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Panthera leo - Wikipedia

Panthera leo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

bussola Nota disambigua – "Leone" reindirizza qui. Se stai cercando altri significati, vedi Leone (disambigua).

Il leone (Panthera leo) è un carnivoro della famiglia dei Felidi. Dopo la tigre, è il più grande dei quattro grandi felini del genere Panthera. Il suo areale, esteso in tempi storici a gran parte dell'Eurasia e dell'Africa, e in tempi preistorici anche all'America del Nord, è oggi ridotto quasi esclusivamente all'Africa subsahariana; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile secondo la IUCN.

Indice

[modifica] Descrizione fisica

Visione comparata della struttura dell'uomo e del leone, ca. 1860
Visione comparata della struttura dell'uomo e del leone, ca. 1860

Il leone è uno dei Felidi più imponenti. Il maschio può pesare dai 180 ai 250 kg, mentre il peso delle femmine varia dai 120 ai 150 kg.[1] La lunghezza del corpo varia da 170 a 250 cm nei maschi e da 140 a 175 cm nelle femmine; l'altezza media al garrese è intorno ai 120 cm per i maschi e 100 cm per le femmine. La coda ha una lunghezza compresa fra 70 e 100 cm.[2] Fatto unico per i Felidi, la coda termina con un ciuffo peloso che nasconde una punta ossea di circa 5 cm di lunghezza, la cui funzione non è nota. Oltre alla differenza di stazza, il più evidente dimorfismo sessuale è rappresentato dalla folta criniera, di cui solo i maschi sono dotati.

Il colore della sua pelliccia varia sui toni del giallo, rossiccio e ocra, più chiaro nelle parti inferiori del corpo. La criniera varia in colore dal biondo al marrone scuro; il ciuffo al termine della coda è invariabilmente nero.

[modifica] La criniera

Per approfondire, vedi la voce Criniera del leone.
Immagine termografica di un leone in inverno.
Immagine termografica di un leone in inverno.

La criniera dei maschi è un tratto che i leoni hanno acquisito probabilmente nelle fasi più recenti della loro evoluzione (vedi la sezione Storia), e che aveva probabilmente la funzione originaria di protezione dal freddo. In seguito, il volume della criniera divenne un fattore di selezione sessuale, cosa che contribuì a farne aumentare il volume a scapito della funzionalità: leoni con criniere particolarmente grandi, infatti, hanno talvolta problemi di termoregolazione. [3] In ogni caso, quale sia lo scopo della criniera del leone è ancora un argomento dibattuto;[4] secondo alcuni potrebbe avere (o avere svolto in passato) anche una funzione difensiva, a protezione della zona vulnerabile della gola.

In passato si credette che differenze nella morfologia della criniera potessero essere usate come tratto discriminante nella definizione di sottospecie del Panthera leo, come il leone berbero, il leone del Capo o il leone abissino[5] In seguito, venne dimostrato che il colore e le dimensioni della criniera sono influenzate da numerosi fattori ambientali, come la temperatura.[6]. In particolare, le temperature fredde di alcuni zoo europei e nordamericani contribuiscono allo sviluppo di grandi criniere.[7][8]

A parità di condizioni ambientali, la morfologia della criniera è determinata da fattori genetici, dal livello di maturità sessuale e dalla produzione di testosterone. Hanno criniere di dimensioni ridotte, per esempio, i maschi castrati o quelli appartenenti a popolazioni in cui ci sono stati numerosi accoppiamenti fra consanguinei, con conseguente impoverimento genetico.

[modifica] Stile di vita

Formula dentaria
Arcata superiore
1 3 1 3 3 1 3 1
1 2 1 3 3 1 2 1
Arcata inferiore
Totale: 30

La vita media dei leoni in natura arriva al massimo a circa 16 anni; in cattività può protrarsi per altri 10 anni circa. Tuttavia, per molte cause, pochi riescono ad arrivare a vivere così a lungo, specie i maschi senza branco.[9]

[modifica] Alimentazione

Leone maschio e un cucciolo mentre mangiano un bufalo (Sudafrica)
Leone maschio e un cucciolo mentre mangiano un bufalo (Sudafrica)

I leoni sono carnivori; il fabbisogno giornaliero di carne si aggira sui 5 kg per le femmine adulte e i 7 kg per i maschi. Si nutrono principalmente di grandi mammiferi come antilopi, zebre, facoceri, gnu e bufali, ma all'occasione non disdegnano prede di taglia più piccola come lepri e uccelli. I leoni sono comunque in grado di apprendere nuove tecniche di caccia e acquisire una preferenza non istintiva per certi tipi di prede; per esempio, i leoni della zona del fiume Savuti (Botswana) sono specializzati nella caccia ai piccoli di elefante, e quelli che vivono presso il fiume Cuando (ancora Botswana) si nutrono soprattutto di ippopotami. In genere, l'attacco a prede di specie insolite è inizialmente giustificato dalla scarsa disponibilità di cibo, ma può in seguito consolidarsi come abitudine. In alcune occasioni, comportamenti acquisiti di questo tipo hanno trasformato i leoni in cacciatori di uomini.

[modifica] Attacchi contro l'uomo

In tempi preistorici, gli uomini furono probabilmente predati dai grandi felini, e anche dai leoni. Nel mondo moderno, gli attacchi di leoni nei confronti dell'uomo sono abbastanza rari, e in genere avvengono solo in casi particolari e da parte di leoni affamati. Sono stati tuttavia registrati alcuni casi storici di leoni che avevano sviluppato una evidente preferenza per la carne umana, per esempio il caso dei mangiatori di uomini dello Tsavo e del mangiatore di uomini di Mfuwe. Sono stati anche registrati casi di attacchi agli umani da parte di leoni in cattività.

Il leone non è innocuo per gli uomini; molto più frequenti sono, per esempio, i casi di attacchi da parte di tigri (sia in natura che in cattività).

[modifica] Comportamento sociale

I leoni vivono generalmente in branchi stanziali, formati da femmine imparentate, dai loro cuccioli, e da un maschio adulto o una cosiddetta "coalizione" di maschi adulti (fino a 8-9). I maschi che raggiungono la maturità vengono scacciati dal branco, e in genere vagano alla ricerca di un altro branco in cui imporsi sconfiggendo il maschio o i maschi dominanti. Un maschio che non riesca a imporsi su un branco diventa solitamente nomade e vagabonda anche su grandi distanze, da solo o insieme ad altri maschi.

Nei branchi, vi é una ripartizione dei ruoli molto più marcata che in altre specie. Se da un lato l'attività della caccia é appannaggio quasi esclusivo delle femmine, i maschi hanno un ruolo ugualmente importante. Hanno infatti il compito di perlustrare il territorio, difendere le prede catturate e proteggere il branco, specialmente i cuccioli. Questo li espone costantemente a scontri diretti contro altri leoni, iene, leopardi e ghepardi, facendo dei leoni maschi dei combattenti perfetti, modellati dalla selezione naturale. I giovani maschi, con la criniera relativamente corta, sono discreti cacciatori, anche se non validi quanto le leonesse, mentre i maschi adulti partecipano occasionalmente a battute di caccia se la preda è un animale particolarmente vigoroso, come un bufalo o una giraffa (che possono arrivare alle due tonnellate di peso). Malgrado il peso elevato, il Leone è un animale eccezionalmente agile: può salire sugli alberi, nuotare, lanciarsi nel vuoto, correre con grande rapidità (quando è lanciato, raggiunge i 75 km/h su terreni pianeggianti e percorre cento metri in quattro secondi) e spiccare balzi incredibili, fino a dodici metri in lunghezza e tre in altezza. I leoni sono però poco resistenti sulle lunghe distanze e per questo motivo, il branco si muove per gran parte della caccia in modo furtivo, accerchiando lentamente la preda, mentre l'attacco viene sferrato solo quando la distanza da coprire è ridotta (30 m o meno). La criniera sfavorisce il Leone maschio, rendendolo più visibile nella stagione secca. La preda viene in genere uccisa per strangolamento, con un morso al collo che non solo soffoca, ma sfonda anche la trachea dell'animale, impedendogli la fuga anche se dovesse liberarsi. I leoni possono anche soffocare "tappando" il naso delle prede col morso, o sfondare il cranio con i canini, se la preda é sufficientemente piccola, come nel caso delle zebre, proprio come fanno le tigri. Normalmente attaccano con gli artigli, proteggendo i denti da zoccoli o corna, per il colpo di grazia. La carcassa viene rapidamente portata in un luogo riparato, dove il branco può difenderla da predatori opportunisti come iene, sciacalli e avvoltoi. Al momento di nutrirsi, liti e zuffe all'interno del branco sono comuni, e servono in genere a confermare i rapporti gerarchici, con i maschi adulti che di solito mangiano per primi seguiti dalle femmine e infine dai cuccioli. In molti casi, il Leone maschio segue altri predatori come il Licaone e il Ghepardo e, dopo che questi hanno abbattuto la preda, interviene scacciandoli e impadronendosi delle spoglie.

[modifica] Riproduzione e sessualità

Maschio e femmina di leone africano (Panthera leo krugeri)
Maschio e femmina di leone africano (Panthera leo krugeri)

I leoni non hanno una specifica stagione degli amori; piuttosto, le coppie hanno periodi di accoppiamento, in cui spesso le femmine si astengono dalla caccia per copulare dalle 20 alle 40 volte al giorno con i maschi della coalizione.

La gestazione dura tra i cento e i centoventi giorni e la femmina partorisce una figliata composta di 1-4 piccoli, non necessariamente tutti concepiti con lo stesso padre. Le femmine di un branco sincronizzano i loro cicli riproduttivi, in modo da cooperare nell'allevamento e nell'allattamento dei giovani, che si nutrono indiscriminatamente da qualunque femmina. I cuccioli sono svezzati dopo 6-7 mesi. In natura, a causa della feroce competizione per il cibo, l'80% dei cuccioli muore entro i due anni di vita.

Quando un nuovo maschio (o una coalizione) prende il comando di un branco scacciando il precedente padrone (o padroni), i conquistatori uccidono spesso ogni cucciolo di età inferiore ai due anni circa, poiché le femmine non tornano a essere fertili e disponibili finché hanno piccoli da curare. Qualche volta una femmina cerca di difendere i propri piccoli dal nuovo maschio dominante, in genere invano.

I leoni maschi raggiungono la maturità a circa 3 anni di età e sono in grado di prendere il comando di un altro branco a 4-5 anni. Cominciano a invecchiare (e a indebolirsi) a 8 anni circa. Pertanto, un maschio ha a disposizione un tempo relativamente breve per imporsi su un branco e crearsi una propria discendenza.

I leoni si riproducono molto facilmente anche in cattività.

[modifica] Omosessualità

Le osservazioni hanno dimostrato che sia i maschi che le femmine possono avere rapporti omosessuali[10][11]. In natura, circa l'8% delle monte coinvolge due maschi. Questo comportamento viene spesso interpretato come una manifestazione di status sociale e di rapporto gerarchico, osservabile anche nei primati[12] e quindi non sessuale in senso stretto. Comportamenti omosessuali fra femmine sono invece osservabili soprattutto in cattività.

[modifica] Comportamento affettivo

Come molti altri mammiferi sociali, i leoni esibiscono un ampio spettro di comportamenti che comunicano affetto. Nei branchi di leoni a riposo è comune osservare femmine che si puliscono a vicenda il manto, cuccioli che giocano fra loro o cercando di coinvolgere gli adulti, e così via. In condizioni particolari, i leoni possono stabilire legami affettivi con individui di altre specie, incluso l'uomo. Un episodio particolarmente insolito, verificatosi in Kenya nel 2005, coinvolse una leonessa che adottò alcuni piccoli di orice (una specie normalmente predata dai leoni), allevandoli e proteggendoli anche dagli attacchi dei propri simili[13].

[modifica] Distribuzione

leone in cattività
leone in cattività

Oggi, la maggior parte dei leoni vive nelle riserve naturali dell'Africa subsahariana. Una popolazione di poche centinaia di leoni asiatici sopravvive nella Parco nazionale del Sasan-Gir (1412 km2), nello stato dei Gujarat (India). Al fine di proteggere questa minuscola popolazione da epidemie e altri rischi ambientali, è in corso un programma di reintroduzione del leone asiatico anche nel Palpur-Kuno Wildlife Sanctuary, una riserva naturale nel vicino stato del Madhya Pradesh.

Il numero complessivo dei leoni in natura viene oggi stimato tra i 16.000 e i 30.000 esemplari. Questi numeri evidenziano un calo drammatico dagli anni '90, quando la popolazione di leoni veniva calcolata intorno ai 100.000 esemplari. Le popolazioni rimanenti sono spesso isolate geograficamente dalle altre, cosa che aumenta ulteriormente le difficoltà di conservazione della specie.[14]

[modifica] Storia

[modifica] Areale

In tempi preistorici (fino al tardo Pleistocene) l'areale dei leoni comprendeva Africa, Eurasia, e Nordamerica. Durante l'ultima era glaciale, erano diffuse numerose specie di leoni delle caverne, come il leone delle caverne europeo e quello americano, che avevano dimensioni superiori a quelle dei leoni dei tempi moderni e storici (circa il 25% di massa corporea in più). In seguito, probabilmente in concomitanza con la scomparsa della megafauna e l'aumentare delle temperature, i leoni scomparvero dalle zone settentrionali dell'Eurasia e dal Nordamerica.

Ancora in tempi storici (fino circa al I secolo d.C.), i leoni erano presenti in gran parte dell'Eurasia (dal Portogallo all'India) e in tutta l'Africa. Il leone scomparve da gran parte dell'Europa entro il II secolo; l'ultima popolazione europea, nel Caucaso, si spense nel X secolo. In Asia, il leone era presente nella sottospecie Panthera leo persica dalla Turchia all'India e dal Caucaso allo Yemen; iniziò a scomparire nel Medioevo, in particolare con l'arrivo delle armi da fuoco, rimanendo presente solo in alcune aree del Medio Oriente. Tra la fine del XIX secolo e i primi del XX i leoni si estinsero anche dall'Africa settentrionale e dal Medio Oriente (in Iran, l'ultimo leone fu ucciso nel 1942).

La progressiva riduzione dell'areale del leone si deve principalmente all'azione dell'uomo, che lo considerava una delle belve più pericolose (insieme al lupo) e lo cacciò senza tregua. Già gli antichi Greci, ma soprattutto i Romani, furono responsabili della decimazione dei leoni in Europa. Lo sviluppo delle grandi civiltà del bacino del Mediterraneo, della Mesopotamia, dell'Arabia e dell'India coincise con la sparizione progressiva dei leoni da tutte queste zone.

Nell'Africa subsahariana il leone riuscì a sopravvivere proprio in virtù della minore diffusione delle comunità umane. Le popolazioni di leoni in questa zona iniziarono a diminuire drasticamente con l'arrivo dei coloni europei, che cacciarono i leoni dapprima per proteggere i propri insediamenti (cosa che fu la causa, per esempio, dell'estinzione del leone del Capo) e poi per sport. Il leone divenne infatti il primo dei Big Five, i "cinque grandi" animali africani che costituivano i trofei più ambiti dai cacciatori europei che si recavano in Africa subsahariana per praticare la "caccia grossa". Sebbene oggi sia una specie protetta e siano state istituite riserve naturali in molte zone dell'Africa, il leone è ancora oggetto di bracconaggio.

[modifica] Evoluzione morfologia

La criniera rappresenta un tratto somatico acquisito dai leoni in tempi relativamente recenti (300.000-200.000 anni fa); i leoni con la criniera coesistettero con quelli senza criniera fino a circa 10.000 anni fa sia in Europa che, probabilmente, in Nordamerica.[15]

[modifica] Tassonomia

[modifica] Sottospecie

La leonessa asiatica Moti, nata allo zoo di Helsinki nell'ottobre del 1994 e trasferita allo zoo di Bristol nel gennaio del 1996
La leonessa asiatica Moti, nata allo zoo di Helsinki nell'ottobre del 1994 e trasferita allo zoo di Bristol nel gennaio del 1996

Le evidenze genetiche indicano che tutti i leoni moderni derivano da un solo antenato comune risalente a circa 55.000 anni fa. In base a tali evidenze la maggior parte dei leoni sub-sahariani può considerarsi una singola sottospecie, Panthera leo leo. Nel corso degli anni, basandosi su differenze morfologiche (dimensioni, caratteristiche della criniera) e di distribuzione geografica, sono state proposte numerose sottospecie, molte delle quali tuttavia non sono comunemente riconosciute [16]:

Oltre a queste sottospecie ce ne furono anche alcune preistoriche. [19]

[modifica] Variazioni

Nelle popolazioni di leoni sono state osservate un certo numero di variazioni naturali. Alcune di queste sono state facilitate da allevamenti in cattività.

[modifica] Leoni bianchi

Sebbene siano rari, leoni bianchi si incontrano occasionalmente a Timbavati, in Sudafrica. Il loro insolito colore è dovuto a un gene recessivo. Un leone bianco ha degli svantaggi quando va a caccia: la sua presenza può essere tradita dal suo colore, diversamente dal leone normale che si fonde perfettamente con l'ambiente circostante. I leoni bianchi nascono quasi del tutto bianchi, senza le normali macchie di camuffamento che si trovano nei cuccioli di leone. Il loro colore si scurisce gradualmente fino a diventare crema o color avorio (colore noto con il nome di biondo).

[modifica] Leoni incrociati con altre specie di grossi felini

I leoni sono stati fatti accoppiare con le tigri (più spesso quelle dell'Amur e del Bengala) per creare ibridi chiamati ligri e tigoni. Sono stati anche fatti accoppiare con i leopardi per dare leoponi e con i giaguari per dare giagleoni. Il marozi è a quel che si suppone un leone maculato o un leopone prodotto naturalmente, mentre il leone maculato congolese è un complesso ibrido leone/giaguaro/leopardo chiamato leogiagleop. Alcuni ibridi erano una volta allevati comunemente negli zoo, ma questa attività è stata ora scoraggiata dall'enfasi data dalla conservazione delle specie e delle sottospecie. Ibridi sono ancora allevati in allevamenti privati e zoo in Cina.

Il ligre è un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina. Poiché il progenitore leone porta un gene promotore della crescita, ma il corrispondente gene inibitore della crescita proveniente dal leone femmina è assente, i ligri sono più grossi di entrambe i loro genitori. Mostrano gli aspetti fisici e comportamentali di entrambe le specie di genitori (macchie e strisce su uno sfondo color sabbia). I ligri maschi sono sterili, ma i ligri femmine spesso sono fertili.

Il meno comune tigone è un incrocio tra una leonessa e una tigre maschio. Poiché il maschio di tigre non porta un gene promotore della crescita e la leonessa porta un gene inibitore della crescita, i tigoni sono spesso relativamente piccoli, pesando solamente non più di 150 chilogrammi, peso del 20% più piccolo di quello dei leoni. Come i ligri, hanno tratti fisici e comportamentali di entrambe le specie di genitori e i maschi sono sterili.

[modifica] Il leone nella cultura

Leone con la corona
Leone con la corona

Il leone (in particolare il leone maschio) ha sempre esercitato un grande fascino sull'uomo. In numerose culture, esso viene usato come simbolo di virtù e qualità positive come forza, fierezza, maestosità, nobiltà e coraggio. La similitudine con il leone, usata per lodare i potenti e gli eroi, è una della più usate di tutti i tempi, dall'Achille di Omero al feldmaresciallo austriaco Borojević detto il "leone dell'Isonzo". Nella cultura moderna popolare, questo ruolo simbolico del leone viene rappresentato anche da frasi di uso comune come "sentirsi un leone" (sentirsi nel pieno delle forze), "fare la parte del leone" (dominare una certa situazione) o "essere coraggioso come un leone". L'identificazione del leone con il "re degli animali" (originaria del mondo classico) arricchisce la sua immagine di ulteriori significati metaforici.

Oltre che in senso positivo, il leone ha colpito l'immaginario umano anche per la sua aggressività e potenziale pericolosità per l'uomo; rappresenta uno degli archetipi di fiera. A causa del restringersi del suo areale, in epoca storica fu in particolare associato con l'idea di una belva esotica; i Romani per esempio usavano l'espressione Hic sunt leones ("qui ci sono i leoni") per indicare, nelle cartine, le regioni inesplorate (e quindi pericolose).

A causa di questa grande varietà di valenze simboliche, i riferimenti al leone nella cultura sono innumerevoli, ed è impossibile stenderne un elenco completo. In questa sezione si citeranno solo alcuni riferimenti scelti fra i più noti e significativi.

[modifica] Mitologia e religione

Un tradizionale "leone cinese" (Palazzo d'Estate, Pechino)
Un tradizionale "leone cinese" (Palazzo d'Estate, Pechino)
  • Nella mitologia mesopotamica e babilonese, agli eroi Gilgamesh e Enkidu viene attribuita la capacità di domare e dominare i leoni; anche le rappresentazioni artistiche di questi personaggi li ritraggono spesso intenti a domare o sconfiggere leoni.
  • Come Gilgamesh, anche l'eroe Eracle della mitologia greca è capace di sconfiggere i leoni; fra le sue caratteristiche c'è il fatto di aver ucciso il temibile leone nemeo, e di indossarne le pelli.
  • Nella cultura egizia, alla figura del Faraone veniva associata l'immagine della Sfinge, una creatura con corpo di leone e testa di uomo, di falco o di ariete. Riferimenti al leone compaiono anche nell'iconografia associata a numerose divinità egizie, come Bast, Sekhmet, Maashes e Dedun.
  • L'appellativo "re degli animali" che tuttoggi si attribuisce al leone, risale all'antico trattato Il Fisiologo (II-IV secolo d.C.), un testo che costituì il riferimento originale e il modello per molti bestiari medievali.
  • Il Leone è uno dei segni dello zodiaco.
  • Nella tradizione cinese, i leoni proteggono gli uomini dagli spiriti maligni. A scopo benaugurale, in occasione del capodanno cinese si esegue la cosiddetta danza del leone.
  • Nella mitologia malese, quando il principe Temasek sbarcò sull'isola di Singapore avvistò una strana creatura rossa e nera, con una folta criniera. Temasek ritenne che si trattasse di un leone, e interpretò l'avvistamento come un buon auspicio; fondò una città e la chiamò Singapura, che in sanscrito significa "la città del leone".
  • Il leone è nominato 130 volte nella Bibbia[21]. Nell'Antico Testamento i riferimenti al leone hanno spesso lo scopo di enfatizzare la forza di un eroe; come Gilgamesh ed Eracle, l'eroe Davide sconfigge numerosi leoni prima di affrontare Golia. Nel Nuovo Testamento il leone viene usato metaforicamente in diversi modi. Nella Prima lettera di Pietro (5, 8), per esempio, il diavolo è paragonato a un leone ruggente "che cerca qualcuno da divorare"; in altri passi, il leone viene a essere uno dei simboli di Gesù Cristo. L'associazione del leone con Cristo è stata sviluppata nel Fisiologo ed è in seguito divenuta parte dell'iconografia tradizionale cristiana; in particolare, al leone si ricollega in modo specifico il tema della Resurrezione.[22]
  • Nei bestiari medievali compaiono comunemente sia il leone (spesso rappresentato come simbolo del vizio della superbia) che creature immaginarie ispirate a questo animale tratte dalle mitologie antiche.

[modifica] Arti figurative

Leoni in bassorilievo sulla porta di Ishtar (dettaglio conservato al Pergamonmuseum di Berlino)
Leoni in bassorilievo sulla porta di Ishtar (dettaglio conservato al Pergamonmuseum di Berlino)
Leoni a guardia del Ponte delle catene, Budapest
Leoni a guardia del Ponte delle catene, Budapest

Il leone è un soggetto molto diffuso in tutte le forme di arte figurativa, in particolare in scultura e architettura. Statue di leoni sono spesso poste all'ingresso di palazzi, ponti o altre strutture architettoniche, con la funzione simbolica di guardiani.

[modifica] Araldica ed emblemi

Per approfondire, vedi la voce Leone araldico.

Il leone è un emblema comune in araldica. Ebbe una grandissima diffusione in tutto il mondo medioevale e rinascimentale; le sue numerosissime rappresentazioni sono note in terminologia araldica con nomi specifici in funzione della posizione in cui l'animale è raffigurato (leone rampante, leone guardante, leone coricato, leone stante, leone saliente, leone dormiente e via dicendo). Anche il leopardo araldico viene considerato una particolare stilizzazione del leone (e non quindi del leopardo vero e proprio).

[modifica] Letteratura

Il leone appare a Dante (illustrazione di Gustave Doré)
Il leone appare a Dante (illustrazione di Gustave Doré)
  • Nelle opere a tema mitologico del mondo antico e classico, specialmente mediterraneo e mediorientale, i riferimenti al leone sono numerosissimi (vedi la sezione Mitologia e religione).
  • Il leone appare nelle favole classiche, per esempio in quelle di Esopo e Fedro; simboleggia la potenza, e talvolta anche la prepotenza. La tradizione favolistica greco-romana presenta, nella sua rappresentazione del leone, molti punti di contatto con le favole della tradizione orale di molte regioni dell'Africa subsahariana.
  • Nel medioevo il leone appare spesso in letteratura come simbolo di superbia, secondo la tradizione dei bestiari; questo riferimento si trova per esempio nel Canto Primo della Divina commedia di Dante.
  • Uno dei protagonisti del celebre romanzo per ragazzi Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum (1900), è il Leone Codardo (un rovesciamento umoristico dello stereotipo del leone come animale coraggioso).
  • Solo in epoca coloniale e post-coloniale in letteratura ha iniziato ad apparire il leone in quanto tale anziché con funzione allegorica e simbolica. Un esempio in questo senso è il romanzo best seller del 1960 Nata libera (Born Free) di Joy Adamson, che racconta la storia vera di una leonessa keniota che perde la madre e viene trovata e allevata da una coppia umana.
  • Il leone parlante Aslan è un personaggio centrale della serie di romanzi Le cronache di Narnia di C. S. Lewis. Il riferimento a Cristo e al tema della Resurrezione è evidente in molti passi dell'opera.

[modifica] Cinema e animazione

[modifica] Sport

Il leone viene spesso usato come simbolo e mascotte in ambito sportivo.

[modifica] Toponimi

I riferimenti ai leoni nei toponimi sono comuni in praticamente tutto il mondo. Alcuni esempi sono:

[modifica] Il leone come spettacolo

Essendo un animale gregario, e incline a concentrare le proprie energie solo su sporadici momenti di combattimento, il leone può risultare notevolmente più docile da addomesticare rispetto ad altri animali (inclusa, per esempio, la tigre), e potenzialmente più semplice da addestrare e addomesticare. Fin dai tempi antichi, i leoni sono stati impiegati in spettacoli di tipo circense, di diversa natura.

[modifica] Combattimenti fra leoni e altri animali

Per approfondire, vedi la voce Combattimenti tra animali.

Combattimenti fra leoni e altri animali erano piuttosto diffusi nell'antichità, e una certa diffusione ebbero anche i combattimenti organizzati fra leoni ed esseri umani (per esempio nelle arene romane). Una tradizione particolarmente longeva è quella del combattimento fra cani da caccia e leoni; Claudio Aureliano, per esempio, riporta che Alessandro Magno ebbe modo di assistere a questo genere di spettacolo in India. Questa pratica rimase diffusa a lungo, e ancora intorno al XIX secolo era presente in Europa: a Vienna, per esempio, uno degli ultimi anfiteatri dedicati al combattimento di leoni era ancora funzionante nel 1790, secondo quanto riportato dal Times, e nel 1825 si tenne uno degli ultimi combattimenti fra leoni e cani da caccia del Regno Unito.

Sebbene oggi il combattimento fra animali sia proibito in gran parte del mondo, esistono filmati che attestano combattimenti clandestini avvenuti in tempi recenti.

[modifica] Leoni ammaestrati

Una pratica meno cruenta, e permessa in gran parte del mondo (sebbene contestata dagli animalisti) è l'impiego di leoni come attrazioni nei circhi moderni. Il domatore di leoni, che convince i propri leoni a eseguire insolite acrobazie (come il classico salto attraverso il cerchio) o mostra il proprio coraggio introducendo la testa fra le fauci dell'animale, è una delle figure tradizionali del mondo circense.

Anche negli zoo i leoni sono spesso in qualche misura addomesticati, per garantire maggiore sicurezza agli operatori o per fornire speciali attrazioni al pubblico, come la possibilità di accarezzare cuccioli di leoni o di interagire in altri modi con questi animali.

[modifica] Note

  1. ^ [1]
  2. ^ Ronald M. Nowak, Walker's Mammals of the World. Johns Hopkins University Press 1999, ISBN 0801857899
  3. ^ E.T. Simandle e C. R. Tracy, The Main Question: Untangling Why Lions Have It. In «SICB Annual Meeting & Exhibition Final Program and Abstracts 2003».
  4. ^ R.W. Kayes e B.D.Patterson, Mane variation in african lions and its social correlations
  5. ^ a b Sebbene attualmente non sia più considerato tale, in passato il leone abissino fu creduto una sottospecie etiope di panthera leo caratterizzata da una criniera di colore nero o striata di nero. La presunta sottospecie fu battezzata col nome scientifico di Felis leo roosevelti (successivamente, Panthera leo roosevelti) in onore del presidente degli Stati Uniti d'America Theodore Roosevelt che ne aveva ricevuto in dono un esemplare, nel 1904, dall'imperatore etiope Menelik II. L'esemplare, trasferito allo Smithsonian National Zoological Park di Washington D.C., divenne una popolare attrazione fino al novembre 1906, quando morì e venne imbalsamato. Il suo corpo è conservato ancor'oggi allo Smithsonian National Museum of Natural History. Per approfondire: Felis leo roosevelti, articolo nel sito dello Smithsonian National Zoological Park.
  6. ^ P. M. West e C. Packer, Sexual Selection, Temperature, and the Lion's Mane. In «Science» 297, pp. 1339/1343, 2002
  7. ^ R. Barnett, N. Yamaguchi, I. Barnes e A. Cooper, Lost Populations and Preserving Genetic Diversity in the Lion Panthera leo: Implications for Its Ex Situ Conservation. In «Conservation Genetics», 2006. Il testo integrale dell'articolo in PDF è disponibile anche online
  8. ^ N. Yamaguchi, e B. Haddane, The North African Barbary lion and the Atlas Lion Project. In «International Zoo News» 49, pp. 465-481, 2002
  9. ^ Pagina dello Honolulu Zoo
  10. ^ Bruce Bagemihl, Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity. St. Martin's Press 1999, pp.302-305. Nella sua discussione delle relazioni omosessuali fra leoni, Bagemihl riporta anche lavori precedenti: J. B. Cooper, "An Exploratory Study on African Lions", in «Comparative Psychology Monographs» 17:1-48; R. L. Eaton, "The Biology and Social Behavior of Reproduction in the Lion" in The World's Cats vol.II, 1974, pp.3-58; G.B. Schaller, The Serengeti Lion; University of Chicago Press 1972.
  11. ^ Suvira Srivastav, Lion, Without Lioness, presso il sito TerraGreen
  12. ^ The Primate Anthology: Essays on Primate Behavior, Ecology and Conservation from Natural History, a c. di R. L. Ciochan, e R. A. Nisbett. Prentice Hall, New Jersey
  13. ^ La storia di Kamuniak viene raccontata in un episodio di Animal Planet dal titolo Cuore di Leonessa [2].
  14. ^ [3]
  15. ^ N. Yamaguchi, A. Cooper, L. Werdelin e D.W. Macdonald, Evolution of the Mane and Group-Living in the Lion (Panthera leo): A Review. In «Journal of Zoology», 263, pp. 329-342. Cambridge University Press.
  16. ^ Barnett, R., N. Yamaguchi, I. Barnes & A. Cooper. 2006. Lost populations and preserving genetic diversity in the lion Panthera leo: Implications for its ex situ conservation. Conservation Genetics. Online pdf
  17. ^ Harper, 1945; Guggisberg, 1961; Nowell e Jackson, 1996; Van den Hoek, Ostende 1999; Yamaguchi and Haddane, 2002. Le pubblicazioni dei succitati autori sono indicate per esteso in [4].
  18. ^ Yamaguchi, N. & Haddane, B. (2002). The North African Barbary lion and the Atlas Lion Project, International Zoo News 49, pp 465-481.
  19. ^ Burger J, Rosendahl W, Loreille O, Hemmer H, Eriksson T, Götherström A, Hiller J, Collins MJ, Wess T, Alt KW. (2004). Molecular phylogeny of the extinct cave lion Panthera leo spelaea. Mol. Phylogenet. Evol., 30, 841–849. Online pdf
  20. ^ Burger J, Rosendahl W, Loreille O, Hemmer H, Eriksson T, Götherström A, Hiller J, Collins MJ, Wess T, Alt KW. (2004). Molecular phylogeny of the extinct cave lion Panthera leo spelaea. Mol. Phylogenet. Evol., 30, 841–849. Online pdf
  21. ^ C. A. W. Guggisberg, Simba
  22. ^ Nel Fisiologo vengono citate in questo senso tre caratteristiche del leone. La prima è che se si accorge di essere seguito, il leone cancella le proprie impronte con la coda, come Cristo ha nascosto la propria natura divina; la seconda è che il leone dorme con gli occhi aperti, come Cristo che appariva morto (dormiente) sulla croce e nel sepolcro, ma in realtà vegliava; la terza è che i cuccioli di leone nascono morti, e vengono risvegliati dopo tre giorni dal soffio del padre.

[modifica] Bibliografia

Bauer, H. & Nowell, K. 2004. Panthera leo. In: 2007 IUCN Red List of Threatened Species. IUCN 2007.

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