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Helicobacter pylori - Wikipedia

Helicobacter pylori

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Progetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Helicobacter pylori
Stato di conservazione: Sicuro
Helicobacter pylori
Classificazione scientifica
Regno: Bacteria
Phylum: Proteobacteria
Classe: Proteobacteria Epsilon
Ordine: Campylobacterales
Famiglia: Helicobacteraceae
Genere: Helicobacter
Specie: H. pylori
Nomenclatura binomiale
Helicobacter pylori
((Marshall et al. 1985) Goodwin et al. 1989)
Partecipa al Progetto:Forme di vita

Helicobacter pylori è un batterio gram negativo ciliato acidofilo, il cui habitat ideale è il muco gastrico situato nello stomaco umano.[1]

Tale resistenza ad un pH di 1 o 2 gli è conferita dalla produzione dell'enzima ureasi, la quale crea intorno al battere un microambiente compatibile con la sua esistenza.[2]

La presenza di questo enzima ha reso possibile la messa a punto del test del respiro, o BRT, secondo la dizione inglese.[3] Al paziente viene somministrata urea marcata con l'isotopo 13C. Se è presente il batterio avviene una reazione, catalizzata dall'enzima ureasi, che porta alla scissione dell'urea-13C con la formazione di ammonio e 13C02, ovvero anidride carbonica formata da ossigeno e l'isotopo 13C del carbonio.

Se l'analisi del respiro del paziente rivela la presenza di 13C02 il test è positivo.[3]

La maggior parte delle persone ne è portatore ma, un buon equilibrio fra potere patogeno del microrganismo e difese immunitarie del soggetto normalmente garantisce un'adeguata protezione, proprio per questo motivo i soggetti con una marcata immunodeficienza sono particolarmente esposti a tale agente.

La particolarità di questo batterio è quella che vive soltanto in ambiente acido protetto da uno strato di muco, per questo motivo si trova soltanto nello stomaco. Produce un enzima chiamato ureasi, che gli permette di neutralizzare l'acidità gastrica e di sopravvivere. Una volta insediato nello stomaco, non fa altro che sottoporre la mucosa ai metaboliti tossici da esso prodotti. Il batterio può produrre sostanze che causano danni alle cellule e con il tempo possono sopraggiungere gastrite ed ulcera.[2]

Indice

[modifica] Habitat e diffusione

Colonia di Helicobacter pylori.
Colonia di Helicobacter pylori.

L'ambiente in cui l'H. pylori trova le condizioni favorevoli per svolgere le funzioni vitali richiede un'atmosfera poco ossigenata, quindi questo batterio è definito microaerofilo. In condizioni ambientali sfavorevoli, come ad esempio in corso di incremento parziale della pressione di ossigeno, della temperatura o il contatto con farmaci inibitori della pompa protonica o antibiotici, il microrganismo trasforma il proprio aspetto da bacillare a coccoide, evento che ha causato molte controversie.[4][1]

L'H. pylori è particolarmente diffuso nei Paesi nei quali gran parte della popolazione è sotto i sedici anni, come in Colombia e in Cina. In questi Stati il batterio colpisce molto facilmente i bambini.[5]

La prevalenza dell'infezione da parte degli H. pylori, nella popolazione di razza bianca degli Stati Uniti d'America e del Sudafrica, è spesso sovrapponibile a quella Europea;[6][7] differenti sono i dati inerenti gli altri gruppi etnici, che presentano valori di prevalenza doppi.[8][9]

L'H. pylori si insedia negli stomaci delle persone di età medio-anziana: si stima infatti che circa il 20% delle persone tra i quaranta e i sessanta anni sono infettati da questo batterio. In queste persone, con la presenza del microrganismo, non si producono più ulcere.[10]

[modifica] Resistenza in habitat particolari

La capacità di questo batterio di resistere all'acido è perlopiù legata alla sua attività ureasica, attraverso la quale si scinde l'urea in ossido di carbonio e ammoniaca; quest'ultima neutralizza l'acido prodotto nella cavità gastrica. Al tempo stesso l'attività ureasica viene implicata nella colonizzazione e nella patogenicità del batterio, in quanto sembrerebbe determinare un'azione lesiva, diretta, sui tessuti da parte dell'ammoniaca.[11][1]

[modifica] Vita in colonia

Con i suoi flagelli, il batterio si muove nello stomaco e scava nei suoi vari strati mucosi. In questo modo, vagando per lo stomaco, l'H. pylori si fissa in un'area e si stabilisce permanentemente lì. Le aree che questi batteri prediligono sono gli strati di muco (con una preferenza per l'area più in superficie), le cellule epiteliali e i vacuoli formati da essi nelle cellule epiteliali. Questo microrganismo produce inoltre una sostanza appiccicosa che si fissa ai lipidi delle membrane e dei carboidrati ed aiuta l'adesione alle cellule epiteliali. Qui il batterio produce una grande quantità di ureasi all'esterno di esso. L'ureasi è l'urea metabolizzata (normalmente nascosta all'interno dello stomaco) dall'anidride carbonica e dall'ammoniaca (che neutralizza l'effetto dei succhi gastrici). La sopravvivenza degli H. pylori nell'acido dello stomaco dipende dall'ureasi: infatti senza di essa il batterio muore. L'ammoniaca prodotta è tossica per le cellule epiteliali e, insieme alle altre sostanze prodotte dall'H. pylori, tra le quali la proteasi, la catalasi e la fosfolipasi, le danneggia.

Alcuni ceppi appartenenti a questo batterio mettono in pratica un meccanismo con il quale vengono iniettate sostanze infiammatorie, tra le quali agenti peptidoglicanali dalle loro membrane cellulari dentro le cellule epitoliali gastriche. Questo fattore gioca un ruolo importante nello studio dei vari ceppi biologici di questo batterio.[12]

[modifica] Descrizione

Struttura dell'H. pylori.
Struttura dell'H. pylori.

L'H. pylori è un batterio gram negativo dotato di flagelli per il movimento, lungo circa 3 micrometri e con un diametro medio di 0,5 micrometri. Esso possiede dai quattro ai sei flagelli (o ciglia). È un batterio microaerofilo, perciò per la sua sopravvivenza richiede dell'ossigeno, ma in piccole quantità. Esso è provvisto di un idrogenaso che può essere usato per autoprodurre energia molecolare con idrogeno ossigenato (H2), sostanza creata da altri batteri intestinali.[13] Risulta positivo nei test dell'ossigeno, della catalasi e dell'urea. È capace di formare biofilm[14] e convertirsi dalla forma baccilare a quella coccoide,[15] entrambe le trasformazioni sono utili per la sua sopravvivenza e sono fattori dell'epidemiologia del batterio. La forma coccoide dell'organismo non è quella originale, anche se sono stati trovati alcuni esemplari di questo tipo negli Stati Uniti d'America. In questa forma l'H. pylori è più abile ad aderire alle cellule gastriche.

L'H. pylori possiede cinque maggiori famiglie di membrane proteiniche (OMP). Ognuna di esse ha una specifica funzione.[16] Tutte le specie enderoepatiche e gastriche degli Helicobacter sono dotate di flagelli, i quali consentono a questi batteri il movimento. I tipi di filamento caratteristici sono formati da due piccoli flagelli colipomerizzati, chiamati dagli scienziati FlaA e FlaB. Il movimento tramite i flagelli è essenziale per le specie Helicobacter per colonizzarsi nel muco gastrico.[17]

[modifica] Storia

La sua scoperta si deve ad un evento casuale: gli scienziati Robin Warren e Barry Marshall dimenticarono nell'armadietto del loro laboratorio delle piastre contenenti succhi gastrici (fino all'epoca si riteneva che lo stomaco fosse sterile); dopo poco tempo si notò la formazione di una patina sulla superficie di tali piastre, erano colonie batteriche di Helicobacter pylori.[18]

Struttura molecolare dell'enzima di un Helicobacter pylori.
Struttura molecolare dell'enzima di un Helicobacter pylori.

In realtà, i due ricercatori australiani non furono i primi a scoprire il batterio responsabile dell'ulcera. Infatti, esso fu per la prima volta isolato nel 1893 da Giulio Bizzozero, un veterinario italiano, che ebbe modo di ritrovare il batterio nello stomaco di cani.[19] Purtroppo, come spesso accade, non seppe intuire quanto era davanti ai suoi occhi, e così si dovette aspettare ancora quasi un secolo per capire cosa il batterio "a virgola" sia capace di fare.[20][21]

I medici, nel corso degli anni, hanno lentamente riconosciuto il ruolo dell'Helicobacter pylori nella gastrite e nell'ulcera peptica, credendo che nessun microrganismo sarebbe sopravvissuto a lungo nell'ambiente acido che caratterizza lo stomaco. Essi si smentirono però facendo altri studi su questo batterio, il più efficace dei quali è stato l'ingerimento di una porzione di H. pylori, che ha causato la genesi della gastrite e la fissazione del batterio nella parte in superficie del muco gastrico, soddisfacendo tre dei quattro postulati di Koch. Il quarto verrà soddisfatto in una seconda fase, quando, dieci giorni dopo la vaccinazione, verranno rivelati segni di gastrite e pertanto la presenza dell'H. pylori. Barry Marshall fu inoltre capace di autocurarsi utilizzando una doppia terapia di quattordici giorni a base di bismuto e metronidazolo. Barry Marshall e Robin Warren provarono che tali antibiotici sono efficaci in molteplici casi di gastrite. Nel 1994 i National Institutes of Health, i cui vari istituti di ricerca sono localizzati in diverse città degli Stati Uniti d'America, pubblicarono una dichiarazione la quale affermava che la maggior parte delle gastriti è causata dall'H. pylori e raccomandava, in caso di infezione da tale batterio, l'utilizzo degli antibiotici precedentemente segnalati da Marshall e Warren.[22] Fu inoltre provato che queste ulcere duodenali sono associate all'infezione da parte dell'H. pylori.[23][24]

Nel 2005 Marshall e Warren ricevettero il premio Nobel per la medicina proprio grazie alla scoperta dell'H. pylori: oggi si stima infatti che circa il 90% delle ulcere duodenali e l'80% di quelle gastriche siano di origine infettiva.[5][25]

Prima il riconoscimento del ruolo del batterio nelle ulcere gastriche era solitamente era solitamente legato a medicine le quali però neutralizzavano l'acido gastrico o eliminavano le varie protezioni dello stomaco. Mentre questo lavorava bene, le ulcere riapparivano spesso. Una medicazione molto usata contro le gastriti e le ulcere peptiche fu il subsalicilato di bismuto. Esso faceva spesso effetto, ma tralasciando il suo uso, la sua storia e i suoi meccanismi erano un mistero. Al giorno d'oggi è abbastanza chiaro che la reazione è dovuta al sale del bismuto che agisce come un antibiotico. Oggi molte ulcere gastriche sono trattate con antibiotici effettivi contro l'infezione da parte dell'H. pylori.

L'H. pylori, nei primi anni seguenti la sua scoperta, fu chiamato Campylobacter pyloridis e dopo C. pylori (il secondo nome è dato dalla correzione della grammatica latina) e nel 1989, dopo la scoperta della sequenza del DNA e di altri fatti scoperti correlati al batterio si è scoperto che esso non faceva parte del genere Campylobacter, ma bensì degli Helicobacter, perciò fu inserito in questo gruppo. Il nome pylōri significa «del piloro», ossia della valvola pilora, facente parte dell'apparato circolatorio e situata al primo posto tra gli organi seguendo il tragitto per il duodeno, dalla parola del greco antico πυλωρός, che significa appunto «portinaio».

Benché l'H. pylori rimane medicamente il più importante e diffuso batterio che popola gli stomaci degli esseri umani, altre specie del genere Helicobacter sono state identificate in altri esseri viventi, come mammiferi e uccelli, e alcuni di questi infettano anche gli umani.[26] Le specie Helicobacter hanno inoltre infettato il fegato di alcuni esseri viventi, soprattutto mammiferi, e causano malattie e infezioni a questo organo.[27]

[modifica] Aspetti clinici

[modifica] Gastrite

L'H. pylori è l'agente casuale più importante della gastrite cronica, detta anche "aspecifica". La relazione patogenetica tra quest'ultima e l'infezione è sorretta da studi che hanno dimostrato che l'eradicazione del batterio può inizialmente diminuire e successivamente far scomparire i segni dell'infiammazione.[28]

L'endoscopia permette di valutare e di descrivere la presenza e la localizzazione delle lesioni macroscopiche e l'esame istologico dà notizie sullo stato dell'infezione nell'area esaminata, sulla presenza e sulla profondità dell'infiltrazione delle cellule infiammatorie, sul loro tipo e sulla condizione delle cellule epiteliali situati sulla superficie e delle foveole gastriche, l'evidenza di metaplasia intestinale o l'ipertrofia delle cellule endocrine.[29]

La distribuzione della gastrite nelle zone dello stomaco dà solo in parte la vista ad occhio nudo della differenza tra l'infiammazione causata dal batterio e la secrezione acida. La localizzazione antrale favorisce una condizione dell'ipersecrezione acida, che aumenterà il rischio di sviluppo dell'ulcera duodenale, mentre quella del fondo gastrico provocherà una distruzione ghiandolare, con uno stato di iposecrezione acida, atrofia e metaplasia intestinale gastrica e, in un'area intermedia, si svilupperà l'ulcera gastrica.[30]

Una condizione di pangastrite (cioè dell'interessamento di tutte le aree dello stomaco all'infezione) è esposta a una maggiore possibilità di evoluzione verso il cancro gastrico.[28]

[modifica] Ulcera peptica

[modifica] Epidemiologia

Le persone affette dalla malattia ulcerosa sono negli ultimi anni costantemente diminuite, pur con livelli differenti se si suddividono le forme non-complicate da quelle complicate: per le ultime, infatti, il calo è meno accentuato, e ciò può essere attribuito all'aumentato consumo di farmaci gastrolesivi (abbreviato FANS), soprattutto alle persone anziane.

Una letteratura scientifica, ormai consolidata, ha dimostrato l'importante ruolo dell'H. pylori nella malattia dell'ulcera peptica. L'associazione è più evidente con l'ulcera duodenale (abbreviata UD), nella quale l'infezione balla tra l'85% e il 100%. Inoltre, la cura di questo batterio cambia la storia naturale della malattia fino a pochi decenni fa definita cronica e recidivante, con una diminuzione delle recidive ulcerose come conseguenza.[31] La ricorrenza dopo l'eliminazione del microrganismo è spesso dovuta all'ingerimento di FANS.

La percentuale di ulcere gastriche (o UG), associate all'infezione dall'H. pylori, è sempre inferiore rispetto a quella delle UD, variando tra il 50% e il 90% dei casi. Nonostante ciò, se si eliminano dal calcolo le forme conseguenti all'assunzione di FANS, la percentuale avanza e si stazza ad un numero circa pari a quello delle UD. Anche la storia naturale dell'UG è stata modificata dopo l'eradicazione del microrganismo, con percentuali di ricorrenza del 4% contro il 59% nelle persone nelle quali esso persiste.[31]

Per ciò che concerne il rischio, per gli individui infettati dall'H. pylori, di sviluppare malattia ulcerosa, è emerso da alcuni studi che in un lungo periodo di osservazione, una percentuale compresa tra il 10% e il 20% è soggetto alla comparsa di una lesione ulcerosa, con un aumento di dalle quattro alle dieci volte rispetto ai non infettati.[28]

[modifica] Patogenesi

Helicobacter pylori colonizzati sulle cellule epiteliali. Questi potrebbero causare le malattie ivi menzionate.
Helicobacter pylori colonizzati sulle cellule epiteliali. Questi potrebbero causare le malattie ivi menzionate.

La sequenza di eventi che conducono allo sviluppo dela lesione ulcerosa prevede per prima cosa la colonizzazione gastrica da parte dell'H. pylori che oltre ad indurre un danno mucoso diretto perturba allo stomaco la fisiologia con alterazioni della secrezione acida. È possibile, inoltre, che l'azione del batteruo si estrinsechi contemporaneamente sulla riduzione della secrezione dei bicarbonati, protettivi a livello duodenale.[30]

Il risultato di questa complessa interazione tra l'H. pylori e l'ospite determina, in una fase successiva, la trasformazione delle cellule duodenali in gastriche (ossia la cosiddetta metaplasia intestinale) e la loro colonizzazione ad opera del batterio di provenienza dallo stomaco. A questo punto si danneggiano le varie cellule epiteliali colpite che conduce alla formazione dell'ulcera duodenale.

Anche per l'ulcera gastrica ciò che causa la formazione della lesione è una condizione di squilibrio tra i fattori aggressivi, tra i quali spicca l'infezione dall'H. pylori, e quelli protettivi, che sono ridotti. Le lesioni nello strato protettivo di muco lo rendono inadeguato a rallentare e neutralizzare la retrodiffusione di una serie di agenti, che arrivano alle cellule superficiali dello stomaco danneggiandole.[30] All'aggressione batterica è anche complice la liberazione di mediatori dell'infiammazione, che amplificano, seppur in via indiretta, il danneggiamento.

[modifica] Dispepsia funzionale

La definizione attualmente più accettata di dispepsia (una volta definita "cattiva digestione") è quella di "dolore o fastidio addominale persistente o ricorrente, riferito ai quadranti addominali superiori che dura da ameno tre mesi e non si associa a diagnosi di malattia organica".[32] La prevalenza della dispepsia è presente tra il 30% ed il 50% della popolazione. Si sostiene inoltre che questa condizione rappresenti tra il 3% e il 5% delle cause di visita al medico.[30]

La relazione tra l'infezione causata dall'H. pylori e la dispepsia funzionale è tuttora controversa. Sono stati condotti numerosi studi al fine di valutare se l'eradicazione del batterio possa condurre ad un beneficio sui sintomi. I risultati ottenuti sono variabili, perlopiù negativi a causa delle modalità con cui sono stati selezionati i pazienti e delle diversità con cui essi sono stati valutati.

Nella pratica clinica è utile identificare in maniera schematica individui con:

  • dispepsia simil-ulcerosa, che presentano una sintomatologia press'a poco come quella dell'ulcera peptica pur in assenza di corrispondenti lesioni;
  • dispepsia tipo-dismotilità, nella quale si presentano sintomi riferibili ad alterazioni della motilità gastrica;
  • dispepsia aspecifica, per le forme che non sono inquadrabili nei precedenti casi.

In generale, sembra che solo il sottogruppo di pazienti con dispepsia simil-ulcerosa trae giovamento dal trattamento eradicante l'infezione dall'Helicobacter pylori.

[modifica] Cancro gastrico

Il ruolo dell'infezione da parte dell'H. pylori[33] tra gli eventi che che conseguono all'evoluzione il cancro gastrico è sottolineato dall'importanza assegnata ad esso dall'International Agency for Research on Cancer (abbreviato IARC)[34] che lo ha classificato come "carcinogeno di gruppo I". L'associazione del microrganismo con lesioni cancerose e precancerose (cioè che tendono ad un'evoluzione verso il cancro) è assai elevata, infatti essa raggiunge in alcuni casi fino al 100%.[35]

I quattro stadi di sviluppo del cancro gastrico tramite l'infezione causata dall'Helicobacter pylori.
I quattro stadi di sviluppo del cancro gastrico tramite l'infezione causata dall'Helicobacter pylori.

La patogenesi di questa neoplasia è multifattoriale ed è legata a molti agenti iniziatori e ad altri continuatori; l'infezione dell'H. pylori ha un ruolo fino ad un certo passo del processo di trasformazione cellulare, oltre il quale la malattia progredisce indipendentemente dalla presenza del microrganismo.

Il coinvolgimento dell'H. pylori nell'induzione del cancro gastrico è confermato da dati secondo i quali la concentrazione di acido ascorbico (o vitamina C, ad azione antiossidante e presente in parecchi frutti e vegetali) nel succo gastrico è particolarmente inferiore nei pazienti infettati rispetto ai non infettati e ciò è ancor più evidente se si suddividono i pazienti in base alla presenza della proteina CagA (cioè il marcatore dei ceppi più virulenti).[30] L'ipotesi che ne esce è che la riduzione dell'acido ascorbico, insieme allo stato di ipoacidità dipendente dall'atrofia gastrica, è associata alla produzione aumentata di nitrosamine, composti ad azione carcinogena (in grado cioè di produrre il cancro).

A tutto ciò si collega il fatto che sono state riportate alterazioni genetiche legate alla patogenesi delle neoplasie maligne gastriche, con inattivazione dei geni oncosoppressori (i quali, quando funzionano normalmente, agiscono contro lo sviluppo della neoplasia) e attivazione dei geni protoncogeni (che sono alla base dello sviluppo della neoplasia). L'impatto dell'H. pylori sulle modifiche genetiche rimane da chiarire anche se è stata dimostrata una proliferazione cellulare aumentata ed un'instabilità del genoma (cioè dell'insieme di geni di un individuo) in caso di infezione.[36]

Differendi modi, ma non contrastanti tra di loro, potrebbero condurre perciò all'origine del cancro gastrico, di cui il tipo istologico più frequente è definito carcinoma.

La maggioranza dei carcinomi sono di tipo "intestinale" e sono preceduti da un lungo stadio di precancerosi che comprende delle fasi di progressione, che conprendono lo sviluppo della gastrite cronica atrofica, la metaplasia intestinale e la displasia.[37]

La relazione tra l'infezione dall'H. pylori e lo sviluppo della metaplasia e della displasia non è tutt'oggi chiara, soprattutto per quel che riguarda la possibilità di regressione della lesione dopo l'eradicazione del microrganismo: mentre alcuni studi sembrano indicare che ciò avvenga, altri non hanno osservato un beneficio istologico, tra l'altro non è chiaro quali sono i tempi necessari affinché tale evento possa verificarsi.[38][39]

[modifica] Linforma MALT

Il MALT (abbreviazione della parola inglese Mucosa Associated Lymphoid Tissue), di cui lo stomaco è normalmente privo, è un tessuto linfoide (dotato cioè di linfa, la quale è costituita da una sostanza liquida ed una cellulare con prevalenza di linfociti), il cui compito principale è rappresentato dalla protezione delle superfici mucose esposte all'ambiente.

Il linfoma gastrico primitivo, associato al MALT (a volte chiamato anche MALT-oma), è il più frequente tra quelli che sorgono al di fuori dei linfonodi (extranodali) e, da oltre un decennio, è associato all'infezione da parte dell'H. pylori. Si tratta di un linfoma non-Hodgkin a cellule B, a basso e alto grado di malignità. La principale caratteristica dei linfomi-MALT extranodali a basso grado di malignità è quella di avere un decorso clinico non severo, con scarsa tendenza all'evoluzione di una malattia e una buona risposta alla terapia non chirurgica.[28]

È stata documentata da diversi studi sia un'elevata accordanza tra l'infezione e la patologia, sia la possibilità di regressione delle forme linfomatose, a basso grado di malignità, dopo l'eradicazione dell'H. pylori.[40]

Il meccanismo patogenetico, in grado di indurre la lesione linfomatosa, è rappresentato da un'abnorme risposta immunitaria, fatta dai linfociti T, allo stimolo costituito dall'infezione. L'eliminazione di quest'ultimo, cioè l'eradicazione dell'H. pylori, indurrebbe nelle forme a basso grado di malignità una regressione della lesione e perciò il trattamento del batterio è considerato, insieme ad una sorveglianza clinico-ematologica, il primo livello di terapia. Mentre questa strategia è sicuramente vantaggiosa sul breve periodo, non è ancora ben chiaro il destino di questi pazienti, per cui la gestione da intraprendere deve essere improntata su una certa prudenza.

Attualmente non esistono indicazioni all'attuazione della reazione nei linfomi gastrici MALT ad alto grado di malignità.

[modifica] Patologie extragastroduodenali

Negli ultimi anni si è studiato molto sul potenziale ruolo dell'H. pylori nella patogenesi di patologie a sede extragastroduodenale.

Tra queste si ricordano la malattia ischemica coronarica, la sindrome di Sjögren, la porpora di Schönlein-Henoch, l'orticaria cronica idiopatica, l'acne rosacea, la cefalea, la sindrome di Raynaud, l'anemia sideropenica e la sindrome di Prader-Willi. Nonostante ciò, bisogna ancora definire se queste associazioni siano causali od occasionali.[41][42]

La stessa presenza del genoma batterico è stata dimostrata nel fegato e nella bile di alcuni pazienti con malattie in queste sedi (come la cirrosi epatica e la colecistite) ed è stato osservato che altri microrganismi appartenenti allo stesso genere (Helicobacter bilis, Helicobacter pullorum, Helicobacter hepaticus) possono causare epatite anche negli animali.[42] Ancora oggi, molti studi sono in corso e il loro scopo è quello di chiarire il significato di questi riscontri.

[modifica] Pericolosità

[modifica] Modalità di trasmissione

Le modalità con cui l'H. pylori si trasmette sono ancora oggi sconosciute e attualmente l'uomo è l'unico serbatoio noto di questo batterio. La modalità di trasmissione più probabile è quella orale o oro-fecale.[5] Altre possibili vie di contagio sono il contatto con acque o con strumenti endoscopici contaminati, ma non esistono ancora dati definitivi al riguardo.[5][43]

Riassumendo, le principali modalità di trasmissione dell'Helicobacter pylori sono quattro:

  • oro-fecale;
  • orale (è stata dimostrata la presenza dell'H. pylori nella placca e nella saliva);
  • attraverso materiali sanitari (uso di endoscopi o sondini naso gastrici);
  • zoonosi (prevalenza alta nei veterinai e nelle persone a stretto contatto con gli animali).

[modifica] Via oro-fecale

È stato dimostrato che l'H. pylori può rimanere metabolicamente attivo in acqua corrente per vari giorni. Indagini condotte nell'America meridionale, hanno rilevato che il rischio di infettarsi, tra i bambini che ingeriscono acqua proveniente dall'acquedotto, è significativamente più elevato rispetto a coloro che utilizzano una sorgente privata.

A rafforzare l'ipotesi della trasmissione attraverso questa via sono stati registrati alcuni dati che indicano un modello di distribuzione rassomigliante a quello del virus A dell'epatite, pervalentemente a trasmissione oro-fecale, ed associato a situazioni igienico-sanitarie scarse e a condizioni di vita in molte persone. Infine, dopo l'evidenza della sopravvivenza dell'H. pylori in pollo e latte, anche per diversi mesi se refrigerati, si è cominciato a indagare sulla possibilità che alimenti soggetti a manipolazione e a contaminazione fecale possano rappresentare una causa di infezione. Contro una possibile via di trasmissione oro-fecale vi è la difficoltà ad isolare dalle feci, il batterio, oltre che il fatto che la dimostrazione a livello fecale della presenza del DNA batterico non è sinonimo di evidenza dell'intero microbo in vita o in forma attiva.

[modifica] Via orale

A sostegno dell'ipotesi della trasmissione per via oro-orale vi è l'isolamento dell'H. pylori nella placca dentale e nella saliva. Si è inoltre ipotizzato che il microrganismo possa giungere nella cavità orale attraverso il rigurgito o il vomito. Tra l'altro alcuni dati indicano che in Africa vi è una percentuale più elevata di infezione tra i bambini le cui madri premasticano il cibo che essi a loro volta ingeriranno.

Secondo altri autori la bocca è solo un serbatoio transitorio, in cui l'H. pylori non potrebbe vivere a lungo. Anche tra partner, potenzialmente soggetti ad una trasmissione tramite il sesso orale, questa ipotesi è stata valutata essere errata.

[modifica] Sintomi

Macchie di Helicobacter pylori al microscopio elettronico.
Macchie di Helicobacter pylori al microscopio elettronico.

Il sintomo più diffuso dell'ulcera gastroduodenale è un bruciore o un dolore nella parte superiore dell'addome, l'epigastrio, molto più forte nei pasti e nel mattino presto, quando lo stomaco è vuoto.[5] Tuttavia può insorgere anche in qualsiasi momento, con durata che può variare da pochi minuti fino ad alcune ore. Più raramente possono insorgere sintomi come nausea, vomito e mancanza di appetito. A volte l'ulcera può sanguinare e indurre anemia.

L'infezione dagli H. pylori è associata a un aumento di 2-6 volte del rischio di linforma MALT e soprattutto di cancro gastrico, il secondo cancro più comune nel mondo, soprattutto in Paesi come la Cina e la Colombia dove più della metà della popolazione è sotto i sedici anni ed è infetta da H. pylori.[5]

[modifica] Diagnosi

« Noi ci siamo soffermati sul test per riconoscere la presenza di Helicobacter pylori, tenendo presente che si tratta di un batterio molto diffuso, e su 20 milioni di ipotetici portatori, 10 sono sani e asintomatici ma altri 10 manifestano segnali come una cattiva digestione. Ci siamo soffermati su questi. »
(D. Vaira.[44][45])

Il metodo più semplice e veloce per diagnosisticare la presenza dell'Helicobacter pylori è il breath test (letteralmente test del respiro). Esso consiste nel far ingerire al paziente del cibo il quale contiene dell'urea marcata con carbonio radioattivo e valutare la presenza espirata dell'anidride carbonica (CO2).[3] La presenza di H. pylori è anche diagnosisticabile grazie alla presenza di anticorpi, nel sangue, che costituiscono l'antigene HpSA.[46] Il metodo più efficace per diagnosisticare l'H. pylori è l'esofagogastroduodenoscopia (EGDS), perché con biopsie si può sezionare il tessuto e poi si può analizzare al microscopio elettronico. L'H. pylori possiede un enzima, l'ureasi, che scinde l'urea.[46] Nella gastroscopia si può quindi mettere le biopsie in provette contenenti l'urea e una cartina tornasole, con la quale si può notare il cambiamento di pH nel liquido. Se esso varia significa che l'urea è stata scissa, e quindi in essa è presente l'H. pylori. Il test del respiro all'urea sfrutta lo stesso procedimento, ossia la presenza di ureasi che riesce a scindere l'urea.[46] L'H. pylori può infine essere diagnosisticato tramite l'esame delle feci.[47] Tuttavia questo batterio è piuttosto resistente all'azione degli antibiotici.[48]

[modifica] Terapia

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici - Leggi le avvertenze

[modifica] Naturale

Studi eseguiti in Europa hanno dimostrato una prevalenza media di sieropositività, per anticorpi contro gli H. pylori, compresa tra il 5% e il 15% nei bambini e tra il 30% e il 65% negli adulti. Il dato è differente se si stratificano i soggetti in relazione all'origine etnica, in quanto gli immigrati e i loro discendenti di prima generazione presentano dei valori più elevati rispetto agli autoctoni, numericamente simili se non identici rispetto a quelli del paese d'origine.[9]

[modifica] Tramite farmaci

La terapia per l'eradicazione del batterio comprende inibitori di pompa protonica (IPP) per ridurre l'acidità, e l'uso di antibiotici. Tuttavia la migliore terapia è una "multipla", costituita da un inibitore di pompa associato a più antibiotici contemporaneamente. Quella che si è dimostrata più efficace contro H. pylori è quella con tetraciclina (eccetto che nei bambini al di sotto dei dodici anni),[49] metrodinazolo, bismuto ed esomeprazolo per due settimane.[49][50][28]

Il primo ciclo terapeutico si basa sull'uso di:

La terapia deve durare per almeno una settimana e devono essere associati IPP.

Nel caso in cui non sia avvenuta l'eradicazione del batterio la seconda scelta terapeutica è:

Alcuni studi hanno evidenziato che il batterio è presente nell'uomo da almeno 60.000 anni, fin dal tempo delle migrazioni dall'Africa.[52]

[modifica] Studi genetici sui vari ceppi Helicobacter

Vista al microscopio elettronico di una colonia di H. pylori staziata nel muco gastrico.
Vista al microscopio elettronico di una colonia di H. pylori staziata nel muco gastrico.

Al giorno d'oggi conosciamo parecchi ceppi di H. pylori, ben suddivisi in specie differenti, in modo anche minimale, tra loro.[53][54] Il genere del ceppo, classificato come «26695», è composto da circa 1 700 000 milioni di specie, raggruppate in circa 1550 generi. I due ceppi principali mostrano grandi differenze tra le loro specie, con più del 6% della differenza cerebrale.

Lo studio del ceppo dell'H. pylori è centrato nel tentativo di comprendere le patogenesi, ossia le abilità di questo microrganismo di generare una malattia. Ci sono sessantadue geni nella categoria della patogenesi di questo ceppo. Entrambi i ceppi possiedono un'isola patogenica pesante 40 kB (un gene comune negli Helicobacter che causa la patogenesi) che contiene più di quaranta geni. Questo gene è comunemente assente negli H. pylori al di fuori di un essere umano, perciò gli H. pylori in questo stato rimangono asintomatici.

Il gene cagA è il codice di una delle più importanti proteine dell'H. pylori. I ceppi batterici che possiedono il gene cagA sono dotati della capacità di generare ulcere molto gravi e difficili da curare. Il gene cagA codifica quindi una proteina molto diffusa tra i batteri del genere Helicobacter ed è dotata di amminoacidi. La proteina CagA è trasportata all'interno delle cellule umane, dove la funzione normale del citoscheletro verrà annullata, disordinando il lavoro regolare nella callula. La patogenica cag contiene circa 30 geni, che collaborano per il quarto sistema di secrezione. Dopo la fissazione dell'H. pylori alle cellule epiteliali gastriche, la proteina cagA è iniettata in esse passando per il quarto sistema di secrezione. La proteina cagA è fosforilata sui residui di tirosina da una cellula collegata alla membrana cellulare la quale fa da entrata della sostanza. I ceppi patogenici dell'H. pylori hanno inoltre provato l'attivazione dell'EGFR (il recettore del fattore di crescita dell'epidermide), una proteina della membrana dotata di attività tirosina chinasica. L'attivazione dell'EGFR dall'H. pylori è associata a trasduzioni del segnale ed espressioni geniche, le quali sono situate nelle cellule epiteliali che contribuiscono alla patogenesi. È stato inoltre provato che un dominio C-terminale della proteina cagA (amminoacidi 873–1002) può regolare il primo gene della cellula indipendentemente dalla tirosina chinasi. È un pensiero dovuto al basso CG della proteina cagA e della relativa quasi mancanza in tutte le specie Helicobacter.

[modifica] Note

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[modifica] Bibliografia

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[modifica] Voci correlate

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