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Tuglie - Wikipedia

Tuglie

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Stub Comuni
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Tuglie
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Tuglie]]
Tuglie - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Puglia
Provincia: stemma Lecce
Coordinate: 40°4′0″N 18°6′0″E / 40.06667, 18.1
Altitudine: 74 m s.l.m.
Superficie: 8 km²
Abitanti:
5.279 31-12-04
Densità: 663 ab./km²
Frazioni: {{{frazioni}}} 
Comuni contigui: Alezio, Neviano, Parabita, Sannicola, Collepasso
CAP: 73058
Pref. tel: 0833
Codice ISTAT: 075089
Codice catasto: L462 
Nome abitanti: tugliesi 
Santo patrono: Maria ss. Annunziata 
Giorno festivo: 25 Marzo 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia
Chiesa
Chiesa

Tuglie (5.307 abitanti) è un comune della provincia di Lecce, posto a 35 km a sud-ovest del capoluogo.

Indice

[modifica] Origini e storia

Le opinioni riguardo alle origini del nome Tuglie e dell'abitato, che ne ha preso il nome, sono alquanto discordi, dovute soprattutto a ricerche non sempre attendibili e comprovate da documenti. Certo è che Tuglie, nella toponomastica salentina, ha una speciale e particolare caratterizzazione: non è assimilabile a nessun nome dei paesi vicini proprio per la sua desinenza GLiE che indica chiaramente l'origine non romana del nome, in quanto se fosse derivato da un certo Tullio romano, avremmo dovuto avere Tulliano che tra l'altro in latino vuol dire podere, feudo, così come è avvenuto per molti paesi vicini. Non può nemmeno dirsi di origine medioevale in quanto già a quell'epoca, troviamo ben distintamente indicato in alcuni documenti del 1373 conservati presso la Curia di Nardò Tulle e a volte Tulliae. A nulla, inoltre, vale la teoria secondo cui il nome deriverebbe da una popolazione stanziata sul posto in epoca romana antica e chiamata Tulli che sarebbe, comunque, una popolazione minore di quella più importante e famosa, stanziata nel Salento, che è la popolazione dei Messapi Se fosse derivato da Tulli il nome avrebbe dovuto essere Tullia come Messapia deriva da Messapi, Peucezia da Peuceti e Ausonia da Ausoni. La teoria più credibile è invece quella che, partendo dall'analisi linguistica glottologica del nome, Tuglie possa essere di origini ben più antiche di quanto fino ad ora ipotizzato. Tuglie potrebbe essere la città da Diodoro chiamata Talion e avrebbe un nome di origine Tirreno etrusca che, come si sa, prima della conquista romana, avevano occupato molte terre dell'Italia del sud. Il termine etrusco indicherebbe l'estremo lembo delle terre da loro occupate in quanto la parola Tulle vuoi dire proprio confine, estremo limite della diffusione etrusca. Per quanto riguarda la storia scritta noi troviamo Tuglie in alcuni documenti del 1269 quando Carlo I d'Angiò dona il casale ad Almerigo di Montedragone, ufficiale del suo esercito, nativo di Sulmona. Questo Almerigo sposò poi la contessa Riccarda Maramonte, sorella del famoso Ruggero, luogotenente di Goffredo da Buglione, distintosi nelle Crociate e nella conquista di Gerusalemme. Si dice che fu poi cacciato nel 1280 da Gervaso da Matino che così occupò il casale. In realtà fu lo stesso Almerigo che, stanco delle continue scorribande, prima di Giovanni Autilio poi del suo successore Giovanni di Tiglio e poi da Gervaso, preferì andarsene cedendo il casale a Guglielmo Brunella il quale lasciò la proprietà ai suoi due figli Ugo e Rollone, nel 1377 . A loro successe la figlia di Ugo, Giovanna che, per voto, cedette il casale, alla fine del 1300, all'Ospedale di S. Caterina di Galatina.' Fu Francesco Montefusco che riscattò il casale e lo lasciò in eredità al figlio Luigi, il quale sposò la marchesa Margherita Lubelli dalla quale ebbe tre figli: Antonia che sposò Alfonso Saraceno, barone di Andrano; Caterina, sposata con Gabriele Saraceno, barone di Torella e Nardello che succedette alla sua morte avvenuta nel 1479. Nardello sposò una nobildonna di Casa Francone ed ebbe quattro figli: Hebecca, sposata con Marcantonio Lubelli, Petruccio, Antonello e Niccolò. A Nardello succedette suo figlio Niccolò che sposò Margherita, figlia di Antonio Orsini del Balzo, principe di Taranto ed ebbe due figli: Gio.Antonio e Francesco che diventa il primo barone di Salve. Nel 1523 morì Antonello e gli succedette Gio.Antonio che nel 1517 sposò Camilla dell'Antoglietta baronessa di Fracagnano. Egli morì nel 1540, ma nel 1526 aveva venduto il casale per 2700 ducati ad Alessandro Paladini che il 25 agosto dello stesso anno lo vende a Federico Pandone il quale nel settembre del 1531 , per ripagare alcuni suoi debiti, lo rivende a Bernardino Galgani. Anche Galgani vende il casale a Giovanni Balduino il quale lo lascia in eredità al figlio Gio.Francesco Balduino che, dopo aver appianato i debiti anche quelli di successione, riceve la regia investitura i1 31 gennaio 1560.


Le tasse ed i debiti comunque aumentavano e la figlia di costui, Aurelia Balduino, ed il figlio Giacomello, nel 1596, vendono il feudo a Diofebo dell'Antoglietta il quale, nello stesso anno, lo rivende ad Alfonso Castriota Scanderberg. Nel1610 Alfonso lo vende a Bonifacio Venneri con il diritto di riprenderselo. Cesare Castriota Scanderberg nel 1614 ritorna in possesso del feudo e lo tiene fino al 1670 quando passa in proprietà dello zio Giorgio Castriota•Scanderberg che era sposato con Giulia Capece dalla quale ebbe sette figli. Una di questi, Eleonora, nel 1633, riceve in dote di nozze il feudo di Tuglie. Eleonora era sposata con un altro Castriota•Scanderberg, Fabio. Uno dei figli di Eleonora, Domenico Castriota Scanderberg, riceve in eredità il feudo. Costui, per pagare i debiti, vende il feudo ad Antonio Cariddi per 8000 ducati nel 1681. Antonio Cariddi muore nel 1683 e lascia la proprietà al figlio Pietro al quale succedette il nipote Domenico che, nel 1695, vendette nuovamente il feudo ad Antonia Prato. La Prato, nata nel 1635, aveva sposato nel 1650 Gio Ferrante Guarini e dal quale ebbe nove figli. Alla sua mor!e, avvenuta ne11715, le succedette il figlio Fabrizio Guarini: questi morì il 23 settembre 1717 e gli succedette il fratello Filippo che sposò nel 1720 Isabella Castriota Scanderberg. Filippo non ebbe figli e alla sua morte, avvenuta il14 ottobre 1726, donò il feudo di Tuglie al nipote Ferdinando Venturi al quale succedette, nel 1740, la sorella Aurelia, che aveva sposato un altro Venturi, Diego Donato. Da queste nozze nacquero due figli: Isabella che sposò Evangelista Lubelli e Ferdinando che, succeduto alla madre, ebbe il feudo di Tuglie ed il titolo di marchese. Ferdinando Venturi sposò Costanza Santomango ed ebbe cinque figli. Uno di questi, Francesco Stefano, nel 1798 era signore di Tuglie e fu l'ultimo a seguito delle leggi sulla soppressione della feudalità. Francesco Stefano Venturi sposò M. Teresa Montoja de Cardona dalla quale ebbe sette figli. Alla sua morte succedette, nel titolo puramente nominale di marchese di Tuglie, il figlio Ferdinando che morì senza lasciare figli. Gli successe il fratello Luigi che sposò Giuseppa Palama dalla quale ebbe due figli: Francesco Stefano e Maria Teresa. Luigi morì il 17 maggio 1878 e gli succedette il figlio Francesco Stefano, nato nel 1834, che aveva sposato Angela Zuccaro. Ebbe sette figli, uno di questi, Gaetano Stefano, gli successe alla sua morte avvenuta il 1O settembre 1922. Gaetano Stefano, nato il31 dicembre 1862, morì il2 agosto 1945. Il figlio Antonio alla morte del padre diviene marchese di Tuglie, sposa Giuseppina Vergine, dalla quale ha avuto due figli: Gaetano Luigi nato il21 luglio 1937 e Rita nata il 3 luglio 1938.

[modifica] Lo stemma comunale

Lo stemma del Comune di Tuglie, riprodotto su pietra leccese, è ben visibile sul lato anteriore della Torre Civica con l'indicazione dell'anno in cui la stessa è stata edificata, il 1884. Un'altra raffigurazione, copia della precedente e realizzata in rame, si trova nel municipio. Incastonato su decorazioni raffiguranti foglie stilizzate di quercia, con altri fregi che lo abbelliscono. Si possono osservare tre lesene piane che sorreggono un leggero architrave dove è collocata una piccola collina su cui è poggiato un uccello, la calandra, della quale nel paese se n'è ormai persa la memoria, con sullo sfondo del cielo, ai lati in alto, due stelle a sei punte. Nella tradizione tugliese, si dice che la calandra fosse un uccello molto comune nelle campagne circostanti il paese ed, inoltre, molto utile per la funzione che svolgeva perché si cibava di cavallette ed insetti dannosi all'agricoltura. Sopra lo stemma si trova una corona turrita, rappresenta cioè la sopraggiunta autonomia comunale in quanto la torre posta sopra lo stemma comunale veniva assegnata quando il Comune aveva una propria autonomia amministrativa. I colori sono il rosso nello sfondo della parte inferiore dove si trovano le tre lesene che sono colorate di giallo, mentre è azzurro tutto il fondo della parte superiore ove è raffigurata la calandra poggiata sulla collina.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Gemellaggi

Tuglie è gemellato con Villaverla, comune in provincia di Vicenza

[modifica] Festa Patronale

La "Madonna Annunziata", patrona di Tuglie, si festeggia generalmente dal 24 al 26 marzo di ogni anno, con grandi e variegati festeggiamenti civili e religiosi. Tale festività si sposta, se cade nel periodo pasquale.

E’ la prima festa popolare dell’anno ed include anche la Festa in onore di San Giuseppe, compatrono della città. Vi si svolge una importante fiera del bestiame e degli attrezzi agricoli e il tradizionale mercato dei prodotti casalinghi il giorno della “Nunziateddha”. Da alcuni antichi documenti si apprende che una piccola cappella rupestre del 1452, sostituita poi dall’attuale Chiesa Matrice, era già dedicata a Maria SS. Annunziata. L’origine della festa popolare si ritiene databile intorno al 1750, quando furono pressoché completati i lavori di costruzione dell’attuale chiesa e la stessa fu dotata di arredi e statue. E’ appunto di quell’epoca la statua della Vergine che oggi veneriamo come nostra Protettrice. Fu probabilmente l’Arciprete D. Vito De Sanctis a promuovere l’istituzione di una festa in onore dell’Annunziata, visto che finalmente si disponeva di una statua che poteva essere portata in processione. San Giuseppe, invece, fu scelto quale Protettore principale della novella “Magnifica Università di Tuglie” (la denominazione settecentesca del Comune) che ogni anno metteva a disposizione per i festeggiamenti la somma di ducati cinque e venti grana. I festeggiamenti in onore dei Protettori vengono sospesi intorno agli anni 1858/60, quando, feste e fiere sono vietate dalle autorità per evitare assembramenti di persone e l’eventuale verificarsi di disordini antiborbonici. Così, anche l’importante fiera del bestiame, istituita a metà del ‘700 da Carlo III° di Borbone, abbinata ai festeggiamenti della Protettrice, venne sospesa per parecchi anni. Solo nel 1870, il Sindaco Vitantonio Ria istituisce nuovamente la fiera da tenersi nei giorni 24, 25 e 26 di marzo a partire dal 1871 e individua come sito il “Largo Termiti” che poi diviene “Largo Fiera”. La fiera di Tuglie, su pubblicazioni dell’epoca, viene classificata “di notevole importanza” ed è specializzata per gli attrezzi agricoli e casalinghi, ma particolarmente per i volatili da cortile. Gli animali maggiormente scambiati sono i pulcini. Da qui deriverebbe l’attribuzione del nomignolo “puricini” agli abitanti di Tuglie. La Madonna dell’Annunziata in questo periodo diventa “titolare” anche dei festeggiamenti civili e il culto di San Giuseppe Protettore passa, per così dire, in secondo ordine. Nel corso degli anni, anche i Tugliesi emigrati in America contribuirono economicamente alla sua realizzazione. Con le loro offerte, infatti, ogni anno si realizzava un grandioso spettacolo pirotecnico: “La Cumparsa”. Si trattava di una bengalata che riproduceva l’immagine di un bastimento, simbolo della loro partenza dall’Italia In quest’ultimi anni la festa sta vivendo i momenti di maggiore splendore e la ricorrenza è molto sentita. Particolarmente devote alla Vergine visitata dall’Arcangelo Gabriele sono le donne sterili che si rivolgevano a Lei per avere il dono della maternità. Per grazia ricevuta, soprattutto nel passato, la popolazione femminile impreziosiva negli anni la sacra statua della Madonna con ex-voto anche molto pregiati, alcuni dei quali risalgono al 1700 e che vengono posti sulla statua della Madonna nei giorni di festa; le famiglie tugliesi manifestano la propria devozione dando ai propri figli il nome di “Annunziata” o “Annunziato”, oggi “ingentilito” da Nunzia o Nunzio. Attualmente, le manifestazioni che si organizzano nei tre giorni di festa sono: Inaugurazione ufficiale della festa con alzabandiera a cura dei Vigili del Fuoco; Gara podistica per ragazzi; Solenne processione della Vigilia; Benedizione dei Campi della Domenica Mattina; Grande Fiera-Mercato; Mercatino dell'artigianato a cura dell'Associazione Ekagra; Mercatino della "Nunziateddra"; Raduno di macchine d'epoca; Grandiose gare di fuochi pirotecnici; Imponenti luminarie artistiche; Concerti bandistici; Concerti di musica popolare; Concerti di musica leggera; Grandioso luna park; Bancarelle di ogni genere nei tre giorni di festa; Gara di Madonnari; Mostra dell'artigianato locale; Lotteria di beneficenza; Mostre personali artistiche. Specialità tipica della festa era “lu core te cupeta”, un dolce a forma di cuore, realizzato con zucchero caramellato e mandorle, che i giovani regalavano alle fidanzate. Inoltre consuetudine, dopo aver assistito alle celebrazioni in onore della “Nunziata”, è quella di mangiare la “banana di gelato”, tradizione questa, che fa giungere a Tuglie, centinai di buongustai da tutta la provincia. La festa della Madonna Annunziata è fede, folclore, devozione, tradizione, cultura, divertimento e, soprattutto, la prima festa di primavera.


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Daniele Ria (Lista Civica CentroDestra) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0833 596521
Email del comune: urp@comune.tuglie.le.it

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