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Calimera - Wikipedia

Calimera

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Calimera
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Calimera]]
Calimera - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Puglia
Provincia: stemma Lecce
Coordinate: 40°15′0″N 18°17′0″E / 40.25, 18.28333
Altitudine: 56 m s.l.m.
Superficie: 11,14 km²
Abitanti:
7.363 31-12-07
Densità: 661 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Caprarica di Lecce, Carpignano Salentino, Castri di Lecce, Martano, Martignano, Melendugno, Vernole, Zollino
CAP: 73021
Pref. tel: 0832
Codice ISTAT: 075010
Codice catasto: B413 
Nome abitanti: calimeresi 
Santo patrono: San Brizio e Maria SS. di Roca 
Giorno festivo: 29 luglio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia
« Tutto è vita, tutto è moto
splende il sol di primavera,
sei gentile sei pur bello
o bilingue paesello,
hai d'ingegni eletta schiera
Calimera, Calimera! »

Calimera è un comune di 7.363 abitanti del Salento in provincia di Lecce, il secondo centro più popoloso della Grecìa Salentina, area ellenofona dalla caratteristica lingua di origine greca, il griko, di cui attualmente presiede il consorzio.

Indice

[modifica] Toponomastica

Un'opinione diffusa vuole che il nome Calimera derivi dal greco Καλημέρα (Kalimera), che significa buon giorno (in greco "kalì emera") o, secondo alcuni studiosi, bella contrada. Altre ipotesi si rifanno, invece, ad una derivazione bizantina del toponimo "cal/gal" presente anche nelle parole Alliste (originariamente Calliste), Galugnano, Gallipoli seppur con sfumature diverse di significato. Nello specifico il nome Calimera deriverebbe dal griko calìa (nominativo), calìas (genitivo; =ambiente scavato, probabilmente per conservare le derrate) + mera (=parte, zona, luogo, anche "verso", con valore di preposizione) con prolessi del genitivo. Secondo il Vocabolario greco salentino[1], calìa= baracca, capanna, per estensione "luogo abitato". In virtù della prolessi del genitivo, dunque, il nome risulterebbe dall'inversione di "a ddha mèra alle calìe" (=presso le capanne, presso l'abitato) in "calìe mèra", da cui Calimera. Secondo questa interpretazione, avvalorata dal fatto che il nome del paese sia Cali-mera e non Cali-emera, gli abitanti originari avrebbero inteso indicare il "luogo abitato" in contrapposizione alla campagna circostante.

[modifica] Storia

Le origini del paese, che si trova lungo la via Traiana Calabra, l’antica strada che collegava Otranto a Lecce e Brindisi, rimangono incerte. Come per gli altri centri ellenofoni del Salento, il dibattito storiografico, privilegiando l'analisi della lingua grika, lega la sua nascita ad una presunta colonizzazione bizantina o a più antiche radici magnogreche.

Dolmen Placa (Comune di Melendugno)
Dolmen Placa (Comune di Melendugno)

Oggi attivo centro nel terziario, noto per la sua vivacità culturale, Calimera era in passato costretta ad attività marginali dell'agricoltura, per la povertà del suo feudo. La sua popolazione era infatti nota per la produzione del carbone, attività che proveniva dall'utilizzo del legname del grande bosco. I "craunàri" erano carbonai e venditori ambulanti di carbone e avevano un santo protettore tutto loro: S. Biagio. E tra i culti ancora radicati tra i calimeresi spiccano ancora oggi quelli per santi di origine orientale: S. Eligio, protettore dei maniscalchi, S. Elia, antico patrono di Calimera, S. Vito, protettore degli animali e S. Biagio, protettore dei carbonai e della gola.

Oggi è rimasto molto poco del borgo antico, ma Calimera si distingue nell'area ellenofona per l'intensa attività culturale volta al recupero e alla valorizzazione della grikítà.

Simbolo tangibile della 'éllenicità' di Calimera, la bella stele attica donata dal Municipio di Atene al centro salentino nel 1960.

[modifica] Monumenti

[modifica] Chiesa Parrocchiale

È un ampio edificio a navata unica sorto nel XVII secolo sulle rovine di un tempio più antico a due navate, situato nella centrale Piazza del Sole. Ha prospetto rettangolare e l'interno a croce latina con nove altari, alcuni dei quali dotati di tele di valore, come il primo a destra, della Madonna della Misericordia, che propone un'inedita Madonna gravida, il cui dipinto viene attribuito al Catalano. L'altare del braccio sinistro della croce latina ha una nicchia con l'immagine di San Brizio, protettore del paese. Alcune botole danno accesso a tombe sotterranee. Alle spalle della chiesa sorge un massiccio campanile a quattro piani.

[modifica] Via Costantini

Il tratto iniziale provenendo da Piazza del Sole presenta interessanti esempi di edilizia sei/settecentesca. Nel vico S. Vito è possibile osservare la caratteristica gerarchia degli spazi che si snodano fra strada, spazio semipubblico e spazio privato. Al n. 41, la casa a corte bassa è un esempio di dimora contadina povera.

[modifica] Via Montinari

La via Montinari è l’asse viario più importante del centro. Si incontra la chiesa di S. Antonio accanto alla quale un tempo sorgeva un ‘hospitale’ che accoglieva i pellegrini e la gente di passaggio. La chiesa ha un originale e armonico prospetto ma, nell'interno, sono evidenti i rifacimenti subiti negli ultimi secoli. Alcuni anni fa sono stati eseguiti dei lavori di restauro e, nell'occasione, il prospetto è stato arretrato, conservando però intatte le sue linee. Durante tali lavori è stata scoperta, nel centro del pavimento, una sepoltura con i resti del sacerdote Marino Licci, Plebanus VI Latinus, che volle lì essere sepolto.

La strada presenta inoltre delle belle corti, come quella di S. Calimero e di S. Paolo. Molte delle case a corte di Calimera sono dotate di vano antistante, il sappuèrtu, che serviva come deposito degli attrezzi e ricovero degli animali.

A metà del percorso vi è una Piazza con il monumento ai Caduti. Originariamente collocato in Piazza del Sole, il bronzo, collocato su di un alto piedistallo in marmo di Carrara, sul quale sono stati incisi i nomi dei caduti calimeresi nelle ultime guerre, rappresenta la Vittoria ed è opera del Bortone, artista ruffanese.

Superando Piazza dei Caduti, si trova la cappella del Carmine con un antico soffitto a capriate: sulla finestra è riportata la data 1577. Accanto, il bel portale di palazzo Montinari, che pare fu la residenza dell'ultimo protopapás di rito greco, Sigismondo De Matteis, morto nel 1621.

[modifica] Via Mayro

Su via Mayro al n. 51, c'è il palazzo Murrone, con un nucleo del 1600. Quasi di fronte, al n. 46, si trova la casa natale dell'ellenista Vito Domenico Palumbo. Sempre in via Mayro incontriamo la corte e la cappella del Crocifisso del 1698. La volta è tutta affrescata con l’immagine dello spirito Santo al centro e dei quattro evangelisti. Il grande Crocifisso ligneo è del Seicento.

[modifica] Chiesa dell'Immacolata

È la seconda, per grandezza, dopo la Chiesa Parrocchiale. È del 1636 e sorge in una piazzetta oggi intestata al Giudice Costituzionale Francesco Pantaleo Gabrieli. Negli ultimi anni ha subito radicali mutamenti, come lo smantellamento del coro ligneo e la sostituzione del pavimento maiolicato.

[modifica] Chiesa della Madonna di Costantinopoli

Negli anni '70 la chiesetta è stata abbattuta per l'edificazione di uno stabile, all'interno del quale si conserva, in un vano apposito, un affresco di scuola bizantina, datato 1603, dedicato alla Madonna di Costantinopoli. L'affresco testimonia la convivenza del rito greco e di quello latino nella rappresentazione pittorica degli abiti talari dei due vescovi effigiati, l'occidentale S. Eligio e l'orientale S. Elia.

[modifica] Chiesa di S. Vito

È una chiesetta di campagna ubicata ad est del Cimitero, in prossimità dell'ingresso dell'antico Bosco di Calimera. Ha un'unica navata, e la peculiarità che nel suo centro sporge dal pavimento un megalito calcareo di epoca precristiana con un foro nel mezzo (men-an-tol, ovvero pietra forata). La tradizione vuole che nel giorno di Pasquetta la gente passi attraverso il foro per purificarsi. Si fa risalire quest'uso ai riti propiziatori della fertilità. Tutti gli anni, in una festa di primavera tra il verde degli ulivi, in questa piccola e isolata cappella il rito si ripete. Il sasso conserva ancor oggi, nella parte superiore, un po’ di intonaco con tracce di un affresco con l’effigie di San Vito Martire.

[modifica] Giardini pubblici

I giardini pubblici di Calimera si trovano alla fine di via Montinari. Raccontano le vicende calimeresi dell’etnia dalle due lingue e dell'impegno al recupero di un'identità sociale che, con la modernizzazione, ha rischiato di scomparire totalmente. Tra i busti di Vito Domenico Palumbo, del De Santis e del Gabrieli, spicca la già citata Stele marmorea del IV sec. a.C., donata dalla città di Atene a Calimera nel 1960 (nel 1957, l'allora Sindaco di Calimera, Giannino Aprile, aveva indirizzato al Sindaco di Atene una lettera chiedendo un avanzo architettonico o, almeno, un sasso dell'Acropoli come simbolo della comune origine e di un'ideale continuità di rapporti.) La Stele è in puro marmo attico e proviene dal Museo Nazionale di Atene. Reca incise le parole "Patroclia di Proclide da Atmon", località presso Marussi, nei sobborghi di Atene, dove venne rinvenuta. La Stele, di fattura perfetta, con un bassorilievo rappresentante il Saluto di Patroclia, è sormontata da una palmetta ed è ornata di fiori simboleggianti la serenità rassegnata della morte. È uno dei migliori esemplari di monumenti funebri conosciuti: per la sua perfetta armonia incanta chi la guarda anche se il bassorilievo centrale è un po’ corroso dal tempo e il fusto, rotto trasversalmente, è saldato. È sistemata in un'edicola in pietra viva di Soleto, sul cui timpano è inciso "Zeni sù en ise ettù ‘sti Kalimera", "Straniera tu non sei qui a Calimera" (traslitterato in Greco sarebbe: Ζένη 'σού 'εν είσαι ετού στη Καλημέρα), verso tratto dalla omonima poesia di Ernesto Aprile.

[modifica] Dolmen Placa

Nei dintorni di Calimera si trovano numerosi monumenti megalitici, fra cui i dolmen, monumenti sepolcrali costituiti da tre o più lastre conficcate nel suolo e sormontate da un'altra lastra di dimensioni maggiori, poggiante sulle prime.[2] A 3 Km dal paese, sulla strada che porta a Melendugno, addentrato di un chilometro sulla destra, si trova il famoso Dolmen Placa, scoperto da Michele Palumbo.

[modifica] Museo di Storia Naturale del Salento

Situato al civico 95 di via Europa, comprende le sezioni di Mineralogia, Paleontologia, Ornitologia, Entomologia, Malacologia, Teratologia; ospita inoltre acquari e terrari nei quali sono raccolte diverse varietà di anfibi e rettili.

Presso la stessa sede ha luogo l'Osservatorio Faunistico della Provincia di Lecce, centro di accoglienza per animali selvatici, feriti o debilitati, che una volta guariti vengono reintrodotti in natura; si tratta anche di un centro di affidamento permanente per gli animali esotici abbandonati che non possono essere reintrodotti in habitat naturale. L'Osservatorio è dotato di numerose voliere esterne in cui sono ricoverati gli animali in cura o in affidamento. Interventi particolari sono stati fatti negli ultimi anni per la riproduzione e la reintroduzione delle testuggini terrestri, nonché per il recupero e la cura delle tartarughe marine in difficoltà in collaborazione con la Stazione Zoologica "Anton Dohrn".

[modifica] Personaggi Illustri

[modifica] Letterati

  • Pasquale Tommasi (1712 - 1787), medico e letterato, nel 1746 curò la ristampa napoletana della quarta edizione, (già uscita in 6 volumi negli anni 1729 - 1738) del Vocabolario dell'Accademia della Crusca. Il Tommasi caratterizzò l’impresa, oltre che per le sue correzioni, soprattutto per l’arricchimento lessicale che apportò al Vocabolario, sempre in conformità ai canoni dell’Accademia, ma con aperture più coraggiose verso l’accoglienza del linguaggio tecnico-scientifico. Ognuno dei sei volumi infatti presenta alla fine sotto il titolo di Giunte di vocaboli raccolti dalle opere degli autori approvati dall’Accademia della Crusca gli incrementi del Tommasi, che nel 1751 saranno ristampati in un unico volume, e che per la loro accuratezza otterranno il riconoscimento dell’Accademia stessa, che anche se generalmente non vedeva con favore operazioni non ufficiali sul Vocabolario, non poteva non considerare, anche per i futuri lavori di revisione, l’opera del Tommasi.
  • Vito Domenico Palumbo (1854 - 1918), celebre umanista, linguista e poeta, fu uno dei massimi studiosi della lingua greca salentina. Raccolse un ricchissimo repertorio di materiale nei suoi "quaderni", fra cui decine e decine di fiabe e centinaia di poesie e canti da tutta la Grecìa Salentina. Compose anche molte liriche, fra cui la famosa "Matinata" (Serenata).
  • Brizio De Sanctis (1863 - ?), filosofo e letterato
  • Giuseppe Gabrieli (1872 - 1942), primo Bibliotecario della Reale Accademia dei Lincei, studioso apprezzato in tutto il mondo malgrado non avesse mai intrapreso la carriera universitaria, nonché collaboratore di Leone Caetani col quale realizzò l'Onomasticon Arabicum e al quale Caetani dedicò un volume dei suoi Annali dell'Islām. Prolifico scrittore, la sua bibliografia è molto vasta e spazia dagli studi orientalistici, di carattere filologico e letterario, a quelli eruditi, bibliografici e storico-culturali relativi, in particolare, ai rapporti tra l'Oriente musulmano e l'Occidente cristiano.
  • Rocco Aprile (1929), storico. Figura essenziale del movimento di riscoperta delle tradizioni greco-salentine e di salvaguardia della lingua grika, è tra i fondatori del Circolo Culturale Ghetonìa. Ha pubblicato la Storia della Grecia Moderna e diretto la collana Grecìa salentina: problemi e documenti.

[modifica] Statisti e Magistrati

  • Giuseppe Tommasi, noto giurista ed avvocato, membro di varie corti italiane e Senatore del Regno d'Italia.
  • Paolo Colaci, magistrato.

[modifica] Pittori

[modifica] Forze dell'ordine

[modifica] Scrittori ellenisti

Frutto dell'impegno e della sinergia tra istituzioni culturali ed amministrazione pubblica, merita di essere segnalata una vasta produzione letteraria e una ricca produzione musicale che riesce a mantenere vivo un patrimonio collettivo di canti religiosi, di lavoro e di lutto. Tra gli scrittori e poeti popolari in lingua grika più famosi, citiamo:

  • Giuseppe Aprile (1864 - ?), compose alcune poesie in griko, fra le quali spicca Aremu rindineddha (Chissà o Rondinella), musicata da un tal "maestro Costanzo", che raggiunse presto una notevole popolarità. Tuttora è probabilmente la canzone in griko più famosa e conosciuta.
  • Giovanni Gualberto (Giannino) Aprile (1918 - 1968), avvocato, sindaco di Calimera dal 1956. Si dedicò attivamente all'apertura di relazioni culturali con la Grecia, iniziativa che culminò con la donazione da parte della città di Atene a Calimera della Stele del IV secolo a.C. custodita nei giardini pubblici del paese. La sua opera più famosa è la grande raccolta di canti popolari e d'autore in griko "Calimera e i suoi traùdia".
  • Pasquale Lefons
  • Angela Campi Colella
  • Cesare Campanelli
  • Franco Corlianò
  • Cici Cafaro

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Giuseppe Rosato (Libertà Democrazia) dal 05/04/2005
Centralino del comune: 0832 870111
Email del comune: urp@comune.calimera.le.it

[modifica] Città gemellate

[modifica] Bibliografia

  • Laura Berti, Pasquale Tommasi e la ristampa napoletana della IV edizione della Crusca, in «Lingua nostra», 34 voll., fasc. 3 (sett. 1973), pp.73-80.
  • Cosimo De Giorgi, Un gruppo di dolmen fra Calimera e Melendugno in Terra d'Otranto, in Bullettino di Paletnologia Italiana, 1911, 37, pp. 6-16.

e, dello stesso autore,

  • I monumenti megalitici in Terra d'Otranto, Napoli, 1879
  • I Menhius in Terra d'Otranto, Roma, 1880

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. ^ P. Stomeo, ed. Centro Studi Salentini, Lecce 1992
  2. ^ Si vedano le opere di Cosimo De Giorgi in bibliografia.

[modifica] Collegamenti esterni

Il Tafaluro a Torre Sant'Andrea, marina di Melendugno (LE)

Salento - Tacco d'Italia

Brindisi · Lecce · Taranto · Grecìa Salentina · Elenco completo dei comuni


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