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Lingue romanze balcaniche - Wikipedia

Lingue romanze balcaniche

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Motivo: i riferimenti ad una ipotetica "lingua pannonica" (oggetto di discussione) appaiono fuori luogo. Altri concetti quali "lingua parzialmente neolatina" (riferito all'albanese) e "lingua celtico-latina", appaiono poco chiari ed ancor meno scientifici. Diversi concetti ed affermazioni sono prive di fonte. Alcune affermazioni in contrasto con quella della voce Dacoromanzo. Altre modifiche e cancellazioni apportate massivamente necessitano di essere controllate. La lingua italiana, la lingua veneta e la lingua istriota non sono lingue balcaniche.

Lingue parlate nei Balcani nel 1890
Lingue parlate nei Balcani nel 1890

Le lingue romanze balcaniche sono le lingue neolatine che si parlano (o venivano parlate dal medioevo in poi) nella penisola balcanica. Geograficamente la penisola balcanica viene delimitata a nord dalla linea Trieste - Odessa, per cui queste lingue neolatine riguardano i seguenti Stati: Italia, Slovenia, Croazia, Romania, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia, Bulgaria, Grecia e Turchia (europea). Nella piccola Tracia Turca sopravvivono alcune minoranze ebraiche che parlano la lingua giudeo-spagnola. Tuttavia questa lingua non è legata al contesto delle lingue balcaniche in quanto la comunità parlante tale idioma è giunta dalla penisola iberica ai tempi della Reconquista spagnola. Sempre nell'area della Turchia europea nel 1922 si sono trasferiti 2000 meglenorumeni musulmani assimilati poi dai Turchi.

Le lingue neolatine esistenti nei Balcani sono:

Le lingue neolatine estinte sono:

Inoltre nella penisola balcanica esiste una lingua parzialmente neolatina:

Indice

[modifica] Storia

Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente le comunità di lingua latina subirono un notevole ridimensionamento a causa delle devastazioni provocate dalle varie invasioni barbariche dei secoli V, VI e VII (Unni, Goti, Avari, Slavi, ecc..). Nei Balcani a sud della linea Jirecek, dove si parlava prevalentemente il greco, le poche comunità latine sparirono assimilate nell' impero bizantino o sopravvissero a stento sulle montagne, dedicandosi alla pastorizia (Aromuni).

Colla nascita delle lingue neolatine nel medioevo prima dell'anno mille, iniziò la differenziazione tra i gruppi neolatini nei Balcani. Il latino volgare della maggioranza delle popolazioni latinizzate si andò differenziando dal latino classico, fino a sostituirlo, già da prima dei tempi di Carlo Magno.

Un'ipotetica lingua pannonica sarebbe presto scomparsa (nel X secolo sarebbe rimasta solo intorno al lago Balaton, nell'attuale Ungheria), mentre si affermò la lingua rumena nell'area dei Carpazi, che si differenziò gradualmente dal gruppo italiano dell'Adriatico.[citazione necessaria]

Dopo il 1000 si originò il gruppo arumeno nei Balcani meridionali e si attuò lo sviluppo della lingua albanese, parzialmente neolatina.[citazione necessaria] Nei Balcani adriatici si sviluppò la lingua dalmata sulla costa e la lingua morlacca nell'entroterra, che si estinsero nel settecento ed ottocento, assimilate dalla lingua veneta prima di Napoleone e dalla lingua italiana e dai locali idiomi slavi successivamente.

Attualmente il gruppo arumeno, che non ha una propria identità nazionale per varie ragioni storico-politiche, è considerato dall'Unesco a rischio estinzione.

[modifica] Caratteristiche linguistiche

Anche se vi furono molte influenze dalle lingue pre-romane e dalle lingue degli invasori medievali barbari (principalmente germanici e slavi), la fonologia, la morfologia, il lessico e la sintassi di tutte le lingue romanze balcaniche sono predominantemente evoluti da quelli della lingua latina.

Tutte hanno perso l'uso delle declinazioni del latino classico, per cui hanno la struttura SVO (soggetto-verbo-complemento oggetto) ed utilizzano molto le preposizioni. Inoltre vi sono solo i generi grammaticali maschile e femminile, senza il neutro del latino. Unicamente il Romeno conserva l'uso del dativo/genitivo del latino classico, ed è l'unica lingua romanza (insieme all'arumeno) dove si pospone l'articolo (om = uomo diventa om-ul = l'uomo).

Tutte le lingue romanze balcaniche hanno introdotto nuovi tempi (passato prossimo) e modi verbali (condizionale), ed inoltre usano esclusivamente l' alfabeto latino.


Arumeno Italiano Romeno
Tuti iatsâli umineshtsâ s-fac liberi Tutti gli esseri umani nascono liberi Toate fiinţele umane se nasc libere
shi egali la nâmuzea shi-ndrepturli ed eguali in dignità e diritti şi egale în demnitate şi în drepturi

[modifica] I tre gruppi neolatini

Le lingue romanze che si parlano nei Balcani si possono suddividere in tre gruppi: Italiano, Rumeno e Dalmatico.

È discusso se inserire in questi gruppi principali alcune lingue la cui appartenenza è dibattuta e non ben definita come la lingua pannonica, certamente estinta nel decimo secolo, e alcuni idiomi latini che pare siano esistiti in Tracia e nel territorio dell'odierna Albania.

[modifica] Lingua italiana

Per approfondire, vedi la voce Lingua italiana.

La lingua italiana non è una lingua balcanica, dato che la sua culla, la Toscana, è insita ben al di fuori della linea Trieste-Odessa. Tuttavia merita di essere menzionata in questa sede in quanto è ancor oggi parlata nelle regioni balcaniche. Si stima che siano circa 240.000 persone nella provincia di Trieste che utilizzano l'italiano, 35.000 in Croazia (Istria e Dalmazia) e circa 3.000 in Slovenia, nella regione di Capodistria. L'associazione "Unione Istriani" calcola che in Istria e nell'area del Quarnero altre 70.000 persone parlino l'italiano come bilingui. La diffusione dell'italiano nella parte adriatica della penisola balcanica si è notevolmente ridotta dopo la seconda guerra mondiale, principalmente a causa dell'esodo degli italiani dalla dittatura di Tito e dagli scontri etnici avvenuti durante la seconda guerra mondiale.

Aree di lingua italiana (istrioto e veneto) in arancione e di lingua istrorumena/morlacca in blu, in Istria e Quarnero nel 1910
Aree di lingua italiana (istrioto e veneto) in arancione e di lingua istrorumena/morlacca in blu, in Istria e Quarnero nel 1910

La lingua italiana era parlata sia nell'area istriana che nella penisola italica. Già prima del 1918, (unificazione dell'Istria e della Venezia Giulia al Regno d'Italia) era stata lingua ufficiale nella Venezia Giulia (che comprendeva anche l'Istria, Fiume, Zara e le isole dalmate del Quarnero). Dal 1941 al 1943 il suo uso ufficiale (con l'occupazione italiana della Iugoslavia costiera) fu ripristinato anche nella regione dalmata a Spalato, Sebenico e Cattaro). Dal 1947 l'italiano è lingua ufficiale solo nella provincia di Trieste e nell'Istria sia slovena che croata. In Croazia (specialmente in Istria ed a Fiume) si registra una notevole ripresa nell'uso e nello studio dell'italiano nell'ultimo decennio, secondo l'associazione "Dante Alighieri", in relazione anche alla futura entrata della Croazia nell'Unione Europea.

La lingua italiana viene parlata da circa 240.000 persone nella provincia di Trieste, 35.000 in Croazia (Istria e Dalmazia) e circa 3.000 in Slovenia soprattutto sulla costa intorno a Capodistria. L'associazione "Unione Istriani" calcola che in Istria e nell'area del Quarnero altre 70.000 persone parlino italiano come bilingui. La diffusione dell'italiano nella parte adriatica della penisola balcanica si è notevolmente ridotta dopo la seconda guerra mondiale, principalmente a causa dell' esodo istriano.

[modifica] Lingua istriota

Per approfondire, vedi la voce Lingua istriota.

La lingua istriota è parlata da poche migliaia di persone, quasi tutti anziani, nella parte meridionale dell'Istria in Croazia. Il territorio dove veniva usata era più esteso nell'ottocento e comprendeva tutta la costa e l'immediato entroterra dell' Istria meridionale, il cosiddetto Agro polese intorno a Pola dal Canal di Leme al fiume Arsa, di cui rappresentava il dialetto autoctono. Secondo il linguista Antonio Ive nel 1888 l'istrioto era parlato da quasi tutti i 10.000 abitanti di Rovigno, e che probabilmente era originato dalla sovrapposizione del latino dei legionari di Augusto su un substrato illirico tipico degli autoctoni "Histri".

L' Unesco considera l'istrioto una lingua a "serio rischio d'estinzione" nel suo "Red Book of seriously endangered languages".

Aree di lingua istriota (verde nel 1850, grigio nel 1900 e rosso nel 1950; nel 2000 solo a Rovigno e Dignano
Aree di lingua istriota (verde nel 1850, grigio nel 1900 e rosso nel 1950; nel 2000 solo a Rovigno e Dignano

Allo stato attuale, l'idioma non risulta essere ancora debitamente tutelato e valorizzato dagli enti e dalle istituzioni croate, non essendovi alcun riconoscimento ufficiale di lingua autoctona minoritaria, per cui è opinione pressoché generale degli studiosi che esso sia destinato inesorabilmente ad estinguersi in via definitiva nei prossimi decenni.

[modifica] Lingua veneta (dialetto veneto)

Per approfondire, vedi la voce dialetto veneto.

La lingua veneta (classificata anche come dialetto da alcuni linguisti come Matteo Bartoli) si è espansa nell'adriatico istriano e dalmato fin da prima dell'anno mille con la Repubblica di Venezia. Viene chiamata veneto da mar, in riferimento al suo uso in territori uniti al Veneto esclusivamente per via marittima. La lingua veneta fu una specie di lingua franca usata in tutto il Mediterraneo e nei Balcani adriatici nel periodo di apogeo della potenza marinare della Serenissima Repubblica di Venezia.

Il veneto possiede strutture morfo-sintattiche proprie. La parentela con i dialetti padani si può notare nel pronome clitico obbligatorio davanti ai verbi nella seconda persona singolare e nella terza sing/plur: «Giorgio el vien» (Giorgio viene), «ti te parli/parla» o «ti ti/tu parla» (tu parli).

Si distinguono tre parlate: il veneto giuliano (od istriano), il veneto dalmato ed il veneto ionico.

Veneto giuliano (istriano)

Secondo l'associazione "Unione Istriani" oltre la metà degli italiani nella provincia di Trieste ed in Istria parla il veneto giuliano, molto simile a quello usato a Venezia. Inoltre circa 70.000 sloveno-croati sono bilingui e conoscono questo dialetto assieme alla lingua italiana. Nell'ultimo secolo il veneto giuliano registra una forte regressione rispetto alla lingua italiana, specialmente tra i giovani di Trieste.

Veneto dalmato

Lo parlano ancora alcune centinaia di anziani a Fiume, Zara, Spalato, Sebenico ed in alcune isole dalmate (Cherso, Lussino, Veglia, Lissa, ecc..), per cui è a serio rischio estinzione. A Cattaro esiste una piccola comunità italiana, denominata ufficialmente "Comunità Nazionale Italiana del Montenegro", che in base all'ultimo censimento dovrebbe contare circa 500 persone nel territorio bocchese, parte dell'ora indipendente Montenegro. Dal punto di vista linguistico il "veneto da mar" di Cattaro sta tuttavia regredendo a favore dell'italiano standard.

Veneto ionico

Il veneto ionico è il dialetto veneto un tempo parlata dalla comunità veneta dell'arcipelago delle isole Ionie, per molti anni dominio della Serenissima, oggi invece parte della Grecia. Si può ragionevolmente supporre che il poeta Ugo Foscolo, nato a e vissuto a Zante tra il 1778 e il 1789, fosse un parlante nativo di questa lingua. Oggi nessuno parla più il veneto ionico, ma ancora negli anni sessanta alcuni anziani, soprattutto a Corfù, mantenevano vivo l'idioma, utilizzando il greco come lingua formale.

Il Greco moderno è pieno di venetismi e fino all'ultimo conflitto mondiale si parlava ancora il veneto in alcune isole greche. A Corfù ancora oggi gli ebrei corfioti parlano un dialetto pugliese misto a veneto, chiamato Italkian. Discendenti dei coloni veneziani si trovano ovunque: nel cuore delle isole greche dello Ionio, per esempio, i coloni delle famiglie Veneziane avevano il loro Castro o cittadella. Là ancora oggi, in quei volti di Corfù, Cefalonia, Itaca, Zante, ecc.., si riconoscono i tratti veneti dei loro avi. Finanche patrioti italiani del Risorgimento parlavano il veneto ionico: si pensi al poeta Ugo Foscolo, nato a Zante (Zacinto).

[modifica] Gruppo dalmatico

[modifica] Lingua dalmatica (estinta)

Per approfondire, vedi la voce Lingua dalmatica.

La lingua dalmatica è una lingua romanza estinta, un tempo parlata lungo le coste della Dalmazia. Si distinguevano due dialetti principali: il settentrionale o dell'isola di Veglia; il meridionale o Ragusano (simile a quello di Zara). Un terzo dialetto, il Fiumano, secondo il linguista Carlo Tagliavini era molto simile al veneto giuliano della vicina Istria.

Le popolazioni neolatine della Dalmazia (grazie ai contatti marittimi con l' Italia) sopravvissero all'assimilazione degli invasori ungari, germanici e slavi e conservarono la parlata romanza, che si evolse dando origine all'idioma dalmata. Secondo lo storico De Castro, oltre 50.000 persone parlavano il Dalmato nel XI secolo.

Lentamente tutta la Dalmazia entrò nell'orbita di Venezia e conseguentemente la parlata veneta finì per assimilare la lingua dalmata. Nella città di Zara il dalmato fu sostituito dalla lingua veneta già prima del Rinascimento. Nelle isole del Quarnero il dalmato si mantenne fino ai tempi di Napoleone.

Aree dei Morlacchi e dei Dalmati prima del mille
Aree dei Morlacchi e dei Dalmati prima del mille

L'ultimo parlante dalmatico settentrionale (Antonio Udaina) spirò a Veglia nel 1898. Prima di morire fu intervistato dal glottologo Matteo Bartoli che nel 1906 pubblicò due volumi redatti in tedesco sul dalmatico, intitolati Das Dalmatische. Questi volumi sono considerati la prima opera scientifica che tratta in modo diretto della scomparsa di una lingua nel mondo.

[modifica] Lingua morlacca

Per approfondire, vedi la voce Lingua morlacca.

La lingua morlacca è una lingua neolatina quasi scomparsa, che veniva parlata principalmente nell'area del Quarnero e nell'entroterra della Dalmazia. Il termine "morlacchi" è usato per definire genericamente le popolazioni romanze presenti nelle Alpi dinariche a nord dell'attuale Macedonia, dopo la fine dell'impero romano d'occidente fino al tempo della dominazione ottomana.

Negli archivi della Repubblica di Ragusa (attuale Dubrovnik) del XIV secolo vi sono riferimenti, secondo lo storico Matteo Bartoli, al fatto che le Alpi Dinariche erano abitate da popoli di lingua neolatina detti "Vlasi" dagli slavi.

Morlacchi (detti Vlasi) in Erzegovina nel XIV secolo
Morlacchi (detti Vlasi) in Erzegovina nel XIV secolo

I più consistenti di questi gruppi morlacchi erano i Vlasi Bobanni, i Vlasi Malesevici, i Vlasi Gornji ed i Vlasi Ridani. Questi costituivano una quasi continua area etnico-linguistica romanza, che dall'Erzegovina raggiungeva i Valacchi del Danubio nell'attuale Romania.

Nei secoli XVI e XVII alcuni Morlacchi, sfuggendo alla dominazione turca, si trasferirono nell'area dell' Istria, mescolandosi con pastori di lingua istrorumena e con gli ultimi dalmati. In questo melting pot si completò l'ultimo stadio di evoluzione della lingua morlacca. I morlacchi (o Vlasi per i popoli slavi) gradualmente persero la loro identità nazionale, finendo per integrarsi ai Croati e ai Serbi. L'assimilazione di questo popolo comportò tuttavia un notevole apporto di termini di origine latina all'interno delle parlate dei due popoli slavi.

Con la scomparsa dell'ultimo dalmata nel 1898, il morlacco parlato a Veglia ed in Dalmazia è considerato estinto. Tuttavia nelle comunità istrorumene dell' Istria orientale sono ancora parlati idiomi riferibili al morlacco: secondo un censimento croato del 1991 vi sono 22 morlacchi nell'area del Quarnero che parlano una variante caratteristica del morlacco.[citazione necessaria]

[modifica] Gruppo rumeno

[modifica] Lingua macedorumena

Per approfondire, vedi la voce Lingua macedorumena.

La lingua macedorumena (detta anche "arumeno" vero e proprio) è una lingua parlata da circa 300.000 persone nei Balcani meridionali. L'arumeno è una lingua neolatina, strettamente imparentata col rumeno, che si parla in zone del nord della Grecia, dell'Albania, della Macedonia, della Bulgaria e della Serbia. La lingua arumena è simile a quella rumena nella sintassi e nella morfologia, mentre si differenzia principalmente nel vocabolario. Infatti nell'arumeno vi sono molte parole influenzate dal greco e dall'albanese, a differenza della lingua romena, nella quale è invece considerevole l'apporto della lingua slava.

Nell'arumeno non esistono i verbi infinitivi, ed è usato il verbo "volere" nel futuro e nel passato remoto. Ad esempio: "va s-cintu" = cantero' oppure "va s-cintamu" = canteremo, dove "va" significa vorrò, vorremo.

Successivamente alle invasioni barbariche ed alla distruzione conseguente delle aree romanizzate ad oriente dell' Italia, molte popolazioni latine si rifugiarono su montagne (come la catena del Pindo in Grecia) e vi praticarono forme di sussistenza elementari come la pastorizia. Questi pastori, che si chiamano tra di loro "Aruman" od "Armani", hanno mantenuto la loro lingua neolatina nei secoli.

Mappa delle aree popolate da Arumeni (Valacchi) a metà Novecento in Grecia, Albania e Macedonia
Mappa delle aree popolate da Arumeni (Valacchi) a metà Novecento in Grecia, Albania e Macedonia

Coll'invasione ottomana alcuni Arumeni si sono spostati dopo il XVI secolo nell'Ucraina, dove oggi sono circa duecentomila. Nel secolo XVIII gli Arumeni rimasti nel sud dei Balcani crearono un proprio stato sovrano in Albania intorno a Moscopolis, la loro capitale. Tuttavia il sogno di una nazione arumena fu infranto dai Turchi, che nel XV secolo conquistarono la regione.

Nel 1918 alcuni politici e militari Arumeni fondarono provvisoriamente in Albania la Repubblica di Korce coll'appoggio della Francia. Nel 1941 il regime fascista italiano, occupata la Grecia, istituì il Principato del Pindo e di Moglena, con a capo un arumeno, Alcibiade Diamandis. Questo principato, che durò nominalmente fino al 1947, comprendeva la Tessaglia, l'Epiro e parte della Macedonia greca.

Lo storico inglese Tom Winnifrith riporta le attuali cifre secondo la stima ufficiale dei vari Stati, dove vi sono comunità arumene, e quelle secondo le principali organizzazioni arumene: Grecia 55.000/110.000; Albania 50.000/100.000; Serbia 52.000/90.000; Macedonia 8.000/15.000; Bulgaria 2.000/5.000.

Inoltre vi sono circa 30.000 arumeni stanziati in Romania (principalmente in Dobrugia alle foci del Danubio) a partire dalla fine della prima guerra mondiale, ma che sono stati parzialmente assimilati all'etnia rumena.

La lingua arumena è considerata dalla Comunità Europea a rischio estinzione, poiché nell'ultimo secolo si sono dimezzati i parlanti di Grecia, Albania e Macedonia.

[modifica] Lingua meglenorumena

Per approfondire, vedi la voce Lingua meglenorumena.
area meglenorumena ai primi del novecento
area meglenorumena ai primi del novecento

La lingua meglenorumena è una lingua romanza che viene parlata nell'estremo nord della Grecia, in alcuni villaggi dell'estremo sud della Macedonia ed in una località della Dobrugia in Romania. Assieme al Macedorumeno ed all' Istrorumeno, il Meglenorumeno viene classificato dal linguista Theodor Capidan come un sottogruppo della lingua arumena, che è stato influenzato dalla lingua bulgara, con rilevanti influssi turchi, dei Pomacchi musulmani.

La grammatica e la sintassi sono praticamente identiche a quelle del macedorumeno, mentre il vocabolario mostra una notevole presenza di parole di origine turca e bulgara. Inoltre i meglenorumeni hanno una sentita identità etnica, e chiamano i parlanti la propria lingua con il nome di Vlashi.

Lo storico romeno Ioan Nenitescu stimava che la lingua meglenorumena fosse parlata da oltre 22.000 persone all'inizio della prima guerra mondiale, concentrate nella regione a nord di Salonicco. Attualmente oltre 12.000 Meglenorumeni greci, di religione cristiana ortodossa, parlano il loro idioma caratteristico.

A questi vanno aggiunti circa 2.000 Meglenorumeni di credo religioso musulmano sunnita e di nazionalità greca, che sono stati trasferiti nella Turchia europea a conseguenza dello scambio di popolazione tra Greci e Turchi avvenuto nel 1923. Questa minoranza è stata quasi totalmente assimilata dall'etnia turca.

Il meglenorumeno viene considerato dall' Unesco una lingua a serio rischio estinzione.

[modifica] Lingua istrorumena

Per approfondire, vedi la voce Lingua istrorumena.
Aree istrorumene in Istria (nel 1810, linea verde: aree popolate per transumanza; nel 1920, linea tratteggiata verde: aree di insediamento stabile)
Aree istrorumene in Istria (nel 1810, linea verde: aree popolate per transumanza; nel 1920, linea tratteggiata verde: aree di insediamento stabile)

La lingua istrorumena è una lingua in via di estinzione parlata da circa mille persone nella parte centro-orientale dell' Istria.

Sulle origini di questo idioma ci sono tre teorie linguistiche contrastanti: la prima (ipotesi di Iliescu), afferma che l'istrorumeno è un ponte di collegamento linguistico tra l'arumeno balcanico ed il friulano; la seconda (ipotesi di Dragomir), sostiene che la lingua istrorumena è collegata alla lingua dalmatica ed alla lingua morlacca, le lingue estinte degli Illiri romanizzati; la terza (ipotesi di Bartoli), afferma che è il risultato della sovrapposizione di arumeno e veneto.

[modifica] storia della lingua istrorumena

Nel XV secolo gruppi di pastori arumeni si trasferirono in Istria sfuggendo alla dominazione ottomana nei Balcani. I linguisti Densusianu e Neiescu ritengono che originariamente gruppi arumeni fossero migrati dall'area di Alba Iulia in Romania e che intorno al 1420 si siano insediati intorno al monte Maggiore, in aree istriane spopolate dalle epidemie.

Nel periodo tra il 1918 ed il 1943, sotto il Regno d'Italia, venne creato un comune istrorumeno (Valdarsa), si aprirono scuole in lingua istrorumena. Nella zona erano presenti 4.000 istrorumeni . Andrea Glavina, il primo sindaco di Valdarsa soprannominato l' apostolo degli istrorumeni, fu il principale promotore della loro rinascita in quegli anni: nel 1905 pubblicò il Calendario lu Rumen din Istria, dove raccolse vocaboli, proverbi e racconti in uso tra questo popolo per tramandarne la memoria.

Dopo la seconda guerra mondiale molti istrorumeni furono coinvolti nell'esodo istriano del 1947, perché osteggiati dal dittatore jugoslavo Tito, ed ora la comunità istrorumena ufficialmente conta solo 811 persone (censimento 1991). Va ricordato che, secondo lo storico Ervino Curtis, l'esigua cifra anteriore va raddoppiata perché molti istrorumeni non si sono dichiarati come tali.[citazione necessaria]

[modifica] Lingua Rumena (o dacorumena)

Per approfondire, vedi la voce Lingua rumena.

La lingua rumena è una lingua neolatina che viene parlata da oltre 26 milioni di persone principalmente in Romania e Moldavia.

Fra tutte le lingue romanze, il rumeno ha la peculiarità di essersi evoluta in quasi totale isolamento dalla letteratura europea medievale e umanistica: questo spiega perché questa lingua possieda una quantità importante di termini e costrutti arcaici, come ad esempio la flessione dei nomi.

La maggior parte del lessico romeno (oltre 80%) è di origine latina, con molte influenze dallo slavo specialmente nella fonetica. Vi sono alcuni prestiti e calchi linguistici più o meno recenti di origine turca, ungherese, italiana, francese, inglese.

Dialetti romeni ( blu: gruppi meridionali; rosso: gruppi settentrionali )
Dialetti romeni ( blu: gruppi meridionali; rosso: gruppi settentrionali )

Lingua Moldava

La "lingua moldava" è il nome ufficiale della lingua rumena parlata in Repubblica di Moldavia). Il moldavo viene parlato da quasi quattro milioni di persone in Moldavia, nella regione autonoma della Transnistria ed in Ucraina. Questa lingua viene scritta coll'alfabeto latino, ma in Transnistria si usa il cirillico, consuetudine imposta durante il dominio russo.

Circa il 65% degli abitanti della Moldavia parla la lingua moldava; vi sono inoltre (censimento 2004) circa 327.000 moldavi in Ucraina, specialmente nei territori della Bessarabia.

Dialetto Valacco

Il "dialetto valacco" viene parlato nella valle del fiume Timok in Serbia, vicino al Danubio romeno, da circa 40.000 persone dette Valacchi (che si chiamano tra di loro "Rumân"). Questi valacchi si trovano anche nella confinante Bulgaria, dove sono ridotti a meno di 10.000 per ragioni storico-politiche.

Il dialetto valacco fa parte del dialetto oltenese della Romania meridionale. Una caratteristica peculiare di esso è l'uso del perfetto semplice invece del passato remoto come avviene in altri dialetti romeni.


[modifica] storia della lingua rumena

Per approfondire, vedi la voce Storia della lingua rumena.

Dopo la conquista della Dacia da parte di Traiano, la regione fu colonizzata da cittadini provenienti da ogni parte dell'Impero Romano. Questi diffusero presso le popolazioni locali l'uso del latino. Dell'antica lingua dacia rimangono circa 300 parole. Alcuni esempi: mal ("costa"), brânză ("formaggio"), o brad ("abete").

Secondo le teorie tradizionali rumene, i discendenti dei coloni romani e dei Daci romanizzati fuggirono alle invasioni di goti, avari, slavi e bulgari rifugiandosi sui monti Carpazi. Dopo l'anno mille iniziarono ad organizzarsi in entità politiche a nord del Danubio.

Il primo documento scritto in rumeno, la cosiddetta lettera di Neacşu, risale al 1521. Solo dopo l'età napoleonica iniziò una letteratura in lingua rumena. Nel 1861 fu adottato ufficialmente l' alfabeto latino.

Il rumeno si differenzia in sei dialetti, la cui differenza consiste principalmente nell'intonazione: moldovese, banatese, muntenese, maramurese, ardelese ed oltenese.

Attualmente la lingua romena è la lingua ufficiale della Romania, della Moldavia e della Provincia autonoma della Vojvodina, in Serbia.

[modifica] Bibliografia

  • Ascoli, Graziadio. Archivio Glottologico Italiano. Roma 1888.
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  • Benussi, Bernardo. L' Istria nei suoi due millenni di storia. Treves-Zanichelli. Trieste 1924.
  • Conte, Francis. Gli Slavi. Le civiltà dell'Europa centrale e orientale. Einaudi. Torino 1993.
  • Curis, Ervino. La lingua, la storia, le tradizioni degli istroromeni. Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie. Strasburgo, novembre 1992, pp. 6-13.
  • De Castro, D. Dalmazia, popolazione e composizione etnica. Cenno storico sul rapporto etnico tra Italiani e Slavi nella Dalmazia. ISPI 1978.
  • Feresini, Nerina. Il Comune istro-romeno di Valdarsa. Edizioni Italo Svevo. Trieste: 1996.
  • Glavina, Andrea. Calendar lu Rumen din Istria. Bucharest 1905.
  • Ive, Antonio. I dialetti ladino-veneti dell'Istria. Strasburgo 1900.
  • Koukoudis, Asterios. The Olympos and Moglena Vlachs. Zitros Publications. Tessalonica, 2001.
  • Nenitescu, Ioan. De la Romanii din Turcia Europeana. Academia Romana Ed. Bucuresti, 1925
  • Rosetti, Alexandru. Istoria limbii române A.ed. Bucharest 1969.
  • Schiffrer, C. La questione etnica ai confini orientali d’Italia. Ed. Italo Svevo. Trieste 1990.
  • Tagliavini, Carlo. Le origini delle lingue neolatine. Patron Ed. Bologna 1982.
  • Thompson, M. The Vlachs, the nomads of the Balkans. Methuen ed. London 1914.
  • Ursini, F. Sedimentazioni culturali sulle coste orientali dell’Adriatico.Il lessico veneto-dalmata del Novecento. Vol.XV degli Atti e Memorie della Società Dalmata. Venezia 1987.
  • Winnifrith, Tom. The Vlachs: The History of a Balkan People. St. Martin's Press. New York, 1987

[modifica] Collegamenti esterni


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