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Accademia della Crusca - Wikipedia

Accademia della Crusca

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Biblioteca Riccardiana, una proprietà dell'Accademia
Biblioteca Riccardiana, una proprietà dell'Accademia

L'Accademia della Crusca è un'istituzione che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia italiana e, fra quelle esistenti, è la più antica accademia italiana.

Rappresenta sicuramente la più prestigiosa istituzione linguistica italiana: tra gli ultimi riconoscimenti in tal senso, è stata anche chiamata a far parte della «Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali» recentemente costituita con il compito di elaborare una linea comune di protezione di tutte le lingue nazionali. Per l'Italia alla Federazione partecipano l'Accademia della Crusca e l'Opera del Vocabolario Italiano del Cnr (iniziativa avviata dal CNR, peraltro, proprio in collaborazione con l'Accademia della Crusca)[1].

Sorta a Firenze nel 1583, si è sempre distinta per il suo strenuo impegno a mantenere "pura" la lingua italiana originale, pubblicando già nel 1612 la prima edizione del Vocabolario della lingua italiana, che servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, spagnola, tedesca ed inglese.

Indice

[modifica] Storia

[modifica] Le origini e i fondatori

L'origine di questa istituzione ha un prologo del tutto anti-accademico: i suoi fondatori si erano chiamati inizialmente la brigata dei Crusconi e costituivano una sorta di circolo i cui soci - poeti, letterati, uomini di diritto - erano soliti radunarsi in allegre occasioni conviviali, durante le quali recitavano per gioco cruscate ossia discorsi dallo stile giocoso e scherzoso, senza capo né coda. L'intenzione dichiarata, che già si evince dalla scelta del nome, è di distaccarsi dalle pedanterie dell'Accademia fiorentina, protetta dal granduca Cosimo I de' Medici, e di contrapporsi al suo stile severo e classicista. I crusconi combattevano contro la pedanteria classicista anche con l'umorismo, la satira, e l'ironia, senza che questo compromettesse l'intenzione primaria del gruppo, prettamente letteraria, ed esplicata spesso in dispute letterarie di alto livello.

I fondatori della Crusca si identificano tradizionalmente in: Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de' Rossi, l'Inferigno, cui si aggiunse nell'ottobre 1582 Leonardo Salviati, l’Infarinato (1540-1589). [2] Sotto la spinta e con il determinante contributo di quest'ultimo, finalmente, a partire dal 1583, l'Accademia prende nuova forma, indirizzandosi coerentemente al fine che gli Accademici si proponevano: mostrare e conservare la bellezza del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento.

L'Accademia dunque abbandona l'impronta ludica e giocosa, per sposare il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto. Anche il significato del termine mutò: gli Accademici della Crusca lavorarono per distinguere la parte buona e pura della lingua (la farina) dalla parte cattiva ed impura (appunto, la crusca). Da qui la simbologia e l'apparato: lo stemma è un frullone o buratto con il motto del Petrarca Il più bel fior ne coglie come insegna. I membri si chiamarono Infarinato, Trito, Gramolato, Impastato eccetera e furono usati seggi dalla forma della cesta del pane mentre lo schienale fu una pala da forno.

L'Accademia della Crusca portò avanti la sua atttività con alti e bassi fino al 1783, quando Pietro Leopoldo la sciolse insieme ad altre Accademie e la riunì nella Accademia Fiorentina (seconda). Nel 1808 però venne fondata la terza Accademia Fiorentina e con decreto del 19 gennaio 1811, firmato da Napoleone, ripristinata la Crusca con la sua autonomia, statuti e finalità antiche.

Nel Novecento il Decreto Legge dell'11 marzo 1923 mutò la sua composizione e il suo indirizzo; la compilazione del Vocabolario fu sostituita con quella di testi filologici e il Vocabolario preso in carico da una società privata di studiosi. Nel 1955 però si tornò a parlare di una ripresa dell'opera su iniziativa di Bruno Migliorini e di altri.

Dal 1983 l'Opera del Vocabolario fa parte di un Centro di Studi CNR appoggiato dall'Accademia della Crusca (legge del 6 gennaio 1983, n. 6).

[modifica] Il primo Vocabolario

Dunque, sull'onda del rinnovamento di Leonardo Salviati (1540-1589), finalmente, a partire dal 1583, la Crusca, abbandonati i passatempi dilettanteschi, inizia a dedicarsi a un importante e impegnativo compito: compilare un grande Dizionario della lingua fiorentina, per difenderla e anzi imporla come modello.

Questo lavoro, durato diciannove anni e dovuto all'applicazione di trentacinque accademici, sfociò nella pubblicazione, nel 1612, del primo Vocabolario degli Accademici della Crusca: dai tratti marcatamente classici, esso non intendeva comprendere tutte le parole della lingua italiana, ma soltanto quelle che erano state adoperate dagli scrittori fiorentini del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio e gli autori del secolo d'oro 1200-1300) e da chi li aveva pedissequamente seguiti nei secoli successivi.

Il Vocabolario, pertanto, volutamente escludeva termini moderni (anche se usati da letterati quali Torquato Tasso e Ludovico Ariosto) o comunque posteriori alla produzione letteraria del Trecento, ed ignorava deliberatamente le voci della scienza, della tecnica, delle arti e mestieri.

[modifica] La III edizione del Vocabolario

Le scelte operate in occasione della prima edizione del Vocabolario generarono molte critiche - che si affiancarono ai grandi apprezzamenti per l'opera - di cui gli Accademici tennero conto per il loro successivo lavoro.

In particolare, la Terza edizione, datata 1691, presentò novità di grande rilievo:

  • fu inserita l'indicazione va (voce antica) per segnalare le parole che venivano registrate quale mera testimonianza storica e non più come esempio da seguire;
  • la lista degli Autori da cui furono tratti gli esempi era molto più ampia e comprendeva anche autori recenti;
  • aumentò il numero delle voci tratte da opere scientifiche del Seicento.

[modifica] La rinascita dell'Accademia e la V edizione del Vocabolario

Il 3 marzo 1809 il trono di Toscana venne assegnato a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, la quale però non aveva la facoltà di modificare od emettere nuove leggi, competenza esclusiva del fratello. Tutte le leggi, i proclami, le lettere, i manifesti, gli editti, ecc erano scritti in lingua francese; tuttavia Napoleone il 9 aprile 1809 concesse ai Fiorentini di poter parlare la propria lingua con l'emanazione di un decreto emesso dal Palazzo delle Tuileries. In tale decreto si affermava che «La lingua italiana potrà essere impiegata in Toscana a concorrenza colla lingua francese, nei tribunali, negli atti passati davanti notari e nelle scritture private.» ed inoltre per far foggio della benevolenza francese si affermava che: «Noi abbiamo fondato e fondiamo col presente decreto un premio annuale di 500 napoleoni, i di cui fondi saranno fatti dalla nostra lista civile e che verrà dato secondo il rapporto che ci sarà fatto, agli autori le cui opere contribuiranno con maggiore efficacia a mantenere la lingua italiana in tutta la sua purezza.»

Con il successivo decreto del 9 gennaio 1811 si ristabilì l'antica Accademia della Crusca «particolarmente incaricata della revisione del dizionario della lingua italiana, e della conservazione della purità della lingua medesima.» Grazie a questa riapertura venne emesso il quinto dizionario italiano dell'accademia. Per gli accademici fu stabilito un assegno annuo di 500 franchi; di 1000 franchi agli incaricati della compilazione del dizionario; e di 1200 al segretario. L'Opera tuttavia procedette con grandissima lentezza: la lettera «O» fu terminata nel 1923. Divisa l'Accademia dal progetto del Vocabolario (vedi sopra), solo nel 1965 con l'abbozzo del Nuovo grande dizionario storico della lingua italiana si tornò a parlarne e a suddividere il progetto in periodi storici. Oggi si parla di Opera del Vocabolario, un Istituto del CNR con sede presso l'Accademia.

[modifica] Attuali obiettivi e finalità

L'Accademia attualmente persegue le seguenti finalità principali:

  • sostenere, attraverso i suoi Centri specializzati e in rapporto di collaborazione e integrazione con le Università, l'attività scientifica e la formazione di nuovi ricercatori nel campo della linguistica e della filologia italiana;
  • acquisire e diffondere, nella società italiana e in particolare nella scuola, la conoscenza storica della nostra lingua e la coscienza critica della sua evoluzione attuale, nel quadro degli scambi interlinguistici del mondo contemporaneo;
  • collaborare con le principali istituzioni affini di Paesi esteri e con le istituzioni governative italiane e dell'Unione Europea per la politica a favore del plurilinguismo del nostro continente.

[modifica] Critiche

  • Nel 1612 Paolo Beni costituì a Padova una Anticrusca, a sostegno della superiorità dei Cinquecentisti sugli scrittori fiorentini del Trecento e iniziando una virulenta polemica. Nel 1717 si ribellò Girolamo Gigli a sostegno del dialetto senese; fu espulso, i suoi libri bruciati in Piazza della Signoria, e riammesso dopo la ritrattazione. Altri critici dell'Accademia della Crusca furono Giuseppe Baretti (Frusta Letteraria), Giovanni Battista Capitani (1846), il Fanfulla di Roma (1878) e Pietro Fanfani.
  • Attualmente il dizionario italiano gestito dell'Accademia della Crusca è un dizionario storico relativo all'italiano del 1612. Sebbene preziosissimo per lo studio dell'italiano antico, il dizionario ha una sua limitazione implicita, essendo basato solo sull'italiano letterario e ignorando tutta quella nutritissima serie di fonti scritte antiche di altra natura (libri di memorie, trattati, ricettari, libri contabili, statuti, documenti di vario genere, eccetera).
  • Il purismo della Crusca trovò la contrapposizione dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria, fondatori del periodico Il Caffè. Alberto Arbasino, parlando delle influenze di Carlo Emilio Gadda, definisce i Verri e Beccaria «impeccabili» e ricorda come furono «risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extraletteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo; e approva l'uso del greco antico per indicare un qualche cosa che non c’è (il nettare, l'ambrosia), mentre respinge qualunque termine inglese moderno relativo invece a qualche cosa che c’è (come il gin-and-tonic), senza avvedersi che qualunque parola poteva suonare scandalosamente moderna quando venne usata per la prima volta da un Autore Classico poi approvato dal Tommaseo-Bellini»
    [...] quel progetto del Caffè, invece di sublimare la Letteratura chiudendola a chiave in una soffitta-Parnaso, teneva tutte le porte aperte fra i diversi istituti della Cultura [3]

[modifica] Note

  1. ^ Bartolomeo Gamba (1805), pp. ???
  2. ^ Primordi e fondazione, dal sito dell'Accademia della Crusca
  3. ^ Arbasino (1977), pp. 339-71

[modifica] Bibliografia

  • Bartolomeo Gamba, Serie dei testi di lingua usati a stampa nel Vocabolario degli accademici della Crusca. Con aggiunte di altre edizioni da accreditati scrittori molto pregiate, e di osservazioni critico-bibliografiche, Bassano, Remondini, 1805
  • Alberto Arbasino, Genius Loci (1977), pubblicato da The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS) ISSN: 1476-9859. Pubblicato precedentemente in Certi romanzi (Torino: Einaudi, 1977).[1]
  • Umberto Caldora. In Grande Dizionario Enciclopedico,VI, UTET, Torino, 1993, alla voce.

[modifica] Collegamenti esterni

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