dell'esperienza non vengono interpretati e scomposti, ma descritti totalmente nella loro immediatezza, così come essi appaiono al soggetto. I gestaltisti, studiando in modo approfondito la percezione, intuirono che la realtà fenomenologica si struttura spontaneamente in unità, nel campo di esperienza del soggetto, ogni volta che gli elementi di un insieme presentano determinate caratteristiche. Individuarono così cinque leggi (dette "leggi della formazione delle unità fenomeniche") le quali stanno alla base del nostro modo di cogliere le cose e di organizzare i dati percepiti. Esse sono:

  1. Legge della somiglianza: elementi identici o simili tendono ad essere percepiti come unità.
  2. Legge della buona forma: figure geometriche sovrapposte, tendono ad essere percepite ancora come separate, cioè ognuna con la propria forma.
  3. Legge della vicinanza: più gli elementi di un insieme sono vicini, maggiore sarà la tendenza a percepire quegli elementi come unità.
  4. Legge della buona continuazione: si tendono a percepire come unità quegli elementi che minimizzano i cambiamenti di direzione.
  5. Legge de destino comune: con elementi in movimento, vengono percepiti come un'unità quelli con uno spostamento coerente.
  6. Legge della chiusura: elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale.

Queste sono solo alcune delle numerose regole alla base della percezione e che permettono, ad esempio, di comprendere il funzionamento delle illusioni ottiche. Il punto centrale della psicologia della Gestalt era, perciò, la convinzione che riuscendo comprendere come si organizzano le nostre percezioni, si potesse anche comprendere il modo in cui il soggetto organizza e struttura i propri pensieri. Infine, è importante sottolineare che queste tendenze all'auto-organizzazione erano vista dai gestaltisti come una caratteristica innata, ridimensionando in questo modo l'importanza dell'esperienza e dell'apprendimento nella strutturazione del pensiero.

Gli psicologi della Gestalt sono noti, come se ne evince soprattutto per i loro contributi nel campo della percezione. Oltremodo è da ravvisare che la Gestalt, non è uno studio della percezione fine a se stesso, ma è principalmente e nella sua essenza un metodo d'indagine dell'umano (la Gestalt è di più della semplice somma delle parti). Mediante esso è stato possibile il proliferare di studi, concetti e campi di ricerca assai numerosi:

  • gli studi sull'intelligenza nei primati ad opera di Köhler (1917)[18], furono talmente importanti da far nascere il concetto di insight[19];
  • Kurt Lewin, allievo di Wolfgang Köhler, svilupperà il concetto di campo dando vita, addirittura, ad una branca della psicologia: la psicologia sociale[20].
  • Kurt Koffka fece notare[21] che i principi della Gestalt sono applicabili pressoché ad uno spettro d'indagine illimitato (percezione ed intelligenza, ma anche nello studio del sociale, dell'educazione e dello sviluppo, fino ad arrivare a legami con concetti di elettromagnetismo[22]).
  • James Gibson porterà la sua critica ad un certo modo di fare ricerca troppo legato al laboratorio, nei confronti della psicologia cognitiva, proprio basandosi su una matrice di ricerca in linea con la Gestalt[23].

[modifica] Diffusione in America

Per approfondire, vedi le voci Funzionalismo (psicologia) e Strutturalismo (psicologia).

La psicologia, come già accennato, nacque e si sviluppò inizialmente in Europa, soprattutto in Germania, grazie al laboratorio di Lipsia e la psicologia della Gestalt. Ben presto, però, essa approdò e si diffuse anche negli Stati Uniti. Questo avvenne in gran parte per merito di due personalità: gli americani Edward Titchener (1867-1927) e William James (1842-1910). Il primo era un allievo di Wundt che, dopo aver studiato al suo laboratorio, tornò in patria e tradusse l'opera del maestro diffondendo in la psicologia nel Nuovo Mondo. Tichener fondò inoltre una nuova scuola di psicologia, lo strutturalismo, che ebbe, però, vita breve.

William James era un medico e filosofo americano interessato agli aspetti psicologici dell'uomo. Tenne il primo corso di psicologia (ad Harvard), intitolato I rapporti tra fisiologia e psicologia. Nel 1890 pubblicò "Principi di psicologia", un manuale che ebbe molto successo, anche fra i lettori comuni. Al pari del suo collega, James fonderà una nuova scuola di psicologia, il funzionalismo, che si contrappose allo strutturalismo di Titchener.

[modifica] Le scuole russe

Per approfondire, vedi le voci Riflessologia e Scuola storico-culturale.
Uno dei cani di Pavlov (imbalsamato), esposto a The Memorial museum-estate of academician I.P.Pavlov di Rjazan. Nella foto è visibile il contenitore salivare, strumento utilizzato da Pavlov per misurare la quantità di saliva prodotta dalla cavia (cane) nei suoi esperimenti.
Uno dei cani di Pavlov (imbalsamato), esposto a The Memorial museum-estate of academician I.P.Pavlov di Rjazan. Nella foto è visibile il contenitore salivare, strumento utilizzato da Pavlov per misurare la quantità di saliva prodotta dalla cavia (cane) nei suoi esperimenti[24].

Sempre verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento nacquero nuove Scuole di psicologia in Unione Sovietica. In particolare, ebbero grande risonanza le ricerche di Ivan Pavlov (1849-1936). Pavlov (nel 1904, premio Nobel per la medicina) fu un fisiologo e non volle mai essere considerato uno psicologo[25]. Nonostante ciò, i suoi studi diedero grande impulso e influenzarono notevolmente una delle successive Scuole psicologiche che avrà maggior successo: il comportamentismo. Pavlov compì studi, mediante esperimenti su animali, su quello che venne chiamato riflesso condizionato, dimostrando come fosse possibile far sorgere un dato comportamento associandolo a un determinato stimolo. La maggior parte delle Scuole russe di psicologia continuarono questo filone di ricerche e per questo sono state accomunate sotto il nome di riflessologia russa. La teoria alla base di tutte queste Scuole era la convinzione che i processi psichici potessero essere ridotti a semplici riflessi, cioè i processi psichici erano visti come semplici processi fisiologici ed elementari.

Un discorso a parte merita il russo Lev Vygotskij (1896-1934) e la sua Scuola storico-culturale. Per Vygotskij l'esperienza storica (storicità) era l'aspetto fondante dell'esperienza umana e della stessa psicologia [26]. Per Vygotskij lo sviluppo cognitivo del bambino doveva essere valutato e studiato in rapporto alle sue componenti sociali, culturali e ambientali. Queste originali ed innovative riflessioni, che si contrapponevano in modo netto al rigido e deterministico comportamentismo che stava nascendo negli Stati Uniti, furono a lungo ignorate, anche per la mancata traduzione delle opere di Vygotskij dalla lingua russa a quella inglese. Solo a partire dagli anni Ottanta questo autore è stato oggetto di riscoperta, divenendo uno dei principali ispiratori della psicologia postmoderna e della psicopedagogia[27].

[modifica] Freud e la psicoanalisi

Per approfondire, vedi le voci Psicoanalisi e Sigmund Freud.
Il noto divano di Freud. Attualmente esposto al Freud Museum di Londra
Il noto divano di Freud. Attualmente esposto al Freud Museum di Londra

La psicoanalisi nacque in ambito psichiatrico nei primi decenni del Novecento, grazie all'opera innovatrice di Sigmund Freud (1856-1939), un medico viennese. Come già accennato, Freud fu influenzato dalle idee di Brentano e, infatti, la sua concezione psicologica e i suoi metodi di studio non furono strettamente scientifici come quelli propugnati dal laboratorio di Lipsia.
La vera rivoluzione che introdusse Freud nella psicologia fu la concezione dell'esistenza di una parte irrazionale e nascosta in ognuno di noi, che il medico viennese chiamò inconscio. Tutti i suoi lavori cercarono di trovare dei metodi e delle strategie per poter analizzare e portare a galla questa parte nascosta; ad esempio con l'interpretazione dei sogni. Queste nuove teorie e le tecniche derivate, andarono a formare la cosiddetta psicoanalisi.

La nuova teoria freudiana ebbe una grande risonanza e furono molti gli allievi che continuarono su questa via o fondarono scuole autonome discostandosi dalle idee del maestro. Fra i principali fautori della corrente psicoanalitica possiamo citare: Alfred Adler, Carl Jung, Otto Rank, Wilhelm Reich.

[modifica] Il predominio del comportamentismo

Per approfondire, vedi la voce Comportamentismo.
Una scatola di Skinner (Skinner box). La costruzione di labirinti e "scatole" al fine di studiare il comportamento manifesto dei ratti, fu una peculiarità assai nota di Burrhus Skinner. Mediante tali esperimenti creò la sua teoria sul condizionamento operante.
Una scatola di Skinner (Skinner box). La costruzione di labirinti e "scatole" al fine di studiare il comportamento manifesto dei ratti, fu una peculiarità assai nota di Burrhus Skinner[28]. Mediante tali esperimenti creò la sua teoria sul condizionamento operante.

Nel 1913, negli Stati Uniti, John Watson (1878-1958), diede vita ad una nuova Scuola psicologica, detta comportamentismo, attraverso la pubblicazione di un celebre articolo intitolato "La psicologia considerata dal punto di vista comportamentistico". Il comportamentismo, detto anche behaviorismo, dominerà la scena internazionale per circa cinquant'anni, cioè per tutta la prima metà del XX secolo.

Il comportamentismo rivoluzionò i concetti della precedente psicologia, concentrando i suoi sforzi e studi non più sulla "coscienza", bensì attorno al "comportamento". Il nuovo e unico oggetto della psicologia divenne, perciò, il comportamento pubblicamente osservabile degli organismi viventi[29]. Il comportamentismo criticò fortemente anche il concetto di innatismo, in quanto prevedeva che ogni comportamento umano fosse determinato solamente dagli stimoli ambientali. Questo portò alla nascita della schema Stimolo-Risposta (S-R), che prevedeva che ad una stimolazione che agisce su un organismo segua una reazione dell'organismo stesso[30]. Come già accennato, il comportamentismo fece tesoro anche degli esperimenti sul condizionamento di Pavlov, e arrivò ad ipotizzare che ogni comportamento umano potesse essere appreso mediante condizionamento.

Quasi la totalità degli psicologi americani di questo periodo era di matrice comportamentista e, fra i maggiori autori che diedero impulso a questa Scuola, si possono ricordare Burrhus Skinner, Edward Tolman e Clark Hull.

Il comportamentismo entrò in crisi nei primi anni sessanta, in quanto risultò evidente come queste teorie semplicistiche non fossero in grado di spiegare i comportamenti umani più complessi, come ad esempio le relazioni sociali. Il behaviorismo, inoltre, venne anche criticato per il suo ridurre l'essere umano a un organismo passivo che rispondeva solo alle leggi del condizionamento[31]. Nonostante tutto, il comportamentismo è sopravvissuto fino ai giorni nostri in alcune correnti come il neo-comportamentismo e, va sottolineato, la Scuola di Watson ha comunque grandi meriti nell'aver dato un forte impulso di ricerca e una dignità scientifica alla psicologia.

[modifica] L'ascesa del cognitivismo

Per approfondire, vedi la voce Psicologia cognitiva.

A partire dagli anni '60 un nuovo orientamento iniziò a farsi largo in psicologia: il cognitivismo. Questo è oggi l'orientamento dominante in psicologia. Alle sue origini troviamo diverse matrici che si sono espresse fra gli anni '50 e '60, in buona parte nate all'interno dello stesso comportamentismo [32]. La rapida ascesa del cognitivismo fu dovuta, innanzitutto, al fallimento dello stesso comportamentismo, che con le sue teorie semplicistiche non era riuscito a spiegare i comportamenti umani complessi. Lo schema S-R (Stimolo-Risposta) del comportamentismo era, infatti, divenuto insufficiente e fu gradualmente sostituito dallo schema S-O-R in cui O (organismo) rappresentava la mediazione fra lo stimolo e la risposta [33]. A differenza del comportamentismo, dove l'uomo era visto come un semplice insieme di comportamenti da osservare, il cognitivismo poneva l'accento sull'attività pensante dell'uomo, visto come organismo attivo e non più passivo. In altre parole il simbolo "O" iniziò a rappresentare la "mente", che per i cognitivisti divenne l'unico oggetto di studio.

Storicamente la prima volta in cui venne presentata in maniera compiuta la teoria cognitivista fu nel libro "Psicologia cognitivista", di Ulric Neisser, pubblicato nel 1967. Come accennato, però, i presupposti dell'approccio cognitivista erano già presenti e rintracciabili in teorie ed orientamenti precedenti, ad esempio nelle opere degli psicologi Kenneth Craik, George Miller e del linguista americano Noam Chomsky. E ancora prima con Oswald Külpe, Karl Bühler, Frederic Bartlett, James McKeen Cattell, Alfred Binet, James Baldwin, Jean Piaget.

Come detto, il cognitivismo non è una scuola psicologica ma un orientamento ove confluiscono scuole e matrici di ricerca. Le principali sono la psicologia dell'atto (inaugurata da Franz Brentano), l'informatica e la cibernetica. In particolare negli anni '70, si diffuse il modello HIP, il quale proponeva la metafora della mente come elaboratore di informazioni. La mente, cioè, era vista come un computer, nel quale lo stimolo-risposta comportamentista si trasformò in input-elaborazione-output:

  • input: informazioni in entrata nella mente, corrispondenti agli "stimoli" del comportamentismo;
  • elaborazione: conversione delle informazioni che mutano, e vengono rielaborate dai processi mentali;
  • output: uscita delle informazioni sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, ecc., corrispondenti alle "risposte" o "reazioni" del comportamentismo. Il modello HIP fu però criticato in quanto dipinge un uomo artificiale, che non corrisponde all'uomo reale inserito nel suo ambiente naturale.
Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter.
Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter.

Altro orientamento fortemente ravvisabile nel cognitivismo è lo studio del comportamento finalizzato ad una meta: il comportamento non è più visto come atto passivo, tipico del comportamentismo, bensì attivo al fine di raggiungere la soluzione di un problema. La nozione di retroazione (feedback), proveniente dalla cibernetica, è centrale in questa ottica dello studio del comportamento umano. Il testo ove esplicitamente se ne fece carico fu il noto "Piani e struttura del comportamento" di George Miller, psicologo sperimentale, Karl Pribram, neuroscienziato, Eugene Galanter, psicologo matematico; è da sottolineare, al fine di comprendere il nuovo cognitivismo come confluenza di matrici di ricerca, il carattere interdisciplinare del loro curriculum. In "Piani e struttura del comportamento" si esprime il modello T-O-T-E: il comportamento è rivolto ad un fine mediante l'esame della realtà (test), l'elaborazione dell'informazione (operate), un successivo esame di ciò che è stato elaborato (test), eventuale retroazione al fine di migliorare l'elaborazione stessa dell'informazione, e successiva uscita (exit) dell'informazione sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, e così via.

[modifica] La neuropsicologia

Per approfondire, vedi la voce Neuropsicologia.
« La psicologia si occupa dei "giochi" della mente, studia le partite che le persone giocano fra loro e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. »
(Luciano Mecacci (1999)[34])
Imaging del telencefalo umano mediante tecnica MRI, Sezioni orizzontali Rostro-caudali.
Imaging del telencefalo umano mediante tecnica MRI, Sezioni orizzontali Rostro-caudali.
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Nell'ultimo decennio hanno acquisito una grande importanza le diverse neuroscienze. Esse non sono parte della psicologia, ma fungono da ponte tra quest'ultima e le altre discipline come la neurologia, la medicina, la biologia e la psichiatria.

La neuropsicologia studia i processi cognitivi e comportamentali, correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne permettono il funzionamento.[36]. Si tratta di una scienza interdisciplinare, come tutte le neuroscienze, le cui basi possono essere fatte risalire a Paul Broca. Gli obiettivi della neuropsicologia sono l'indagine delle basi nervose dei processi mentali e cognitivi tramite lo studio di sistemi cerebrali danneggiati, vale a dire soggetti cerebrolesi a diversa eziologia.

La neuropsicologia ha avuto un grande boom a seguito dello sviluppo delle tecniche di visualizzazione in vivo delle strutture cerebrali lese quali la TC e la MRI. Un altra prospettiva di indagine, maggiormente riferibile alla psicologia fisiologica sono gli studi di attivazione tramite i quali, con le tecniche SPECT, PET e fMRI, è possibile studiare in soggetti normali e cerebrolesi i substrati neurali a seguito dello svolgimento di determinati compiti comportamentali o cognitivi.

[modifica] Psicologia moderna e psicologia postmoderna

Modi di fare psicologia, modalità di pensiero[37]
Psicologia moderna Psicologia postmoderna
Ontologia newtoniana[38]

Sperimentare
Studiare le cause
La mente come computazione
Conoscere la psiche
Pensiero paradigmatico[39]

Ontologia vygotskijana[38]

Interpretare
Studiare i fini
La mente come azione
Curare la psiche
Pensiero narrativo[39]

La psicologia moderna e la psicologia postmoderna sono due modalità di studio dei processi psichici dell'uomo che coesistono nella storia del pensiero occidentale fin dal periodo classico.[40] Nei primordi dello studio della psiche è rilevabile la classificazione aristotelica, che darà la scintilla alla psicologia moderna, e il dialogo socratico (maieutica) che darà la nascita alla psicologia postmoderna. Le due visioni della psicologia (moderna e postmoderna) vivono contemporaneamente lo stesso periodo storico. Si definiscono l'una moderna, poiché ha avuto il suo massimo splendore nella modernità, e l'altra postmoderna in quanto il suo periodo di massima espansione si è avuto in seguito alla prima (in un periodo che va dagli anni '80 del secolo XX in poi).

[modifica] Psicologia moderna

Diagramma di flusso dell'elaborazione dell'informazione secondo Aristotele
Diagramma di flusso dell'elaborazione dell'informazione secondo Aristotele[41]
« Ma che cosa, dunque, io sono? Una cosa che pensa. »

Il frantumarsi della psicologia era già in corso fin dagli anni Venti del Novecento; già in questo periodo si riscontrano molti testi dai titoli inequivocabili: La crisi della psicologia di Driesch (1925),[43] La crisi della psicologia di Koffka (1926),[44] Il senso storico della crisi della psicologia di Vygotskij (1926),[45] La crisi della psicologia di Bühler (1927).[46]

In quegli anni il proliferare di prospettive psicologiche aveva portato con sé uno studio dei processi mentali settario, di categoria. Gli psicologi non si interessarono dei processi mentali in quanto oggetto della psicologia, bensì, si interessarono ad essi in forza della prospettiva di appartenenza: gli psicoanalisti studiarono l'inconscio, i gestaltisti la percezione, i comportamentisti il comportamento manifesto, gli strutturalisti gli elementi non altrimenti riducibili presenti nella psiche. Inoltre tali studi vennero effettuati con metodiche differenti, sempre in base alla matrice culturale di appartenenza: introspezione, retrospezione, condizionamento, e così via.

Questa ramificazione, così netta, è da attribuire allo stesso oggetto di studio della psicologia: la psiche. Difatti la psicologia, a differenza di altre discipline scientifiche, non ha un oggetto di studio operazionalizzabile e misurabile in maniera perfettamente aderente ad un rigoroso metodo galileiano: l'uso della statistica da parte degli psicologi è una modalità attraverso cui è possibile generalizzare concetti derivati dallo studio dei casi singoli (nomotetizzazione del dato idiografico), in un contesto epistemico in cui la stessa osservazione e misurazione diretta dell'oggetto di studio (la mente ed i suoi processi funzionali) è di difficile definizione e realizzabilità. In quest'ambito di definizione dell'oggetto di studio, si evince tutta l'attualità del problema rappresentato dal dualismo cartesiano di res cogita e res extensa[47]; dualismo che pone difficili problemi epistemici ed operativi, e che farà dire allo psichiatra svizzero Binswanger che esso "è il cancro di ogni psicologia".[48]

Due tematiche ricorrenti del discorso psicologico sono, da una parte, i due assi del "problema cartesiano" e dall'altra la necessità dell'approccio quantitativo sperimentale di matrice Galileiana.

Si tratta di ostacoli epistemologici di vasta portata e complessità, e le diverse modalità di gestione degli stessi nei vari periodi storici hanno portato al nascere ed all'articolarsi dei diversi paradigmi di ricerca della psicologia sperimentale. Per questo hanno via via provato ad escludere la coscienza dalla loro indagine (comportamentisti in primis), hanno "sezionato" la mente fino a cercare di considerarne i suoi elementi non altrimenti riducibili (strutturalisti), hanno ideato ipotesi che potessero collegare la mente al corpo (l'isomorfismo Khöleriano e il concetto di pulsione in Freud[49]), hanno provato a rappresentare la mente sulla base del modello di elaborazione delle informazioni che rappresenta la matrice concettuale dei computer (scienza cognitiva), ed altri tentativi finalizzati a modellizzar ed operazionalizzare in maniera efficace il proprio sfuggente oggetto di ricerca.[50]

Kenneth Gergen[51] descrive la psicologia fin qui riportata come psicologia moderna, la quale si basa su 4 presupposti epistemologici:

  1. gli psicologi hanno un oggetto di ricerca comune; ovvero, gli psicologi devono pervenire a definire ed operare su un solo e comune oggetto di studio, a prescindere che esso sia la mente, il comportamento manifesto, o le relazioni interpersonali (come i fisici possono avere la relatività, lo studio del pendolo, o la traiettoria di una meteora come specificazione di leggi fisiche unitarie ed universali).
  2. lo psicologo, una volta individuato il suo oggetto di studio, lo studia nei casi particolari per giungere a leggi universali (dall'idiografia alla nomotetia).
  3. il metodo di studio dell'oggetto deve essere la ricerca empirica, preferibilmente mediante il metodo sperimentale. In questa visione il metodo sperimentale è oggettivo, scevro da posizioni personali, etiche, morali, sociali, politiche.
  4. fiducia nella crescita della conoscenza verso la "reale" natura dei fenomeni studiati dalla psicologia, mediante una continua verifica sperimentale delle ipotesi.

[modifica] Psicologia postmoderna

Già dagli anni '30 Vygotskij asseriva che...
«Così per la psicologia l'interpretazione non è solo un'amara necessità, ma un modo di conoscenza liberatorio, essenzialmente fecondo, un salto vitale, che per i cattivi saltatori si trasforma in salto mortale. La psicologia deve formarsi una propria filosofia degli apparati, come la fisica ha una propria filosofia del termometro».
(Lev Vygotskij, pp.349[45])

Per Vygotskij (che per Toulmin era "il Mozart della psicologia"[52]) vi sono 5 fasi nello sviluppo di una scienza:

1) Si inizia con l'osservazione e scoperta di un fenomeno nuovo;

2) Le leggi riguardanti il fenomeno si estendono a materie affini;

3) Tutta la ricerca ruota attorno ad un concetto fondamentale;

4) Il concetto viene esteso a materie non affini divenendo un concetto universale (ed assumendo così una funzione di "modellamento epistemologico"), ad un livello tale che non è detto che abbia più una corrispondenza diretta con la ricerca scientifica;

5) La teoria nata da quello specifico concetto entra in conflitto con altre teorie.

L'ultima fase pone il problema della "storicità della ricerca scientifica": ogni teoria è figlia del contesto culturale dalla quale nasce e si sviluppo. La dialettica epistemologica non è quindi solo uno scontro fra "idee pure", ma, più strutturalmente, fra diverse "visioni del mondo". Per lo psicologo bielorusso, la psicologia non deve rimanere arroccata nelle sue teorie (psicoanalisi, riflessologia, psicologia della Gestalt, etc.) ma deve vagliare la ricostruzione storica dei rispettivi concetti, studiandone le prove empiriche.

Vygotskij afferma che la psicologia è in fase di crisi, poiché deve pagare lo scotto dello "scontro con la prassi", cioè il passaggio da scienza pura a scienza applicata:

«Lo sviluppo della psicologia applicata, in tutta la sua estensione, è la forza motrice della crisi nella sua ultima parte [...]. Qui (mediante la psicotecnica, la psichiatria, la psicologia infantile, la psicologia criminale) per la prima volta la psicologia si è scontrata con la prassi altamente organizzata: industriale, educativa, politica, militare. Questo contatto obbliga la psicologia a ricostruire i suoi princìpi in modo da poter superare la prova suprema della pratica [...]. Per lo sviluppo della psicologia, la scienza applicata gioca lo stesso ruolo che la medicina ha avuto per l'anatomia e la fisiologia e la tecnica per le scienze fisiche».
(Lev Vygotskij, pp.387[45])
« Una sola voce non porta a termine nulla e nulla decide. Due voci sono il minimum dell'essere. »

Parallelamente alla psicologia moderna si è evoluta la psicologia postmoderna. Di essa fanno parte numerosi autori.

Nello studio della percezione è da rilevare Gibson (1979)[54], con la sua visione "ecologica", ha scatenato un dibattito sui risultati ottenuti nei vari laboratori. Di fatto il cognitivismo rimase "chiuso in laboratorio" come lo era stato il comportamentismo: Neisser affermò che "gli psicologi cognitivi devono compiere sforzi maggiori per comprendere l'attività cognitiva che si manifesta nell'ambiente ordinario e nel contesto di attività concrete" (1976)[55]. La percezione non è più vista come un semplice "riflesso" passivo della realtà esterna, ma come un modello probabilistico che si autocorregge in funzione del suo approssimarsi alla realtà. I bisogni, le motivazioni, gli schemi cognitivi e le aspettative dell'organismo sono strettamente vincolate ad essa.

Anche lo studio dell'apprendimento si è spostato dal laboratorio all'ambiente esterno (cognition in the wild). Notevole influenza è stata data dalla rivalutazione di Vygotskij in occidente e dal parziale superamento delle teorie classiche di Piaget. Il bambino non viene più studiato come singolo, nella sua maturazione individuale, ma in un'ottica storico-sociale; per Vygotskij l'interazione sociale media l'apprendimento.

Per quanto riguarda la memoria, ha preso sempre più campo la visione della memoria come di un processo di attiva elaborazione e trasformazione cognitiva dell'informazione, operata dell'individuo e spesso mediata dal contesto socioculturale; la memoria non è dunque vista esclusivamente in una prospettiva di "scatola statica che contiene informazioni", come la descriveva ancora Miller[56]. Neisser ha studiato la memoria come processo collettivo veicolato dalla comunicazione orale.

Negli anni '70, negli studi sul linguaggio si ebbe la svolta "pragmatica" della ricerca, da parte di Watzlawick[57]. Il linguaggio in questo approccio non viene visto solo come una "grammatica universale individuale", come affermava Chomsky[58]; per esso viene messo in evidenza il fattore interazionale, ovvero il linguaggio viene situato in un contesto sociale definito e non isolabile dagli altri processi mentali anch'essi legati ad un contesto sociale. Il linguaggio viene studiato non solo nella sua struttura cognitiva intrapersonale, ma soprattutto nella sua esplicazione d'uso interpersonale.

Strettamente legato al tema del linguaggio è quello della attenzione condivisa: tipici esempi ne sono l'interazione fra madre e bambino, o quello fra maestra ed alunno. Per Bruner, l'attenzione condivisa è un sistema cognitivo che permette a due persone di mettere in comune, in un dato momento, lo stesso oggetto o evento, grazie al quale esse possono implementare pianificazioni di comportamento congrue e condivise[59]. L'attenzione condivisa e il linguaggio sono quindi considerati come due processi cognitivi a matrice interpersonale, e solo se vengono studiati in un contesto sociale ne possono emergere le dimensioni e finalità intrinsecamente "ecologiche". Se viene a mancare la considerazione per questa funzione sociale dei processi cognitivi, l'individuo appare come una "macchina" che è si capace di operare cognitivamente, ma non di comunicare ed interagire con gli altri; un modello che in realtà è patologico, come dimostrato in ambito psicopatologico dai casi dell'idiot savant e dell'autismo.

Il pensiero è sempre più visto dalla ricerca come un processo creativo e sociale con strutturazione narrativa, ove l'argomentazione, la persuasione e la retorica sono i punti centrali; il vecchio parallelismo con il modello della "macchina che risolve problemi" (tipico della scienza cognitiva classica)[60] scivola decisamente in secondo piano.[39][61]

Il concetto di narrazione è entrato anche negli studi sul e negli studi sulla personalità, vista come una rete interpsichica e intrapsichica perennemente "costruita e decostruita" (costruttivismo)[62], attraverso una "negoziazione" continua fra individui che condividono regole sociali e microculturali comuni.[39]

Anche per le emozioni e le motivazioni vi è stato uno sviluppo postmoderno, in quanto attualmente le ricerche ne sottolineano il carattere di interazione fra individui ed espressione di significati, superando il vecchio modello delle emozioni come oggetto di esclusivo interesse della ricerca laboratoristica.[63]

[modifica] Psicologia teorica e psicologia applicata

Per approfondire, vedi la voce Discipline psicologiche.
Alcuni esempi
È facile da rilevare, anche solo da questi esempi, come le due "psicologie" non siano scisse e separate ma si mescolino e si intreccino mutualmente.
Psicologia teorica
Istogramma che approssima una curva esprimente il quoziente intellettivo come una distribuzione statistica normale.
Psicologia applicata
Secondo alcuni autori il gesto del pensare, dell'essere assorto, è innato[64]. Questo bambino sarà assorto nei suoi pensieri?

Fin qui si è parlato dell'evoluzione storica del concetto di psicologia, analizzando brevemente come sono cambiati nel tempo i paradigmi e le teorie di riferimento. La psicologia, però, si ramifica anche in varie branche. Tradizionalmente si distingue fra psicologia teorica o pura e psicologia applicata. La prima studia il comportamento umano in generale e il funzionamento dei processi cognitivi. Nella psicologia applicata l'interesse è invece rivolto alla soluzione di problemi "pratici", sia psicologici sia di altro genere, ma che implichino sempre meccanismi psicologici. Ovviamente la psicologia teorica sta alla base della psicologia applicata.

La psicologia teorica si suddivide a sua volta in quattro diramazioni principali:

  • Psicologia generale, ha per oggetto l'attività psichica dell'adulto sano. Essa cerca leggi universali per i processi psichici (percezione, memoria, apprendimento ecc.) che valgano a prescindere dalle differenze di personalità, età, condizione sociale e culturale;
  • Psicologia evolutiva, che studia come i processi psichici cambino con l'età, dall'infanzia alla vecchiaia.
  • Psicologia delle differenze individuali, che analizza e valuta le diverse qualità psichiche (personalità) riscontrabili nelle persone, spesso attraverso l'uso di test psicologici;
  • Psicologia transculturale, che paragona, in ragione del medesimo aspetto (percezione, comportamento, ecc. ecc.), gruppi di persone appartenenti a culture differenti al fine di studiare quale siano gli aspetti universali (non dipendenti dalla cultura di origine) e quali siano gli aspetti specifici derivanti dalla cultura di origine.

Anche la psicologia applicata ha numerose ramificazioni. Fra le principali troviamo la psicologia clinica, che si occupa essenzialmente delle malattie di natura psicologica, la psicologia del lavoro, utilizzata ad esempio per la selezione del personale, la psicologia forense, applicata in ambito giudiziario, carcerario e criminale.

Questa, però, è solo una suddivisione che ha valore euristico e che non può essere completamente soddisfacente, in quanto non rispecchia la vera situazione in psicologia. In realtà, infatti, è impossibile pensare che la psicologia applicata, nel cercare di risolvere i problemi, non si ponga ipotesi ed elabori teorie. Allo stesso modo anche la psicologia teorica, che fu a suo tempo criticata per un'eccessiva astrattezza, è al giorno d'oggi una disciplina che elabora le sue teorie ponendo maggiore attenzione al contesto ambientale e sociale.

Il dominio della psicologia è particolarmente ampio e diversificato. In quanto l'interazione persona-ambiente modifica la persona, la quale viene modificata dall'ambiente stesso. A causa di questo stretto legame, studiare il campo di applicazione (per esempio:lo sviluppo di una persona, lo sport) porta a studiare la psiche che si esprime mediante l'interazione stessa. Questo porta ad affermare che non esiste una psiche astratta, ma esiste la psiche in quanto facente parte di una interazione persona-ambiente; per questo, spesso e volentieri, lo studio della psiche è accompagnato dallo studio del comportamento, quest'ultimo ne è il mezzo, il ponte fra i due, lo strumento principe mediante il quale la psiche si esprime e modella l'ambiente, e mediante il quale l'ambiente entra in relazione con la psiche di ogni persona [65]. La valutazione di questa interazione porta lo psicologo ad affrontare numerosi ambiti di studio, i quali, storicizzandosi, si innestano col tempo nella psicologia stessa divenendone una parte. Questo ha portato ad un fiorire di branche della psicologia assai numeroso e particolareggiato.

[modifica] La scientificità della psicologia

Per approfondire, vedi le voci Scienza, Filosofia della scienza e Metodo scientifico.
Schema esemplificativo della pianificazione di una ricerca.
Schema esemplificativo della pianificazione di una ricerca.[66]
« Forse la perplessità è l'unica reazione emotiva ammessa dalla comunità scientifica. »
(Gianfranco Minguzzi (1979)[67])
« Una delle preoccupazioni della scienza è di sviluppare una teoria che spieghi come una determinata cosa funzioni. »
(Donald McBurney, 2001)

Essenzialmente le critiche alla scientificità della psicologia riguardano il confronto con le altre materie scientifiche (tipicamente fisica e chimica) e le differenze, all'interno della psicologia stessa, fra le varie prospettive (es. psicologia generale, psicologia sociale, psicologia dinamica, neuroscienze).

La scienza si caratterizza rispetto ad altre attività umane per la ricerca di regolarità. Sebbene nel senso comune pochi abbiano dubbi sulla scientificità della fisica, molti nutrono dubbi sulla scientificità della psicologia. Malgrado gli argomenti di studio siano molto differenti, vi è un nucleo di elementi essenziali filosofici e metodologici comuni.

Vi sono diversi mezzi di conoscenza. Sommariamente vengono divisi in empirici e non empirici. Tra i non empirici possiamo includere la logica e l'autorità. Tra i metodi empirici la scienza e l'intuizione. La scienza è caratterizzata, appunto, dall'utilizzo del così detto metodo scientifico, o meglio dai metodi scientifici. Non solo uno, ma diversi, tra i quali possiamo annoverare il seguente percorso generale:

  • definizione del problema
  • formulazione di ipotesi
  • raccolta dati
  • elaborazione di conclusioni.

Tale percorso è utilizzato sempre anche in psicologia. A molti sembra che la psicologia debba seguire delle regole diverse da quelle della altre scienze poiché essa per definizione debba trattare solo eventi mentali [68]. Questo ha portato alla caduta della credibilità scientifica della psicologia poiché spesso i consigli dati da un professionista sembrano essere gli stessi della nonna. A livello conoscitivo è l'errore che si compie confondendo la scienza con l'intuizione.

La psicologia presenta infatti tutte le caratteristiche per essere definita una scienza perché possiede:

ed ha un interessamento privilegiato per la teoria. [citazione necessaria]Le critiche che spesso riguardano la psicologia sono rivolte alla metodologia. Ad esempio lo psicologo per poter studiare l'"oggetto" che ha in esame, interagendo con esso, lo modifica. Seppure questa affermazione sia in alcuni casi vera, essa lo è per un limitato settore della psicologia il cui ambito di applicazione è abbastanza ristretto. La possibilità di esaminare un certo fenomeno è unica. Non vi sono altri mezzi o metodi per effettuare le medesime osservazioni, la metodologia è unica. L'interazione tra osservatore e oggetto osservato è rintracciabile anche in fisica e nelle ricerche etnografiche. Una considerazione simile è stata applicata anche per l'osservazione. Tutti osserviamo, ogni giorno in ogni momento e luogo e per questa caratteristica di non scientificità la ricerca osservativa era stata bandita dalla scienza. In seguito si è capito che il problema di fondo era su cosa si intendeva per osservazione, quindi si è passati da un tipo di ricerca ad un metodo di ricerca, con regole e limiti per la raccolta di dati altrimenti non ottenibili [69].

Un'altra critica è stata rivolta alla ricerca psicologica di laboratorio, nella quale si ha un alto valore metodologico ma scarso successo speculativo: l'ambiente, poiché artificiale, tende a modificare l'oggetto di studio. Da rilevare che la medesima critica è possibile rivolgerla (per esempio) anche alla chimica: perché non si studiano le interazioni tra le molecole in ambiente e non in un contesto artificiale quale il laboratorio? La risposta ad entrambe le questioni è la medesima: solo il laboratorio può garantire il controllo di tutte le variabili per permettere di esaminare solo la variabile di interesse, sia per la chimica sia per la psicologia, anche se l'oggetto di studio è differente. Invero, se consideriamo ad esempio gli studi di psicologia sociale essi, per definizione, non possono essere studiati al meglio in laboratorio, ma richiedono spesso (ma non necessariamente) uno studio nell'ambiente sociale. Questa differenza tra metodi utilizzabili nelle diverse discipline è riassumibile nel concetto stesso dei diversi metodi scientifici utilizzabili. Essendo la psicologia un campo molto ampio, saranno necessari metodi, strumenti e tecniche di indagine molto diversificate tra loro, a seconda di cosa io voglio studiare (es.: la percezione è studiabile addirittura mediante l'ausilio del computer, il razzismo ha bisogno di esser valutato sul campo).

L'aumento crescente e sofisticato, dei test statistici e dei disegni di ricerca, così come la moltiplicazione di corsi, in ambito accademico e formativo di statistica, metodologia, metodologia applicata alle diverse discipline, psicologia sperimentale, filosofia della scienza sono una controprova dell'utilizzo del metodo scientifico in psicologia.

[modifica] I test psicologici. Cosa vuol dire misurare in psicologia

Per approfondire, vedi la voce Psicometria.
Un'evidenza empirico-statistica. Da studi epidemiologici è stato appurato che il distress è un fattore amplificativo per malattie cardiovascolari, tumorali, croniche.
Un'evidenza empirico-statistica. Da studi epidemiologici[70] è stato appurato che il distress è un fattore amplificativo per malattie cardiovascolari, tumorali, croniche.

Un test psicologico è uno strumento di misura come lo è il metro per misurare la lunghezza in fisica. Il problema insito nella misurazione in psicologia è che l'oggetto che si ha intenzione d misurare non ha caratteristiche fisiche, concrete, ma è un costrutto teorico, un'entità ipotetica.

Per esempio: ipotizziamo che io abbia sottoposto un adolescente ad un test psicologico al fine di misurare la sua creatività. La "creatività" è un costrutto teorico, non un oggetto fisico: coerentemente dovrò affermare che il test psicologico da me somministrato discrimina le persone creative da quelle non creative in base ad un certo tipo di definizione che io darò di creatività.

In altre parole l'atto del misurare (mediante test psicologici) è strettamente connesso al significato del costrutto teorico (l'oggetto di misura): perciò lo psicologo quando misura deve tener conto:

  • del test psicologico utilizzato per misurare;
  • del significato del costrutto teorico (l'oggetto sottoposto a misura).

Attualmente vi sono due modi di rapportarsi al problema: attraverso la psicometria funzionalista e attraverso la psicometria di tratto.

La psicometria funzionalista utilizza i test psicologici in funzione (appunto) di un fine: la costruzione di un test prevede dunque la definizione di uno scopo, un'analisi delle aree rilevanti per tale obiettivo (in termini di mansioni, attività, e così via per una specifica "attività") e la strutturazione del test su queste specificazioni. Ciò che viene misurato non è investito da interesse di studio poiché c'è, "esiste", ma perché è visto in funzione a ciò che serve. Nella visione della psicometria funzionalista, un test d'intelligenza misura l'intelligenza non perché esiste l'intelligenza, ma perché è un aspetto rilevante nella discriminazione delle persone al fine di una scelta fra quelle che possono entrare nel Mensa e quelle che non possono accedervi.

[modifica] La psicopatologia

Per approfondire, vedi la voce Psicopatologia.
Un'esperienza psicopatologica
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura».

In questo modo Edvard Munch, esprime il vissuto esperienziale che gli diede spunto per il suo più noto quadro: l'urlo. In questa descrizione sono ravvisabili esperienze psicopatologiche quali: la derealizzazione, la depersonalizzazione e l'attacco di panico.

Disciplina psicologica che studia il funzionamento anormale dei processi psichici mirando a indagare ed elaborare in forma sistematica le cause specifiche.

Per essa il sintomo è un segno che indica uno dei modi di elaborare l'esperienza, dunque normale e patologico sono solo due diversi modi di elaborare l'esperienza, il primo adattivo e funzionale, il secondo disadattivo e disfunzionale.

La psicopatologia si divide in:

  • Interpretativa.
Esistono assunti interpretativi basati su presupposti prospettici (comportamentali, cognitivi, psicoanalitici, sistemici e così via).[71]
  • Descrittiva.
Assenza di presupposti culturali interpretativi, l'esperienza è descritta e rigorosamente categorizzata basandosi sul resoconto effettuato dal paziente e osservata dal suo comportamento.[72]

A prescindere dal tipo di psicopatologia adottata, il concetto chiave che descrive a pieno l'atto d'indagine dello psicoterapeuta è la comprensione (verstehen). Karl Jaspers distingue: «[...] anche terminologicamente due differenti significati: il comprendere statico, l'attualizzarsi di stati psichici e l'oggettivazione di qualità psichiche, e il comprendere genetico, l'immedesimarsi nell'altro, il comprendere le relazioni psichiche».[73]

Diagramma del comprendere e spiegare[74]
Comprendere Spiegare
Statico Comprensione fenomenologica Osservazione attraverso la sensopercezione esterna
Genetico Empatia stabilita su materiale emergente Causa ed effetto secondo il metodo scientifico

Descrizione fenomenologica avviene mediante la valutazione, da parte del terapeuta, dell'esperienza soggettiva (cioè come viene esperita direttamente) del paziente e se ne estrae un quadro statico del qui ed ora di quel che voglia significare tale esperire per il paziente nell'attuale.

La comprensione fenomenologica genetica è utilizzata dal terapeuta al fine di immedesimarsi, mediante l'empatia, nella soggettività del paziente, al fine di comprendere gli antecedenti che hanno portato all'attuale esperienza. Per esempio una grave offesa ricevuta nei confronti della propria moglie morta ha portato il paziente ad avere un attacco d'ira e a commettere un omicidio "riparatore". Il terapeuta mediante l'empatia può collocarsi nella al posto del paziente e provare, esperire, valutare nella soggettività come l'omicidio di risposta del paziente possa esser avvenuto. È da notare che vi solo immedesimazione ("come mi sarei comportato io se mi sarebbe accaduto ciò che il paziente mi sta riferendo?") e non giudizio: anzi, sia ha una sospensione del giudizio, come si dice, al fine di avere una autentica empatia con il paziente.

La spiegazione si attua al fine di rendicontare gli avvenimenti: il terapeuta si pone da un punto di vista neutrale.

La spiegazione statica è un rendiconto esterno del qui ed ora: per esempio, il paziente "in questo istante mi sta dicendo che il giorno 8 settembre 1940 è nato". È assimilabile ad una descrizione dei fatti di tipo giornalistico con un punto di vista neutrale.

La spiegazione genetica si ha quando si vuole dipanare relazioni causali: "quella persona si è alzata poiché voleva aprire la porta". Siamo al livello di causa-effetto e della relazione che lega i due fattori. È assimilabile al metodo galileano.

[modifica] L'efficacia della psicoterapia

Per approfondire, vedi le voci Psicoterapia e Storia della psicoterapia.

Fin dagli esordi della psicologia c'è stato un vivace dibattito sulla reale efficacia della psicoterapia, intendendo per "efficacia" la capacità di un intervento psicoterapeutico di produrre gli effetti desiderati. Questo dibattito si fece più serrato a partire dagli anni cinquanta, quando Hans Eysenck pubblicò una ricerca sull'efficacia della psicoterapia. [75]. In breve, le ricerche di Eysenck dimostrarono che il numero di soggetti guariti o migliorati grazie al ricorso ad una psicoterapia era di poco superiore al 50% [76]. Questo, a prima vista, potrebbe sembrare un buon risultato, ma Eysenck, giustamente, sottolineava la necessità di analizzare anche il numero di pazienti guariti per remissione spontanea. Secondo la sua ricerca, due terzi dei pazienti con problemi psicologici, guarivano spontaneamente senza il ricorso ad una psicoterapia[77]. Eysenck, quindi, aveva dimostrato che le guarigioni per remissione spontanea erano addirittura maggiori delle guarigioni dovute ad intervento psicoterapeutico. Questo studio aprì un forte dibattito e fu in parte criticato, in quanto considerato poco accurato. Studi successivi, in effetti, fissarono il tasso di remissioni spontanee intorno a un più realistico 50%.

La questione sull'efficacia della psicoterapia rimase comunque aperta e si dovette aspettare il 1977 per avere conclusioni più accurate e definitive. In questi anni, infatti, si svilupparono le tecniche statistiche della meta-analisi che permettevano analisi e ricerche più profonde e dettagliate. Smith e Glass utilizzarono per primi questa tecnica in psicologia per verificare l'efficacia della psicoterapia [78]. I due autori poterono analizzare un numero enormemente maggiore di ricerche - 475 - rispetto alle sole 24 analizzate vent'anni prima da Eysenck [79]. I due ricercatori calcolarono quindi l'effecte size, che risultò essere di 0,68. Ciò stava a significare che il cliente medio di una psicoterapia stava meglio del 75% rispetto alle persone del gruppo di controllo, cioè quelle che non erano ricorse a nessuna psicoterapia. [80]. Questo studio dimostrò, senza ombra di dubbio, che in media la psicoterapia è realmente efficace.

Nonostante ciò rimaneva ancora un aspetto da valutare, il fatto che l'evidente miglioramento non fosse dovuto all'effetto placebo. Nel rapporto psicoterapeutico, infatti, ci sono tutte le caratteristiche salienti per il possibile instaurarsi dell'effetto placebo:

  • pazienti solitamente ben motivati, che hanno una forte fiducia nei confronti dello psicologo e dei suoi interventi;
  • grande fiducia, da parte degli stessi psicologi, nelle loro capacità e dell'efficacia dei loro mezzi;
  • un contesto sociale (quello europeo e nordamericano) che dà grande valore e crede nell'efficacia della psicoterapia.

I risultati delle ricerche attorno all'effetto placebo hanno dimostrato che, effettivamente, un placebo credibile ha in media risultati simili ad un intervento psicoterapeutico. Gli psicologi sarebbero quindi delle sorti di "distributori moderni di placebo". La superiorità della psicoterapia sul placebo, però, risulta evidente in due casi:

  1. quando non si parla più di psicoterapia in generale, ma si vanno a valutare specifiche psicoterapie create per il trattamento di specifiche patologie; [81]
  2. quando si sposta l'attenzione dagli effetti a breve termine agli effetti a lungo termine. [82]

In definitiva, anche studi più attuali, hanno fondamentalmente dimostrato che è impossibile generalizzare gli effetti della psicoterapia: esistono psicoterapie specifiche che risultano molto efficaci per certe patologie e in determinati contesti, come altre psicoterapie che invece non portano a nessun reale miglioramento. A questo si aggiunge una grande difficoltà nel valutare in modo preciso l'efficacia di un intervento psicoterapeutico, in quanto è impossibile ottenere misurazioni oggettive e imparziali. Infine, bisogna sottolineare che al giorno d'oggi esistono centinaia di modalità e tipi di intervento psicologico, e risulta arduo poterli analizzare tutti accuratamente.

Fra i tipi di intervento più analizzati vi sono quelli di tipo cognitivo e comportamentale, ed interventi rivolti a problemi circoscritti; interventi che hanno dimostrato essere mediamente efficaci. [83].

[modifica] 1980. La meta-analisi: nascita dell'analisi statistica in psicoterapia

Per approfondire, vedi la voce Meta-analisi.
« [La meta-analisi è] un metodo quantitativo per fare la media [...] dei risultati standardizzati di un gran numero di studi diversi. L'unità di analisi è la grandezza dell'effetto, un indice quantitativo dell'entità dell'effetto della terapia [...] a cui si arriva sottraendo la media del gruppo di controllo dalla media del gruppo di trattamento e dividendo la differenza per la deviazione standard del gruppo di controllo [...]. Più è alto il valore di questo indice, maggiore sarà l'effetto della psicoterapia. »
(M.L. Smith, G. Glass, T. Miller (1980)[84])
Tabella dati della meta-analisi di Smith, Glass e Miller del 1980. Grafico che visualizza il valore degli indici sotto forma d'istogramma orizzontale.
Tabella dati della meta-analisi di Smith, Glass e Miller del 1980. Grafico che visualizza il valore degli indici sotto forma d'istogramma orizzontale.

[modifica] I test d'intelligenza e il razzismo in psicologia

Per approfondire, vedi le voci Quoziente d'intelligenza e Razzismo.
Approfondimenti
Diagrammi circolari delle immigrazioni provenienti dal nord-ovest europeo (in rosso) e dal sud-est europeo (in blu). Da notare la discesa-ascesa dei primi, e l' ascesa-discesa dei secondi, prima e dopo l' Immigration Act del 1924.
Diagrammi circolari delle immigrazioni provenienti dal nord-ovest europeo (in rosso) e dal sud-est europeo (in blu). Da notare la discesa-ascesa dei primi, e l' ascesa-discesa dei secondi, prima e dopo l' Immigration Act del 1924.[85]
  • Tesi ereditarista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Piaget).
Il QI di una persona dipende dal suo genotipo (dunque è immutabile e non dipende dal tempo ontologico della persona).
  • Tesi ambientalista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Vygotskij).
Il QI di una persona dipende dall'ambiente culturale in cui è nato, cresciuto e in cui vive (dunque è mutabile e dipendente dal tempo ontologico della persona).
Bambina statunitense di origine asiatica.
Bambina statunitense di origine asiatica.

Nel ventesimo secolo a causa delle crescenti immigrazioni dall'Europa e dall'Asia gli psicologi statunitensi si sono posti il problema:

  1. se vi fosse un legame fra QI e razza di appartenenza;
  2. come investire i soldi nell'educazione dei ragazzi ed in particolare in ragazzi con QI basso.

Questi studi portarono a riscontri molto duri in campo psicologico e non: Carl Brigham, nel suo testo A study of american intelligence (1923), affermava che l'intelligenza degli americani, di razza bianca nordica, era inquinata dalle razze mediterranee e dalle razze slave. Nell'anno successivo (1924), tale testo, ebbe una notevole influenza nella formulazione, da parte del governo federale statunitense, dell' Immigration Act[86], mediante il quale, l'entrata nei confini degli USA da parte di immigrati, venne drasticamente diminuita. Nel '28 la polemica si estinse grazie all'articolo di Lewis Terman Nature and Nurture, che pur essendo un convinto ereditarista, vi era proposto un compromesso fra la tesi ereditarista e la tesi ambientalista.

Si ipotizza che il dibattito nord-americano sull'ereditarietà dell'intelligenza sia stato dovuto alle leggi razziali tedesche e all'afflusso di immigrati alla fine degli anni '30.[87]

Quarant'anni dopo, nel 1969, venne dato alle stampe l'articolo di Arthur Jensen How much can we boots IQ[88] and scholastic achievement?, che portò a feroci attacchi a livello personale e a battaglie a suon di articoli sui quotidiani. In tale articolo si poneva la seguente riflessione: posto che il QI dei bambini neri è basso a causa del loro patrimonio genetico deficitario, ha senso spendere soldi nella loro, così costosa, educazione? Per comprendere a pieno in che periodo culturale siamo è opportuno ricordare che tre anni prima, nel 1963[89], ci fu la marcia su Washington per il lavoro e la libertà ad opera di Martin Luther King, contro la segregazione razziale.
Il 4 aprile 1968 Martin Luther King viene assassinato, un anno dopo verrà dato alle stampe il citato articolo di Jensen: è facile comprendere per quale motivo venne accolto come un manifesto in difesa della razza bianca dagli attacchi della razza nera.

Da questo momento ereditaristi e ambientalisti saranno in continua lotta fra loro: è definibile lotta in quanto ad ogni nuova scoperta in campo educativo, genetico, e sugli studi dell'intelligenza, sarà parallelamente condotta una difesa o un attacco a livello personale con accuse di razzismo o di ciarlataneria delle tesi proposte. Una lotta senza quartiere.

Nel '73 e nel '74 verranno date alle stampe due testi che faranno storia: IQ in meritocracy di Richard Herrnstein e The science anpolitics of IQ di Leon Kamin. Il prima proponente le tesi eriditariste il secondo ambientaliste. Nel '75 uscì il libro Race difference in intelligence di John Loehlin Gardner Lindzey, John Spuhler proponendo una tesi conciliativa: il QI dipende dal patrimonio genetico ed è modificabile nel tempo mediante l'ambiente culturale nel quale la persona vive.

Negli anni '80 vi fu una nuova ondata di polemiche riguardanti razza e QI. Ma di tutt'altro tipo: stavolta la diatriba non era sul QI deficitario dei bambini di razza nera, ma, paradossalmente, sul QI eccedente dei bambini di razza asiatica. I principali testi al riguardo furono: Educational achievement in Japan di R. Lynn del 1988, The boat people and achievement in America di N. Caplan, J.K. Whitmore e M.H. Choy ed anche l'articolo del 1990 pubblicato su American Psychologist, Asian-American educaional achievements: a phenomenon in search of an explanation di S.Sue e S. Okazaki.
Come negli anni '60 che si affermò che era inutile investire denaro nell'educazione dei neri poiché poco dotati di QI, così si affermava alla fine degli anni '80 che era inutile spendere denaro nell'educazione di bambini di origine asiatiche poiché già donati di un QI elevato per natura.

In Europa, ed in particolar in Italia, il dibattito fra QI e razza di appartenenza non è stato così forte e deciso.
Comunque è opportuno pensare che «la questione si potrebbe presentare in un futuro non tanto lontano in relazione all'immigrazione in crescente espansione dai paesi del Terzo Mondo (e probabilmente anche dai paesi dell'Est) verso i paesi della Comunità Europea».[90]

[modifica] L'oggetto di studio della psicologia

Fin qui si sono delineate le principali teorie ed orientamenti psicologici che si sono sviluppati nel corso degli anni. Ma tutte queste matrici hanno una base in comune: l'oggetto di studio. La psicologia infatti, come esemplificato dalla definizione iniziale, studia i processi mentali e i comportamenti.

[modifica] I processi mentali

I processi mentali, in psicologia, si possono suddividere in due ampie categorie: processi cognitivi e processi dinamici.

[modifica] I processi cognitivi

I processi cognitivi sono quei processi che permettono ad un organismo di raccogliere informazioni sull'ambiente, immagazzinarle, analizzarle, valutarle, trasformarle, per poi utilizzarle nel proprio agire sul mondo circostante[91].

I principali processi cognitivi sono la percezione, l'attenzione, l'intelligenza, la memoria, l'immaginazione, il pensiero, il linguaggio, la coscienza.

Processi cognitivi Definizione
Percezione
Insieme di funzioni psicologiche che permettono all'organismo di acquisire informazioni circa lo stato e i mutamenti del suo ambiente grazie all'azione di organi specializzati quali la vista, l'udito, il tatto, il gusto, l'olfatto.[92]
Attenzione
Capacità di selezionare gli stimoli e di mettere in relazione i meccanismi che provvedono a immagazzinare le informazioni nei depositi di memoria a breve termine e di memoria a lungo termine con influenza diretta sull'efficienza delle prestazioni nei compiti di vigilanza.[93]
Intelligenza
Processo che consente all'uomo in quanto dotato di struttura cerebrale geneticamente sufficientemente evoluta, di risolvere nuovi problemi che implicano una ristrutturazione del rapporto di adattamento con l'ambiente.[94]
Memoria
Capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e a gli eventi futuri.[95]
Immaginazione
Capacità di rappresentare un oggetto assente oppure un affetto, una funzione somatica, una tendenza istintuale, non attualmente presenti. In essa si prescinde dalle strutture causali e temporali dalla continuità critica ma non dagli influssi dell'emotività. L'immaginazione può esser vista come il regredire ad uno stadio più infantile come ad uno stadio di maggior creatività che trova soluzioni che sfuggono alla logica.[96]
Pensiero
Attività mentale che comprende una serie svariata di fenomeni come ragionare, riflettere, immaginare, fantasticare, prestare attenzione, ricordare, che permette di essere in comunicazione con il mondo esterno, con se stessi, e con gli altri, nonché di costruire ipotesi sul mondo e sul modo di pensarlo.[97]
Linguaggio
Insieme di codici che permettono di trasmettere, conservare ed elaborare informazioni tramite segni intersoggettivi in grado di significare altro da sé.[98]
Coscienza
Fenomeno qualitativo della psiche che si enuncia come l'essere coscienti di se stessi, di autoriferirsi, di esser coscienti del mondo, degli altri.[99]

[modifica] I processi dinamici

I processi dinamici sono quei processi mentali non riconducibili a meccanismi biologici e a processi fisiologici, i quali sono riconducibili ad una personalità integrata, caratterizzati da una continua interazione e non sono definibili come apparati statici[100].

I principali processi dinamici sono: il bisogno, la pulsione, l'attaccamento, l'emozione, la motivazione, la personalità.

Processi dinamici Definizione
Bisogno
Stato di tensione più o meno intensa dovuto alla mancanza di qualcosa che risponde o a esigenza fisiologiche più o meno evidenti o a esigenze voluttuarie divenute, per abitudine, necessarie, o a esigenze psicologiche avvertite come indispensabili per la realizzazione di sé, o a esigenze sociali apprese dall'ambiente.[101]
Pulsione
In ambito psicoanalitico, costituente psichica che costituisce uno stato di eccitazione che spinge l'organismo all'attività, geneticamente determinata ma suscettibile di essere modificata dall'esperienza individuale.[102]
Attaccamento
Legame affettivo, particolarmente intenso, riferito o ad una persona, o ad una cosa, o ad un ambiente, riconducibile al legame affettivo fra una persona (in età infantile) e sua madre.[103]
Emozione
Reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo, psichico.[104]
Motivazione
Fattore dinamico del comportamento animale ed umano che attiva e dirige un organismo verso una meta. Le motivazioni possono essere coscienti o inconsce, semplici o complesse, transitorie o permanenti, primarie (ossia di natura fisiologica) o secondarie (ossia apprese dall'ambito socio-culturale). Infine vi sono le motivazioni superiori come le motivazioni ideali o i modelli esistenziali che l'organismo assume in vista della propria autorealizzazione.[105]
Personalità
Nucleo irriducibile, di difficile modificazione, che rimane tale al variare delle situazioni ambientali, storiche, culturale, il quale si ritrova ad interagire ed ad esprimersi in esse.[106]

[modifica] Altri processi mentali

Processi mentali che non rientrano nella classificazione precedente perché differenti e più complessi sono: la sensazione, l'opinione, l'atteggiamento, il comportamento manifesto.

Altri processi mentali Definizione
Sensazione
Elementi della conoscenza sensibile, non ulteriormente scindibili, provocati da stimoli esterni agenti sugli organi sensoriali.[107]
Opinione
Conoscenza o credenza che non include alcuna garanzia di verità. Le opinioni sono credibili ma apoditticamente incontrollabili neanche i limiti tra la certezza psicologica e la certezza oggettiva sono tracciabili. L'importanza del gruppo è determinante per la formazione, la modificazione di una opinione.[108]
Atteggiamento
Disposizione relativamente costante a rispondere a certi modi particolari alle situazioni del mondo per quel residuo di esperienza passata che in qualche modo guida, indirizza, influenza il comportamento.[109]
Comportamento manifesto
Insieme stabile di azioni e reazioni di un organismo a una stimolazione proveniente dall'ambiente esterno (stimolo) o dall'interno dell'organismo stesso (motivazione).[110]

[modifica] Galleria fotografica

Alcuni fra i più eminenti psicologi nella storia della psicologia.[111]

[modifica] I "premi" della psicologia

I principali premi (awards) della psicologia sono:

  • lo Psi Beta National Honor Society in Psychology for Community & Junior Colleges (versione per gli studenti delle università americane dello Psi Chi, the National Honor Society in Psychology);
  • il Wolfgang Metzger Award.

[modifica] Gli "incontri" degli psicologi

Nella storia della psicologia vi sono stati molti "incontri": gruppi più o meno ufficiali di psicologi appartenenti a questa o a quella prospettiva, che avevano in comune la stessa matrice culturale. Sono ravvisabili fra i più noti:

  • la Società psicoanalitica del mercoledì, fondata da Freud e alla quale faranno parte: Alfred Adler, Otto Rank e Carl Jung;[113]
  • la Quasselstrippe («in tedesco quasseln significa vagare, divagare; strippe, filo, spago. Così la Quasselstrippe era un gruppo con il quale ci si poteva unire e discutere liberamente»[114]) fu una specie di club, formato da Kurt Lewin, Maria Ovsiankina, Tamara Dembo, Bluma Zeigarnik, Gita Birenbaum, Usao Onoshima, Kanae Sakuma. Il loro ritrovo era al Schwedische Café posto innanzi all'Istituto di psicologia, nella piazza Schlossplatz.[115]
  • Wertheimer, Köhler e Koffka si ritrovavano settimanalmente allo Smith Collage. Erano praticamente inseparabili e ciò che studiava l'uno lo poneva a giudizio degli altri due: «Wertheimer era l'artista ispirato e appassionato, Köhler era il fisico un po' riservato e Koffka il logico di grande talento verbale che cercava di inserire tutto in un sistema totale».[116]
  • i Mercoledì pavloviani, nei quali Ivan Pavlov discuteva con i suoi allievi delle sue ricerche; questi incontri vennero registrati e forniscono un materale ineguagliabile sulla figura di Pavlov.[117]

[modifica] Elenco delle principali branche della psicologia

Per approfondire, vedi la voce Discipline psicologiche.

[modifica] Branche prevalentemente teoriche e di ricerca

(espresse in ordine alfabetico)

  • Psicologia della formazione
  • Psicologia dell'orientamento
  • Psicologia delle organizzazioni

[modifica] Branche prevalentemente terapeutiche e di intervento

(espresse in ordine alfabetico)

[modifica] Note

  1. ^ Imbasciati, A. (1986) Istituzioni di Psicologia Vol I: Introduzione alle scienze psicologiche, Torino, UTET, ISBN 9788877501981
  2. ^ cfr.APA, Glossary of Psychological Terms
  3. ^ In formato IPA: [psikolo'ʤiːa])
  4. ^ In formato IPA: [psyˈxɛː])
  5. ^ In formato IPA: ['logos])
  6. ^ Harrè R., Lamb R., Luciano Mecacci, Psicologia. Dizionario Enciclopedico, pp. 872
  7. ^ Saranno affetti da depressione: William James, Melanie Klein, Jean Piaget, Burrhus Skinner. Si suicideranno: Vittorio Benussi, Bruno Bettelheim, Karl Duncker, Stefan Miller, Marta Muchov, Richard Semon, Viktor Tausk. Mentre: Vladimir Bechterev sarà avvelenato da Stalin, Wilhelm Reich morirà in un penitenziario statunitense e Otto Selz nel lager di Auschwitz. A causa del Nazismo, Sigmund Freud si rifugerà a Londra, Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler negli Stati Uniti d'America
  8. ^ Luciano Mecacci, Storia della psicologia del novecento, Editori Laterza, Roma-Bari, 2006, pp.X, ISBN 88-42-04117-3
  9. ^ Aristotele, Dell'anima, in Opere, vol. IV, Laterza, Roma-Bari, 1973
  10. ^ Avicenna, Avicenna's psychology, a cura di F. Rahman, Hyperion Press, Westport, Connecticut, 1952, U.S.A.
  11. ^ Luciano Mecacci, Storia della psicologia del novecento, Editori Laterza, Roma-Bari 2006
  12. ^ Sadi Marhaba (2005) Fondamenti della Psicologia, pp. 27
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  15. ^ Wertheimer, M. (1945), Productive thinking, trad.it. Il pensiero produttivo. pp.122, Giunti Barbèra, Firenze 1965
  16. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza Editore pp.69
  17. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.43
  18. ^ Köhler, W. (1917), Intelligenzprüfungen an Anthropoiden, trad.it. L'intelligenza nellescimmie antropoidi, Giunti Barbèra, Firenze 1961
  19. ^ il termine coniato dallo stesso Köhler fu Einsicht (da ein più sicht, che deriva a sua volta da sehen, ovvero "vedere", dunque "vedere dentro"), che comunque mantiene il suo significato etimologico in inglese, l' insight (in più sight, da to see), dunque è affermabile che, etimologicamente, Einsicht ed insight significhino intuizione o visione interna. La fortuna dell' insight è talmente proficua che addirittura oggi si fa distinzione fra psicoterapie basate sull'insight (es. psicoanalisi) e psicoterapi non basate su di esso (es. psicoterapia comportamentale).
  20. ^ Il campo non è altro che il concetto di Gestalt mutuato in un contesto sociale.
  21. ^ Nel 1935, scriverà la più importante summa della psicologia della Gestalt i Princìpi della della psicologia della forma, Boringhieri, Torino 1970, titolo originale dell'opera: Principles of Gestalt psychology.
  22. ^ Invero fu Kurt Lewin ad avere "contatti" con l'elettromagnetismo: egli era amico di Max Planck; è da notare che il concetto di campo, come relazione intrinseca fra elementi in rapporto di forza fra loro, vi è anche nell'elettromagnetismo stesso.
  23. ^ La sua nota visione "ecologica" dello studio della percezione, percezione intesa come ciò che viene esperito dall'uomo, in contrapposizione ad un tipo di ricerca di laboratorio criticata poiché troppo artificiosa e astratta dal contesto quotidiano.
  24. ^ Per maggior informazioni al riguardo vedasi la voce condizionamento classico
  25. ^ La rigorosità della metodica pavloviana nell'avvicinarsi al laboratorio è risaputa, difatti a i suoi studenti consigliava:«Cosa posso augurare ai giovani della mia patria che si sono dedicati alla scienza? Prima di tutto, costanza nel lavoro. Non posso parlare senza emozione di questa condizione essenziale per un lavoro scientifico fecondo. Costanza, costanza, e ancora costanza. Imparate, sin dal principio della vostra attività, a dar prova di una rigorosa costanza nell'acquisizione delle vostre conoscenze. Studiate l'abc prima di scalarne le vette. Non intraprendete il passo successivo senza ben conoscere il precedente. Non cercate mai di coprire l'insufficienza delle vostre conoscenze con supposizioni o ipotesi, anche se ardite. Sono bolle di sapone che - quantunque divertano coi loro brillanti colori - finiranno inevitabilmente per scoppiare, lasciando dietro di sé soltanto vergogna. Imparate ad essere cauti e pazienti. Abituatevi a fare i lavori pesanti della scienza. Studiate, comparate, accumulate i fatti. Per quanto perfetta sia l'ala dell'uccello, essa non potrebbe mai sollevarlo in alto se non poggiasse sull'aria. I fatti sono l'aria dello scienziato. Senza di essi non potrete mai sollevarvi. Senza di essi le vostre teorie resteranno sforzi inutili. Ma mentre studiate, osservate, sperimentate; sforzatevi di non restare alla superficie dei fatti. Non siate archivisti di fatti. Cercate di penetrare il mistero della loro origine. Cercate con costanza le leggi che li reggono»Pavlov, I.P. (1909), Estestvoznanie i mozg, trad.it. Le scienze naturali e il cervello, in Il riflesso condizionato, Editori Riuniti, Roma 1968
  26. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.54
  27. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.54
  28. ^ Fra gli psicologi circola questa barzelletta: vi sono due topi in una scatola di Skinner e l'uno dice all'altro: "guarda! sono riuscito a condizionare quell'umano!" e l'altro: "...no! non ci credo...!" e l'altro di risposta: "ti dico di si! ...ogni volta che premo quel pulsante lui mi dà del cibo".
    Questa barzelletta mette in risalto il fattore paradossale della scatola di Skinner: presuppone che sia valida anche per lo studio del comportamento umano, basandosi sul presupposto semplicistico che se vale per un solo animale vale per tutti gli animali (se vale per l'animale "topo" vale per l'animale "uomo"). Ma, come se ne evince, e come sarà ribadito (proprio da psicologi dediti allo studio del linguaggio, Noam Chomsky in primis) da molti altri ambiti (il più importante la cibernetica di secondo ordine) due sistemi non possono essere isolati e separati: in altre parole, per un essere umano, (all'interno della "scatola"), la scatola stessa non è un mondo a se stante. Da rilevare gli studi antropologici sulle etnie delle isole dell'Oceania e del Pacifico.
  29. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.39
  30. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.39
  31. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.39
  32. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.57
  33. ^ Sadi Marhaba, ibi, p.57
  34. ^ Luciano Mecacci, Psicologia moderna e postmoderna, Laterza Editore, 1999, pp.150, ISBN 88-42-05784-3
  35. ^ I geroglifici con i quali gli antichi egizi rappresentavano la parola cervello (' traslitterazione dalla lingua egizia) apparsi per la prima volta nel papiro del XVII secolo a.C. denominato "Papiro chirurgico Edwin Smith". Nel quale vi erano descritti i sintomi, la prognosi e le cure di due persone ferite alla testa. Questo è il primo documento conosciuto che faccia riferimento alla parola cervello. Eric Kandel et. al. (1999) Fondamenti delle neuroscienze e del comportamento, pp.2
  36. ^ Carlo Umiltà (1999) Manuale di neuroscienze, Il Mulino, Bologna
  37. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza editori, pp.148
  38. ^ a b «Un'ontologia è un'esposizione sistematica delle assunzioni riguardo le categorie di base delle entità ammesse nel sistema assunto in qualche campo scientifico». Rom Harrè 1994, trad it., pp.33, in The discursive mind, Sage, London (trad. it., La mente discorsiva, Cortina, Milano 1996, con contributi di G. De Leo, B. Dighera, A. Gnisci, G. Pagliaro, A. Salvini)
  39. ^ a b c d Bruner J. (1990), Acts of meaning, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, U.S.A. (trad. it., La cultura dell'educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997)
  40. ^ I greci nel periodo classico avevano due parole per indicare la ricerca della verità: il termine lògos e il termine mýthon. Per lògos si intende il discorso o racconto razionale dell'argomentazione, per mýthon si intende parola, notizia, novella. Entrambi hanno in comune la ricerca della verità, l'intento di comprendere e dare una spiegazione del mondo. Non sono una contrapposizione fra favola o verità, ma due intenti differenti di perseguire la stessa cosa. Il mýthon vive della oggettivazione del mondo interiore e della soggettivazione del mondo esteriore. Ascoltando ogni mýthon, si ascolta lo sviluppo, nei suoi vari passaggi, di una coscienza sociale. Nel lògos le cose si danno per quel che sono, nel mýthon le cose sono interpretate da colui che le vive. Galimberti U. ibi, pp.657-658
  41. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza Editore pp.95
  42. ^ Descartes R. (1637), Discours de la méthode (trad. it., Discorso sul metodo, Laterza, Roma-Bari 1998)
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  46. ^ Bühler, K. (1927), Die Krise der Psychologie, Fischer, Jena (trad. it., La crisi della psicologia, Armando, Roma 1978)
  47. ^ Descartes R. (1673), Discours de la méthode (trad. it., Discorso sul metodo, Laterza, Roma-Bari 1998)
  48. ^ Binswanger L. (1946) L'indirizzo antropoanalitico in psichiatria, 1946, pag.22, in Il caso Ellen West e altri saggi, Bompiani, Milano, 1973
  49. ^ «la pulsione appare come un concetto limite tra lo psichico e il somatico, come il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine dall'interno del corpo e pervengono alla psiche, come una misura delle operazioni che vengono richieste alla sfera psichica in forza della sua connessione con quella corporea». Freud S. (1915) Metapsicologia, pag.17, in Opere, Boringhieri, Torino, 1976, vol, VIII
  50. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Editori Laterza, Roma-Bari
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  64. ^ Concetto tipico dell'epistemologia genetica.
  65. ^ Al riguardo vedasi le teorie di William James, Burrhus Skinner, Paul Watzlawick, Humberto Maturana, Lev Vygotskij, Ivan Pavlov.
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  70. ^ Grossarth-Maticek, Ronald (1999) Systemische Epidemiologie und präventive Verhaltensmedizin chronischer Erkrankungen. De Gruyter, Walter, GmbH & Co., Berlin, ISBN 3-11-016518-X
  71. ^ Andrew Sims (2004) Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina Editore pp.2
  72. ^ Andrew Sims (2004) Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina Editore pp.2
  73. ^ Jaspers K. (2004) Psicopatologia generale, Il Pensiero Scientifico, Roma, pp.29
  74. ^ Andrew Sims (2004) Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina Editore pp.16
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  78. ^ Ezio Sanavio, Cesare Cornoldi (1999) Psicologia clinica, pp. 179
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  81. ^ Ezio Sanavio, Cesare Cornoldi (1999) Psicologia clinica, pp. 180
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  86. ^ Luciano Mecacci (1999) Storia della psicologia del novecento, Laterza Editore pp.256
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  88. ^ IQ:Intelligence quotient. Il corrispettivo inglese dell'italiano QI (quoziente d'intelligenza).
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  109. ^ Galimberti U. ibi, pp.110
  110. ^ Galimberti U. ibi, pp.219
  111. ^ per un approfondimento consultare le voci Storia della psicologia, Correnti e protagonisti del pensiero psicologico, Principali tappe della psicologia
  112. ^ Luciano Mecacci sostiene che la psicologia abbia due padri fondatori: Wundt e Brentano. Al riguardo vedasi Luciano Mecacci (2006), Storia della psicologia del novecento, pp.3
  113. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza editori, pp.114
  114. ^ la frase è di Maria Ovsiankina, moglie di Lewin, citata a pp.36 del testo: Marrow, A.J. (1969), The practical theorist: the life and work of Kurt Lewin, trad.it. Kurt Lewin fra teoria e pratica, La Nuova Italia, Firenze 1977
  115. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza editori, pp.72
  116. ^ Fritz Heider (1989), [Autobiografia], in G. Lindzey (Ed.), A history of psychology in autobiography. vol. 8, Standford University Press, Standford, CA. pp.144
  117. ^ Luciano Mecacci (1999) Psicologia moderna e postmoderna, Laterza editori, pp.402


[modifica] Tabella dati della meta-analisi di Smith, Glass e Miller del 1980

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