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Alliste - Wikipedia

Alliste

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Alliste
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Alliste]]
Alliste - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Puglia
Provincia: stemma Lecce
Coordinate: 39°57′0″N 18°5′0″E / 39.95, 18.08333
Altitudine: 54 m s.l.m.
Superficie: 23 km²
Abitanti:
6.542 31-12-04
Densità: 263 ab./km²
Frazioni: Capilungo, Felline, Posto Rosso 
Comuni contigui: Melissano, Racale, Ugento
CAP: 73040
Pref. tel: 0833
Codice ISTAT: 075004
Codice catasto: A208 
Nome abitanti: allistini - caddistari 
Santo patrono: San Quintino di Vermand 
Giorno festivo: 31 ottobre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Alliste è un comune di 6.054 abitanti della provincia di Lecce.

Indice

[modifica] Geografia

Alliste si colloca in una valle compresa tra la "Serra orientale" e la "Serra costiera", presso la costa del mar Ionio.

Il territorio è costituito da colline formate da compatti calcari mesozoici; raggiunge la massima altitudine in località Madonna dell'Alto (86 m s.l.m.).

La costa è bassa e rocciosa e la pianura è costituita da formazioni più recenti (calcareniti del Salento e formazioni di Gallipoli, costituite da sabbie argillose). Dal sostrato roccioso dipendono i tipi di terreno, dei quali i più diffusi sono quelli argillosi e le terre rosse, mentre occupano un'estensione ridotta le terre brune ed i terreni tufacei.

[modifica] Stemma civico

Lo stemma di Alliste rappresenta le ali di un cherubino, sulle quali poggia una A maiuscola romana ed è sormontato da una corona ducale, dopo che nel 1648 a Francesco Pignatelli venne conferito il titolo di duca. Il Gonfalone, partito di bianco e di azzurro, è caricato dall'arme sopradescritta.

[modifica] Storia

[modifica] Antichità

Menhir di Terenzano
Menhir di Terenzano

La presenza umana nel territorio allistino risale al Paleolitico inferiore: nelle "Grotticelle del Ninfeo" si sono rinvenute tracce di frequentazione, con un centinaio di manufatti litici di facies epigravettiana, comprendenti lame, punte bulini e raschiatoi. La località "Ninfeo" (zona comprendente l'area da Masseria Canne all'omonima Masseria Ninfeo) venne frequentata ancora nel Mesolitico (strumenti denticolati) e nel Neolitico (frammenti ceramici).

Al II millennio a.C. risale il "menhir di Terenzano" e le specchie di "Sciuppano" e "dell'Alto". Dalla demolizione della "specchia dell'Alto", negli anni Sessanta, emersero frammenti ceramici databili dall'età del bronzo all'epoca tardo-imperiale romana e connessi probabilmente al culto di qualche divinità della natura. Nei pressi, intorno all'anno 1000 venne costruita dai monaci basiliani una piccola chiesa rupestre, che testimonia la continuità del culto [1], poi divenuta l'abbazia minore della "Madonna dell'Alto".

Il territorio passò nel II secolo a.C. sotto la dominazione romana: la frequentazione è attestata dai ritrovamenti di ceramica domestica e monete disseminati nei campi: la zona, probabilmente paludosa era incolta e destinata al pascolo e alla caccia. Nella frazione di Felline venne impiantata una fornace, attiva fino al I secolo a.C., intorno al quale si sviluppò probabilmente un piccolo nucleo abitato (il toponimo di "Felline" deriverebbe dal termine latino figlinae, ossia laboratori artigianali per la produzione della ceramica [2].

[modifica] Le origini di Alliste

Secondo la tradizione orale, Alliste deve la sua origine ad un gruppo di profughi che, fuggiti da Felline, incendiata dai Saraceni, fondarono un nuovo paese, a cui diedero il nome di Alliste, in ricordo delle ali con cui un angelo li avrebbe avvolti durante la fuga rendendoli invisibili ai nemici [3]. Alla base della leggenda vi sono alcuni elementi reali: le incursioni saracene, frequenti nella zona tra il IX e il X secolo, il culto dell'angelo (un cherubino o san Michele Arcangelo) e la posteriorità di Alliste rispetto a Felline. Secondo altri studi l'origine del nome (C)alliste, anziché dal derivare dal greco "città bellissima", è da ricondursi al toponimo kal (variante: gal) equivalente a: 1) luoghi abitati, recintati o, comunque, adibiti a custodia umana, di animali o di altri beni; 2) pietra, zona pietrosa, radice pre-indoeuropea[4]. Tale tesi è supportata da una certa diffusione nel Salento del suddetto toponimo: per estensione il termine si riferirebbe anche ad anfratto, luogo riparato, come, ad esempio, per Gallipoli, Galugnano, Calimera.

La prima citazione del toponimo risale al 14 settembre del 1275, quando il casale di Alliste fu confermato dal re Carlo I d'Angiò al barone Guglielmo Pisanello, che l'aveva ereditato insieme ai feudi di Racale e Felline, dal padre Boemondo [5]. La creazione del casale si colloca nell'ambito delle opere di bonifica e colonizzazione delle terre incolte sotto il dominio normanno: i baroni Bonsecolo si avvalsero probabilmente della collaborazione dei monaci dell'abbazia della Madonna dell'Alto e di coloni greci già insediati nel Salento.

Inizialmente Alliste era stata abitata da una compatta comunità greca [6]. La prima sede parrocchiale ad Alliste era dedicata a san Sergio e nel suo altare si conservava ancora nel 1618 un‘iscrizione greca. Altri santi di origine bizantina erano i titolari di altre chiese censite nella visita pastorale del 1452.

[modifica] Sviluppo dell'insediamento tra XIV e XVIII secolo

L'ortogonalità dell'impianto urbano testimonia di una fondazione derivata da un preciso piano di colonizzazione e di sfruttamento del territorio, piuttosto che di una formazione spontanea. Il nucleo abitato, inizialmente citato come "casale", a partire dal 1378 viene considerato una "Terra", ossia un centro protetto da una cinta muraria [7].

Nella prima metà del Quattrocento gli allistini, ritenendosi per sua intercessione liberati dal pericolo della peste, scelsero come loro patrono san Quintino al posto di san Sabino, santo di origini bizantine, e poco dopo, nel 1455 l'inaugurazione della chiesa dedicata al nuovo patrono, fu ricordata in un'iscrizione sulla sua facciata con testo bilingue (in greco ed in volgare). Nel 1573 viene citata ancora l'esistenza di un sacerdote di rito greco, ma in una lettera del 1585 del cardinale Alessandrini al vescovo di Nardò, si raccomandava la soppressione del culto di rito greco, non essendo più la lingua intesa dalla maggior parte della popolazione.

Nel 1415 la comunità rappresentata dal "sindaco" Nicola Gargante, ottenne dal feudatario, Puccio Tolomei de Senis, alcuni diritti e libertà. Nel 1573 l'"università" locale raggiunse un accordo con il clero in merito all'esenzione dei tributi di cui godevano gli ecclesiastici, ottenendo un pagamento liberatorio. Anche nei secoli successivi l'"università" si oppose agli abusi dei feudatari, in merito alla riscossione di decime e tasse.

Fasi di sviluppo dell'abitato di Alliste
Fasi di sviluppo dell'abitato di Alliste

La crescita della popolazione spinse all'espansione del nucleo abitato anche all'esterno delle mura, in particolare sulla via che collegava Alliste con la "via Publica", la strada tra il porto di Ugento e quello di Gallipoli. In seguito alla costituzione del "Borgo" esterno alle mura, il centro cittadino si venne spostando in corrispondenza dell'attuale piazza del Municipio, all'epoca publica platea e luogo di riunione.

Alcuni di questi edifici extraurbani ebbero sistemazioni atte alla difesa, come feritoie e caditoie. Le case del "Borgo" erano prevalentemente abitazioni del tipo della "casa a corte", con copertura "incannata" o "lamiata" (con volte a stella o a botte). Tra il XVII e il XVIII secolo alle case si aggiunsero una serie di palazzi signorili (quelli delle famiglie Vaglio, Macagnino, De Tommasi, Venneri, Ferilli-Anastasia e Maggio).

[modifica] Il XIX e XX secolo

Nel 1799 giunsero fino ad Alliste gli echi della rivoluzione napoletana: i giacobini, guidati dal governatore della "Terra" Giuseppe Rizzo, e dall'arciprete Giuseppe Marrocco, vi impiantarono l'Albero della libertà.

Le terre demaniali, di proprietà collettiva e liberamente accessibili, ricoprivano il 70% del territorio. Nel 1806 venne varato dai legislatori francesi il processo di privatizzazione di queste terre, che si tradusse in un'aspra lotta tra il proletariato agricolo e la borghesia latifondista. Nel successivo regno d'Italia le usurpazioni nel frattempo intervenute, vennero sanate con l'espediente delle "conciliazioni". La questione provocò numerose occupazioni di terre da parte dei contadini [8].

Per approfondire, vedi la voce Questione demaniale di Alliste.

Tra la metà del XVIII e la prima metà del XX secolo, l'espansione dell'abitato andò occupando prima l'area verso nord e nord-ovest, tra la via Racale e la "via Publica", e quindi verso sud, lungo la strada per Filline: nel 1915 le due aree vennero raccordate con la costruzione della via Rettifilo. In quest'epoca le abitazioni sono della tipologia delle case a schiera, composte spesso da due vani e un giardino; alcuni edifici costruiti nel corso degli anni Venti e Trenta sono stati abbelliti con verande, archi, mascheroni e fregi floreali. Agli anni Venti risale anche il palazzo Venneri in via Racale, di stile neoclassicheggiante.

Nuove agitazioni contadine si verificarono agli inizi del 1921, con l'occupazione della sede del municipio e il sequestro del sindaco, e ancora nel 1945, per la mancanza di pane, nel 1963 per il crollo speculativo del prezzo delle patate e nel 1979.

Per approfondire, vedi la voce Le Giornate Rosse Allistine (31 marzo-7 aprile 1921).

Nella seconda metà del XX secolo la crescita demografica ha determinato un'espansione a macchia d'olio e l'urbanizzazione selvaggia della fascia costiera, con il fenomeno dell'abusivismo edilizio. Le campagne sono costellate fittamente dai caseḍḍi, le tipiche costruzioni in pietra a secco della piccola proprietà contadina, che, insieme alle "masserie", costituivano un tempo l'habitat rurale del territorio.

[modifica] Evoluzione demografica

La popolazione del paese fu inizialmente in gran parte di origine greca. Nel 1412 [9] erano attestati circa 540 abitanti (il numero è ricavabile convenzionalmente dal numero di "fuochi", ossia di famiglie, censiti però a fini fiscali - applicazione del Focatico - e non demografici). Nel 1636 una relazione sulla diocesi di Nardò attesta la presenza di 475 abitanti, 98 dei quali ancora non in età da comunione, ai quali dovevano aggiungersi circa 20 ecclesiastici.

Nel XVII secolo la media annua delle nascite fu di 17,2, con differenze significative tra i vari decenni: 219 nati negli anni 1630 contro i 140 degli anni 1690. Nel XVIII secolo venne registrato un lieve aumento demografico (media annua delle nascite salita a 23,3, con un minimo di 179 negli anni 1760 ed un massimo di 282 negli anni 1790. Nel XIX e XX secolo l'incremento demografico è costantemente aumentato: 37,5 nascite all'anno nella prima metà del XIX secolo, 65,8 nella seconda metà, 95,8 nella prima metà del XX secolo e 94,1 nel periodo 1951-1985. La maggiore espansione demografica si è verificata tra il 1921 ed il 1970: gli anni con il maggiore numero di nascite sono stati il 1920 con 143 nascite ed il 1946 con 137, in coincidenza con la fine delle due guerre mondiali ed il ritorno dei reduci.

Un inversione di tendenza, con progressiva diminuzione delle nascite si è manifestata a partire dagli anni 1970 (117,3 nascite annue negli anni 1960, 96,8 negli anni 1970 e 69,8 nel quinquennio 1981-1985, in analogia al fenomeno presente in tutto il mondo occidentale.

Evoluzione demografica
Evoluzione demografica
  • Anno 1412: 540 abitanti
  • Anno 1613: 440 abitanti
  • Anno 1636: 475 abitanti
  • Anno 1648: 415 abitanti
  • Anno 1669: 590 abitanti
  • Anno 1678: 369 abitanti
  • Anno 1692: 372 abitanti
  • Anno 1696: 381 abitanti
  • Anno 1745: 383 abitanti
  • Anno 1778: 800 abitanti
  • Anno 1806: 739 abitanti
  • Anno 1807: 905 abitanti
  • Anno 1828: 964 abitanti
  • Anno 1848: 1.009 abitanti
  • Anno 1861: 1.624 abitanti
  • Anno 1871: 1.905 abitanti
  • Anno 1881: 2.190 abitanti
  • Anno 1901: 2.755 abitanti
  • Anno 1911: 3.145 abitanti
  • Anno 1921: 3.651 abitanti
  • Anno 1931: 4.286 abitanti
  • Anno 1936: 4.643 abitanti
  • Anno 1951: 5.718 abitanti
  • Anno 1961: 5.862 abitanti
  • Anno 1981: 6.197 abitanti
  • Anno 1991: 6.213 abitanti
  • Anno 2001: 6.054 abitanti.

[modifica] Economia

Olivo della Linza. XV sec.
Olivo della Linza. XV sec.

La economia tradizionale è stata prettamente agricola [10].

La popolazione era costituita nel XVIII secolo per l'85,2% da contadini, per il 7,4% da artigiani, per il 5,6% dalla borghesia professionale o redditiera e per l'1,8% dal clero. Fino al XIX secolo ad esser coltivata era solo la parte pianeggiante del territorio, mentre tutta l'area della "Serra" era demanio, cioè di proprietà collettiva; nel corso del secolola privatizzazione delle terre demaniali diede luogo ad usurpazioni, lotte ed azioni legali.

A partire dal secondo dopoguerra il settore agricolo ha subito un intenso processo evolutivo, con l'introduzione di colture specializzate (soprattutto in campo orticolo e floricolo), il consolidamento di altre (olivo e patate) e la rarefazione della vite, dei cereali, dei fichi e dei legumi. La modernizzazione del processo produttivo (meccanizzazione, irrigazione, serre) e la costruzione di impianti di lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli hanno sempre più inserito l'agricoltura locale nel mercato nazionale e internazionale.

L'economia allistina attuale presenta inoltre una maggiore apertura verso l'artigianato e il terziario.

[modifica] Luoghi di interesse

Chiesa di San Quintino
Chiesa di San Quintino
Per approfondire, vedi la voce Chiesa di San Quintino (Alliste).
  • Chiesa di San Quintino, sorta fuori del paese nel 1455 e radicalmente rimaneggiata nel 1863. Dal 1875 chiesa parrocchiale.
  • Chiesa di San Giuseppe: sita all'interno della mura della "Terra", menzionata per la prima volta nel 1452 e chiesa parrocchiale fino al 1875. Conserva una Madonna del Santissimo Rosario circondata da 15 ovali con i Misteri del Rosario, eseguiti alla metà del XVII secolo da Giovanni Andrea Coppola (1597-1659) come ex-voto del committente, Diego de Tommasi, un San Sabino del 1696 e una tela con la "Madonna del Carmine di Niccolò Romano del 1685, eseguita a carico del patrono della cappella don Francesco Antonio Mastroleo.
  • Chiesa della Beata Maria Vergine Immacolata, eretta nel 1712 quale sede dell'omonima confraternita.

Sulla costa sono la chiesa dei Santi Medici e la chiesa della Beata Maria Vergine della Luce (seconda parrocchia dal 1986) e nei documenti, a partire dal 1452, si citano altre quattordici chiese, ora tutte scomparse: nonostante il titolo, si trattava in realtà di cappelle, urbane ed extraurbane, di proprietà privata, alle quali venivano legati dei benefici e che spesso erano rette da cappellani. In cambio della costruzione e dei benefici i fondatori di tali chiese si assicuravano la celebrazione di un certo numero di messe in suffragio della propria anima.

  • Chiesa della Madonna dell'Alto, situata sulla collina che sovrasta il paese, è stata eretta tra l'VIII e il IX secolo a.C.,narra la leggenda che un marinaio per scampare al naufragio dovuto a una tempesta, avesse invocato la Madonna la quale gli apparve con un'ancora in mano con la quale salvò l'uomo.Questo grato alla Madonna per lo scampato pericolo promise la costruzione in onore a Essa di 3 cappelle: la chiesa dell'Alto di Felline, la chiesa della Campana di Casarano e la chiesa del Casale di Ugento.La festa della Madonna dell'Alto si svolge la prima domenica dopo Pasqua.

[modifica] Allistini illustri

  • Nicola Gargante: sindaco dell'"università" locale nel 1415.
  • Anna Sclavona: rettrice dell'Ospedale di San Quintino nel 1473 [11].
  • Diego De Tomasi (1609-?): della famiglia dei conti De Tomasi, provenienti da Siena, attestati ad Alliste a partire dal XV secolo ed estinti nel XIX secolo, la famiglia più in vista del paese nel Seicento e Settecento.
  • Francesco Antonio Mastroleo (1624-1709): arciprete di Alliste dal 1675 al 1701. Nel 1679 fece costruire nella chiesa di San Giuseppe una cappella alla Madonna del Carmine. Lasciò in beneficenza tutti i suoi beni: una parte la donò all'Ospedale di san Quintino e con l'altra fondò l'Opera Pia del Carmine.
  • Quintino Mastroleo (1683-1781): abate, "maestro di belle lettere" nel seminario di Nardò e cappellano dei conti De Tomasi e precettore di Filippo Maria Briganti di Gallipoli. Tradusse le opere di Livio e di Virgilio, scrisse e lasciò inediti i Trattati di Retorica ed un dramma in versi sul Martirio di San Quintino, pubblicato postumo nel 1890.
  • Giuseppe Vito Venneri (1736-1823): ffilosofo e medico.
  • Francesco Basurto (1800-?): della famiglia dei duchi di Racale, giurista e poeta; fu sindaco e consigliere distrettuale e provinciale.
  • Salvatore Ferilli (Alliste, 1809- Napoli, 1880): medico chirurgo a Napoli e nella marina borbonica, nel 1850 fu nominato chirurgo di corte dai Borboni. Nel 1861 fu nominato medico di vascello nella marina del regno d'Italia e nel 1878 fu nuovamente medico di corte presso il re Vittorio Emanuele II.
  • Quintino Venneri, detto Macchiorru (1836-1866): capobanda locale durante il periodo del brigantaggio, organizzò una propria banda che giunse a contare 24 affiliati. Fu autore dell'omicidio del sacerdote “liberale” don Marino Manco di Melissano. Processato nel 1864, riuscì ad evadere e morì in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine.
  • Pietro Scarlino (1855-1902): avvocato e sindaco si impegnò contro l'usurpazione delle terre demaniali [12].
  • Salvatore Casto (1853-1936): Sacerdote e latinista
  • Cosimo Panico (1856-1936): Capolega e protagonista delle lotte contadine, che culminarono nel 1921 con l'occupazione del Comune ed il sequestro del sindaco e di alcuni amministratori.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Antonio Ermenegildo Renna (lista civica) dal 30/05/2006
Centralino del comune: 0833 902711
Email del comune: ufficioprotocollo@comune.alliste.le.it

[modifica] Galleria Fotografica

[modifica] Bibliografia

  • Pietro Scarlino. Estratto dei titoli, documenti, atti e pronunziati finora scoperti e conosciuti riflettenti i contigui demani universali di Alliste e Felline nella tenuta Monte. Coll'esame e confuta delle perizie ed accesso giudiziario del 1900 pel Sindaco Prof. Pietro Scarlino, Matino, 1902.
  • Vittorio Zacchino, Noterelle allistine. Le vicende di Alliste dall'età normanna alla fine del XVI secolo, Felline (Alliste),1977.
  • Antonio Pizzurro, Alliste. Frammenti di storia locale, Taviano, 1988.
  • Antonio Pizzurro, Società e Popolo ad Alliste, Lecce, 1990, ISBN 88-7261-003-6.
  • Antonio Pizzurro, Terra Alisti. L'età medievale (XV secolo), Lecce, 1999, ISBN 88-7261-149-0
  • Tommaso Venneri, Allistini. Cognomi, provenienza, genealogie, storie, Copertino, 2002, ISBN 88-87557-22-5

[modifica] Note

  1. ^ Un rito pagano legato all'equinozio di primavera si prolunga forse in una tradizionale veglia notturna in occasione della festa della Madonna nella domenica in albis.
  2. ^ Un limitato scavo condotto nel 1967 da Cosimo Pagliara ha permesso il ritrovamento di bolli di anfore, che hanno restituito i nomi di alcuni produttori: Felix Pullus, Gentius, Dionysius, Nicephorus. L'esportazione delle anfore qui prodotte raggiunse Ugento, Gallipoli e Roma (esemplare conservato nell'Antiquarium di Policoro.
  3. ^ Gli abitanti di Alliste ebbero inoltre il soprannome di Argerini: c'è chi, partendo da questo epiteto, ha supposto la presenza in Alliste di un gruppo di Algerini e su questa base ha ipotizzato che Alliste “ebbe da Alì, duce dei Saraceni, tale nome". Più probabilmente il nomignolo ha esclusivamente il significato metaforico di ‘barbari, violenti’. Cfr. S. Panareo, Dileggi e scherni tra paesi dell'estremo Salento, Lecce, 1905, p. 7; D. De Rossi, Storia dei comuni del Salento. I Parte, Lecce, 1972, p. 33; G. Rohlfs, Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto), Galatina, 1976, p. 1192.
  4. ^ http://www.comune.saint-vincent.ao.it/storia_modello.asp?numID=47
  5. ^ La citazione del casale manca invece in un documento del 1190, nel quale i feudi di Racale e Felline erano stati assegnati da Tancredi d'Altavilla al barone Guglielmo Bonsecolo.
  6. ^ La forma dialettale del nome, Caḍḍiste, deriva dal greco Καλλίστη, "la bellissima". Nel 1325 la tassa delle "collettorie" e ancora nel 1373 quella della "decima" veniva pagata dai protopapi (un dignità della Chiesa greca). Il territorio è definito in un documento del 1412 Terra Graecorum, ovvero “Terra di Greci”
  7. ^ Le mura, che comprendevano anche un fortellicium, avevano un andamento planimetrico regolare e di forma rettangolare. Avanzi delle mura possono ancora individuarsi in via Roma; altri devono essere stati inglobati nei muri nord ed est dell'antica parrocchiale, ora chiesa di San Giuseppe, e dai palazzi settecenteschi che si affacciano su via Piazza. Alla "Terra", prima degli sventramenti degli anni Cinquanta e anni Sessanta, si accedeva da quattro ingressi a due a due opposti; la porta principale, dove vi era il Seggio, fu demolita nel 1972 per poter costruire il "Monumento ai caduti". La via di Mezzo divideva da nord a sud l'abitato e l'unico largo era quello di fronte alla chiesa parrocchiale.
  8. ^ Occupazioni di terre sono ricordate nel 1831 e 1838, e sommosse nel 1848. Particolarmente violenta fu l'occupazione delle terre della "masseria Stracca" nel 1879 da parte di circa duecento contadini, alla quale fece seguito il massiccio intervento delle forze dell'ordine.
  9. ^ Archivio della Curia Vescovile di Nardò, C-149, Relatio de statu veteri et recenti Neritinae Ecclesiae et Diocesis facta a Joanne de Epiphaniis Abbate, Capitulo, et Monachorum Conventu ad Joannem XXIII Pontificem Maximum, Anno Domini 1412.
  10. ^ Nel 1452 il 55,9% del territorio era occupata dalle colture cerealicole, il 26,9% da vigneti, l'11% dagli oliveti e il 6,2% dagli orti. Nel 1745 era aumentata la superficie destinata al seminativo (67%) e all'oliveto (22%), mentre era diminuita quella a vigneto (11%) e pressoché scomparsa quella degli orti.
  11. ^ Un documento riporta che l'ospedale era retto "per Annam Sclavonam et suum virum": traduzione "da Anna Sclavona e da suo marito".
  12. ^ Nel 1902, inviò al re Vittorio Emanuele III l'Estratto dei titoli, documenti, atti e pronunziati finora scoperti e conosciuti riflettenti i contigui demani universali di Alliste e Felline nella tenuta Monte. Coll'esame e la confuta delle perizie ed accesso giudiziario del 1900 pel Sindaco Prof. Pietro Scarlino, con un'accurata ricostruzione della questione demaniale ad Alliste e Felline.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Il Tafaluro a Torre Sant'Andrea, marina di Melendugno (LE)

Salento - Tacco d'Italia

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