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Camorra - Wikipedia

Camorra

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Oggi con il termine camorra si indica l'insieme delle attività criminali organizzate, con una marcata presenza sul territorio, che si sviluppano principalmente in Campania, ma che possono avere interessi anche al di fuori delle proprie zone di sviluppo.

Sebbene il termine sia usato per indicare la società criminale che si sviluppò a Napoli nel XIX secolo e conosciuta anche come Bella Società Riformata, spesso si tende, erroneamente, ad identificare con questo termine un'unica organizzazione criminale simile alla cupola mafiosa siciliana o ad altre organizzazioni di uguale stampo. In realtà la struttura della camorra è molto più complessa e frastagliata al suo interno in quanto composta da molti clan diversi tra loro per tipo di influenza sul territorio, struttura organizzativa, forza economica e modus operandi. Inoltre le alleanze fra queste organizzazioni, qualora si possano considerare tali semplici accordi di non belligeranza fra i numerosi clan operanti sul territorio, sono spesso molto fragili e possono sfociare in contrasti o vere e proprie faide o guerre di camorra, con agguati ed omicidi.

Con il termine "camorra" a volte si indica anche un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'omertà diffusa i suoi principali punti di forza. Il confine tra l'appartenenza ad un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. In molti casi gli atteggiamenti di continuità con comportamenti camorristici riguardano anche professionisti, imprenditori e politici, fino a generare, in diversi casi, contiguità e collaborazione continuata tra intere amministrazioni locali, imprenditorialità e la criminalità organizzata. Questo tipo di commistione viene definito recentemente sistema, termine gergale degli ambienti criminali campani.

Indice

[modifica] Etimologia

Varie sono le ipotesi sull'etimologia del termine camorra:

  • Il termine deriverebbe da gamurra e indicava un organizzazione di mercenari sardi al soldo di Pisa che controllava nel XIII secolo la Sardegna.
  • La parola deriva da una giacca corta di tela rossa detta "gamurra".
  • La parola sarebbe connessa a "morra" che significa "raggruppamento di malfattori" inteso come "frotta" ma può significare anche "rissa".
  • La parola significa tassa sul gioco che bisognava pagare a chi proteggeva i locali per il gioco d'azzardo, dal rischio di liti e di risse. Con questo significato compare in un documento ufficiale del Regno di Napoli nel 1735.
  • La parola camorra deriva da "ca murra" e cioè "capo della murra", nella Napoli settecentesca il "guappo" di quartiere doveva risolvere le dispute tra i giocatori della murra (tipico gioco di strada).

[modifica] Storia

[modifica] Le origini

Una delle ipotesi storiche vede la Camorra nascere e svilupparsi in periodo medievale nei quartieri bassi della città portuale di Cagliari e intorno al XIII secolo, quando era necessario per Pisa che allora regolava la politica del luogo, controllare gli isolani ed evitare che questi potessero unirsi e creare sommosse. Furono usate bande di vigilantes locali, mercenari isolani armati e decisi il cui compito era quello di pattugliare i diversi borghi e mantenere così l'ordine pubblico. Tale gestione di potere, soprattutto queste libere associazioni di mercanti-mercenari passeranno dalle mani dei governanti pisani a quelle dei governanti di Aragona. Attraverso i sardo-ispanici questi gruppi lasciano Cagliari e raggiungono la Campania e ivi si stabiliscono nel XVI secolo, durante la dominazione spagnola. A differenza delle altre organizzazioni criminali, diffuse soprattutto in campagna (ambiente), la camorra attecchisce velocemente in città, nei quartieri più popolosi. Napoli diventerà il fulcro attorno al quale ruoteranno nei secoli successivi gli esponenti di spicco della Camorra. Protettorato, gabelle e gioco d'azzardo forniranno loro le entrate necessarie per mantenere in piedi tale organizzazione malavitosa.

[modifica] La Bella Società Riformata

Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del 1906)
Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del 1906)

Nel 1820 la “Bella Società Riformata” (cioè confederata) si costituì ufficialmente, riunendosi nella chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. Nel 1825, salito al trono Francesco I, il Regno delle Due Sicilie impegnava completamente il sovrano nella difesa dalle sette politiche di ispirazione liberale che incrementavano continuamente nel numero (i Filadelfi, i Pellegrini Bianchi, gli Eremiti Fedeli). Addirittura molte operazioni di polizia avvenivano in concomitanza all'agire dei camorristi che prestavano un notevole aiuto nel mantenimento dell'ordine. Anche con Ferdinando II le cose non migliorarono.

Per accedere all’organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito “zumpata” o dichiaramento che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l'ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello piuttosto che la spada cercavano di dimostrare il loro "valore" in questa sorta di scontri. Le fasi preliminari della zumpata erano l'appicceco, il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Se il combattimento all'arma bianca si poteva tenere in una qualsiasi zona affollata l’utilizzo di una pistola richiedeva, invece un luogo solitario. Raffaele Cutolo più tardi, nella sua opera di "ristrutturazione" della camorra organizzata, introdurrà rituali molto simili a quelli che Buscetta dichiarerà per l'iniziazione del mafioso.

In origine il sodalizio si occupa principalmente della riscossione del pizzo dai numerosi biscazzieri che affollano le strade di Napoli. Ben presto, però, il fenomeno dilaga e le estorsioni iniziano a danneggiare la quasi totalità dei commercianti. Nonostante le violenze ed i crimini perpetrati, i camorristi godono della benevolenza del popolo al quale, in una situazione di totale disinteresse delle istituzioni per i problemi sociali, garantiscono un minimo di "giustizia".

Tra le principali fonti di risorse economiche della Camorra si ricordano:

  • 1) Il “Barattolo” che era la percentuale di circa il 20% sugli introiti dei biscazzieri;
  • 2) lo “Sbruffo” era, invece, la tangente su tutte le altre attività (dai facchini ai venditori ecc.);
  • 3) un particolare regime di tassazione per la prostituzione;
  • 4) il gioco piccolo (una sorta di Lotto)


Nel 1860 il prefetto Liborio Romano ricevuto dal governo provvisorio unitario l'incarico di mantenere l'ordine pubblico, affida alla Camorra l'organizzazione della guardia cittadina, per allontanare dalla città il pericolo di rivolte popolari. Facendo questo Don Liborio riconobbe alla Camorra quella dignità e autorità istituzionale che ancora le mancava durante il regno borbonico. Solo nei primi del '900 lo Stato riuscirà a reagire allo strapotere della cosiddetta Bella Società Riformata, la quale tra i politici dell'Italia unita vanta solide amicizie.
Nel 1911, nel processo celebrato a Viterbo per l'omicidio dei coniugi Cuocolo, grazie alle confessioni del camorrista pentito Abbatemaggio, vengono inflitte severe pene ai maggiori esponenti dell'organizzazione. La sera del 25 maggio 1915, nelle Caverne delle Fontanelle, nel popolare rione Sanità, i camorristi, presieduti da Gaetano Del Giudice, decretano lo scioglimento della Bella Società Riformata; in realtà la setta era già stata debellata nel processo Cuocolo.
Nel periodo fascista si assiste ad una quiescenza del fenomeno camorristico; lo stesso Mussolini, forte dei risultati ottenuti dal "Prefetto di ferro" Cesare Mori nella lotta alla mafia siciliana, concede la grazia a molti dei camorristi condannati a Viterbo, sicuro che nel nuovo assetto istituzionale non costituissero più un pericolo.

[modifica] Dal 1945 ad oggi

È nel secondo dopoguerra che la camorra inizia ad assumere le caratteristiche riscontrabili attualmente. Il soggiorno obbligato a Napoli, imposto dal governo degli U.S.A. al boss di Cosa nostra americana Lucky Luciano, contribuì al superamento della dimensione locale del fenomeno ed all'inserimento dei camorristi campani nei grandi traffici illeciti internazionali, quali il contrabbando di sigarette in collegamento con il clan de i marsigliesi. Tuttavia, in questa fase, la camorra non ha la struttura verticistica che la caratterizzava nei secoli precedenti, né tanto meno ha un potere decisionale sugli affari che svolge con la mafia, per i quali molto spesso è solo un vettore e si presenta come una pluralità di famiglie più o meno legate tra loro. E' ancora l'epoca della "camorra dei campi" e dei mercati. Infatti, una delle figure di spicco del periodo è Pascalone é Nola, camorrista che controllava il racket dei mercati generali di Napoli, la cui uccisione sarà poi vendicata da sua moglie Pupetta Maresca, da cui il processo penale che avrà un' eco di livello nazionale .
Negli anni settanta, dal carcere di Poggioreale nel quale è rinchiuso per omicidio, Raffaele Cutolo (detto 'O Professore) inizia a realizzare il suo progetto: ristrutturare la camorra come organizzazione gerarchica in senso mafioso sfruttando il nuovo business della droga; nasce così la Nuova Camorra Organizzata (N.C.O.). Lo strapotere raggiunto dalla NCO inizia a preoccupare le vecchie famiglie che si riuniscono sotto il nome di Nuova Famiglia (NF), per portare guerra alla camorra cutoliana. La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi anni ottanta con la sconfitta della NCO. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. Ben presto anche la NF smette di esistere, per il venir meno della ragione che aveva spinto le famiglie all'alleanza.
Nel 1992 ci prova il boss Alfieri a dare alla malavita organizzata campana una struttura verticistica creando la Nuova Mafia Campana (NMC), anch'essa scomparsa dopo poco tempo. Attualmente la camorra si presenta come un'organizzazione di tipo orizzontale, (con varie bande territoriali più o meno in lotta tra loro) non verticistico.

[modifica] Operazione "Partenope"

L'operazione "Partenope" nella quale vennero impiegati 500 soldati dell'esercito italiano iniziò il 18 febbraio 1994 e fu interrotta il 15 dicembre 1995. Ripresa il 14 luglio 1997 cessò definitivamente il 30 giugno 1998. L'operazione ebbe risvolti positivi ma, essendo di minor portata rispetto ad altre missioni simili (missioni dei "Vespri Siciliani", "Riace", "Salento"), non riuscì a debellare il fenomeno camorristico, avendo comunque ottimi risultati nel ridurre la microcriminalità nella città partenopea.

[modifica] Situazione attuale

Omicidi a Napoli
ANNO MORTI
1980
134
1981
193
1982
264
1983
204
1984
155
1985
155
1986
107
1987
127
1988
168
1989
228
1990
222
1991
223
1992
160
1993
120
1994
115
1995
148
1996
147
1997
130
1998
132
1999
91
2000
118
2001
80
2002
63
2003
83
2004
139
2005
90
2006
97
2007
121[1]
2008
30[2]

La camorra è attualmente considerata una delle maggiori piaghe del meridione d'Italia, al tempo stesso causa ed effetto di gran parte dei problemi socio-economici della Campania. Il suo potere, dovuto anche ad appoggi di tipo politico, le consente il controllo delle più rilevanti attività economiche locali, in particolare modo nella provincia di Napoli. Oggi la Camorra conta migliaia di affiliati divisi in oltre 200 famiglie attive in tutta la Campania. Sono segnalati insediamenti della Camorra anche all'estero, come in Olanda, Spagna, Portogallo, Romania, Francia, Repubblica Dominicana e Brasile.

I gruppi si dimostrano molto attivi sia nelle attività economiche (infiltrazione negli appalti pubblici, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro sporco, usura e traffico di droga) sia sul fronte delle alleanze e dei conflitti. Quando infatti un clan vede messo in discussione il proprio potere su una determinata zona da parte di un altro clan, diventano molto frequenti omicidi e agguati di stampo intimidatorio. Grande risalto ha avuto negli anni 2004 e 2005 la cosiddetta faida di Scampia, una guerra scoppiata all'interno del clan Di Lauro quando alcuni affiliati decisero di mettersi in proprio nella gestione degli stupefacenti, rivendicando così una propria autonomia e negando di fatto gli introiti al clan Di Lauro, del boss Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo 'o milionario. Ma questa faida non è l'unica contesa tra clan sul territorio napoletano.

Numerose sono le frizioni e gli scontri tra le decine di gruppi che si contendono le aree di maggiore interesse. A cavallo tra il 2005 e il 2006 ha destato scalpore nella cittadinanza e tra le forze dell'ordine la cosiddetta faida della Sanità, una guerra di camorra scoppiata tra lo storico clan Misso del rione Sanità ed alcuni scissionisti capeggiati dal boss Salvatore Torino, vicino ai clan di Secondigliano; una quindicina di morti e diversi feriti nel giro di due mesi.

Per quanto rigurda l'area a nord della città (quella da sempre maggiormente oppressa dai gruppi criminali), tra i quartieri di Secondigliano, Scampia, Piscinola, Miano e Chiaiano, resta sempre forte l'influenza del cartello camorristico detto Alleanza di Secondigliano, composto dalle famiglie Licciardi, Contini, Prestieri, Bocchetti, Bosti, Mallardo, Lo Russo e con gli stessi Di Lauro quali garanti esterni (molto spesso, infatti, gli uomini di Ciruzzo 'o milionario, si sono interposti tra le liti sorte fra le varie famiglie del cartello, evitando possibili guerre).

Per le zone centrali della città (centro storico, Forcella) resta ben salda l'alleanza tra i clan Misso, Sarno e Mazzarella, che controllano praticamente tutta l'area ad est di Napoli, dal centro fino al quartiere periferico di Ponticelli, facilitati anche dalla debacle del clan Giuliano di Forcella, i cui maggiori esponenti (i fratelli Luigi, Salvatore e Raffaele Giuliano) sono diventati collaboratori di giustizia. Nell'altra zona "calda" del centro di Napoli, le zone del quartiere Montecalvario, dette anche "Quartieri Spagnoli", dopo le faide di inizio anni novanta tra i clan Mariano (detti i "picuozzi") e Di Biasi (detti i "faiano"), e tra lo stesso clan Mariano e un gruppo interno di scissionisti capeggiato dai boss Salvatore Cardillo (detto "Beckenbauer") e Antonio Ranieri (detto "Polifemo", poi ammazzato), la situazione sembra essere tornata in un clima di relativa normalità, grazie anche al fatto che molti boss storici di quei vicoli sono stati arrestati o ammazzati.

La zona occidentale della città non è da meno per quanto riguarda numero di clan e influenza sul territorio. Tra le aree più "calde" si trovano il Rione Traiano, Pianura, Bagnoli e lo stesso quartiere Vomero, per anni definito quartiere-bene della città e considerato immune alle azioni dei clan, oggi preda di almeno quattro clan in guerra tra loro e di orde di bande composte da ragazzini provenienti da altre zone della città, che si ritrovano di sera e di notte per compiere rapine e violenze di ogni genere (fenomeno delle baby-gang). Da citare, il cartello denominato Nuova Camorra Flegrea, che imperversa a Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano e Soccavo, ma che ha subito un duro colpo dopo il blitz del dicembre 2005, quando vi furono decine di arresti grazie alle rivelazioni del pentito Bruno Rossi detto "il corvo di Bagnoli". A Pianura vi è stata in passato una violenta faida tra i clan Lago e Contino-Marfella, che ha portato a numerosi omicidi, tra i quali quello di Paolo Castaldi e Luigi Sequino, due ragazzi poco più che ventenni uccisi per errore da un gruppo di fuoco del clan Marfella, perché stazionavano sotto la casa di Rosario Marra, genero del capoclan Pietro Lago ed erano, quindi, "sospetti".

Nella provincia, numerosi sono i comuni in mano ai gruppi camorristici, non solo per quanto riguarda i campi "classici" nei quali opera un clan mafioso (estorsioni, usura, traffico di droga), ma anche per quanto riguarda le amministrazioni comunali e le decisioni politiche (si vedano i numerosi comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche). Una delle zone più soggette al potere camorristico è il comprensorio vesuviano, zona che raccoglie paesi quali Torre del Greco, Torre Annunziata, Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano e San Gennaro Vesuviano.

Nelle altre province della regione, l'unica provincia che eguaglia Napoli per influenza della camorra sul territorio è sicuramente Caserta, in mano al gruppo dei Casalesi, un cartello criminale di portata internazionale (come riferito dalle ultime relazioni di DIA e DDA di Caserta e Napoli) gestito dalle famiglie Schiavone e Bidognetti (che hanno ereditato il potere di Bardellino) e dalle altre famiglie alleate che fungono da referenti per le varie province.

Il 7 febbraio 2008 viene arrestato il boss Vincenzo Licciardi, tra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia. Era considerato il capo dell'alleanza di Secondigliano.[3]

[modifica] Struttura

La Camorra, attualmente, è organizzata in modo pulviscolare con un insieme di famiglie, pare siano 236 tra città e provincia, che si uniscono e si dividono con grande facilità. Questa struttura, caratteristica della Camorra fin dal dopoguerra, fu sostituita solo in 2 occasioni e solo temporaneamente: durante la lotta tra Nuova Camorra Organizzata (NCO) e Nuova Famiglia e durante la riorganizzazione della mafia napoletana in NMC. Tutte le volte che si è tentato di riorganizzare la camorra con una struttura gerarchica verticale si è preso come modello Cosa Nostra. Questi tentativi sono sempre falliti per la tendenza dei capi delle varie famiglie a non ricevere ordini dall'alto. Per tale ragione è improprio parlare di Camorra come un fenomeno criminale unitario e organico. Lo stesso termine Camorra, quale entità criminale unitaria, è fuorviante, data la natura estremamente frammentata e caotica della malavita napoletana.

[modifica] Economia

Secondo recenti dati forniti dall'Eurispes sembra che la Camorra guadagni ben 7.230 milioni di euro l'anno dal traffico di droga, 2.582 milioni da crimini legati all'imprenditoria (appalti truccati, riciclaggio del denaro sporco ecc.), 258 milioni dalla prostituzione, 2.066 milioni dal traffico di armi (il primato in questo campo va alla camorra) e 362 milioni dall'estorsione e dall'usura. Il giro d'affari complessivo è di circa 12 miliardi e mezzo di euro. A questo elenco va ora aggiunto lo smaltimento illegale dei rifiuti, sia industriali che urbani, attività estremamente lucrosa che alcuni ritengono stia conducendo verso il progressivo degrado ambientale vaste zone di campagna nelle province di Napoli e Caserta, in primo luogo. A titolo di esempio, che la campagna fra i comuni di Acerra, Marigliano e Nola, una volta rinomata in tutta la penisola come fra le più verdi e fertili, è da taluni ora indicata con il termine di "triangolo della morte".

[modifica] Istituzioni e camorra

Numerosi sono stati in passato i contatti tra i gruppi camorristici del napoletano e la politica locale (ma non solo). All'inizio degli anni novanta il velo fu squarciato grazie alle dichiarazioni dei pentiti Pasquale Galasso e Carmine Alfieri che misero sotto accusa Antonio Gava, potente capo della corrente dorotea e dirigente della Democrazia Cristiana.

Sono stati sciolti per Camorra in Campania 50 comuni fino ad oggi.

[modifica] Elenco parziale comuni sciolti almeno una volta

[modifica] Coop e camorra: le accuse di Berlusconi

Nel febbraio del 2006 ebbero notevole risalto le accuse dell'allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, fatte ad una parte della magistratura napoletana. Questa fu accusata di aver "favorito la prescrizione ad un processo su una coop rossa", in particolare riguardo ai processi Katana 1 e Katana 2, nei quali i dirigenti accusati furono assolti, tranne che per un unico capo di imputazione prescritto.

Le inchieste furono avviate dopo le dichiarazioni dei pentiti Carmine Alfieri e Pasquale Galasso e riguardavano presunti accordi tra clan e coop per gli appalti relativi a grandi opere finanziate con i fondi della ricostruzione del dopo terremoto del 1980. Nel 1995, infatti, furono eseguite, su richieste dei magistrati della DIA di Napoli, decine di ordinanze di custodia cautelare, anche nei confronti di dirigenti nazionali delle cosiddette coop rosse. Dopo le accuse e le polemiche, l'allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, mandò gli ispettori nella sede della Giustizia napoletana al Centro Direzionale. Il caso, però, era quello che riguardava l'ex pm Luigi Bobbio accusato di aver favorito presunte omissioni nella conduzione delle indagini sul clan Di Lauro e sui clan dell'Alleanza di Secondigliano.

[modifica] L'ASL sciolta

Le giunte comunali non sono le uniche istituzioni ad aver subito l'onta dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Nell'ottobre del 2005, infatti, fu sciolta l'ASL Napoli 4 che comprendeva 35 comuni suddivisi in 11 distretti sanitari per i comuni di Poggiomarino, Casalnuovo di Napoli, Nola, Marigliano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Palma Campania, Volla, Acerra e Pomigliano d'Arco, per un bacino di utenti di circa 600mila abitanti.

[modifica] La Camorra e le altre mafie

[modifica] Camorra e Cosa Nostra

La Camorra ha intrattenuto vari rapporti con Cosa Nostra. Elementi di spicco della mafia siciliana si sono trovati a contatto con famiglie camorristiche come i Nuvoletta e facenti parte della Nuova Famiglia.

[modifica] Camorra e 'Ndrangheta

Nel corso del '900 vi sono stati vari intrecci di favori e di cooperazione tra camorristi e ndranghetisti. Negli anni '70 in occasione della prima guerra di 'Ndrangheta il boss reggino Paolo De Stefano chiede e ottiene da Raffaele Cutolo capo della Nuova Camorra Organizzata l'omicidio di Don Mico Tripodo altro boss reggino in carcere a Napoli. Tra famiglie delle due organizzazioni vi furono anche doppie affiliazioni come quella del camorrista Antonio Schettini affiliato ai Flachi o dici Trovato Coco affiliato alla famiglia di Carmine Alfieri[4].

[modifica] Camorra e Sacra Corona Unita

In Puglia è stata soprattutto la Nuova Camorra Organizzata che inizia ad operare illecitamente prima delle altre organizzazioni criminali. Nel 1981 Raffaele Cutolo, affidò a Pino Iannelli e Alessandro Fusco il compito di fondare in Puglia un'organizzazione diretta emanazione della Nuova camorra organizzata che prese il nome di Nuova camorra pugliese.

Questa associazione prese piede soprattutto nel foggiano a causa della vicinanza territoriale e dei contatti preesistenti tra esponenti della malavita locale e i camorristi campani. Tuttavia questa iniziativa venne vista con sospetto dai malavitosi di altre zone della Puglia. Come risposta al tentativo di Cutolo di espandersi in Puglia, si tentò di dar vita ad un'associazione malavitosa di stampo mafioso formata da esponenti locali. Con la sconfitta dei cutoliani in Campania, scomparvero anche in Puglia. e l'organizzazione dominante divenne quella della Sacra Corona Unita fondata dagli 'ndranghetisti.

[modifica] La Camorra e le Triadi cinesi

La Camorra ha relazioni con le triadi soprattutto nel settore della contraffazione di marchi italiani. La Camorra impone il prezzo finale dei prodotti e in cambio fornisce i servizi per aggirare i controlli. I cinesi inoltre hanno fatto entrare nelle loro società diversi boss camorristi. Salvatore Giuliano, boss camorrista di Forcella sembra sia stato il primo a intrattenere rapporti con la malavita cinese.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Testi

  • Alleni Sestito, Laura - La camorra e i bambini: un'indagine nel contesto scolastico napoletano. Milano, Italia: Unicopli, (Minori. Università), 1997. 191 p., ill., bibliography p. [185]-191, 22 cm. ISBN 8840004629; LC 97193730; BNI 97260487.
  • Aquaro, Roberto. Camorra a Taranto. (Nota introduttiva di Antonio Scialpi). Taranto, Italia: Mediasud, (Città e Società), 1986. 181+[2] p., ill., port., 21 cm. BNI 89001586; [IT/ICCU/CFI/0022122].
  • Baglivo, Adriano. Camorra S.p.A. - Droga, omicidi, tangenti a Napoli: dai contrabbandieri del golfo ai boss in doppiopetto. Milano, Italia: Rizzoli, 1983. 203 p., 1 map, bibliogr., index, 22 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0316081; LC 83231816.
  • Barbagallo, Francesco. Camorra e criminalità organizzata in Campania. Napoli, Italia: Liguori, (Proposte; 26), 1988. 209 p., 22 cm. ISBN 8820717468; BNI 91005205; [IT/ICCU/CFI/0144026]; LC 89182617.
  • Barbagallo, Francesco. Il potere della camorra (1793-1998). Torino, Italia: Einaudi, (Einaudi Contemporanea; 67), 1999. xvi+208 p., bibliogr., index, 20 cm. ISBN 8806151002; LC 99509182.
  • Ciconte, Enzo. Mafia, camorra e 'ndrangheta in Emilia Romagna. (Presentazione di Cosimo Braccesi; introduzione di Raimondo Catanzaro). Rimini, Italia: Panozzo, (Estemporanea Panozzo; 1), 1998. 283 p., 17cm.
  • De Blasio, Abele. Usi e costumi dei camorristi, con prefazione di Cesare Lombroso. (2. edizione illustrata da S. de Stefano). Napoli, Italia: L. Pierro, 1897. 3+[ix]-xv+288 p., illus., 19 cm. LC 13015486.
  • De Cosa, Eugenio. Camorra e mala vita a Napoli agli inizi del Novecento. [Cerchio, Italia]: A. Polla, (I Circensi), 1989. 169 p., 17 cm. Pubblicazione originale: 1908. BNI IT/ICCU/CFI/0202505.
  • De Rosa, Francesco. Un'altra vita: le verità di Raffaele Cutolo. Milano, Italia: M. Tropea, (Le Querce), 2001. 191+[8] p., ill., 22 cm. 1981 - ISBN 8843802992; BNI 01201204; LC 2001428463.
  • Di Bella, Saverio. Mafia, ndrangheta e camorra: guida bibliografica, (Legge Regione Sicilia, n. 51 del 4-6-1980). Soveria Mannelli, Italia: Rubbettino, 1983. 77 p., 24 cm. BNI 84004249; [IT/ICCU/CSA/0006620]; LC 85119263.
  • Di Fiore, Gigi. Potere camorrista: quattro secoli di malanapoli. (Introduzione di Raffaele Bertoni). Napoli, Italia: A. Guida, 1993. 276 p., bibliogr., 21 cm. ISBN 8871880846; LC 93229665.
  • Di Fiore, Gigi. Io, Pasquale Galasso: da studente in medicina a capocamorra. Napoli, Italia: T. Pironti, 1994. 281 p., bibliography p. 257-267, index, 21 cm. ISBN 8879371266; LC 95170107; BNI 94484562.
  • Di Fiore, Gigi. La camorra e le sue storie. Torino, Italia: Utetlibreria. 2005. 496 p., bibliogr., 15x23
  • Di Fiore, Gigi. La camorra storie e documenti. Torino, Italia: Utet libreria. 2006. 487 p.
  • Falcionelli, Alberto. Les sociétés secrètes italiennes: Les Carbonari - La Camorra - La Mafia. Parigi, Francia: Payot, 1936. 2+[7]-255 p., 23 cm. LC 37013361.
  • Fantò, Enzo. Mafia, 'ndrangheta e camorra dopo la Legge La Torre: atti della Commissione parlamentare. [[[Roma]], Italia]: Gangemi, [[[1989]]]. 338 p., 24 cm. ISBN 8874482345; BNI IT/ICCU/CFI/0202057; LC 89176933.
  • Feo, Fabrizio. Uomini e affari della camorra: cronache di quotidiana violenza in un viaggio tra le storie dei clan. (Prefazione di Amato Lamberti). Napoli, Italia: Sintesi, (Città si diventa. Quaderni dell'Osservatorio sulla Camorra), 1989. 220 p., 22 cm. BNI IT/ICCU/NAP/0017190.
  • Ferrari, Luca. Bassolino & la nuova camorra: indagine sulla svendita di una città. (2. edizione). Napoli, Italia: Controcorrente, 1997. 147 p., bibliogr., 21 cm. LC 98158337.
  • Grant, Charles. Stories of Naples and the camorra. ("Storie di Napoli e camorra, con introduzione commemorativa dell'autore di J. B. Capper). Londra, G.B.: Macmillan and Co. Ltd., (Macmillans Colonial Library), 1896. xvii+[2]+379+7 p., 21 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0480459; LC 04015311.
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[modifica] Televisione

[modifica] Cinema

[modifica] Note

  1. ^ Elenco degli omicidi a Napoli e provincia nel corso del 2007
  2. ^ Statistiche aggiornate al 08 maggio 2008.
  3. ^ http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/camorra-catturato/arrestato-licciardi/arrestato-licciardi.html
  4. ^ La 'Ndrangheta e le altre mafie

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